22 December, 2024
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E’ durissima la reazione dei sindaci dei Comuni del Sulcis Iglesiente alla decisione annunciata da Glencore sulla fermata anticipata a lunedì 23 dicembre della produzione della linea zinco. Stamane un’ampia delegazione di primi cittadini s’è riunita davanti all’ingresso dello stabilimento di Portovesme, presenti anche rappresentanze sindacali dei chimici, dei metalmeccanici, i consiglieri regionali Luca Pizzuto, Alessandro Pilurzu e Gianluigi Rubiu e l’assessora regionale della Cultura e della Pubblica istruzione Ilaria Portas, e don Antonio Mura, parroco delle chiese di Portoscuso e Paringianu e responsabile della Pastorale Sociale per il Lavoro della diocesi di Iglesias. Quello che è emerso è un “NO” unanime alla fermata della produzione che metterebbe sulla strada 1.200 lavoratori con le loro famiglie e un intero territorio, e l’appello a Regione e Governo a chiamare Glencore alle proprie responsabilità, percorrendo tutte le strade possibili, se come ha annunciato la multinazionale non ha alcuna intenzione dalla decisione assunta, per giungere al coinvolgimento di un nuovo soggetto imprenditoriale disponibile a continuare le produzioni a Portovesme.
Nel corso della manifestazione abbiamo alcune interviste, con i consiglieri regionali Alessandro Pilurzu, Luca Pizzuto e Gianluigi Rubiu; l’assessora regionale della Cultura e della Pubblica istruzione Ilaria Portas; don Antonio Mura; sindaci di Portoscuso Ignazio Atzori, di Iglesias Mauro Usai, di Gonnesa Pietro Cocco; i sindacalisti Emanuele Madeddu (segretario Filctem Cgil della Sardegna Sud Occidentale, e Roberto Forresu, segretario regionale della Fiom Cgil; l’intervento dei sindaci di Nuxis Romeo Ghilleri e di Portoscuso Ignazio Atzori, che hanno spiegato le motivazioni che hanno portato i sindaci a riunirsi stamane a Portovesme, che vi proponiamo.

Domenica 22 dicembre, dalle 19.00, nella chiesa Santa Maria d’Itria di Portoscuso, si terrà il concerto “CHRISTMAS INSIDE”, organizzato dal coro polifonico femminile di Portoscuso con la preziosa collaborazione di don Antonio Mura.

Rassegna corale nazionale

Coro FEMMINILE DI PORTOSCUSO
direttore M° Nadia Fois
Coro CONCORDIA VILLA ECCLESIAE
Direttore M° Paolo Autelitano
Collegium C. MONTEVERDI
direttore M° Angelina Figus

L’evento è patrocinato da: FEDERCORI – Federazione Cori italiani Chorus inside – Associazione CHORUS INSIDE SARDEGNA.

Sale il clima della protesta e della mobilitazione tra i lavoratori degli appalti della Portovesme srl. Questa mattina hanno operato un blocco ai cancelli e poi si sono messi in marcia per incontrare il sindaco di Portoscuso Ignazio Atzori e don Antonio Mura, parroco delle due chiese di Portoscuso e della chiesa di Paringianu e responsabile della Pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Iglesias. Dopodiché hanno occupato la sala consiliare del comune di Portoscuso.

La segreteria della FIOM-CGIL Sardegna Sud-Occidentale ha diffuso una nota nella quale esprime pieno sostegno alle lavoratrici ed i lavoratori degli appalti della Portovesme srl, in sciopero ed in occupazione al comune di Portoscuso.

«La FIOM-CGIL sostiene totalmente l’iniziativa odierna messa in campo dal coordinamento appalti della Portovesme srl e dalle delegate ed i delegati degli appalti. Affiancano le lavoratrici ed i lavoratori che dopo l’assemblea in sciopero di ieri hanno oggi proseguito la protesta presso l’incrocio dello stabilimento e dei cancelli del bilico sud (ingresso mezzi pesanti), per poi mettere in piedi un corteo, che dallo stabilimento ha visto i lavoratori raggiungere la Chiesa di Santa Maria D’Itria dove sono stati accolti da Don Antonio, per poi recarsi al comune di Portoscuso e incontrare il sindaco dottor Ignazio Atzori e la Giunta. Le lavoratrici ed i lavoratori dopo aver relazionato sulle problematiche che hanno portato alla protesta e sentito le considerazioni prima del parroco don Antonio, e poi del sindaco, al termine dell’incontro hanno deciso di occupare la sala consigliare per l’intera giornata. Le azioni messe in campo tendono a mettere al centro la gravissima situazione in cui si trovano le lavoratrici ed i lavoratori degli appalti, i quali rischiano di vedersi stravolta la loro vita, in conseguenza delle scelte della Glencore che vede cessare gran parte degli appalti il 31/12/2024. Situazione che a breve potrebbe vedere ricevere il licenziamento per 2/3 delle lavoratrici e lavoratori in forza fabbrica (circa 1000 unità). La FIOM CGIL condivide la protesta delle lavoratrici e dei lavoratori, sostiene con ogni mezzo le iniziative che le delegate ed i delegati o il Coordinamento appalti intraprenderanno a difesa dei loro diritti e dei posti occupazionali, messi in discussione dall’ennesima delocalizzazione che il governo non può assolutamente permettere.»

Circa 7.000 pratiche per il riconoscimento dell’invalidità ferme per la paralisi delle commissioni competenti alla Asl Sulcis Iglesiente. E’ gravissima l’emergenza, denunciata a più riprese ma ancora oggi irrisolta ormai da alcuni anni, che ha determinato una situazione insostenibile e inaccettabile. Stamane, davanti agli uffici della Asl Sulcis Iglesiente siti in via della Costituente, a Carbonia, si è svolta l’ennesima manifestazione di protesta pacifica di alcune decine di cittadini provenienti da diversi Comuni del territorio, alla quale ha partecipato anche don Antonio Mura, responsabile dell’Ufficio della Pastorale sociale e il lavoro della diocesi di Iglesias.

Al termine della manifestazione di protesta, una delegazione è stata ricevuta dai rappresentanti della Asl, che hanno assunto l’impegno a concordare un incontro con la direttrice dott.ssa Giuliana Campus per un esame della situazione che viene seguita con grande attenzione anche dai sindaci dei comuni del territorio, che hanno incontrato a più riprese i vertici della Asl..

Vediamo la interviste con uno dei manifestanti, Nicola Piras, rappresentante del Comitato di Buggerru, e don Antonio Mura, responsabile dell’Ufficio della Pastorale sociale e il lavoro della diocesi di Iglesias.

 

 

«La Portovesme srl deve continuare a produrre piombo e zinco, materiali strategici per il Paese, con o senza la Glencore.»

E’ questo il messaggio emerso stamane, a Portovesme, nell’assemblea dei lavoratori convocata dalle organizzazioni sindacali FIOM-CGIL, FSM-CISL e UILM-UIL, a tre giorni dall’incontro svoltosi al MIMIT, che ha visto la multinazionale Glencore confermare la sua decisione di fermare la produzione di zinco e la disponibilità a tenere in attività solo i forni Waelz per il trattamento dei fumi di acciaieria, in attesa degli sviluppi della proposta di riconversione delle produzioni, che sarà esaminata il 9 e 10 ottobre nell’incontro fissato con il Governo.

Tra i lavoratori c’è grande preoccupazione ma, al tempo stesso, è forte la volontà di non arrendersi. Dai vari interventi, è emerso chiaro anche un appello a tutti i lavoratori, a restare uniti, per difendere tutti insieme i 1.200 posti di lavoro attualmente garantiti dalle produzioni tra lavoratori diretti e lavoratori delle imprese d’appalto (circa 500). Sia la Regione Sardegna sia il Governo nazionale hanno assicurato il loro pieno sostegno ai lavoratori, respingendo i piani di disimpegno della Glencore, ma quella che si prospetta in questi giorni è una vertenza molto difficile.

Al termine dell’assemblea, alla quale ha partecipato anche don Antonio Mura, direttore dell’Ufficio della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias e parroco delle chiese di Portoscuso e Paringianu, che ha portato ai lavoratori il saluto del cardinale Arrigo Miglio, abbiamo intervistato il segretario regionale della FIOM-CGIL Roberto Forresu e il segretario territoriale della UILM-UIL Renato Tocco.

 

     

“Glencore” e tutte le società industriali del territorio, chiariscano, unitamente a tutte le istituzioni politiche, il futuro per le nostre cittadine e cittadini. Non sarà un autunno sereno quello che vivranno le famiglie sospese sul baratro dei licenziamenti o al meno peggio dei “cerotti”- elemosina delle “casse integrazioni”. Sono centinaia e centinaia, uomini e donne, con i loro figli, che hanno paura perché senza lavoro non c’è vita e non c’è futuro. L’UPSL facendosi voce di tutta la chiesa diocesana iglesiente, sentiamo il dovere di inviare ai responsabili delle aziende e alle istituzioni pubbliche un forte appello perché non ci si trinceri nel manifestare le difficoltà dei mercati, per dare ragione delle varie chiusure e della drastiche e gravi riduzioni dei livelli occupazionali. Si faccia di tutto per conservare le produzioni e i posti di lavoro. La crisi industriale viene da lontano ed anche alcuni imprenditori ne sono vittime, ma davvero non possiamo rassegnarci … Stiamo parlando di vite umane. Desidero osservare che l’emergenza delle piccole e medie aziende del Sulcis Iglesiente, rientra, da decenni in una crisi di sistema, originata primariamente dalla contrazione dei comparti di lavorazione di prodotti primari, che a cascata hanno prodotto e producono chiusure e ridimensionamenti nell’indotto, anello più debole degli attuali modelli industriali. Quasi nulla inciderà, in termini di occupazione, l’apertura di prospettive per il riciclo delle batterie esauste delle auto elettriche, nulla inciderà nel favorire l’occupazione i grandi appetiti delle società che vogliono occupare e colonizzare i nostri territori e i nostri mari per produrre energia con tecnologie fotovoltaiche e eoliche. Per questo ci rivolgiamo con fiducia insistente verso i responsabili delle dirigenze delle industrie del territorio perché partecipino con giustizia e solidarietà alla vicenda del Sulcis Iglesiente, offrendo innanzitutto un chiarimento sui loro progetti e comunque, ottemperando alle direttive concordate. Alle istituzioni che a vario titolo governano e hanno responsabilità di amministrazione politica, il dovere di partecipare in modo unitario, con totale vicinanza alle vicende del territorio e in modo coraggioso e tenace, lottando per il bene dei cittadini e cittadine e per la salvaguardia del nostro amato Sulcis Iglesiente.

Sono da condannare decisamente tutti gli interessi per garantire pingui guadagni…personali, di lobby nascoste nei nostri territori, di ogni azionista che gioca le sue fortune nelle borse internazionali e di coloro che pensano di avere poteri elettorali per le prossime campagne elettive…nessuno ci abbandoni e nessuno si macchi del grave peccato di schiacciare la dignità delle cittadine e dei cittadini del Sulcis Iglesiente.

Stiamo vivendo, tragicamente, per l’ennesima volta, un’altra grave crisi occupazionale che sconvolge il nostro territorio… ma forse è la stessa crisi che attraversa in modo continuativo e progressivo il Sulcis Iglesiente, da alcuni i decenni. Noi cristiani non possiamo arrenderci, ma nella speranza che ha la radice nel Dio Provvidenza che in Gesù Cristo ha manifestato per l’umanità la sua Misericordia, desideriamo, tutte e tutti, agire secondo le proprie responsabilità sociali e tutte e tutti, desideriamo pregare …. Nell’occasione della Memoria liturgica del “Santissimo Nome di Maria”. Giovedì 12 settembre 2024, alle ore 22,00, presso Chiesa “Vergine d’Itria” Portoscuso Santo Rosario meditato seguendo il percorso dei Misteri gaudiosi. Sentitevi tutte e tutti invitati a stare insieme Le risorse sociali, politiche e spirituali, unitariamente, si impegnano a camminare per far risaltare la dignità di ogni persona e favorire il “Bene comune” per tutto il Sulcis Iglesiente.

Don Antonio Mura, parroco in Portoscuso e responsabile UPSL Iglesias

Il Sulcis Iglesiente unito contro la decisione annunciata dalla Glencore sulla fermata della linea zinco nello stabilimento di Portovesme. E’ quanto ha fatto emergere stamane l’assemblea generale dei lavoratori, svoltasi davanti all’ingresso dello stabilimento, alla presenza di numerosi sindaci, del consigliere regionale Alessandro Pilurzu, del direttore dell’ufficio della pastorale sociale e il lavoro della diocesi di Iglesias do Antonio Mura, in concomitanza con lo sciopero di 24 ore proclamato dalle organizzazioni sindacali.

Nel corso degli interventi, sono stati durissimi i giudizi nei confronti dell’Azienda ed è stata sollecitata un’azione forte da parte della Regione Sardegna e del Governo nazionale, per contrastare il disegno di disimpegno portato avanti chiaramente dalla Glencore, che se portato a termine, infliggerebbe un colpo mortale all’economia dell’intero territorio, già messo a durissima prova dalle altre grandi vertenze industriali, ad iniziare da Eurallumina ed ex Alcoa oggi SiderAlloys .che si trascinano rispettivamente da 15 e 12 anni, per finire alla Centrale Enel Grazia Deledda, destinata alla fermata in attuazione del programma di decarbonizzazione.

Allegate le fotografie della giornata di protesta e le interviste realizzate con il consigliere regionale del Pd Alessandro Pilurzu; don Antonio Mura, direttore dell’ufficio della Pastorale per il sociale e il lavoro della diocesi di Iglesias; i sindaci di Portoscuso Ignazio Atzori, Carbonia Pietro Morittu, Iglesias Mauro Usai, Gonnesa Pietro Cocco, Carloforte Stefano Rombi; di Roberto Forresu segretario regionale della Fiom Cgil e Renato Tocco segretario della Uilm Uil del Sulcis Iglesiente.

             

«Quei minatori morirono e, intanto, si continua a morire di lavoro, nonostante le lotte operaie attuali che hanno radici negli eventi di 120 anni fa.»

Don Antonio Mura, responsabile diocesano per l’Ufficio della Pastorale sociale e del Lavoro, interviene dopo le celebrazioni del 120° anniversario dell’0eccidio di Buggerru.

«Anche oggi si lotta per aver il lavoro, per la dignità e la sicurezza del lavoro – aggiunge don Antonio Murama nei nostri territori del Sulcis Iglesiente, tutti questi obiettivi, nonostante le lotte sociali, sono gravemente disattesi. A fronte del disfacimento del tessuto economico del nostro territorio, tutte le istituzioni continuano, in modo parcellizzato tra loro (senza un progetto unitario), a “cincischiare” e in questa incertezza politica, le multinazionali continuano a decidere, trovando campo aperto, su cosa fare e cosa non fare e tutto questo, sulla pelle dei cittadini e delle cittadine del Sulcis Iglesiente.» 

Alcune centinaia di persone hanno partecipato ieri sera all’incontro pubblico “Pale a mare: come salvare l’Isola” tenutosi negli spazi dell’antica Tonnara Su Pranu, a Portoscuso, organizzato dal comune di Portoscuso, in collaborazione con il Comitato “No speculazione energetica Carloforte”. Hanno partecipato, tra gli altri, don Antonio Mura, parroco delle chiese di Portoscuso e Paringianu e direttore della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias; Ignazio Atzori, sindaco del comune di Portoscuso; Stefano Rombi, sindaco del comune di Carloforte; Salvatore Obino, presidente del comitato “No speculazione energetica Carloforte”; Rolando Marroccu, portavoce del comitato tecnico Sardegna sostenibile. I lavori sono stati moderati dalla giornalista Susanna Lavazza.

Gli interventi hanno ribadito la ferma opposizione all’imposizione di un numero abnorme di impianti eolici offshore (oltreché eolici a terra e fotovoltaici) la cui realizzazione minaccia una vera e propria nuova servitù per la Sardegna. Sono ben 23, infatti, le richieste di allaccio per impianti eolici offshore davanti alle coste della Sardegna, anche a sole 12 miglia dalle spiagge, come nel caso dell’isola Sant’Antioco (Toro1). Tre sono in dirittura d’arrivo. Sono ben 16 i progetti per impianti offshore nel Sud Sardegna, 8 attorno all’isola di San Pietro. Il più vicino alla definitiva approvazione è l’Ichnusa Wind Power, per il quale la richiesta è stata fatta nel 2020 e sono già iniziati i lavori di trivellazione dei fondali davanti a Carloforte e Portoscuso, benché non ci sia ancora il semaforo verde dopo le integrazioni alle osservazioni per la procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale) che avevano come termine il 19 luglio.

Nel corso degli interventi, sono state sottolineate tutte le problematiche legate alla proliferazione di progetti e, unitamente alla forte preoccupazione che la mancanza di regole abbia concesso agli speculatori di portarsi avanti nelle fasi procedurali, anche la convinzione che la forte e crescente mobilitazione in atto possa frenare l’iter e attenuare quantomeno la portata degli interventi e, conseguentemente, i danni sul territorio.

Dopo gli interventi di don Antonio Mura, dei sindaci di Portoscuso Ignazio Atzori e Carloforte Stefano Rombi, dei rappresentanti delle associazioni Rolando Marroccu e Salvatore Obino, sono intervenuti anche alcuni rappresentanti di altre associazioni che portano avanti la stessa battaglia, giunti da Sant’Antioco, Nuraxi Figus, Quartu Sant’Elena, Selargius e Uta, nel corso dei quali sono state evidenziate anche le problematiche legate alla realizzazione del Tyrrhenian Link, il doppio collegamento sottomarino di Terna che collegherà la Sardegna alla Sicilia e alla Penisola, strettamente collegato all’insediamento di tanti impianti eolici (a terra e offshore) e fotovoltaici, per il trasferimento dell’energia prodotta in Sardegna, considerato che – com’è noto – l’Isola non ha bisogno di energia, dal momento che ne produce già in quantità superiore a quanto ne consuma.

Nonostante l’incontro fosse stato organizzato per trattare le problematiche legate all’eolico offshore, si è parlato anche della raccolta di firme in corso in tutta la Sardegna per il progetto di legge di iniziativa popolare denominato “Pratobello 24”.

Allegata l’intervista realizzata con don Antonio Mura al termine dei lavori.

   

Il comune di Portoscuso, in collaborazione con il Comitato “No speculazione energetica Carloforte”, ha organizzato l’incontro pubblico “Pale a mare: come salvare l’Isola”, che si terrà lunedì 19 agosto, dalle 19.30, negli spazi dell’antica Tonnara Su Pranu, a Portoscuso.

Interverranno: don Antonio Mura, parroco delle chiese di Portoscuso e Paringianu e direttore della Pastorale per il Sociale e il Lavoro della diocesi di Iglesias; Ignazio Atzori, sindaco del comune di Portoscuso; Stefano Rombi, sindaco del comune di Carloforte; Salvatore Obino, presidente del comitato “No speculazione energetica Carloforte”; Rolando Marroccu, portavoce del comitato tecnico Sardegna sostenibile.

Modererà i lavori la giornalista Susanna Lavazza.

Sono 23 le richieste di allaccio per impianti eolici offshore davanti alle coste della Sardegna, anche a sole 12 miglia dalle spiagge, come nel caso dell’isola Sant’Antioco (Toro1). Tre sono in dirittura d’arrivo, seguendo l’iter sul sito del ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica.

Sono ben 16  i progetti per impianti offshore nel Sud Sardegna, 8 attorno all’isola di San Pietro. La più alta concentrazione in Italia.

Il più a rischio di essere approvato è l’Ichnusa Wind Power, per il quale la richiesta è stata fatta nel 2020 e sono già iniziati i lavori di trivellazione dei fondali davanti a Carloforte e Portoscuso, benché non ci sia ancora il semaforo verde dopo le integrazioni alle osservazioni per la procedura di VIA (valutazione impatto ambientale) che avevano come termine il 19 luglio.

Le osservazioni delle associazioni ambientaliste sul territorio, dei sindaci, dei comitati, di zoologi e biologi marini hanno rilevato che i 42 aerogeneratori IWP – altri tre volte e mezzo quelli attualmente a Portovesme, da installare sulle rotte dei tonni e dei falchi della Regina – causeranno danni all’habitat, alla pesca, al turismo, al paesaggio, alla navigazione, alla sicurezza marittima.

In particolare, sono a rischio le due tonnare storiche di Portoscuso e Carloforte.

I sindaci del Sulcis Iglesiente hanno già espresso “contrarietà” nei Consigli comunali. 

Dopo i saluti del sindaco di Portoscuso, Ignazio Atzori, verrà data la parola a don Antonio Mura, che porterà la voce della Chiesa diocesana, che corrisponde al territorio del Sulcis Iglesiente: «Esprimerò anche idee e prospettive abbondantemente confrontate con il cardinale Arrigo Miglio».

«Agiremo a livello legalesottolinea il presidente del comitato No speculazione energetica Carloforte, l’avvocato Salvatore Obino -. Abbiamo constatato che, in violazione delle regole di correttezza e buona fede, la Ichnusa Wind Power ha oscurato, rendendola illeggibile, parte della documentazione riguardante l’impatto ambientale del mega impianto offshore di 42 pale eoliche flottanti  da collocarsi in area marina a Nord-Ovest dell’Isola di San Pietro, ritenendo di impedire di proporre osservazioni in opposizione al progetto da parte dei portatori di interessi. Noi stigmatizziamo questo comportamento che denota arroganza e non affidabilità della società proponente, anzi riteniamo che sia passibile di annullamento della procedura di VIA.»

«Approfondiremo le attuali procedure ministeriali per gli impianti offshore e l’urgenza di una moratoria nazionale su tutte le richieste sia a mare sia a terradice Rolando Marroccu, componente del Comitato Tecnico Sardegna Sostenibile -. Verrà illustrata la proposta su come governare l’assalto speculativo ai mari sardi con l’istituzione di un piano di gestione delle spazio marittimo e di un limite di distanza dalle coste di 36 miglia nautiche, circa 70 km.»

Il sindaco di Carloforte, Stefano Rombi, si è espresso anche in un recente post su Facebook: «Cosa bisogna fare, oltre a firmare la legge e a continuare a lavorare sul decreto aree idonee?

Molte cose le ha già scritte l’associazione dei sindaci sardi (ANCI Sardegna) pochi giorni fa. Ne dico alcune, senza pretesa di essere esaustivo.

1. Sapere che il Governo non solo ha prevedibilmente impugnato la moratoria – tutti lo sapevano, anche gli estensori – ma ha anche predisposto un provvedimento (credo non ancora definitivamente approvato) che fa prevalere l’interessa ambientale su quello paesaggistico. Cioè uno schema che dice: del paesaggio (italiano, non solo sardo) poco ci interessa, conta solo l’ambiente. Ora, è chiaro a tutti che l’ambiente conta tantissimo, peccato che l’articolo 9 della Costituzione metta paesaggio e ambiente sullo stesso piano. Quindi: se questa cosa sarà confermata, la regione – anzi le regioni – farebbero bene a fare ricorso alla Corte Costituzionale per bloccarla.  

2. Trovare ulteriori meccanismi normativi – anche impugnabili… – per recuperare il tempo necessario – ottenuto anche grazie alla moratoria – per rendere efficace la legge regionale sulle aree idonee, legge complessissima su cui tutti gli uffici regionali stanno lavorando su indicazione della Giunta.

3. Come chiesto da ANCI, bisogna aprire “un grande cantiere di elaborazione e condivisione che attraversi tutti i territori dell’isola seguendo un cronoprogramma preciso, che sia definito da una cabina di regia tecnica/politica che veda al suo interno anche rappresentanti degli Enti Locali e dei Comitati. Un percorso che veda tutti impegnati in diverse fasi”. 

4. Fare il nuovo Piano Energetico e Ambientale della Sardegna, con il quale possiamo avere maggiori opportunità (forse) di mettere in discussione l’obiettivo minimo dei 6,2 Gw di produzione. 

5. Costituire l’Agenzia Regionale Sarda per l’Energia.

Andiamo avanti uniti e compatti. Con un unico obiettivo: la tutela di Carloforte e della Sardegna tutta. Lavorando per una transizione giusta, democratica, condivisa e rispettosa del paesaggio», conclude Stefano Rombi.