23 November, 2024
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Si è tenuto questa mattina, nell’aula del Consiglio regionale, il convegno “Antonio Gramsci nell’80° della morte (1891-1937)”. I lavori sono aperti dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau; sono seguiti i saluti del sindaco di Cagliari Massimo Zedda. L’incontro è stato organizzato da Aldo Accardo dell’Università di Cagliari.

Vediamo le interviste con il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e con il professor Aldo Accardo.

 

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Venerdì 20 gennaio, a partire dalle 10.30, nell’aula del Consiglio regionale, si terrà il convegno “Antonio Gramsci nell’80° della morte (1891 -1937)”. I lavori saranno aperti dal presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau;  seguiranno i saluti del  sindaco di Cagliari Massimo Zedda. L’incontro è organizzato da Aldo Accardo dell’Università di Cagliari.

«Con grande orgoglio e vero piacere – ha detto il presidente Ganau – la Presidenza del Consiglio ha accolto l’invito del professor Accardo di promuovere questo importante incontro che spero sia il primo di una serie di iniziative che nel 2017 ci porteranno a riflettere e confrontarci con il pensiero di Antonio Gramsci prima della conclusione di quello che è stato proclamato dalla Regione Sardegna come  l’anno Gramsciano.»

L’intervento le “Filologie della volontà” sarà tenuto da Mauro Pala, dell’università di Cagliari. Aldo Maria Morace, dell’università di Sassari affronterà il tema “Letteratura e vita nazionale”,  mentre Aldo Accardo, dell’università di Cagliari interverrà su “La verità in politica”. Al convegno assisteranno alcune classi del Liceo Classico G.M. Dettori di Cagliari. Ancora una volta il Palazzo del Consiglio regionale – come sottolinea il presidente Ganau – si apre agli studenti: «Antonio Gramsci fu e rimase un rivoluzionario e un comunista fino all’ultimo giorno, ma fu anche un pensatore, sicuramente il più profondo e originale pensatore dell’Italia del Novecento. Per questo credo sia necessario  un nuovo impulso alle nostre scuole e alle nostre Università per un maggiore impegno nello studio e nella ricerca del pensiero di Antonio Gramsci».

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Si è svolto sabato scorso 26 novembre, nel salone della Sezione di Storia Locale di Carbonia della Grande Miniera di Serbariu, il convegno “In ricordo di Antonio Puggioni, dirigente politico e sindacale nelle istituzioni”.

L’evento, organizzato dall’Associazione Amici della Miniera, con il patrocinio del comune di Carbonia, rientra in un programma che prevede il ricordo di alcune figure che hanno avuto ruoli di rilievo nella storia della città, del territorio del Sulcis Iglesiente e dell’intera Sardegna.

I lavori, coordinati dalla prof.ssa Anna Lai, sono stati aperti da Mario Zara, presidente dell’Associazione Amici della Miniera. Il ricordo di Antonio Puggioni è stato affidato prima alla proiezione di un’intervista realizzata nel 1985 dagli studenti della scuola media Zanella e poi agli interventi degli ospiti, il primo dell’ex sindaco Antonangelo Casula che ha ricostruito la lunga esperienza di vita, in particolare quella politica e sindacale, di Antonio Puggioni (alleghiamo il testo integrale).

Don Amilcare Gambella, parroco della chiesa di San Ponziano, si è soffermato sul rapporto di Antonio Puggioni con la chiesa, in particolare con due parroci che hanno segnato la storia della città di Carbonia, Don Vito Sguotti e Don Luigi Tarasco; Giampaolo Cirronis, giornalista e direttore del periodico “La Provincia del Sulcis Iglesiente” ha parlato del suo rapporto con Antonio Puggioni che, negli ultimi due anni e mezzo della sua vita (è scomparso il 24 agosto 1998), ha curato una rubrica del periodico, sulla storia politica e sindacale della città e del territorio, con un occhio di riguardo sul ruolo della chiesa; l’ex sindaco Antonio Saba ha parlato brevemente del suo rapporto di amicizia e di impegno politico con Antonio Puggioni; Salvatore Figus, operatore culturale, si è soffermato sui rapporti dei giovani iscritti al PCI con Antonio Puggioni, uomo di punta del partito fin dagli anni giovanili; e, infine, il senatore Francesco Macis, ha ricostruito l’impegno di Antonio Puggioni nelle istituzioni, in particolare in Consiglio regionale, dove ha lavorato al suo fianco per alcuni anni.

In conclusione, è stato dato spazio al pubblico presente in Aula ed è intervenuto il figlio Antonello (presenti anche le due figlie, Cristina ed Annamaria, mentre la moglie non se l’è sentita di partecipare) che ha ringraziato tutti per l’iniziativa in ricordo della figura del padre.

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L’intervento di Antonangelo Casula

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IN RICORDO DI ANTONIO PUGGIONI –  DIRIGENTE POLITICO SINDACALE E DELLE ISTITUZIONI. Intervento di Antonangelo Casula, Carbonia 26 novembre 2016.

Il presidente dell’Associazione Amici della Miniera, Mario Zara, ha illustrato le modalità relative allo svolgimento della nostra conversazione odierna dedicata al ricordo di Antonio Puggioni.

Il filmato che abbiamo appena visto e le immagini che lo ritraggono nel lungo arco della sua vita privata e  politica, fanno rivivere un emozione particolare, che rende ancora più interessante e piacevole questo incontro.

Il titolo assegnato a questa iniziativa, Antonio Puggioni – dirigente politico, sindacale e delle Istituzioni, richiede un particolare impegno a partire dalla mia introduzione, nella quale vorrei insieme alla ricostruzione del suo profilo pubblico prevalentemente conosciuto, contribuire a portare alla luce aspetti meno noti della sua vicenda politica, personale ed umana.

Antonio Puggioni nasce a Scano Montiferro, nell’attuale provincia  di Oristano, il 14 giugno del 1927 e  si trasferisce all’età di dodici anni, nel 1939 insieme alla famiglia, a Carbonia.

Il 1 aprile del 1942, non ancora quindicenne, viene assunto dalla Società Carbonifera Sarda in qualità di aiuto meccanico.

Nel gennaio1943 si arruola presso la Scuola militare di Pola (in quel periodo l’Istria apparteneva ancora all’Italia) nel Corpo Reale Equipaggi Marittimi come allievo motorista navale.

Il 9 settembre dello stesso anno (il giorno successivo all’annuncio dell’armistizio) viene fatto prigioniero dai tedeschi a Pola e la mattina del giorno successivo il 10 settembre, viene liberato dai partigiani di Tito a Passino presso Trieste, nello stesso anno viene fatto prigioniero nella periferia di Trieste e liberato per una seconda volta da una formazione di partigiani italiani.

A dicembre del ’43, rifugiato a Sant’Orso in provincia di Vicenza, viene arruolato nella Brigata Partigiana- Martiri della Val Leogra – Battaglione Ramina Bedin.

L’esperienza partigiana, per quanto mi risulta è una vicenda della sua vita nota a pochi, dura sino alla conclusione del conflitto e a giugno del 1945 fa ritorno in Sardegna, a Carbonia, dove viene riassunto nella miniera di Nuraxeddu per essere successivamente trasferito nel 1946 nell’officina meccanica della miniera di Serbariu.

Eletto prima nella Commissione Interna, diviene nello stesso anno segretario del Comitato di coordinamento delle commissioni interne  della miniera, membro della segreteria della Lega dei Minatori e infine componente dell’Esecutivo della Federazione provinciale dei minatori diretta per lungo tempo da Martino Giovannetti, il padre di Daverio.

Diviene nell’arco di pochi anni, al fianco di Velio Spano, Renato Mistroni, Antonio Sellitti, Pietro Cocco, Marco Giardina, e di tanti altri, uno dei principali dirigenti della classe operaia di Carbonia e del Sulcis.

E’ uno dei protagonisti della battaglia dei 72 giorni conclusasi il 18 dicembre del 1948a 10 anni dalla fondazione della Città, data che possiamo considerare – la citazione non è mia  ma la ritengo molto appropriata  data della rinascita morale della Città.

Non mi dilungherò, soprattutto per ragioni di tempo, su queste importanti vicende, essendo abbastanza  note ai più e sulle quali proprio Antonio ci ha lasciato importanti e dettagliate testimonianze, raccolte in una serie di articoli pubblicati sulla Provincia del Sulcis Iglesiente a cura di Giampaolo Cirronis e che saranno oggetto proprio di una sua successiva testimonianza nel corso di questo dibattito e saranno riprese certamente da Antonio Saba, con il quale ha condiviso insieme ad un’amicizia durata una vita, tutti i momenti cruciali della storia politica della nostra città.

Ancora giovanissimo, parliamo di un ragazzo di 21 anni è già protagonista in una temperie di lotte particolarmente difficili – mi riferisco alla battaglia per la sopravvivenza della città – che in tanti a quei tempi avrebbero voluto cancellare dall’atlante di geografia.

Inizia, dunque, al fianco di tanti altri protagonisti, un percorso di formazione  di quadro dirigente – come si usava dire allora  della vita politica e sindacale del Bacino Minerario, nel gennaio del 1949 viene inviato a Bologna al primo corso semestrale del P.C.I. presso la Scuola di partito in via dei Bottieri, al suo ritorno a Giugno viene eletto segretario della Lega dei minatori e segretario della Camera del Lavoro,  inoltre viene eletto nel Comitato Federale del  PCI della Federazione di Cagliari, a quei tempi non vigeva la regola dell’incompatibilità tra incarichi politici e sindacali.

Nel 1950 iniziano – chiamiamoli così – i primi inconvenienti del mestiere, viene arrestato per adunata sediziosa, corteo non autorizzato e aggressione delle forze dell’ordine, liberato dopo cinque mesi e condannato a dieci mesi con il beneficio della condizionale.

Viene sottoposto ad altri tre processi e di nuovo arrestato nel 1951, ne da conto anche l’avvocato Umberto Giganti anch’egli recluso in seguito ai fatti del 1948 in una lettera alla moglie Ina datata 9 febbraio 1951, contenuta nel libro “ La prigionia di un sogno” a cura di sua figlia Pia Giganti, dalla quale riporto testualmente: «Pelessoni è stato in causa ieri. E’ stato condannato a due anni di reclusione ma è uscito perché la pena gli è stata condonata. Puggioni è stato invece arrestato, per quella montatura della Cassa operaia, e si trova qui. Temo che dovrà rimanerci per un pezzo.»

Questa era la sorte comune per tanti dirigenti comunisti, socialisti di allora i tempi del “famigerato”  commissario Pirrone e della polizia di Scelba.

Il già citato Umberto Giganti, uscito dal carcere e rieletto in Comune, nella qualità di assessore anziano, subentrerà nel 1953/4 a Pietro Cocco nell’esercizio delle funzioni di sindaco, il quale fu destinatario di un provvedimento di sospensione dalle sue funzioni emanato dal prefetto di Cagliari.

La vita non era semplice a quei tempi in politica, sia nel sindacato che nelle istituzioni.

Puggioni viene eletto in Consiglio comunale per la prima volta nel maggio del 1952, assume l’incarico di assessore delle Finanze e del Bilancio e nel novembre dello stesso anno nominato Ispettore regionale degli Enti locali del PCI.

Nell’anno successivo, il 1953, viene nominato vicesindaco del comune di Carbonia.

Il 27 maggio del 1956 alle elezioni amministrative, viene riconfermato consigliere comunale.

L’attività politica e sindacale si intreccia con quella amministrativa e per riprendere un filo cronologico, nel 1954 viene nominato responsabile di zona del PCI e membro  della segreteria provinciale di Cagliari.

Nel 1957 viene chiamato insieme a Giovanni Lai e Girolamo Sotgiu a far parte della segreteria regionale del PCI in una fase che possiamo definire senza alcun eufemismo, di transizione.

Siamo in una fase successiva al terremoto del 1956, del quale ricordiamo la successione di avvenimenti storici sulla scala internazionale: il XX Congresso del PCUS con il rapporto segreto di Kruscev, l’invasione dell’Ungheria da parte delle truppe del Patto di Varsavia, VIII Congresso del PCI.

In questo quadro, in questi anni, nel PCI in Sardegna si afferma la segreteria di Renzo Laconi con  un conseguente ridimensionamento del ruolo di Velio Spano e del quadro dirigente di partito che a lui faceva riferimento, soprattutto del Bacino Minerario.

Antonio Puggioni era come la prevalenza del gruppo dirigente di Carbonia e del Sulcis, particolarmente legato a Velio Spano.

L’esito personale di questa fase politica per Puggioni può essere riassunto nella nota locuzione latina: Promoveatur ut amoveatur (sia promosso affinché sia rimosso).

Quindi dopo il matrimonio nel 1958 con Nilde Lampis compagna per tutta la sua vita, nel 1959 su incarico della direzione nazionale del partito, parte in incognito insieme alla consorte per l’Unione Sovietica, con un  passaporto intestato ai coniugi Calvi.

Il 1959 si presenta come un anno di svolta significativo nella vicenda personale e politica di Puggioni.

Il 28 aprile una prima tappa a Berlino orientale, in una città non ancora divisa dal muro, a maggio a Praga sino ad agosto dello stesso anno e, da questa data sino ad aprile del 1961, a Mosca.

Questa esperienza si rivelerà comunque molto importante, a partire dagli aspetti squisitamente politici, ed gli consentirà di entrare in contatto con personalità eminenti del movimento comunista internazionale; quindi si ritrova prima a Radio Praga al fianco di Aldo Tolomelli (divenuto in seguito senatore dell’Emilia) e di Francesco Moranino che vi svolgeva un attività di coordinamento squisitamente politico.

Moranino ex capo partigiano della Val d’Ossola era espatriato dall’Italia in ragione di una sentenza relativa a fatti dolorosi avvenuti nel corso della guerra partigiana e culminati in una sua condanna per la quale fu fatto decadere (prima circostanza nel Parlamento repubblicano) dall’incarico parlamentare.

Nell’URSS inizia a lavorare nella redazione italiana di Radio Mosca, nella quale anche la moglie Nilde trova occupazione nel lavoro di segreteria.

Questa esperienza, si rivelerà nel tempo fruttuosa, poiché oltre a consentire una importante confidenza con gli strumenti di comunicazione e l’attività di una redazione giornalistica, ne affinerà in meglio il   linguaggio, che come lo ricordiamo tutti, riusciva ad essere diretto, chiaro e semplice.

Chi ha avuto modo di ascoltare Puggioni sia in occasioni pubbliche, che in conversazioni private, sicuramente ne avrà apprezzato la proprietà di linguaggio, la capacità di scandire tempi e toni in maniera sempre molto efficace.

A Mosca risiede in un piccolo appartamento presso l’Hotel Ucraina ed entra subito in contatto con personalità del mondo sovietico moscovita, ma anche con una presenza italiana importante, tra le quali mi  preme segnalare quella con il “mitico” Giovanni Germanetto, giunto nell’URSS nel 1922, autore di un famoso libro “Le memorie di un barbiere” e insieme a Paolo Robotti “Trent’anni di lotte dei comunisti italiani”.

Frequenta e stringe amicizia con Giulia Schucht, la moglie di Antonio Gramsci, e con sua sorella Eugenia.

Di quello stesso periodo è l’amicizia Maurizio Ferrara corrispondente dell’Unità da Mosca (che successivamente sarà direttore de l’Unità), sua moglie Marcella che fu collaboratrice nella segreteria di Palmiro Togliatti.

In quelle circostanze Nilde si trovò più volte a prendere in braccio l’allora piccolo Giuliano, che diventerà noto a tutti noi per la militanza in un altro schieramento.

Sono anni in cui maturano una serie di rapporti sul piano politico ed umano con dirigenti nazionali che si recano a Mosca, tra i quali Nilde mi ha segnalato tra tutti, quello con Pietro Ingrao.

Inoltre, c’è una frequentazione molto importante per tutti gli avvenimenti di carattere culturale che si svolgevano attorno alla residenza dell’Hotel Ucraina e, infine dulcis in fundo, la frequentazione costante della vita culturale moscovita e del Teatro Bolscioi.

Sono anni importanti e prima di venire assegnato a nuova funzione in Polonia, nell’aprile del 1961 – alla quale oppone un diniego – l’esperienza si conclude con il rientro repentino a Carbonia, preceduto da un breve intervallo a Berlino Est che dura da aprile a luglio e con un intervallo romano dove vengono ricevuti insieme ad altri compagni provenienti da analoghe esperienze, da Palmiro Togliatti.

Nel luglio del 1961, appena rientrato a Carbonia, assume l’incarico di segretario del Comitato cittadino del PCI ed eletto nella segreteria della federazione del Sulcis, appena costituita al fianco di Licio Atzeni che è stato il primo segretario della federazione del PCI del Sulcis.

Una breve notazione, Licio Atzeni era il padre del noto e indimenticato scrittore Sergio Atzeni ed era la figura che ha ispirato il personaggio principale del libro “Il figlio di Bakunin” dal quale ha preso spunto per l’omonimo film,  il regista cinematografico Gianfranco Cabiddu.

Alle elezioni amministrative del novembre 1964 viene rieletto consigliere comunale, in una consiliatura nella quale si succedono due sindaci Antonio Saba ed Aldo Lai, quest’ultimo alla guida di una coalizione di centro sinistra in sintonia con il quadro politico nazionale di quella stagione politica, ma questa esperienza si conclude in modo traumatico con l’arrivo del commissario prefettizio, dottor Pandolfini se la memoria non mi inganna che amministrerà la Città sino alle elezioni del 17/18 novembre del 1968.

Antonio Puggioni viene eletto in questa tornata e rieletto consigliere alle elezioni amministrative del novembre del 1973 e siederà in Consiglio comunale sino alle elezioni del giugno 1979, in una consiliatura che, per ragioni di allineamento elettorale nazionale, dura sei e non cinque anni come previsto.

Riprendendo il filo dell’impegno politico a luglio del 1965 viene nominato Segretario della Federazione del PCI del Sulcis e nel 1969 viene eletto consigliere regionale nella VI Legislatura e riconfermato  nel 1974 VII legislatura nell’incarico di consigliere regionale che si concluderà nel 1979.

Su questo punto, quello dell’esperienza nel Consiglio regionale mi limito  a questa enunciazione poiché abbiamo chiesto al senatore Francesco Macis che è stato suo collega nei banchi del Consiglio, di tracciare nel suo intervento un profilo significativo dell’esperienza politica e istituzionale  condotta come legislatore.

Nel 1981, dopo un incarico di breve durata nel Comitato di gestione dell’USL n° 17 di Carbonia, Antonio Puggioni lascia tutti gli incarichi per dedicarsi ad attività private.

Come avete avuto modo di constatare, nella mia esposizione, ho cercato di seguire un ordine cronologico preciso  nel segnare il percorso della vita di Puggioni e a questo proposito devo dirvi che, mi è stato di particolare aiuto, proprio un suo scritto autografo nel quale ha segnato le tappe più significative delle esperienze della sua vita terrena che si è conclusa con la sua morte avvenuta a Carbonia il 24 agosto del 1998.

Una vita costellata da un impegno politico molto assorbente che però non gli ha impedito di essere molto presente nella vita familiare come marito e nell’educazione dei tre figli, Antonello, Cristina ed Annamaria che lo ricordano come un padre affettuoso e attento.

Vorrei aggiungere qualche ricordo personale del rapporto che ho intrattenuto personalmente con Antonio e qualche valutazione di carattere politico.

Una delle sue caratteristiche principali era costituita dalla capacità di dialogo e di intessere rapporti sul piano personale, sia con il mondo esterno, mi riferisco al dialogo con le altre forze politiche che con quello interno al proprio partito.

Assegnava al tema del rapporto con le persone un grande valore e questo era un suo grande pregio.

Una dialettica votata sempre alla ricerca dei punti d’incontro e di unione  soprattutto quando le distanze tra le posizioni in campo  rischiavano di diventare incolmabili.

Una capacità non certo unica, ma abbastanza rara, il saper mantenere in vita il filo del dialogo anche nelle situazioni di maggiore difficoltà.

Non fu mai un uomo di rottura, ma di dialogo, anche su piano sociale, lo testimoniano i rapporti con l’Azienda Mineraria, tra i minatori e nel rapporto con il clero e la sfera religiosa.

A questo proposito, mi preme ricordare il suo rapporto ed il ricordo affettuoso che aveva di don Vito Sguotti, che è stata una figura importante nella storia della Città, ben al di là della sua funzione di Sacerdote, quello con don Luigi Tarasco, cappellano dell’Ospedale Sirai, con i quali ha condiviso alcuni dei passaggi difficili dei primi anni di vita di Carbonia e, in ultimo, nella seconda metà degli anni ‘80, con fra Nazareno da Pula, con don Amilcare Gambella, che lo ricorderà nell’intervento successivo al mio, anni nei quali si era riavvicinato anche dal punto di vista spirituale alla fede e alla Chiesa.

Era inoltre animato da una curiosità culturale ed intellettuale non comune, per le vicende del Bacino Minerario e della sua classe operaia, era un lettore vorace e sempre impegnato nella ricerca di documenti.

Per questa sua attitudine alla ricerca ed all’accumulo di carte, atti, documenti, fotografie, pubblicazioni ,era avvertito come un pericolo, lo dico simpaticamente, soprattutto nelle sezioni di partito.

Questa tenacia gli ha consentito di acquisire e conservare un patrimonio documentale di grande rilievo del quale troviamo già da tempo, un significativo riconoscimento con delle citazioni in pubblicazioni di carattere nazionale, quali: “Carbosarda”, a cura di Giuseppe Are e Marco Costa, nella collana Mondi Operai nell’Italia del Novecento;

Ricordo di aver ricevuto da lui in dono, copia originale del Piano Levi, copia dell’Atto costitutivo della Società delle miniere di Iglesias, stipulato a Parigi nel 1867.

In questo lavoro era particolarmente scrupoloso ed aveva metodo e questo è stato tra gli altri, uno dei  tratti moderni della personalità di Puggioni sui quali intendo soffermarmi, perché sono un coniugato di sensibilità e lungimiranza insieme.

Tra le sue attività, delle quali mi aveva parlato e di cui ebbi modo di prendere visione, c’è un’interessante rassegna biografica di figure che hanno segnato la storia della città di Carbonia attraverso le lotte, la quotidianità, l’impegno istituzionale e religioso delle quali ha tracciato un ritratto di grande valore per la nostra memoria collettiva: Renato Mistroni, Silvio Lecca, Don Vito Sguotti, Pietro Cocco, Marco Aurelio Giardina, Giorgio Carta, Francesco Piga Onnis, Giuseppe Cabua, Claudino Saba e moltissimi altri.

Questo lavoro testimonia una grande sensibilità e la volontà di non disperdere un patrimonio di conoscenze e di memorie il cui valore culturale, sociale ed antropologico è di un’importanza inestimabile per tutti noi.

Devo aggiungere che proprio su questa traccia l’indimenticato compagno ed amico Sergio Usai, alla guida dell’associazione “La nostra storia – Le nostre radici”, si era impegnato a proseguire in un analogo lavoro di implementazione riguardante figure importanti della città e del mondo dello sport cittadino, che è bene tenere presente in memoria.

In ultimo, mi avvio a concludere, voglio esprimere il mio sincero apprezzamento per l’organizzazione di questa  conversazione.

Non è questa la prima occasione in cui l’associazione “Amici della Miniera” dedica un’iniziativa in ricordo di personalità che si sono distinte nella nostra comunità, segnalo quella dedicata alla figura di Silvio Lecca alcuni anni orsono, altre analoghe ci saranno in futuro, a partire dalla prossima in programma, dedicata alla figura di Aldo Lai.

E’ quindi doveroso apprezzare ed elogiare il proposito dell’associazione e di Mario Zara che la dirige,  perché rimanga così forte e determinata la volontà di restituire alla memoria collettiva una piena e completa evidenza di protagonisti della nostra comunità cittadina, qual è stato Antonio Puggioni.

Nel concludere il mio intervento, vorrei ringraziare l’associazione, per avermi concesso l’onore ed il piacere di contribuire a farlo insieme a tanti altri amici e compagni intervenuti a questa iniziativa.

Antonangelo Casula

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Via libera anche al Senato alla dichiarazione della Casa Gramsci monumento nazionale. 

«La dichiarazione della Casa Gramsci di Ghilarza come monumento nazionale è un fatto importante sul piano simbolico per quello che ancora oggi rappresenta il pensiero dell’intellettuale e politico sardo nel mondo e per la possibilità che le nuove generazioni possano ancora giovarsi del suo insegnamento.»

Cosi ha dichiarato il senatore Silvio Lai, intervenuto nel dibattito in Senato sulla legge già approvata alla Camera primo firmataria l’on. Caterina Pes. Silvio Lai è intervenuto a nome del Pd con i colleghi Albano e Angioni, che ha fatto la dichiarazione di voto.

«Per noi sardi – ha sottolineato Silvio Lai – Antonio Gramsci è prima di tutto un sardo, parte del nostro modo orgoglioso di essere popolo. Ma sappiamo che Gramsci è un intellettuale nazionale, patrimonio inestimabile della storia del nostro Paese che ha ben chiari i valori della democrazia, della libertà, dell’antifascismo. Il suo “odio verso gli indifferenti” è quanto mai attuale e resta un lucido insegnamento nel momento in cui proviamo a combattere il distacco e la disaffezione, consapevoli delle responsabilità che appartengono alla politica ma coscienti che della buona politica che consente la partecipazione, che spinge alla responsabilità, che stimola la passione si può contrastare l’indifferenza che confina con la rassegnazione.»

«Finite le ideologie del ‘900 – ha concluso Silvio Lai – la politica ha un indifferibile bisogno di rafforzarsi in quelle fondamenta valoriali, di libertà e di democrazia, che sono la premessa per mantenere coesa la comunità nazionale e per assicurarle alle giovani generazioni.»

Le lacrime di Gramsci - cm 80x120 - Tecnica mista su tela -

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Il consigliere regionale e segretario regionale di Sinistra Ecologia Liberà Luca Pizzuto interviene nella vicenda della chiusura del Museo del bisso di Sant’Antioco, per il quale il comune di Sant’Antioco ha imposto lo sfratto per un problema con l’impianto elettrico.

«Torniamo sulla vicenda dello smantellamento del Museo del bisso di Sant’Antioco, in occasione della sua chiusura – scrive in una nota Luca Pizzuto -, per portare la nostra massima solidarietà alla signora Chiara Vigo. Ci siamo attivati a livello regionale per cercare ancora una volta di arrivare ad una soluzione. Chiediamo con forza al sindaco – conclude Luca Pizzuto – di provare altre strade per scongiurare la chiusura di questa una perla della cultura sulcitana, meta ogni anno di numerosissimi visitatori e conosciuta in tutto il mondo per la sua bellezza e specialità.»
Anche il Circolo SEL Antonio Gramsci di Sant’Antioco ha diffuso un comunicato stampa con il quale rivolge un appello all’amministrazione in carica nella figura del primo cittadino Mario Corongiu e del suo vice ed assessore alla cultura Marco Massa, «affinché mettano immediatamente in atto gli strumenti amministrativi che hanno a disposizione atti a bloccare la procedura di sgombero dei locali del Monte Granatico, ci rendiamo disponibili oltremodo a creare un canale con l’amministrazione regionale, se di problemi legati a risorse per la ristrutturazione dei locali si tratta, porti ad un coinvolgimento dell’assessorato competente e dell’assessore Claudia Firino, affinché si recuperino le risorse, ove sia possibile, per mettere a norma gli stabili e si riassegni alla signora Vigo il locale, così che lei possa proseguire nell’opera maestra di promozione territoriale del nostro comune entro e fuori i confini nazionali. Questa è una delle cose che la politica può e deve fare – ha concluso il Circolo SEL Antonio Gramsci di Sant’Antioco – per salvaguardare quel pacchetto di peculiarità che sono parte integrante ed esclusiva della magnifica cittadina in cui risiediamo».

Fino ad oggi tute le azioni messe in atto per opporsi alla decisione del comune di Sant’Antioco ri sono rivelate inutili, ad iniziare dal ricorso al TAR di Chiara Vigo, fino alla petizione online promossa dall’attrice Maria Grazia Cucinotta che il 30 luglio ha visitato il Museo del bisso.

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Pinuccio Sciola.

Pinuccio Sciola.

La Giunta regionale ha stanziato 250.000 euro per celebrare i personaggi illustri della Sardegna. Da Antonio Gramsci a Pinuccio Sciola, passando per Grazia Deledda e Francesco Masala ed altri ancora. L’Esecutivo regionale, riunito oggi a Villa Devoto, su proposta di delibera dell’assessore della Cultura Claudia Firino ha approvato il finanziamento di 250mila euro per iniziative nell’isola. 

La Giunta ha istituito, per il 2016, l’anno gramsciano, per celebrare il 125esimo anniversario della nascita e l’ottantesimo della morte dell’intellettuale di Ales, prevedendo un programma coordinato di iniziative, presieduto da un comitato regionale, con 85mila euro da ripartire tra gli enti locali interessati.

Ottantacinquemila euro, dei quali 65 mila al comune di Nuoro e 20mila al comune di Galtelli sono stati stanziati per le celebrazioni dell’ottantesimo anniversario della morte e del novantesimo del Nobel della scrittrice Grazia Deledda.
Per il centenario della nascita di Francesco Masala e Antonio Simon Mossa sono previsti 30mila euro per il comune di Nughedu San Nicolò e 20 mila euro ad Alghero. Con 15mila euro, divisi tra i comuni di Nuoro e Dorgali, saranno organizzate manifestazioni a favore di Salvatore Fancello mentre al comune di San Sperate andranno 15mila euro per le celebrazioni dello scultore, Pinuccio Sciola.
«Le figure che abbiamo deciso di celebrare quest’anno sono tutte fortemente rappresentative della cultura dell’isola. Intellettuali, scrittori e politici che hanno saputo – ha detto l’assessore della Cultura Claudia Firino – ciascuno nella propria area di studio, leggere la realtà del loro tempo con uno sguardo lungimirante verso il futuro e ciò che sarebbe stato.»

L’assessore della Cultura ha voluto inserire, tra i personaggi illustri da celebrare, l’artista Pinuccio Sciola. «La recente scomparsa di Sciola è una perdita enorme per la nostra isola. L’ho ricordato come uno dei grandi visionari sardi al Salone del libro di Torino: un uomo libero e lungimirante, un artista che ha saputo essere ambasciatore della Sardegna e della sua identità e cultura in tutto il mondo. La Regione è impegnata nella tutela del pensiero e dell’opera dei suoi personaggi illustri, tra i quali non poteva mancare appunto Sciola. È questa per noi un’eredità fondamentale, che deve essere diffusa specie tra le nuove generazioni, e portata oltre i confini regionali e nazionali, come si sta facendo ad esempio per la Deledda grazie all’edizione nazionale dell’Opera Omnia».

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Proseguono a Cagliari le iniziative inserite nel cartellone per le celebrazioni del 71° anniversario della liberazione dal nazifascismo. Per il ciclo “Donne della Resistenza, madri della Costituzione” la partigiana Lidia Menapace (componente del Comitato Nazionale dell’Anpi) sarà protagonista dell’incontro dal tema “1946: le donne al voto. Un appuntamento con la storia”, in programma venerdì 20 maggio alle ore 16.30 al centro culturale “Il Ghetto” di via Santa Croce a Cagliari.

L’iniziativa è organizzata dall’Anpi di Cagliari, in collaborazione con l’associazione Antonio Gramsci di Cagliari, Giustizia e Libertà di Cagliari, Associazione Nilde Iotti di Ussana e Toponomastica Femminile, con il contributo dell’Università di Cagliari.

Lidia Menapace sarà intervistata dalla giornalista de il Manifesto Daniela Preziosi. Il dibattito, che sarà coordinato da Luisa Sassu (Comitato provinciale Anpi di Cagliari), prevede gli interventi di Michela Caria (lAssociazione Antonio Gramsci) e Carlo Dore jr (circolo cittadino di Giustizia e Libertà), mentre l’attrice Monica Zuncheddu leggerà una serie di testimonianze femminili in occasione del primo voto alle donne in Italia.

In occasione dell’incontro, negli spazi del Ghetto sarà visitabile una mostra fotografica sul primo voto alle donne in Italia, allestita dal gruppo Toponomastica Femminile.

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Lunedì 11 aprile 2016, alle 17.30, nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna, in Via San Salvatore da Horta 2, a Cagliari, la Fondazione Enrico Berlinguer, l’Associazione Enrico Berlinguer e la Casa Natale Antonio Gramsci organizzano ‘1946-2016: 70 anni dalla Repubblica, 70 anni dal voto alle donne’.

Il suffragio femminile è arrivato in Italia molto tardi rispetto ad altri Stati europei. La prima occasione di voto furono le amministrative del 1946: le donne risposero in massa con un’affluenza dell’85 per cento. La stessa partecipazione segnò anche il referendum del 2 giugno: su 226 candidate, inoltre, ne furono elette 21, pari al 3,7%. 

Com’è cambiata l’Italia da un punto di vista sociopolitico a 70 anni dal voto delle donne?

Interverranno Romina Mura, sindaca di Sadali e deputata – la candidata più votata alle parlamentarie del PD del dicembre 2012 in cui venne introdotta la doppia preferenza di genere; Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna; Maria Del Zompo, prima Magnifico Rettore dell’Università di Cagliari donna dopo l’avvicendarsi di 60 uomini; Massimo Zedda, sindaco di Cagliari che, appena insediato nel 2011, nominò la Giunta ‘più rosa d’Italia‘; Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali al Senato.

L’iniziativa si inserisce all’interno del programma della Fondazione Enrico Berlinguer sui 70 anni della Repubblica e del 70esimo anniversario del voto alle donne ed è patrocinata dal comune di Cagliari. Sarà introdotta e coordinata da Francesca Ghirra, presidente della commissione Cultura del comune di Cagliari. Saranno presenti parlamentari, consiglieri regionali e amministratori locali.

70 anni dalla Repubblica, 70 anni dal voto alle donne

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Le lacrime di Gramsci - cm 80x120 - Tecnica mista su tela -

E’ in programma sabato 27 febbraio ad Ales, l’evento di inaugurazione dell’Anno gramsciano, promosso dall’Associazione Casa Natale Antonio Gramsci di Ales, in collaborazione con l’amministrazione comunale. Nell’occasione, è prevista la cerimonia di premiazione degli oltre 100 detenuti di 29 istituti di pena di tutta Italia che hanno partecipato al concorso di pittura intitolato alla memoria di Peppinetto Boy “Gramsci visto da dietro le sbarre”.
«L’iniziativa ha un valore simbolico molto forte ed è legata alla vita e ai trascorsi del grande pensatore e intellettuale sardo, grazie al coinvolgimento della popolazione carceraria da sempre a rischio di esclusione sociale, se non inserita in contesti di stimolo culturale – ha detto stamane l’assessore della Cultura e Pubblica Istruzione Claudia Firino, durante la conferenza stampa nel Palazzo di Viale Trieste a Cagliari per la presentazione dell’evento di inaugurazione dell’anno gramsciano, e delle prime iniziative del Programma annuale pensato per celebrare l’intellettuale isolano -. Ecco perché è importante la partecipazione del Guardasigilli Andrea Orlando».
Sarà il ministro della Giustizia Orlando, sabato 27 febbraio alle ore 17.00 ad Ales, a premiare le opere di tre carcerati scelte da una giuria composta dagli artisti Pinuccio Sciola, Alberto Scalas e Massimo Spiga. I vincitori riceveranno un premio in denaro, mentre sarà consegnato a tutti un attestato di partecipazione e una copia de La vita di Antonio Gramsci di Peppino Fiori. Le opere saranno esposte in una mostra allestita nei locali del comune di Ales e resterà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14, e il fine settimana dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00. Il prossimo mese la mostra sarà trasferita a Lecce.
«L’anno gramsciano prevede un programma a tappe, che si snoderà sino al 27 aprile 2017 – ha aggiunto Claudia Firino – nel quale la Regione ha coinvolto enti locali e associazioni, il mondo della scuola e quello accademico e le amministrazioni dei comuni legati alla vita e allo studio delle opere dell’intellettuale. Vogliamo creare nuove iniziative rispetto a quelle già esistenti, come il concorso rivolto agli studenti delle scuole “Immaginando Gramsci”, metterle in rete e connessione tra di loro in maniera coerente e produttiva, con una attenzione particolare soprattutto alle nuove generazioni. Vorrei che il pensiero di Gramsci fosse ripreso, rielaborato e fatto proprio dai ragazzi e dagli studenti. Ancora, molto importante, dobbiamo allargare l’orizzonte del nostro progetto al di là dei confini isolani e nazionali. Sappiamo che la figura di Gramsci è più studiata all’estero che in Sardegna e in Italia. L’istituzione dell’anno gramsciano da parte della Giunta è una scelta legata anche a questa consapevolezza, e alla volontà di riportare l’attenzione e approfondire gli studi sul pensatore sardo. In Sardegna dobbiamo essere i primi studiosi e i primi conoscitori dell’intellettuale, poiché questa terra gli ha dato i natali. Dobbiamo formare generazioni di persone orgogliose di un pensatore riconosciuto a livello mondiale.»
La delibera dell’istituzione dell’anno gramsciano, che si conclude il 27 aprile 2017, è stata approvata dall’Esecutivo il 19 gennaio 2016. «E’ prevista la creazione di un Comitato che – ha concluso la titolare della Cultura – ha lo scopo di mettere attorno a un tavolo associazioni, enti e università che negli ultimi anni si sono occupate di Gramsci, perché lavorino insieme». In questi giorni sarà formalizzata la composizione del Comitato, presieduto dalla Regione, con l’Università di Cagliari e Sassari, i Comuni di Ales, Ghilarza, Santu Lussurgiu, Sorgono, le associazioni come l’Istituto Gramsci della Sardegna, l’Associazione Casa Natale Antonio Gramsci Ales, l’Associazione Casa Museo Antonio Gramsci Ghilarza e Terra Gramsci, insieme alla Fondazione Sardegna.

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In occasione del 125° anniversario della nascita (22 gennaio 2016) e dell’ottantesimo anniversario dalla sua scomparsa (27 aprile 2017),
la Giunta regionale – su proposta dell’assessore della Cultura Claudia Firino – ha istituito l’Anno Gramsciano. Saranno coinvolte le Università, la Fondazione Istituto Antonio Gramsci, le Associazioni più rappresentative intitolate allo studioso e la Fondazione Banco di Sardegna.
Il progetto rientra nel programma di iniziative culturali in onore di Antonio Gramsci nei comuni della Sardegna, in special modo in quelli nei quali è vissuto l’intellettuale e si è sviluppata la sua attività.
«L’iniziativa nasce dalla volontà di dare un marcato rilievo anche istituzionale – ha detto l’assessore Firino – alla figura di Antonio Gramsci, come politico, giornalista, pensatore e intellettuale riconosciuto e studiato a livello internazionale, e ancora per diffondere quanto più possibile tra le giovani generazioni quella che è l’universalità, la profondità e l’alto valore morale ed educativo del suo pensiero e delle sue riflessioni. La Sardegna ha bisogno di riappropriarsi di questa figura in maniera sostanziale, attivando momenti di approfondimento e di confronto culturale, e queste ricorrenze ci forniscono un’occasione da cogliere per poterlo fare.»
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