17 July, 2024
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A Rivoli (Torino), nella mattina di domenica 21 gennaio 2018, presso la Sala al 2° Piano della Casa del Conte Verde, Via F.lli Piol 8, si è svolto con pieno successo l’incontro organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale “4 Mori” in onore di Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937) a 127 anni dalla nascita del Grande Sardo.

Dopo i saluti del presidente del Circolo, Renzo Caddeo, e di Franco Dessì, sindaco di Rivoli, Giovanni Carpinelli (docente di Storia contemporanea presso Università di Torino e coordinatore scientifico della Fondazione Istituto “A. Gramsci” del Piemonte) ha proposto un ritratto del grande politico e pensatore sardo, partendo da questa premessa: «C’è un Gramsci prima della morte e uno dopo la morte. Come è accaduto per un pittore come Van Gogh, anche per Gramsci la fama postuma è di gran lunga superiore a quella del personaggio stesso da vivo». In sintesi: «Nelle cose che Gramsci fa e scrive si percepisce una fede comunista vicina allo spirito delle origini. L’obiettivo è l’emancipazione delle classi subalterne più ancora che la vittoria di un partito. In un primo tempo, sulla base dei Quaderni del carcere, si è pensato a lui come al teorico della rivoluzione in Occidente (con l’idea dell’egemonia). Oggi appare ancora più giusto vedere in lui un pensatore politico della crisi».

Maria Luisa Righi, della Fondazione Gramsci, ha presentato l’Edizione nazionale degli scritti di Gramsci, illustrando uno per uno i volumi finora pubblicati ed  esponendo i criteri specifici di questa grande operazione critica volta a inserire l’opera omnia di Gramsci nel patrimonio culturale che costituisce il vanto dello spirito nazionale dell’Italia in quanto “immortala” la eredità lasciataci dai grandi autori classici. Per il piano dell’opera ci si colleghi a questo link: http://www.fasi-italia.it/index.php/calendario-eventi-a-cura-di-paolo-pulina/icalrepeat.detail/2018/01/21/1775/10/presentazione-dell-edizione-nazionale-degli-scritti-di-antonio-gramsci-associazione-di-promozione-sociale-4-mori-di-rivoli-to

Nella sezione “Scritti 1910-1926” è stato pubblicato il secondo volume relativo al 1917. Nella sezione “Quaderni del carcere” sono stati pubblicati: Quaderni di traduzioni (uscito nel 2007), Quaderni miscellanei (il cui primo tomo è uscito nel 2017). Per quanto riguarda “l’Epistolario”, sono già stati pubblicati i volumi relativi al 1906-1922, e al gennaio-novembre 1923.  Nella sezione “Documenti” sono apparsi nel 2016 gli “Appunti di glottologia 1912-1913”.

Maria Luisa Righi ha sottolineato il fatto che i volumi già editi hanno messo in rilievo numerose novità nella biografia politica e umana di Gramsci, da cui gli studi gramsciani non potranno prescindere (le lettere dei corrispondenti, le lettere inedite, la relazione con Eugenia Schucht, l’attività di critico musicale, il ristabilimento corretto dei testi, le nuove annotazioni, ecc.).

«Le novità portate dai volumi editi – ha detto Righi – possono stimolare a studiare Gramsci sia chi lo ha fatto in passato, sia chi si approccia ad esso per la prima volta.»

Nell’intervento finale l’on. Umberto D’Ottavio, della commissione Cultura della Camera dei deputati, ha ricordato che il Parlamento italiano (Legge 3 novembre 2016, n. 207) ha approvato a larga maggioranza il benemerito provvedimento, promosso dalla deputata sarda Caterina Pes del PD, che attribuisce lo status di “monumento nazionale” alla casa di Ghilarza dove Gramsci visse dal 1898 gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza con i suoi familiari, casa-museo gestita da anni da un gruppo di volontari, che in qualche momento ha rischiato la chiusura per mancanza di fondi.

Richiamata l’opposizione incrollabile manifestata coraggiosamente da Gramsci contro il regime fascista, D’Ottavio  ha invitato a seguire la lezione gramsciana “Odio gli indifferenti” e contrastare  la riabilitazione di un dittatore come Benito Mussolini che gruppi vari, specie sui social network,  cercano vergognosamente di operare trascurando tranquillamente la negazione delle libertà democratiche  che ha caratterizzato  tutto il Ventennio fascista.

Paolo Pulina

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Tutto pronto per il gran finale de “Il Villaggio di Natale a Sant’Antioco”, rassegna di appuntamenti natalizi che ha preso avvio il 2 dicembre 2017 e si concluderà sabato 6 gennaio 2018 con gli eventi dedicati all’Epifania. La Casa di Babbo Natale, che durante le festività ha accolto centinaia di bambini, sarà addobbata per trasformarsi nella Casa della Befana. Si inizia domani, giovedì 4 gennaio, con l’apertura della Casa della Befana e della ciclogiostra “La bardunfula”, a partire dalle 17.00 e fino alle 20.00. Per i bambini sono in programma altri due importanti appuntamenti: alle 16.30, nel Museo archeologico di Sant’Antioco Ferruccio Barreca, andrà in scena la commedia teatrale “Babbo Natale e i doni scomparsi al Museo” (a cura della compagnia “Il Crogiuolo”); mentre dalle 17.00 alle 20.00, ancora una volta in Piazza Italia, è prevista l’animazione con il clown Grisù.

Venerdì 5 apertura della Casa della Befana, della Fiera Mercato e della ciclogiostra dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00. Dalle 17.00 alle 18.30, in Piazza Italia, ancora un incontro con “Fiabe e musica in libertà: le novelline di Antonio Gramsci”. Dalle 17.00 alle 20.00 sarà il turno de “Il Villaggio Incantato” con l’animazione della Angel Event: bolle, neve artificiale, effetti speciali e gadget per tutti. Alle 18.00, raduno concorso denominato “La migliore Befana”: chi vincerà si porterà a casa una gift card messa in palio dal CCN Sulky del valore di 100 euro. E poi sfilate e balli per tutti. Per finire, alle 18.30 e alle 19.30, sempre in Piazza Italia, musica con Sergio Piras e Rox Camellini: uno spettacolo live acustico in cui vengono riproposte le cover più significative che hanno caratterizzato il percorso artistico della storica voce dei Tamurita.

Chiusura sabato 6 gennaio: a partire dalle 10.00, animazione de “Le Coccinelle” presso la Casa della Befana. Alle 11.00, premiazione della migliore Befana con consegna del premio e caramelle per tutti i bambini. Per finire, alle 18.30 e alle 19.30, spettacolo musicale “Happy new year” con cover internazionali “Anni ’60”. «Abbiamo voluto ampliare il cartellone degli eventi per allestire un gran finale dedicato all’Epifania – commenta l’assessore dello Spettacolo Roberta Serrenti – naturalmente gli appuntamenti sono principalmente dedicati ai bambini, i veri protagonisti delle festività di Natale. Auspico una massiccia partecipazione di cittadini per una tre giorni conclusiva all’insegna del divertimento».

 

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Sarà un fine settimana all’insegna del divertimento e del buon cibo, dell’animazione e della cultura, quello che prenderà il via domani e proseguirà fino a domenica 17, a Sant’Antioco. In programma diversi eventi che coinvolgeranno l’intero centro di Sant’Antioco, da Via Nazionale a Piazza De Gasperi. Si inizierà sabato 16 con l’apertura della Casa di Babbo Natale e della Fiera Mercato (dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 21.00). Ad impreziosire gli appuntamenti de “Il Villaggio di Natale a Sant’Antioco” sarà la manifestazione “Al Corso con gusto”: le casette della Fiera mercato del Corso Vittorio Emanuele proporranno degustazioni di prodotti tipici locali accompagnate dai vini della Cantina Sardus Pater di Sant’Antioco. I visitatori, tramite l’acquisto di un tagliando a prezzi simbolici, potranno spaziare tra sfiziosi assaggi di mare e di terra. Naturalmente non mancheranno l’animazione per adulti e bambini e le consuete visite alla Casa di Babbo Natale. In programma, dalle 16.30 alle 18.00, in Piazza Italia, “Fiabe e musica in libertà: Le novelline di Antonio Gramsci”. E ancora, alle 18.00, alle 19.00 e alle 20.00 spettacolo itinerante “Old Circus” lungo il percorso de “Il Villaggio di Natale a Sant’Antioco”. Sempre sabato, appuntamento anche nel cuore del centro storico, in Piazza De Gasperi: a partire dalle 17.00 (inaugurazione ufficiale) e fino alle 19.00, nel Palazzo del Capitolo si potrà ammirare la mostra del presepe dello scultore antiochense Gianni Salidu e di una selezione di presepi provenienti da tutta Italia (l’esposizione sarà visitabile fino al 6 gennaio 2018).

Ricco ventaglio di manifestazioni anche domenica 17. Confermati le visite alla Casa di Babbo natale e l’evento “Al corso con gusto”, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 21.00. Nella splendida cornice del centro storico andrà in scena “Su Mercau de na borta”, le botteghe del Capitolo (dalle 10.00 alle 20.00). E poi tanta animazione: dalle 10 alle 22.00, in Via Nazionale, spazio a “Street Music Festival”. Previsti esibizione canora di e per bambini; la ludoteca di Ajò a giogai; la fiaba prende il ritmo; caccia allo shopping; il mercatino dei bambini. E ancora, musica di qualità tra Piazza Italia ed Aula consiliare: alle 18.00, presso il Municipio, è previsto il concerto della scuola civica di musica “Don Tore Armeni” (per l’occasione il maestro Remigio Pili presenterà il suo nuovo cd ed è in programma anche un’esibizione del coro delle Mani Bianche). Mentre alle 18.30 e alle 19.30 in Piazza Italia sarà il turno del “CJ Trio” (Cara Giulia Striano alla voce, Adriano Sarais alla tromba, Riccardo Mannai al piano) che proporrà in chiave jazz i canti natalizi più noti.

 

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Nel clima rovente della campagna elettorale che deciderà il futuro della Catalogna, della Spagna e della stessa Europa, spunta un’iniziativa editoriale di qualità nel segno della ricomposizione del conflitto. Si tratta di un’alleanza internazionale tra editori e studiosi per promuovere il dialogo tra lingue e popoli con la pubblicazione delle favole che Antonio Gramsci scrisse ai figli dalla prigione. La Icaria Editorial di Barcellona, con le aziende sarde Abbà e Thorn & Sun Communication, hanno promosso la pubblicazione dei racconti dedicati dall’intellettuale sardo, all’interno delle Lettere dal Carcere, a Delio e Giuliano, che vivevano in Russia con la moglie Julca.

«L’albero del riccio e altre favole per la buonanotte» è il titolo del libro per ragazzi che è stato tradotto dall’italiano in spagnolo, catalano e sardo. L’opera, divisa in quattro eleganti volumetti illustrati, oltre che nel mercato regionale e italiano, sarà distribuita in Catalogna, Spagna e America Latina, dove la figura di Gramsci è molto conosciuta e studiata.

La ‘prima’ ufficiale internazionale dell’opera è in programma a Barcellona per venerdì 15 dicembre prossimo, alle ore 18.00, presso l’elegante libreria Central del quartiere Raval nel centro storico della capitale catalana, ma sarà possibile anche fruire di una preziosissima anteprima per gli appassionati sardi. Domenica 10, a partire dalle ore 11.00, nella suggestiva e antica sala del ristorante Le Segrete, a Cagliari, in via Sulis 85, l’intera opera sarà presentata brevemente dall’editore Giovanni Manca e dal traduttore in sardo Giuseppe Corongiu, in un aperitivo letterario aperto a tutti. Sarà possibile anche l’acquisto in vista dei doni natalizi.

«Si tratta della prima volta che un’azienda sarda produce e distribuisce localmente e internazionalmente un titolo contemporaneamente in 4 edizioni e 4 lingue – spiega l’editore Giovanni Manca – ed è uno dei frutti della spedizione sarda in Catalogna di questa primavera con la ‘Nave dei Libri’, segno che investire in questo tipo di intraprese culturali ha ricadute positive» Tra i promotori anche Claudia Loi, presidentessa de s’Assòtziu de sos Sardos di Barcellona, e il Coordinamentu pro su sardu ufitziale.

L’ideatore del progetto è Marcello Belotti, traduttore italiano trapiantato in Catalogna da sempre innamorato di Gramsci e della Sardegna, che ha poi coinvolto l’editrice di Barcellona Anna Monjo. Presentatrice per la parte iberica la scrittrice catalana, già direttrice della Biblioteca Nazionale di Spagna, Rosa Regàs, mentre per la parte italo-sarda ha scritto la prefazione il docente cagliaritano di letterature comparate, già collaboratore di Edward Said, Marco Pala.  Le illustrazioni sono di Claudio Stassi, uno dei più quotati disegnatori della Bonelli, per cui ha realizzato diverse serie di Dylan Dog.

«Per la lingua sarda un’occasione unica per accrescere il prestigio con traduzioni di autori famosi nel mondo – ha detto Giuseppe Corongiu, già direttore del servizio linguistico regionale e animatore del CSU – che nel caso del ‘nostro’ Gramsci era un’occasione imperdibile. Siamo vicini per storia e sensibilità alle vicende catalane e speriamo, con questa umile iniziativa, di dare un piccolo contributo positivo.»

mde

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Racconti di miniere e di fatica, di un lavoro senza sole né stelle, ma soprattutto, storie di vita di uomini e donne, minatori e cernitrici, spesso dimenticate. Sono stati questi i temi più gettonati all’interno della lunga serie di presentazioni dei libri editi in Sardegna, durante la tre giorni di “Una Grande Miniera di Cultura”, l’evento coordinato dall’AES alla Grande Miniera di Serbariu e tappa conclusiva dell’Isola dei libri.

“Senza sole né stelle” (Edizioni della Torre) di Sandro Mantega, ha offerto uno spaccato di vita della Carbonia degli anni ‘60, e sui giacimenti di carbone del Sulcis, sulle speranze e le disillusioni nelle testimonianze dirette dei protagonisti di quegli anni, le cui interviste sono state immortalate in un reportage proiettato durante l’incontro all’Auditorium.

Non solo storie ma anche immagini di paesaggi, macchinari, ma soprattutto di volti intensi e di sguardi, sono state offerte dalla presentazione di “Miniere e minatori nelle terre del Gerrei” (Soter Editrice). Assieme a Ugo Lallai (autore con Valentino Caredda e Ignazio Congiu), sono intervenuti Paola Atzeni e l’editore Salvatore Ligios, che ha ricordato come quello delle miniere sia uno dei tanti miti sulla Sardegna, che la fotografia ha il grande pregio di riportare alla dimensione del reale.

Uno sguardo attuale sulle più spettacolari aree del “Sud Ovest Sardegna” lo ha permesso Lino Cianciotto con “La costa delle miniere” e “Iglesiente selvaggio”, due pubblicazioni nelle quali sono inseriti tredici itinerari sugli straordinari percorsi escursionistici offerti da questo magico territorio: un luogo che racconta 540 milioni di anni di storia della terra e 150 anni di realtà minerarie, tra favolosi itinerari costieri proiettati in mezzo alle montagne.

Lo spettacolo “Per assassinarvi” ha portato in scena l’intensità interpretativa di Savina Dolores Massa, capace di ipnotizzare il pubblico con il suo repertorio poetico dal linguaggio crudo, simbolico e profondo, accompagnata da un incalzante sottofondo sonoro del poliedrico strumentista Gianfranco Fedele.

L’evento AES si è chiuso ieri con tre presentazioni. Valeria Pecora ha presentato “Mimma” (La Zattera Edizioni), opera vincitrice al XV Premio letterario Antonio Gramsci per la sezione inediti. Il testo narra il riscatto della figlia di una cernitrice e di un falegname, tra personaggi che si muovono come pedine sulla scacchiera della storia, a partire dal ventennio fascista per attraversare la guerra e infine il clima di terrore delle Brigate Rosse.

Ilario Carta ha illustrato i contenuti del suo “Lo scorpione nello stomaco” (Arkadia), un romanzo definito ironico, dissacrante, tragico e realista, quasi una premonizione dei tempi futuri in un momento di profonda confusione ideologica che fotografa arroganza, ipocrisia, inaffidabilità e distacco dalla realtà della classe politica.

“L’isola delle donne” è invece il titolo del libro di Giovanna Sotgiu (Paolo Sorba Editore), che raccoglie piccole vicende di donne dell’isola della Maddalena. Nelle trame del volume scopriamo figure leggendarie della tradizione, bambine che mostrano i loro antichi giochi, donne forti che impongono la loro volontà e altre umili, inconsapevoli comparse in avvenimenti drammatici.

Cornice cinematografica a sfondo letterario, dedicata a Grazia Deledda, è stata la proiezione, a cura della Società Umanitaria di Carbonia, del celebre film muto del 1916 “Cenere” di Febo Mari, interpretato da Eleonora Duse e ispirato all’omonimo racconto della scrittrice premio Nobel.

La tre giorni – nata come sperimentazione per diffondere e rendere più capillare la presenza delle opere pubblicate in Sardegna anche nelle aree periferiche – è stata caratterizzata da una forte presenza di studenti, dalle scuole dell’infanzia alla superiori. Grande interesse sabato mattina è stato rivolto al laboratorio “Galileo in tasca”, a cura di Logus Mondi Interattivi di Pier Luigi Lai. I liceali in particolare hanno seguito con attenzione le presentazioni e gli spettacoli, mostrando sensibilità e attenzione per il mondo editoriale e per i numerosi aspetti culturali dell’isola.

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Antonio Gramsci, politico e intellettuale sardo oggi di fama internazionale, nato ad Ales il 22 gennaio 1891, è morto il 27 aprile 1937, dopo oltre dieci anni di sofferenze nelle prigioni fasciste.

Quest’anno 2017, in cui ricorre l’ottantesimo anniversario della sua morte, è stato dichiarato “Anno Gramsciano” dalla Giunta della Regione Autonoma della Sardegna; inoltre una mozione approvata all’unanimità il 2 marzo dalla Consulta regionale per l’Emigrazione della Regione sarda e fatta propria dal Consiglio Direttivo nazionale della F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), svoltosi a Milano il 26 marzo, ha invitato i circoli di tutto il mondo a ricordare questa grande figura di sardo, le cui opere sono tradotte, conosciute e apprezzate – appunto – in ogni parte del mondo.

Nel 2017 molte associazioni sarde affiliate alla F.A.S.I. hanno organizzato (Bergamo, Bologna, Cinisello Balsamo, Cremona, Fiorano Modenese, Livorno, Roma – “Il  Gremio”, Torino – “A. Gramsci”) o stanno per organizzare (Milano-Vimodrone-Cesano Boscone; Cornaredo) incontri sul tema.

Nel pomeriggio di sabato 18 novembre è stata la volta del Circolo “Sarda Tellus” di Genova, presieduto da Lucia Cireddu. Nell’auditorium della sede del prestigioso Museo Sant’Agostino, di cui è direttore Adelmo Taddei, un folto pubblico (in prima fila Renzo Caddeo, coordinatore dei Circoli F.A.S.I. del NordOvest, e Virgilio Mazzei, già presidente del Circolo e già componente del Comitato Esecutivo nazionale della F.A.S.I.) ha seguito gli interventi dei relatori. Dopo i saluti della presidente del Circolo e del direttore del Museo (che ha elogiato l’attività della “Sarda Tellus” in quanto propone sempre iniziative di alta qualità), Claudio Montaldo (già vicesindaco di Genova, già assessore della Salute della Regione Liguria) ha osservato che, se è vero che oggi Gramsci è famoso in tutto il mondo, c’è da chiedersi che cosa ha perduto il nostro Paese per il fatto che  gli è stato impedito di comunicare: certo non poteva essergli proibita, nelle prigioni fasciste, la possibilità di pensare, ma poteva farlo – in una condizione peraltro di incredibili sofferenze fisiche – solo “a futura memoria”.       

Montaldo ha rievocato sinteticamente le vicende biografiche di Gramsci: date le disagiate condizioni economiche della famiglia dovette frequentare l’Università di Torino in uno stato di paurosa povertà. La scoperta della classe operaia torinese del primo Novecento lo indusse a immergersi nelle lotte sociali e politiche (in particolare ai tempi dell’organizzazione dei Consigli di fabbrica). In carcere – nonostante le pressioni e le provocazioni – non smise la sua battaglia culturale contro l’ideologia fascista. Il grande sardo (Gramsci per tutta la vita rimase profondamente legato alle sue origini isolane) ha meriti non solo in campo politico ma anche in ambito culturale (in particolare per lo studio della  letteratura popolare, per esempio i romanzi d’appendice della vogherese Carolina Invernizio).

Paolo Soddu, docente di Storia contemporanea nell’Università degli Studi di Torino, ha ricordato che Gramsci non è stato solo un grande intellettuale ma anche un grande leader di partito (formazione politica che lui definiva non a caso “intellettuale collettivo” avente una funzione nazionale). Togliatti ha il merito di aver compreso che il fascismo era un “regime reazionario, sì, ma di massa”, che godeva cioè di un ampio consenso. Gramsci, nei suoi “Quaderni del carcere” approfondisce la riflessione su quello che il fascismo rappresenta, cioè la sconfitta non solo del movimento operaio ma anche quella sua personale, e la vittoria, non solo in Italia, del capitalismo. Anche in carcere Gramsci non smette di pensarsi come leader di partito.

Pur con i loro caratteri di  “rapsodicità” le pagine dei “Quaderni” rappresentano una riflessione sulla contemporaneità fatta con i ferri del mestiere dello storico e quindi bisogna mettere assolutamente in rilievo la dimensione globale del suo pensiero. Gramsci è certo uomo del suo tempo ma è capace di  intravvedere i fattori nuovi, addirittura i cambiamenti epocali, che stanno trasformando, per esempio, il mondo del lavoro (si vedano gli scritti su “americanismo e fordismo”).

La sistematizzazione per aggregazioni tematiche che Togliatti (con la collaborazione di Felice Platone) ha fatto  nell’immediato dopoguerra dei frammentari “Quaderni del carcere” ha permesso una conoscenza di massa delle considerazioni gramsciane ed ha consentito al PCI di avere un formidabile apparato ideologico fondamentale nell’opera di “socializzazione democratica degli Italiani”.

Dopo la loro pubblicazione nel 1975 in edizione critica a cura di Valentino Gerratana, certo i “Quaderni” sono  diventati, soprattutto, materia di studio degli specialisti, ma concetti come quelli di “intellettuale collettivo”, “rivoluzione passiva”, “blocco storico” o “egemonia” hanno avuto tutto l’agio di radicarsi nella conoscenza di massa grazie alla edizione dei “Quaderni” tematici.

Antonio Gramsci (sardo ma anche torinese, romano, moscovita) è stato un intellettuale globale cosmopolita che nel chiuso del  carcere ha cercato di cogliere la modernità.

Nell’occasione della manifestazione genovese è stato possibile anche presentare tre libri su Gramsci editi negli ultimi anni in Sardegna.

Marco Marras in “I Gramsci a Sorgono” (Ghilarza, Iskra, 2014) racconta del soggiorno per sei anni, in quel paese, della famiglia Gramsci: vi si era trasferita da Ales perché il capofamiglia, Francesco, doveva andare  ad occupare il posto di responsabile del locale Ufficio del Registro.

Quegli anni furono segnati da un terribile dramma familiare: il padre Francesco fu arrestato il 9 agosto 1898, con l’accusa di peculato, concussione e falsità in atti, e il 27 ottobre 1900 venne condannato al minimo della pena con l’attenuante del «lieve valore»: 5 anni, 8 mesi e 22 giorni di carcere, da scontare a Gaeta. Venendo a mancare lo stipendio del padre, la famiglia Gramsci fu ridotta in condizioni di estrema miseria, che la madre affrontò con coraggio straordinario valendosi anche della collaborazione del piccolo Antonio, già colpito dal morbo di Pott.

Franco Sonis, autore di  “Antonio Gramsci. Le radici materne” (edizioni Sguardi Sardi di Mogoro, Oristano, 2016), a seguito di approfondite ricerche d’archivio, ha sviscerato tutte le vicende delle famiglie degli ascendenti di Peppina Marcias, eroica mamma di Gramsci, figura di eccezionale forza fisico-morale, della quale ha certificato che non era nata a Terralba, come era stato finora ripetuto, ma che aveva origini riferite ai due paesi di Pabillonis, e Forru, oggi Collinas.

Tonino Cau, leader dei “Tenores di Neoneli”, sull’esempio di “Zuighes”, ha pubblicato (presso Nero a Colori, di Oristano, 2017), un volume intitolato “Gramsci, un’Omine, una Vida”. Centonovanta pagine, ciascuna delle quali riporta cinque ottave in sardo (con traduzione in italiano) scritte da Cau per raccontare la vita  di questo Uomo eccezionale qual è stato Antonio Gramsci.

Scrive Cau, in chiusura: «Io ho creato ‘un presupposto’, cioè il libro, un racconto in maniera originale (in lingua sarda, logudorese) della vita di Gramsci. Dal libro discende poi lo spettacolo dei Tenores di Neoneli, che abbiamo già cominciato a proporre e a lungo proporremo ovunque sarà richiesto. Il pubblico dirà, come sempre, e darà il suo responso».

Paolo Pulina    

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Intervista di Sébastien Madau a Jean-Yves Frétigné, autore della prima biografia di Antonio Gramsci scritta in francese: “Gramsci è un pensatore allo stesso tempo classico e attuale.

Traduzione e cura  di Paolo Pulina

1) Al prof. Jean Yves Frétigné (Università di Rouen), specialista francese della storia italiana dell’Otto-Novecento, autore di una biografia di Gramsci di recentissima pubblicazione (la prima in francese o almeno la prima scritta da un Francese), si devono due importanti saggi sulla diffusione delle opere e del pensiero di Gramsci in Francia: “La réception et l’influence de Gramsci chez les intellectuels français de 1945 à nos jours” in “La Rassegna storica del Risorgimento”, aprile-giugno 2003, pp. 293-324; “L’âge d’or de l’influence de Gramsci en France (1968-1977)”, in “Maria-Antonietta Macciocchi, figure intellectuelle et penseur politique des années Vincennes”, 2010.

2) Sébastien Madau, nato a La Ciotat (comune a poco più di 30 chilometri da Marsiglia) da padre sardo originario di Ozieri, oggi caporedattore del quotidiano regionale “La Marsellaise”, ha dedicato la sua tesi di laurea a Gramsci (la ha presentata nel dicembre 2002 a Cinisello Balsamo per iniziativa del locale circolo “A.M.I.S. – Emilio Lussu”) e ha continuato l’approfondimento con successivi saggi: “Vita e ricezione di Antonio Gramsci” (redatta in italiano nel 2002 con la collaborazione del prof. José Guidi, Università di Provenza); “Antonio Gramsci. De la Question méridionale à la Voie italienne au Socialisme (1926-1964)” (redatta in francese nel 2003 con la collaborazione della prof.ssa Théa Picquet, Università di Provenza).

Sia Frétigné che Madau sono stati coinvolti dalla F.A.S.I. (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), insieme a relatori indicati dalla Fondazione Istituto Gramsci, per due convegni sul tema “A ottanta anni dalla morte di  Antonio Gramsci (1891-1937). La diffusione in Francia delle sue opere e del suo pensiero”, che avranno luogo, rispettivamente,  a Roma, nella mattinata di martedì 5 dicembre 2017, presso l’auditorium (155 posti) gentilmente concesso dall’Istituto Francese di Cultura (Institut Français – Centre Saint-Louis, Largo Toniolo, 20/22, 00186 Roma, www.ifcsl.com) e a Cornaredo (vicino a Milano), nel pomeriggio di giovedì 7 dicembre 2017, presso il Teatro comunale “La Filanda”, gentilmente concesso al Circolo culturale sardo “Amedeo Nazzari” di Bareggio-Cornaredo.

Sul suo giornale “La Marseillaise” Madau ha appena pubblicato un colloquio  su Gramsci con Jean Yves Frétigné, in occasione della citata recentissima uscita del volume di Frétigné “Antonio Gramsci: vivre c’est résister”, edizioni Armand Colin, 317 pagine, euro 24,90. Qui di seguito la traduzione in italiano.

L’INTERVISTA
Lo storico  Jean-Yves Frétigné ha pubblicato una biografia di Antonio Gramsci (1891-1937) nella quale traccia il percorso fuori del comune del filosofo marxista italiano.

Quali approcci nei confronti di Antonio Gramsci?

In tre maniere possibili: la sua vita, l’eredità presso i posteri e l’analisi filosofica. Io ho scelto la sua vita. Studio da lungo tempo la storia dell’Italia e desideravo restituirlo alla sua epoca. Non c’era nessuna sua biografia in francese. Come se non si volesse ripercorrere la sua esistenza.

Antonio Gramsci è stato incarcerato per 11 anni dal fascismo. Alcuni hanno parlato di una doppia prigione attorno a lui. Quella reale del regime fascista e quella presunta eretta dall’Unione Sovietica…

Il rapporto di Gramsci con l’URSS era complicato perché affettivo, dato che sua moglie era sovietica. In breve, egli constata che lei non gli scrive più. Vede in questo fatto una metafora dell’evoluzione del comunismo reale. Dopo gli anni Venti, ha la consapevolezza di una rigidità crescente del sistema sovietico. Gramsci è d’accordo con Stalin sul “socialismo in un Paese solo”, non teorizza la rivoluzione mondiale. Ma critica la burocrazia e la sorte riservata agli oppositori. Quando scrive a Palmiro Togliatti, che rappresenta il Partito Comunista a Mosca, questo gli risponde che si sbaglia e che in questo modo  fa il gioco dell’opposizione.

Queste riserve fanno di lui un comunista dissidente?

No. Gramsci è e resta comunista. Non diviene liberal-democratico come alcuni hanno potuto dire. L’Internazionale comunista gli aveva chiesto di prendere la direzione del PCI. E questo egli fa nel difendere la linea della grande unione antifascista. Dopo il suo arresto, egli sarà quasi eliminato politicamente. Egli non ha alcuno scambio con Togliatti al quale era comunque molto vicino.

Giustamente non si può evocare Gramsci senza evocare Palmiro Togliatti, che, dopo la sua morte, ha fatto vivere la sua eredità politica. Come definire la loro relazione?

Molto è stato detto a questo proposito. Una cosa è sicura: Togliatti ha salvato i “Quaderni del carcere” di Gramsci dopo la sua morte facendoli arrivare in URSS per evitare che cadessero in mano ai fascisti. È Togliatti che si occuperà della pubblicazione dei suoi Quaderni. Gli si farà un cattivo processo a questo proposito. Certo, delle parti sono state tagliate. Ma era il modo per pubblicarli in maniera tematica e non cronologica. Per farli conoscere meglio. Togliatti ha tradito Gramsci per salvarlo meglio e  lo ha salvato per tradirlo meglio.

Lo tradisce per quali motivi?

Quando legge i “Quaderni” Togliatti non li fa tradurre nelle lingue dell’Internazionale Comunista. Egli scrive soltanto delle note in modo che gli scritti non siano troppo divulgati, in rapporto a certi contenuti. Li protegge così.

Dalla Sardegna all’URSS passando per l’ Italia, quale avvenimento decisivo ha segnato la sua vita?

La Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Diventa allora comunista. La sua grande idea sarà quella di tradurre in Italia ciò che si era verificato in Russia, partendo però dalle specificità  italiane e non riproducendo un modello.

Perché ha insistito sul contesto italiano?

Perché la situazione del Paese era differente rispetto a quella della Russia. In Italia il fascismo aveva messo salde radici. Non era soltanto una spinta della borghesia. Gramsci considerava che il  fascismo  era una risposta alla crisi del capitalismo e che bisognava dunque, per batterlo, radunare tutti i movimenti dell’antifascismo. Un orientamento differente, questo, rispetto a quello dell’Internazionale Comunista che non voleva sentire parlare di alleanza con coloro che essa considerava dei social-traditori.

Gramsci muore nel 1937. Nel 1944 il PCI esce ingrandito dalla guerra. Cosa divengono allora i suoi scritti e la sua immagine?

Togliatti fa di Gramsci il martire  del fascismo. Il simbolo della classe operaia,  a scapito del suo pensiero. Le sue “Lettere dal carcere”, più personali, saranno pubblicate d’altronde prima dei suoi Quaderni.

Il filosofo non sarà stato dunque che un’immagine?

No. In effetti, se gli si è data all’inizio l’immagine del martire, il PCI ha tirato fuori i suoi scritti nel momento della destalinizzazione, negli anni Cinquanta, spiegando che proponeva una via diversa dallo stalinismo, che da esso  prendeva le distanze.

Dove Gramsci ha attinto i fondamenti del suo pensiero?

Nella sua vita! Gramsci è un intellettuale in un corpo sofferente, una forza dello spirito. Evidentemente  la sua infanzia in Sardegna lo ha segnato per sempre. È lì che emerge la sua teoria sulla Questione meridionale. Egli propone l’alleanza dei contadini  del Sud  dell’Italia con gli operai del Nord.  Quando andò a studiare a Torino, egli fece la conoscenza della classe operaia. Fu uno degli artefici dei Consigli di Fabbrica, una sorta di Soviet all’italiana. È un’esperienza più avanzata. E la partenza per l’URSS gli permetterà di continuare questa formazione intellettuale.

Oggi la sua opera gode di un ritorno di interesse. Per quali ragioni?

Gramsci è molto meno strumentalizzato che in passato. È un pensatore utile a comprendere la nostra epoca su concetti come la guerra di posizione, l’ egemonia, la capacità di rinascita del capitalismo, ecc. Egli è un pensatore allo stesso tempo classico e attuale.    

Sébastien Madau (“La Marseillaise”, 28/29 ottobre 2017)

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Si è tenuta ieri a Ghilarza un’assemblea di Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista Sardegna, alla quale hanno partecipato tutti i delegati regionali ed il quadro dirigente.

L’evento è stato introdotto dal consigliere regionale di Articolo Uno – MDP Sardegna Daniele Cocco mentre ha portato i saluti del comune di Ghilarza Filomena Deriu che, nel suo intervento, oltre ad aver ricordato i natali di Antonio Gramsci, ha approfondito i problemi del territorio: l’annosa questione dell’ospedale, la dispersione scolastica e la disoccupazione.

E’ inoltre intervenuto Giuseppe Marco Dessena, assessore regionale alla cultura, che ha riassunto l’operato degli ultimi mesi di mandato. L’assessore Giuseppe Marco Dessena ha illustrato il progetto contro la dispersione scolastica, il bando sui siti archeologica per cui sono stati stanziati 16 milioni di euro previsti per le cooperative culturali che svolgono un servizio guida nei musei e nei siti archeologici. A seguire l’assessore ha illustrato i finanziamenti previsti per le associazioni che organizzano spettacoli dal vivo.

L’intervento si è concluso con una dettagliata analisi delle leggi sulla pubblica istruzione, delle autonomie scolastiche e della non omogenità dell’Isola. 

In Sardegna saranno previsti 8 milioni per 72 mezzi che porteranno gli alunni alle scuole, non solo, sempre in merito all’istruzione sono stati stanziate cifre importanti per le scuole paritarie che oggi occupano 2 mila dipendenti. Le scuole paritarie sono servizi fondamentali dove non è presente la scuola pubblica.

All’assemblea è intervenuto Raffaele Manca che ha posto l’accento sulla necessità di affrontare i problemi con risposte precise per i territori, Manca ha anche analizzato la riforma degli enti locali, riforma che potrebbe andare a discapito delle zone interne. 

Sono poi intervenuti Giovanni Antonio Orunesu che ha analizzato alcune problematiche di Olbia tra cui quelle legate alle scuole e agli impianti sportivi, focalizzando poi l’intervento sul Mater Olbia per il quale servono risposte concrete. 

Il vicesindaco di Arbus, Michele Schirru, ha rivendicato il ruolo delle province, l’esigenza della democrazia per l’elezione dei Consigli provinciali e l’importanza prioritaria di una legge urbanistica. 

Sempre sulla necessità di una legge urbanistica è intervenuto Eugenio Lai, consigliere regionale di Articolo 1 – SDP.

Presente all’iniziativa il deputato Michele Schirru che ha sottolineato come sia necessario ricostruire la visione di futuro e di speranza per i sardi.

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La F.A.S.I. e i circoli dei sardi non hanno trascurato di valorizzare la figura e di divulgare il pensiero di Antonio Gramsci – l’intellettuale antifascista sardo (nato ad Ales il 22 gennaio 1891) le cui opere sono tradotte, conosciute ed apprezzate in tutto il mondo -, nella ricorrenza degli anniversari della sua morte, avvenuta il 27 aprile 1937, dopo oltre dieci anni di sofferenze nelle prigioni fasciste.

Nel 1997 la F.A.S.I. ha organizzato due convegni (il 29 novembre a Brescia; il 13 dicembre a Padova), per quali successivamente si è provveduto alla stampa degli atti in un unico volume dal titolo “Dibattito sull’attualità di Antonio Gramsci. Un sardo protagonista del Novecento ricordato nei circoli dei sardi a 60 anni dalla scomparsa” (240 pagine).

Nel 2007, a settant’anni dalla morte, la F.A.S.I. ed i circoli hanno organizzato una serie di manifestazioni, volte a commemorare e a diffondere la conoscenza della vita e delle opere del grande intellettuale sardo. In numerosi circoli della penisola, si sono svolti convegni, mostre, dibattiti, proiezioni di film e manifestazioni che hanno ripercorso la vita di Gramsci e il suo pensiero.

In particolare sono stati proposti tre spettacoli teatrali: “Il giovane Gramsci” ideato  e interpretato  da Gianluca Medas; L’albero del riccio: Antonio Gramsci, dal bambino all’adulto” scritto e interpretato da Giovanni Carroni; “Cena con Gramsci”, da un’idea di Roberto Rampi, testo di Davide Daolmi. Il progetto culturale elaborato da Rampi si è concretizzato anche nella realizzazione di una mostra e di un volume dal titolo “Nino. Appunti su Antonio Gramsci, 1937-2007” prodotti dall’Associazione Culturale ArteVox (referente Marta Galli).

La mostra ed il più ampio volume hanno inteso  favorire la scoperta della straordinaria attualità delle idee gramsciane nell’ambito della teoria  politica, della riflessione filosofica, dell’organizzazione culturale (con scritti di studiosi come Giuseppe Vacca, Edoardo Sanguineti, Giulio Giorello e di personalità della musica come Giorgio Gaslini e della pittura come Ernesto Treccani).

Questo volume curato da Rampi è ormai esaurito mentre nel 2012 è stato pubblicato, presso Becco Giallo di Padova, Cena con Gramsci”, a cura di Elettra Stamboulise e Gianluca Costantini, tratto dall’omonimo testo teatrale di Davide Daolmi sopracitato.

Gli otto istruttivi pannelli della mostra “Nino. Appunti su Antonio Gramsci. 1937-2007” mantengono intatto il loro valore documentario ed è intenzione della F.A.S.I. e dei circoli sardi  esporli in questo anno 2017,  in cui ricorre l’ottantesimo anniversario della morte di Gramsci, dichiarato “Anno Gramsciano” dalla Giunta regionale della Sardegna, e secondo quanto indicato da una mozione approvata all’unanimità il 2 marzo dalla Consulta regionale per l’Emigrazione della Regione Autonoma della Sardegna.

Il Circolo culturale “Nuraghe” di Fiorano modenese, presieduto da Mario Ledda, ha colto l’occasione della quinta edizione de “La Notte  Rossa”, cioè della Festa delle Case del popolo e dei Circoli culturali, non solo per esporre, presso la sede a Villa Cuoghi (a partire dal pomeriggio di sabato 14 ottobre), la mostra “Nino. Appunti su Antonio Gramsci” ma anche per organizzare un incontro sull’intellettuale sardo  annoverato, non solo in Italia, tra le figure più rilevanti della cultura del Novecento.

Al dibattito per cause di forza maggiore non ha potuto partecipare Luca Paulesu (nato a Firenze nel 1968, nipote di nonna Teresina Gramsci, sorella prediletta di Antonio, e di nonno Paolo Paulesu, che ebbero quattro figli: Franco, Mimma sposata con Elio Quercioli, Diddi e Marco; Luca è figlio di Marco), che alla professione di avvocato unisce un apprezzato lavoro di vignettista che gli ha permesso di pubblicare “Nino mi chiamo. Fantabiografia del piccolo Antonio Gramsci” (Milano, Feltrinelli, 2012).

Davanti a un nutrito uditorio, dopo i saluti del presidente Ledda e del sindaco Francesco Tosi (che ha lodato le iniziative “sempre di qualità” del circolo), stimolati  dalle domande di Alberto Venturi, addetto stampa del comune di Fiorano, sono intervenuti i relatori.

Maria Paola Bonilauri, docente di storia e filosofia, ha messo in evidenza che Gramsci, contro l’apatia degli “indifferenti”, ci richiama alla responsabilità e all’impegno individuale e sociale; egli propone una visione non meccanicistica della storia, in una proiezione futura che fa leva, sì, sul “pessimismo della ragione” ma anche sull’“ottimismo della volontà”. Compito dell’intellettuale, per Gramsci, è conoscere i problemi, ed abituare a diffidare dei “modelli assoluti” favorendo al contrario il formarsi  di una coscienza che consenta di respingere le manipolazioni provenienti dall’alto.   

Gerardo Bisaccia, vicepresidente dell’ARCI provinciale, ha sottolineato il ruolo decisivo delle case del popolo per la diffusione della cultura come la intendeva Gramsci (quindi non un sapere accademico fine a se  stesso). Ha sottolineato la forte vena pedagogica insita nelle riflessioni gramsciane e l’invito che in esse traspare ai valori della “partecipazione” e dell’“organizzazione” se si vuole immaginare una società basata su principi democratici. La Resistenza e la Costituzione sono nate dalla concretizzazione di questi fondamenti ideali.

Il senatore Stefano Vaccari ha definito “linfa vitale” per le comunità il ruolo delle case del popolo sia per la loro azione aggregatrice, sia per il fatto che consentono, soprattutto ai giovani, di formarsi una idea sulle questioni relative ai diritti (per esempio, in questo momento, i diritti di cittadinanza, lo “Ius Soli”). Stefano Vaccari ha sottolineato l’importanza del riconoscimento, voluto dal Parlamento, della casa Gramsci come monumento nazionale.

Nell’occasione è stato possibile anche presentare due libri su Gramsci editi in Sardegna. Franco Sonis, autore di Antonio Gramsci. Le radici materne” (edizioni Sguardi Sardi di Mogoro, Oristano, 2016), a seguito di approfondite ricerche d’archivio, ha sviscerato tutte le vicende delle famiglie degli ascendenti di Peppina Marcias, eroica mamma di Gramsci, figura di eccezionale forza fisico-morale, della quale ha certificato che non era nata a Terralba, come era stato finora ripetuto, ma che aveva origini riferite ai due paesi di Pabillonis, e Forru, oggi Collinas.

Tonino Cau, leader dei “Tenores di Neoneli”, sull’esempio di “Zuighes”, ha pubblicato (presso Nero a Colori, di Oristano), un volume intitolato “Gramsci, un’Omine, una Vida”). Centonovanta pagine, ciascuna delle quali riporta cinque ottave in sardo (con traduzione in italiano) scritte da Cau per raccontare la vita di quest’Uomo eccezionale qual è stato Antonio Gramsci.

Scrive Cau, in chiusura: «Io ho creato ‘un presupposto’, cioè il libro, un racconto in maniera originale (in lingua sarda, logudorese) della vita di Gramsci. Dal libro discende poi lo spettacolo dei Tenores di Neoneli, che abbiamo già cominciato a proporre e a lungo proporremo ovunque sarà richiesto. Il pubblico dirà, come sempre, e darà  il suo responso».

Paolo Pulina    

Foto di Giulio Cesare Pittalis: da sin. Gerardo Bisaccia, Maria Paola Bonilauri, Francesco Tosi, Stefano Vaccari, Paolo Pulina, Alberto Venturi.

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Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, è intervenuto ieri in occasione della visita del capo dello Stato Sergio Mattarella, a Ghilarza.

Il presidente Pigliaru accoglie il presidente della Repubblica Mattarella

Quando abbiamo preso il timone della Sardegna, tre anni e mezzo anni fa abbiamo trovato un’Isola nel pieno della crisi, che attendeva interventi incisivi e riforme profonde. Ce ne siamo presi la responsabilità fuggendo ogni demagogia e lavorando in silenzio sulle cose concrete, passo dopo passo. 
E ogni giorno, in questo senso, esercitiamo la nostra Autonomia: orientando la nostra azione di governo verso un’essenziale assunzione di responsabilità. 
Ma non sempre possiamo risolvere i problemi con le nostre sole forze. 
Pensiamo all’insularità. Per la prima volta abbiamo misurato il vero e proprio “costo di cittadinanza” dato dalla condizione geografica di isola periferica. Abbiamo mostrato in quale misura tale condizione viola il principio di eguaglianza. Non chiediamo anacronistici protezionismi, come non li chiedeva Gramsci per risolvere la questione meridionale. Chiediamo pari opportunità. 
Il Patto per la Sardegna, dando risposte specifiche a richieste specifiche ci ha fatto fare passi importanti, ma non ancora sufficienti. Per avere realmente pari opportunità, è necessario anche incidere sulla normativa europea, a partire da quella dei trasporti: troppo spesso ci rende difficile spendere in modo adeguato risorse nostre per garantire un reale diritto alla mobilità per i nostri cittadini.»
«Signor Presidente, è importante e urgente che lo Stato italiano ci affianchi con determinazione di fronte alle istituzioni europee in questa rivendicazione per noi fondamentale – ha proseguito Francesco Pigliaru -. Il nostro benessere, sia chiaro, dipende anche dalla nostra capacità di attuare riforme profonde che non possono che essere il risultato della nostra libera scelta. 
In questo momento la Sardegna è virtualmente un cantiere, con gli inevitabili disagi per i cittadini che da un cantiere conseguono. Soffriamo di mali che non sono stati curati da anni di interventi a pioggia, di risorse date senza disegno né obiettivo. Noi abbiamo scelto la via più stretta: quella del coraggio delle riforme strutturali, di progetti importanti ma mirati e realizzabili. 
E la conoscenza, la cultura, l’istruzione sono l’imprescindibile pietra d’angolo della Sardegna che stiamo costruendo. 
Il progetto di cui forse andiamo più fieri si chiama Iscol@: risorse, energie, entusiasmo che si traducono in edilizia scolastica, in tecnologia a sostegno di una didattica rinnovata e rinforzata. Quando siamo arrivati al governo i giornali denunciavano con allarmante frequenza di calcinacci caduti, di tetti crollati sui banchi. Inaccettabile. Tanto più per una regione che ha nella dispersione scolastica una delle sue piaghe più infide. E allora abbiamo dato il via ad Iscol@, che conta mille cantieri aperti e ben tremila posti di lavoro. 
Perché ora più che mai abbiamo bisogno che le nostre bambine e i nostri bambini siano istruiti, ora più che mai abbiamo bisogno di tutta la loro intelligenza. 
Voglio anche citare i dieci progetti per nuove, magnifiche scuole: per farle, tanti piccoli Comuni hanno deciso di unire le proprie forze, di pensarsi come un unico territorio. 
Ma ciò dimostra anche quanto può funzionare l’unione dei Comuni: è questo il cambiamento culturale su cui lavoriamo attraverso la programmazione territoriale, che parte dall’ascolto delle esigenze locali. 
Unirsi mantenendo ognuno le proprie specificità, ma lasciando indietro ogni localismo nocivo, è l’arma più efficace contro il grande nemico delle nostre zone interne: lo spopolamento. 
Un problema grave reso ancora più grave dalla situazione del nostro mercato del lavoro: seppure i dati più recenti ci rivelano un contesto leggermente migliorato grazie anche all’applicazione delle politiche attive, la disoccupazione è ancora drammaticamente alta, soprattutto tra i più giovani.»

«La nostra risposta forte, determinata, decisa, signor Presidente, è nelle riforme strutturali, in quei cantieri aperti cui accennavo poc’anzi. Il benessere arriva dalla crescita diffusa. Ma non c’è diffusione senza crescita e non c’è crescita senza riforme. 
In sanità ci siamo confrontati per la prima volta con il piano nazionale degli esiti, con i criteri previsti dal patto nazionale per la salute, con gli studi che individuano i livelli ottimali di cura e di collocazione delle discipline ospedaliere. Non tagliamo le risorse né chiudiamo nessun ospedale: tagliamo gli sprechi, per dare ai cittadini la certezza di essere curati nel modo migliore possibile nel più breve tempo possibile. 
Poi l’urbanistica. C’è una discussione aperta che può farci solo piacere, e a cui intendiamo offrire tutto il tempo che servirà, perché vogliamo che la nostra ricerca di un equilibrio virtuoso tra sviluppo e sostenibilità, il nostro voler favorire crescita economica e creazione di posti di lavoro intorno a un capitale naturale preservato con rigore, trovino sintesi in una legge che abbia la massima condivisione. 
Potrei proseguire soffermandomi su altri temi portanti su cui lavoriamo, dall’agricoltura – che vogliamo sia sempre più di precisione e meno ostaggio delle emergenze -, alla valorizzazione del nostro patrimonio archeologico di cui, ammirando proprio oggi le statue di Mont’e Prama e le testimonianze della civiltà nuragica, ha potuto vedere la più straordinaria espressione. 
Ma come ho detto, non possiamo e non dobbiamo far tutto da soli. Ci sono partite che vanno affrontate con lo Stato, nell’ottica di quel principio di leale collaborazione che perseguiamo con fiducia in ogni nostro agire. 
Parliamo per esempio della questione migranti. Siamo un’isola al centro del Mediterraneo, un popolo che la storia ha abituato sia alle migrazioni dall’esterno che all’emigrazione, al passaggio del mare per cercare di dare un futuro ai nostri figli. Questo ci ha insegnato il valore dell’accoglienza, e nell’affrontare la grande crisi dei nostri tempi la Sardegna ha fatto e continuerà a fare, con convinzione e generosità, la propria parte. Ciò che chiediamo è però di poter agire in un quadro di regole chiare e ben implementate, dal rispetto delle quote assegnate alla necessaria azione di contrasto verso flussi irregolari come quello che oggi muove dall’Algeria. 
Altro punto nodale è la sicurezza: gli attentati, le minacce, le intimidazioni nei confronti degli amministratori locali si susseguono con impressionante frequenza. Anche in questo caso abbiamo fatto la nostra parte, realizzando un sistema di videosorveglianza che sarà sempre più capillare. Ma non basta. Troppo spesso i nostri territori interni subiscono un costante arretramento dello Stato laddove avrebbero bisogno, al contrario, di una maggiore presenza. 
Esistono poi questioni aperte, signor Presidente, che ci vedono in un confronto intenso e a tratti acceso con lo Stato, e sulle quali mi preme particolarmente richiamare la sua attenzione. In primo luogo gli accantonamenti, che ci vengono imposti dal 2012 in modo perpetuo, senza scadenza. Da allora circa 700 milioni l’anno vengono sottratti alle politiche di sviluppo e crescita che ci sono fortemente necessarie. Entrate dunque che vengono progressivamente ridotte violando in modo sistematico e unilaterale l’articolo 8 dello Statuto speciale. Rivolgo anche a lei, signor Presidente, un forte appello a garantire una leale collaborazione tra i diversi livelli di governo al fine di superare una situazione che riteniamo non più accettabile. 
E confidiamo nella sua attenzione anche per un tema tra i più sentiti dalla nostra popolazione: le servitù militari, per le quali la Sardegna dà un contributo che riteniamo sproporzionato alla dimensione della nostra terra. Chiediamo da anni riequilibrio, cessione di beni non utilizzati, istituzione di monitoraggi ambientali indipendenti e riconversione in senso duale delle attività svolte nei poligoni. Se alcuni risultati concreti li abbiamo ottenuti recentemente, su altre questioni le nostre trattative non sono mai cessate. Ora con il ministro Pinotti ci avviamo alla firma di un accordo che va in questa direzione, fornendo alcune risposte e aprendo la via ad altre. Ciò fa ben sperare per il futuro. 
Signor Presidente, mai come in questo momento abbiamo bisogno di far crescere la fiducia dei cittadini verso le nostre istituzioni. Per farlo, dobbiamo produrre risultati concreti su questioni cruciali per la nostra gente: alcuni dobbiamo raggiungerli lavorando al nostro livello di governo, altri in stretta e leale collaborazione con il livello centrale. 
La sua visita, il suo ascolto, la sua attenzione – ha concluso Francesco Pigliaru – sono per noi fonte e segnale d’ottimismo. Per questo la Sardegna la ringrazia.»