2 November, 2024
HomePosts Tagged "Antonio Puddu"

Nuova tragedia sulle strade del Sulcis. Un 59enne, Antonello Puddu, originario di Quartu Sant’Elena e residente a Sant’Antioco, autista dell’Arst, è morto nello scontro tra il suo scooter e un altro motociclo, sulla statale 126, nei pressi di Carbonia. L’uomo ha perso il controllo del suo motociclo e si è scontrato con un altro motociclo che viaggiava in direzione opposta, alla cui guida c’era un 17enne di San Giovanni Suergiu, che è stato soccorso e trasferito al Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia. Il giovane avrebbe riportato ferite non gravi.

 

La chiamavano “Primavera del 1906”, solo che oltre alla fioritura stagionale crescevano i morti ammazzati per la repressione delle lotte contro il “Caro Pane”. In 12 caddero fra Cagliari (2), Villasalto (5), Gonnesa e Nebida. Nel Sulcis persero la vita in 5: 3 a Gonnesa fra i quali una donna e 2 a Nebida. Persone che lottavano per la sopravvivenza delle famiglie perché con i salari per 12 ore di lavoro, che è il caso di ricordare erano di 2/3 lire per gli Op. Specializzati; 1.60/ 2 lire per i Manovali; 0.60/1 lira per Donne e Ragazzi, dai quali venivano decurtati affitto casa, servizio sanitario, strumenti di lavoro, l’usura degli stessi, oltre a debiti vari rispetto alla fantasia e servizi del datore di lavoro. Redditi con i quali era praticamente impossibile sfamare la famiglia, con il pane che costava 0.30 lire, la pasta 0.60, il formaggio 2 lire e la carne 1.65.

In più vigeva la formula dei ghignoni o buoni spesa, che imponevano di fatto l’acquisto dei generi di prima necessità nei negozi dei padroni delle Miniere che imponevano prezzi più alti e merci più scarse.

Da qui la significativa poesia di Salvatore Poddighe: «Cosa ha inventato il ricco furbone per operare il furto perfetto? Apre di alimentari una rivendita e vende a credito e in contanti. Incassa il salario del Lavoratore e pure gli interessi perché è il Gestore. Gestisce a meraviglia i suoi affari, paga il salario con gli alimentari».

Nel mese successivo, precisamente il 29 giugno del 1906 nasce la CGIL. 40 anni dopo e due guerre mondiali, si avvia il processo che porta alla scrittura della Carta Fondamentale dello Stato e non è certo un caso se a definirla ci sono tutte le forze politiche e del sindacato che trae forti origini dalle lotte organizzate e dai martiri del nostro territorio.

Ce ne sono voluti altri 24 per ottenere i diritti di cittadinanza anche all’interno dei posti di lavoro, con l’approvazione della Legge 300. Lo Statuto dei lavoratori frutto di mille battaglie che partono dal nostro territorio che oggi più che mai, come la nostra Costituzione, bisogna difendere perché per gli attacchi ai diritti non si usa più il fucile ma ben altre e più infide pratiche politiche.

Onorare queste ricorrenze e tramandarle nel tempo è sempre più importante, perché la storia e i fatti insegnano che niente è conquistato per sempre e soprattutto perché la loro morte rimanga ad alto riconoscimento e monito, del loro sacrificio contro i soprusi; ma anche ad esempio dell’impegno, rischi, fatica e dell’unità da profondere per gli interessi collettivi, del Bene Comune e di quello di ogni individuo: Uomo, Donna, Ragazzi e Anziani.

Onore ieri, oggi, domani e sempre a Federica Pilloni, Antonio Puddu e Giovanni Pili di Gonnesa; Carlo Lecca, Efisio Ariu di Nebida.

Roberto Puddu

[bing_translator]

Bruno Rombi è morto il 27 aprile scorso all’età di 89 anni, a Genova, dove viveva dal 1962; era nato nel 1931 a Calasetta, nell’isola di Sant’Antioco dell’arcipelago del Sulcis, “enclave” linguistica tabarchina (variante della “lingua” ligure).

È stato poeta, scrittore, giornalista, traduttore, pittore, legato alla Sardegna ed al suo paese natale (dove ritornava ogni estate), intellettuale sempre schierato a fianco dei Circoli degli emigrati sardi nell’Italia continentale.

Ho conosciuto Bruno Rombi a Pavia nel novembre 1986 proprio in qualità di delegato del Circolo “Sarda Tellus” di Genova al quarto Congresso della Lega Sarda.

Davanti ai rappresentanti di 25 Circoli di emigrati isolani (tante erano allora le associazioni sarde nell’Italia continentale che facevano parte della “Lega”) pronunciò un discorso di alto livello sottolineando comunque autoironicamente il fatto che non era interessato a cariche dirigenziali, ma che non intendeva rinunciare alla sua fama di “rombiscatole” (ho potuto rileggere il suo intervento perché in queste ultime settimane ho completato la trascrizione al computer di questi atti congressuali, che spero possano essere pubblicati in  un volume a stampa).

Bruno Rombi non aveva peli sulla lingua e non nascondeva verità scomode: mi regalò una copia del suo pamphlet di qualche anno prima “Perché i sardi sono così divisi: testo della conferenza tenuta a Genova presso la ‘Sarda Tellus’, associazione democratica lavoratori emigrati, domenica 17 ottobre 1982” (Genova, Lanterna, pp. 28, 1983).

Lascio ad altri il compito di ricordare Rombi per le sue opere letterarie (narrazioni, studi critici e soprattutto poesie, tradotte in francese, inglese – diffuse in questa versione anche in India -, spagnolo, polacco, maltese, rumeno, macedone, greco, sloveno, catalano, corso, portoghese, urdu, arabo ed albanese, oltre che in latino: l’elenco lo ha stilato Giovanni Mameli) e per la sua intensa attività di pittore.

In questo contributo voglio soffermarmi sugli apporti culturali con i quali questo uomo di grande sensibilità, anche se indubbiamente “spigoloso”, ha arricchito l’attività delle associazioni degli emigrati sardi, collocandosi sempre accanto ai  fratelli-corregionali de “su disterru” e facendo proprie le loro istanze e rivendicazioni anche materiali.

Seguendo i suoi scritti e gli articoli che lo riguardano apparsi dal 1976 al 2010 nelle pagine del mensile Il Messaggero Sardo” cartaceo, vediamo che compare alla ribalta innanzitutto come poeta e poi come appassionato degli studi sulla lingua sarda (lui, di “madre-lingua” tabarchina, era ultrasensibile alle questioni delle minoranze  linguistiche), sul matriarcato in Sardegna, su nomi e cognomi della Sardegna, su emigrazione e razzismo (questi articoli sono legati a conferenze sui vari temi organizzati dal “suo” Circolo, il “Sarda Tellus” di Genova).

Manlio Brigaglia recensisce il suo libro su “Sebastiano Satta. Vita e opere” (Genova, marzo 1983) mentre Giovanni Mameli passa in rassegna scrupolosa le successive opere di Rombi: “Un anno a Calasetta” (prima edizione Genova, 1988; poi Sassari, Carlo Delfino, 2006); le raccolte di poesie “Un amore” (1992) e “Il battello fantasma” (2001); il secondo romanzo di Rombi (il primo era stato “Una donna di carbone”, Condaghes 2004) intitolato “Un oscuro amore” (Condaghes, 2009).

Un bilancio della sua produzione poetica, dal 1965 (data della sua prima raccolta, pochi anni dopo il suo trasferimento a Genova) al 2012 è stata  edita nel volume “Il viaggio della vita” (editore Le Mani di Recco, 2012, 330 pagine).

Molte opere di poesia e di prosa (comprese le ultime narrazioni: il romanzo “Il labirinto del G8” ed il racconto “L’ultima vestizione”, rispettivamente Condaghes 2011 e 2018) sono state presentate nella “Sarda Tellus” ma anche in altre associazioni di sardi emigrati, dove è stato spesso chiamato ad illustrare i risultati dei suoi studi critici sui Grandi della letteratura sarda: tra gli altri, Sebastiano Satta, Grazia Deledda, Salvatore Cambosu, Salvatore Satta, Giuseppe Dessì, Francesco Masala, Antonio Puddu, Angelo Mundula.

Personalmente lo portai nei Circoli sardi di Pavia e di Saronno a parlare di Sebastiano Satta, in occasione della ripubblicazione (presso Condaghes) della sua monografia sul poeta-vate nuorese, uscita in prima edizione, come si è detto, nel 1983.

Nota finale. Ho letto la notizia comparsa su questo sito in cui è stato messo in evidenza il forte legame di Bruno con il paese natìo:

https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2020/04/calasetta-ricorda-il-grande-concittadino-bruno-rombi-morto-a-genova-alleta-di-89-anni/

Personalmente vorrei aggiungere in questa occasione – richiamando un mio articolo in memoria apparso su questo sito – un breve cenno ad una personalità culturale sardo-genovese, amica di Bruno Rombi e, come lui, dei sardi emigrati: Lina Aresu:

https://www.laprovinciadelsulcisiglesiente.com/2018/07/ricordo-della-scrittrice-lina-aresu-nuoro-16-gennaio-1938-chiavari-ge-15-giugno-2018-di-paolo-puilina/

Le “vite parallele” di questi due scrittori sardo-genovesi e le loro numerose opere (più di 40 per ciascuno) meriteranno in futuro di essere commemorate in una giornata di studi da organizzarsi da parte della comunità dei sardi emigrati.

Qui mi limito a rammentare che nel marzo 2004 Rombi presentò, sempre alla “Sarda Tellus”, il romanzo storico di appendice “Ritedda di Barigau. Bozzetto ogliastrino” del maestro di Semestene (Sassari) Marcello Cossu, edito nel 1885 dalla Tipografia Sociale di Vacca-Mameli di Lanusei. Una bella amicizia tra loro due, che hanno condiviso con un chiavarese doc, il docente di materie letterarie Marcello Vaglio, e con il sottoscritto, sardo trapiantato in provincia di Pavia.

Paolo Pulina

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

DSCN0127

Questa mattina La 2ª commissione del Consiglio regionale (Lavoro, Pubblica Istruzione) ha sentito in audizione i rappresentanti degli studenti nei cda degli #Ersu di Cagliari e Sassari sulle problematiche del diritto sllo studio e delle borse di studio universitarie.

«E’necessario invertire subito la tendenza al de-finanziamento del diritto allo studio – ha dichiarato Antonio Puddu, rappresentante degli studenti nel Cd dell’Ersu di Sassari – per evitare che, in base alla graduatorie provvisorie e con le attuali disponibilità finanziarie, la maggioranza degli studenti sardi capaci, meritevoli e a basso reddito, resti del tutto priva di sostegno.»

Antonio Puddu, riferendosi alla situazione dell’ateneo sassarese, ha ricordato che rispetto all’anno accademico 2011/2012 in cui era stato finanziato il 100% delle domande (anche perchè l’Ersu poteva integrare i fondi statali e regionali con risorse proprie), si è passati alla drammatica situazione attuale che consentirà ad appena il 36% degli aventi diritto di usufruire delle risorse pubbliche destinate al diritto allo studio. «Ed occorre fare presto – ha proseguito Puddu rivolgendo un appello alla Commissione ed al Consiglio regionale – perché le graduatorie saranno definite entro il prossimo mese di ottobre, mentre i contributi dovranno essere erogati entro la fine dell’anno».

Altrettanto preoccupante la situazione degli studenti universitari di Cagliari, su cui si è soffermato Francesco Pittirra, rappresentante degli studenti nel Cda dell’Ersu. «Secondo le nostre graduatorie provvisorie – ha detto Pittirra – il 53% degli studenti non avrà nulla e la percentuale salirà ancora considerando le matricole che, in base alla legge, sono collocate in una sorta di seconda fascia per l’accesso ai contributi. Questo significa che l’Università non è più un luogo di istruzione e di formazione per tutti ma solo per chi se lo può permettere».

«Peraltro le borse di studio assegnate agli studenti sardi – ha aggiunto Pittirra – hanno un massimale di 3000 euro, di gran lunga inferiore agli standard minimi del Ministero, che sono di 5000 euro, ed è vero solo in parte che questo scostamento può essere spiegato con la differenza del costo della vita perchè, ad esempio, Cagliari ha il costo della vita più alto di tutto in Mezzogiorno.»

Marco Pilo, infine, rappresentante degli studenti nel Cda dell’Università di Sassari, ha messo l’accento sul meccanismo perverso che fatalmente sarà innescato dal taglio dei fondi per il diritto allo studio. «Gli studenti più tenaci che saranno esclusi, e ce ne sono tantissimi, saranno costretti a lavorare (spesso in nero) per non gravare ulteriormente sulle famiglie e, togliendo tempo allo studio, rischieranno di finire fuori corso perdendo per sempre ogni opportunità di sostegno mentre i meno tenaci lasceranno addirittura l’Università. Se pensiamo che si va delineando a livello nazionale una riforma in cui i fondi pubblici saranno assegnati agli atenei non in base alla spesa storica ma al numero degli iscritti, dobbiamo renderci conto che stiamo andando incontro ad una tempesta.»

«Occorre quindi intervenire nel breve termine – ha concluso – ma anche guardare oltre, inquadrando la prospettiva dei prossimi 3/5 anni; il Governo regionale ha detto di voler puntare sull’istruzione, noi ci contiamo».

Dopo la relazione degli studenti hanno preso la parola i consiglieri regionali Paolo Zedda (Soberania-Indipendentzia), Francesco Agus (Sel), Alberto Randazzo (Forza Italia), Piero Comandini, Rossella Pinna e Gianmario Tendas (Pd) che, con accenti diversi, hanno espresso il loro convinto sostegno alle richieste avanzate dagli studenti.

Il presidente della Commissione Gavino Manca, in conclusione, ha assicurato il massimo impegno, sia in sede di assestamento di bilancio che di legge finanziaria, per individuare le risorse necessarie a garantire il diritto allo studio per tutti gli universitari sardi capaci, meritevoli e a basso reddito: si tratterebbe di 15 milioni circa (Per Cagliari e Sassari), dato che sostanzialmente coincide sia con le cifre fornite dagli studenti che con quanto risulta agli uffici. «Credo che ci sia una consapevolezza sempre più diffusa del ruolo strategico dell’istruzione in ogni processo di sviluppo e di crescita della società», ha dichiarato il presidente Manca, annunciando che, oltre al problema contingente, la Commissione ha l’obiettivo di «arrivare ad una riforma complessiva della legge 31/84 sul diritto allo studio ormai vecchia di 30 anni – riforma che faremo anche con gli studenti – e, in secondo luogo, di rivedere il sistema delle graduatorie, perché in un quadro di risorse limitato è necessario essere particolarmente selettivi e rigorosi nell’individuazione delle priorità».