22 November, 2024
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Il Governo si è impegnato a trattare con la Regione per raggiungere una nuova intesa sugli accantonamenti entro pochi giorni, comunque prima dell’approvazione di entrambe le Finanziarie, quella nazionale e quella regionale. La prossima settimana sarà convocato un nuovo incontro, per discutere già di cifre, al quale parteciperanno la ministra per gli Affari regionali Erika Stefani e il sottosegretario dell’Economia Massimo Garavaglia. Si è concluso così l’incontro di oggi nella sede del ministero degli Affari regionali a Roma, al quale hanno partecipato il presidente della Regione Francesco Pigliaru e l’assessore del Bilancio Raffaele Paci, con il capo di Gabinetto del ministero per gli Affari regionali e le Autonomie Antonio Naddeo, il dirigente responsabile della finanza delle pubbliche amministrazioni nella Ragioneria dello Stato Salvatore Bilardo e dirigenti del Ministero di via della Stamperia.

«È stato un incontro positivo, almeno a giudicare dagli impegni presi dai rappresentanti del Governo. Ora, certo, aspettiamo i risultati concreti, che sono gli unici che contano, e di sicuro teniamo il punto e non molliamo la presa. Nel frattempo però è importante aver ripreso il confronto, aspettavamo da mesi una convocazione per poter ribadire le nostre ragioni – ha detto Raffaele Paci -. Abbiamo presentato ognuno le proprie posizioni, ribadito ciascuno le proprie ragioni e alla fine, con la consapevolezza reciproca che il Governo deve far quadrare i conti ma che la Sardegna ha diritto a regole chiare e a pagare di meno, si è arrivati a condividere la necessità di arrivare a un’intesa per i prossimi anni. Questa è l’unica strada per ottenere risultati duraturi e concreti: il contenzioso, i ricorsi, non finiscono con le sentenze della Corte, perché i giudici stessi scrivono che per applicarle è indispensabile l’intesa politica. Un’intesa sui tempi di durata degli accantonamenti e sulla cifra da pagare. L’abbiamo detto anche oggi molto chiaramente. Tenere accantonamenti a tempo indeterminato, con una decisione unilaterale, significa modificare lo Statuto della Sardegna e non lo possono fare. Noi manteniamo con forza la nostra posizione: pretendiamo l’intesa, e oggi abbiamo qualche motivo in più per pensare che possa essere raggiunta, ma se non ci sarà andremo avanti rifiutandoci di pagare i 285 milioni come abbiamo annunciato e facendo tutti i ricorsi necessari. Speriamo non serva e che si possa arrivare rapidamente a un punto d’incontro, a una mediazione accettabile per entrambi.»

Lo scorso 8 novembre la Regione aveva definito «una vera e propria truffa nei confronti della Sardegna» la decisione del Governo di rimettere nella sua Finanziaria nazionale i 285 milioni non più dovuti dalla Sardegna perché scaduti, e che pochi giorni prima aveva annunciato di non aver intenzione di pagare. Consapevole che le norme di Monti erano ormai illegittime dopo la sentenza 77/2015 della Corte Costituzionale, il Governo ha messo a punto una nuova norma che impone alla Sardegna 536 milioni di accantonamenti (il contributo chiesto alla Regioni per contribuire al risanamento del debito pubblico nazionale), esattamente la stessa cifra degli accantonamenti imposti nel 2012 da Monti, compresi dunque i 285 milioni ormai decaduti. E che la Sardegna, per dare un forte segnale politico, rifiuta di pagare: quella somma, che al momento è comunque nelle casse del Governo, è stata collocata dalla Regione in un apposito fondo per il ripiano del disavanzo sanitario e per finanziare interventi di investimento e di sviluppo del territorio, sempre nelle more della auspicata intesa con lo Stato. Da luglio scorso a oggi, la Regione ha inviato ben 5 lettere per chiedere un incontro e avviare la trattativa. La Giunta aveva dunque chiamato alla mobilitazione tutti i parlamentari sardi, di qualunque schieramento politico. In questi giorni, infatti, parallelamente agli incontri ufficiali ci sono numerosi contatti e interlocuzioni politiche per cercare di trovare la miglior strada possibile. «Quella degli accantonamenti è una battaglia trasversale nell’interesse di tutti i sardi – ha concluso Raffaele Paci -. Sono soldi dei sardi che possono, e devono, essere spesi per politiche di sviluppo della nostra Isola».