23 December, 2024
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Il neo consigliere regionale Alfonso Marras (Udc), subentrato a Gianni Tatti, decaduto dal 31 ottobre 2016 per effetto di una decisione giudiziaria. ha giurato nell’Aula di via Roma, a norma dell’articolo 23 dello Statuto speciale.

L’Aula è poi passata all’esame del Regolamento sul Registro regionale dei tumori. Il regolamento è stato illustrato dall’on. Raimondo Perra, presidente della commissione Sanità, secondo cui «non si può prescindere, per la prevenzione, della valutazione dell’incidenza e della tipologia dei tumori. Il registro è un archivio volto a raccogliere, per finalità di studio e di ricerca, tutti i dati relativi ai tumori nel rispetto delle norme sulla tutela delle persone».

Il relatore ha riferito che «lo schema di regolamento della Giunta, trasmesso al garante per la protezione dei dati personali, è stato poi esaminato in commissione Sanità che ha sostanzialmente condiviso il testo del proponente».

Per la discussione generale è intervenuto l’on.Emilio Usula (Rossomori), che ha detto: «Il registro è uno strumento indispensabile di conoscenza, di cui si potranno avvalere gli operatori sanitari ma ancora prima i decisori politici in ordine a tutte le scelte che possono avere conseguenze sulla salute, come le decisioni in materia di ambiente e di industria. Sarà un ottimo strumento di guida: a oggi esistono in Sardegna soltanto il registro di Sassari e quello di Nuoro, con una copertura pari al 43 per cento della popolazione regionale».

Per l’on. Luca Pizzuto (Sel) «oggi c’è da essere orgogliosi perché il Registro è un grande strumento di crescita della nostra isola. Con questa legge stiamo realmente facendo qualcosa di concreto verso di chi oggi vive problemi di salute ed è questo un modo per testimoniare a queste persone la nostra concreta vicinanza».

La Giunta ha espresso un parere favorevole con l’assessore Luigi Arru, che ha detto: «Il garante della privacy Antonello Soro ha detto con orgoglio che la Sardegna è la prima regione ad adottare il registro nel rispetto delle norme sulla tutela dei dati personali. E’ un motivo in più di orgoglio questo nostro regolamento che ha regole chiare, anche organizzative, e che terrà conto delle positive esperienze di Sassari e poi di Nuoro». L’assessore ha aggiunto: «Potremo finalmente monitorare i dati delle cartelle cliniche e incrociarli per studiare i fenomeni epidemiologici. I dati saranno raccolti su base aziendale».

L’Aula ha approvato gli articoli 1, 2, 3, 4. L’on. Lorenzo Cozzolino (Pd) ha presentato un emendamento e ha ricordato che «anche Cagliari ha inviato all’Osservatorio epidemiologico i suoi dati. Tutti i dati dovrebbero essere inviati a Sassari e poi da Sassari a Cagliari. Vorrei capire perché il coordinamento regionale del registro tumori non è all’Ospedale Oncologico di Cagliari. Dite con chiarezza se il coordinamento sarà a Cagliari o a Sassari».

L’assessore Arru ha detto in replica: «L’Oncologico di Cagliari sarà il punto di riferimento della rete oncologica sarda ma non possiamo non tenere conto che negli ’90 la Asl 1 di Sassari ha iniziato a occuparsi per prima del problema. La funzione di coordinamento sarà a Sassari ma non ci saranno problemi di dislocazione fisica perché l’informatica mette a disposizione i dati in tempo reale. Non verrà meno il ruolo dell’area sociosanitaria di Cagliari, con il suo 57 per cento della demografia e della casistica dei tumori sardi».

L’on. Lorenzo Cozzolino ha ritirato l’emendamento e l’articolo è stato approvato.

Così anche l’articolo 5 e poi il 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 e l’allegato A. Il Regolamento che istituisce il Registro dei tumori è stato approvato in via definitiva.

L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 267 presentata da tutti i capigruppo sulla paventata chiusura degli uffici postali nelle zone più disagiate della Sardegna a seguito del nuovo piano di privatizzazione e riassetto di Poste Italiane Spa.

Il primo firmatario, Daniele Cocco (Sel) ha illustrato il documento scaturito da un incontro con i sindacati in occasione della manifestazione di protesta tenuta nei giorni scorsi a Cagliari dai dipendenti di Poste Italiane. «Si va verso la privatizzazione della società con la cessione di un ulteriore 30% del pacchetto azionario – ha ricordato Cocco – la procedura potrebbe avere effetti devastanti per la Sardegna con decine di posti di lavoro a rischio e la probabile chiusura di molti uffici postali nei piccoli paesi dell’Isola».

Il documento impegna la Giunta a intervenire con urgenza nei confronti del Governo: «La maggioranza ha sottoscritto un progetto per il rilancio delle zone interne, la Giunta ha presentato un Master Plan per i comuni minori – ha affermato Cocco – le Poste in alcuni centri hanno la stessa importanza degli uffici comunali e delle stazioni dei carabinieri. La procedura di privatizzazione non deve andare avanti, porterebbe ulteriori criticità alla Sardegna, siamo certi che il Presidente Pigliaru interverrà perché venga scongiurato questo rischio».

Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che da tempo di sparla di adottare misure finalizzate a bloccare, o almeno attenuare, il fenomeno dello spopolamento delle zone interne. «Giunta e maggioranza, ma credo anche l’opposizione, vogliono dedicare la seconda parte della legislatura al problema dello spopolamento dei piccoli comuni – ha detto Solinas – credo che sia importante che il Consiglio nella sua interezza chieda al Governo nazionale, vista la particolarità orografica della Sardegna, di evitare i tagli ipotizzati da Poste Italiane». Secondo Solinas, gli sforzi della Regione a favore dei piccoli comuni rischiano dei essere vanificati dalla cancellazione di servizi importanti per i cittadini. «La scorsa settimana ad Aritzo abbiamo discusso di zone interne – ha detto il consigliere di maggioranza – il sindaco di quel paese ci ha ricordato che è inutile parlare di lotta allo spopolamento se poi vengono a mancare servizi come la scuola e i trasporti. Sono convinto che i giovani possano continuare a vivere nei piccoli comuni ma servono servizi essenziali per garantire a tutti un vivere dignitoso, tra questi servizi ci sono quelli svolti da Poste Italiane». Solinas ha quindi concluso il suo intervento chiedendo che eventuali provvedimenti di razionalizzazione vengano preventivamente discussi e concordati con la Giunta regionale.

Anche per Gigi Ruggeri (Pd) questa vicenda non può trovare la Sardegna come spettatore passivo. «Non va trascurato che siamo di fronte alla più importante azienda in Sardegna in termini di capitale umano e di presenza nei piccoli centri – ha detto Ruggeri – noi siamo attenti ai processi di razionalizzazione dei servizi, a questo miravano le riforme della sanità e il dimensionamento della rete scolastica. In questo caso non si parla di razionalizzare per offrire un servizio migliore ma si ragiona secondo logiche economiche. Siamo in presenza di un rischio grosso. Le Poste nei piccoli paesi hanno una funzione centrale di riferimento, non hanno solo una declinazione economica ma anche sociale. Nei piccoli comuni i servizi devono avere la stessa qualità garantita nei centri maggiori».

L’esponente del Pd ha poi invitato la Giunta a far valere le prerogative contenute nello Statuto: «La Provincia di Bolzano ha ottenuto da Poste Italiane un particolare trattamento per i propri comuni. C’è bisogno di una evidente mobilitazione da parte della Giunta. Il nostro territorio non è come quello di Roma o Milano».

Giudizio condiviso da Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori. «Non capisco se la controparte siano le Poste o il governo centrale – ha esordito Dedoni – è ora di finirla di parlare dei problemi della Sardegna bisogna risolverli alla fonte. La questione riguarda molti lavoratori che da domani potrebbero essere espulsi dal mercato del lavoro ma riguarda anche un importante servizio che potrebbe mancare nei piccoli centri. Il piano di razionalizzazione di Poste Italiane deve tener conto dell’orografia della Sardegna, della sua viabilità e del problema dei trasporti. Già oggi in alcuni centri gli uffici postali aprono per due giorni alla settimana, sembra di essere nel Far West. E’ ora di dire basta».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che si parla di un’operazione finanziaria multiforme che modifica gli assetti societari di Poste Italiane. «C’è da preoccuparsi sugli effetti diretti e indiretti dell’operazione – ha sottolineato Congiu – . La Cassa Depositi e Prestiti continuerà ad assolvere il suo compito originario di assistenza degli enti locali o diventerà un soggetto con un ruolo importante nel sistema della finanza pubblica italiana? Il presidente Francesco Pigliaru ponga il tema della tenuta finanziaria della Cassa e del suo ruolo. Occorrono rassicurazioni sul fatto che non cambi la sua mission».

Per Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, le Poste sono un simbolo della presenza dello Stato italiano nell’Isola. «La società ha un fatturato di 30 miliardi di euro con utili di 500 milioni – ha ricordato Rubiu – in Sardegna ha 3500 dipendenti. Il Consiglio ha il potere di condizionare il Governo chiedendo che Cassa Depositi e Prestiti mantenga solo il 35% della quota azionaria. E’ necessario l’impegno del presidente affinché il contenzioso venga risolto. Non ci si può permettere di perdere un servizio così importante per i cittadini sardi. Siamo  con i lavoratori».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha detto di condividere le preoccupazioni per la situazione di Poste Italiane in Sardegna. «Abbiamo presentato in passato un’interrogazione sulla vicenda – ha ricordato Cocco – il tema dello spopolamento delle piccole comunità è un tema ricorrente su cui concentrare la nostra attenzione. Questa è una risposta che può scontrarsi con le logiche economiche ma è un tema decisivo per il futuro delle comunità che sono il cuore e l’anima dell’Isola».

Secondo Cocco, quella del Consiglio non è una battaglia di retroguardia: «Siamo pronti alla sfida della globalizzazione, ma questa talvolta non coincide con la necessità di salvaguardare le proprie comunità – ha detto il capogruppo del Pd – occorre valorizzare la nostra autonomia, bisogna avere la capacità di scrivere regole nuove per tutelare i nostri diritti. Saremo vigili e metteremo in piedi tutte le iniziative necessarie e i nostri buoni uffici nei confronti del governo nazionale».

Per Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, le Poste italiane hanno rappresentato un presidio pubblico nell’interesse della collettività e hanno esercitato un ruolo sostitutivo degli istituti di credito in alcuni piccoli centri per la raccolta del denaro e per i servizi agli anziani. La responsabilità della vicenda deve però essere chiara: «Se non si dà nome e cognome a chi sta mettendo in piedi questa operazione si rischia di abbaiare alla luna – ha detto Pittalis – non si può tollerare il silenzio della Giunta di fronte allo smantellamento di servizi importanti. Pigliaru non deve aspettare una mozione o un ordine del giorno del Consiglio. La Giunta deve esercitare le prerogative che lo Statuto le attribuisce pretendendo di essere sentita dal Consiglio dei Ministri, non dobbiamo chiedere nulla ma far valere i nostri diritti. La mozione è importante, da sola però non è sufficiente se non c’è una presa di coscienza da parte della Giunta».

Pietro Pittalis ha poi ribadito che il collocamento del restante 30% di azioni di Poste Italiane è stato deciso dal Governo italiano. «Se è in atto un processo di privatizzazione questo può essere accompagnato da direttive nazionali che tengano conto della specificità della Sardegna. Non parliamo di razionalizzazione ma di smantellamento di servizi. La Giunta faccia pressione sul governo Renzi».

A nome della Giunta, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha recepito le preoccupazioni espresse dal Consiglio sottolineando che «sono anche quelle della Giunta ed assicurando il massimo impegno dell’Esecutivo regionale e del presidente Pigliaru». «Piuttosto – ha osservato – la mozione non deve essere considerata contro il governo Renzi o contro la privatizzazione di Poste Italiane, perché allora sarebbe inutile chiedere la riduzione delle tasse o misure più incisive per sostenere il rilancio dell’economia; è vero invece che il processo di razionalizzazione di una grande azienda come Poste Italiane non può avere le stesse connotazioni in una Regione a bassissima densità di popolazione come la Sardegna ed è evidente che ci deve essere riconosciuta quella peculiarità che le stesse Poste hanno rappresentato come presidio sociale e bancario». «Il nostro impegno – ha proseguito Paci – è continuare il dialogo fra istituzioni ciascuna con la propria autonomia, superando la politica dei ricorsi che non ha prodotto risultati; con la nostra azione, al contrario, abbiamo dimostrato a partire dal problema delle entrate che siamo sulla strada giusta». Quanto alle aree interne – ha concluso – va ricordato che la Sardegna è pienamente inserita nella strategia nazionale per le aree interne con le zone dell’Alta Marmilla e del Mandrolisai, una strategia che mette al centro proprio il mantenimento ed il potenziamento dei servizi di pubblica utilità come sanità, trasporti ed istruzione».

Per dichiarazione di voto il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha valutato positivamente che «il Consiglio abbia manifestato una forte coesione anche se il punto dolente di questo momento unitario è quello dell’assessore Paci che ha fatto un pistolotto giustificazionista nei confronti di Renzi ma le cose non stanno così perché le responsabilità devono emergere e deve essere riconosciuto che chi governa ha la piena responsabilità dell’arretramento dello Stato in Sardegna». «La soppressione di tribunali, uffici del giudice di pace, scuole e perfino della motorizzazione civile – ha concluso Tedde – sono scelte che in un’Isola come la nostra hanno effetti devastanti, soprattutto perché nel caso specifico delle Poste si stanno mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro, ecco perché il presidente Pigliaru deve alzare la voce nei confronti dell’azienda ma anche di Renzi».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, primo firmatario della mozione, ha ricordato che «non capita troppe volte che il Consiglio regionale si trovi unito sulle stesse posizioni e, in particolare, su una mozione con un contenuto molto chiaro e concreto». «Nella nostra Regione – ha aggiunto – ci sono 400.000 cittadini che vivono sotto la soglia di povertà e quindi non ci possiamo permettere non di perdere ma nemmeno di mettere a rischio un solo posto di lavoro; piuttosto deve essere riconosciuta la specificità della nostra Regione e su questo non abbiamo dubbi sull’impegno della Giunta».

Il consigliere Angelo Carta, sardista, ha annunciato il voto favorevole esprimendo però alcune perplessità, a cominciare da «alcuni precedenti come quello di Tossilo in cui la volontà dell’Aula è stata ignorata». «Si parla tanto di zone interne – ha lamentato Carta – ma poi non ci preoccupiamo quando si chiudono le scuole, una decisione che non ha preso il Governo Renzi ma la Regione, ultima di una serie di inadempienze che ci metterebbero in difficoltà nel caso di un confronto serrato con lo Stato».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), favorevole, ha messo però l’accento sul fatto che «lo spirito della mozione è quello di unire le forze politiche in una azione forte nei confronti di Poste italiane, un obiettivo che non può essere offuscato da accuse strumentali contro il Governo Renzi, con cui si dimentica troppo in fretta che i processi di razionalizzazione del sistema pubblico hanno attraversato centro destra e centro sinistra e non si possono concentrare le accuse su una sola parte». «Sulle scuole – ha detto infine – non è vero che le ha chiuse la Regione ma ha dato seguito agli indirizzi del Governo; resto peraltro convinto che le pluriclassi debbano essere chiuse mentre invece è necessario potenziare i collegamenti fra i diversi centri».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato con 47 voti. Successivamente ha tolto la seduta aggiornando i lavori dell’Aula a domani alle 16.00, mentre per le 15.30 è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Per le 12.00 infine è prevista la riunione della commissione Autonomia.

 

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Paolo Maninchedda 12 copia

La IV commissione del Consiglio regionale, presieduta da Antonio Solinas (Pd), ha svolto ad Olbia, alla presenza dell’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, una serie di audizioni sull’emergenza idrica della Gallura.

L’incontro si è aperto con l’intervento del presidente della Confcommercio, Tommaso Todde, che a nome del “Tavolo delle associazioni della Gallura – (Tag)”, al quale aderiscono le organizzazioni delle imprese, della cooperazione e dei lavoratori (Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Agci, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Cgil, Cisl e Uil) ha illustrato la situazione di emergenza che  vive il Nord Est dell’isola e che comporta una serie di restrizioni nell’erogazione dell’acqua, con ripercussioni negative sugli usi civili ma soprattutto con forti penalizzazioni per le attività agricole e l’allevamento del bestiame. «Non dimentichiamo inoltre – ha spiegato Todde – che il 70 per cento dei turisti che soggiornano in Sardegna è ospitato nelle strutture ricettive del Nord dell’Isola ed è facile immaginare quali implicazioni potranno derivarne al comparto se non si risolverà il problema dell’acqua».

Il portavoce del Tag ha quindi ricordato come il tema della carenza idrica sia destinato a rappresentare un problema anche nel futuro e nel merito degli interventi urgenti, Tommaso Todde, ha mostrato perplessità per le ipotizzate connessioni tra i diversi bacini («i nostri bacini sono ormai ridotti a pozzanghere ed è inutile collegarli tra loro») ed ha affermato che non sono da escludere «soluzioni adeguate agli usi civici che alleggeriscano le quote di prelievo dai bacini». «In tutti i Comuni – ha concluso il portavoce delle associazioni – si avverte il problema dell’acqua, sia per quanto attiene le attività produttive e quelle agrozootecniche, dalle quali è partito l’allarme con la richiesta dello stato di calamità naturale».

Le difficoltà del mondo delle campagne sono state dunque  rappresentate nello specifico da Giovanni Canu (Cia), Ermanno Mazzetti (Coldiretti) e Matteo Luridiana (Confagricoltura) che hanno ribadito, nel corso dei rispettivi interventi e in rappresentanza delle proprie associazioni, l’urgenza di interventi adeguati alla gravità e alla complessità della situazione.

Il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, ha richiamato l’attenzione della Regione «su una delle questioni più urgenti che riguardano la Gallura» ed ha salutato con favore la compattezza e l’unità del territorio nel chiedere risposte all’emergenza idrica, mentre i primi cittadini di Monti (Emanuele Mutzu), di Oschiri (Piero Sircana), di Berchidda (Andrea Nieddu) e di San Teodoro (Domenico Mannironi) hanno suggerito una serie di interventi di carattere tecnico, come la realizzazione dello sbarramento sul rio Seleme (tra Monti e Alà dei Sardi) e l’allargamento del compendio irriguo della piana di Chilivani, nonché l’approvvigionamento anche dal Coghinas e non solo dal Liscia dei Comuni che vanno da Oschiri fino a Monti.

Il presidente del consorzio di bonifica, Marco Marrone, ha affermato con nettezza che l’ente non è più in grado di garantire le fornitura dell’acqua e il direttore Giosuè Brundu ha illustrato nel dettaglio il piano che consentirebbe di recuperare 20 milioni di metri cubi d’acqua con un esborso finanziario  di 20 milioni di euro. Il primo intervento è quello sul Rio Padrongianus, con un prelievo all’altezza del Ponte Loddone, per poi immettere la risorsa idrica nella rete del consorzio così da poterla riconnettere al distretto “Olbia nord” e “Olbia Sud”. Una ulteriore proposta riguarda  l’area di Monte Tova dove si recupererebbero sette milioni di metri cubi di risorsa idrica con un esborso di otto milioni di euro. Il concetto chiave della proposta del consorzio verte sull’affermazione che «la risorsa idrica è abbondante a valle della diga del Liscia ed è lì che bisogna realizzare gli interventi di breve e medio periodo».

L’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, nel corso del suo articolato intervento a conclusione delle audizioni della commissione, ha più volte fatto riferimento alla proposta avanzata dal consorzio di bonifica ed ha mostrato favore per l’ipotesi sbarramento sul Rio Seleme e per l’intervento immediato sul Rio Padrongianus («impegnando due milioni di euro si recupererebbero subito sei milioni di metri cubi d’acqua») ma ha specificato che non essendo disponibili le risorse finanziarie «tutte le iniziative dovranno essere realizzate con una rimodulazione delle poste del bilancio regionale». «Ci serve recuperare 13 milioni di metri cubi dal Liscia – ha spiegato Maninchedda – e tra gli interventi a medio termine sono ricompresi quelli a Monte Tova (con il recupero di una condotta dismessa di Abbanoa) e Serra Alveghes (interconnessione con distretto Olbia Nord e Olbia Sud) quantificati complessivamente in circa 18 milioni di euro». L’assessore ha dunque insistito sull’individuazione delle priorità e sulle logiche che sottendono alle scelte strategiche («assumiamoci tutti la responsabilità di spostare finanziamenti dalle opere in evidente ritardo a favore di quelle immediatamente realizzabili e più urgenti») nonché sull’esigenza di creare la cosiddetta “ridondanza” tra gli invasi del Nord Sardegna («ci si potrà così approvvigionare dal Coghinas o dal Liscia a seconda delle condizioni»). Un accento particolare è stato inoltre posto sulla carenza di manutenzioni nelle reti idriche («senza interventi, nel giro di pochi anni, il nostro sistema infrastrutturale è invecchiato in maniera incredibile») e sulle opportunità che deriveranno alla Gallura dai fondi del “Patto per la Sardegna” siglato di recente col governo Renzi («le amministrazioni comunali non dimentichino però l’emergenza idrica nei tavoli della programmazione territoriale»).

«Olbia è in emergenza come nessuno e non c’è disattenzione verso i problemi della Gallura – ha concluso l’assessore –  noi, dunque, ci saremo rispetto alle sue esigenze, con la Giunta e col Consiglio regionale, pronti a ricercare le soluzioni più adeguate nel breve e nel medio periodo, attraverso la rimodulazione dei fondi stanziati nel bilancio regionale a favore dell’emergenza idrica.» 

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In Consiglio regionale si è svolta oggi la seduta Statutaria. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, ha preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru per le dichiarazioni sul “Patto per la Sardegna” ai sensi dell’articolo 120 del Regolamento.

Il presidente Pigliaru, in premessa, ha espresso soddisfazione per l’opportunità  di illustrare il provvedimento firmato lo scorso 22 luglio con il premier Renzi, uno strumento importante per lo sviluppo dell’Isola – secondo il presidente – che introduce diversi elementi di novità nei rapporti tra Stato e Regione: «Ci saremmo potuti accontentare di un miglioramento della programmazione congiunta delle risorse del Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione, come altre regioni hanno fatto. Il Patto è molto di più di questa ordinaria metodologia di programmazione. Abbiamo ottenuto risorse aggiuntive che vanno oltre i 1500 milioni di euro (12,9% della quota parte della Sardegna del FSC). Risorse che serviranno per affrontare problemi strutturali ancora irrisolti».

Per Pigliaru le risorse del Patto dovranno essere utilizzate per provare a risolvere il problema dell’insularità che rappresenta oggi il principale vincolo allo sviluppo dell’Isola. «E’ un problema ancora più sentito oggi nell’era di internet. Oggi il gap dei trasporti con il resto dell’Italia è persino peggiorato. Si pensi alle forme di mobilità flessibile come il car sharing o il bla bla car meccanismi difficilmente utilizzabili senza un sistema di connessione efficiente».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i contenuti del dossier consegnato al premier Renzi il 28 maggio del 2015: «Anziché fare un elenco di lamentazioni nel dossier abbiamo cercato di misurare, nel modo più preciso possibile, i costi dell’insularità. Ci siamo focalizzati su tre aspetti: continuità territoriale, mobilità interna  ed energia».

Sulla continuità, Pigliaru ha ricordato che lo Stato ha riconosciuto alla Sardegna un contributo annuale, in via sperimentale, di 30 milioni di euro (120 nel quadriennio) da utilizzare per cercare di costruire un modello migliore.

Sulla mobilità interna (ferro e strade), per la prima volta, la Regione partecipa in modo paritario alla programmazione. «Abbiamo avviato il confronto con le Ferrovie e l’Anas con l’obiettivo di intervenire sulle infrastrutture per migliorare la rete e avvicinare tra loro i grandi punti strategici della Sardegna, come i tre aeroporti, e rendere decenti i tempi di percorrenza. Sul ferro ci sono nel Patto 225 milioni di euro che si sommano a investimenti già programmati per 120 milioni. Cosa si farà? Alcune risorse potranno essere spese subito per mettere in sicurezza i passaggi a livello e adeguarli alle nuove tecnologie. Altre serviranno per interventi sul materiale rotabile in modo da consentire ai treni di viaggiare meglio ed eliminare i disagi. Ci saranno infine interventi strutturali per la modifica dei tracciati con l’obiettivo di ridurre a poco più di due ore il tragitto da Cagliari a Sassari e a due ore e venti quello da Cagliari a Olbia con tre sole fermate. Ciò che interessa è il rinnovato interesse per il ferro. Quanto alle strade – ha proseguito Pigliaru – sono disponibili 162 milioni di fondi europei di cui 50 per la manutenzione ordinaria. Altri 435 milioni sono stati individuati nel contratto di servizio dell’Anas 2016-2017 per interventi che riguardano la SS 554, la Olbia-Palau e la manutenzione straordinaria sulla rete viaria. In totale sul trasporto gommato saranno disponibili 597 milioni di euro».

Sul fronte energetico, il presidente ha sottolineato l’importanza degli impegni assunti dal Governo per favorire la metanizzazione dell’Isola. «Lo Stato si impegna a finanziare la dorsale sarda, punto essenziale del progetto di metanizzazione – ha detto Pigliaru – abbiamo inoltre pattuito una garanzia contro il rischio di un aumento improvviso del prezzo del metano. In caso di rincaro dei prezzi lo Stato garantirà le compensazioni per consentire ai sardi di avere il metano allo stesso costo del resto d’Italia. L’intervento complessivo per l’energia è di 1,5 miliardi di euro».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul Fsc ordinario: «Ci sono interventi per infrastrutture sociali, sanità, istruzione, ambiente, dissesto idrogeologico, ammortizzatori sociali, turismo e cultura – ha affermato il capo dell’esecutivo – la strategia adottata è stata quella di privilegiare il completamento di programmazioni regionali già definite, come il programma regionale di sviluppo. 36 milioni serviranno per la metropolitana Sassari, 20 milioni per il collaudo della linea ferroviaria Senorbì-Sassari. Sulla sanità l’investimento è di 200 milioni di euro: 75 per il Policlinico di Monserrato, 100 il completamento del complesso del complesso ospedaliero di Sassari, 25 per il Brotzu».

Tra gli altri interventi, Pigliaru ha ricordato quelli per l’istruzione (oltre 80 milioni per completare gli interventi sull’edilizia scolastica, 50 milioni per le università di Sassari); per il settore idrico (50 milioni per messa in sicurezza di alcune dighe. 68 milioni per la riduzione delle perdite nelle condotte, altri milioni per il sistema irriguo); per il superamento del rischio idrogeologico da alluvione (circa 90); per la bonifiche dall’amianto di strutture pubbliche abbandonate (15). Particolare attenzione sarà poi riservata alle azioni per combattere lo spopolamento delle zone interne attraverso i fondi per la programmazione territoriale che ammontano a circa 15 milioni di euro. Ci sono, inoltre, 24 milioni per sbloccare la situazione dei cantieri de La Maddalena.

Pigliaru, infine, ha ricordato che altri 168 milioni saranno destinati al Patto per la Città Metropolitana di Cagliari che sarà firmato prossimamente e per il quale ci sono già stati diversi incontri tecnici.

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’UDS Mario Floris che, nel suo intervento, ha espresso forti perplessità sui contenuti del Patto per la Sardegna, definendolo “Pacco per la Sardegna”. Floris ha poi rivolto un invito alla riflessione su quale percorso intraprendere per risolvere le difficoltà che attanagliano tutti i settori della società sarda. «Non entro nel merito dei filoni di spesa che potrebbero anche essere condivisibili – ha detto Floris – non è questo il problema, il nodo è il patto che Renzi e il Governo hanno riservato all’intero Mezzogiorno sottraendo gran parte delle risorse inizialmente stanziate dal fondo di coesione europea. Quel fondo è stato rifinanziato dalla legge di stabilità con oltre 54 miliardi, di questi sono rimasti solo 25 miliardi di cui 13 destinati al Sud e alle Isole, riservando 12 miliardi alla presidenza del Consiglio dei Ministri e alla cabina di regia. Al Patto per la Sardegna rimarrà una misera fetta, appena 1,5 miliardi, il 12,9% del Fondo, appena il 3% della cifra originaria».

Secondo Floris, il Patto è solo “un pannicello caldo” che tiene la Sardegna in una condizione di subalternità. «La vera partita da risolvere è quella delle entrate, una battaglia appena accennata -– ha concluso Floris – i partiti nazionalitari presenti in Consiglio e nella maggioranza dovrebbero prendere coraggio e affrontare con fermezza questa battaglia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) il Patto non affronta il problema dell’insularità. «Ci pare invece un’operazione di grande riciclo finanziario, una sorta di illecito politico, un vero e proprio pacco per la Sardegna – ha detto Tedde – ricordiamo che nella relazione al Def il ministro Padoan aveva previsto di spendere 13 miliardi di euro per il Sud. Renzi ha assunto invece impegni per 22 miliardi. Non sappiamo come abbia fatto a raddoppiare le risorse e cosa succederà».

Secondo Tedde, il Patto è solo un’operazione di marketing: «I fondi aggiuntivi per ora sono solo promessi, sono di gran lunga inferiori a quelli prospettati. Le risorse ordinarie invece le stiamo aspettando da tempo. La verità è che non si è affrontato il vero nodo: i costi dell’insularità ammontano a circa 600 milioni all’anno. Non vengono ricompresi nel Patto né risarciti. Il vero dramma dei sardi è l’isolamento». Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’attenzione ai problemi del sistema dei trasporti (low cost e Ct2) lamentando il mancato coinvolgimento del Consiglio nella partita che ha portato alla firma del Patto: «C’è poco da gioire. Non avete coinvolto l’Assemblea. Non si può relegare i consiglieri a un ruolo di semplici alzatori di mano. Il risultato è opaco. Serve la continuità territoriale passeggeri e merci che renda davvero la Sardegna un’appendice dell’Italia. Il Patto invece ricicla stanziamenti vecchi, si fa un semplice restyling e un po’ di gazzosa. Complessivamente è una gigantesca operazione truffaldina di cui è vittima tutto il Mezzogiorno. E’ il risultato dello scippo del FSC: 17 miliardi tolti al Sud e destinati ad altro (banda larga, cultura e ricerca)».

Tedde si è poi soffermato sui 38 milioni di euro per l’ampliamento dell’inceneritore di Tossilo: «E’ una beffa – ha detto l’esponente della minoranza – si finanzia un’opera nonostante una sentenza del Tar che ha annullato il procedimento e nonostante un odg del Consiglio regionale che prevedeva di subordinare il progetto Tossilo al piano regionale dei rifiuti. Il presidente intende rispettare la sentenza del Tar e il deliberato del Consiglio?».

Un accenno, infine, sulla governance: «Nel Patto, la Regione viene relegata in un cantuccio – ha concluso Tedde – la gestione è tutta dello Stato, non si tratta di un Patto ma di un pacco».

Dopo l’on. Tedde ha preso la parola l’on. Truzzu (Fdi), che ha detto: «Siamo davanti a un remake e non è la prima volta che ci raccontano che lo Stato è sul punto di riconoscerci chissà quali risorse. Purtroppo abbiamo visto che non è così. I numeri ci danno da pensare, perché a leggerli bene scopriamo che questi soldi ci spettavano in gran parte o sono comunque già nostri. Le risorse nuove sono pari a 90 milioni, secondo i nostri conti. Lo Stato si sta impegnando a finanziare la  dorsale del metano ma come si impegna si può anche disimpegnare, lo abbiamo visto in altre circostanze. Nel frattempo da quest’anno i sardi pagano ancora più caro il gpl nel 2016: e meno male che dovevamo essere compensati per la mancanza del metano!. L’oratore ha aggiunto che il Comitato di indirizzo che dovrebbe monitorare questo accordo è in larga parte composto da rappresentanti del Governo centrale: con queste premesse quale gap creato dall’insularità dovremmo riuscire a superare? Non è con queste poche risorse che risolveremo i problemi: la Sicilia e la Puglia hanno preso 5 miliardi di euro, la Campania 9 e 4 la Basilicata, che pure non ha i nostri abitanti».

Per l’on. Locci (Forza Italia) «il Patto per la Sardegna è roba vecchia che non serve manco ad occupare le pagine dei giornali sardi. E in ogni caso in questa iniziativa non è stato coinvolto né il Consiglio regionale né i territori né gli enti locali, che sono la vera espressione dei territori. Non è un Patto per la Sardegna questo ma la decisione del Governo che la Regione sta subendo, al di là dei colori di chi governo. Siamo al fallimento del principio di leale collaborazione. Forse tra quindici anni saremo ancora qui a parlare di questo accordo e se anche non voglio essere distruttivo, se anche non voglio sminuire questo accordo, sono convinto che i sardi non abbiano l’anello al naso e non si ritrovino in questa pianificazione».

 Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «un uomo coraggioso non è uno che non ha paura ma uno che vince le sue paure. Il presidente Pigliaru temeva di incontrare ostacoli nel suo processo di riforma della Sardegna. Temeva difficoltà amministrative e organizzative davanti al suo grande piano di sviluppo e di occupazione della Sardegna, in un quadro di sostenibilità ambientale. Questo spiega alcune norme del Patto che impegnano lo Stato a stare a fianco della Regione nell’esecuzione del Patto e nella spesa degli investimenti. E’ un circuito di grande lealtà istituzionale e di impegno quello promosso dal presidente Pigliaru, non una scelta del giorno per giorno. Questo è un piano che ha un’ambizione storica: la modernizzazione dell’Isola, supportata da enormi risorse finanziarie, enormi anche rispetto alla capacità che a oggi le strutture amministrative della Regione hanno mostrato». Per l’esponente nuorese del Pd  “far ripartire un ciclo virtuoso di collaborazione non sarà facile ma qui si giudica lo sforzo della trattativa con lo Stato, di un negoziato che non ha nascosto alla controparte i parametri oggettivi. Oggi abbiamo un orizzonte operativo”.

Forza Italia è intervenuta anche con il consigliere regionale Stefano Tunis, secondo cui “alcuni degli elementi soggettivi appena evidenziati dall’on. Deriu dovranno essere stralciati. Lo stesso presidente Pigliaru cita il suo interlocutore come Matteo Renzi, sul piano personale: non si è trattato di un rapporto  tra due istituzioni ma tra due persone. E che ne sarà di questo patto quando una sola delle due persone non sarà più alla guida della sua istituzione, come noi ci auguriamo? Un pezzo di lavoro, certo, è stato fatto: è importante ricordare che la Sardegna è un’isola, vuol dire che è stata riconosciuta l’insularità.  Ma il merito della discussione è errato e i numeri espressi sono insufficienti rispetto ai problemi di questa martoriata isola. Superare il gap dell’insularità vuol dire che un sardo deve poter arrivare in Italia e girarla agli stessi prezzi, cioè a 50 euro in tutta Italia. E questo ai sardi oggi non è consentito. Per non parlare dei costi dei trasporti merci”.

L’on. Luigi Lotto (Pd) ha ironizzato sulla “vena di ottimismo e di fiducia del precedente intervento. Eppure è da tanto che in Sardegna non si parla di un Patto con il governo centrale. Ma l’accordo di oggi, tra il presidente della Regione e il capo del Governo, che sono persone ma rappresentano istituzioni, indica i problemi della Sardegna e crea le premesse perché si inizi a risolvere le questioni. A cominciare dal metano e dalla continuità territoriale. Solo se si costruiscono le condizioni e se sono presenti le risorse saremo davvero in grado di affrontare realisticamente i problemi della Sardegna. Questo è un accordo importante e il fatto che ci siano i soldi è la più importante garanzia: spetta anche a noi adesso dimostrare che sappiamo spenderli”.  

Per i Riformatori è intervenuto l’on. Michele Cossa: “Vorrei condividere la gioia dell’onorevole Lotto e l’entusiasmo dell’onorevole Deriu ma francamente non ci riesco. Siamo davanti al solito doppione di somme rimescolate, di numeri vecchi, presentato come un Patto totalmente nuovo. Non me la prendo con il presidente Pigliaru ma con quell’impareggiabile venditore di fumo che risponde al nome di Matteo Renzi. Nel 2017 ci risulta che arriveranno 281 milioni e di questi più di 200 sono per il fondo di sviluppo e coesione, già peraltro finanziato. Dunque, già in mano nostra. Dove sono le risorse aggiuntive? Quali sono? I trenta milioni di euro per la continuità territoriale? Ma quello è un nostro diritto, che deve essere garantito agli stessi costi degli altri italiani”. Per l’oratore “il tema vero, se lo Stato ci vuole così bene, sono le risorse che ci trattiene con gli accantonamenti. Quei soldi ci devono essere restituiti, altrimenti nessun Patto avrà mai senso”.

Sempre per il Pd l’on. Antonio Solinas ha detto: “In passato il confronto con lo Stato non si è registrato ma oggi ne discutiamo. Un accordo tra istituzioni che vanno oltre le persone che le rappresentano. Ci sta tutta la polemica della minoranza, certo, ma il risultato è davvero questo ed è anche il caso che vi mettiate d’accordo tra voi. La sfida di oggi è spendere velocemente queste risorse e mi aspettavo che l’opposizione ci stimolasse sul punto. Dobbiamo far correre la burocrazia regionale e in settimana discuteremo proprio una proposta di legge incentrata sull’accelerazione della spesa  della Regione”. L’oratore ha detto che “è innegabile una sfida, quella di una continuità territoriale efficiente. Anche l’agricoltura è una grande opportunità, se la mettiamo nelle condizione di essere competitiva, realizzando le infrastrutture che i consorzi di bonifica attendono da troppo tempo”.

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha svolto un intervento a tratti critico nei confronti del presidente della Giunta in riferimento “al merito e al metodo” adottato per la stesura del “Patto per la Sardegna” («molte cose le condividiamo ma altre ci lasciano perplessi»). L’esponente della maggioranza ha quindi lamentato lo scarso coinvolgimento delle forze di governo e dell’intero Consiglio nella stesura del patto («come forza di maggioranza abbiamo saputo dell’esistenza del documento solo a margine di un incontro e senza che ci sia stata la condivisione delle forze politiche nelle sedi opportune»).

Usula ha affermato di condividere alcuni rilievi critici mossi dalla minoranza consiliare in ordine al tema dei rifiuti con particolare riferimento al finanziamento destinato a Tossilo. Il capogruppo Rossomori ha inoltre insistito sulla incertezza delle risorse («sono risorse vere o si tratta di promesse dello Stato?») ed ha domandato: «Che cosa significa che le risorse verranno assegnate sulla base della reale disponibilità?». Usula ha ribadito le linee guida degli interventi secondo i Rossomori: «Sovranità e lavoro, le due cose sono inscindibili perché salvaguardare la sovranità significa avere la consapevolezza di quali settori sviluppare per la crescita e l’occupazione». Il capogruppo del centrosinistra ha quindi definito “scarsi” i trenta milioni indicati nel “patto” per il comparto dell’agroalimentare ed ha auspicato più risorse dalla programmazione territoriale, per il settore e per il recupero e riutilizzo di terre pubbliche e demaniali, per il patrimonio edilizio pubblico, per centri storici, per il  risparmio energetico. Usula ha concluso dichiarando che lo “spopolamento” rappresenta la vera piaga della Sardegna.

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato in premessa del suo intervento che “le risorse aggiuntive sono sempre gradite ma il problema è come spenderle”. L’esponente della maggioranza ha auspicato una regia unica nella spendita delle risorse e non una semplice suddivisione di fondi tra i diversi assessorati.  «Le risorse – ha dichiarato il capogruppo – devono essere spese alla presenza di piani industriali settoriali ed utilizzate sotto il controllo del presidente della Giunta».

Il capogruppo Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha affermato che “il bicchiere non è mezzo pieno o mezzo vuoto, perché il bicchiere è stato riempito con tre miliardi di euro ed è su questo che bisogna ragionare”.  L’esponente della maggioranza ha espresso un giudizio positivo sull’operato del presidente della Giunta («ha saputo illustrare al governo il gap Sardegna per compensare i costi dell’insularità») ed ha auspicato un confronto sul merito degli interventi che attengono questioni fondamentali come le infrastrutture, la continuità territoriale e i collegamenti ferroviari. Zanchetta ha quindi rimarcato l’entità delle risorse per la metanizzazione dell’Isola ed ha posto l’accento sulla necessità di approfondimenti per il cosiddetto sistema del mare: «E’ una risorsa che rischia di essere compromessa e che dobbiamo avere la capacità di governare anche con riferimento al turismo e all’ambiente». Il capogruppo del centrosinistra ha concluso con un riferimento agli interventi attesi alla Maddalena («bisogna riappropriarsi dei siti dell’ ex G8») ed in Gallura («mi auguro che la strada Olbia-Arzachena-Palau-Santa Teresa sia considerata un’opera primaria»).

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha definito il confronto in Aula “un ragionamento sciapo come d’altronde lo è il cosiddetto Patto per la Sardegna”. L’esponente della minoranze ha ripreso i rilievi critici mossi dal consigliere Usula in ordine allo scarso coinvolgimento del Consiglio sui contenuti del documento e quelli del decano dell’Aula, Mario Floris, per affermare che “il presidente del Consiglio Renzi, anche in Sardegna, vende le cose che non ha”.

Dedoni ha domandato con tono polemico dove siano “le risorse aggiuntive di cui si parla” ed ha definito “un errore” l’aver ritirato, a suo tempo, i ricorsi sulla vertenza entrate.  Il consigliere dei Riformatori ha poi svolto considerazioni non positive in ordine alla politica dei trasporti ed alle scelte che, a suo giudizio, penalizzerebbero gli scali aeroportuali minori di Oristano e Tortolì («Bisogna far funzionare tutti e cinque gli aeroporti della Sardegna»).

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha invece difeso l’operato del presidente della Regione e i contenuti del “Patto per la Sardegna” rimarcandone la coerenza con quanto approvato dal Consiglio in occasione del via libera al piano regionale di sviluppo. «Questo – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – è un patto serio e non abbiamo mai smesso di contestare il governo sulla vertenza entrare, dove dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione». Daniele Cocco ha escluso “passi indietro” nel confronto con lo Stato: «I problemi della Sardegna non si possono risolvere col patto ma questo è un inizio che va di pari passo con le riforme che abbiamo messo in campo». Il capogruppo di Sel ha concluso ricordando gli impegni per le zone interne e esprimendo favore per il “master plan delle zone interne” («il problema vero resta  lo spopolamento e su questo serve agire attraverso il rilancio dell’azione della giunta e con le risorse del bilancio regionale»).

Dopo il capogruppo di Sel Daniele Secondo Cocco è intervenuto Christian Solinas (Psd’az) che ha ricordato che durante la seduta di esordio in aula della giunta Pigliaru, il presidente aveva fatto appello alla sobrietà. Solinas ha chiesto al presidente della Regione, proprio in virtù di questa sobrietà, di prendere le distanze da questa “soap opera da propaganda”. Io non credo – ha detto Solinas – che questo patto per la Sardegna possa essere una risposta al dossier presentato dalla giunta Pigliaru al governo nazionale. L’esponente sardista è stato molto critico nei confronti del  presidente del Consiglio dei ministri. Per Solinas, Renzi ha fatto una grande opera teatrale presentando 8 patti per le regioni e 8 patti per altrettante città. E la  Sardegna non può partecipare a questa farsa. Le risorse sbandierate  vere e  aggiuntive sono poco più di  8 milioni. Poca cosa anche rispetto al piano di azione e coesione del 2011. Se delle risorse devono essere assegnate alla regione Sardegna – ha continuato Solinas – devono essere risorse libere non fondi che devono servire per finanziare gli enti dello Stato. Quindi, per il consigliere dei quattro mori , un’operazione di verità sui conti va fatta ed è necessario un impegno straordinario. 

Roberto Desini (Partito dei sardi) ha sottolineato che questo è il primo governo regionale che rivendica l’insularità. Non c’è più un confronto con il governo al rialzo con il cappello in mano ma c’è la consapevolezza che l’insularità può essere un elemento su cui costruire il futuro della nostra terra. E’ necessario però cercare di invertire la rotta, cambiare mentalità ed atteggiamento. Spesso – ha continuato Desini – sono stati sottoscritti patti, protocolli e intenti che  non sono stati messi in pratica perché facevano parte di un libro dei sogni. Questa volta, per la prima volta, abbiamo parlato di bisogni. Certo, non si può abbassare la guardia, è necessario controllare perché il patto  sia attuato. Noi crediamo in questa sfida. Cogliamo questa occasione. 

Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna)  ha detto che il termine patto significa “fare la pace” . Il patto è un  accordo tra due persone:  tra il  delinquente e l’ offeso.  Quindi è un accordo stretto con lo Stato patrigno.  Il fatto nuovo  – ha aggiunto ironicamente –  è che finalmente ci siamo resi conto che la Sardegna è un’isola. Con tutte le difficoltà che questo comporta. L’esponente dell’Udc è stato molto critico con questo accordo. Con questo patto abbiamo fatto un passo indietro perché negli anni 80 la Sardegna si è confrontata con lo Stato con intese istituzionali. Oggi non c’è stata concertazione, si è firmato un patto tra due persone. Non vorremmo che questo “patto” diventi un “pacco” messo in piedi con risorse virtuali. Questo patto è irrealizzabile e non riuscirà in questo mandato a realizzare le grandi opere previste. La preoccupazione maggiore è che questo patto rimanga solo un’elencazione di promesse.

Pietro Cocco (Pd) ha invitato tutti a tenere un profilo composto. Mentre noi parliamo di numeri – ha detto – i consiglieri della minoranza si dividono tra chi ha un approccio vittimista (che non porta da nessuna parte) e un approccio da guerriero. La nostra scelta è stata quella di stringere un patto,   cioè un accordo tra il presidente Renzi e il presidente Pigliaru. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che porterà a mettere in piedi progetti e a fare opere concrete.

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha lamentato la mancanza di una concertazione preventiva. Per il capogruppo di Forza Italia l’unico dato certo è che questo patto è uno strumento che serve a Matteo Renzi per firmare “patti patacca”. Ragionare su delle risorse che sono già nostre – ha detto – è inutile. Per Pittalis in questo patto è chiarissima la esautorazione del ruolo e delle funzioni del governo sardo. Noi non ci stiamo – ha concluso – a contrabbandare come nuove risorse che appartengono già ai sardi. Tutte le risorse sono fondi  già assegnati. Ma quindi di cosa andiamo a vantarci? Non possiamo vantarci di cose che non ci sono. Si nota solo la logica dello stanziamento. Se i sovranisti sono contenti di essere la stampella del governo Renzi, facciano pure.

«Siamo in tempi di politica post fattuale, cioè di una politica che tende ad ignorare i fatti e oggi abbiamo avuto un bell’esempio di questa politica con gli interventi della minoranza». Così il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel corso del suo intervento in sede di replica, ha respinto le critiche mosse dai rappresentanti della minoranza consiliare. «I fatti – ha proseguito il capo dell’esecutivo – in questo momento sono numeri reali ed è inutile fare i calcoli col bilancino dei fondi Fsc ignorando il dato fondamentale e cioè che i 1.500 milioni di euro sono solo una parte delle risorse definite nel patto, perché si deve parlare di oltre di tre miliardi di euro». Il presidente della Giunta ha quindi elencato le risorse contenute nel documento sottoscritto con il Governo: «Oltre ai 1500 sui fondi Fsc, ci sono i 600 milioni per le strade, i 125 per le ferrovie, i 400 milioni della dorsale per il metano, un miliardo e mezzo di euro di risorse aggiuntive per garantire l’identico prezzo del metano in Sardegna rispetto al costo sostenuto nel resto dell’Italia».

Il presidente Pigliaru ha poi evidenziato che nella precedente legislatura la quota di fondi Fsc arrivati effettivamente in Sardegna è stata pari al 10% e che la Giunta da lui presieduta ha innalzato di oltre 2 punti percentuali tale importo, così come tra  il 2009 e il 2014 non si sono registrati stanziamenti statali per la continuità territoriale, per il metano o le ferrovie.

Il governatore ha quindi ricordato che si è quantificato il costo dell’insularità («600 milioni di euro, 400 dei quali imputabili al maggior costo dell’energia per l’assenza del metano») ed ha evidenziato la novità presente nel patto rappresentata dalla possibilità offerta alla Regione di “entrare nella definizione dei contratti di servizio con Anas e Rfi”.

Quanto alla certezza delle risorse, il presidente della Giunta ha affermato che entro il 2017 devono essere spesi circa 300 milioni di euro e che gli stanziamenti sono già stati deliberati dal Cipe (delibere n. 25 e 26) e che si è in attesa della “bollinatura” della Corte dei Conti.

Terminato il tempo a disposizione per la replica, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione del Consiglio per domani, martedì 4 ottobre alle 11.00, con all’ordine del giorno  il Dl 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

 

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Palazzo del Consiglio regionale 2 copia

Il Consiglio regionale si riunirà mercoledì prossimo alle ore 10,00. La seduta sarà dedicata all’esame delle seguenti mozioni:

1. N. 240 (Congiu e più) sulle misure urgenti per alleviare il danno patito dalle aziende agricole insediate nei territori percorsi dagli incendi nelle giornate del 1°, del 2 e del 5 luglio 2016: attivazione di strumenti finanziari e buoni di acquisto di materie prime per l’alimentazione animale

2. N. 252 (Crisponi e più) sul primo bilancio della lotta agli incendi sul territorio regionale.   

3. N. 253 (Cappellacci e più) sugli sbarchi di migranti nell’Isola e sul superamento della quota prevista per la Regione.   

4. N. 220 (Agus e più) sul coordinamento delle attività di prima e seconda accoglienza e della gestione dei servizi per le persone richiedenti asilo e i cittadini stranieri.

5. N. 250 (Usula e più) sull’opposizione alla realizzazione di un impianto termodinamico della potenza di 55 mw e denominato Flumini Mannu nei comuni di Decimoputzu e Villasor e l’analogo megaimpianto industriale termodinamico solare di Gonosfanadiga-Villacidro.   

6. N. 168 (Tedde e più) sullo stato di attuazione del protocollo d’intesa per la “Chimica Verde” a Porto Torres.

7. N. 232 (Congiu e più) sull’istituzione di una struttura tecnico-organizzativa autonoma e potenziata cui attribuire le funzioni in materia di pesca, acquacoltura e molluschicoltura.

8. N. 216 (Deriu e più) sugli interventi urgenti in materia di diritto allo studio e in merito alle modalità d’accesso alla fruizione dei benefici erogati dagli enti regionali per il diritto allo studio universitario.

9. N. 25 (Christian Solinas e più) sull’indipendenza del popolo sardo. 

I lavori del Consiglio saranno preceduti martedì 27 settembre dalle sedute delle Commissioni Quarta, Quinta e Sesta.

La Commissione “Governo del territorio, ambiente, infrastrutture e mobilità”, presieduta da Antonio Solinas, si riunirà alle 16,00 per l’audizione degli Assessori regionali dei Trasporti e del Turismo sulle problematiche relative al trenino verde.

Alle 17.00, invece, si riuniranno in seduta congiunta le commissioni “Attività produttive” e “Sanità” presiedute da Luigi Lotto e Raimondo Perra. In programma l’audizione degli assessori alla Sanità e all’Agricoltura, Luigi Arru ed Elisabetta Falchi, e del responsabile dell’unità di progetto per l’eradicazione della peste suina africana Alessandro De Martini sul P/125 “Adozione del programma straordinario 2017 e di specifiche misure per il contrasto e l’eradicazione della peste suina africana”.

Al termine della seduta congiunta, la Sesta Commissione esaminerà il P/124  “Accreditamento istituzionale dei servizi di diagnostica di laboratorio e dei relativi punti di prelievo esterno”. Prevista l’audizione dell’assessore regionale della Sanità.

Il parlamentino della Sanità lavorerà anche nella giornata di giovedì 29 settembre, alle 9.30. All’ordine del giorno l’audizione dei responsabili dei Centri riabilitativi della Sardegna sulle problematiche del settore.

Giovedì, alle 10,00, si riunirà anche la Commissione “Cultura” presieduta da Gavino Manca per l’esame di alcune proposte di legge relative all’insegnamento della lingua, della storia, della cultura sarda nelle scuole. All’ordine del giorno anche il P/126 (Contributi straordinari ai Comuni, nei quali sono state soppresse scuole, per la gestione del servizio di trasporto scolastico. Indirizzi della Giunta per l’anno scolastico 2016/2017) e il P/127 (Sostituzione di un componente della Commissione tecnico artistica istituita dalla Legge sul cinema n.15 del 2006).

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Il Consiglio regionale ha approvato stamane la riforma di Area, l’Azienda regionale per l’edilizia abitativa. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con l’art. 8 (Organi dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa) del Testo unificato 110/181/207/A-Riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area.

Subito dopo l’inizio dell’esame dell’art. 8 la seduta è stata sospesa per la verifica sul contenuto dell’emendamento n.54 (Comitati di garanzia e di indirizzo).

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto il voto segreto sull’emendamento all’emendamento n.69 che prevede la soppressione dell’emendamento n.54 con cui vengono istituiti i “Comitati di garanzia e di indirizzo”. Si tratta di organismi territoriali composti da amministratori locali, sindacati e rappresentanti degli inquilini assegnatari, che contribuiscono con funzione consultiva alla pianificazione dell’attività di Area.

Il presidente ha chiarito che prima occorre votare l’emendamento n. 54 e il testo dell’articolo.

Il relatore della legge Antonio Solinas (Pd), sull’ordine dei lavori, ha annunciato il ritiro dell’emendamento all’emendamento n. 69, sottolineando la necessità di un coordinamento unitario del testo.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ricordato la sua precedente richiesta di voto segreto sull’emendamento all’emendamento n. 69 e di conseguenza, se viene ritirato, la richiesta va attribuita all’emendamento n. 54.

Successivamente è stato messo in votazione il testo dell’articolo, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Subito dopo la seduta è stato sospesa perché, in base al regolamento, devono trascorrere almeno 30 minuti dall’inizio della riunione per poter effettuare la prima votazione col sistema elettronico.

Alla ripresa dei lavori è stato messo in votazione l’emendamento n. 54, respinto con 18 voti favorevoli e 33 contrari.

L’Aula ha poi iniziato l’esame dell’art.9 (Amministratore unico). Sull’emendamento n.46, riguardante le modalità di nomina dell’amministratore unico, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto lo scrutino segreto; la proposta è stata respinta con 6 voti favorevoli e 45 contrari.

Subito dopo è stato messo in votazione il testo dell’art. 9.

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «organo vitale della legge con cui si realizza l’accorciamento della catena di comando delegando tutto alla Giunta, il vero obiettivo della legge». «Quanto alla figura del direttore generale – ha concluso – deve seguire 377 Comuni e ben 25.000 alloggi; un record italiano, raggiunto con un piccolo risparmio economico che però si pagherà con più inefficienza».

Non essendoci altri iscritti a parlare è stato messo in votazione il testo, che il Consiglio ha approvato.

Voto positivo anche per l’emendamento n.47 che prevede il riferimento al “sistema Regione” ed alla normativa sulla disciplina del personale.

Successivamente è stato approvato il testo dell’art. 10 (Collegio dei Sindaci). All’art. 11 (Comitato regionale per l’edilizia sociale-Cres-Compiti, composizione e funzionamento), approvato, sono state apportate alcune modifiche, contenute negli emendamenti n.67 (Inserimento nel Cres dei sindacati e dei rappresentanti degli inquilini assegnatari), 48 (Composizione del Cres, l’organo consultivo di Area in materia di pianificazione) e 49 (Riconoscimento di un solo rimborso spese ai componenti del Cres).

All’inizio dell’esame dell’art. 12 (Incompatibilità) la seduta è stata sospesa brevemente su richiesta dell’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda.

Alla ripresa dei lavori, il relatore Antonio Solinas (Pd) ha annunciato il ritiro dell’emendamento n.50 che conteneva un riferimento all’art.9 votato in precedenza.

Subito dopo il Consiglio ha approvato per alzata di mano il testo dell’art. 12.

Sull’art. 13 (Fonti di finanziamento), in sede di discussione generale, il consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco ha fatto presente che, a suo avviso, «esiste un contrasto fra il testo del codice contratti pubblici e la legge in discussione perchè, pur riconoscendo il ruolo dei professionisti interni di Area si interviene sui progettisti interni penalizzandoli ingiustamente e determinando un calo dell’offerta di lavoro del sistema pubblico».

Il consigliere del Pd Salvatore Demontis ha definito quello di Tocco «un falso timore, dato che in realtà gli affidamenti esterni non subiranno alcun calo; al massimo il rilievo poteva avere un fondamento se riferito alla prima stesura del testo esaminata dalla commissione ma poi quella parte è stato modificata proprio con un emendamento della maggioranza». Quindi, ha concluso, «la missione di Area non cambia e col testo in esame viene introdotto un limite derogabile solo a certe limitate condizioni».

L’assessore dei Lavori pubblici Paolo Maninchedda, a nome della Giunta, ha ripreso le argomentazioni del consigliere Demontis, ribadendo che «la legge è coerente con nuovo codice degli appalti e, quanto alle eccezioni sollevate, credo che saranno smentite dai fatti quando saranno bandite le gare per le progettazioni esterne; invito anzi gli ingegneri ad iscriversi all’albo dei fornitori e resto disponibile ad una verifica dell’attività svolta fra pochi mesi, confermando ancora che per noi si tratta si una attività virtuosa».

Al termine dell’intervento dell’assessore è stato messo in votazione il testo dell’art. 13, che il Consiglio ha approvato.

L’Aula ha approvato l’emendamento 51 (primo firmatario Solinas, Pd) all’articolo 14. A seguire è stato votato favorevolmente anche il testo dell’articolo 14.

Sull’articolo 15 l’on. Marco Tedde (Forza Italia) ha detto che «occorre una revisione generale delle politiche sulla casa ma è incivile che siano così pochi gli alloggi pubblici, in Italia appena il 5 per cento delle residenze.  Siamo contrari a questa riforma, comunque, perché è calata dall’alto, accorcia la catena di comando consegnando il potere alla Giunta. E non afferma nel concreto il diritto alla casa, considerando le peculiarità della Sardegna. Siamo  sicuri che questa riforma dovrà essere riformata, purtroppo».

Della stessa opinione l’on. Ignazio Locci (Forza Italia), secondo cui «la Giunta intende trasformare Area sul modello della Asl unica e di Abbanoa. La tendenza chiara è voler creare grandi mostri, pezzo per pezzo. E la testa di questi mostri ce la avete nelle vostre tasche. Combatteremo a viso aperto questo disegno, perché è folle».

Invece per l’on. Gianfranco Congiu (Pds)  “la riforma introduce il principio di territorialità del servizio pubblico per rispondere al bisogno di edilizia residenziale pubblica. Noi siamo contrari agli organismi pletorici ed è per questo che li stiamo eliminando, rispondendo invece con l’ingresso dei sindaci e degli osservatori. Solo per il fatto che stiamo cancellando i consigli di amministrazione dovremmo essere premiati”.

Per l’on. Paolo Maninchedda, assessore ai Lavori pubblici, «Area manterrà un’articolazione territoriale dei servizi ed è davvero difficile definire questa riforma come centralistica. Daremo a un organo partecipativo il diritto di proposta annuale: le vostre accuse sono smentite dai fatti. Vedremo quanto la riforma sarà efficace, dipenderà da come sarà interpretata e applicata».

L’articolo 15 è stato approvato e così anche gli articoli 16, 17, 18.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha poi posto il problema del coordinamento delle norme alla luce di alcuni emendamenti approvati ieri e dell’emendamento 54 appena votato. Pertanto, l’oratore ha invitato l’Aula a un coordinamento del testo normativo come previsto dall’articolo 89 del Regolamento interno del Consiglio. La proposta è stata approvata. 

Il presidente ha messo in votazione il testo della legge e l’Aula l’ha approvato con 33 favorevoli e 16 contrari.

Il presidente ha poi sospeso i lavori per la conferenza dei capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Lai ha annunciato, ai sensi dell’articolo 102 del Regolamento, la presentazione della proposta di legge n. 363 “Trattamento del personale comandato presso i gruppi consiliari”.

Non essendoci iscritti a parlare, l’Aula ha votato il passaggio agli articoli. Successivamente, sono stati approvati i due articoli del provvedimento per alzata di mano e, all’unanimità (39 voti su 39 votanti), il testo finale della legge. La norma esplicita la misura dell’indennità spettante al personale comandato dei gruppi consiliari fissandola in 54 ore mensili di lavoro straordinario.

Il presidente Lai ha quindi annunciato la presentazione di un ordine del giorno unitario sulla chiusura delle scuole elementari e medie di Goni e l’accorpamento con quelle di San Basilio.

Il documento impegna la Giunta regionale e l’assessore alla Pubblica Istruzione a «intervenire nelle sedi competenti e ad adottare ogni misura necessaria affinché il Pes (Punto di erogazione del servizio) della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado del comune di Goni rimanga aperto e venga scongiurato il previsto accorpamento».

Posto in votazione, l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il presidente Lai ha quindi dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per mercoledì 28 settembre alle ore 10.00.

Consiglio regionale 1 copia

 

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Nella seduta di ieri il Consiglio regionale ha approvato sette articoli del Testo Unificato sulle “Norme in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, alcuni consiglieri hanno preso la parola “sull’ordine dei lavori”.

Il capogruppo di Cps Piefranco Zanchetta ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla giornata di domani che, ha affermato, «sarà cruciale per conoscere il destino del quotidiano La Nuova Sardegna perché, come ha ricordato lo stesso presidente Ganau, la proprietà del giornale comunicherà le proprie decisioni sulla cessione o sull’affitto della testata regionale, due percorsi che devono essere chiariti con la massima trasparenza anche, come è già accaduto sia nel 1980 che nel 2012, con ordini del giorno unitari del Consiglio che esprimano la preoccupazione della politica sarda per la salvaguardia del pluralismo dell’informazione».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, invece, ha segnalato che i cittadini del comune di Goni «stanno manifestando contro la chiusura del plesso scolastico locale, una questione gravissima ed emblematica delle difficoltà di tanti piccoli centri della Sardegna; è opportuno quindi che i capigruppo ricevano una delegazione di amministratori del Comune di Goni».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha auspicato che «non passi inosservato l’intervento del collega Zanchetta, perché si tratta di un problema di gravità rilevante; la Nuova sta per essere ceduta e questo oggettivamente incide sulla libertà di informazione in Sardegna». «Purtroppo – ha lamentato – non si sente la voce della Giunta regionale, non se ne conosce la posizione ed un preoccupante silenzio pesa su dinamiche e soggetti coinvolti nella vicenda; rivolgo quindi un appello al presidente della Regione perchè intervenga con urgenza».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta, per poter tenere una riunione della conferenza dei capigruppo ed organizzare al meglio i lavori.

Il presidente Lai ha accolto la richiesta, sospendendo la seduta. Alla ripresa dei lavori, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli e degli emendamenti al Testo unificato 110/181/207/A-Riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area.

Il Consiglio ha approvato per alzata di mano l’art. 1. Sull’art. 2, dopo l’intervento della commissione e della Giunta che hanno espresso il parere sugli emendamenti presentati, è iniziata la discussione generale.

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «un articolo importante perché individua funzioni della Regione su una materia delicata come quella dell’edilizia sociale che, in Italia come in altre Regione, presenta un panorama molto diverso da quello in discussione». «In Italia – ha ricordato Tedde – siamo all’ultimo posto in Europa con un fabbisogno di 1.8 milioni di alloggi ed una disponibilità di appena 700.000; inoltre, in altre Regioni, si è scelto di operare con strumenti più autonomi ed un taglio imprenditoriale aperti al mondo delle aziende anche se sotto il controllo pubblico». «Il modello sardo che si sta proponendo – ha aggiunto Tedde – va invece in direzione opposta perché mette il sistema interamente sotto il controllo della mano pubblica, secondo una logica di concentrazione dipendente dalla politica che da nessuna parte assicura buoni risultati, una grave anomalia che, oltretutto, sottovaluta la specificità della Sardegna».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto ha ribadito la disponibilità del suo gruppo «a lavorare per riforma organizzativa nel settore dell’edilizia popolare ma, a nostro giudizio, è necessario introdurre organismi di partecipazione dei cittadini, non in termine di legalità ma di conoscenza della realtà del servizio, anche nell’ottica di una riorganizzazione che comporta un obiettivo accentramento del governo dell’ente».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci, rivolgendosi ai colleghi della maggioranza, ha criticato «il cambio di rotta che ha portato ad una vera provocazione politica a danno delle classi più deboli che chiedono più case e meno burocrazia, mentre con questa legge si registra una preoccupante lontananza dalla realtà ed una scarsa trasparenza e si alimentano soprusi burocratici e aumento dei costi per gli inquilini». «Questo sistema ci piace poco – ha aggiunto Locci – perché appartiene al passato e le rassicurazioni dell’assessore Paolo Maninchedda non ci convincono perché, al contrario, emerge il disegno molto chiaro che tende ad annullare la funzione sociale di Area, e con essa un servizio reale vicino ai cittadini, replicando sotto altre forme il modello di Abbanoa e della sanità, quello di governare dal centro sulla testa dei sardi, facendo venir meno lo stesso patto sociale fra Regione, Area e cittadini».

Il presidente della commissione Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd), su delega del capogruppo, ha invitato i colleghi della minoranza «a superare i confini del ruolo istituzionale, perché in realtà la riforma vuole sburocratizzare senza smobilitare dai territorio, tagliando i consigli di amministrazione per garantire più efficienza». «In commissione – ha spiegato ancora Solinas – si è concordato di dare vita ad un unico ente regionale fermo restando che comunque, all’interno, resterà una organizzazione territoriale nel cui ambito i direttori di servizio in sede locale resteranno i primi interlocutori dei cittadini». «Per quanto riguarda lo stato del patrimonio edilizio – ha concluso – è vero che manca la manutenzione che sarebbe necessaria ed è proprio per questo che si sta cercando di accelerare questi processi; nessuno vuole penalizzare i cittadini, anzi si vuole dare un servizio migliore».

Dopo l’onorevole Solinas è intervenuto  l’on. Edoardo Tocco (Forza Italia), che ha detto: «L’edilizia sociale è il nervo della popolazione e Area spesso ha registrato conflitti e problematiche sulla progettazione e sulla realizzazione dei progetti di edilizia abitativa. E si registra una certa confusione con gli uffici comunali deputati a occuparsi di edilizia popolare e dell’assegnazione degli alloggi. Potrei portare gli esempi delle zone popolari di Cagliari, dove Area non realizza le ristrutturazioni e i cittadini non sanno a chi rivolgersi. Agli uffici bisogna dare indicazioni precise, che invece mancano. Questi sono i temi che la commissione avrebbe dovuto affrontare, evitando di portarli in Aula».

Per l’Udc ha preso la parola l’on. Gianni Tatti, secondo cui «il provvedimento, così come proposto, danneggia un intero settore produttivo come quello tecnico. E’ un atto controproducente questa legge: ben vengano le riforme, senza mascherare dietro questo termine come l’ennesimo tentativo di prendere la pubblica amministrazione con uno stipendificio. Questo si evince dalla lettura dell’articolo 13: è inutile nascondersi dietro un dito».  

Per l’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, «è stato già chiarito all’Ordine degli ingegneri e degli architetti di Cagliari che riconoscere ad Area il costo degli appalti delegati è assolutamente nella norma; già accade ai Comuni e ai consorzi di bonifica. Vi invito a verificare come sta funzionando il nostro nuovo albo fornitori della Regione. Oggi Area amministra 25 mila alloggi ma non è del tutto insufficiente. Deve migliorare il rapporto con i suoi utenti: occorre investire in personale e in procedura. Ma in due anni questa Giunta ha stanziato 40 milioni di euro per risanare oltre mille alloggi. Si poteva fare di più ma prima non è stato fatto. Abbiamo generato 29 appalti che sono stati vinti per il 90 per cento da imprese sarde». Per l’esponente della Giunta «è necessaria la riforma della legge 13».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) «l’assessore Maninchedda sa difendersi benissimo da solo e io parlerò del perché le critiche dell’opposizione sono infondate. Non capisco perché un ente pubblico economico non possa funzionare come un spa: si tratta solo di individuare una buona qualità del management. La struttura dell’ente è però ben disegnata da questo disegno di legge».

L’emendamento 15 è stato respinto. Così il 14. Approvato, con il voto segreto richiesto dal capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, l’emendamento 52 (Pizzuto e più) che aveva ricevuto il parere contrario della Giunta e della commissione.

L’emendamento (27 voti favorevoli su 47 votanti) prevede un ruolo per «i comitati di garanzia e di indirizzo di cui all’articolo 5 bis della presente legge» al posto del sistema delle autonomie locali e delle organizzazioni maggiormente rappresentative di interessi nel campo dell’edilizia sociale.

Dopo il voto l’assessore Maninchedda ha chiesto una breve sospensione dei lavori. Alla ripresa dei lavori l’Aula ha approvato con 31 favorevoli e 18 contrari l’emendamento n. 44 (Solinas A. e più) che sostituisce il comma 6 dell’articolo 2 e che prevede che la commissione consiliare esprima il parere entro 30 giorni dalla trasmissione delle proposte del Cres sui piani attuativi annuali e pluriennali.

Posto in votazione è stato approvato, dunque, il testo dell’articolo 2 (Funzioni della Regione) ed è stato invece respinto (45 no  a 3 sì) l’emendamento aggiuntivo n. 16 (Busia).

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai (Sel), ha quindi aperto la discussione sul testo e egli emendamenti all’articolo 3 (Funzioni delle autonomie locali) e non essendoci iscritti a parlare si è proceduto con la votazione (invito al ritiro della commissione e della Giunta) dell’emendamento n. 17 (Busia) che non è stato approvato con 48 contrari e un solo favorevole. Posto il votazione il testo dell’articolo 3 è stato  approvato con 33 sì e 16 contrari.

Aperta la discussione sull’articolo 4 (Osservatorio regionale sulla condizione abitativa – ORECA) il relatore della maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha invitato al ritiro la presentatrice dell’emendamento n. 18 (Busia) ed ha espresso parere favorevole all’emendamento n. 45 (Solinas A. e più). La Giunta ha dichiarato parere conforme e l’Aula ha prima respinto l’emendamento n. 18 (46 no e 1 sì) e poi ha dato via libera al testo dell’articolo 4 (32 favorevoli e 16 contrari). Tra le due votazioni il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha domandato al presidente di Lai di invitare l’assessore Maninchedda ad esimersi dal dare indicazioni di voto e il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha chiesto con tono polemico se l’invito riguardasse anche il presidente Pigliaru e l’assessore Paci, entrambi presenti in Aula.

Posto in votazione è stato dunque approvato l’emendamento aggiuntivo n. 45 (Solinas A. e più) che al comma 6 dell’articolo 4, dopo le parole «provvede alla definizione» aggiunge «dell’organizzazione».

Dichiarato decaduto l’emendamento n. 24 si è passati alla discussione dell’articolo 5 (Azienda regionale per l’edilizia abitativa – AREA) e il presidente ha comunicato che lo spostamento dell’emendamento aggiuntivo n. 5 (Orrù) all’articolo 15 e dell’emendamento 54 (Pizzuto e più) all’articolo 8. Il consigliere Orrù ha dunque comunicato il ritiro dell’emendamento n. 5 ed il relatore di maggioranza Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario all’emendamento n. 36 (Rubiu e più); favorevole all’emendamento n. 66 (Solinas A. e più); contrario al n. 37 (Rubiu e più) e al n. 35 (Rubiu e più), favorevole all’emendamento n. 68 (Giunta regionale) che emenda il n. 53 (Pizzuto e più).

L’assessore Maninchedda ha dichiarato parere conforme a quello della commissione ed ha ricordato che il regolamento consiliare consente alla Giunta l’espressione del parere in sede di votazione in Aula.

Il Consiglio non ha dunque approvato l’emendamento n.36 ed ha approvato (31 sì e 18 no)  il n. 66 che al comma 3 sopprime le parole «ed esercita inoltre le competenze in materia di edilizia attribuite esplicitamente dalla Giunta regionale».  L’approvazione ha comportato la decadenza dell’emendamento n. 37 e si è proceduto con l’approvazione (32 sì e 12 no) del testo dell’articolo 5. Respinto l’emendamento aggiuntivo n. 35 l’Aula con 31 favorevoli e 16 contrari ha approvato la proposta di modifica della Giunta (emendamento 68) all’emendamento n. 53, approvato con 35 sì e 12 no.  Respinto l’aggiuntivo n. 53 si è passati all’articolo 6 (Funzioni e attività di Area), il consigliere Orrù (Psd’Az) ha confermato il ritiro degli emendamenti a sua firma e il relatore di maggioranza, Antonio Solinas (Pd) ha dichiarato parere contrario a tutti gli emendamenti presentati all’articolo 6. La Giunta si è detta conforme al parere della commissione e il presidente Lai ha dichiarato inammissibili l’emendamento n. 19 (Busia) ed ha respinto con successive e distinte votazioni gli emendamenti n. 41, 40, 57, 58, 59, 60, 61 e 62 ed ha invece approvato con 32 favorevoli e 16 contrari il testo dell’articolo 6.

Il relatore Antonio Solinas, seguito dall’assessore Maninchedda, ha modificato il parere all’aggiuntivo n. 55 (Pizzuto e più) e l’Aula ha respinto il n. 38 (Rubiu e più) e il n. 63 (Tocco e più) ed ha approvato il n. 55 che inserisce il comma 3 bis che stabilisce che Area ogni sei mesi debba pubblicare un bando pubblico relativo ad immobili ad uso commerciale destinati ai giovani sotto i 40 anni.

Nella discussione sull’articolo 7 (Statuto, regolamenti e carta dei servizi) il relatore Antonio Solinas ha invitato al ritiro la presentatrice degli emendamenti n. 20, 21 e 22 (Busia) che sono stati tutti respinti con distinte e successive votazioni mentre il Consiglio ha approvato con 29 favorevoli e 17 contrari il testo dell’articolo 7.

Il presidente del’Assemblea ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula per oggi (mercoledì 21 settembre) alle 10.30.

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Sono 66 gli emendamenti di maggioranza e opposizione al Testo unificato sulla riforma dell’Agenzia per l’edilizia abitativa Area che, da domani pomeriggio alle 16.30, sarà all’esame del Consiglio.

Gli emendamenti dell’opposizione sono 31 e portano la firma dei consiglieri Marcello Orrù (13, Psd’Az), del capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu (9) e del consigliere di Forza Italia Edoardo Tocco (9).

Per la maggioranza, le proposte di modifica sono complessivamente 35, predisposte dalla consigliera del Centro democratico Annamaria Busia (20), dal presidente della commissione Governo del territorio Antonio Solinas (Pd, 9), dal consigliere di Sel Luca Pizzuto (5) e dall’esponente de La Base Gaetano Ledda (1).

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Il Consiglio regionale ha approvato questo pomeriggio il documento n. 14/XV/A “Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per la Regione Sardegna. Presa d’atto della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di sorveglianza” ed il passaggio agli articoli del testo unificato n. 110-181-207 “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato la decisione di iniziare l’esame dell’ordine del giorno con il documento n.14/XV/A – Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per la Regione Sardegna. Presa d’atto del Consiglio della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di Sorveglianza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione Attività produttive – Agricoltura Luigi Lotto (Pd).

Nel suo intervento Luigi Lotto ha sottolineato fra l’altro che il documento in esame «è fra i più importanti per la programmazione economica della Regione e comprende un ampio piano di investimenti per lo sviluppo dell’agricoltura, già approvato dalla Ue nell’agosto del 2015, per circa 1 miliardo e 300 milioni nel periodo 2014-2021. Il piano – ha aggiunto – contiene inoltre significativi elementi di innovazione, soprattutto per la possibilità di intervenire sui programmi in corso d’opera attraverso la verifica dell’andamento e dei risultati, ma anche con la precisa scelta politica di puntare sull’ammodernamento delle aziende ed il sostegno ai giovani che intendono tornare alla terra». «Altri punti qualificanti del piano – ha ricordato Lotto, «riguardano il benessere animale, i Gal (Gruppi di azione locale) e le agevolazioni per zone interne, tutti interventi destinati ad imprimere una svolta nell’utilizzo dei fondi Ue indicando una precisa priorità al settore agricolo integrandolo con altri comparti produttivi e sviluppando la multifunzionalità delle imprese». Per quanto riguarda i processi di spesa, ha concluso il presidente della commissione Attività produttive, «saranno strutturati in modo efficiente all’interno della programmazione regionale, per evitare le inutili rincorse del passato per evitare di perdere risorse o le richieste di proroghe sui programmi in corso».

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il documento, attraverso un ordine del giorno (primo firmatario il vice-capogruppo del Pd Roberto Deriu) che prende dei contenuti del Piano di sviluppo rurale (Psr). Il Consiglio ha approvato l’ordine del giorno.

Successivamente, l’Assemblea ha iniziato l’esame del secondo punto all’ordine del giorno, il Testo unificato (Pl n.110, 181 e 207/A) “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa Area”.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione Governo del territorio – Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd).

Si è quindi passati all’esame del Testo unificato in materia di edilizia sociale  e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (Area) approvato dalla commissione “Governo del territorio, ambiente, infrastrutture e mobilità” lo scorso 5 maggio.

Nella relazione di maggioranza, il presidente della Quarta Commissione, Antonio Solinas (Pd),  ha illustrato i contenuti del provvedimento e indicato gli obiettivi della legge.

Dopo aver ricordato l’iter in Commissione, Solinas ha spiegato le ragioni che hanno portato l’organismo consiliare a varare un provvedimento che si occupa esclusivamente della riforma di Area rimandando a un periodo successivo l’esame della nuova disciplina sull’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. «Tale scelta si è fondata sulla considerazione che tale normativa, seppur connessa col tema della riforma di Area, in realtà affronta argomenti totalmente differenti e bisognosi di trattazione autonoma incentrandosi principalmente nel difficile problema di tutelare non più solo alcune categorie svantaggiate, ma anche tutti i cittadini che per determinate ragioni, anche temporanee, non sono più in grado di sostenere un canone di mercato quali ad esempio le famiglie monoreddito, i lavoratori precari, le famiglie monogenitoriali, i genitori separati o divorziati, i giovani e gli anziani. La Commissione si è comunque impegnata ad affrontare, quanto prima, la rivisitazione della vigente disciplina dell’assegnazione degli alloggi popolari».

Solinas ha quindi illustrato le principali novità introdotte dal testo di riforma di Area, prima fra tutte la cancellazione del Cda e l’introduzione della figura dell’amministratore unico. «La Commissione – ha proseguito Solinas – si è soffermata in primo luogo sullo strumento di programmazione generale degli interventi di edilizia sociale di competenza della Regione prevista all’articolo 2 che, apparendo molto sfumata, rendeva, a suo giudizio, debole il collegamento tra le finalità della legge enunciate nell’articolo 1, la programmazione strategica mediante la quale tali finalità vengono trasfuse in indirizzi concreti e la fase di partecipazione a tali scelte dei soggetti portatori di interessi. Si è pertanto ritenuto preferibile inserire nel testo la previsione di uno strumento ad hoc denominato Documento di programmazione degli interventi di edilizia sociale (DoPIES) valido per tutta la legislatura, disciplinandone puntualmente il contenuto ed il procedimento di adozione ed approvazione, valorizzando la fase di acquisizione degli interessi partecipativi degli enti locali, del Consiglio delle autonomie locali e del Consiglio regionale».

Il presidente della Quarta Commissione ha poi brevemente illustrato il secondo  punto qualificante della legge: l’integrazione della “scarna disciplina attuativa” della legge regionale n. 5 del 2015 che demanda alla Giunta regionale, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, l’approvazione di un disegno di legge di riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (AREA) che preveda, oltre al riordino delle funzioni regionali in materia di edilizia residenziale pubblica, anche funzioni di attuazione ed, eventualmente, gestione di opere pubbliche attribuite alla competenza regionale.

«La Commissione – ha spiegato Solinas – ha ritenuto preferibile che i termini e le modalità di esercizio di tali funzioni aggiuntive siano individuate da una apposita deliberazione della Giunta regionale che si deve attenere al rispetto dei criteri direttivi previsti in legge, deliberazione da sottoporre al previo parere della Commissione consiliare competente». Antonio Solinas ha, infine, difeso la decisione di ridurre da dieci ad otto i componenti del Comitato regionale per l’edilizia sociale e di ridurne la remunerazione pur condividendo la sua funzione di organo di raccordo tra i compiti della Regione e quelli degli enti locali.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale. Prima dell’apertura del dibattito è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per un chiarimento sull’ordine dei lavori: «Sbaglio o c’era un’intesa per rinviare la discussione alla prossima settimana?».

«No – ha risposto il presidente Gianfranco Ganau – la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di rimandare alla prossima settimana la discussione di articoli ed emendamenti.»

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’Udc Gianni Tatti che, in premessa, ha chiarito che il provvedimento in discussione non è stato votato all’unanimità dalla Quarta Commissione contrariamente a quanto riportato nel sito web del Consiglio regionale.

Gianni Tatti ha poi duramente criticato la legge di riforma di Area: «Non si riesce a capire quali occulte manovre si celino dietro a un Dl che non farà altro che peggiorare la situazione – ha detto il consigliere di minoranza – questa non è una riforma, fa specie leggere che si rimanda ad un altro provvedimento la discussione dell’emergenza abitativa. Si concentra l’attività solo sulla riforma di Area, se non ci si occupa dell’accesso alla casa di chi non può permetterselo di cosa stiamo a discutere?»

Secondo Tatti, la legge « mira a creare l’ennesimo centro di potere nelle logiche spartitorie dell’attuale maggioranza. Non ci si rende conto dei danni che si stanno arrecando ai cittadini. La priorità è dare risposte a chi la casa non ce l’ha. Se Area venisse trasformata in agenzia si andrebbe a togliere una grossa fetta di mercato a un settore come quello delle libere professioni messo già a dura prova dall’attuale congiuntura economica. La Regione, in questo modo, affossa i settori produttivi. Compito della politica è quello di dare risposte ai cittadini e alle imprese. Servono provvedimenti che diano opportunità per creare benessere».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Riformatori) è intervenuto per chiedere un rinvio della discussione generale. «Manca qualche capogruppo impegnato a Roma per la vertenza Alcoa – ha detto dedoni – è inopportuno dibattere senza la loro presenza».

Il presidente Ganau ha ricordato che la circostanza era stata valutata dalla Conferenza dei capigruppo e che in quella sede non era stata avanzata nessuna richiesta di rinvio.

Il dibattito è proseguito con l’intervento del consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha difeso il provvedimento. «Area funziona male, una riforma è necessaria – ha esordito Demontis – stiamo utilizzando gli strumenti per tentare di migliorare la situazione. La programmazione strategica sarà affidata alla Regione, mentre i piani operativi pluriennali e annuali si faranno in collaborazione con il Cres».

Secondo Demontis, con l’attuale provvedimento si cambierà in modo radicale la governance  di Area: «Ci sarà un amministratore unico e un direttore generale con pieni poteri gestionali. E’ una grande novità. Area nasce da una fusione degli Iacp, oggi funziona come se ci fossero tanti direttori generali. Io non sono in linea di principio per gli accentramenti – ha affermato Demontis – ma, in questo caso, non ci sono alternative. Non cambia però la mission: Area continuerà ad occuparsi di edilizia sociale tenendo conto delle mutate esigenze dei cittadini».

Il consigliere del Pd ha infine dato un’indicazione personale sugli obiettivi da raggiungere sul fronte dell’edilizia residenziale pubblica. «Preso atto che dirigenti e professionisti hanno competenze e vocazioni diverse – ha detto Demontis – creerei una Spa sulla falsa riga di una struttura di  missione: pochi dipendenti e ricorso al mercato per la realizzazione di strutture complesse. Questo sarebbe il modo per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche senza incorrere nell’errore di delegare alla pubblica amministrazione l’intero ciclo di un’opera complessa».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris (Misto) ha parlato di “due muri” realizzati dal governo e dal parlamento italiano che «contrastano con i principi autonomistici sull’uso del territorio». Il decano dei consiglieri regionali ha quindi posto l’accento su quelli che ha definito “pericoli per l’autonomia” che deriverebbero dalla riforma costituzionale che entro l’anno in corso sarà sottoposta al referendum.

«La riforma – ha dichiarato Floris – tocca la nostra specialità autonomistica e faccio appello perché si apra una sessione dei lavori contro i voleri neo centralisti del governo italiano in danno della nostra autonomia». Mario Floris ha quindi citato ad esempio la parte della riforma del Senato che contrasta con l’articolo 17 comma 2 dello Statuto sardo laddove si stabilisce che l’ufficio di consigliere sia incompatibile con quello di componente di una delle due Camere e che l’articolo in questione può essere modificato solo con le procedure di riforma costituzionale.

A giudizio di Floris molte parti del provvedimento in discussione in Aula sarebbero, qualora approvate, a rischio impugnativa («la legge di edilizia sociale è fondata sul governo del territorio che lo Stato vorrebbe di sua competenza, così come sono già passati sotto competenza dello Stato molti degli argomenti trattati in questa legge» e la legge nel suo complesso rappresenta «un provvedimento fuori tempo massimo, come è affermato anche nella relazione di accompagnamento».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha definito il disegno di legge “poco chiaro” e caratterizzato da finalità di “accentramento amministrativo”. Orrù ha quindi rivolto aspre critiche nei confronti dell’operato della Giunta («gli stessi esponenti della maggioranza lo bocciano») ed ha affermato che la legge di riforma di Area «servirà soltanto per tenere unita la coalizione nel segno delle poltrone».

«Nel concreto – ha proseguito il consigliere di minoranza – il testo in esame contiene mere enunciazioni di principio e una lunga serie di tecnicismi tipici dei burocrati». Orrù ha quindi criticato l’introduzione di nuovi organismi («il Cres con annessi rimborsi e spese per presenza») e del collegio di sindaci con compensi («un modo alternativo di investire soldi destinati alle case popolari»).

Sottolineature negative sono state inoltre rivolte all’iter previsto nel provvedimento per la localizzazione dell’edilizia sociale («sette sindaci possono decidere sull’edilizia popolare per conto di tutti glia altri comuni») e alla partecipazione di Area nei fondi immobiliari («ignorate che la Sardegna ha già speso 5 milioni di euro per la gestione di un fondo con gestione fallimentare come è quella rappresentata dal fondo Torre Sgr») nonché alla scarsa trasparenza nella previsione normativa inerente la gestione di opere pubbliche di natura diversa da quelle dell’edilizia sociale.

«Per tali ragioni – ha concluso il consigliere del Psd’Az – chiedo che il testo ritorni all’esame della commissione.»

Dopo la rinuncia all’intervento del consigliere Antonio Solinas (Pd) il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non avendo altri iscritti a parlare ha concesso la parola all’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda.

Intervenendo per la replica a nome della Giunta, l’assessore ha richiamato il Consiglio ad una lettura attenta degli atti, «a cominciare da quelli in cui si prevede l’amministratore unico, una scelta che rappresenta l’esatto contrario della distribuzione di prebende e poltrone, della riduzione della partecipazione o della complicazione della governance». In realtà, ha proseguito richiamando il Consiglio al dovere di essere informato sullo stato degli atti «la situazione di alcuni istituti della Sardegna presentava 3 bilanci non approvati e 21 miliardi di euro bloccati, compreso l’accordo di Sant’Elia, e direttori di distretto pagati come direttori generali della Regione». Soffermandosi poi sui rapporti fra Regione e la Torre, Paolo Maninchedda ha respinto tutte le critiche, definendole il frutto «di esercizi retorici della peggiore destra italiana» e ricordando che l’accordo fra Regione e Torre Sgr ha consentito la realizzazione ad Olbia di 61 alloggi popolari di 100 metri quadri ciascuno, costati non più di 7 milioni di euro». Abbiamo sempre sollecitato lo sviluppo degli interventi di housing sociale che peraltro sono in crisi in tutto il mondo, ha affermato ancora l’assessore dei Lavori pubblici, «e lavorato per mettere ordine in un patrimonio degradato, sbloccare risorse ferme da 10 anni oggi quasi tutte in gara, e far ripartire il progetto di Sant’ Elia hanno dove ci sono 29 appalti in corso 28 dei quali vinti da imprese sarde». «La semplificazione della governance – ha sostenuto – funziona ed era necessaria, così come è necessario riconoscere il ruolo di Sindaci di Comuni con patrimoni immobiliari significativi, fermo restando che poi i dirigenti delle aree tecniche ed amministrative restano sul territorio e si occupano di interventi territoriali». Affrontando il tema più complessivo della riforma di Area che, in base alla legge in discussione, può svolgere su mandato attività legate alla realizzazione di infrastrutture, Paolo Maninchedda ha dichiarato che «si può discutere sul come raggiungere questo obiettivo, tenendo presente però che il solo portafoglio di lavori Regione-Anas fa perdere ricchezza alla Regione perché non ha non un suo strumento autonomo, nessuno pensa di fare in casa la progettazione ma se avessimo potuto fare bandi e portarli fino alla progettazione esecutiva la situazione sarebbe stata molto diversa». «Gli stessi Comuni – ha continuato – non riescono a fare le gare e chiedono uno strumento che adesso non c’è, insomma è impossibile continuare a non fare niente, è una questione molto complessa che è sbagliato impoverire; ora abbiamo davanti una legge molto semplice che può risolvere grandi problemi e non capisco le contrapposizioni».

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde si è detto sorpreso dalle dichiarazioni polemiche dell’assessore Paolo Maninchedda, a suo giudizio «fuori luogo perché l’Aula vuole dare un contributo e non si possono scaricare sul Consiglio problemi interni alla maggioranza che evidentemente l’assessore non riesce a comporre». «Gli strumenti messi in campo dalla legge sono inadeguati – ha aggiunto Tedde – anche perché alla base c’è una politica che vuole accentrare e ridurre la catena di comando, una politica che fa il paio, ad esempio, con quelle della sanità e di Abbanoa; un indirizzo legittimo che non condividiamo, del resto in tutta Italia ci si muove nella direzione opposta ed è la Sardegna che sta sbagliando strada».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato che, «in questo anno e mezzo la Giunta ha commissariato Area smontandola pezzo per pezzo e sistemando amici, per cui la storiella del peggio della destra è in realtà la storia vera del peggio del peggio della sinistra».

Successivamente il Consiglio ha approvato con 28 voti favorevoli e 17 contrari il passaggio agli articoli. Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che il termine per la presentazione degli emendamenti scadrà lunedì prossimo alle 11.00, mentre l’Aula riprenderà l’esame della legge martedì pomeriggio. Subito dopo ha tolto la seduta e convocato l’ufficio di presidenza.

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Audizione del comitato “Salviamo il Trenino Verde della Sardegna” in commissione Trasporti del Consiglio regionale.

«Il Trenino Verde è uno dei più grandi attrattori turistici della Sardegna e la sua valorizzazione, come bene storico, ambientale e culturale, è una strada vincente che assicura lo sviluppo dei territori e produce ricchezza», ha detto il coordinatore del Comitato, Ignazio Pisu.

Ignazio Pisu, in un dettagliato documento consegnato alla commissione, ha sollecitato da parte della Regione «una scelta politica definitiva ed un intervento straordinario ed urgente per mettere in sicurezza le tratte in modo da poter programmare e commercializzare, da subito, le prossime attività turistiche».

«L’intervento della Regione – ha proseguito – dovrà essere il frutto della collaborazione di tutti gli assessorati competenti (Trasporti, Programmazione, Turismo, Cultura e Agricoltura) e dei territori interessati, per costruire un progetto complessivo di pacchetti turistici, proposte di viaggio ed organizzazione degli orari inquadrato stabilmente nella promozione turistica regionale.»

Dopo gli interventi di altri componenti del Comitato e dei consiglieri regionali Attilio Dedoni (Riformatori), Fabrizio Anedda (Misto), Pierfranco Zanchetta (Cps) ed Eugenio Lai (Sel), il presidente della commissione Antonio Solinas ha assicurato «interventi concreti in tempi certi». «Entro il mese di settembre – ha affermato – organizzeremo un incontro congiunto con Arst ed assessorati dei Trasporti, del Turismo e della Cultura per mettere a punto le linee principali di un progetto di rilancio del Trenino Verde che dovrà essere condiviso con i territori”.

«Per quanto riguarda la sicurezza della rete dove sono già in corso interventi importanti – ha detto ancora Solinas – ho avuto assicurazioni dall’Arst che, a partire dal 2017, il tracciato sarà interamente percorribile e questa è la condizione indispensabile per poter impostare un buon progetto di sviluppo per la prossima stagione». L’impegno della Regione c’è, ha concluso Solinas ricordando lo stanziamento di 15 milioni di euro nella legge di stabilità 2016 per il triennio 2026-2018, «e faremo di tutto per consolidarlo, attraverso una pianificazione di medio e lungo termine che collochi il Trenino Verde ed i territori di riferimento (i 40 Comuni toccati dal tracciato, più altri 60 delle zone vicine) al centro dell’offerta turistica regionale, nel solco della migliore esperienza di altre Regioni d’Italia e d’Europa».

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Domani riprende il lavoro delle commissioni del Consiglio. Per le ore 16.00 è convocata la commissione Attività produttive, presieduta dall’on. Luigi Lotto (Pd) che comincerà l’esame del Testo unificato sul Turismo con una lunga serie di audizioni. Nel pomeriggio riferiranno alla commissione gli assessori regionali del Turismo Francesco Morandi e dell’Ambiente Donatella Spano, seguiti dall’amministratore unico dell’Agenzia Forestas e dai rappresentanti di Confindustria e di Confapi.

Mercoledì 7, alle 10.00, sarà la volta dei responsabili di Confcommercio, Confesercenti, Federalberghi, Assohotel, Faita Federcamping, Federcampeggio, Fiavet Sardegna e Assoviaggi. A partire dalle 16.00 si alterneranno davanti alla commissione gli esponenti dell’Associazione albergo diffuso, dell’Associazione sarda operatori di B&B, dell’Associazione Domus Karalitanee e dell’Associazione guide turistiche. Giovedì 8 infine, con inizio alle 10.00, saranno sentiti il Club camperisti sardi e la Fiab Cagliari città ciclabile. Se necessario, l’attività della commissione proseguirà anche nel pomeriggio alle 16.00 con lo stesso ordine del giorno.

Mercoledì, alle 16.00, si riunirà anche la commissione Governo del territorio, presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd): all’ordine del giorno il parere sul Dl n.254 (Norme sulla qualità della regolazione e semplificazione dei processi amministrativi) e l’audizione del Comitato “Salviamo il Trenino Verde”.

Per giovedì 8, alle 11.00, in conclusione, è stata programmata la seduta della Commissione Finanze, presieduta dall’on. Franco Sabatini (Pd), che affronterà l’esame del Testo unificato sull’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate – Ase.

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