24 November, 2024
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Sono 285mila i sardi che negli ultimi 12 mesi hanno acquistato on line, il 32,5% degli utenti internet della Sardegna. Cresciuti di 30mila unità, l’11,8% rispetto all’anno precedente, gli e-shoppers isolani occupano l’8a posizione nazionale.

Sono questi i dati salienti del rapporto su “E-commerce -Acquirenti on line in Sardegna”, analisi condotta dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte Istat tra il 2017 e 2018.

Anche i dati nazionali confermano il trend isolano. L’analisi generale dice, infatti, che se da una parte il vincitore è il web, dall’altra il commercio tradizionale fatica. Nell’e-commerce, le vendite sono cresciute del 10,3% nell’ultimo anno e del 30% nell’ultimo triennio. Al contrario, il valore delle vendite al dettaglio ristagna, con una variazione del -0,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con la tenuta della grande distribuzione (+0,8%) e il calo delle vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-1,6%)

«Tanti sono gli artigiani che offrono i propri beni e servizi on line – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – parliamo, per esempio, dei manufatti tipici e tradizionali, venduti sulle più importanti piattaforme di commercio, oppure dei prodotti agroalimentari che, attraverso dei piccoli portali, raggiungono qualunque tavola del Mondo, oppure ancora i servizi che le imprese digitali offrono a migliaia di clienti in ogni angolo del nostro Pianeta

«Dall’altra parte, purtroppo – aggiunge Antonio Matzutzi – ci sono le piccole attività commerciali e artigiane, quelle che troviamo sotto casa, che si trovano ad affrontare momenti estremamente difficili. Per questo continuiamo a ribadire come per le aziende sia fondamentale la presenza sul web: l’innovazione è una delle ricette vincenti per superare la difficile congiuntura. Gli artigiani hanno tanto da offrire in termini di qualità e di unicità dei prodotti e non devono limitarsi all’utenza locale: grazie al web i potenziali acquirenti sono moltissimi

«Certamente, con la vendita on line, ci sono anche tanti problemi da risolvere – conclude Antonio Matzutzi – parliamo, in particolare, del crescente peso assunto dalle megapiattaforme estere di intermediazione di beni e servizi, che necessitano, sempre di più di interventi sulla web tax, in relazione agli squilibri tra ricavi e prelievo fiscale.»

Le imprese sarde che vendono on line.

Buona anche la presenza delle imprese sarde che vendono prodotti on line: gli ultimi dati disponibili, del 2016, dicono come la Sardegna sia la quarta regione italiana attiva nel settore. Infatti, in quel periodo il 17% delle aziende sopra i 10 dipendenti ha venduto i propri beni e servizi sul web. La percentuale è cresciuta del 13,2% in soli 4 anni; solo nel 2012 appena il 3,8% delle attività produttive era attiva nel commercio elettronico. Le imprese che vendono via web nell’81,2% dei casi utilizza siti web o app dell’impresa, ma più di una su due (53,8%) utilizza piattaforme di eCommerce di terzi (emarketplace) o app utilizzati da più imprese.

Le criticità segnalate dalle aziende.

Nonostante questi buoni numeri, tra le imprese è ancora bassa propensione a effettuare vendite mediante il commercio elettronico. Tra le criticità segnalate tra quelle che vendono on line, il 20,2% denuncia i costi connessi all’avvio dell’e-commerce superiori ai benefici attesi. Inoltre, in un caso su dieci, pesano la logistica (10,8%), il quadro legislativo di riferimento (10,3%) e i problemi dei pagamenti online (9,1%). Le imprese che non hanno effettuato vendite via web nel corso dell’anno precedente – oltre a indicare l’inadeguatezza dei propri beni alla vendita via web (53,2%) – segnalano un ventaglio ampio di criticità: la logistica (trasporto, spedizione e consegna delle merci vendute via web) nel 29,4% dei casi, il rapporto costi/benefici nel 27,4%, i problemi relativi ai pagamenti online nel 21,9% dei casi, la sicurezza informatica e la protezione dei dati nel 18,5% dei casi e il quadro legislativo di riferimento nel 17,9% dei casi.

I prodotti acquistati.

La maggiore presenza di acquirenti online si riferisce a Viaggi e trasporti (40,9%) e Abiti e articoli sportivi (40,2%), seguiti da Informatica e tecnologia (31,5%), Articoli per la casa (30,5%), Libri, giornali, riviste (inclusi e-book), materiale per la formazione a distanza (28,5%) e Film, musica, biglietti per spettacoli (25,8%). Quote più contenute di acquirenti online per Servizi di telecomunicazione (10,8%) e Prodotti alimentari (8,6%).

Va peraltro segnalato che per i prodotti che maggiormente interessano l’offerta delle imprese artigiane si sono registrati i tassi di crescita a doppia cifra degli acquirenti online: quelli di Prodotti alimentari salgono del 31,9%, con una variazione di 1,3 punti della quota di 7,3% del 2015, gli acquirenti di Abbigliamento sono in aumento del 18,2% (+2,3 punti di quota), quelli di Articoli per la casa in aumento del 17,8% (+1,7 punti la quota).

 Il valore delle transazioni on line (dato nazionale)

In parallelo alla crescita dell’e-commerce, sale il valore delle transazioni con carte di credito per operazioni con carte personali o familiari che nel 2017 ammonta a 55.318 milioni di euro e registra una crescita del 7,1% rispetto all’anno precedente, pari a 3.699 milioni in più.

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Le imprese artigiane della Sardegna vogliono contare di più in Europa e, soprattutto, pretendono che il Governo Continentale tenga maggiormente in considerazione la rete delle piccole e medie aziende italiane.

Sono queste le principali richieste che una delegazione di Confartigianato Imprese Sardegna, a Bruxelles, ha formulato al Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, all’europarlamentare sardo, Salvatore Cicu, che ha ospitato il gruppo dirigente artigiano, e a diversi funzionari della Commissione Europea, durante una “tre giorni”, nella quale sono state affrontate tematiche relative alle problematiche che ostacolano l’attività e la crescita delle realtà produttive sotto i 15 dipendenti. In particolare, gli artigiani hanno discusso dell’accesso al credito, del sistema bancario e della lentezza dei programmi operativi regionali; ad oggi, infatti, è stato speso poco più del 10% delle risorse a disposizione. Tra gli altri argomenti affrontati, lo sviluppo della continuità territoriale per la Sardegna, le ricadute sull’Isola del nuovo ciclo della programmazione europea 2021-2027, le attività di SmeUnited a difesa delle PMI, la valorizzazione e la tutela dei prodotti agroalimentari isolani, la crescita delle giovani imprese, ma anche, le opportunità economiche e finanziarie per gli imprenditori ed il sistema legislativo dell’Unione europea.

La delegazione sarda, nell’incontro con il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, attraverso l’intervento del presidente di Confartigianato Sardegna, Antonio Matzutzi, ha sottolineato come le piccole realtà abbiano necessità di essere comprese e sostenute. «E’ necessario che l’UE ascolti con maggiore attenzione la voce delle micro e piccole imprese – ha sottolineato Matzutzi – ma, soprattutto, di quell’economia reale che rappresenta la vera forza della Sardegna e del nostro Paese. L’Istituzione Europea è l’unico strumento efficace per fermare i troppi “no” che oggi avvertiamo a tutti i livelli

«Non possiamo più considerare l’Europa come una semplice “fiera delle opportunità” attraverso la quale fruire delle risorse – ha invece evidenziato Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato – l’UE è molto di più; è coesione sociale, è condivisione di diritti e doveri, è strategia comune

«Per questo – ha ripreso il presidente Antonio Matzutzi – in modo comune, è necessario ripensare un’Istituzione Europea più dinamica e disegnata a misura di piccola e media impresa, che nel Continente rappresenta il 98% del mondo produttivo

E i numeri confermano la necessità esposta dal presidente di Confartigianato Sardegna. Le micro e piccole imprese in Europa sono 23,8 milioni, il 98% delle attività produttive (91% 1-9 dipendenti, 7% 10-49 dipendenti, 1% 50-250 dipendenti, 1% oltre 250 dipendenti) e creano 75 milioni di posti di lavoro, contribuendo per 2/3 al PIL europeo.

Alle richieste poste dalla delegazione di Confartigianato Sardegna, ha risposto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.

«Le piccole e medie imprese hanno dimostrato grande capacità nel saper reagire e reggere ai momenti congiunturali difficili – ha dichiarato Antonio Tajani – ma l’imprenditoria che voi rappresentate ha bisogno di interventi per essere protetta dal punto di vista economico e per crescerePer questo, in questi anni – ha aggiunto il presidente – abbiamo lavorato sia alla direttiva europea sul ritardo dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, che tutela la sopravvivenza delle piccole imprese, sia sui prestiti erogati dalle banche, fondamentali per la crescita del sistema imprenditorialeIn Europa – ha sottolineato Antonio Tajani – è necessario riscoprire la necessità di avere una vera politica comunitaria. Se si pensa che l’Europa significa mezzo miliardo di persone, è facile comprendere quale sia la responsabilità di chi li rappresenta. Bisogna quindi pensare a un’Europa più attenta ai bisogni di quel 98% di piccole imprese che rappresenta economia e lavoro per i territori e per le nuove generazioni
«Nel prossimo ciclo di programmazione europea 2021-2027 ci saranno tanti fondi a disposizione per piccole e medie e imprese in tanti settori – ha commentato l’Europarlamentare sardo, Salvatore Cicu – soprattutto, per l’export e il turismo ma anche per innovare, investire e aprire nuove strade verso l’internazionalizzazione. I fondi, purtroppo, sono ancora poco utilizzati per mancanza di capacità progettuale – ha concluso Salvatore Cicu – per accedervi, infatti, è necessario farlo con degli esperti che sappiano operare in maniera scientifica e professionale. Per questo è fondamentale che le imprese facciano rete e si consorzino.»

Gli imprenditori di Confartigianato Sardegna, nella Capitale belga in rappresentanza delle imprese associate, hanno convenuto come l’Europa sia una necessità alla quale non sia possibile rinunciare anche se, in questo momento, viene percepita come un ostacolo. Su questa “crisi d’identità europea”, quindi è necessario ripensare all’Istituzione che possa portare maggiore unitarietà e coesione tra popoli diversi ed economie.

Della delegazione, capitanata dal presidente regionale, Antonio Matzutzi, e dal segretario regionale, Stefano Mameli, hanno fatto parte anche la presidente ed il degretario di Confartigianato Sassari, Maria Amelia Lai ed Antonio Alivesi, il presidente ed il segretario di Confartigianato Oristano, Sandro Paderi e Marco Franceschi, il presidente e segretario di Confartigianato Nuoro-Ogliastra Giuseppe Pireddu e Pietro Mazzette, il presidente di Confartigianato Gallura, Giacomo Meloni, e la dirigente di Confartigianato Sud Sardegna, Norella Orrù.

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E’ di 6.849 unità lavorative il saldo positivo tra le assunzioni e cessazioni nelle aziende fino a 15 dipendenti. Tale crescita corrisponde a un +6,9% rispetto alla precedente rilevazione che pone la nostra regione al terzo posto nazionale dopo la Valle d’Aosta (+7,3%) e il Trentino (+7,1%) contro la media nazionale del +4,6%.

Ad analizzare l’incremento occupazionale delle imprese sarde è l’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha rielaborato i dati INPS e ISTAT, tra luglio 2017 e giugno 2018, relativi alle assunzioni e cessazioni nelle realtà produttive sarde.

Più approfonditamente il dossier ha rilevato nelle imprese fino a 15 dipendenti 97.570 assunzioni e 90.721 cessazioni, per un salto totale di +6.849. Tra le realtà con più di 16 addetti, le assunzioni sono state 85.505 contro le 86.041 cessazioni per un saldo finale negativo di 536 unità lavorative. I due bilanci, come detto, quindi, portano a un attivo di 6.313 posizioni. I dati percentuali rivelano anche come la crescita generale tra le imprese sarde sia stata del 3,5%, rispetto al +3,3% della media italiana, percentuale che pone la Sardegna al 10° posto assoluto tra tutte le regioni.  Nelle aziende maggiormente dimensionate, con un -0,7%, la nostra isola ricopre la penultima posizione, subito dopo la Calabria con un -6,5%.

«Questa analisi conferma come siano le piccole realtà a trainare la crescita dell’occupazione nell’Isola – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – questo risultato è sostenuto anche dal buon andamento dell’apprendistato, canale privilegiato per l’accesso dei giovani a un “lavoro di cittadinanza”. Quindi, anche se i dati positivi, nessuno deve esaltarsi perché le ferite della crisi devono ancora rimarginarsi:»

«Ciò rafforza anche la richiesta che abbiamo fatto al Consiglio regionale – aggiunge Antonio Matzutzi – ovvero quella di destinare nella legge di Bilancio regionale, in discussione in questo periodo, almeno 30 milioni di euro alle oltre 35mila imprese artigiane, per supportarle concretamente negli investimenti e nella crescita. Dispiace constatare che l’intenzione del Consiglio Regionale pare sia di destinarne molte meno. Queste realtà che vogliono definitivamente lasciarsi alle spalle la crisi, rappresentano il 22% dell’economia della Sardegna e offrono lavoro a oltre 100mila persone:»

Per Confartigianato i dati confermano come il gap, da colmare rispetto ai massimi pre-crisi, si stia pian piano assottigliando; è importante sottolineare come non si parli di lavoro stagionale, come per esempio quello estivo, ma di posizioni stabili.

Una situazione, quella delle difficoltà dell’artigianato sardo, negli ultimi mesi analizzata anche dalla “Commissione speciale sulla grave situazione delle imprese dell’artigianato e del commercio” del Consiglio regionale alla quale Confartigianato Sardegna ha offerto supporto attraverso diversi contributi, non tutti accolti dalla Commissione. Fra le varie proposte quella del rifinanziamento della legge regionale 51, della Legge 949 e della legge 12 per l’assunzione degli apprendisti, del contrasto al lavoro nero e all’abusivismo, della promozione delle giovani imprese e lo sviluppo dell’alimentare, senza dimenticare la necessità di affrontare tutte le altre problematiche che attanagliano e bloccano il mondo artigiano.

«E’ una fase cruciale per la ripresa delle attività produttive e per tutta l’economia sarda – conclude Antonio Matzutzi –. I consiglieri regionali in questo momento devono dimostrare quanto sono vicini al più importante settore produttivo della Sardegna.»

 

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Anche l’artigianato della Sardegna è protagonista dell’economia circolare, un concetto secondo il quale, sempre più aziende riparano, manutengono, riciclano, recuperano e rigenerano.

Sono, infatti, oltre 13mila le realtà produttive artigiane sarde che, dall’analisi dell’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte UnionCamere-Infocamere al 30 giugno passato, intervengono sui prodotti allungandone la “vita”, riducendo la produzione di rifiuti o, addirittura, trasformando questi ultimi in risorsa.

Quest’economia, che nell’isola interessa ben 19.670 imprese (di cui il 69,1% artigiane) di tutti i settori produttivi, interviene sull’attività di riparazione, manutenzione, riciclo e recupero: dalle automobili agli orologi, dalle calzature alle apparecchiature elettroniche, fino agli strumenti musicali, gli impianti e gli abiti; tutto, insomma, può essere aggiustato e reso nuovamente utilizzabile, eventualmente anche in altra forma.

Dal dossier emerge come sul totale delle 13.584 imprese artigiane sarde, ben 6.553 intervengano “direttamente” su riparazioni e recupero, mentre altre 7.031 siano “interessate in altri modi” dalla rotazione “riparazione-recupero-riciclo”. Questi dati collocano la Sardegna al 5° posto assoluto in tutta Italia per indice di attività interessate alla “circolarità” dei beni.

Il periodo di difficoltà economica delle famiglie e la crescente attenzione verso i temi del recupero e del riciclo – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – inducono le persone a far riparare e aggiustare gli oggetti più vari, piuttosto che ricomprarli, rivolgendosi soprattutto alle nostre micro e piccole imprese artigianeQueste realtà, dal canto loro – conclude Antonio Matzutzi – cercano quindi di specializzarsi e di ampliare e diversificare i propri servizi per crescere in tutti quei settori legati all’economia circolare e caratterizzati, non a caso, proprio da un’alta vocazione artigiana.»

Nella penisola le imprese artigiane operanti nei settori dell’economia circolare sono oltre 523mila e danno lavoro a circa 1.200mila addetti. L’artigianato rappresenta il 60,8% delle 865mila imprese totali.

A livello territoriale, 5.268 realtà artigiane operano in provincia di Cagliari (2.573 operano direttamente nel recupero e riciclo), 4.607 aziende sono a Sassari (2.370 direttamente), 2.583 imprese a Nuoro (1.091 direttamente) e 1.126 attività a Oristano (519 in maniera diretta).

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Mancano esattamente 60 giorni all’entrata in vigore della fatturazione digitale anche per le imprese e i professionisti della Sardegna.

Dal primo gennaio prossimo, quindi, un nuovo sistema informatico manderà in pensione la vecchia fattura cartacea e imporrà a tutti gli imprenditori di dialogare utilizzando un unico linguaggio elettronico. Addio quindi a carta e penna, moduli prestampati, editor testuali o fogli di calcolo, con programmi di fatturazione e gestionali più o meno avanzati.

«Il Governo ha chiarito che non ci sarà nessuna possibilità di proroga – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – e questa nuova situazione andrà a impattare pesantemente sulla vita delle piccole e medie imprese e dei professionisti, anche a causa della scarsa padronanza digitale di molti imprenditori.»

Le circa 105mila imprese della Sardegna, di cui 35mila imprese artigiane, più i professionisti a partita IVA, fatta eccezione per i contribuenti del regime forfettario e dei minimi, che comunque dovranno avere gli strumenti per ricevere il documento, avranno l’obbligo di dotarsi di un apposito programma informatico attraverso il quale le fatture saranno archiviate e spedite direttamente all’Agenzia delle Entrate. Il software, l’Xml (eXtensible Markup Language), è un sistema di interscambio che funziona da snodo tra gli interessati e ha il compito di verificare la correttezza dei dati e del contenuto, ai fini dei controlli previsti per legge.

«Ci avviciniamo a tutta velocità verso un vero e proprio cambiamento epocale che, volenti o nolenti, interesserà chiunque nella propria attività amministrativa – aggiunge Antonio Matzutzi – un passaggio che sta giustamente preoccupando i titolari e i collaboratori delle PMI della Sardegna chiamate a fare un enorme sforzo di adeguamento

Un cambiamento di grande impatto che investirà la quotidianità degli operatori e che andrà spiegato e approfondito con momenti di confronto diretto.

Per sostenere imprese e professionisti in questo passaggio, Confartigianato in Sardegna ha attivato una serie di iniziative territoriali durante le quali verranno spiegate le novità che riguardano il ciclo attivo e il ciclo passivo della fatturazione, il Sistema di Interscambio (SdI), il sistema informatico dell’Agenzia delle Entrate attraverso il quale transitano le fatture elettroniche in formato XML, e le regole di funzionamento e di accreditamento previste. Tutto deve essere, perciò, gestito a norma di legge.

«Questo della fatturazione è l’ennesimo tema scottante – riprende il presidente di Confartigianato Sardegna – per questo, anche adesso saremo concretamente al fianco degli imprenditori del territorio, mettendo a disposizione risorse e competenze e cercando di alleggerire un carico di lavoro che si fa sempre più pesante per le imprese·»

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Biciclette, turismo, ambiente ed imprese. E’ questo il “poker” che la Sardegna del futuro potrà giocarsi con la valorizzazione delle due ruote.

E i dati relativi alla nostra Isola sono molto chiari. Da una parte i 2.649 chilometri di ciclovie sarde da realizzare (161 milioni a disposizione), dall’altra un “sistema” che, direttamente e indirettamente, mette in relazione le 61 imprese isolane che producono, riparano e noleggiano biciclette e che danno lavoro a circa 200 addetti ma anche le aziende di autotrasporto, i commercianti, gli albergatori, i ristoratori e le società di servizi.

Per la Sardegna, ai vertici delle regioni turistiche italiane per il turismo estivo, le infrastrutture utilizzabili dai vacanzieri assumono grande importanza per una migliore fruizione delle bellezze del territorio. Le piste ciclabili, per questo, rappresentano un connubio straordinario tra artigianato, territorio e turismo.

«Nel panorama di una vacanza slow in Sardegna, nelle città, lungo le coste o nell’entroterra – commentano Antonio Matzutzi e Stefano Mameli, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – il cicloturismo è in progressione straordinaria tanto che il “Piano Infrastrutture allegato al Documento di Economia e Finanza 2018” ha previsto il finanziamento della “Ciclovia della Sardegna”, un anello di ben 1.230 chilometri che parte da Santa Teresa Gallura e arriva a Sassari.»

«Incrementare gli investimenti in questo settore ha numerosi impatti – aggiunge il presidente di Confartigianato – il primo è che per realizzare ogni chilometro di pista saranno a disposizione oltre 60mila euro: questo darà lavoro alle moltissime piccole e medie aziende del nostro territorio che sono specializzate in questo settore, anche nelle manutenzioni. Il secondo punto è che puntando su questo tipo di mobilità, offriremo spazio per una nuova immagine del nostro turismo. Non dimentichiamoci che ogni cicloturista spende 130euro al giorno rispetto ai 70 di uno che si reca al mare

L’analisi degli ultimi dati pubblicati dall’Istat evidenzia come nei capoluoghi di provincia italiani la lunghezza delle piste ciclabili nel 2016 sia salita a 4.370 km, in aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente e cumulando una crescita del 21,7% nell’arco di cinque anni (2011-2016).

Per densità delle piste ciclabili, a livello nazionale Cagliari si piazza al 19° posto; il capoluogo, infatti, risulta avere uno dei valori più alti in tutta Italia con 72,9 km ogni 100 km2.

Quello della bicicletta è, quindi, un mercato in grande evoluzione.

Lo è per le caratteristiche delle aziende che le producono, nell’utilizzo che se ne fa, nel valore del prodotto stesso che non è più solo un oggetto di consumo ma diventa uno stile di vita che a sua volta apre ad altre esigenze ed opportunità che riguardano sia la bicicletta, che diviene un bene di valore da tutelare, sia le sue diverse forme di utilizzo.

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Li avevano dati per spacciati più volte considerandoli artigiani in via d’estinzione ma loro hanno resistito, studiato, adeguato l’offerta e sono diventati 4.0. Per questo i 92 calzolai sardi sono ancora sul mercato per crescere e competere con “l’usa e getta”.

In Sardegna queste imprese artigiane si occupano della riparazione delle calzature e di tante altre attività legate alla personalizzazione, riparazione, creazione, lavaggio, sanificazione e “manutenzione” di scarpe, valigie e piccoli capi in pelle.

Anche i numeri danno conforto alla categoria: ogni anno, in media, una famiglia sarda spende 370 euro per riparazioni e manutenzione di questi beni.

Sono questi i dati che emergono all’analisi dall’Osservatorio per le PMI di Confartigianato Imprese Sardegna, su fonte InfoCamere 2018, delle imprese registrate come “Aziende artigiane di riparazione calzature”. Dallo studio emerge come siano 4.141 le realtà a livello nazionale, con la Lombardia capofila con 808 attività, seguita dal Lazio con 467 e dal Veneto con 348.

Nell’Isola l’attività di calzoleria, negli ultimi anni sta registrandouna lieve ripresa, dopo che nei primi anni Duemila sembrava destinata al declino: un ritorno in auge, quindi, aiutato anche dall’ingresso di giovani leve che con entusiasmo hanno deciso di intraprendere questo antico mestiere artigiano.

«Il mestiere del “lustrascarpe” non è pronto per finire in un museo dell’artigianato o per restare ancorato al neorealismo cinematografico degli anni ’50 – commenta Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – se gli sciucià sono un ricordo che si perde nel tempo, il calzolaio vive una seconda giovinezza, fatta di formazione professionale, innovazione imprenditoriale e riscoperta del mercato della riparazione.»

«La crisi ha spinto i consumi verso la riparazione, il recupero e la manutenzione, con benefici notevoli anche per l’ambiente, oltre che per le tasche dei sardi – sottolinea Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato Sardegna – “riparare è meglio che comprare” sembra essere il moto degli ultimi anni. A beneficiarne, per fortuna, sono le migliaia di imprese artigiane attive nel settore, che hanno visto crescere il fatturato e i guadagni”.

Per restare in sella serve un mix di continua specializzazione e conoscenze informatiche, indispensabili per riuscire a “vendersi” a un pubblico più ampio. Per i calzolai del nuovo millennio, il boom delle snakers (le scarpe da ginnastica per il tempo libero), l’“usa e getta”, la mancanza di remunerazione, problemi denunciati da tanti operatori, per coloro che si sono reinventati, vive una “seconda giovinezza” sono diventati punti di forza del rilancio del mestiere.

«La nostra professione è cambiata – sottolinea il veneto Paride Geroli, presidente nazionale di “Calzolai 2.0” di Confartigianato – per questo è importante non restare chiusi nel proprio negozio, ma aprirsi alle nuove sfide che la società ci chiede. E’ necessario perseguire con determinazione la rappresentanza, la salvaguardia, la valorizzazione, la crescita e la promozione intensiva verso il pubblico del mestiere del calzolaio e della produzione delle scarpe su misura, anche tramite fiere e mercati nazionali e internazionali, ma soprattutto con la formazione. Per aggirare le barriere dell’estinzione legata evidentemente alla mentalità “usa e getta” – aggiunge Paride Geroli – dal 2013, abbiamo creato “Calzolai 2.0”, che aggrega 430 calzolai di tutta Italia, anche della Sardegna, che lavorano insieme per dare dignità e far crescere il mestiere.»

Oggi i professionisti del tacco e della suola, si ritrovano a fare dei lavori completamente diversi rispetto al passato in cui ci si concentrava principalmente su mezze suole e sopratacchi. Negli ultimi anni, le richieste maggiori dei clienti hanno a che fare con il cambio dei fondi esterni che stanno sotto le scarpe (oggi perfettamente sostituibili grazie alle apposite presse in commercio se si è aggiornati per applicarle correttamente), tinture e puliture, sostituzione di cerniere su capi in pelle, sino alla riparazione di valigie. Per non parlare del fiorente mercato della personalizzazione: dalle suole colorate alle borchie la cui applicazione, sempre più, viene richiesta su scarpe nuove appena acquistate, sino alla messa a modello di calzature.

«Una fetta importante del nostro lavoro riguarda anche la calzatura su misura – continua il presidente di Calzolai 2.0 – con quella classica da uomo e donna che necessitano di competenze che solo una parte di noi hanno, ma modelli premontati (dalle clarks ai sandali gioiello passando per le ballerine) che possiamo facilmente personalizzare. Molti di noi stanno aggredendo il mercato anche grazie all’aiuto della tecnologia, attraverso l’uso del Foot-scanner che ci aiuta a realizzare scarpe su misura in modo più semplice e veloce e per qualunque parte del mondo. In poche parole si tratta di una nuova strumentazione che permette di realizzare calzature tecnologicamente personalizzate oltre che velocizzare e semplificare molte delle fasi necessarie alla loro realizzazione:»

Anche in Sardegna, Confartigianato crede nel settore e nei prossimi mesi promuoverà gli eventi di “formazione continua applicata” in materia di manutenzione, incollaggi, tinture, sanificazione e nuove tecnologie.

Nel frattempo, a livello nazionale, l’Associazione lavora con le Istituzioni e con la Scuola per creare percorsi formativi adatti alla preparazione del mestiere, come accade in altri Paesi europei dove per diventare calzolai è necessario un diploma specifico.

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”.

Quasi un quinto delle imprese artigiane della Sardegna è coinvolto, direttamente o con l’indotto, nel mercato turistico regionale.

Sono ben 6.638 le piccole e medie realtà che si occupano di attività legate alle vacanze e allo svago. Dall’agroalimentare ai servizi turistici, dalla cura della persona alle attività ricreative, culturali e dell’intrattenimento, dai bar, caffè e pasticcerie alla somministrazione di alimenti e bevande, per arrivare ai trasporti, gestione di strutture ricettive e sportive ma anche produzione e vendita di monili, artigianato artistico, abbigliamento e calzature.

Grazie al trend positivo del turismo registrato anche quest’anno, per le realtà produttive cresce la domanda di beni e servizi generata dai 3 milioni di arrivi e 14 milioni di presenze. Infatti, rispetto agli anni passati, la percentuale delle aziende che lavora con le vacanze è cresciuta dal 17,1% del 2013, passando al 18,4% del 2015, per arrivare al 18,8% di quest’anno. La percentuale rilevata nella nostra regione supera del 2,9% la media nazionale del 15,9%.

Lo rileva l’elaborazione dell’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le MPI (fonte UnionCamere-InfoCamere 2018), sull’artigianato interessato dalle attività turistiche nell’isola, che sottolinea anche come queste rappresentino il 18,8% del totale delle imprese artigiane registrate negli albi.

A livello nazionale, la Sardegna occupa la sesta posizione dopo la Sicilia con il 22,2% e la Campania con il 21,2% seguite dalla Toscana con il 19,7%, Marche e Calabria con il 19,1%.

Tra le vecchie province della Sardegna, in testa quella di Cagliari con 2.656 imprese (interessato il 19,8% del totale delle imprese artigiane), segue Sassari 2.296 aziende (18,3%), poi Nuoro con 1.243 attività artigiane (19,4%) e, infine, Oristano con 443 (15,5%).

La nota negativa da registrare, secondo i dati Eurostat 2016, è data dal fatto che la nostra regione, con più di 14milioni di presenze, non sia nella Top 40 delle regioni europee con più presenze. In testa alla speciale classifica si trovano le Canarie con 102 milioni di presenze, seguite dalla Catalogna. In mezzo le italiane Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Bolzano e Trento. Al 40° posto, la regione francese di PoitouCharentes con oltre 15 milioni di presenze.

«In ogni caso i numeri continuano a dimostrare come artigianato e turismo siano molto più che complementari – affermano Antonio Matzutzi e Stefano Mameli, presidente e segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – e come questi due elementi, fondamentali per la nostra economia, debbano essere promossi e venduti insieme”. “Stare al quinto posto nazionale non è più sufficiente – continuano presidente e segretario – è necessario entrare nei primi tre posti in Italia. Ciò lo si può fare continuando a investire e a fare promozione e, soprattutto, credendoci.»

«Dal 2014 a oggi, la crescita dei flussi in arrivo, seppur lenta, è stata costante – sottolineano Matzutzi e Mameli – così come quella della disponibilità economica dei nuclei famigliari. E’ questo il momento per intensificare gli sforzi e incrementare la competitività della nostra offerta turistica e valorizzare le eccellenze del Made in Sardegna, quelle che hanno reso famosa la nostra isola nel mondo. E’ necessario, dunque, impegnarci a lavorare ancora più duramente per riguadagnare posizioni sul fronte dell’attrattività, dell’artigianato, dell’ambiente e della cultura, che rappresentano i motori della nostra economia.»

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Abbattimento della tassazione, riduzione dell’imposizione contributiva, sgravi per le giovani imprese, rifinanziamento della storica legge regionale 51 del 1993, che per oltre 2 decenni ha finanziato le imprese artigiane della Sardegna, ma anche lotta senza quartiere all’abusivismo e maggiore spazio agli operatori artigiani dell’agroalimentare, del tipico e del tradizionale nel suolo pubblico.

Sono queste le principali richieste che Antonio Matzutzi e Stefano Mameli, presidente e segretario di Confartigianato Imprese Sardegna hanno presentato, pochi minuti fa, in Consiglio Regionale a Cagliari, ai componenti la “Commissione speciale sulla grave situazione delle imprese dell’artigianato e del commercio”, per supportare le oltre 35mila imprese dell’Artigianato, un comparto che, in 10 anni di crisi, ha registrato una diminuzione di 7.456 realtà e lasciato senza lavoro oltre 20mila persone.

«Anche quest’anno l’Artigianato sardo non vede ancora la luce in fondo al tunnel – ha affermato Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Sardegna alla Commissione presieduta dal consigliere Roberto Deriu – imprese ancora in calo e comparto che perde altre 784 realtà produttive, risultanti tra 1.626 nuove iscrizioni e 2.410 cessazioni. Nel 2016 la diminuzione fu di 541 unità mentre dal 2008 a oggi ne sono scomparse definitivamente 7.456 – ha aggiunto Matzutzi – i dati ufficiali di UnionCamere parlano di 35.562 imprese artigiane sarde registrate negli albi delle Camere di Commercio al 31 dicembre 2017

Nel documento presentato alla Commissione, Confartigianato Sardegna ha sottolineato come l’obiettivo primario del lavoro comune debba essere quello di “ridare dignità ad un settore strategico per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna”, intervenendo, in primis, per alleviare il peso asfissiante della tassazione, sia fiscale che contributiva. Contemporaneamente occorre puntare sui giovani, incentivandoli ad avviare un percorso sull’artigianato, con l’abbattimento del costo previdenziale, per almeno due anni, per le imprese artigiane di nuova costituzione. Sostegno anche al passaggio generazionale all’interno delle aziende famigliari, con interventi sugli sgravi contributivi e fiscali.

L’associazione di categoria ha premuto anche per il rifinanziamento della storica, apprezzata ed indimenticata, legge regionale 51 del 1993, che per decenni ha sostenuto le imprese dell’artigianato. Per gli Artigiani, poi, appare strategico prevedere la definizione di bandi a valere sul POR FESR che contemplino piccole pezzature (fino ai 15 mila euro o fino ai 50 mila) con procedure snelle (es. modalità voucher) pensate a misura di piccola impresa.

L’associazione ha anche denunciato come due imprese artigiane su tre, il 65,3% di quelle regolari, soffrano la concorrenza sleale delle aziende in nero e “sommerse”. Il tutto si traduce in 23.222 imprese artigiane regolari sarde, delle 35.562 registrate negli Albi, che, rispettando le leggi e pagando le tasse, devono “combattere” contro un numero imprecisato di “non imprese”, che operano fuorilegge ed in modo scorretto e fraudolento. Stessa sorte tocca ai dipendenti regolari: ognuno di loro compete quotidianamente contro 1,4 “occupati non regolari”. Per questo, i circa 56mila occupati regolari artigiani, ogni giorno, devono combattere un vero e proprio “esercito” di quasi 9mila lavoranti sconosciuti a tutti, che si traduce nel 15,4% del totale della forza lavoro del settore.

«Ci auguriamo che la Commissione – concludono Matzutzi e Mamelilavori celermente e arrivi a risultati tangibili, soprattutto attraverso la messa a disposizione di adeguate risorse finanziarie per il settore

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Sarà la città di Cagliari ad ospitare la prossima tappa del Roadshow “Italia per le Imprese, con le PMI verso i mercati esteri” che si terrà il prossimo 20 giugno.

Le istituzioni pubbliche, le organizzazioni private delle imprese e i principali protagonisti del mondo economico-finanziario tornano dunque a confrontarsi sui temi dell’internazionalizzazione per approfondire strumenti e strategie volti ad affrontare con successo un simile percorso.

Il Roadshow “Italia per le Imprese, con le PMI verso i mercati esteri” è patrocinato dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale ed è promosso e sostenuto dal ministero dello Sviluppo economico. Oltre all’ICE-Agenzia, a SACE e a SIMEST, il progetto si avvale della collaborazione di Confindustria, Unioncamere, Rete Imprese Italia, Alleanza delle Cooperative italiane e Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

Partner territoriale della tappa cagliaritana sarà Confartigianato Imprese Sardegna.

A livello generale nel corso del 2017 l’export della Sardegna ha registrato un andamento più che positivo rispetto all’anno precedente, con una crescita pari al 27,8%.

Forti incrementi si registrano nel settore agro-alimentare, con frutta e ortaggi lavorati (+45,1%), frutta fresca (+80,9%), prodotti di bosco e frutti selvatici (+100,5%) nonché prodotti della pesca (+50,4%). Per l’industria lattiero-casearia il primo mercato di riferimento risulta quello degli Stati Uniti che assorbe il 75% dell’export regionale del settore. I vini trovano principalmente sbocco in Germania e negli USA, mentre gli oli (+21,9%) risultano particolarmente apprezzati in Svizzera e Stati Uniti.

Sebbene il principale settore di esportazione permanga comunque quello legato alla raffinazione del petrolio (oltre l’80% dei flussi regionali), il 2017 ha visto in grande sviluppo l’export del farmaceutico (+179,3%), dei mezzi di trasporto (+125,1%) con particolare riferimento a quello relativo alla fabbricazione di navi e imbarcazioni (+214,3%) e dei prodotti chimici (+56,3%). Quanto ai mercati, si osserva una rilevante presenza di tali comparti in Medio Oriente e in Africa. Bene anche le vendite estere di prodotti dell’elettronica e di apparecchi elettromedicali (+40,3%) e di macchinari (+42,5%).

Da segnalare inoltre la forte crescita del settore turistico con oltre 17 milioni di turisti nel corso del 2017.

Con l’organizzazione di questo appuntamento, si punta ad aumentare il numero delle imprese sarde che esportano stabilmente o che si affacciano per la prima volta sui mercati esteri.

Il Roadshow intende, infatti, presentare strumenti e servizi che consentano alle imprese di vincere la sfida dei mercati globali e di realizzare nuove opportunità di espansione all’estero. L’evento si svolgerà a Cagliari presso il Centro Congressi del quartiere fieristico in piazza Efisio Puddu (ingresso lato CONI) – con registrazione dei partecipanti alla sessione seminariale e agli incontri individuali a partire dalle ore 8.30.

Dalle 9.15 alle 11.00 circa si entrerà quindi nel vivo dei lavori: l’introduzione sarà a cura di Antonio Matzutzi – Presidente Confartigianato Imprese Sardegna cui seguirà la panoramica sullo scenario internazionale offerta da Alessandra Lanza – Partner Prometeia.

Nicola Lener, Direttore Generale per l’Internazionalizzazione – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale guiderà la moderazione dei contributi dei rappresentanti di MISE-ICE-SACE–SIMEST:

Barbara Clementi – Dirigente della divisione V – Strumenti finanziari per l’internazionalizzazione del MISE, Antonino Laspina, Direttore Ufficio di Coordinamento Marketing ICE-Agenzia, Carlo de Simone, Responsabile Servizio Marketing Territoriale – SIMEST.

Dalle 11.00 alle 17.00, gli imprenditori potranno avvalersi di incontri individuali con i rappresentanti delle organizzazioni pubbliche e private presenti, per approfondire le opportunità di internazionalizzazione ed elaborare una strategia di mercato personalizzata.