22 November, 2024
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«Il Consiglio regionale deve urgentemente affrontare la spinosa vicenda del riordino del sistema Adi di terzo livello della Asl 7, che vede contrapposti pazienti e famigliari da una parte e Dirigenza Asl dall’altra. Una vicenda che sta conoscendo pagine drammatiche, con circa tredici assistiti che da oltre una settimana portano avanti lo sciopero della fame al cento per cento.»

Lo scrive in una nota Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo di Forza Italia Sardegna, che ha presentato un ordine del giorno, sottoscritto dall’intero gruppo di Forza Italia, per chiedere alla Giunta regionale di avviare azioni urgenti al fine di procedere al ripristino del sistema organizzativo precedente alla deliberazione n. 1524/C del 16/10/2015 (Articolazione organizzativa, modello assistenziale e definizione dotazioni della struttura semplice a valenza aziendale di Terapia del dolore cure palliative e hospice) adottata dal Commissario straordinario della ASL 7 di Carbonia Antonio Onnis.

«Con l’ordine del giorno – sottolinea Locci – chiedo di avviare celermente tutte le iniziative necessarie per giungere quanto prima ad una soluzione positiva della vicenda, attraverso il coinvolgimento dei pazienti e delle loro famiglie. Obiettivo: fare in modo che gli assistiti possano restare nelle proprie abitazioni circondati dall’affetto dei cari, così come vuole lo spirito dell’Adi (ospedalizzazione a domicilio), mantenendo un filo diretto con il reparto di Rianimazione.»

«È utile ricordare che il 4 novembre scorso la VI commissione del Consiglio regionale, alla presenza dell’Assessore regionale alla Sanità, ha affrontato la questione della riorganizzazione del servizio di Assistenza domiciliare integrata di Carbonia. Al termine della discussione le diverse forze politiche hanno concordato che il passaggio dal vecchio al nuovo sistema debba avvenire in maniera graduale, con il coinvolgimento dei pazienti e delle loro famiglie in un rapporto diretto con il reparto di Rianimazione del Sirai di Carbonia. Proposta sostenuta anche dallo stesso assessore Luigi Arru. Il presidente della Commissione ha successivamente formalizzato una nota all’assessore, rammentandogli la disponibilità manifestata e invitandolo a proseguire nell’opera di mediazione tra le parti in conflitto al fine di arrivare a una soluzione positiva della vicenda, proponendo le idee concordate in sede di Commissione. Ma a oggi – conclude Ignazio Locci – nulla di quanto stabilito è stato fatto, mentre i pazienti proseguono nel loro drammatico sciopero della fame.»

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Uno sportello di Ascolto attivo per la presa in carico globale dei pazienti affetti da SLA e per supportate il difficile compito dei parenti e dei caregivers: questo in breve l’importante risultato dell’incontro svoltosi mercoledì 25 novembre tra la Direzione della ASL 7 e la Presidenza dell’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA), – da anni impegnata a sostenere le persone colpite da questa malattia, oltre che la ricerca scientifica – durante il quale si è fatto il punto sul nuovo paradigma di presa in carico dei pazienti affetti da SLA e da altre patologie degenerative e neuromuscolari adottato dalla ASL di Carbonia e sulle possibili prospettive di collaborazione.

All’incontro hanno partecipato il presidente AISLA Sardegna Giuseppe Lo Giudice, Ia consigliera AISLA Sardegna, Annalisa Mocci, il commissario straordinario  della Asl 7 Antonio Onnis, il direttore sanitario Silvio Maggetti, il dirigente medico dell’UO di Cure palliative e terapia del dolore Gabriella Gatto, il direttore delle professioni sanitarie Antonello Cuccuru, il responsabile infermieristico e ostetrico di Area territoriale Antonello Murgia,

Sin dal momento della diagnosi, i pazienti si trovano di fronte ad un percorso drammatico. Le prime reazioni sono di disorientamento, paura, disperazione. «I malati e le loro famiglie hanno spesso manifestato il bisogno di sostegno psicologico, di informazioni sui loro diritti e spesso di aiuto per superare gli ostacoli burocratici» ha sottolineato Giuseppe Lo Giudice, presidente AISLA Sardegna.

Lo sportello d’ascolto potrà fornire consulenze gratuite su diversi aspetti, da quelli medici, a quelli assistenziali e legali, come la richiesta dei contributi a sostegno dell’assistenza domiciliare del malato.

La sede individuata è quella della ASL di Carbonia, si prevede l’apertura due volte al mese, una per lo sportello informativo e una per lo sportello di ascolto, con l’impegno da parte della ASL di rendere l’accesso alla struttura comodo e agevole, attraverso dei parcheggi dedicati all’AISLA nella zona antistante.

Considerato il ruolo strategico del medico di medicina generale nella “gestione” del paziente SLA, dalla diagnosi a tutto il decorso della malattia come figura di raccordo tra le varie strutture ospedaliere e territoriali che si occupano di questi pazienti, si è ipotizzato l’avvio di un percorso formativo teso a favorire una conoscenza sempre più approfondita delle esigenze delle persone con SLA da parte dei medici di di famiglia della ASL di Carbonia Iglesias: il percorso potrà consentire il confronto su alcuni importanti e delicati aspetti dell’assistenza alle persone con SLA come l’alimentazione, la respirazione e il supporto psicologico.

«Quanto proposto in questa riunione potrà essere oggetto di integrazione all’interno del Piano di formazione Aziendale, in via di stesura – ha concluso il Direttore Generale Antonio Onnis – Nulla rimarrà di intentato affinché questa la condizione dei pazienti SLA, così pesante per il paziente e la famiglia, abbia tutta la vicinanza possibile degli operatori della ASL di Carbonia ed in particolare dell’Unità Operativa di Cure palliative e Terapia del Dolore, che intendono mettere al centro delle proprie azioni strumenti concreti che possano essere di aiuto a coloro che vivono un quotidiano difficile.»

Durante l’evoluzione della malattia il paziente, infatti, ha bisogno di essere seguito da una equipe sanitaria multidisciplinare che lo accompagni e lo guidi nella perdita graduale delle funzioni (neurologo, pneumologo, rianimatore, infermiere, fisiatra, fisioterapista, psicologo, ecc.) e necessita gradualmente di una assistenza personale sempre crescente per tutte le azioni della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, mangiare, comunicare). Dopo la Tracheotomia e la PEG, poi, il malato necessita di una assistenza intensiva per diverse ore al giorno.

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Si è svolto oggi il sopralluogo degli Enti autorizzativi e di quelli che hanno competenze sui temi ambientali per il progetto che dovrà portare alla ripresa produttiva dell’Eurallumina.

Anche quello odierno era un obbligo normativo previsto dalle regole procedurali, indispensabile per i tecnici, per trasferire dagli elaborati alla realtà quanto sono chiamati a valutare.

Una folta delegazione composta da 22 persone (nel precedente, in avvio di procedura, il 29 maggio scorso, furono soltanto 5), tecnici e dirigenti, guidati dal Servizio SAVI dell’assessorato regionale dell’Ambiente (per la VIA 6 persone) e dallo stesso Settore dell’ex provincia di Carbonia Iglesias (per la competente AIA 9 persone, guidate dal commissario straordinario Giorgio Sanna) insieme ad Arpas Dipartimento e Direzione tecnico scientifica (5 persone), Servizio Tutela del paesaggio e vigilanza delle province di Cagliari e Carbonia Iglesias (2 persone), Asl 7 di Carbonia (2 persone compreso il commissario straordinario Antonio Onnis).

La visita, iniziata alle 9.00, dopo la fase organizzativa logistica, con i dirigenti e i tecnici dell’Eurallumina, si è sviluppata con il sopralluogo nel sito di stoccaggio dei residui delle lavorazioni, dove è in fase di completamento la messa in sicurezza.

Nel pomeriggio il sopralluogo è proseguito nel carbonile Enel e nella banchina portuale Eurallumina. Per tutta la giornata, oltre ai lavoratori Eurallumina (operai, impiegati, lavoratori degli appalti impegnati nelle operazioni di manutenzione), circa 100 persone, e altrettanti (complessivamente 200 lavoratori) tra quanti sono in questo momento sospesi e in cassa integrazione, richiamati dalla RSU, si sono radunati davanti ai cancelli dello stabilimento in presidio per tutta la durata del sopralluogo, terminato alle 17.00.

«Come RSU – hanno dichiarato i delegati – abbiamo spostato la nostra iniziativa, per questa settimana, dalla sede dell’assessorato dell’Ambiente a Cagliari, per una volta, a “casa nostra”, in occasione del sopralluogo dei tecnici e dei dirigenti degli Enti preposti. Di fatto, questo è il 14° sit-in dallo scorso mese di luglio, svolto in coincidenza con il 26° giorno dall’avvio dei 60 giorni previsti dalla norma, per ribadire la nostra determinazione, nel rispetto delle leggi e delle norme e di chi è preposto a valutare il progetto, per raggiungere l’unico obiettivo che possiamo accettare, la ripresa totale del nostro lavoro.»

 

Il prossimo importante appuntamento è fissato per giovedì 26 novembre, nella sala conferenze del Consorzio Industriale Provinciale di Carbonia Iglesias, con la presentazione pubblica dell’intero progetto (inizio ore 15.30), per poi arrivare alla conferenza dei servizi che dovrà svolgersi entro il 31 dicembre 2015.

«Ci presenteremo con tutti i lavoratori e le loro famiglie – annuncia la RSU – determinati nel ribadire che salute, ambiente e lavoro, nello scrupoloso rispetto delle regole, devono convivere, insieme al dire basta con il no a tutto e ai nemici del lavoro, dei lavoratori e del territorio. Invitiamo tutti coloro che sono direttamente coinvolti, come indotto a tutti i livelli, direttamente e indirettamente, chi ci ha sempre sostenuto con convinzione, dalle parti sociali a quelle istituzionali, ad unirsi a noi e a dimostrare – conclude la RSU – che la volontà di far ripartire il lavoro, è superiore a quella dei pochi che, in modo speculativo, osteggiano queste possibilità.»

SITO DI STOCCAGGIOEURALLUMINA SOPRALLUOGO CARBONILE 2 EURALLUMINA SOPRALLUOGO CARBONILE CARBONILE 1OGGI LAVORATORI EURALLUMINA 2 OGGI LAVORATORI EURALLUMINA  SOPRALLUOGO BANCHINA UNITA' SINDACALE

 

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Domenica 15 novembre inizieranno lo sciopero della fame gli “invisibili”, i malati seguiti dal servizio di assistenza domiciliare integrata.

«Quindicesimo giorno di sciopero. Due settimane senza assistenza medica e infermieristica. Due pazienti ventilati ricoverati in Rianimazione. Dieci giorni di silenzio dell’Assessore. Questi i numeri dall’avvio del nuovo sistema di assistenza domiciliare. La protesta non si ferma. Chiediamo risposte vere, serie, precise, puntuali e urgenti» si legge in una nota stampa dell’associazione Le Rondini.

«Dopo l’audizione in commissione Sanità dell’assessore Luigi Arru sulla situazione dei pazienti della ASL 7 – si legge ancora nella nota -, sul sito del Consiglio regionale si legge: “Fermo restando questo quadro di riferimento, ha aggiunto Arru, possiamo sperimentare, anche un modo graduale, un modello sardo ancora più adatto alle nostre specificità, senza però avere paura dei cambiamenti”.»

«Nel successivo dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Ignazio Locci e Alberto Randazzo (Forza Italia), Augusto Cherchi (Sdl), Gianluigi Rubiu (Udc), Pietro Cocco e Rossella Pinna (Pd), Luca Pizzuto (Sel) e Fabrizio Anedda (Misto).

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha proposto una moratoria del nuovo modello di assistenza fino al 31 dicembre prossimo, in modo da analizzare in modo puntuale le criticità riscontrate e mettere a punto i necessari interventi migliorativi.

L’assessore Arru ha condiviso la proposta ed il presidente Raimondo Perra, raccogliendo le indicazioni scaturite dal dibattito, ha annunciato che la commissione predisporrà in tempi molto brevi un documento di indirizzo da sottoporre all’assessore.»

«Pur essendo evidente che i tempi della politica sono ben distanti da quelli dei malati, non possiamo fare a meno di considerare che si sta profilando un aspetto ben più grave quale quello della mancata assunzione di impegno da parte dell’assessore Arru, non nuovo a questo genere di comportamenti che, ricordiamo, ha già messo in atto nel mese di agosto. Tante parole ma pochi fatti o, per meglio dire, fatti che non coincidono con le parole. Intanto, il rinnovato sistema del commissario Antonio Onnis ha già messo in luce le prime crepe: non esiste alcuna organizzazione per la gestione delle urgenze come denunciato nei giorni scorsi dalla figlia di un paziente affetto da SLA, tutt’oggi ricoverato in Rianimazione. E a dimostrazione di quanto viene sottovalutata la gravità dei pazienti in ventilazione meccanica domiciliare vogliamo richiamare la dichiarazione del direttore sanitario dottor Maggetti, il quale, nel corso dell’incontro in assessorato del 27/10/2015, ha ammesso, senza vergogna, che un medico del nuovo servizio non possiede competenze specifiche. Non possiamo accettare tanta superficialità; non vogliamo che passi il concetto che l’assistenza ai malati ventilati sia un gioco da ragazzi perché noi che da anni viviamo situazioni critiche sappiamo bene che “NELLE URGENZE NON SI IMPROVVISA”. I nostri cari sono a tutti gli effetti OSPEDALIZZATI A DOMICILIO e hanno tutto il diritto di pretendere un’assistenza qualificata.»

«Così come pretendiamo serietà e coerenza istituzionale da parte dell’Assessore nel dare seguito agli impegni assunti rendendo operativa la proroga del vecchio sistema perché NON SIAMO FIGLI DI UN DIO MINORE. Da più parti la nostra protesta viene criticata nella sua metodica applicativa; rifiutare l’assistenza medica e infermieristica non è lo strumento giusto, ci dicono che il sistema si può contestare diversamente. Ma i nostri familiari possiedono un unico strumento di lotta: la propria vita, e metterla a repentaglio è il solo modo per veder riconosciuti i propri diritti. Ed è per questo che, Vincenza Tiddia, Elena Scanu, Antonella Gabbia, Riccardo Zara, Salvatore Zedda e Massimiliano Collu, per tramite dell’Associazione Le Rondini, annunciano che da domenica 15 Novembre inizieranno lo sciopero della fame, riducendo l’alimentazione al 50% per passare in breve tempo al 100% fino allo sciopero della sete. E questa, per chi non l’avesse capito – conclude l’associazione Le Rondini -, si chiama ASSUNZIONE DI IMPEGNO!»

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Non si placano le polemiche sul nuovo servizio ADI di III livello della Asl 7 di Carbonia. Oggi abbiamo ricevuto una testimonianza su quanto è accaduto per l’assistenza ad un malato di SL, che riportiamo integralmente.

Il giorno 6-11-2015 durante la sera improvvisamente mio padre Giorgio malato di SLA, tracheotomizzato e alimentato via peg dal 13 luglio 2015, ha avuto una grave crisi respiratoria con una saturazione pari a 80 e una frequenza cardiaca di 130. Considerata la grave situazione ho seguito la prassi indicata dal commissario straordinario della ASL 7 Antonio Onnis, la famosa assistenza H24 dell’Adi di terzo livello. Abbiamo chiamato il numero del centralino fornitoci 0781/6681, chiedendo urgentemente un medico, la risposta è stata che non avevano medici a disposizione e che avrebbero chiamato la rianimazione. Poiché il quadro della situazione si manifestava sempre più grave, abbiamo chiamato il 118 chiedendo un’ambulanza medicalizzata. A casa è sopraggiunta un’ambulanza con un equipe di volontari che si è rifiutata di trasportare un tracheotomizzato non avendo le competenze, pertanto hanno richiesto urgentemente un’ambulanza medicalizzata. Nel frattempo la famiglia si è fatta carico dell’emergenza, cercando di soccorrere il paziente nei limiti del possibile somministrandogli dell’ossigeno e, drammaticamente impossibilitati a chiamare uno dei rianimatori a disposizione nel vecchio sistema, mio padre non ha potuto usufruire di un adeguato e tempestivo intervento. Dopo tempo è sopraggiunta l’ambulanza medicalizzata che lo ha trasportato al pronto soccorso per poi essere ricoverato in rianimazione.

A seguito di ciò, ci rivolgiamo alla commissione sanità e all’assessore Arru dicendo che le loro tempistiche sono totalmente differenti dalle nostre, sperando vivamente che a nessun altro malato, in attesa dei ripristino del vecchio sistema, capiti quello che è capitato a noi, vittime di un sistema inadeguato.

Chiara Ledda

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Non si ferma, nel Sulcis Iglesiente, la protesta dei familiari dei malati in ADI di III livello. Stamane l’associazione Le Rondini ha diffuso un comunicato, nel quale fa il punto della situazione dopo l’audizione svoltasi due giorni fa durante i lavori della commissione Sanità del Consiglio regionale.

«Comprendiamo l’importanza e sosteniamo la necessità per la popolazione del nostro territorio di una nuova organizzazione quale il servizio di Hospice, terapia del dolore e cure palliative – si legge nella nota dell’associazione Le Rondini – ma contemporaneamente riteniamo e ribadiamo che i pazienti rappresentati dalla nostra associazione debbano seguire un percorso diversificato. Per la loro complessità e particolarità è indispensabile la presa in carico e la continuità assistenziale con le Rianimazioni affinchè siamo accompagnati lungo tutto un percorso diagnostico e terapeutico appropriato, dal momento del ricovero fino alla “ospedalizzazione domiciliare” e non assorbiti in una struttura completamente distaccata e indipendente. In tal modo non verrebbe interrotto il processo di cura come specificato nell’allegato alla delibera reg. n°1, 10/43 del 11/02/2009:

“L’Unità Operativa di Terapia Intensiva e/o di Rianimazione rappresenta il punto di riferimento per gli interventi di supporto specialistico alle Cure Domiciliari Integrate di 3° livello per quanto riguarda la gestione della ventilazione assistita e della nutrizione artificiale; gli accessi degli operatori specialisti (medici e infermieri professionali) programmati nell’ambito del PAI, assumono la massima valenza assistenziale nella prevenzione e gestione delle problematiche più urgenti di tipo respiratorio ed internistico.”»

«Abbiamo inoltre evidenziato – si legge ancora nella nota – che a tutt’oggi l’Unità Operativa creata dal Commissario, presenta molte criticità tra le quali la dotazione organica insufficiente, al punto di ricorrere al reclutamento di infermieri e medici all’interno delle stesse.

Nei termini di una riorganizzazione e nuova progettazione del servizio riguardante i malati in ADI di III livello, abbiamo chiesto alla Commissione la possibilità di una proroga della fase attuale mista, per garantire la serenità di pazienti e familiari ma ribadiamo fin da ora che sino a che non si troverà una soluzione condivisa, l’associazione prosegue con lo sciopero totale dell’assistenza medica e infermieristica come mero rifiuto del sistema imposto dal commissario straordinario Antonio Onnis.»

«Vogliamo ringraziare pubblicamente i componenti della Commissione Sanità – conclude l’associazione Le Rondini – per l’interessamento e la sensibilità dimostrata nei nostri confronti e riponiamo la massima fiducia nella loro competenza, auspicando la migliore soluzione ai problemi dei nostri cari.»

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Il consigliere regionale di Forza Italia Ignazio Locci, componente della commissione Sanità del Consiglio regionale che stamane ha sentito in audizione il commissario straordinario della Asl 7 Antonio Onnis e l’associazione “Le Rondini” sulla vertenza ADI, prende posizione a sostegno dell’associazione dei malati.

«Mi allineo in toto alla posizione espressa questa mattina dall’Associazione “Le Rondini”  che, sebbene riconosca le esigenze della Asl di rinnovare le modalità dell’Assistenza domiciliare integrata, ritiene che tale servizio debba necessariamente afferire al Reparto di Rianimazione dell’ospedale Sirai di Carbonia, così come è sempre stato fino all’avvento della riforma targata Onnis. Una strada che, sia chiaro, è assolutamente percorribile pur conservando parte delle modifiche apportate e attualmente in vigore tra forti malumori e accese proteste.»

«Si tratta esattamente della proposta che ho avanzato nei giorni scorsi: l’unica strada percorribile per giungere a una mediazione tra le parti (Asl 7 e “Le Rondini”) che conduca all’erogazione di prestazioni sanitarie puntuali e attente alle necessità dei pazienti e dei loro famigliari. Persone che vivono il dramma quotidiano di malattie altamente invalidanti e si trovano in una condizione emotiva e psicologica delicata. Ecco perché hanno bisogno di un punto di riferimento certo, così come può essere soltanto il centro di Rianimazione del Sirai.

Le considerazioni fatte da “Le Rondini” oggi evidenziano la volontà di giungere a un accordo che sappia commisurare le esigenze di tutti, comprese quelle della dirigenza dell’Azienda Sanitaria locale. Alla luce di ciò – conclude Ignazio Locci -, i rappresentanti della politica territoriale, sindaci, parlamentari e consiglieri regionali, hanno il dovere di lavorare uniti affinché si arrivi a una mediazione e si ponga fine al più presto a questa drammatica situazione.»

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La protesta dei familiari dei pazienti affetti da Sla o da malattie neurodegenerative, aderenti all’associazione “Le Rondini” di Carbonia, è arrivata stamane nella commissione Sanità che, dopo aver ascoltato in due distinte audizioni i rappresentanti dell’organizzazione e il commissario della Asl 7, Antonio Onnis, ha preannunciato con il suo presidente, Mondo Perra (Cristiano popolari socialisti) un supplemento di istruttoria sulla vicenda, nonché l’audizione dell’assessore della Sanità, Luigi Arru, per tentare di ricomporre lo scontro in atto tra i familiari dei circa 40 pazienti e il commissario Asl sulla gestione dell’Assistenza domiciliare integrata (Adi) di III livello.

Il dottor Onnis nel corso del suo intervento ha ripercorso le vicende che nell’ultimo decennio hanno caratterizzato la gestione dell’assistenza domiciliare nel Sulcis e non ha mancato di sottolineare problematiche e criticità tali – a suo giudizio – da rendere necessaria una più efficace riorganizzazione del settore dell’assistenza domiciliare.

Il commissario, in particolare, ha definito “anomala” la situazione che vede i servizi dell’Adi svolti su base di disponibilità volontaria da personale medico e infermieristico dei reparti della Rianimazione e Anestesia degli ospedali di Carbonia e Iglesias, ricordando come una segnalazione anonima abbia poi portato all’apertura di un’inchiesta interna all’Asl, le cui conclusioni hanno condotto a provvedimenti sanzionatori e disciplinari a carico dei numerosi dipendenti coinvolti, per accertate irregolarità amministrative alcune delle quali riguardavano le dichiarazioni di presenza al lavoro. «Il vecchio sistema con cui venivano gestiti i servizi Adi – ha spiegato Antonio Onnis – presentava inoltre una palese illegittimità in ordine all’orario di lavoro, poiché molti degli operatori risultavano impegnati per più di 60 ore settimanali contro le 48 ore settimanali che rappresenta il termine massimo d’impiego consentito». Il commissario ha quindi affermato che il costo dell’Adi nel 2014 ha pesato circa 700 milioni sul bilancio della Asl 7, con 420mila euro di prestazioni infermieristiche aggiuntive e 58mila euro di rimborsi benzina. «Con le risorse sborsate per i servizi aggiuntivi – ha aggiunto Antonio Onnis – avremmo potuto coprire il costo di dodici nuovi infermieri».

«Non vogliamo più avvallare una gestione privatistica del servizio», ha insistito Onnis in riferimento alle motivazioni della recente protesta dei familiari dei pazienti che hanno impedito l’accesso ai nuovi operatori dell’assistenza domiciliare per chiedere che l’Adi della Asl di Carbonia, per i pazienti affetti da Sla o da malattie neurodegenerative, resti strettamente correlata con il reparto della Rianimazione. «Attualmente – ha spiegato il commissario straordinario nominato dalla Giunta regionale – è in vigore un sistema di gestione “misto” dell’assistenza domiciliare ma a partire dal 1° novembre sarà pienamente operativo il piano di trasformazione che si basa sulla costituzione di un apposito servizio (quindi non più collegato alla Rianimazione) con personale medico e infermieristico proprio e con la riqualificazione del ruolo del medico di Medicina generale.»

Antonio Onnis ha anche dichiarato che nessuno degli operatori in servizio con il vecchio sistema di gestione dell’Adi ha offerto disponibilità a lavorare nella nuova organizzazione e che quindi «l’azienda procederà anche d’ufficio per l’attribuzione del personale necessario».

Rispondendo alle domande formulate, in particolare, dai consiglieri di Forza Italia, Ignazio Locci e Alberto Randazzo e dal consigliere di Sel, Luca Pizzuto, sulla possibilità di una soluzione di mediazione, il commissario Onnis ha dichiarato: «Il ritorno al vecchio sistema di gestione dell’Adi è una soluzione impraticabile e, pertanto, non intravedo spazi di mediazione, anche perché la grande parte dei 1.500 dipendenti dell’azienda sanitaria n. 7 ci invita a procedere con la nuova organizzazione che è più efficace ed elimina le logiche del privilegio».

La delegazione dell’associazione “le Rondini”, guidata dal presidente Emilio Sanzio Bertolazzo e dalla vice presidente, Franca Boi, ha ribadito di «avere a cuore soltanto l’interesse a garantire un’assistenza adeguata per i propri familiari in regime di Adi e di non voler entrare nel merito delle questioni di pertinenza della Asl 7 né tantomeno sulle problematiche interne alla stessa». «Il progetto che sta portando avanti il commissario non è in linea con quello che vogliono le famiglie – ha sottolineato Bertolazzo – e noi vorremmo continuare ad avere un filo diretto con la Rianimazione nel momento dell’urgenza». Un’ulteriore richiesta riguarda «il bisogno di personale qualificato che segua gli assistiti e che sia disposto a intervenire tempestivamente».

«I vertici della Asl – ha dichiarato Franca Boi – sembrano poi non tenere conto delle implicazioni di carattere psicologico che sui nostri malati ha il cambio degli infermieri e dei medici che si recano al nostro domicilio.»

L’associazione ha quindi reiterato la richiesta che l’assistenza dei 40 affetti da Sla o da malattie neurodegenerative nella Asl di Carbonia  sia distaccata da quella delle cosiddette “cure palliative” e dunque dalla nuova gestione dei servizi proposta dal commissario Onnis.

La delegazione ha quindi rivolto scuse personali ai medici e agli infermieri ai quali, per protesta, non è stato consentito l’accesso nelle abitazioni dei malati ma ha riconfermato il proseguo dello sciopero contro la nuova Adi della Asl di Carbonia, invitando quindi la commissione Sanità a farsi promotrice di tutte le iniziative necessarie per garantire un’adeguata e sicura assistenza domiciliare ai pazienti affetti da Sla e malattie neurodegenerative.

Il presidente della commissione. Mondo Perra, accogliendo anche le richieste in tal senso formulate dai consiglieri Locci (Fi) e Pizzuto (Sel) e rimarcando la necessità di ricercare una soluzione al problema che da tempo vede contrapposta l’associazione dei familiari con i vertici dell’Asl 7 ha quindi preannunciato la convocazione in audizione dell’assessore Luigi Arru nonché un supplemento di istruttoria della questione dell’Adi a Carbonia.

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Il comune di Carbonia si schiera al fianco dei pazienti con malattie neurodegenerative progressive.

Il sindaco, Giuseppe Casti, presente stamane alla manifestazione svoltasi in via Dalmazia, ha diffuso una nota, nella quale si legge che «dura ormai da troppo tempo la mobilitazione dei pazienti affetti da malattie neurodegenerative progressive con necessità di ventilazione meccanica assistita e dei loro familiari, i quali chiedono con forza la modifica della Delibera della ASL 7 che istituisce l’Unità Operativa di Cure Palliative, Terapia del Dolore e Hospice, che ricomprende anche l’assistenza domiciliare  dedicata a quei particolari malati. Pazienti e familiari ritengono indispensabile la prosecuzione di un percorso differenziato per i pazienti ad elevata criticità, così come previsto dalla DRG n. 10/43 del 11.02.2009, che recita: “l’Unità Operativa di Terapia Intensiva e/o di Rianimazione rappresenta il punto di riferimento per gli interventi di supporto specialistico alle Cure Domiciliari Integrate di 3° livello per quanto riguarda la gestione della ventilazione assistita e della nutrizione artificiale; gli accessi degli operatori specialisti (medici e infermieri professionali) programmati nell’ambito del PAI, assumono la massima valenza assistenziale nella prevenzione e gestione delle problematiche più urgenti di tipo respiratorio ed internistico”».

La stessa delibera prevede l’Unità Operativa distrettuale o aziendale, con la funzione di «supportare la famiglia nel percorso assistenziale e di mantenere in equilibrio le dinamiche psicologico-relazionali connesse alle varie fasi della malattia».

«Quando i livelli di autonomia si riducono – si legge ancora nella nota -, la persona deve poter essere curata e assistita nel proprio domicilio senza soluzione di continuità e con la stessa efficacia ed efficienza del regime di ricovero.

Questo è ciò che si è verificato fino ad ora, ed i pazienti hanno beneficiato di un’assistenza impeccabile, che ha garantito interventi in sicurezza ai malati e  tranquillità ai familiari.

La nuova e diversa organizzazione del servizio, proposta dall’Azienda Sanitaria, ha creato apprensione e disorientamento nelle famiglie che, interpretando le modifiche apportate come uno stravolgimento del sistema e, soprattutto, ritenendo che venga a mancare il riferimento diretto con il Reparto di Rianimazione,  dal 20 ottobre scorso rifiutano in toto le prestazioni sia mediche che infermieristiche, con tutte le conseguenze che da ciò possono derivare.»

«L’Amministrazione comunale di Carbonia, che pure si è adoperata per cercare soluzioni condivise, è preoccupata per la radicalizzazione della protesta e le possibili ripercussioni sulla  salute dei pazienti, e conferma la sua  vicinanza ai malati e la solidarietà alle famiglie. È  compito specifico dell’Azienda Sanitaria definire un adeguato modello organizzativo e gestionale del servizio di ADI di 3° livello, ma questo deve rispondere in maniera soddisfacente alle esigenze di assistenza e sicurezza dei pazienti, mantenendo gli elevati standard qualitativi finora garantiti. Resta indispensabile superare con il dialogo e la condivisione gli elementi di criticità o di incomprensione ancora presenti, individuando all’interno dell’Azienda soluzioni utili a garantire ai pazienti  e ai loro familiari serenità e fiducia. Nella convinzione che si possa e si debba con urgenza perseguire questo obiettivo, si chiede al commissario straordinario dott. Antonio Onnis – conclude Giuseppe Casti – di ricercare, con il contributo costruttivo di tutte le parti coinvolte, una soluzione condivisa che finalmente ponga fine alle azioni di protesta in atto che a nessuno giovano, ma anzi possono avere conseguenze molto gravi per tutti.»

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Si è conclusa alle 12.30, dopo un lungo animato confronto con il commissario straordinario Antonio Onnis, davanti alla sede della Asl 7, in via Dalmazia, a Carbonia, la protesta dei malati tracheostomizzati e dei loro familiari, contro il percorso di riorganizzazione del Servizio di assistenza domiciliare ai pazienti di cui si occupa il personale medico e infermieristico della nuova Unità Operativa Cure palliative, Terapia del dolore e Hospice, presentato ieri nel corso di una conferenza stampa.

Malati e loro familiari contestano le modifiche al servizio che pregiudicherebbero il miglior svolgimento dello stesso e quindi il livello di assistenza. Nello specifico chiedono che l’assistenza venga loro garantita, come è avvenuto per anni, dall’equipe di rianimazione e non dalla nuova Unità Operativa Cure palliative, Terapia del dolore e Hospice.

La protesta ha raggiunto momenti di alta tensione, quando sono stati scanditi slogan che chiedevano al commissario straordinario di scendere in strada per parlare con i malati e i loro familiari. Un malato si è sentito male ed è stato trasportato al Sirai con una delle autoambulanze presenti in via Dalmazia. Sul posto era presente il vicesindaco di Carbonia, Maria Marongiu, che ha la delega assessoriale delle Politiche sociali, poi raggiunta dal sindaco Giuseppe Casti che ha incontrato il commissario straordinario, con il quale è poi sceso in strada per affrontare il tanto atteso confronto con i malati e i loro familiari.

La discussione è stata lunga e assai vivace. Il commissario ha difeso le scelte fatte ma si è reso disponibile a riprendere il dialogo che, peraltro, ci sarà già questo pomeriggio, alle 16.30, all’assessorato regionale della Sanità, dove si svolgerà un incontro convocato dall’assessore Luigi Arru con i rappresentanti delle associazioni e lo stesso massimo dirigente della Asl 7. Antonio Onnis ha parlato anche con alcuni malati.

Il sindaco ha proposto un tavolo di confronto da tenersi subito dopo l’incontro con l’assessore della Sanità, nel quale verranno tutte le strade di una mediazione per arrivare ad un accordo tra le parti, per far sì che il servizio garantito ai malati sia rispondete a quelle che sono le esigenze di una patologia molto delicata qual è quella dei malati tracheostomizzati.

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