21 November, 2024
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Martello, incudine, forza di braccia, ferro e fuoco. E’ l’immagine che, da parecchie centinaia di anni, si ha quando si descrive la figura del fabbro, una professione che incarna un mestiere antico con la capacità, unica, di modellare e vedere nel metallo qualcosa che non tutti vedono. Il fabbro è un maestro che svolge un’attività completa: ripara e realizza manufatti in ferro e altri metalli come le ringhiere per le scale e balconi, pezzi di arredamento e di design, infissi e cancelli di abitazioni, ville e giardini urbani. Molti si occupano d riparare e sostituire serrature, di sbloccare serrande o di ripristinare saracinesche e tapparelle.

In Sardegna le attività fabbrili sono ben 472, di cui ben 407 (l’86,2%) artigiane. Un lavoro apparentemente “di altri tempi”, vista l’industrializzazione delle imprese sempre più spinta. In ogni caso, i numeri dei fabbri sardi, nonostante una crisi generalizzata, danno ancora ragione al mestiere.

Come anticipato, infatti, le imprese della “Fabbricazione di oggetti in ferro, in rame e altri metalli”, presenti in Sardegna al III trimestre 2018, secondo l’analisi dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna (fonte UnionCamere-Infocamere) sono 472. Di queste l’86,2%, pari a 407 imprese, appartengono al comparto artigiano. Sull’Isola la provincia in cui si concentra il maggior numero di fabbri dell’artigianato è Cagliari (33,7%) seguita da Sassari (32,2%), Nuoro (26,8%) e Oristano (7,4%). Rispetto ai quattro precedenti anni (comparazione III trimestre 2014 – III trimestre 2018) sul territorio sardo si contano meno fabbri, sia totali (-28 unità) che artigiani (-25 unità).

Sempre 2018, secondo gli ultimi dati disponibili Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, in Sardegna le imprese prevedevano 310 nuove assunzioni di fabbri ferrai, costruttori di utensili e assimilati, questo dato ci consente di cogliere la vitalità di questa nicchia di imprese che effettuano un antico mestiere. Sempre facendo riferimento a questi dati si rileva una difficoltà maggiore (43,7%) da parte delle imprese nel reperire il personale ricercato rispetto alla media (18,4%).

Ovviamente, sono sempre più rare le realtà che seguono ancora la tradizione antica della forgiatura a fuoco. Di conseguenza scompaiono le tradizionali botteghe artigiane, con la loro atmosfera, con i maestri che modellano, scolpiscono e battono il metallo, con maestria e talento, trasformandolo in pezzi unici e regalando emozioni spettacolari.

«Modellare i vari metalli è un’arte che andrebbe conservata e tramandata – afferma Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – perché, per esempio nelle costruzioni, molti progetti che riguardano rifacimenti e ristrutturazioni hanno bisogno proprio della collaborazione di un artigiano del genereQuesta professione, in ogni caso, resiste ma soffre ed il vero problema è che ci sono pochi giovani pronti a subentrare agli anziani e, conseguentemente, ci sono pochi apprendisti

Per restare in sella, quindi, serve un mix di continua specializzazione e conoscenze informatiche, indispensabili per riuscire a “vendersi” a un pubblico più ampio.

Questa professione negli anni, ha subito dei notevoli cambiamenti, ma è stata mantenuta quella manualità che rende la sua figura un vero artista. Il fabbro moderno cerca di associare il mestiere ad altre attività che riguardano la carpenteria e il lavoro di serramentista ma può capitare che il lavoro si svolga in team con altri professionisti. Molti ingegneri e architetti si avvalgono del fabbro come persona necessaria nelle ristrutturazioni e alcuni manufatti di ville storiche e prestigiose, vengono riprodotti fedelmente e rigorosamente a mano.

«In aiuto a questa professione vengono in “soccorso” anche gli strumenti tecnologici – aggiunge Antonio Matzutzi – che permettono di valorizzare i lavori ben fatti. Parliamo di macchinari 4.0 ma anche dei social che consentono di promuoversi ed essere sempre più vicini ai clientiPer questo crediamo che anche questa figura professionale debba essere presa in considerazione quando si parla di innovazione – conclude il presidente di Confartigianato Sardegna – infatti, l’innovazione intesa come penetrazione nei processi produttivi della rivoluzione digitale, è per le micro e piccole imprese una questione cruciale

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Calano gli investimenti pubblici per gli interventi di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali della Sardegna ma crescono le imprese sarde che si specializzano nella cura e recupero di monumenti e immobili di pregio.

Secondo l’elaborazione realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna su dati MISE-DpS-ISTAT, le erogazioni statali verso l’Isola sono passate dai 319 milioni annui nel triennio 2007-2009 per arrivare ai 228 milioni del 2014-2016, per una spesa media annua pro capite di 137 euro, registrando così un calo secco triennale di 92 milioni e una contrazione negativa percentuale del -28,7%. La nostra Isola, in ogni caso, è la sesta regione per spesa media pro capite con al primo posto la Valle d’Aosta (1.443), seguita dalla provincia di Bolzano (416), Trento (323). Ultima la Puglia con soli 65 euro a testa.

Al contrario, crescono le imprese locali specializzate nella conservazione e manutenzione di questi preziosissimi beni: sono 10.519 e negli ultimi 3 anni sono aumentate del 2%. Di queste ben 7.714 sono artigiane: 2.981 si occupano di installazioni di impianti elettrici e idraulici, 3.547 di completamento e finitura di edifici, 24 di attività di conservazione e restauro opere d’arte e 1.427 di servizi per edifici e paesaggio.

«Investire in interventi di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali e ricreativi della Sardegna – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – porterebbe, sicuramente, anche alla crescita del flusso di turistiIl recupero del gap di spesa, rispetto a quello del 2007-2009 (ben 92 milioni di euro in meno sulle erogazioni 2014-2016, per l’acquisto di beni e servizi per il settore Cultura) – aggiunge Antonio Matzutzi – si tradurrebbe in Sardegna in circa 1.100 nuovi posti di lavoro nelle oltre 10 mila imprese che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio (più di 2 terzi artigiane).»

A livello provinciale, prendendo come riferimenti i confini delle vecchie province, 2.828 imprese artigiane si trovano in quella di Cagliari, 2.991 a Sassari, 1.297 a Nuoro e 588 a Oristano.

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Sono 6.638 le imprese artigiane che in Sardegna sono coinvolte nel mercato isolano delle vacanze, producendo beni, fornendo servizi e somministrando prodotti di altre realtà come le aziende agroalimentari, dei servizi balneari, della ristorazione, dei trasporti, della ricettività ma anche della manifattura, dell’abbigliamento, dell’intrattenimento e delle attività culturali.

Lo rileva l’elaborazione dall’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte UnionCamere-InfoCamere 2018), sull’artigianato interessato dalle attività turistiche nell’isola, che sottolinea acome queste rappresentino il 18,8% del totale delle imprese artigiane registrate negli albi camerali in aumento rispetto al 18.4% dell’anno precedente.

Con questo importante dato, l’Isola conferma il sesto posto nella classifica nazionale delle piccole e medie imprese maggiormente collegate al turismo; al primo la Sicilia con il 22,2% seguita dalla Campania con il 21,2 contro una media nazionale del 15,89%.

«Dalle prelibatezze alimentari ai capolavori della manifattura artistica, non c’è settore e attività in cui l’artigianato sardo non brilli per capacità di attrazione turistica

Così il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi, commenta i dati delle imprese artigiane che lavorano a stretto contatto con il turismo.

«Dal mare alla montagna, passando per le zone interne – aggiunge Antonio Matzutzi – c’è l’imbarazzo della scelta per i turisti che vogliono scoprire, gustare, ammirare e acquistare il valore artigiano del bello, buono e ben fatto made in Sardegna.»

Nelle province sarde, ben 2.656 imprese artigiane operano nel turismo in provincia di Cagliari (in crescita di 44 unità rispetto all’anno prima), 1.243 a Nuoro ( +9 rispetto alla precedente rilevazione) e Sassari 2.296 (calo di 64 unità) e Oristano (-40, con una provincia che sconta il non risolto problema della rilevazione dei dati artigiani presso l’Albo Artigiani provinciale).

Sul fronte “turismo”, i dati ISTAT 2017 confermano l’appeal sempre importante della nostra regione nei confronti dei vacanzieri. Infatti, gli arrivi totali certificati sono stati 3milioni e 97mila, con il 48,2% di stranieri, per un totale di 14milioni e 222mila presenze totali. La nota negativa è che queste presenze rappresentano solo il 3,4% del totale italiano (16% si reca nel Veneto, il 10% in Toscana e il 9% in Lombardia).

La permanenza media nella nostra regione è di 4,6 giorni con un tasso di turisticità di 8,6 (dato dalle giornate di presenza nel complesso degli esercizi ricettivi per abitante) contro una media nazionale di 6,9 presenze per abitante.

In Sardegna. A livello provinciale, osserviamo la maggiore concentrazione di presenze turistiche nella vecchia provincia di Sassari (ora Sassari-Olbia Tempio) con 1milione e 525mila arrivi e 7milioni e 492mila presenze e un tasso di turisticità di 15,2. Segue il Sud Sardegna (vecchia provincia di Cagliari) con 450mila arrivi e 1milione 400mila presenze con un tasso di turisticità di 3,3. Poi Nuoro con 457mila arrivi e 2milioni e 382mila presenze e tatto di turisticità di 11,2. Chiude Oristano con 216mila arrivi e 635mila presenze con il 4,0 di turisticità.

Un patrimonio che Confartigianato Sardegna valorizza con le tante attività messe in campo dalle Associazioni territoriali, come gli eventi che producono ricettività, sinergie, itinerari turistici, turismo esperienziale.

«Da molti anni siamo impegnati – sottolinea ancora il presidente – a promuovere le aziende artigiane a vocazione turistica che danno ricettività e constatiamo che è un settore con un trend in crescita e nel quale si integrano, in una logica di filiera, i pubblici esercizi, le imprese alimentari, quelle del trasporto persone e del tipico e tradizionale, ma anche quelle dell’abbigliamento e del benessere in generale. Questi numeri ci dimostrano come il legame tra i due settori sia ormai indissolubile e sempre più complementare la Sardegna è un’isola a vocazione turistica e tanti artigiani sono pronti per continuare, sempre più ad abbracciare lo sviluppo di queste attività

«Occorre, da un lato, migliorare il sistema istituzionale che governa questi due settori iniziando da un Assessorato che prenda in giusta considerazione le esigenze e le specificità dell’intero comparto artigiano, così come chiesto in campagna elettorale dalla nostra Associazione ai Candidati PresidenteInoltre – conclude il segretario di Confartigianato Sardegna, Stefano Mameli – occorrerà intervenire sulla continuità territoriale, sia marittima che aerea, al fine di rendere più accessibile al turista il trasporto verso la Sardegna che oggi, da questo punto di vista, è meno competitiva di altre mete

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Il presidente e il vicepresidente di Confartigianato, Antonio Matzutzi e Fabio Mereu, con il segretario regionale, Stefano Mameli, ricordano come il neo governatore abbia condiviso e sottoscritto le priorità delle piccole imprese presentate dall’associazione artigiana attraverso il “manifesto dell’artigianato sardo” dal titolo “Misurare per crescere. Il nuovo Rating di Confartigianato Sardegna”. Il documento, infatti, pone l’artigianato al centro dell’azione di governo della prossima legislatura attraverso 6 temi chiave cari al mondo delle piccole e medie imprese sarde: la riforma dell’artigianato e degli assessorati, il credito, la competitività, la burocrazia, il lavoro e la formazione, le infrastrutture, i trasporti e l’energia. Lo stesso documento è stato anche sottoscritto da 70 candidati Consiglieri di tutti i territori della Sardegna.

«Siamo ottimisti rispetto al lavoro che ci sarà da fare anche se, non lo nascondiamo, il percorso di crescita della Sardegna sarà irto di difficoltà – affermano Antonio Matzutzi e Fabio Mereu – ora aspettiamo di venir convocati per un primo confronto, appena avverrà l’insediamento ufficialeE’ necessario, al più presto, dare un nuovo governo all’isola ed affrontare le criticità che da troppo tempo sono un freno e un fardello per il nostro sistema regionale

Confartigianato ricorda, inoltre, come fin dall’inizio della prossima legislatura, attraverso il “Rating”, il misuratore degli impegni della politica nei confronti delle aziende, attiverà un percorso di dialogo stabile e costruttivo tra imprese associate e Regione per pesare, comunicare e valutare i benefici derivanti dalle decisioni e dalle politiche regionali per le attività artigiane e il territorio. Con tale progetto e metodo, il presidente, gli assessori ed i consiglieri verranno quotidianamente monitorati attraverso un vero e proprio il sistema di controllo “ad personam” indipendente e certificato, con il quale le aziende potranno verificare e valutare la qualità dei comportamenti politico-sindacali dei nuovi amministratori regionali.

«Adesso aspettiamo la proclamazione definitiva degli eletti e la nomina della Giunta – aggiungono Antonio Matzutzi e Fabio Mereu – per procedere immediatamente all’avvio del monitoraggio e cominciare le singole valutazioni sulle azioni proposte dalle impreseL’artigianato della Sardegna conta oltre 35mila imprese artefici di un valore aggiunto regionale prodotto che supera i 3 miliardi, con una incidenza del 10,6% sul totale regionale, soffre di problematiche croniche che da tempo ne limitano lo sviluppoPer questo il sistema produttivo delle piccole e medie aziende sarde, chiede un importante sforzo per riportare l’artigianato al centro delle politiche di sviluppo, anche per riconoscere il ruolo dell’imprenditore artigiano. Tutto ciò – concludono Antonio Matzutzi e Fabio Mereu – potrà avvenire solo attraverso una importante riforma del settore e intervenendo nella “macchina amministrativa regionale. Anche su queste cose vigileremo sull’operato dei consiglieri e della Giunta.»

 

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«Cosa accadrebbe in Sardegna se domani sparissero tutti i 35.209 imprenditori artigiani»?

E’ una domanda, ovviamente provocatoria, che Confartigianato Sardegna vuole porre alla classe politica che da lunedì governerà l’Isola per i prossimi 5 anni, rispondendo con una originale elaborazione dell’Ufficio Studi che, “giocando” un po’, ma nemmeno tanto, con i dati regionali, ha realizzato una simulazione.

«Da sempre, nonostante molti passi avanti fatti – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – è ancora troppo poco ciò che la classe politica fa per supportare il tessuto imprenditoriale dei piccoliSe in una notte dovessero sparire tutte le imprese artigiane non sarebbe un bel risveglio, anzi, la loro assenza sarebbe come uno tsunami sull’economia sarda e sulle condizioni di benessere di cittadini e famiglie di tutta l’Isola

Nella regione dove il 96,6% del comparto produttivo è composto da microimprese fino a 10 addetti, gli artigiani sardi, ogni giorno, portano avanti le loro idee e il loro business facendo i “salti mortali” per far quadrare i conti, offrire lavoro e creare prospettive di crescita per l’economia regionale. Il tutto fra cronici problemi di rappresentatività, credito, competitività, burocrazia, lavoro, formazione, territorio, ambiente, infrastrutture, energia, trasporti e chi più ne ha più ne metta.

Se domattina, d’improvviso, dalla Sardegna scomparissero tutti i suoi 35.209 imprenditori artigiani?

L’impatto sulla popolazione sarebbe, tutto sommato, abbastanza contenuto: il 2,4% in meno. Ma gli effetti sarebbero quelli di uno tsunami sull’economia e sulle condizioni di benessere di cittadini e famiglie.

Il valore aggiunto diminuirebbe di 3.098 milioni di euro, pari ad un calo del 12,6%. Il made in Sardegna perderebbe un apporto dell’1,3%, pari a 175 milioni di euro.

Considerando senza lavoro i 62.546 occupati dell’artigianato, il numero di disoccupati aumenterebbe del 41,7% e il tasso di disoccupazione passerebbe dal 14,8% al 22,2% aumentando di 7,4 punti.

Rimarrebbero 663.754 abitazioni senza artigiani dell’edilizia e dell’installazione di impianti che intervengano per la manutenzione.

Rimarrebbero inanimati 22.287 impianti fotovoltaici senza un’adeguata installazione e manutenzione di artigiani della filiera delle rinnovabili, lo stesso per i 47 impianti eolici.

Nei magazzini delle imprese di produzione e alle porte di negozi e uffici rimarrebbero 20,5 milioni di tonnellate di merci che non verrebbero più gestite dalle imprese artigiane di autotrasporto.

Vi sarebbero 568.000 famiglie che possiedono almeno un’automobile e, nel complesso, un parco di 1.003.338 veicoli circolanti senza autoriparatori artigiani a cui rivolgersi per manutenzione e assistenza; ogni giorno aumenterebbe anche la presenza di motocicli, autovetture ed autobus fermi per strada.

Senza artigiani riparatori di elettrodomestici da chiamare in caso di malfunzionamenti, rimarrebbero 661.000 famiglie che possiedono una lavatrice e 415.000 famiglie che possiedono altri elettrodomestici legati connessi alla rete. Sarebbero senza assistenza tecnica anche le 308.000 famiglie che possiedono condizionatori e climatizzatori.

Sarebbero 232.000 le famiglie che non trovano più le botteghe aperte per la riparazione delle biciclette e la sostituzione di pezzi di ricambio. E le 424.000 famiglie che possiedono Personal computer rimarrebbero senza i servizi e la competenza degli artigiani dell’informatica per installazioni, manutenzioni e cablaggi.

Sarebbero 234.000 famiglie che possiedono una antenna parabolica e altre 535.000 famiglie con decoder digitale terrestre a non poter vedere programmi vista la mancanza degli installatori artigiani di antenne.

Gli 11.096 sposi dei matrimoni celebrati in un anno non potrebbero indossare un abito nuziale realizzato e provato in una sartoria artigiana; nessun fotografo professionista alla cerimonia e il banchetto sarebbe senza la torta nuziale realizzata da una pasticceria artigiana specializzata.

Un disastro della qualità per 787.000 sardi che mangiano dolci almeno qualche volta alla settimana e che vedrebbero sparire pasticcerie, cioccolaterie e gelaterie artigiane.

Per 294.000 cittadini isolani che non pranzano in casa nessun panificio o rosticceria con prodotti artigianali a disposizione.

Per 1.640.717 cittadini che rimangono dopo la sparizione degli artigiani, sarà ancora possibile, vestirsi, arredare la casa e fare un regalo, ma sparirà la qualità e la perizia degli artigiani, ad esempio, negli articoli di abbigliamento, nei prodotti in legno e nei mobili, nell’oreficeria, nel vetro e nella ceramica.

Sarebbero 741.833 le donne con oltre 15 anni che non troverebbero acconciatori ed estetisti.

Considerando come potenziali visitatori di beni culturali nella regione i residenti ed i turisti, sarebbero 3.883.086 le persone che non potrebbero apprezzare alcun restauro realizzato da artigiani specializzati di monumenti e delle opere d’arte presenti nei 225 musei, aree archeologiche, chiese, palazzi storici e giardini sia pubblici che privati regionali.

Una débâcle anche per il turismo: i 3.100.000 arrivi turistici, e i 14 milioni e 200mila presenze, non potrebbero né utilizzare servizi erogati dalle imprese artigiane indispensabili per il soggiorno né accedere alla qualità dei prodotti dell’artigianato.

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Venti giorni è il tempo medio impiegato dall’Amministrazione regionale della Sardegna per saldare i propri fornitori, risultando la quinta regione italiana più veloce nel pagare le fatture. Tra le province sarde, il record di velocità spetta a ex aequo a Oristano e all’Area Metropolitana di Cagliari, entrambe con 23 giorni. Tra i Comuni superiori ai 60mila abitanti, il migliore è Sassari (capolista della virtuosità anche a livello Nazionale) con 13 giorni mentre tra quelli più piccoli, record per Alghero con 13 giorni.

E’ questo ciò che emerge dall’ultima analisi sui “Tempi di pagamento della P.A. nell’Isola”, realizzata dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati MEF del sistema SIOPE+ dei primi 9 mesi del 2018, attraverso il quale è possibile esaminare i dati sui tempi di pagamento di 1.342 pubbliche amministrazioni in tutta Italia.

La Direttiva Comunitaria sui pagamenti 2011/7/UE – recepita con il decreto legislativo 9 novembre 2012 n. 192, impone infatti 30 giorni come termine ordinario di pagamento per tutti i settori della PA, derogabile non oltre i 60 giorni come per acquisti del Servizio sanitario nazionale.

«Effettuiamo periodicamente un’attenta azione di monitoraggio e stimolo su questa tematica e fa quindi piacere constatare il forte calo dei tempi di pagamento – sottolinea Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – ovviamente parliamo delle Amministrazioni e dei Comuni che sono all’interno della piattaforma del Ministero e che quindi possono essere monitorate. I 20 giorni della Regione, e i tempi quasi immediati di tanti Comuni virtuosi sono un enorme passo avanti rispetto ai 103 giorni registrati solo di pochi anni fa ma teniamo sempre conto che si tratta dei migliori enti pagatori ovvero una 50ina di enti sardi su 377 e che per questi “virtuosi” ne abbiamo tantissimi altri che, immaginiamo, impiegano ancora mesi e mesiIn ogni caso è la direzione giusta – sottolinea ancora Antonio Matzutzi – ma non saremo totalmente soddisfatti finché tutti i Comuni e tutte le altre Amministrazioni non pagheranno entro i termini di legge. Capiamo che ci siano ancora tante difficoltà finanziarie e organizzative ma non capiamo perché debbano farne le spese i professionisti e le imprese

Per quanto riguarda la Sardegna, come detto, questa risulta in V posizione (dopo Lombardia, Toscana, Lazio e Friuli) con 20 giorni contro una media nazionale di 32.

Tra i Comuni con oltre 60mila abitanti, come detto, il migliore, anche a livello nazionale è Sassari con 13 giorni. Fuori dai tempi imposti dalla Direttiva, Cagliari con 44 e Quartu Sant’Elena con 70 giorni.

Tra i comuni sardi di medie dimensioni, come detto, in testa per la velocità troviamo Alghero con 13 giorni, seguito da Guspini con 14, Tempio Pausania con 15 e Iglesias, Selargius e Terralba con 17. A Sorso si paga in 18 giorni, a Sinnai in 19, ad Olbia in 20, Quartucciu e Arzachena in 21, Porto Torres in 25, Siniscola in 28 e Carbonia nel limite di 30. Fuori dai tempi delle disposizioni della direttiva Villacidro con 31, Nuoro con 41, Ozieri con 46, Assemini con 47, Oristano con 51 e Macomer con 58.

«Le nostre imprese – sottolinea il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – hanno bisogno di certezze sul diritto a veder finalmente onorati i loro crediti. Una volta risolto definitivamente il problema dei debiti accumulati in questi anni, per evitare che il fenomeno si ripeta occorre finalmente adottare la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti verso la PALa compensazione, prevista tra i criteri della legge delega di riforma fiscale – prosegue il presidente di Confartigianato Sardegna – rappresenta la strada più semplice per restituire risorse e serenità agli imprenditori. Confartigianato la indica da tempo. Si tratta di fare leva proprio sulla doppia veste dello Stato: esattore e pagatore, consentendo agli imprenditori la compensazione tra i crediti che vantano nei confronti della Pubblica amministrazione con le imposte e i contributi da pagare al Fisco

Poi una segnalazione sulla Ragioneria Regionale: «Ci sono, comunque, ancora fenomeni preoccupanti come quello che accade nella Ragioneria Regionale, che si occupa dei pagamenti dell’Amministrazione regionale – conclude Antonio Matzutzi – questa è chiusa da novembre e lo rimarrà almeno fino a marzo per via del riaccertamento dei residui. Questo comporta gravi disagi a chi sta attendendo di essere pagato: è una situazione insostenibile».

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Sono oltre 5.000 gli atti prodotti da Giunta e Consiglio nel corso di 4 anni e mezzo di questa XV Legislatura, che volge al termine, e che sono stati esaminati da Confartigianato Imprese Sardegna attraverso il “Rating della Regione Sardegna”.

Con questo “rapporto” di fine mandato, realizzato da OpenPolis, società specializzata in rilevazioni e studi, sono stati “radiografati” gli atti di Giunta e Consiglio generati in 1.656 giorni di attività, dal 17 febbraio 2014 al 31 agosto 2018.

Delibere, proposte di legge, relazioni, interrogazioni, risoluzioni, mozioni, ordini del giorno e interpellanze; tutto è stato letto, analizzato, vagliato e valutato secondo 7 priorità che gli imprenditori avevano individuato già prima delle elezioni, quali burocrazia, fisco e costo del lavoro, credito e pagamenti, sviluppo territoriale e programmazione, istruzione e formazione, infrastrutture e trasporti e riforma dell’Artigianato.

«In questi anni sono stati analizzati, categorizzati e georeferenziati una mole importante di dati che Confartigianato mette a disposizione della società – commentano Antonio Matzutzi e Stefano Mameli, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – e, perché no, della stessa politica regionale. Sottolineiamo come la stragrande maggioranza degli atti, nella legislatura, sia stato licenziato dalla Giunta (4.114 atti) contro i 925 del Consiglio. Sul totale, 1.550 hanno inciso sulle priorità artigiane: 325 sono stati i favorevoli, 1.197 quelli neutrali e solo 28 i contrari. Attraverso questo studio  emerge come al settore artigiano non sia stato dato l’adeguato rilievo che avrebbe meritato, considerata l’importanza che questo riveste nell’economia regionale.»

Infatti, le oltre 35mila imprese artigiane, che offrono lavoro a oltre 100mila persone, rappresentano il 22% dell’economia della Sardegna.

Il dossier conferma anche il dato, registrato nel corso dell’intera legislatura, che vede un’ampia maggioranza di atti prodotti da assessori e consiglieri non intercettare le priorità e le istanze espresse dagli artigiani e raccolte da Confartigianato prima dell’avvio della legislatura. Dalla lettura dei dati rilevati emerge un incremento dell’attenzione verso i temi delle piccole imprese e del settore artigiano soltanto nella parte finale della legislatura, probabilmente troppo tardi per dare segnali di attenzione adeguati ed efficaci verso le imprese artigiane.

Al contrario, per le piccole realtà è stata l’istituzione della “Commissione speciale sulla grave situazione delle imprese dell’artigianato e del commercio”, dalle cui attività è scaturita una proposta di legge confluita nella Manovra finanziaria 2019 appena approvata, l’atto più influente della legislatura, però non valutato nel dossier che, come detto, ha “scattato la fotografia” il 31 agosto scorso. Nonostante questo, l’attività registrata intorno alla prioritaria riforma del settore artigiano risulta insufficiente.

Secondo Confartigianato Sardegna, in ogni caso, «va registrato come, spesso, atti emanati dalla Giunta o dal Consiglio, valutati positivamente, si siano poi spesso rivelati in sede di attuazione, totalmente non rispondenti alle aspettative (è il caso degli incentivi alle imprese come i cosiddetti T1 e T2). In alcuni casi, a distanza di tempo, alcuni atti non hanno nemmeno visto l’avvio del relativo iter amministrativo (è il caso degli incentivi ai birrifici artigianali). In questi casi, occorrerebbe indagare quali siano state le criticità politiche e/o tecniche che hanno ostacolato il percorso attuativo di tali atti. E’ quello che faremo con il nuovo rating nella prossima legislatura».

Un altro aspetto riguarda il grado di coinvolgimento delle Organizzazioni di Rappresentanza all’interno dei processi decisionali delle politiche regionali, e in particolare di Confartigianato Imprese Sardegna. «Coinvolgimento – sottolineano il presidente ed il segretario – che avrebbe potuto essere maggiore. Al netto di alcuni casi meritevoli di apprezzamento (vedasi la cabina di regia dell’internazionalizzazione) numerose politiche sono state elaborate senza un adeguato coinvolgimento dell’associazione, la quale avrebbe potuto esprimere la propria voce mediante proposte vicine alle istanze del settore, ma anche rivestire un ruolo di collaborazione con la Regione in fase attuativa delle stesse (uno degli esempi è il programma “Entrepreneurship and back”)».

Entrando nel dettaglio, nella prima parte del rapporto è stata fatta un’analisi quantitativa dell’attività di Giunta e Consiglio fino a ad agosto 2018.

Esattamente come nelle passate edizioni del Rapporto, l’ambiente mantiene il primo posto tra gli argomenti più trattati (946 atti). Il tema del bilancio però guadagna diverse posizioni e, in questa edizione, si pone al secondo posto con 891 atti, coerentemente con la crescita del numero di atti firmati dall’assessore al bilancio Raffaele Paci. Seguono come nello scorso rapporto: enti pubblici (679), sanità (639) e finanziamenti pubblici (442). Il tema degli enti pubblici si conferma molto trasversale quanto a diversi tipi di atti conclusi, ma non in maniera netta come nella prima parte della legislatura. Del resto una delle ragioni per cui questo tema è stato molto trattato è legata al riordino delle autonomie locali avvenuto tra il 2015 e il 2016 che ha portato alla definizione di cinque enti di area vasta: la città metropolitana di Cagliari e le province di Sud Sardegna, Nuoro, Oristano e Sassari. E proprio il capoluogo sardo si conferma primo in termini di geolocalizzazione degli atti sia per quanto riguarda le aree vaste che rispetto ai comuni.

In modo molto diverso sono state trattate, da assessori e consiglieri, le “7 priorità espresse dagli artigiani e dalle piccole imprese sarde” e rilevate da Confartigianato Sardegna. Lo “sviluppo territoriale”, è stata quella più trattata negli atti della regione (612 atti). A seguire il potenziamento delle infrastrutture, dei trasporti e della politica energetica (510) che, dopo due anni di legislatura, risultava al primo posto. I due temi sono connessi tra loro e sono in qualche modo i più generici, riguardando lo sviluppo della regione in generale con importanti ricadute sul settore dell’artigianato. Il terzo obiettivo più trattato si conferma quello che coinvolge l’istruzione e la formazione professionale (284), con cui si passa dall’investimento sul territorio a quello sul capitale umano. Al quarto posto troviamo poi il tema della burocrazia, associato comunque a un numero considerevole di atti (228), mentre i rimanenti tre si confermano decisamente meno frequenti.

La quantità però non è tutto, anzi. Nella grande maggioranza dei casi gli atti prodotti non hanno inciso né in maniera positiva, nè in maniera negativa. Seguono quelli su cui è stato dato parere favorevole, mentre sono abbastanza rari gli atti su cui l’associazione degli artigiani ha dato parere contrario. Si differenziano in parte da questo schema due priorità: la terza (credito e pagamenti), dove il numero di atti con parere contrario (12) non è così inferiore al numero di quelli con parere favorevole (17), e la settima (riforma dell’Artigianato) l’unica su cui l’associazione degli artigiani ha dato più pareri favorevoli (35) che neutrali (32).

L’agenda politica appare consolidata rispetto alla scorsa edizione con l’unica differenza che le prime due priorità invertono la loro posizione.

Secondo la “fredda analisi numerica” degli atti che hanno intercettato le priorità artigiane, emerge come nella maggioranza Raffaele Paci sia risultato l’assessore più attivo con 320 atti da primo firmatario ed il capogruppo Pietro Cocco (26 atti da primo firmatario) il consigliere più “produttivo” al contrario di Fabrizio Anedda che ha registrato solo 2 atti da primo firmatario. Tra i consiglieri di opposizione, il più efficiente è stato da Marco Tedde con 21 atti da primo firmatario, seguito da Paolo Truzzu con 14 atti e da Luigi Crisponi con 13.

Il percorso dal 2013 ad agosto 2018

Assemblee territoriali con gli artigiani: rilevazione delle necessità (fine 2013)

Confartigianato, durante una serie di assemblee svolte a fine 2013 in tutte le province, incontrò gli artigiani che individuarono un cospicuo numero di “necessità” sulle quali la politica sarebbe dovuta intervenire.

L’elaborazione delle priorità delle imprese (fine 2013)

L’associazione artigiana rielaborò le necessità degli imprenditori condensandole in 7 punti programmatici prioritari quali “Burocrazia”, “Fisco e costo del lavoro”. “Credito e pagamenti”, “Sviluppo territoriale e programmazione”, “Istruzione, formazione e lavoro”, “Infrastrutture, trasporti ed energia” e “Riforma dell’Artigianato”. Ogni punto, al suo interno, contiene gli “Obiettivi” e le “Azioni” da sviluppare ovvero delle vere e proprie “linee guida da seguire e mettere in pratica”.

L’atto di impegno dei candidati a Consigliere regionale (febbraio 2014)

Durante l’ultima campagna elettorale, Confartigianato chiese a tutti i candidati di sottoscrivere una “dichiarazione di impegno” dove venivano elencate tutte “le priorità dell’artigianato e delle PMI in Sardegna per la legislatura segionale”. Tra gli attuali componenti, sottoscrissero il documento il presidente Francesco Pigliaru ed i consiglieri Piero Comandini, Eugenio Lai, Giuseppe Fasolino, Marco Tedde e Truzzu.

Rilevazione, analisi e valutazione dell’attività di Giunta e Consiglio (febbraio 2014 ad agosto 2018).

Dopo 4 anni e mezzo dall’inizio della legislatura, è stato dato uno “stop” agli atti da analizzare. In questi anni, ogni singolo atto degli assessori e dei consiglieri, è stato analizzato e valutato secondo le “7 priorità” ovvero secondo le necessità delle imprese.

Elaborazione dossier (febbraio 2014 – agosto 2018)

Da febbraio 2014 è stato eseguito il lavoro di classificazione e valutazione degli atti di Giunta e Consiglio sulla base delle priorità espresse degli artigiani e dalle piccole imprese sarde.

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12milioni e 800mila euro, nel 2019, saranno a disposizione delle imprese artigiane della Sardegna per crescere, rafforzarsi e uscire dalla crisi.

Lo stanziamento, proposto dall’assessore regionale all’Artigianato, Barbara Argiolas, rifinanzierà la storica legge regionale 51 che, dal 1993, ha incentivato la nascita delle imprese artigiane sarde e ne ha consentito lo sviluppo.

Confartigianato Imprese Sardegna, circa 2 mesi fa, scrisse pubblicamente ai consiglieri regionali per rimarcare il reale valore, non solo economico ma anche sociale, dell’Artigianato della Sardegna, e per tornare alla “politica dei settori” chiedendo loro un interessamento concreto, sotto forma di un congruo finanziamento, per un tessuto imprenditoriale non distante da una attesa ripartenza post crisi.

«Siamo molto contenti di questo risultato, per questo il nostro plauso va alla tenacia e alla perseveranza dell’assessore Argiolas, con la quale abbiamo lavorato in modo proficuo – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – e va anche ai Consiglieri Regionali con i quali ci siamo confrontati in modo franco, leale e, talvolta, anche duro ma sempre nel rispetto dei ruoli e sempre ispirati da un obiettivo comune: dare sostegno e speranze al sistema artigiano.»

La legge, che promuove la qualificazione e lo sviluppo dell’artigianato sardo, ha come obiettivo il potenziamento delle imprese, in particolare quelle operanti nel comparto manifatturiero, l’adeguamento della dimensione aziendale, l’innovazione di processo e di prodotto, la promozione della commercializzazione e dell’esportazione, privilegiando le imprese che utilizzano nei processi produttivi risorse locali. Attraverso il finanziamento a fondo perduto e con l’abbattimento degli interessi sul credito, vengono incentivati, tra gli altri, l’acquisto, la costruzione, l’ampliamento l’automazione e l’ammodernamento delle imprese artigiane, l’acquisto di macchinari e di attrezzature, il credito alla promozione commerciale ed all’esportazione.

«Abbiamo chiesto fatti concreti e questa volta sono arrivati – aggiunge Antonio Matzutzi – ovviamente il finanziamento, purtroppo, non basterà a coprire le esigenze di tutte le 35mila imprese sarde ma rappresenta un importante segno di attenzione per le piccole e medie realtà che da tanto tempo aspettavano risposte e per le quali la nostra Associazione si è battuta

Gli ultimi dati sulle imprese artigiane della Sardegna parlano chiaro; nell’Isola il saldo delle piccole realtà manifatturiere degli ultimi 9 mesi, tra aperture e chiusure, segna un -298, passando dalle 35.562 realtà del 1 gennaio 2018 per arrivare alle 35.264 del 30 settembre 2018, ultima rilevazione disponibile.

La situazione del terzo trimestre 2018 si registra, tutto sommato, stabile con una perdita di solo 7 unità, in parte dovuta anche a Oristano. L’Albo di questa città, da 2 anni, non riesce a registrare le imprese artigiane e quindi i dati finali risultano falsati.

In leggera decrescita la provincia di Cagliari (163 aperture contro le 164 chiusure, per un totale di 13.405 aziende) mentre un sensibile balzo in avanti lo si registra a Nuoro +15 (113 aperture e 98 chiusure per un totale di 6.452) Sassari-Gallura con +8 (163 aperture e 155 chiusure, per un totale di 12.623. Come anticipato, particolare è la condizione che continua a registrarsi a Oristano (0 aperture e 30 chiusure per un totale di 2.784) che continua a falsare il dato finale.

«Negli ultimi anni la Legge non era stata rifinanziata pensando che le risorse del POR FESR, erogate attraverso alcuni specifici bandi, potessero sostituirla – sottolinea il Presidente – strumenti che nel loro effetto pratico, hanno creato scoraggiamento e timore fra gli imprenditori e si sono dimostrati poco vicini alle esigenze delle piccole aziende, sia in merito ai bandi regionali che a quelli territorializzati.»

«Per le oltre 35mila imprese artigiane, che offrono lavoro a oltre 100mila persone e rappresentano il 22% dell’economia della Sardegna – conclude il presidente di Confartigianato – i 13 milioni di euro stanziati non sono sussidi, tantomeno assistenzialismo, ma incentivi concreti per rafforzarsi, investire in tecnologia e formazione, creare nuova economia e assumere. Questo supporto non potrà che andare a incidere positivamente su tanti aspetti cruciali della nostra vita economica e sociale

 

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Confartigianato Imprese Sardegna esprime soddisfazione per l’emendamento in Finanziaria, approvato dal Consiglio regionale, che con 2 milioni di euro incentiverà il passaggio generazionale tra i titolari delle imprese artigiane sarde ed i figli che vorranno subentrare nella gestione aziendale.

La norma, che nasce da un emendamento di sintesi tra le proposte dei Consiglieri Regionali Raimondo Cacciotto e Roberto Deriu, del Partito Democratico e Gianfranco Congiu, del Partito dei Sardi, supportato dalla Commissione Speciale per l’artigianato e il commercio e sottoscritta dall’intera Aula di via Roma, più volte richiesta dagli artigiani sardi di Confartigianato, consentirà ai giovani, attraverso voucher di un valore minimo di 15mila euro, di apprendere nuove conoscenze manageriali, di migliorare prodotti e servizi e di sviluppare maggiormente l’economia aziendale.

«Siamo contenti come, almeno in questo finale di Legislatura – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – ci sia stato un intervento, concreto, tangibile, sul “passaggio di testimone” tra generazioni imprenditoriali perché, soprattutto in Sardegna, il valore dell’artigianato si trasmette di padre in figlioSe pensiamo a quante imprese cessano l’attività perché gli “eredi” dei titolari non riescono a subentrare – continua Antonio Matzutzi – e se pensiamo come questo problema colpisca circa il 10% delle realtà artigiane, ovvero 3.500 attività, possiamo immaginare quanto fosse atteso questo intervento

Nonostante tutto, in Sardegna, come in Italia, la voglia dei giovani di fare impresa non manca e lo testimoniano i tantissimi imprenditori artigiani under 40 nelle cui mani è affidato il futuro della piccola impresa sarda e italiana. Le nuove leve dell’artigianato italiano, per questo, si battono per costruire nuove opportunità di occupazione attraverso uno stretto collegamento tra i percorsi di istruzione, formazione ed informazione ed il mercato del lavoro. Tutto ciò per avere giovani preparati, competenti, aperti al mercato, che sappiano coniugare il sapere e il saper fare. E questi lo fanno anche scambiandosi idee, esperienze, collaborazioni ma anche concretizzando il passaggio di testimone con genitori o nonni.

Per Antonio Matzutzi «il passaggio generazionale, senza dubbio, riveste un ruolo cruciale per la vita dell’azienda. Va visto e concepito mediante una visione esaustiva che tenga in debita considerazione una serie di variabili e fattori. Questo processo di transizione non è solo un passaggio di quote societarie ma c’è molto di più. È una trasmissione di passioni, valori e competenze manageriali. Tutti aspetti che compongono il DNA di un’impresa e tutti elementi che vanno trasmessi e raccontati in modo adeguato a chi sarà il futuro capitano d’impresa. Non è certo, per questo, un semplice percorso. Bensì è un viaggio che va programmato in tempo utile. Forse anche non meno dieci anni prima del suo avvioSenza dubbio – conclude il presidente di Confartigianato Sardegna – ritengo che sia importante farsi aiutare, nell’iter della continuità d’impresa, da un occhio esterno capace di guardare in maniera asettica al processo successorio. Da questo punto di vista, ritengo strategico il contributo che potrà arrivare da questo emendamento, soprattutto se si riuscirà a trovare un sano punto d’incontro fra le esigenze della old e young generation di imprenditori che erediteranno, poi, il timone dell’azienda».

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Anche le imprese artigiane di Confartigianato Imprese Sardegna scenderanno in piazza il 13 dicembre a Milano per dire SI’ allo sviluppo dell’Italia e dell’Isola.

Da tutto il Paese, in una manifestazione organizzata da Confartigianato Nazionale, i piccoli imprenditori raggiungeranno il capoluogo lombardo per mandare un messaggio chiaro e positivo al Governo e alle Istituzioni: «Siamo ‘Quelli del sì che vogliono mandare avanti l’Italia in Europa e nel mondo, siamo quelli che, dopo gli immani sforzi per uscire dalla crisi, vogliono continuare a produrre ‘valore artigiano’ e provare a compere sui mercati».

L’associazione artigiana porterà, quindi, la voce delle oltre 35mila aziende sarde del settore e dei circa 100mila dipendenti e collaboratori, con un’incidenza sociale di 6,4 imprese artigiane ogni 100 famiglie.

Confartigianato Imprese Sardegna sostiene l’iniziativa che vuole far sentire la voce degli Associati e dare il senso di quanto sia importante non fermarsi, ma anzi progredire e proseguire nella costruzione delle vie di connessione di cui hanno bisogno le realtà produttive e quindi i lavoratori, le famiglie, il Paese.

«Non siamo contro nessuno, anzi siamo a favore di un futuro di crescita che non ci riporti indietro negli anni bui della crisi – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – quindi è necessario che chi è stato votato dagli italiani, ascolti la voce delle imprese e metta in essere politiche a sostegno del mondo produttivo rappresentato per il 98% da artigiani, micro e piccoli imprenditoriCominciamo a percepire una “frenata”, soprattutto, nei lavori pubblici – aggiunge Antonio Matzutzi – che in Sardegna abbiamo già visto, per esempio, con l’interruzione dei lavori della Alghero-Sassari, con il caso, fortunatamente risolto, del “Fondo periferie” oppure, ancora, dello stop alla modernizzazione della linea ferroviaria Macomer-Nuoro

Negli spazi del Milano Convention Centre, gli imprenditori artigiani sardi si uniranno con i loro colleghi di tutta Italia per dire tanti SI’ che saranno l’incitamento a realizzare le condizioni per lo sviluppo, a cominciare dagli investimenti nelle infrastrutture materiali ed immateriali indispensabili per far muovere il Paese. SI’, quindi, a efficaci collegamenti nazionali e internazionali, alle grandi opere strategiche per far viaggiare le persone e le merci. SI’ a reti e connessioni per il trasferimento dei dati e della conoscenza. SI’ anche ad una pubblica amministrazione che funzioni e sia attenta alle esigenze dei cittadini. SI’ a un mercato del lavoro che valorizzi il merito e le competenze incrociando le necessità competitive delle imprese. SI’ a una giustizia civile rapida ed efficiente. SI’ all’Europa con l’euro moneta comune.

«Vogliamo continuare a sviluppare l’Italia e la Sardegna, creando reddito, occupazione, benessere economico e sociale – conclude Antonio Matzutzi – e per questo ci batteremo finché non vedremo i risultati concreti. Abbiamo ancora fiducia nel Governo e nelle Istituzioni ma le promesse non bastano più