22 November, 2024
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L’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, e i commissari delle aziende sanitarie e delle due aziende ospedaliero universitarie, sono stati sentiti in audizione dalle commissioni Bilancio e Sanità del Consiglio regionale, per l’esame delle problematiche relative al piano di rientro del debito, alla luce degli obiettivi di riduzione dei costi in capo ai commissari di Asl e Aziende ospedaliere universitarie e dell’aumento delle aliquote Irpef e Irap, nonché al controllo e al monitoraggio “stretto” della spesa sanitaria, vista la sua incidenza sul bilancio regionale.

In apertura dei lavori, il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini (Pd), nel rimarcare l’incidenza della spesa sanitaria («vale la metà dell’intero bilancio regionale») ha definito una “vera emergenza” l’esigenza non più derogabile di tenere sotto controllo costi e impegni ed ha annunciato la presentazione di un emendamento per migliorare il livello e la qualità delle informazioni che, in proposito, devono essere trasmesse al Consiglio regionale. «Proporrò – ha spiegato Sabatini – che ai sensi della legge n. 5/2015 l’assessore della Sanità riferisca trimestralmente anche alla Terza commissione e non soltanto a quella competente per materia, sul monitoraggio della spesa e sul piano di rientro, mentre entro il 30 giugno 2016, dovrà esserci la relazione sull’andamento della spesa delle Asl e delle Aou».

Il presidente della commissione Sanità, Raimondo Perra (Socialisti), ha quindi invitato l’assessore a confermare l’entità del disavanzo che sembra attestarsi introno ai 399 milioni di euro ed ha altresì auspicato un’indicazione realistica sul peso dell’aumento dell’aliquota Irap nei bilanci delle singole Asl, che già nel 2015 hanno sostenuto maggiori oneri rispetto al 2014, a causa del primo incremento dell’imposta.

L’assessore, nel corso del suo articolato intervento, supportato dal direttore generale dell’assessorato, Giuseppe Sechi, ha illustrato i capitoli e le dotazioni di bilancio di competenza ma in premessa ha comunicato ai consiglieri, che nelle ore che hanno preceduto l’audizione, è stato particolarmente impegnato “per scongiurare il rischio commissariamento, da parte del ministero della Salute, sul piano di eradicazione della peste suina africana in Sardegna”.

In ordine al Bilancio 2016, l’assessore Arru ha preliminarmente osservato che rispetto al disavanzo stimato per il 2015, pari a 399 milioni, nel consuntivo dell’ultimo trimestre 2015 si è registrato un risparmio di 50 milioni, frutto – a suo giudizio – delle «buone pratiche nel frattempo introdotte».

Per il 2016 il fabbisogno dell’assessorato della sanità è quantificato in 3.280.115.000 di euro, a fronte di uno stanziamento in bilancio pari a 3.127.800.000 (meno 152 milioni di euro) mentre la richiesta di 300 milioni per la copertura del disavanzo è stata soddisfatta fino alla cifra di 280 milioni di euro. Restano, invece, senza stanziamento il saldo per la mobilità sanitaria interregionale relativa agli esercizi pregressi (fabbisogno 25.721.000 euro) e la quota integrativa per il trasferimento alle Asl delle risorse vincolate agli obiettivi prioritari (fabbisogno 10.823.000). Nella relazione dell’assessorato sono invece definite “voci sottostimate” lo stanziamento di 7 milioni per le borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione (fabbisogno di 10 milioni); le integrazioni per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria (2 milioni e mezzo a fronte di una richiesta di 4 milioni e 900mila ) e le spese per investimenti (stanziati 5 milioni su 29.654.000 richiesti).

Il taglio per le politiche sociali, per l’anno 2016, ammonta invece a poco più di 32 milioni di euro (210.547.000 contro i 242.592.000 del 2015) e sono ridotti di 17 milioni (30 milioni su 47 milioni) i finanziamenti per le cosiddette leggi di settore (provvidenze per talassemici, linfopatici, emofilici, nefropatici, trasporto handicappati, sussidi a persone affette da patologie psichiatriche) e di 10 milioni quelli a valere sulla legge 162/98, mentre sale a 14 milioni di euro la riduzione al fondo per il sistema integrato dei servizi alla persona (finanziamento Plus: da 24 milioni a 20 milioni per il 2016).

«Serve fare delle scelte – ha detto l’assessore – ma non può più passare il messaggio che la sanità sarda è un buco nero, mentre è vero che la sanità costa e che il mio compito è quello di qualificare la spesa.»

L’assessore, nel richiamare l’innalzamento dell’età media di vita anche nell’Isola e la particolare incidenza di alcune malattie, come ad esempio la sclerosi multipla, ha evidenziato l’incremento della spesa nei farmaci per l’epatite di tipo “C” ed ha auspicato la presa in carico da parte del sistema sanitario nazionale dei 50mila euro che la Regione spende per i farmaci innovativi.

Il responsabile della Sanità ha quindi riconosciuto come un “problema” per il contenimento dei costi, quelli relativi al personale ed alla spesa farmaceutica ed ha richiamato gli obiettivi di riduzione della spesa, imposti ai commissari delle Asl e delle Aou, per conseguire nel prossimo triennio risparmi pari a 330 milioni di euro, dei quali 62 milioni di euro nel 2016 (24 milioni sui farmaci territoriali; 12 milioni su farmaci ospedalieri; 17.300.000 euro su l’efficientamento degli ospedali, altri 3 milioni per l’efficientamento del territorio e 3 milioni su integrativa e protesica).

Luigi Arru ha concluso ponendo in rilievo l’urgenza della riorganizzazione della rete ospedaliera sarda ed ha dichiarato: «Senza le prerogative che ci derivano dall’essere regione autonoma, saremmo stati obbligati dal governo a fare fronte al disavanzo in sanità con l’aumento di Irap, Irpef e l’introduzione dei ticket».

I consiglieri della minoranza intervenuti (Edoardo Tocco, Fi; Giorgio Oppi, Udc; Ignazio Locci, Fi; Paolo Truzzu, FdI; Christian Solinas, Psd’Az;) hanno evidenziato come  dal quadro dei conti esposto dall’assessore si evince uno sbilanciamento di 172 milioni di euro, qualora il governo si faccia carico dei 50 milioni per i rimborsi dei farmaci per l’epatite “C” e se le Asl riusciranno a realizzare 62 milioni di risparmi nel 2016. I consiglieri dell’opposizione, nel merito del disavanzo, hanno inoltre rimarcato come manchi dalla previsione di sbilanciamento, l’incidenza dell’aumento dell’aliquota Irap che appesantirà i bilanci delle Asl per il 2016 nonchè la mancata quantificazione del costo delle anticipazioni finanziarie a cui hanno fatto ricorso le aziende sanitarie nell’ultimo trimestre 2015.

I consiglieri della maggioranza (Gigi Ruggeri, Pd; Annamaria Busia, Cd; Luca Pizzutto, Sel; Augusto Cherchi, Pds; Roberto Desini, Cd; Emilio Usula, Rossomori; Gianfranco Congiu, Pds; Pietro Cocco, Pd; Daniele Cocco, Sel; Rossella Pinna, Pd) hanno posto l’accento sui costi per il personale, sulle attività legate alla prevenzione e sulle conseguenza negative che deriverebbero dalla conferma dei tagli sul sociale.

A seguire i commissari dell’Asl 1 (Sassari), Agostino Sussarellu; dell’ Asl 2 (Olbia), Paolo Tecleme; dell’Asl 3 (Nuoro), Mario Palermo; dell’Asl 4 (Lanusei), Fabrizio Argiolas; dell’Asl 5 (Oristano), Maria Giovanna Porcu; dell’Asl 6 (Sanluri), Maddalena Giua; dell’Asl 7 (Carbonia), Antonio Onnis; dell’Asl 8 (Cagliari), Savina Ortu; dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino; dell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari, Giuseppe Pintor; hanno illustrato ai componenti la Terza e l’Ottava commissione le rispettive azioni poste in essere per conseguire gli obiettivi di contenimento dei costi (62 milioni di euro per il 2016, 128 milioni nel 2017 e 138 milioni nel 2018) stabiliti nella deliberazione della giunta regionale n.62/24 del 15 dicembre 2015.

I commissari, pur con alcuni distinguo legati alle peculiarità gestionali delle rispettive aziende, si sono detti fiduciosi nel conseguimento degli obiettivi di spending review fissati dall’esecutivo regionale ed hanno mostrato particolare ottimismo in riferimento ai risparmi che deriveranno dalle cosiddette “gare uniche” per le forniture di servizi e materiali alle diverse Asl dell’Isola.

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La sospensione delle visite per esterni e ambulatoriali, nel reparto di neurologia Stroke Unit dell’ospedale Sirai, sta creando notevoli disagi. Roberto Straullu, paziente di Carbonia in cura per problemi neurologici, ha scritto una lettera al commissario straordinario Antonio Onnis, per segnalare le criticità presenti nel servizio, diretta conseguenza della sospensione delle visite per esterni e ambulatoriali.

«Lo scorso dicembre ho chiamato il reparto di neurologia stroke unit per fissare un appuntamento per una visita per mia sorella, che ha in cura dal mese di ottobre 2014, cioè dal giorno che, in conseguenza di un’ischemia, è stata ricoverata presso lo stroke unit e da allora è stata seguita dai dottori del reparto; con sorpresa mi è stato comunicato che le visite per esterni e ambulatoriali al Sirai erano state sospese e non vi erano notizie quando e se sarebbero state ripristinate – scrive Roberto Straullu -. Dopo queste risposte ho deciso di sottoporre il problema alla direzione sanitaria che, dopo aver ascoltato, ha voluto una copia dell’impegnativa (prescrizione specialistica UVA della neurologa dell’Ambulatorio Neurologia di Carbonia piazza Matteotti), per vedere cosa si poteva fare. Dopo circa un mese, il 20 gennaio, ho chiamato e con molta cortesia mi è stato comunicato che non si poteva far nulla per carenza di medici…»

«Stessa sorte e toccata a me – aggiunge Roberto Straullu -, ho necessità di una visita neurologica, ho chiamato il reparto di neurologia stroke unit, per fissare un appuntamento per una visita perché dal mese di maggio 2015, in conseguenza di una paralisi facciale, sono stato visitato nel reparto; anche a me è stato comunicato che le visite per esterni e ambulatoriali al Sirai erano state sospese e non vi erano notizie quando e se sarebbero state ripristinate, cosi come mi hanno detto gli operatori del CUP del Sirai.»

«Si può interrompere un rapporto di fiducia, di riservata confidenza, “medico /paziente”, molto spesso terapeutica e necessaria, affidandosi a medici, se pur validi ma sconosciuti?», chiede Roberto Straullu. «I cittadini, i pazienti di Carbonia e di tutto il Sulcis, meritano le stesse garanzie e professionalità di tutti i Sardi e Italiani, il reparto Neurologia – Stroke Unit del Sirai, i medici, gli infermieri gli addetti tutti sono un’eccellenza, si sono guadagnati stima e fiducia, di tanti pazienti e cittadini che hanno direttamente e no, avuto a che fare con loro.»

La direzione della Asl 7, ancora prima di ricevere questo accorato appello, ha avviato le pratiche burocratiche per cercare di superare l’emergenza.

Il commissario straordinario, Antonio Onnis, il 19 gennaio ha indetto un avviso di mobilità ordinaria interna per titoli e colloquio per 2 posti di collaboratore professionale sanitario infermiere, scaduto il 28 gennaio. Il 21 dicembre aveva pubblicato on line nel sito internet aziendale l’avviso di procedura di mobilità per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato di 1 dirigente medico nella disciplina di Neurologia. Una volta completate le formalità burocratiche, lo stato di emergenza che sta creando notevoli disagi ai pazienti, dovrebbe essere superato.

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Il sindaco di Carbonia, Giuseppe Casti, ha scritto una lettera al commissario straordinario della ASL 7, Antonio Onnis, per chiedere che il progetto per la “riqualificazione della cura a domicilio dei pazienti in area critica con il coinvolgimento dei caregiver e degli assistenti alla persona” sia ridefinito sulla base delle indicazioni della Regione.

Il comune di Carbonia ha ricevuto una nota con cui la Regione comunica che, entro il 30 gennaio 2016, la ASL avrebbe dovuto concludere la fase di reclutamento dei pazienti da coinvolgere nella sperimentazione. Entro i 10 giorni successivi devono essere inviati alla Regione i progetti sperimentali, predisposti congiuntamente dal Comune, dalla ASL e dalla persona interessata o da un suo familiare.

«Ad oggi non è pervenuta al nostro Comune – scrive Giuseppe Casti – alcuna comunicazione in merito da parte della ASL e questo potrebbe comportare un rallentamento nella tempistica. Vi sono, inoltre, elementi di difformità nella attuazione del progetto tra quanto previsto dalla Regione e quanto comunicato dalla ASL ai destinatari del progetto. La Regione, infatti prevede che il reclutamento degli infermieri coinvolti avvenga presso “le unità di rianimazione che hanno in carico il paziente”, mentre nella comunicazione della ASL si parla genericamente di “personale infermieristico esperto”.»

Giuseppe Casti fa notare ancora che «il progetto prevede che il team di rianimazione valuti il livello di conoscenze acquisite e relative autonomie nella gestione sicura del paziente critico, mentre la ASL intende affidare tale valutazione al “team di infermieri esperti”. Per la Regione, nella 4ª fase del progetto, caregiver e assistenti familiari devono procedere in autonomia, sostenuti dall’intervento dell’infermiere di rianimazione per 3 volte la settimana, con il coordinamento del coordinatore infermieristico della rianimazione di riferimento. La ASL prevede, invece, che “fino alla data definita il caregiver e gli assistenti familiari individuati, procederanno in autonomia sostenuti dall’intervento dell’infermiere esperto. Il coordinamento di tale processo assistenziale sarà a carico del coordinatore infermieristico esperto di area critica che, qualora ne ravveda la necessità, si raccorderà con la U.O. di riferimento e/o con la rianimazione”. Emergono, dunque, sostanziali differenze nella realizzazione del progetto, tali da poter pregiudicare gravemente la sua efficacia, nonché limitare in modo significativo la partecipazione di pazienti e familiari.»

Per questo motivo, il sindaco di Carbonia chiede di prevedere «una ridefinizione del progetto in linea con le indicazioni date dalla Regione, in modo da garantire una sperimentazione qualitativamente efficace, che possa portare  ad un reale miglioramento nella cura e assistenza a persone e famiglie già così duramente provate».

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Non si placano le polemiche sulla riorganizzazione della rete ospedaliera approvata dalla Giunta regionale e prossima all’esame del Consiglio regionale.

Il sindaco Giuseppe Casti ha inviato ai rappresentanti istituzionali della Regione e della ASL, alla Conferenza Socio Sanitaria e ai Comuni del distretto di Carbonia una lettera per fare chiarezza sulle sorti del Punto Nascita nel Sulcis Iglesiente.

La lettera prende spunto dalla ipotesi che vorrebbe la separazione in due plessi differenti del Punto Nascita e del Presidio di emergenza. Il parto, che statisticamente comporta una percentuale del 5% di rischio non preventivabile, è un evento molto delicato con possibilità di rischio che richiedono interventi d’urgenza immediati e non rinviabili. Già questo basta a far comprendere che l’ipotesi che vorrebbe il Punto Nascita e il Presidio di emergenza – urgenza prendere due strade diverse, a discapito della sicurezza e della salute delle donne e dei bambini, è molto grave e non condivisibile.

Per fare ulteriore chiarezza, il sindaco di Carbonia ricorda che il programma di riorganizzazione della rete ospedaliera della Regione Sardegna individua l’Ospedale Sirai di Carbonia  come Presidio di I livello, deputato alle emergenze e urgenze, dotato di servizi attinenti a tutte quelle specialità che lo rendono in grado di affrontare in maniera sicura ed efficace, eventuali complicazioni che si possono presentare in diverse situazioni, compreso il momento del parto.

Lo stesso Commissario straordinario della Asl 7, Antonio Onnis, nel  Piano per la riorganizzazione e riqualificazione dei Servizi Sanitari (art. 9 comma 5 legge regionale n. 23 del 17/11/2014), prevede la «riunificazione dei due Punti nascita in un unico punto da ubicarsi, preferibilmente e per esigenze di sicurezza, presso lo stabilimento deputato alla gestione delle emergenze».

Nella convinzione che l’esigenza di sicurezza e tutela dei cittadini debba prevalere su qualunque altra considerazione, l’Amministrazione comunale di Carbonia conferma la netta contrarietà ad un’eventuale separazione del Punto Nascita dal Presidio di emergenza e chiede, con forza, decisioni e atti conseguenti.

Conferenza stampa Asl 7 1

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«Nonostante con la scorsa Finanziaria (articolo 29) si fosse risolto il “caso fasce economiche” che vede coinvolti i circa 1.000 dipendenti della Asl 7, il personale dell’Azienda sanitaria di Carbonia continua ad assistere impotente alla mancata applicazione di quanto deciso circa un anno fa con il documento contabile adottato dal Consiglio regionale. Risultato: i fondi illegittimamente sottratti in busta paga non sono stati ancora restituiti. Siamo di fronte a una vicenda che si trascina da anni e le cui conseguenze ricadono esclusivamente sui lavoratori. Per questo occorre dare corso a quanto stabilito dalla Regione, senza perdere ulteriore tempo.»

Lo dice Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

«In sostanza – aggiunge Locci -, la Finanziaria regionale 2015 aveva decretato sia lo stop alla decurtazione in busta paga dei soldi oggetto del contenzioso (e questo, per fortuna, è regolarmente avvenuto), sia la restituzione graduale di quanto sottratto ai dipendenti della Asl 7. Ma nonostante ciò, il commissario straordinario Antonio Onnis non ha ancora provveduto a dare corso alle direttive. La dirigenza Asl, così come stabilito all’articolo 29, comma 17, avrebbe dovuto elaborare un piano pluriennale di ripristino dello squilibrio dei fondi (squilibrio che si è verificato nella Asl 7), ma ancora non si ha traccia del documento. Non si capisce perché il Commissario persista nella sua posizione di rigidità e non si impegni per restituire il maltolto.»

«Antonio Onnis faccia uno sforzo e abbandoni per un attimo mannaia e calcolatrice con cui sta sgretolando il sistema sanitario del Sulcis Iglesiente, e prenda in mano carta e penna per fare qualcosa di positivo – conclude Ignazio Locci -, ridando ai 1.000 dipendenti dell’Azienda sanitaria quanto gli spetta di diritto.»

Centro direzionale ASL 7

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Centro direzionale ASL 7

E’ stato presentato questa mattina a Iglesias, alla presenza dei Commissari Straordinari delle ASL e del Direttore Generale dell’assessorato della Sanità, il portale medicodigitale.it messo a disposizione dalla Società Marno società di servizi specializzata nelle gestioni documentali e nel trattamento dei dati farmaceutici, per tutti i medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che possono così verificare i dati di prescrizioni dei loro assistiti, evitare le ‘iperprescrizioni’, le duplicazioni o le prescrizioni inutili. In un momento in cui le regioni, sopratutto la Sardegna, sono chiamate ad ottimizzare l’utilizzo delle risorse sanitarie identificando soluzioni economicamente sostenibili in grado di garantire però appropriatezza di cura, la formulazione delle politiche aziendali per il corretto uso del farmaco è fondamentale nel processo di definizione delle strategie aziendali: risulta pertanto indispensabile il coinvolgimento dell’area della farmaceutica, la condivisione dei protocolli in uso nei servizi ospedalieri e territoriali e il coinvolgimento dei medici di Medicina generale. Operare secondo i principi di efficacia e di appropriatezza degli interventi significa anche indirizzare le risorse verso le prestazioni la cui efficacia è riconosciuta da evidenze scientifiche e verso i soggetti che maggiormente ne possono trarre beneficio: il miglioramento dell’appropriatezza consente dunque di ottenere nel medio termine, oltre che effetti positivi sulla spesa sanitaria e sull’intero sistema economico, benefici sulla salute dei cittadini.

In tale contesto gli strumenti informativi e informatici forniscono un supporto irrinunciabile per migliorare i meccanismi di monitoraggio e ottimizzazione della spesa farmaceutica.

«Il portale è uno strumento di grande utilità ma è necessario utilizzarlo in maniera costruttiva – ha detto il commissario straordinario ASL 7 Antonio Onnis -. Un gran numero di medici sardi prescrive troppo e prescrive male, non ci si può più nascondere ne giustificare: i dati aifa parlano chiaro la Sardegna ha una spesa farmaceutica fuori controllo rispetto alla media nazionale e alle indicazioni ministeriali. Statine, fans, vitamina D, inibitori di pompa le categorie farmaceutiche più prescritte. Occorre un’inversione di rotta.»|

Domani, 23 gennaio, la presentazione sarà ripetuta per gli addetti ai lavori: medici, pediatri specialisti territoriali e medici di continuità assistenzilae; saranno riuniti presso il Centro culturale di via Cattaneo, a Iglesias, e da lunedì 25 gennaio il portale sarà regolarmente operativo presso la ASL di Carbonia, la prima in Sardegna.

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Lettera Aperta al commissario straordinario della ASL 7 di Carbonia.

Egregio Dottor Onnis, mi chiamo Nadia Pische e le scrivo per invitarla pubblicamente a recarsi, in mia compagnia, in visita al “Sirai”, l’ospedale in cui io vado, ahimè purtroppo da molti anni, per una serie di vicissitudini di salute, mie personali e di alcuni familiari.

La invito a questa “passeggiata”, perché non voglio assolutamente credere che lei sia al corrente di alcune questioni organizzative che noi pazienti, già provati per problemi di salute, ci ritroviamo a subire…

La invito, prima di tutto, come cittadina di Carbonia, profondamente addolorata per la piega economico-sociale catastrofica che sta prendendo il territorio; in secondo luogo come docente, attualmente in servizio presso una scuola primaria della città, educatrice di “uomini” e “donne” del domani, ora bambini e bambine in via di formazione; in ultima analisi le scrivo come giornalista, regolarmente iscritta all’albo e collaboratrice di un mensile e di un sito, che operano e si muovono gratuitamente nel territorio.

Credo fermamente che i mass media abbiano ancora un ruolo non da poco, perché sono convinta che tanti cittadini vorrebbero scrivere questa lettera, ma poi per mancanza di tempo, pazienza, voglia di lottare, non l’abbiano ancora scritta, perché credo che in questo particolare momento che la nostra città, la nostra provincia, la nostra regione, la nostra Italia stanno vivendo, ci si debba un attimino fermare a parlare e magari, parlando ed osservando, sono convinta che si possano risolvere, se non tutte, gran parte delle situazioni incresciose che puntualmente si verificano e di cui magari lei non è a conoscenza.

Se mi permette, vorrei farle qualche esempio, qualche segnalazione…

In quest’ultima settimana mi sono recata praticamente in ospedale tutti i giorni… pertanto le sto per dare uno spaccato abbastanza preciso ed attento… correlato di fotografie.

Gli ascensori, diciamo i nuovi, giusto per capirci, non funzionano da almeno una settimana… questo ha creato una fila interminabile nel “vecchio” ascensore, quello che si trova al centro delle scale, mentre quello che invece si trova poco dopo la farmacia, nel sotterraneo sulla parete destra, non può essere utilizzato perché ha un’altra funzione; infine, gli ascensori posti in fondo al corridoio sotterraneo non sarebbero una soluzione perché portano ad una sola parte dei reparti.

Ieri mattina poi, strabiliata, noto pure, nei pressi degli ascensori, una sorta di legenda colorata, appena sistemata, nella quale vengono spiegate in modo dettagliato “le funzioni” degli ascensori… la cosa pazzesca è che l’ascensore… l’unico in cui ci riversavamo tutti in questi giorni… noi utenti non lo possiamo più utilizzare…

Premetto che questo ascensore viene attualmente usato per trasportare malati, defunti, personale, utenti malati ed utenti in visita… tutti insieme appassionatamente…

Quindi procedo raccontando giusto qualche episodio esemplificativo…

Salendo a piedi al quinto piano, emodinamica, dove dovevo recarmi in visita, incontro lo stimato dottor Paolo Casula, il medico della pediatria, se non ricordo male, di circa 40 anni fa, che, in compagnia della sua signora e di un figlio accompagnatore, entrambi i coniugi con un bastone a tre piedi, si accingevano a raggiungere il pianterreno a piedi… non le dico il mio sgomento, claudicanti e costretti a scendere a piedi ben cinque piani…

Il giorno dopo, mi reco in radiologia, bellissima dopo la ristrutturazione ma sconvolgente nella lunghezza dei tempi, trovo un tecnico dal modo di fare veramente improponibile, tanto di rispetto per la sua persona, ma veramente da non poter lasciare con un incarico come quello attuale a stretto contatto con i pazienti… per non parlare poi dell’esito… faccio la radiografia alle 17.00 del 14 gennaio e devo recarmi a ritirare il referto il giorno dopo… ma se siamo in tre pazienti in tutto ed io ho una visita ortopedica di lì a poco, perché devo aspettare? Potrei capire se ci fossero tanti pazienti ma così… non se ne parla nemmeno…

Mesi fa, porto mia madre, in dimissioni protette, nel reparto di cardiologia e una dottoressa mi dice che dobbiamo passare dal pronto soccorso… meravigliata seguo le sue indicazioni anche se non ne condivido la politica… riscendo con mia madre con la pressione alle stelle al pronto soccorso, dove la lasciano buttata su una sedia dal pomeriggio all’alba… ma, a quel punto, penso fra me e me… a cosa serve essere in dimissioni protette???

Potrei continuare ma credo che questi esempi siano più che sufficienti per avere delle spiegazioni in merito.

Il mio desiderio e credo che dai toni della lettera sia di facile comprensione, è solo quello di “aiutarla” a vedere alcune cose dal punto di vista di noi utenti…

Le posso assicurare che diventa faticoso districarsi in una situazione di questo tipo…

Al Sirai lavorano, a mio avviso, e non solo, in maggioranza delle eccellenze mediche, personale squisito che da anni cerca di dare il meglio di sé, infermieri che svolgono il loro lavoro con attenzione e professionalità, inservienti che si impegnano anche di più…

Pertanto, vorrei che loro come lavoratori… e noi come utenti… avessimo l’opportunità di “vivere meglio” il nostro quotidiano.

Mi sono rivolta a lei, dottor Onnis, non perché ritenga che lei debba fare tutto da solo o perché le responsabilità siano solo sue, ma semplicemente perché da qualcuno dovevo iniziare…

La prego, faccia sentire la nostra voce in Regione, combatta per un ampliamento dell’organico… ricordi a chi di dovere che stiamo già morendo di fame… e non possiamo anche morire di stenti…

La ringrazio infinitamente per il tempo che mi ha dedicato… e aspetto impaziente che lei mi contatti…

Fremo all’idea di poter scrivere quanto prima che qualcosa è migliorato… e poi se vorrà, mentre passeggeremo per il Sirai, le potrò far notare anche qualche altra piccola cosa che si potrebbe sistemare…

Ci tengo a precisare… che chi scrive è portavoce di un malcontento generale.

Ancora grazie infinite e buona giornata… ora corro a prepararmi… i miei alunni aspettano la maestra e son già le sette e venti.

Carbonia, 20 gennaio 2016

Nadia Pische

nadiapische@tiscali.it

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Il reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Sirai di Carbonia ha chiuso il 2015 con oltre 500 parti.

«Il lavoro di equipe ha dato i suoi frutti – hanno commentato i responsabili del reparto Pier Paolo Agus e Loriana Basili -, grazie all’impegno costante degli operatori e al supporto continuo della Direzione sanitaria aziendale si è potuto superare le difficoltà e raggiungere l’obiettivo prefissato.»

L’U.O. di Ostetricia ha sviluppato negli anni pratiche diagnostiche, terapeutiche e assistenziali relative al percorso nascita, dalla fase preconcezionale, alla gravidanza, parto e puerperio, con particolare attenzione alle gravidanze a rischio per patologie materne e/o fetali. E’ forte l’impegno profuso da tutti per soddisfare i bisogni di umanizzazione dell’evento nascita e di contenimento dei parti operativi.

Tutto il personale si adopera per offrire un ambiente confortevole e tranquillo nel rispetto delle esigenze della donna per far vivere con consapevolezza e serenità il momento della nascita, con accanto il partner o altra persona gradita.

Viene effettuato il Rooming-in, esteso alle 24 ore che favorisce la relazione madre-neonato fin dai primi momenti di vita e l’allattamento al seno. In quest’ottica il personale del nido collabora con le ostetriche per fornire un adeguato supporto e sostegno all’allattamento al seno.

«Nonostante alcuni comprensibili scetticismi iniziali da parte degli utenti – ha concluso il commissario straordinario Antonio Onnis – la scelta di concentrarsi su un unico punto nascita all’interno della nostra ASL, si è dimostrata del tutto adeguata. Grazie all’equipe dell’Unità operativa che ha lavorato in maniera unita e coesa infatti, siamo stati in grado di rispondere alle aspettative diverse e complesse dei genitori: si è potuta garantire la sicurezza prima di tutto; ma anche la naturalità dell’evento, la corretta comunicazione, la capacità di rispondere a eventuali emergenze e l’accoglienza del reparto. Il numero crescente di mamme che decidono di partorire nel nostro territorio corrisponde dunque anche alla costruzione di percorsi diversi capaci di dare risposta a diverse esigenze.»

Gli obiettivi per il 2016 sono il trasferimento nel nuovo e modernissimo reparto del CTO di Iglesias e l’attivazione della partoanalgesia, un procedura molto gradita e attesa dalle mamme del Sulcis Iglesiente che potranno finalmente affrontare il parto naturale senza dolore, in piena sicurezza e con un’assistenza qualificata e continua.

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«La Sanità del Sulcis Iglesiente è allo sfascio. Non bastavano i tagli insensati ai servizi sanitari, tra finte razionalizzazioni e riforme sconsiderate, adesso si aggiunge anche il problema (ormai dramma) dei tempi delle liste d’attesa, divenuti inaccettabili. Ottenere una prestazione medica dalla Asl 7 sta diventando un incubo: per le visite oculistiche siamo ormai arrivati a sette mesi di attesa, un lasso di tempo improponibile per chiunque.»

La denuncia è del consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci.

«Il risultato – aggiunge Locci – è che si è costretti a rivolgersi ai professionisti privati, spendendo di tasca propria per prestazioni che dovrebbe dispensare l’Azienda Sanitaria, o alla solita Sanità del Capoluogo, destinata, di questo passo, a diventare unico punto di riferimento anche per i cittadini del Sulcis. Peggio va la chirurgia oculistica, ormai inesistente da quando alla guida della Asl 7 c’è il commissario Antonio Onnis.»

«Per non parlare di particolari visite, come quelle allergologiche, per le quali i tempi di attesa sfiorano i dodici mesi. Impensabile dover attendere così tanto tempo per una visita. Se poi si pensa che nella riorganizzazione promossa da Onnis non vi è alcuna traccia delle soluzioni necessarie a risolvere l’annoso problema dei tempi di attesa, si capisce quanto la dirigenza Asl abbia a cuore i problemi sanitari del territorio. Ciò di cui si sono occupati fino a oggi è tagliare i servizi – conclude Ignazio Locci -, nella speranza di riuscire a produrre un risparmio che, alla fine, non c’è stato.»

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Poliambulatorio di Giba 2

Prendono il via il 3 dicembre, a Giba, gli incontri consultivi per la definizione strategica e operativa delle 4 Case della Salute previste nel territorio della Asl 7 di Carbonia.

Un unico spazio per integrare l’offerta extraospedaliera del servizio sanitario e del servizio sociale, un luogo dove si concentrano servizi e attività che ora, spesso, sono frammentati e dispersi: è questo l’obiettivo delle Case della Salute, istituite dalla Regione Sardegna che a breve saranno operative nella ASL di Carbonia Iglesias (Giba, Sant’Antioco, Carloforte e Fluminimaggiore).

Devono rappresentare il principale modello di organizzazione della medicina del territorio e la sede privilegiata dell’integrazione socio-sanitaria. Oltre ad operare per l’appropriatezza delle prestazioni, le nuove strutture semplificano l’accesso ai servizi integrati dando risposte a persone e famiglie con bisogni complessi, garantendo la continuità assistenziale secondo le esigenze della rete territoriale di riferimento.
Nelle Case della Salute i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta (che pure continueranno a lavorare nei loro ambulatori) i medici di continuità assistenziale e dell’emergenza territoriale, oltre agli specialisti ambulatoriali e al personale sanitario e sociosanitario, lavoreranno in equipe. Le nuove strutture garantiranno anche la funzione di sportello unico di accesso e orientamento e potranno dare risposte alle piccole urgenze che non richiedono l’accesso ai pronto soccorso ospedalieri. Verranno inoltre integrate le associazioni di volontariato.

Per definire meglio le funzioni e prevedere i livelli e le tipologie delle attività delle Case, la Asl 7 parte il 3 dicembre con una serie di incontri d’ambito nel 4 comuni che ospiteranno le Case della Salute.

Agli incontri, particolarmente importanti per la definizione delle strategie e del funzionamento delle Case della Salute, sono chiamati a partecipare tutti i portatori di interesse – Sindaci, amministratori, operatori sanitari, operatori del sociale, rappresentanti del mondo del volontariato, e anche semplici cittadini – che potranno dare il proprio contributo al fine di formulare delle linee di attività condivise, sulla base dei reali bisogni sanitari e sociosanitari anche attraverso analisi epidemiologiche dei territori di riferimento.

«La costruzione delle case della salute è un percorso – ha precisato il commissario straordinario Antonio Onnis – la cui realizzazione è possibile solo col reale contributo di tutti gli attori coinvolti. Da parte nostra metteremo a disposizione le strutture, il personale, e il modello organizzativo che consenta di arrivare a una sanità territoriale di qualità. Quello che davvero serve ai cittadini del Sulcis Iglesiente.»

Si parte il 3 dicembre con Giba – ore 15.00 presso l’Aula consiliare del Comune -; il 9 dicembre sarà la volta di Sant’Antioco – ore 15.00, presso la Sala del Capitolo, in Piazza De Gasperi; si prosegue il 16 dicembre con Carloforte – ore 15.00, presso l’Aula consiliare del Comune, per concludere il 17 dicembre con Fluminimaggiore – ore 15.00 presso l’Aula consiliare del Comune.