19 July, 2024
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È stato presentato ieri pomeriggio nella sala Giunta del Consiglio regionale, dall’assessore della Difesa dell’Ambiente, Donatella Spano, e dal presidente della quarta Commissione, Antonio Solinas, il disegno di legge della Giunta che, per la prima volta, al termine del già iniziato iter consiliare, doterà la Sardegna di una legge organica in materia forestale. La legge, in 7 titoli e 55 articoli, riconosce la strategicità del settore forestale e il ruolo attivo soggetti pubblici e privati nella gestione delle risorse forestali.

«Questa legge mette al centro il concetto di foresta sostenibile, la tutela del bosco, nella sua biodiversità quale sistema ecologico complesso, e ne valorizza la multifunzionalità e quindi anche il suo valore economico, sociale e occupazionale, e ha tra i principali obiettivi il rafforzamento del ruolo delle autonomie locali nella pianificazione e nella programmazione forestale regionale», ha dichiarato l’assessore Spano, che vanta la titolarità della proposta che prevede la rivisitazione dell’Ente foreste, che verrà trasformato in agenzia, caratterizzata da una struttura organizzativa agile e presieduta da un amministratore unico, con funzioni rinnovate e ampliate.

«La Sardegna è la regione più boscata d’Italia, con un milione 200mila ettari di superficie occupata da foreste, e necessita, al pari delle altre regioni italiane, di una normativa specifica di settore, considerato il rilievo sempre maggiore della valenza ambientale, sociale, economica e culturale del patrimonio forestale – ha concluso l’assessore Spano -. Il disegno di legge, istruito dopo attento studio a livello comunitario e nazionale e attraverso un confronto con le altre norme regionali, segna una tappa ulteriore in riferimento alle priorità che caratterizzano questo Assessorato, come individuate a inizio legislatura, e di questo risultato siamo molto orgogliosi.»

Intervenendo nel merito della legge, il presidente della Commissione, Antonio Solinas, si è augurato di avere la legge a regime dall’1 gennaio 2016. «È una legge importante – ha detto -, che ci permetterà di valorizzare settori interi quali quello del sughero, di cui oggi si lamenta l’assenza di politica.»

Donatella Spano in conferenza stampa

Consiglio regionale 415

La seduta odierna del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il documento 7 – Giunta regionale – Por/Fse 2014-2020 e istituzione del Comitato di sorveglianza. Il vice presidente ha dato la parola al relatore del provvedimento Franco Sabatini, del Pd.

Franco Sabatini, in apertura, ha ricordato che «il documento è frutto del negoziato con gli uffici della Ue dopo l’esame del Centro regionale di programmazione, della Giunta e dello stesso Consiglio, che ha indicato precise priorità nell’utilizzo dei fondi comunitari». «Oramai – ha osservato – le uniche risorse per la crescita stanno dentro i piani operativi regionali, perché alcune macro-voci assorbono gran parte del bilancio della Regione a cominciare dalla sanità che pesa per oltre il 50% dei fondi disponibili; a questo si aggiungono la riduzione del gettito fiscale e delle compartecipazioni e gli accantonamenti imposti dallo Stato costantemente cresciuti in questi quattro anni». Di qui la necessità, ha sostenuto il presidente della commissione Bilancio, «di riportare al centro la vertenza entrate, un appello che rivolgo anche alle forze del centro sinistra perché o decidiamo una nuova strategia o proseguiamo nell’errore; bisogna invece cominciare a discutere l’accordo stipulato, fare nuovi ragionamenti e guardare avanti, tenendo presente che, nei fatti, quell’accordo non è mai stato pienamente applicato, né da Soru né da Cappellacci né adesso, ed esistente sempre una grande differenza di quasi un miliardo fra quanto viene riconosciuto e quanto viene effettivamente trasferito». «Guardiamo con attenzione – ha poi suggerito Sabatini – a quanto fanno le altre Regioni autonome che ogni anno riscrivono la parte del loro Statuto che riguarda le entrate, mentre noi invece siamo fermi e continuiamo a calcolare le entrate con cifre di otto anni fa mentre è cambiato il mondo». «In particolare – ha affermato ancora l’esponente del Pd – è inaccettabile che il costo della continuità territoriale, cioè il diritto alla mobilità dei sardi, sia a carico del bilancio regionale; dobbiamo liberarci da questa imposizione e tutta la politica deve ragionare in modo unitario perché la vertenza entrate è dei sardi e non ha colore; 300 milioni di residui attivi sono un grande risultato passato forse in secondo piano ma non è sufficiente, per guardare avanti occorre l’equilibrio di bilancio si regga sulla certificazione esatta delle entrate, elemento indispensabile per far corrispondere entrate e spese senza ulteriori accantonamenti in corso d’anno». «Dobbiamo infine riflettere – ha concluso Sabatini – sull’opportunità di utilizzare i 400 milioni solo per l’abbattimento dei residui passivi; questa è la prima prima battaglia da fare perché sommando quelle risorse con i 300 milioni, si liberano complessivamente 700 milioni che possono essere molto importanti, per fare in modo che il bilancio possa tornare ad essere uno strumento che attiva processi reali di crescita per la Sardegna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha condiviso l’impostazione del problema delle entrate indicata consigliere Sabatini. «Abbiamo sempre dato il nostro sostegno costruttivo –  ha ricordato – e crediamo che da lì si debba ripartire ma non siamo d’accordo su metodo e risultati ottenuti percé, oltre all’accordo che ha modificato l’articolo 8 dello Statuto per il riaccertamento di residui, dovevamo anche avere il respiro necessario per riavviare le trattative per ottenere ciò che ci spetta, senza dimenticate che quei 300 milioni sono soldi dei sardi e non sono un grande risultato né nuova finanza, anzi incideranno negativamente su bilancio 2015 come vedremo ben presto». «Dobbiamo avere ancora tanto dallo Stato – ha lamentato la Zedda – per noi ripartire significa però anche non ritirare i ricorsi, gli stessi che altre Regioni hanno già vinto; non era quindi un nostro puntiglio ma un diritto vero, per impedire che lo Stato dia con la mano sinistra e riprenda con la destra». Ripartire, a giudizio del vice capogruppo di Forza Italia, «significa in concreto rivedere l’accordo stipulato dato che fino ad oggi non sappiamo ancora le entrate certificate; il pareggio di bilancio significa infatti conoscenza esatta di entrate e spese soprattutto quest’anno in cui scontiamo gli effetti negativi della crisi, mentre la stessa armonizzazione del bilancio provocherà altri problemi come dimostreremo cifre alla mano». «In realtà – ha aggiunto ancora la consigliera – spenderemo molto meno rispetto al periodo in cui era in vigore il patto di stabilità; sulla spesa del fondo sociale europeo, peraltro, la Sardegna ha sempre raggiunto ottimi risultati, speriamo che ciò avvenga anche per altri fondi, ma senza un quadro di certezze anche questi processi virtuosi sono a rischio».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che «l’accordo di luglio è un accordo che ha portato conseguenze importanti e deve essere sperimentato per produrre tutti i suoi effetti; dal nostro punto di vista, in particolare, deve essere ampliato inserendo anche gli Enti locali, coinvolgendoli nella finanza regionale e trovando anche un meccanismo per intervenire sugli accantonamenti per cui serve norma di rango costituzionale». «Gli accordi stipulati in tempi diversi da Soru ad oggi – ha continuato Arbau – hanno a monte un problema, quello di costruirci un nostro sistema fiscale federale; è stato fatto un importante passo avanti con l’approvazione del disegno di legge sull’agenzia sarda delle entrate e di questo tema dobbiamo discutere a fondo anche sui dettagli perché questa è la più grande sfida della legislatura».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto fra l’altro che «ci sarebbe molto da dire su un documento molto ampio ed in alcune parti perfino ripetitivo e superfluo, con formulazioni generiche in tema di risposte alla crescita; in qualche passo, piuttosto, si parla di aree svantaggiate sull’asse Cagliari Sassari ed Olbia, escludendo il Nuorese ed Oristano, come se queste ultime fossero aree fortunate o con caratteristiche diverse e, se poi lo fossero, bisognerebbe predisporre comunque misure ed azioni alternative». Emerge in sostanza, ad avviso di Pittalis, «un disegno non coerente che suscita forti perplessità e soprattutto sulle politiche attive del lavoro il documento resta molto sul vago, nascondendo a malapena la realtà dell’insuccesso di uno strumento costosissimo come Garanzia giovani che non crea occupazione stabile e non intacca vaste aree di precariato come quelle dell’Ente foreste e dell’Aras». «Il documento – ha concluso Pittalis – può essere quindi utile per l’analisi e per qualche spunto positivo di riflessione, ma manca di concretezza e non qualifica la maggioranza di governo; c’è molta teoria e molta vetrina ma niente segnali di speranza, per questo non possiamo votarlo».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, dopo aver ricordato che il documento «è una presa d’atto del programma approvato alcuni mesi fa dalla commissione Ue ma il dibattito avviato dal Consiglio è positivo come occasione di confronto sui grandi temi della Sardegna». «E’ vero che il documento è scritto in bruxellese,  è molto burocratico e in molti passaggi perfino difficile da leggere – ha proseguito l’assessore – ma dentro c’è anche la politica, anche il programma del fondo Fesr è stato approvato ieri ed è un altro programma che può partire dopo che la Giunta lo trasmetterà al Consiglio, mentre a brevissima scadenza sarà trasmesso a Bruxelles anche il programma di sviluppo rurale». «Quanto alle politiche attive sul lavoro – ha detto Paci – per il 2015 sono in gioco 380 milioni di euro in politiche tradizionali ma anche innovative ed infatti l’Istat sta cominciando a darci qualche segnale, mentre per quanto riguarda le misure sulle grandi aree urbane come Cagliari, Sassari ed Olbia, è una scelta frutto del passato che personalmente la condivido ma, essendo consapevoli che Sardegna è più articolata, sono state predisposte misure specifiche per altre zone dell’Isola comprese quelle interne». Soffermandosi poi sulla vertenza entrate, cioè sull’attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto, Paci ha affermato che «la strada maestra è quella delle norme di attuazione che completeremo nelle prossime in due settimane e nello stesso tempo proseguiremo l’iter dell’agenzia sarda delle entrate approvata recentemente e aperta al dibattito pubblico prima del passaggio in Giunta e dell’iter consiliare; in questi due passaggi c’è l’autonomia che serve per dare forza alla vertenza entrate che non abbiamo mai dichiarata chiusa». «Riteniamo – ha detto ancora l’assessore – che i 300 milioni riconosciuti dallo Stato non bastano e magari riusciremo ad avere il 100% di ciò che ci spetta ma bisogna tenere presente che con la crisi fa calare le entrate in un quadro di spese fisse crescenti come sanità e trasporti, una Regione come la Sardegna fra le più colpite dalla crisi che vive di devoluzioni, deve avere un qualcosa in più per la sua specificità, sono temi che dobbiamo affrontare tutti insieme, con risposte coerenti ed all’altezza di questa sfida».

Successivamente, il vice presidente Lai ha comunicato al Consiglio la predisposizione di un ordine del giorno proposto dalla maggioranza.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta prima di procedere alla votazione.

Alla ripresa dei lavori il vice presidente Lai ha dato la parola al consigliere Mario Floris (Sardegna) per la dichiarazione di voto. L’ex presidente della Giunta regionale ha ricordato che sono anni che si sta parlando di questo argomento e che «nel nostro Statuto abbiamo il Piano di Rinascita». Floris ha ricordato che dopo il primo e il secondo, la Sardegna sta aspettando il terzo Piano di Rinascita che però finora non è arrivato. Secondo l’esponente della minoranza «non ci può essere autonomia politica senza autonomia finanziaria» e non è giusto che la Sicilia abbia i 10 decimi di tutte le entrate e la Sardegna no. Tra l’altro Floris ha affermato che «siamo l’unica regione al mondo che si è caricata i costi della sanità e dei trasporti» e si detto d’accordo sul fatto che bisogna ripartire dalle Entrate. Ma si è detto contrario a questo ordine del giorno perché troppe volte è stata data la disponibilità ad appoggiare l’azione nei confronti del governo ma non è stata accolta.

Il vice presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno (Cocco Pietro e più) che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 19 contrari e che delibera la presa d’atto del documento n. 7/XV/A (Por-Fse 2014-2020 e istituzione del comitato di sorveglianza).

Il presidente ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas (Pd)  per l’illustrazione del secondo punto all’ordine del giorno: la risoluzione n. 4 della Quarta commissione consiliare “sui trasporti marittimi da e per la Sardegna gestiti dalla società CIN-Tirrenia s.p.a..”

Il presidente della Quarta Commissione ha affermato di essere perplesso nel discutere una risoluzione approvata un anno fa dalla Commissione. Ormai, ha spiegato, che si tratta di una situazione datata: il punto a) “trasferire la sede legale della CIN-Tirrenia s.p.a. in Sardegna” è stato ottenuto, il punto b, c e d, ossia “assicurare tariffe agevolate per il trasporto merci; assicurare tariffe agevolate per i residenti e per i “nativi” in Sardegna per l’intero anno solare; assicurare tariffe promozionali ai non residenti, finalizzate a incentivare il turismo”, sono stati raggiunti in parte. Solinas ha chiesto all’assessore dei Trasporti di far pervenire alla Commissione lo studio del Crenos pubblicato sulla stampa per poterlo analizzare. I consiglieri dell’opposizione, in particolare Pietro Pittalis (FI), Michele Cossa e Luigi Crisponi (Riformatori sardi) hanno chiesto che venisse ritirata la Risoluzione e che venisse prevista una sessione del Consiglio dedicata al trasporto aereo e marittimo, alla luce degli ultimi avvenimenti, sugli effetti per la Sardegna del monopolio e sull’inchiesta dei giornali locali sulla diversità di prezzi con la continuità aerea della Corsica. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è detto d’accordo.

Il vice presidente Lai, con il parere favorevole dell’Aula, ha dunque sospeso la risoluzione n. 4 e l’ha rinviata alla Quarta commissione.

Il vice presidente ha poi aperto la discussione sul terzo punto all’ordine del giorno: la Risoluzione n. 7 “sulla situazione dei lavoratori addetti al servizio di vigilanza armata, portierato, custodia, manutenzione impianti di sicurezza presso gli immobili della Regione autonoma della Sardegna e lavaggio autoveicoli”, votata all’unanimità dalle Commissioni prima e seconda.

La risoluzione impegna la Giunta regionale:

«a utilizzare gli strumenti e gli spazi di flessibilità previsti dalla normativa vigente in materia di appalti per apportare variazioni al fine adeguare il servizio, ove necessario, alle caratteristiche e alle esigenze dei diversi siti; ad adottare criteri omogenei per l’individuazione dei siti regionali ai quali assegnare la vigilanza armata al fine di conseguire uniformità su tutto il territorio regionale; a porre in essere ogni utile tentativo di aprire un dialogo con l’impresa vincitrice per:
individuare soluzioni, ad esempio la turnazione nel servizio di vigilanza armata, per evitare un’eccessiva penalizzazione a carico di alcuni lavoratori; 

verificare nel CCNL di categoria ogni possibile opportunità di incremento della retribuzione al fine di mantenere e consolidare il livello stipendiale finora raggiunto;  riconsiderare la collocazione dei lavoratori addetti ai servizi fiduciari in altre fasce retributive tenendo conto della pregressa esperienza maturata in mansioni superiori. E infine a  vigilare affinché nelle fasi di predisposizione dei futuri bandi di gara vengano attentamente vagliate le possibili conseguenze e gli impatti sull’occupazione al fine di conseguire non solo la salvaguardia dei livelli occupazionali ma altresì quella dei livelli retributivi».

Piero Comandini (Pd), relatore del testo, ha spiegato che la risoluzione non entra nel merito del bando ma sull’impostazione politica delle gare d’appalto della Regione. La ridefinizione del servizio, con il passaggio dei lavoratori da Guardie Particolari Giurate (GPG), inquadrati nel precedente appalto, a portieri/custodi con una modifica delle mansioni e del trattamento economico (che implica una riduzione di circa il 30 %,) imputabile all’applicazione del meno vantaggioso contratto relativo ai servizi fiduciari invece di quello per i servizi di vigilanza armata.

Per l’esponente della maggioranza la Regione ha il dovere di garantire anche la dignità del lavoratore. Con le gare che puntano soltanto sul massimo ribasso non è garantita, ha affermato, la qualità del servizio, l’efficienza e il lavoratore. Non è giusto che la categoria che lavora per l’ente regione abbia uno stipendio al di sotto della soglia di povertà. La stessa Commissione europea ha approvato, a giugno 2013,  una risoluzione con cui ha messo fine alle gare al massimo ribasso, privilegiando invece gli aspetti sociali, la qualità e l’innovazione.

«Questa pratica, dunque, va rigettata – ha affermato Comandin – bisogna avere rispetto per i lavoratori e non basarsi su un mero conto matematico per le assegnazioni degli appalti.»

Il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), ha ringraziato i colleghi delle commissioni Personale e Lavoro per il lavoro svolto ed ha sottolineato come molti consiglieri neppure immaginavano gli svantaggi causati in danno dei lavoratori derivanti dall’assegnazione dell’appalto per la vigilanza indetto dall’amministrazione regionale. «Il problema non è di natura amministrativa e burocratica – ha insistito il consigliere di Sel – ma è prettamente politico perché è un problema di giustizia sociale». «Il demansionamento di chi svolgeva in precedenza il servizio di vigilanza armata – ha proseguito l’esponente della maggioranza – ha comportato una riduzione del 50 per cento della retribuzione e condizioni contrattuale di svantaggio sono state applicate anche per chi già svolgeva servizi cosiddetti “non armati”». Agus ha quindi ricordato come tali situazioni siano ormai frequenti nel settore delle forniture private ed ha definito “un pericoloso precedente” quello che creatosi con l’assegnazione della gara bandita dalla Giunta. Il consigliere di Sel ha concluso auspicando interventi immediati per sanare la situazione dei lavoratori della vigilanza.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha bollato il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza che si sono aggiudicate il bando regionale come “una degenerazione della spending review” ed ha paragonato in termini negativi l’atteggiamento tenuto nell’occasione dalla Regione con quello che caratterizza il comportamento di molte ditte private in situazione di crisi. «Siamo per il mercato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e siamo convinti che la pubblica amministrazione non rappresenti al risposta al dramma della disoccupazione ma siamo ancor più convinti che la Regione non può e non deve speculare sul bisogno, colpendo la dignità delle persone e dei lavoratori».

Michele Cossa ha quindi concluso preannunciando il voto a favore delle risoluzione n. 7.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), pur dichiarando di condividere i contenuti della risoluzione illustrata dal suo collega di gruppo e di partito, Piero Comandini, ha ammesso le difficoltà nel trovare una soluzione ai problemi in essa evidenziati per via dell’avvenuta aggiudicazione del bando regionale. «I criteri e le condizioni di gara – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – non credo potranno essere modificati ma la Regione non può permettersi di creare condizioni che portano gli stipendi dei lavoratori al di sotto della soglia di povertà». Antonio Solinas ha quindi auspicato che l’assessorato competente verifichi in tempi celeri i margini di intervento e soprattutto siano evitati nel futuro situazioni come quelle che danneggiano i lavoratori della vigilanza: «Il risparmio va bene ma non si può fare sulle spalle dei lavoratori dipendenti».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha evidenziato le conseguenze negative dell’applicazione della spending review («per inseguire un risparmio anche minimo spesso si schiantano i progetti di vita di molti lavoratori e di tante famiglie») ed ha definito “un dovere morale e politico” la ricerca di soluzioni per il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza («sono persone che prima dell’aggiudicazione della gara regionale ricevevano un salario di 1.500 euro e oggi si ritrovano con 600 euro al mese»). Daniele Cocco ha quindi invitato la Giunta ad intervenire per porre rimedio al problema evidenziato nella risoluzione e ad individuare gli strumenti opportuni per scongiurare che la situazione possa ripetersi nel futuro.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato di condividere i contenutid ella risoluzione n. 7 ed ha rivolto critiche al cosiddetto criterio del “massimo ribasso” per l’aggiudicazione delle gare delle pubbliche amministrazioni («non ha dato i risultati attesi e se si risparmia nella fase di assegnazione, poi si perde nella qualità dei servizi e si penalizzano i lavoratori dipendenti»). «Voteremo a favore della risoluzione – ha concluso l’esponente della minoranza – e la raccomandazione vale per la giunta ma anche al legislatore regionali perché siano tutelate le parti più deboli della nostra società».

 Il capogruppo di “Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini, ha rivolto parole di apprezzamento al relatore Comandini e si è detto soddisfatto che il Consiglio “si occupi di un problema reale che interessa da vicino molti lavoratori e tante famiglie”. L’esponente della maggioranza ha definito il caso dei lavoratori della vigilanza “una vera ingiustizia sociale” ma ha mostrato scetticismo sulle soluzioni praticabile per favorirne l’effettiva soluzione. «Mi auguro – ha concluso Desini dichiarando voto a favore della risoluzione – che si possano trovare quelle più adeguate ed efficaci».

L’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, ha ricordato i precedenti interventi svolti nelle commissioni Prima e Seconda in sede di audizione ed ha sottolineato il rispetto delle norme stabilite dal decreto 66/2014 che impone alle regioni tagli nei servizi per oltre 600 milioni di euro. Erriu ha dunque ripercorso l’iter della gara da 37milioni 700mila euro, suddivisa in tre lotti, due dei quali assegnati ed uno oggetto di ricorso al Consiglio di Stato. «Sulla base delle norme contenute nel decreto legge n. 66 – ha spiegato l’esponente dell’esecutivo – che impongono la riduzione delle spese intermedie, la Regione ha dovuto scegliere tra una forma di conversione di una parte del personale (vigilanza armata) in attività di portierato, così da assicurare a tutti il mantenimento del posto di lavoro, perché l’alternativa era quella del licenziamento di un c erto numero di addetti». Nel 2008 su questa posizione si era attestata la precedente giunta e per questo motivo è stata fattta la scelta di individuare i luoghi dove convertire la vigilanza armata in attività di poprtieratio e custodia.

L’assessore ha quindi affermato che si è proceduto alla definizione del bando di gara sulla base di indicazioni fatte proprie a sue tempo dalla precedente amministrazione e con la conferma dei requisiti di legge per l’espletamento dei servizi e le garanzie dell’applicazione del contratto nazionale di lavoro per gli addetti. «Il contratto di portierato – ha affermato Erriu – risulta  in modo abnorme al di sotto della soglia minima ed è bene ricordare che  il 90% dell’importo a base d’asta è destinato al pagamento degli stipendi».

L’assessore ha quindi ricordato che erano in servizio 128 guardie armate e 47 addetti ai parcheggi mentre ad oggi le guardie armate sono 108, 20 sono glia addetti ai servizi di portierato o simili, 47 sono impiegati in servizi fiduciari ed in più ci sono 26 nuovi assunti per i servizi di portierato. L’assessore Erriu ha quindi dichiarato che “entro i limiti stabiliti per l’incremento delle risorse” si sta procedendo con l’individuazione di altri siti che prevedano il servizio di vigilanza armata ed ha citato il caso degli uffici della Corte dei Conti, della stessa presidenza della Giunta, dell’assessorato delle Politiche sociali e anche il Centro elaborazione dati della Regione. «Tutto questo – ha precisato Erriu – per mitigare gli effetti negativi per i lavoratori che sono evidenziati nella risoluzione». Il componete l’esecutivo Pigliaru ha quindi ricordato che il risparmio conseguito con la gara per la vigilanza è stato pari a 2 milioni e mezzo di euro, rispetto al precedente contratto ed ha ammesso che al momento alla Regione, per ovviare alle criticità emerse anche in sede di dibattito, non resta che attivare “forme di sollecitazione alla ditta appaltatrice perché elevi il livello contrattuale applicato agli addetti al portierato”. «Ma non possiamo obbligare la ditta vincitrice l’appalto a garantire tali livelli di paghe – ha concluso l’assessore degli Enti locali – e per il futuro affermo che con le norme vigenti il percorso per escludere il ripetersi del caso è molto stretto».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, intervenendo in sede di dichiarazione di voto ha annunciato il voto contrario “a titolo personale” alla risoluzione n. 7 «perché, pur essendo a favore della tutela dei lavoratori su questa vicenda ci sono percorsi e situazioni a me non chiari». «Non condivido alcune procedure – ha concluso l’esponente della minoranza – e ho dubbi su alcuni aspetti del capitolato».

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha espresso critiche sulla formulazione del bando di gara: «Non sta a me giudicarne la legittimità ma chi redige un capitolato dovrebbe tener presente le conseguenze sui lavoratori oltre al conseguimento di eventuali risparmi. Sarebbe stato sufficiente – ha concluso l’esponente della minoranza – utilizzare la dicitura “con la salvaguardia dei livelli contributivi e retributivi” per scongiurare gli svantaggi cui vanno incontro i lavoratori delle ditte della vigilanza».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi posto in votazione con scrutinio elettronico la risoluzione n. 7 che è stata approvata con 46 voti a favore e uno contrario.

Il presidente Lai ha quindi dichiarato conclusi i lavori del Consiglio e nel preannunciarne la convocazione al domicilio, ha convocato la conferenza dei capigruppo.

La IV commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), ha deciso di rinviare (probabilmente alla prossima settimana) il voto finale sulla delibera della Giunta riguardante l’individuazione dei “litorali urbani” ai sensi della legge regionale 45/89. Il rinvio si è reso necessario per la richiesta di ulteriori approfondimenti formulata da alcuni commissari, in particolare Roberto Desini di Sdl ed Antonello Peru, di Forza Italia.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, nella sua relazione, ha spiegato i criteri seguiti nella predisposizione della delibera: «Sono state individuate anche attraverso il recupero di cartografie storiche e documentali – ha detto fra l’altro – due tipologie principali, da una parte i Comuni i cui centri abitati si sono storicamente sviluppati a ridosso del mare, dall’altra quelli inseriti o contigui a grandi centri abitati con una popolazione di riferimento superiore a 50.000 abitanti residenti».

I dieci Comuni qualificati come litorali urbani della prima tipologia, in precise porzioni dei rispettivi territori, sono Alghero, Cagliari, Calasetta, Capoterra, Golfo Aranci, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portoscuso e Quartu Sant’Elena.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Roberto Desini (Sdl), Giuseppe Fasolino e Antonello Peru (Forza Italia), Giuseppe Meloni e Salvatore Demontis (Pd).

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Donatella Spano 6

«La nuova legge forestale nasce dall’esigenza di colmare un vuoto normativo in una Regione come la Sardegna che possiede la maggiore estensione di boschi d’Italia (1milione e 200mila ettari, di cui oltre 220.000 gestiti dall’Ente Foreste) e può esprimere, anche in questo settore, grandissime potenzialità». Lo ha dichiarato l’assessore regionale dell’Ambiente, Donatella Spano, presentato davanti alla quarta commissione (Governo del territorio) presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd) il disegno di legge n. 18 – Giunta regionale – Legge forestale della Sardegna.

«Si tratta di un provvedimento organico – ha affermato l’assessore – che prende spunto dalla normativa nazionale e comunitaria in materia e dalle migliori esperienze della legislazione regionale e, sostanzialmente, dà indicazioni precise sulla missione della nuova agenzia regionale Forestas che andrà a sostituire l’Ente Foreste.»

«I punti qualificanti della legge – ha spiegato ancora la Spano – partono dalla definizione di bosco come luogo di biodiversità meritevoli di tutela per valorizzare questa grande risorsa attraverso processi di programmazione partecipata che prevedono anche interventi di semplificazione rivolti ai privati e meccanismi di monitoraggio e controllo dei risultati ottenuti.»

«Il ciclo di programmazione – ha aggiunto l’assessore dell’Ambiente – sarà articolato su 3 livelli: il piano forestale regionale, il piano di contrasto del rischio idro-geologico ed un piano particolareggiato su base comunale; anche la governante sarà molto snella, un amministratore unico affiancato dal collegio dei revisori e da un comitato territoriale (dove saranno presenti i sindaci) e, sul piano organizzativo, un catena di comando formata da direttore generale, servizi centrali e territoriali.»

Per quanto riguarda l’inquadramento del personale, circa 7.000 unità compresi le diverse tipologie di “stagionali”, l’assessore ha precisato che «a seguito dell’entrata in vigore di diverse norme nazionali si è reso necessario un approfondimento del Disegno di legge specifico predisposto dall’assessorato degli Affari generali; in ogni caso, tutto il personale transiterà dall’Ente Foreste alla nuova Agenzia».

Dopo la relazione dell’assessore Spano hanno preso la parola i consiglieri regionali Salvatore Demontis (Pd), Gianni Tatti e Gianluigi Rubiu (Area popolare Sardegna), Antonello Peru (Forza Italia) ed Eugenio Lai di Sel.

Il presidente della commissione Antonio Solinas, nelle sue conclusioni, si è riservato di acquisire anche le audizioni del commissario straordinario e del direttore generale dell’Ente Foreste. «Il problema del contratto, ha osservato – è molto complesso e credo che, in questa fase ed in attesa del disegno di legge dell’assessore, possiamo limitarci a dire se il perimetro contrattuale deve essere quello tracciato dalla legge 31 o un altro; sotto questo profilo, ritengo preferibile un inquadramento all’interno del contratto regionale».

«Sul piano generale – ha concluso Solinas – ritengo sia necessario valorizzare nella nuova programmazione sia il ruolo del Consiglio regionale che quello delle Autonomie locali fermo restando che, su questo e su altri punti, siamo e restiamo aperti a proposte migliorative.»

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L’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana, è intervenuto ieri in audizione davanti alla quarta commissione (Governo del territorio-Trasporti), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), su continuità territoriale e trasporto ferroviario.

«Non voglio fare polemiche – ha detto l’assessore dei Trasporti – ma sulla continuità territoriale sono state dette e scritte molte imprecisioni che non tengono conto di alcuni fattori che, negli anni, hanno completamente modificato lo scenario: le nuove normative dell’Unione europea, la comparsa sulla scena delle compagnie low cost ed il primo accordo Stato-Regione sulla c.d. vertenza entrate che assegna precise competenze alla stessa Regione.»

Nella sua relazione, Massimo Deiana ha ripercorso i passaggi principali della continuità territoriale ricordando, a proposito della cosiddetta continuità2 con gli scali minori, che «l’atteggiamento consolidato dell’Unione europea è di ritenerli inammissibili in presenza di un servizio già svolto nella stessa area perché nelle due commissioni che si occupano del tema, quella della competizione e quella mobilità, ha sempre prevalso la linea della prima; allo stato, quindi, non ritengo ci siano le condizioni ma ovviamente, in presenza di atti formali di segno diverso, non ho niente in contrario».

La vera novità rispetto al passato, ha proseguito l’assessore soffermandosi sull’ipotesi di una navetta di collegamento con Roma, «è che abbiamo formulato al Governo una proposta che tiene conto dei costi reali dell’insularità che, in termini di tempo e soldi, aumentano la distanza fra la Sardegna e la Penisola a quasi 500 Km e da qui nasce il riferimento ad una tariffa pari a quella di un pedaggio autostradale; nella proposta non viene indicato nessun aeroporto sardo come luogo di partenza ma è chiaro che è giusto posizionarsi dove la domanda è più elevata, tenendo conto anche che le risorse risparmiate (13.6 milioni) sarebbero reinvestite nel sistema aeroportuale avvicinando i costi per gli utenti a quelli della navetta». In vista della scadenza della cosiddetta continuità1 fissata per il 2017, Deiana ha comunicato lo studio di altre misure, come quella della selezione dei voli più appetibili in base agli orari. «I numeri ci dicono – ha spiegato – che i voli business con andata e ritorno nell’arco della giornata costano mediamente di più, mentre sono più convenienti quelli legati alla cosiddetta sunday rule (la regola della domenica) che comprendono anche un pezzo di vacanza; sulla proposta della navetta, auspicando che sia accolta, sceglieremo comunque insieme in un nuovo quadro equilibrato delle risorse disponibili».

Nel dibattito successivo sono intervenuti i consiglieri regionali Gianni Tatti (Area popolare Sardegna), Antonello Peru (Forza Italia), Franco Sabatini, Salvatore Demontis e Giuseppe Meloni del Pd.

Successivamente, l’assessore Deiana ha affrontato il problema del trasporto ferroviario, oggetto di una precedente audizione con le organizzazioni sindacali di categoria.

L’assessore ha iniziato il suo intervento respingendo le accuse di scarsa volontà di confronto con i sindacati e con la stessa Trenitalia a proposito del nuovo contratto di servizio. «Incontro sempre i sindacati-ha detto fra l’altro Deiana anche se mi appare singolare che, in una battaglia che è di tutta la Sardegna, abbiano assunto una posizione diversa». Quanto alla trattativa con Trenitalia, l’assessore dei Trasporti ha affermato che «non c’è nessuna incomunicabilità; la nostra posizione è che, con l’entrata in servizio dei treni veloci, il 30% delle percorrenze sarà coperto da vetture di proprietà della Regione, che si fa carico anche dell’ammortamento e della manutenzione dei mezzi utilizzando meno personale, tutto questo ha un valore che ci deve essere riconosciuto». «Mantengo forti riserve – ha concluso Deiana – sulla proposta di Trenitalia di un contratto di 9 anni; ritengo preferibile quella di stipulare un accordo per un anno, durante il quale ciascuno sia libero di fare le più accurate verifiche su ogni punto del contratto».

La commissione è stata riconvocata per martedì prossimo, in un orario ancora da concordare, per l’audizione dell’assessore dell’Ambiente Donatella Spano sulla riforma dell’Ente Foreste.

I sindacati del trasporto ferroviario in quarta commissione hanno sollecitato la sottoscrizione del contratto di servizio con Trenitalia.

«La Sardegna – ha detto il segretario regionale della Confsal Trasporti, Augusto Tocco – è l’unica Regione d’Italia che non ha ancora sottoscritto il contratto di servizio con Trenitalia; dobbiamo assolutamente recuperare questo ritardo per dare finalmente un servizio migliore ai sardi.»

«Non solo siamo gli ultimi – ha poi osservato il responsabile regionale della Cgil, Arnaldo Boeddu – ma stiamo attraversando un momento cruciale del trasporto ferroviario in cui, da un lato, i lavoratori sono chiamati ad un forte recupero di efficienza e, dall’altro, viene tagliato il budget delle manutenzioni dei mezzi, i nostri tecnici andati in pensione non vengono rimpiazzati, le biglietterie sono chiuse la domenica, nei vagoni si viaggia a 40 gradi e i treni, compreso il Minuetto, rischiano di fermarsi. In questo quadro è evidente che il nuovo contratto è la chiave di tutto; anzi, siccome siamo arrivati per ultimi, possiamo scriverlo meglio di altri evitando però certe fughe in avanti, come quella di sostenere che l’Arst può essere un vettore competitivo nel trasporto ferroviario su scala regionale.»

Valerio Zoccheddu, della Cisl, ha sottolineato il paradosso di una trattativa fra Regione e Trenitalia incagliata proprio quanto stanno per entrare in servizio i nuovi treni veloci. «La Regione non può chiedere di chiudere il contratto pagando 8.50 euro a chilometro perché a queste cifre non ci sta dentro nessuno, tanto è vero che Sicilia e Toscana pagano fra gli 11 ed i 12 euro; a parte il fatto che i treni veloci copriranno solo il 30% dei costi senza i massicci investimenti sulla rete (superiori al miliardo di euro) per i quali al momento non ci sono risorse».

Per Carlo Atzori, segretario regionale dell’Orsa, «è necessario riprendere urgentemente il confronto con l’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, per uscire dal ping pong fra Regione e Trenitalia che sta bloccando il contratto di servizio; per quanto riguarda le manutenzioni, in particolare, vogliamo essere messi nelle condizioni di fare la nostra parte, altrimenti le riparazioni dei treni veloci le faranno gli spagnoli e in Sardegna chiuderanno le officine, come potrebbe accadere fra breve a Sassari».

«Senza contratto – ha ribadito William Zonca della Uil – i sardi hanno sicuramente un servizio peggiore e, dal nostro punto di vista, nel contratto di deve essere anche un riferimento all’occupazione, dopo che negli ultimo 10 anni, abbiamo perduto quasi 3.000 unità».

Secondo Giuseppe Stocchino, dell’Orsa, «se si vuole dare un senso agli interventi di potenziamento del trasporto su ferro, bisogna ripartire anche dal lavoro che si svolge nelle stazioni tenendo presente che, con i numeri attuali, la Sardegna non è una Regione appetibile per nessun vettore, compresa Trenitalia».

Nel dibattito successivo hanno preso la parola i consiglieri regionali Salvatore Demontis del Pd, Fabrizio Anedda di Sinistra Sarda ed Antonello Peru di Forza Italia. Nelle conclusioni, il presidente della commissione Antonio Solinas ha ricordato fra l’altro che gli obiettivi strategici della Regione sono quelli di dare un servizio migliore ai sardi e di trasferire quote sempre maggiori i trasporto e di traffico sulla rete ferroviaria. «Non mi risulta – ha continuato – che l’assessore abbia rifiutato il confronto con i sindacati e che la Regione abbia proposto a Trenitalia un costo a chilometro di 8.50 euro; so invece che ha chiesto più qualità ed efficienza ed anche di investire eventuali risparmi in Sardegna».

Terminata l’audizione delle organizzazioni sindacali è stata la volta del responsabile regionale di Trenitalia per la Sardegna, Fabio Lo Sciuto, che in apertura, ha voluto chiarire che «fra Regione e Trenitalia non è mai esistito alcun contratto ed i rapporti reciproci sono stati finora regolati da un vecchio accordo di programma fra Stato e Regione che per Trenitalia ha fatto registrare nel 2014 una perdita di 3 milioni di euro». «Ora – ha detto ancora Lo Sciuto – anche grazie ad un tavolo tecnico con l’assessorato in cui sono state analizzate puntualmente tutte le voci del bilancio, abbiamo proposto un contratto della durata di 10 anni che consenta, attraverso verifiche annuali, di correggere eventuali criticità che dovessero emergere, tenendo presente che occorrerà comunque intervenire sulle tariffe che in Sardegna sono ferme dal 2009 e sono fra le più basse d’Italia; non partiamo comunque da zero perché nel 2014 abbiamo trasportato più di 13.000 persone al giorno con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente, dovuto anche all’azione della Regione che ha eliminato le sovrapposizioni del treno con i mezzi su gomma, un quadro complessivo da cui ci aspettiamo già da quest’anno migliori risultati di bilancio».

Infine, sulla possibilità che la Sardegna possa indire una gara pubblica per l’aggiudicazione del servizio di trasporto ferroviario, il responsabile di Trenitalia è stato molto chiaro: «L’azienda valuterà come sempre con grande attenzione tutti gli aspetti della gara riservandosi la decisione di partecipare o meno, a seconda delle condizioni».

I lavori della commissione proseguono questo pomeriggio con l’audizione dell’assessore dei Trasporti Massimo Deiana sulla continuità territoriale aerea.

Stazione ferroviaria di Cagliari

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Abinsula, azienda sarda leader nel mondo automotive-infotainment, è ancora protagonista nel settore. Questa volta ha collaborato alla realizzazione di un prototipo di auto elettrica che rientra negli standard Interactive fully electrical vehicles ed è prodotta dal consorzio Torino e-distric, una rete di grandi e piccole imprese che sviluppa soluzioni di mobilità elettrica in collaborazione con oltre 150 gruppi di ricerca Europei. Un modello del cruscotto sarà esposto da oggi a Sinnova 2015.

In occasione del Salone di Torino, ospitato tra i viali del Parco del Valentino, in tanti hanno avuto modo di vedere il prototipo in una scenografica esposizione che riporta le automobili tra le persone, riaccendendo la passione per i motori.

Sono nati a Sassari due particolari importanti: l’interfaccia grafica del cruscotto e il sistema di monitoraggio dell’energia accumulata. L’auto, ribattezzata “Torino”, infatti, è un’ibrida, leggera e sostenibile, elettrica e a energia fotovoltaica alimentata con pannelli solari, disegnata secondo i canoni di armonia.

«Il software made in Sardinia – raccontano Pierluigi Pinna e Antonio Solinas, responsabili rispettivamente dell’azienda Abinsula e  del progetto – permetterà di controllare lo stato delle batterie, i due motori elettrici, l’energia ricevuta dal pannello fotovoltaico e, al contempo, di visionare il sistema di recupero dell’energia. Interamente digitali il contachilometri e gli indicatori. Il display inoltre è disegnato per avvolgere il guidatore per un’esperienza di guida futuristica.»

Il prototipo elettrico che vede il coinvolgimento di Abinsula è il frutto dell’attività di ricerca del consorzio “Torino e-district” – nato con la partecipazione di cinque medie e piccole imprese e una più grande, la Bitron, società multinazionale italiana che opera nel settore meccatronico – e che si propone al mercato con la rete di imprese Anifevs. Il prototipo è stato battezzato “Torino” nel 2011. Tre posti, uno davanti e due dietro, ha un’autonomia di 150 km con una batteria a litioioni di 11 kw e consuma 70 Wh al chilometro. La batteria è alimentata anche da celle solari ad alta efficienza, per un’ulteriore autonomia di 20 km.

«Siamo particolarmente soddisfatti della partnership avviata con Abinsula, azienda leader nel settore del software embedded per automotive e Hmi. Il loro è stato un prezioso aiuto e prevediamo sia solo l’inizio», racconta Pietro Perlo, membro dell’advisor group della Comunità europea del settore “Smart, Green and Integrated Transport” e vice presidente di Torino e-District.

Abinsula inoltre porterà il cruscotto digitale in anteprima per la Sardegna a Sinnova 2015, salone dell’innovazione in Sardegna, la cui terza edizione si terrà il 2 e 3 luglio a Cagliari, al centro polifunzionale ex terminal crociere. Oltre a questo l’azienda, durante la rassegna, racconterà come il software made in Sardinia viaggia per il mondo ed è possibile trovarlo in ogni angolo del pianeta, dalle applicazioni mobile ai sistemi di intrattenimento e telematici in auto, fino ai sistemi di domotica.

Abinsula, fondata nel marzo del 2012 da professionisti leader nel settore dell’information technology, è cresciuta costantemente riportando diversi successi nel mondo dell’innovazione tecnologica. Ha tre sedi: Sassari (principale), Cagliari e Torino, con un organico di oltre una trentina tra dipendenti e collaboratori. Tramite la sede piemontese ha aderito al Polo Ict della Regione Piemonte e al cluster Smart communities nazionale.

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«Siamo molto preoccupati per lo scenario che si sta delineando ed auspichiamo un ripensamento della Regione, perché con l’attivazione della cosiddetta continuità3 verso alcune capitali europee è a rischio il diritto alla mobilità dei sardi.»

Lo ha dichiarato il dirigente della Cgil Trasporti, Franco Monaco, nel corso di una audizione davanti alla IV commissione del Consiglio regionale, presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd).

«Quella di dare vita a nuovi collegamenti con l’Europa – ha precisato Monaco – è un’idea giusta ma non c’entra niente con la continuità che invece tocca da vicino il diritto alla mobilità dei sardi ed è costruita su condizioni molto precise: possibilità di andata e ritorno in giornata, rilascio di informazioni tempestive presso i call center, flessibilità nella conferma e nell’annullamento delle prenotazioni, accesso garantito agli aeromobili per i portatori di handicap e molto altro.»

«Questo è un passaggio centrale – ha proseguito il sindacalista -. Non si può sostenere come fa l’assessore dei Trasporti, che l’Unione europea considera sovrapponibili i voli della continuità e quelli low cost su scali minori perché i primi sono servizio pubblico e i secondi no ed è questa la linea che la Regione deve far passare presso l’Europa».

«Ferma restando questa distinzione – ha poi aggiunto Ivan Rocca della Uil trasporti – occorre anche considerare che il mantenimento della continuità2 consentirebbe di intercettare il surplus di traffico su Roma e Milano già registrato con la continuità1 e di prevenire i contraccolpi occupazionali che si avranno a partire da ottobre sugli aeroporti sardi di Cagliari, Alghero ed Olbia; dobbiamo insomma evitare la stagionalizzazione del trasporto aereo in Sardegna che è l’esatto contrario della continuità territoriale.ı

«A nostro giudizio è solo un problema di volontà politica – ha dichiarato Nicola Contini della Ugl trasporti – e i dati ci danno ragione: Bologna, ad esempio, è la terza destinazione per volume di traffico dalla Sardegna e gli scali di Torino e Verona sono diventati punti di riferimento dei sardi soprattutto per alcune tipologie di utenza, ecco perché dobbiamo estendere il concetto di continuità territoriale oltre Milano e Roma, come già avviene in Corsica, e non comprimerlo.»

Molto critico nei confronti dell’assessore dei trasporti Massimiliano Deiana, il sindacalista della Cgil Arnaldo Boeddu ha ribadito con forza che «la Sardegna deve presentare all’Unione europea una proposta di continuità territoriale dei sardi tarata sulle reali esigenze dei cittadini, i dati ci dicono che dobbiamo alleggerire il peso su Roma e Milano dove i posti sono quelli che sono soprattutto in certi periodi dell’anno e diversificare l’offerta».

Nel successivo dibattito sono intervenuti i consiglieri regionali Giuseppe Fasolino ed Antonello Peru di Forza Italia, Giuseppe Meloni e Salvatore Demontis del Pd e Gianni Tatti, di Area popolare Sardegna.

In conclusione il presidente della commissione Antonio Solinas ha definito l’incontro «più che positivo, perché il problema dei trasporti rimanda al tema più generale del recupero dello svantaggio dell’insularità su cui la Regione è fortemente impegnata». «Non voglio fare il difensore d’ufficio di nessuno – ha continuato Solinas – e credo che il confronto debba restare aperto ai contributi della commissione e dello stesso Consiglio regionale rispetto ad un quadro in cui le principali destinazioni nazionali non hanno bisogno di incentivi di cui però avrebbe necessità la cosiddetta continuità2, senza dimenticare che la continuità3 verso l’Europa è una scelta lungimirante che apre nuove prospettive al il turismo sardo». «Appena possibile – ha concluso – sentiremo ancora l’assessore dei Trasporti e, se necessario, anche le organizzazioni sindacali.»

La IV commissione del Consiglio regionale ha sentito in audizione il direttore generale di Area, Sebastiano Bitti, sulla riforma dell’agenzia per l’edilizia abitativa.

«La Sardegna – ha detto Sebastiano Bitti – è la quarta Regione d’Italia per numero di alloggi pubblici in proporzione al numero degli abitanti ma è la penultima per lo stato di conservazione dei fabbricati; c’è quindi l’esigenza di riforma della normativa di settore e sarebbe auspicabile una nuova legge organica.»

Nella sua relazione l’ing. Bitti ha ricordato fra l’altro che Area gestisce complessivamente l’85% circa dell’edilizia residenziale pubblica 26.000 alloggi, mentre 6.000 fanno capo ai Comuni, principalmente a Cagliari e Sassari. «Le ipotesi di riforma – ha affermato ancora il direttore di Area – partono da presupposti in parte diversi; mentre la proposta di legge n. 181 (Desini-Busia) appare ispirata ad un modello organizzativo simile a quello delle Asl dove la gestione degli immobili è separata dalla proprietà che è dei Comuni, il disegno di legge della Giunta mantiene elementi di continuità con la normativa precedente, dando un ruolo ai territori, mantenendo la proprietà dei fabbricati e diversificando sia pure in parte l’attività dell’Agenzia».

«Inoltre – ha aggiunto Bitti – si ipotizza una governance interamente pubblica a livello regionale, dato che non ha riscontri nel panorama legislativo nazionale, ed una missione aziendale completamente diversa da quella istituzionale della gestione degli alloggi; va ricordato sotto questo aspetto che Area non è in grado, al momento, di svolgere con continuità una funzione diversa da quella per cui è stata costituita, fa attività extra che vengono pagate a parte dalla Regione o dai Comuni ma è evidente che se cambia il suo ruolo ha necessità delle relative risorse.»

Per quanto riguarda la pianta organica, l’ing. Bitti ha comunicato che «a seguito di un profondo processo di riorganizzazione di tutta l’amministrazione regionale i dirigenti in forza all’Agenzia scenderanno da 20 ad 8; una diminuzione che, se non compensata dall’ingresso di nuove figure nell’area dei funzionari rischia di indebolire la capacità di risposta e di intervento sul territorio».

Dopo l’intervento del direttore generale di Area hanno preso la parola i consiglieri regionali Roberto Desini (Centro democratico) ed Antonello Peru (Forza italia). Il presidente della commissione Antonio Solinas ha comunicato che il commissario straordinario dell’Agenzia, del quale era prevista l’audizione, non ha potuto partecipare alla seduta ma sarà comunque sentito a breve scadenza.

I lavori della commissione proseguiranno anche nelle giornate di domani e giovedì, sempre con l’esame e la discussione delle proposte di riforma dell’Agenzia regionale per l’edilizia abitativa.

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La seconda commissione (Lavoro), presieduta dall’on. Gavino Manca (Pd) si riunirà martedì 23 giugno, alle ore 16.00. In programma le audizioni dell’Unione precari del settore giustizia e dei rappresentanti delle Fondazioni culturali.

Queste attività rientrano nella riforma dei servizi e delle politiche per il lavoro su cui è impegnata la commissione, a partire dell’esame del disegno di legge n. 216 della Giunta (Misure urgenti in materia di disciplina dei servizi e delle politiche per il lavoro. Modifiche alla legge regionale 30/2005 – Norme in materia di promozione dell’occupazione, sicurezza e qualità del lavoro. Abrogazione della legge regionale 9/2003 in materia di lavoro e servizi all’impiego). I lavori della commissione proseguiranno mercoledì 24 giugno, alle ore 10.00, con le audizioni dell’assessore del Lavoro, Virginia Mura, sulle problematiche relative ad ammortizzatori sociali, lavoratori in utilizzo e Flexsecurity e dei rappresentanti dei lavoratori in utilizzo.

Sempre per martedì 23 giugno alle 16.00 è programmata la seduta della quarta commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd). Si comincerà con le audizioni del commissario straordinario e del direttore generale di Area per proseguire con l’esame dei testi normativi riguardanti la riforma dell’Agenzia regionale per l’edilizia abitativa: il disegno di legge n.207 (norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Agenzia regionale per l’edilizia abitativa Area) ed il n. 110 (misure urgenti e modifiche alla legge regionale 12/2006 inerenti l’organizzazione dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa, Area), entrambi della Giunta regionale, e la proposta di legge n. 181 – Desini/Busia (organizzazione dell’intervento regionale nel settore abitativo e modifiche alla legge regionale 12/2006). Le sedute della commissioni andranno avanti anche nelle giornate di mercoledì 24 e giovedì 25 giugno con lo stesso ordine del giorno.

La quinta commissione (Attività produttive) si riunirà mercoledì 24 giugno, alle ore 16.00. All’ordine del giorno l’esame del Testo Unico 45-61 sull’Apicoltura, del disegno di legge della Giunta n. 202 (Trasformazione in agenzia del Consorzio per l’assistenza alle piccole e medie imprese “Sardegna Ricerche” istituito con la legge regionale 21/1985 – Istituzione di un fondo per l’assistenza alle piccole e medie imprese in attuazione della legge 268/1974), della Proposta di legge n. 227 – Lotto e più – (norme in materia di danni all’agricoltura da fauna selvatica. Modifiche alla legge regionale n. 1/1977 – Norme sull’organizzazione amministrativa della Regione Sarda e sulle competenze della Giunta, della Presidenza e degli Assessorati regionali – e alla legge regionale n. 23/98 – Norme per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio della caccia in Sardegna ed interventi per la lotta alla peste suina). La commissione, inoltre, dovrà esprimere il suo parere sul disegno di legge n. 218 – Giunta regionale (legge forestale della Sardegna). I lavori proseguiranno anche nella giornata di giovedì 25 giugno, con inizio alle ore 10.00 e lo stesso ordine del giorno.

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