22 November, 2024
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Il direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio D’Urso, ha presentato ieri il nuovo direttore del Servizio di Cardiologia universitaria ed una nuova responsabile del Servizio provveditorato.

A guidare il Servizio di Cardiologia delle cliniche, dopo il collocamento a riposo del professore Antonello Ganau, sarà il professore Guido Parodi. «Il nostro obiettivo – ha detto il manager dell’Aou – è quello di puntare a un maggiore sviluppo delle Cardiologie, per questo sarà importante una stretta sinergia tra le due strutture aziendali».

Proprio in quest’ottica, la Cardiologia di viale San Pietro e quella del Santissima Annunziata, diretta da Pierfranco Terrosu, hanno già avviato l’attività di collaborazione, perché «dobbiamo integrarci – ha aggiunto Guido Parodi – per dare risposte ai bisogni assistenziali dei cittadini».

Il nuovo direttore, che arriva da Firenze, è specializzato in cardiologia interventistica e sarà anche il nuovo direttore della scuola di specializzazione in Cardiologia dell’Università di Sassari.

Arriva, invece, da una lunga esperienza nell’assessorato Lavori pubblici della Regione Sardegna la nuova direttrice del Servizio Provveditorato, economato e patrimonio Ivana Falco. Ad attenderla, da subito, importanti obiettivi. «Dobbiamo proseguire con energia la fase di stabilizzazione degli acquisti – ha sottolineato il direttore generale – che ha avuto un periodo difficile dopo l’accorpamento del Santissima Annunziata con la Aou. Davanti, inoltre, c’è anche la partita degli investimenti per oltre 7 milioni per il potenziamento, l’ammodernamento tecnologico e la razionalizzazione della rete infrastrutturale dei servizi sanitari».

Sfide importanti, per affrontare le quali la nuova dirigente ha già messo in moto la macchina organizzativa degli uffici di via Coppino. «Si tratta di un lavoro complesso – ha aggiunto Ivana Falco – che comporterà, necessariamente, un lavoro di squadra con tutte le unità operative per una collaborazione in un processo condiviso, che vede il paziente al centro delle nostre azioni».

La nuova direttrice del Provveditorato sostituisce nell’incarico Antonio Solinas che dal 1° ottobre è andato a dirigere il Servizio Affari generali, prima retto da Chiara Seazzu dal 1° ottobre a capo del Servizio Risorse umane.

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E’ proseguito oggi, in Consiglio regionale, l’esame della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. Il presidente Gianfranco Ganau, ha aperto i lavori della seduta e, dopo le formalità di rito ha prima comunicato il nuovo rinvio dell’elezione del vice presidente del Consiglio e della nomina del garante dell’adolescenza e dell’infanzia, quindi la convocazione della commissione Sanità per domani alle 11.00 e la riunione dell’Aula alle 15.30 e, infine, ha annunciato la discussione del testo e degli emendamenti del capitolo 5 della proposta di riordino della rete ospedaliera (doc. n. 16/XV/A).

Il relatore di maggioranza, il presidente della commissione Raimondo Perra (Upc-Socialisti) ha dichiarato il parere agli emendamenti (tutti negativi ad eccezione di tre annunci al ritiro) a cui è seguito il parere conforme a quello del relatore, da parte della Giunta regionale nella persona dell’assessore della Sanità, Luigi Arru.

Il relatore di minoranza, Edoardo Tocco (Fi), dunque, è intervenuto in sede di dibattito ed ha criticato metodo e sostanza del piano di riordino proposto dall’esecutivo Pigliaru ed ha insistito sul mancato riconoscimento del cosiddetto Dea (dipartimento d’emergenza e accettazione) di secondo livello in Ogliastra e della mancata previsione del punto nascita a La Maddalena. L’esponente dell’opposizione ha quindi annunciato il voto favorevole agli emendamenti soppressivi del capitolo 5 del documento n. 16.

Alessandra Zedda (Fi) ha invece incentrato il suo intervento sulla delibera adottata dal manager Ats, Fulvio Moirano, per il collegamento telematico delle aziende sanitarie locali a fronte di una previsione di spesa di circa otto milioni di euro. La vice capogruppo di Forza Italia ha contestato in particolare la scelta di rivolgersi ad un operatore privato nonostante sia operante la rete telematica regionale che – a giudizio della consigliera – offrirebbe all’Ats gratuitamente i servizi di connessione, con maggiori capacità di trasmissione dati rispetto a quelli garantiti dall’operatore privato. «Noi ci impegniamo a ridurre la spesa della Sanità – ha concluso Alessandra Zedda – mentre il manager Moirano spende milioni di euro per gare superflue».

Il consigliere dei Rossomori, Emilio Usula, ha criticato aspramente la differenziazione dei territori sulla base della densità demografica: «Così non si fa una riforma ma si fa un pasticcio e un imbroglio». Il consigliere del centrosinistra ma da tempo all’opposizione della Giunta Pigliaru ha quindi puntato il dito sulle scelte che riguardano i servizi della Sanità a Nuoro («cosa vuol dire un Dea di primo livello potenziato a Nuoro?») ed ha paventato il rischio di un potenziamento delle strutture ospedaliere del centro della Sardegna. Usula ha quindi fatto appello al Consiglio perché ci si adoperi con atti concreti per combattere lo spopolamento ed ha dichiarato che la proposta di riordino della rete ospedaliera nega gli irrinunciabili principi di sussidiarietà ed equità.

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto-Sinistra sarda) ha dichiarato una sostanziale condivisione del documento anche alla luce delle intervenute modifiche a seguito del confronto con l’Anci e il Cal. L’esponente della maggioranza ha invitato il centrosinistra a diffidare dei “cattivi consigli da parte di chi vuole mantenere lo status quo insieme con inutili primariati e sistemi gestionali orientati a favore dei  privati o dei monopoli”. In conclusione del suo intervento, Anedda ha quindi denunciato “lo sfruttamento dei volontari del 118” e evidenziato la troppa vicinanza con la campagna elettorale delle regionali ed ha affermato: «La riforma della rete ospedaliera sarà una buona riforma se scontenterà i potentati della sanità».

Marco Tedde (Fi) ha ribadito le critiche al documento («emergono con più chiarezza errori e contraddizioni che più volte abbiamo denunciato») ed ha lamentato una eccessiva discrezionalità da parte dell’esecutivo a vantaggio dei cosiddetti “territori amici”. L’esponente della minoranza ha ricordato la non obbligatoria applicazione in Sardegna delle direttive contenute nel famigerato DM 70 ed ha rimarcato i danni che ne deriverebbero dalla trasposizione nell’Isola, soprattutto in danno di quei territori maggiormente penalizzati dalle carenze infrastrutturali e dai collegamenti: «Alla Sardegna – ha affermato Tedde – serve un piano di riordino cucito sui bisogni dei sardi e sulle necessità della nostra Regione». Il consigliere ha quindi contestato la decisione di premiare i territori senza il requisito dei 150mila abitanti “mentre Alghero e Ozieri, che vantano quel requisito, non vedono riconosciuto il Dea di primo livello”.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni ha ribadito le aspre critiche al documento ed ha polemizzato,s eppur indirettamente con il consigliere della sinistra sarda, Anedda (»non comprendo come, chi si dice veterocomunista, possa affermare che bisogna fare economia chiudendo i servizi della sanità»). «Serve fortificare le strutture nei territori – ha incalzato il consigliere della minoranza – soprattutto nelle aree più deboli o penalizzate dallo spopolamento come l’Ogliastra e La Maddalena». Attilio Dedoni ha concluso accusando il Pd di bloccare la nomina del direttore dell’Areus e invitando il presidente della commissione Sanità, Mondo Perra, a non mostrarsi succube nelle decisioni che gli sono proprie.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp, Daniele Cocco, ha svolto il suo intervento incentrato sul “no” al ricorso alle agenzie interinali per il reclutamento del personale in Sanità: «Siamo contrari a questi metodi soprattutto perché non si attinge dalle graduatorie tutt’ora valide».

Gianluigi Rubiu (Udc) ha parlato di riforma calata dall’alto “che non tiene conto delle peculiarità territoriali e delle caratteristiche patologie della Sardegna, come il diabete e la Sla”. «La riforma – ha insistito il capogruppo dei centristi – non tiene conto di queste esigenze e non considera le proteste di amministratori e cittadini». «La Sardegna non è pronta per questa riforma – ha concluso Rubiu – e gli emendamenti presentati dimostrano quanto non sia calata nella realtà sarda».

Per la Giunta ha replicato l’assessore Luigi Arru, che ha esordito in replica ad alcuni interventi con un detto nuorese: “Pista s’abba pista, abba fit e abba s’istat (pesta pure l’acqua: acqua era e acqua resta trad.)”. Smettiamola, dunque,  di creare terrore e diamo informazioni corrette ai cittadini. Nessuno toccherà la Neurochirurgia di Nuoro o la Chirurgia vascolare, ad esempio. I numeri sono molto chiari e mai una volta abbiamo ragionato in termini economici, nemmeno quando ci siamo resi conto che ci sono ospedali che producono 3 milioni di euro in Drg mentre noi gliene trasferiamo 14”.

Per dichiarazione di voto sul capitolo 5 l’on. Annamaria Busia (Campo progressista Sardegna) ha detto: “Ancora più convintamente dico che le questioni poste all’Aula non riguardano i numeri ma l’impostazione generale di questa riorganizzazione, che non garantisce il diritto alla salute a tutti i cittadini. Dobbiamo anche raccontare in questa sede le vicende personali ai pronto soccorso? Racconterò anche la mia se ci sarà il tempo”.

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis,  ha annunciato il voto favorevole all’emendamento soppressivo: “Non è negoziabile al banco degli emendamenti del centrosinistra il diritto alla salute di tutti i cittadini sardi. Di Seui e Isili e non solo di chi abita a Cagliari e a Sassari. Per questo vi chiediamo di fermarvi, ancora una volta lo chiediamo e con noi ci sono ampi settori della maggioranza”.

Per il Pd ha parlato il capogruppo Pietro Cocco: “Non far nulla non è la soluzione. Noi stiamo facendo il possibile ed è evidente che si stanno toccando interessi ma siamo consapevoli che la rete sanitaria ospedaliera vada riorganizzata”.

L’emendamento 8 (Pittalis e più) è stato respinto.

A seguire gli interventi sull’emendamento 410. Per il consigliere Usula (Rossomori) “il Dm 70 dovrebbe essere interpretato nella sua complessità  e non in modo riduttivo. Perfino i dati del ministero vengono considerati in difetto con riguardo alle strutture sanitarie dei piccoli territori. E non parlo solo di Austis e Teti: avete idea di quanto tempo si impiega ad agosto ad arrivare da Cala Gonone a Cagliari o a Sassari, dove ci saranno i Dea di secondo livello in h.24?”.

L’on. Edoardo Tocco ha riferito all’Aula: “Poco fa una persona ha chiamato il Cup per chiedere una visita diabetologica e l’hanno fissata al 2019. Mi pare sufficientemente emblematico. Dov’è il vostro occhio di riguardo per la sala operatoria dell’ospedale di Isili, ancora da finire, o per il presidio di Muravera?”.

Sempre per Forza Italia ha preso la parola l’on. Marco Tedde, che ha detto: “Voto favorevole per questo emendamento”. Dello stesso parere anche l’on. Alessandra Zedda: “La riforma con voi parte e con voi finisce. Non è la nostra riforma e possiamo solo farvi vedere gli errori che state commettendo, soprattutto non coinvolgendo i sindaci e i medici. Avete fatto questa riforma voi e i vostri manager: è la verità e si vede”.

Per l’on. Annamaria Busia “non è la soppressione di un capitolo a migliorare la situazione. Voto contrario all’emendamento”. Favorevole, invece, l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: “Avete tenuto conto di numeri freddi nella vostra divisione di ospedali in Sardegna. E non avete tenuto conto della realtà dell’Isola, al di là dei numeri d’inverno e sotto la stagione turistica. Noi possiamo sforare le prescrizioni del DM 70: lo avete capito? Volete distruggere la sanità sarda, ora è chiaro”.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori) “nessuno se la può cavare nel dire che la colpa di tutto è di Ugo Cappellacci. Voi non avete fatto altro che prendere un sistema e peggiorarlo, passando soprattutto per quel che hanno fatto i governi di centrosinistra”.

“Sono andato nei territori a incontrare i sindaci”, ha detto l’on. Giuseppe Fasolino (Forza Italia) “spesso con l’on. Edoardo Tocco, fuori dai particolarismi dei bacini elettorali. Per questo ringrazio il collega, perché insieme a lui ho ascoltato e capito che cosa i sardi chiedono alla sanità. Il capogruppo del Pd non deve parlare di interessi, come ha appena fatto, perché sono i sindaci che si stanno muovendo e il loro unico interesse è l’interesse della comunità che guida. Francamente non è possibile non avere un presidio di primo livello nel nord est della Sardegna”.

Per il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis: “Questo è il vostro cavallo di Troia e determinerà la vostra rovina. La rovina di tutto il centrosinistra. Il problema è che questa riorganizzazione rovina tutta la Sardegna, con un gesto dall’alto che è del tutto privo di consensi”.

Il leader del Psd’Az, Cristian Solinas, ha chiesto “una riflessione in più alla giunta e alla maggioranza. Si prenda atto che non si può governare a dispetto dei sardi, c’è quantomeno bisogno di modificarla e approfondirla per farla comprendere meglio ai destinatari. La Sardegna merita una vera riforma del sistema sanitario nel suo complesso: visto che ce la paghiamo tutta con i soldi dei sardi, dobbiamo avere anche il diritto di governarcela come ci sembra più giusto”.     

Respinto anche l’emendamento 410 (Oppi e più).

Sull’emendamento 411 l’on. Edoardo Tocco (FI) ha detto all’assessore Luigi Arru: “Siete arrivati troppo avanti e ora non riuscite più a fermarvi. Ma una presa di coscienza in questo momento farebbe bene: la riforma è partita in modo disorganico. Una settimana di riflessione non farebbe danno a nessuno”.

A seguire l’on. Marco Tedde (FI) ha annunciato il voto a favore.

Respinti gli emendamenti 411, 412, 413, 414, 415, 416, 417, 418, 420, 421, 422, 423, 409, 419, 675, 281.

L’on. Christian Usula (Rossomori) ha letto l’emendamento 605 e ha sollecitato alla Giunta “il diritto per la Sardegna di avere due hub non distanti 220 chilometri l’uno dall’altro. Per questo chiedo il voto elettronico”.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha proposto un emendamento orale con l’indicazione di quattro e non tre aree nel testo dell’emendamento 605.

L’on. Gianluigi Rubiu (Udc) ha annunciato il voto favorevole all’emendamento 605: “Così si colmerà un grande errore”. A seguire l’on. Annamaria Busia (Cps), che ha detto: “Sono favorevole al contenuto ma ritengo di dovermi astenere. Comunque, tre aree non cambieranno il senso di quanto ho affermato”.

Forza Italia con il capogruppo Pittalis ha annunciato il voto a favore: “Non è un problema solo dei nuoresi. Quella del collega Emilio Usula è una mediazione di equilibrio ma facciamo un appello a tutti i consiglieri di buona volontà, soprattutto a quelli che si riempiono la bocca di spopolamento. Caro collega Solinas, le provocazioni non servono: state penalizzando la Sardegna più debole”.

Per l’on. Daniele Cocco (Mdp) “è chiaro lo spirito dell’emendamento Usula. L’assessore dovrebbe farsi carico dell’ambito territoriale sanitario di Nuoro e di tutte le strutture periferiche che sembrano sfumare negli atti aziendale. Noi vigileremo su questo”.

L’on. Augusto Cherchi (Pds) ha aggiunto: “Da parte nostra contano i servizi, solo quelli. Non farò mai battaglie su etichette da appendere all’ingresso degli ospedali: abbiamo la garanzia che i servizi di Nuoro saranno mantenuti e pure potenziati”.

L’emendamento 605 è stato respinto.

L’Aula ha affrontato poi l’emendamento 282 (Tedde), al quale la maggioranza ha presentato con l’on. Ruggeri un emendamento sostitutivo totale 866.

L’on. Marco Tedde ha illustrato l‘emendamento 282, riferendosi ad Alghero: “Non riusciamo a capire per quale motivo nel nord ovest della Sardegna, dove si superano i 150 mila abitanti,  ci siano i parametri per un ospedale di primo livello ma non se ne vede traccia. E’ un atto che serve soltanto per riequilibrare il sistema rispetto ad alcuni presidi del sud della Sardegna o si tratta di una vista?”.

Per l’on. Edoardo Tocco (FI) “è chiaro che il primo livello possa non essere assegnato anche se ci sono i presupposti. Per questo chiedo che dal primo gennaio 2018 Alghero abbia riconosciuto il primo livello”.

Il consigliere Salvatore Demontis (Pd) ha rifiutato la logica degli interventi campanilistici osservando però che «si stanno dicendo inesattezze, poiché il Dm 70 richiede la presenza di tutte le specialità per cui, se fosse primo livello, l’ospedale di Alghero dovrebbe avere la rianimazione, ma non è possibile in questa fase come confermato da pareri legali». Di fronte a tale situazione, ha aggiunto Demontis, «abbiamo chiesto ed ottenuto l’inserimento specialità che ad oggi non ci sono mentre nel 2018 sarà istituita anche la rianimazione determinando la riclassificazione della struttura come primo livello».

Il consigliere Antonello Peru (Forza Italia) ha ricordato che «l’assessore Arru ha detto una grande verità sottolineando che, nella riforma della sanità sarda, non si sta applicando il Dm 70». Ma, ha precisato, «proprio per questo chiediamo il primo livello per Alghero-Ozieri, realtà con grandi peculiarità ed una storia di prim’ordine, e ci preoccupa l’arroccamento della maggioranza sull’accentramento attorno a due grandi poli come abbiamo dimostrato sostenendo l’emendamento del collega Usula per Nuoro; purtroppo assistiamo a comportamenti che, al di là delle parole, privilegiano l’economia sull’assistenza, anche per questo è il momento che si facciano sentire i consiglieri del Nord Sardegna».

Il consigliere Pier Mario Manca (Pds), annunciando la firma del gruppo del Pds all’emendamento, ha rivendicato alla sua forza politica il merito di aver condotto da tempo «una grossa battaglia per le zone interne, per questo sosteniamo l’emendamento del collega Luigi Ruggeri che interviene su situazioni che vanno sanate, attenderemo perciò il 2018 con la garanzie che per il prossimo gli stabilimenti di Alghero-Ozieri diventeranno di primo livello».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha posto due condizioni per l’adesione del suo gruppo all’emendamento: «eliminare la formula di rinvio al 2018 per Alghero-Ozieri ed inoltre respingere la logica di figli e figliastri che ha portato alla considerazione dell’Ogliastra e di Lanusei come figli di un Dio minore, mentre le due strutture dovrebbero esser equiparate, al contrario della formula attuale che non risolve niente di concreto in termini di perequazione fra territori».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha parlato di emendamenti per certi versi molto simili che individuano cinque presidi di primo livello «con alcuni elementi di ambiguità soprattutto per quanto riguarda il Sulcis ma, al di là di questo aspetto, non ha senso pensare al 2018 per il Nord Ovest e di conseguenza, senza questo passaggio potremmo votarlo tutti per sancire la volontà comune di rappresentare tutti i territori».

Il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco ha ribadito la sua richiesta all’assessore Arru di precise garanzie sulla costituzione delle due strutture come unico presidio senza classificazioni singole, «soprattutto per la presenza di eccellenze come la radiologia extra vascolare macchinario fondamentale per le prestazioni cui si rivolge un larghissimo bacino di utenza».

Il consigliere Luigi Ruggeri (Pd) ha invitato il Consiglio a «non cedere alla tentazione di pensare che con una definizione si possa modificare lo stato delle cose, nel merito c’è impegno del Consiglio condiviso dalla Giunta che riforma le determinazioni precedenti». Le comunità locali, ha ricordato, «hanno proposto una serie di specializzazioni per l’area di Alghero-Ozieri e l’indicazione è stata accolta con riferimento al complesso dei due stabilimenti, ferma restano la necessità della rianimazione da cui non si può prescindere, ma è un percorso che ha bisogno di un certo lasso di tempo e di passaggi amministrativi, per cui se lo scrivessimo adesso non avrebbe significato».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha criticato l’emendamento perché a suo avviso «contiene alcune frasi che lasciano perplessi come la valorizzazione dei flussi turistici che però non esistono solo ad Alghero, ed inoltre poi si pone l’esigenza di una unità di rianimazione ad Alghero e non a Lanusei che pure ha una struttura attiva». C’è insomma, ha concluso, «una allocazione disorganica di funzioni nei territori a danno di una area della Sardegna».

Dopo quest’ultimo intervento il presidente Gianfranco Ganau ha messo ai voti l’emendamento n. 866, che il Consiglio ha approvato con 26 voti favorevoli e 16 contrari.

Successivamente è stato posto in votazione il testo del quinto capitolo (Rimodulazione dei presidi ospedalieri rispetto ai territori di riferimento).

Per dichiarazione di voto, il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha segnalato la evidente difformità atteggiamento dei consiglieri di maggioranza, «che prima accettano garanzie verbali dell’assessore senza fermarsi sulle etichette dei vari presidi ospedalieri salvo poi fare una battaglia per il primo livello su Alghero-Ozieri».Io, ha concluso, «sono favorevole ad un riconoscimento formale e normativo ma anche per Lanusei e per il secondo livello di Nuoro, sono i costi il vero freno».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) ha dichiarato che «il riordino della rete ospedaliera è parte di una riforma più complessa che comprende la rete territoriale e l’emergenza urgenza e, sotto questo profilo, le proteste dei Sindaci (comprese quelle di oggi) meritano rispetto perché effettivamente su alcune cose non ci sono stati passa avanti ma solo emendamenti territorio per territorio». Un po’ come accadde l’anno scorso, ha ricordato, «quando si doveva decidere quale azienda sanitaria doveva incorporare le altre: allora si risolse tutto con un voto segreto ed oggi stiamo ricadendo nello stesso errore, noi voteremo contro».

La consigliera Annamaria Busia (Misto-Cd) ha ribadito che le perplessità iniziali sul testo restano tutte, «anzi sono aumentate con l’approvazione dell’ultimo emendamento come ha detto il collega Sabatini con argomentazioni molto convincenti; poi, in generale, è vero che le date contano poco, tanto è vero che il servizio di emergenza-urgenza non è ancora partito, voterò contro».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha parlato di «una seduta bizzarra per la sottrazione con destrezza del ruolo di opposizione, portata avanti da consiglieri che interpretano ruoli di lotta ma poi partecipano a tutte le azioni di governo, entrando ed uscendo dalla maggioranza». Noi voteremo no al quinto capitolo, ha concluso, «perché è un obbrobrio sotto il profilo tecnico e giuridico ed anche in rapporto al Dm 70 che viene usato come un elastico solo quando serve, mentre in realtà ci sono territori con meno di 150.000 abitanti hanno avuto il primo livello subito a differenza di Alghero, tanto poi per la maggioranza le date servono per non rispettarle».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione il capitolo quinto che il Consiglio ha approvato con 27 voti favorevoli e 23 contrari.

Successivamente si è sviluppato un dibattito sull’emendamento n. 1 (Cossa e più) riguardante il riconoscimento dell’ospedale Paolo Merlo di La Maddalena come struttura di base.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha accusato la maggioranza di essere sorda a qualunque richiesta dei territori, «soprattutto dei più lontani con comitive di turisti che appaiono e scompaiono; io invece spezzo una lancia per La Maddalena che merita ogni riconoscimento per l’insularità di cui da sempre parliamo a proposito della nostra Regione».

Il consigliere di Forza Italia Giuseppe Fasolino ha parlato di un emendamento fondamentale, «senza demagogia ma con un ragionamento di coscienza che vale anche per quei consiglieri impegnati nella salvezza del punto nascita di La Maddalena; a questi colleghi dico che non si può salvare senza la classificazione dell’ospedale di base con i servizi annessi».

Sempre per Forza Italia, Edorardo Tocco ha definito il capitolo «quasi una sfida ai territori ed alle comunità che chiedono servizi e sicurezza, mentre se si hanno davvero a cuore questi principi l’emendamento va approvato come quelli a sostegno di Sorgono e Muravera».

Per il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu «La Maddalena rappresenta il simbolo dello sfascio della riforma, di una isola nell’isola che si vede privata di un servizio, specchio di una Sardegna piena di servizi di serie A e di serie B che spingerà i sardi ad emigrare per veder riconosciuto il loro diritto alla salute».

Messo al voto l’emendamento Cossa è stato respinto con 28 voti contrari e 19 favorevoli.

Subito dopo il Consiglio ha iniziato l’esame del Sesto capitolo (Volumi e qualità dell’assistenza)

Il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra ha fornito il parere sugli emendamenti presentati; la Giunta ha espresso parere conforme.

Preso atto del parere di Commissione e Giunta, il presidente Ganau ha  aperto la discussione sul capitolo 6. Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, in aperta polemica con il Presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra, ha annunciato la decisione di far propri tutti gli emendamenti per i quali è stato annunciato il ritiro: «Lei non è l’arcangelo Gabriele – ha detto Pietro Pittalis rivolto al presidente Perra – non  può impedire a nessuno di far proprio un emendamento. Lei si deve limitare a dare parere positivo o negativo senza annunciare il ritiro degli emendamenti. Vogliamo capire qual è il parere della commissione sugli emendamenti ritirati».

A Pittalis ha replicato il presidente Ganau: «In commissione è stato annunciato il ritiro degli emendamenti. Se sono ritirati non si dà il parere. Su questi la commissione non si è espressa».

Stefano Tunis (Forza Italia) ha insistito sulla necessità di un chiarimento: «Vogliamo sapere se la presidenza metterà in discussione gli emendamenti per i quali è stato annunciato il ritiro, è necessario per capire come dobbiamo comportarci».

Il presidente della Commissione Raimondo Perra ha ribadito di aver rispettato, con il supporto degli uffici, la volontà della Commissione.

Il presidente Ganau ha allora chiarito: «Gli emendamenti sono presentati in aula. Spetta al presentatore dire se li ritira o se li conferma, salva la possibilità di ciascun consigliere di farli propri».

Alessandra Zedda (Forza Italia) ha lamentato l’irritualità del parere sugli emendamenti: «Il procedimento corretto è l’espressione del parere da parte del presidente della Commissione. Nessuno ha annunciato il ritiro degli emendamenti. Bastava che il presidente si limitasse a dare parere positivo o negativo o invitare al ritiro».

Ganau ha quindi chiuso la polemica: «Penso di interpretare la volontà della Commissione per intendere che su quegli emendamenti ci sia un invito al ritiro, dopodiché l’aula deciderà».

Ha quindi preso la parola la consigliera Daniela Forma (Pd) che è entrata nel merito del capitolo 6 esprimendo gradimento per l’impostazione data dalla Giunta e dalla commissione. Forma ha però invitato l’Aula a riflettere su alcuni aspetti oggetto di due diversi emendamenti da lei presentati: il primo mira a trasformare il centro di riabilitazione dell’ospedale Zonchello di Nuoro in centro di riferimento regionale: «Nell’ospedale sono state realizzate strutture e adeguati impianti che garantiscono una riabilitazione intensiva neurologica, cardiologica e ortopedica. Per trasformarlo in  centro di riferimento regionale servirebbero pochi arredi e l’adeguamento della dotazione organica». Il secondo emendamento punta invece alla costituzione di Comitati consultivi misti come strumento per facilitare uno degli obiettivi della riforma: l’umanizzazione dei servizi sanitari basata su centralità del paziente.

Al termine dell’intervento dell’on. Daniela Forma, il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta e aggiornato i lavori a domani alle ore 16.00. In mattinata, alle 11.00, si riunirà invece la commissione Sanità.

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La quarta commissione (Governo del territorio) presieduta da Peppino Pinna (Udc Sardegna) ha approvato, con l’astensione della minoranza, il programma di rimodulazione del Piano delle infrastrutture, per un importo complessivo di oltre 15 milioni di euro.

«La rimodulazione – ha spiegato l’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini – si è resa necessaria per rispettare i tempi molto rigidi di realizzazione degli interventi programmati, che dovranno essere completati entro il 2022, una scadenza apparentemente lunga ma in realtà molto vicina, se si considerano la grande complessità della normativa in materia e la difficoltà dei soggetti attuatori (enti locali, enti strumentali della Regione e la stessa Anas) di predisporre le diverse fasi della progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva) e le gare.»

«Gli uffici – ha aggiunto Edoardo Balzarini – hanno quindi selezionato i settori di intervento e le opere da eseguire con un approccio dinamico, rivolto a quelle progettazioni di taglio minore nel contrasto al rischio idrogeologico, nella viabilità, nel servizio idrico e nella ricostruzione di strutture pubbliche distrutte da calamità naturali, che più di altre presentano procedure semplici e possibilità di spendere le risorse nei termini programmati.»

«Forniremo alla commissione – ha concluso l’assessore – tavole di dettaglio con le quali sarà possibile seguire in tempo reale l’andamento delle diverse opere, sia dal punto di vista procedurale che da quello finanziario anche se, sullo sfondo, resta il grande problema della progettazione che spesso rappresenta un ostacolo insormontabile nella realizzazione delle opere in tempi ragionevoli». «Su questo aspetto – ha concluso – abbiamo preparato un disegno di legge all’esame della commissione e del Consiglio, che contiene molti aspetti innovativi fra i quali la creazione di una unità di progettazione.»

Nel dibattito successivo alla relazione dell’assessore hanno preso la parola diversi consiglieri regionali: il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ed i consiglieri Antonello Peru (Forza Italia), Salvatore Demontis, Antonio Solinas e Giuseppe Meloni (Pd), il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco ed il consigliere dello stesso gruppo Eugenio Lai, la consigliera Annamaria Busia (Misto-Cd).

In particolare, il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha chiesto una audizione degli assessori dei Trasporti, Carlo Careddu, e dell’Ambiente, Donatella Spano: il primo per fare il punto sul nuovo servizio di collegamento con le isole minori e la seconda sulla situazione dei parchi nazionali della Sardegna.

Anche Antonello Peru di Forza Italia ha sollecitato la presenza in commissione dell’assessore dei Trasporti, ma per avere notizie sulla copertura finanziaria del programma di elettrificazione della rete ferroviaria del Nord Sardegna lungo le direttrici principali Sassari-aeroporto di Alghero, periferia del capoluogo del Nord Sardegna e zona di Sorso.

Il vice presidente della commissione Antonio Solinas (Pd), rilanciando il problema dei 28 sindaci che rivendicano una gestione autonoma del servizio idrico rispetto ad Abbanoa Spa, ha lamentato la mancanza di “rispetto istituzionale” per la delibera adottata dall’Egas che obbligherebbe quei Comuni a far parte del gestore unico, nonostante un confronto aperto da tempo con la commissione per individuare una soluzione condivisa.

Sul punto, l’assessore Edoardo Balzarini ha comunicato che breve si terrà una riunione con gli amministratori locali interessati, precisando inoltre che «la delibera dell’Egas è in realtà un atto di indirizzo che non ha valore esecutivo». «Ci sono quindi margini di dialogo- ha aggiunto – anche se il problema è tecnicamente complesso e ci sono pareri contrastanti».

Il presidente della commissione Peppino Pinna, infine, ha rassegnato le dimissioni dalla sua carica per motivi di salute, assicurando che comunque continuerà a partecipare alle sedute. Tutti i componenti hanno espresso apprezzamento per il lavoro svolto, formulandogli gli auguri di pronta guarigione.

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E’ iniziato, in Consiglio regionale, l’esame della proposta di ridefinizione della rete ospedaliera. All’esterno del Palazzo è montata la contestazione da parte di associazioni ed amministratori di diversi territori, con l’intero Consiglio comunale di Carbonia riunito in seduta straordinaria, che chiedono uno stop alla riforma per una sua completa revisione.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che le elezioni di un nuovo vice presidente dell’Assemblea e del Garante regionale per l’infanzia si terranno in una delle prossime sedute.

Successivamente hanno preso la parola diversi consiglieri regionali, con interventi sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sottolineato che «la presenza di due relatori di maggioranza che forse non è conforme al regolamento, è cosa davvero inusuale, come se la relazione di maggioranza di Raimondo Perra non fosse completa o affidabile per la stessa maggioranza, segno evidente delle difficoltà della coalizione sul piano politico, con molte componenti che non si fidano l’una dell’altra». Il provvedimento, ha concluso, «parte col piede sbagliato e deve essere ritirato, così è un teatrino delle parti; se avesse dignità politica, il collega Raimondo Perra si dovrebbe dimettere perché, evidentemente, è sotto tutela».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che il regolamento prevede la presenza di uno o più relatori.

Il consigliere Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha denunciato quello che, a suo avviso, «è un gravissimo fatto, una mascalzonata nei confronti di 30 Comuni compiuta dall’Egas che li ha pugnalato a tradimento con la delibera che li costringe ad entrare in Abbanoa». Appena ho giurato, ha ricordato Gallus, «ho prospettato all’assessore dei Lavori pubblici Edoardo Balzarini una leggina per quei Comuni che volevano proseguire nella gestione autonoma, assicurando servizi e risparmi per la Regione; Edoardo Balzarini ha assicurato il suo impegno ma poi l’ha tradito favorendo l’approvazione della delibera, così come il sindaco di Sassari che aveva garantito una riunire con quegli amministratori locali». Ora, ha annunciato, «su questo problema farò una battaglia a tutto campo».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi), tornando sulla sanità, ha segnalato «la situazione incresciosa dell’Azienda per l’emergenza urgenza, perché pare che esista la nomina del direttore che viene citata in altri atti dell’assessorato ma il provvedimento non si trova più, per cui o siamo davanti ad un falso in atto pubblico questa delibera non è stata mai consegnata».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, dopo aver polemizzato con il collega Pittalis per il suo intervento definito «del tutto fuori luogo e di pessimo gusto», ha messo in luce sul piano politico che «la riforma è il frutto di un lavoro corale della commissione andato avanti per mesi con un confronto molto intenso con i territori e degli amministratori locali; in questo contesto il presidente Perra ha il pieno sostegno di tutta la maggioranza e la divisione dei compiti è stata una idea condivisa».

Il capogruppo di Art. 1 – Sdp Daniele Cocco, rivolgendosi al presidente Pigliaru, lo ha invitato «a farsi carico di quanto dichiarato da Gallus, un fatto gravissimo contro 30 Comuni della Sardegna».

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha sollecitato un chiarimento formale perché «il documento relativo alla riforma contenuto nella convocazione del Consiglio è presente sul sito internet ma in versione diversa da quella esitato dalla commissione; non credo sia una cosa regolare perché fra i due documenti ci sono differenze profonde».

Il presidente Ganau ha chiarito che il documento ufficiale è quello della commissione distribuito ai consiglieri assieme alla convocazione.

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), in apertura ha risposto al collega Pittlis affermando che, «se ha letto relazioni, avrà capito la scelta di differenziare i compiti». Riferendosi poi all’intervento del consigliere Gallus, ha ricordato che «si era trovato un accordo con il precedente assessore dei Lavori pubblici Maninchedda per lasciare ad alcuni Comuni la gestione autonoma del servizio idrico, perché in effetti questi Comuni hanno una situazione molto diversa dagli altri; il discorso va quindi ripreso dal nuovo assessore che deve riferire al più presto in commissione».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi, dopo aver lamentato che «da tempo assistiamo in Consiglio a discorsi fuori tema, ha condiviso le considerazioni del collega Usula, perché nella realtà il testo finale della riforma è parzialmente diverso da quello trasmesso all’Aula e per correttezza doveva essere rettificato».

Al termine di questo intervento, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione generale del Documento n.16/XV/A “Proposte di ridefinizione della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna”.

Il presidente ha dato la parola al primo relatore di maggioranza, il presidente della commissione Sanità Raimondo Perra (Cps-Psi).

Dopo aver premesso di voler rinunciare ad ogni polemica, Raimondo Perra ha ribadito l’ampia condivisione della riforma da parte di tutto il centro sinistra ed ha ringraziato per il grande lavoro iniziato nel 2016 sia la commissione che i consiglieri Oppi e Gallus,   l’assessore Arru e i funzionari degli uffici, perché «tutti hanno contribuito in modo importante ad documento fondamentale per il riordino del servizio sanitario regionale, una opportunità fondamentale per un cambiamento lungamente atteso che, come tale, non poteva che suscitare comprensibili preoccupazioni pur essendo necessario perché la Sardegna è agli ultimi posti in Italia per efficienza del sistema». La riforma, ha aggiunto, «riqualifica la sanità sarda senza tagli né chiusure, facendo sintesi e raggiungendo posizioni condivise, anche attraverso un testo della commissione notevolmente differente dalla prima ipotesi della Giunta, frutto sia dell’ascolto dei territori e del coinvolgimento degli operatori, che di un confronto di merito con opposizione». Esprimo quindi soddisfazione, ha continuato Perra, «per un buon risultato ottenuto lavorando su problemi complessi fermo restando che, se ci sono errori, questo è il momento di correggerli, non per accontentare questo o quello ma per garantire appropriatezza sul tutto il territorio regionale». C’è d’altra parte il rammarico, ha concluso, «per non essere riusciti a spiegare bene la riforma, fatta di buone pratiche e costruita sulle migliori acquisizioni della scienza medica, senza smantellamento delle strutture esistenti e con la massima considerazione della specificità della Sardegna».

Sempre per la maggioranza, il secondo relatore Luigi Ruggeri, del Pd, ha sottolineato che la riforma non opera nessuna chiusura e non fa riferimento a priorità legate ad equilibri finanziari, «individua invece precisi paletti nella costruzione di una offerta  sanitaria in rete, perché è sbagliato parlare di salute uguale posti letto mentre la medicina è cambiata e dà risposte efficaci proprio fuori dall’ospedale e la rete serve ad esaltare le specializzazioni di ciascuna struttura». In Sardegna, ha continuato Ruggeri, «ricoveriamo molto per problemi di bassa complessità a differenza della Penisola, per cui abbiamo operato una classificazione corrispondente ad un dato demografico, per concentrare le casistiche aumentando il livello di sicurezza». Inoltre, «la nostra struttura regionale è stata resa più omogenea sul territorio, come ad esempio in Ogliastra, zona più decentrata rispetto agli hub principali». Piuttosto, ha osservato il consigliere, «c’è bisogno di far leggere meglio il documento perché molte richieste delle comunità sono in realtà contenute e vanno magari specificate in alcuni passaggi; una classe politica che si rispetti non esclude nessuno, perciò riteniamo di aver fatto una riforma equa che garantisce i cittadini molto più di chi chiede il mantenimento dell’esistente».

Parlando per l’opposizione il consigliere Edoardo Tocco (Forza Italia) ha criticato l’accesso di ottimismo della maggioranza, rispetto ad una sanità migliore che per i cittadini non c’è, «anzi questa riforma ha enormi lacune per tante ragioni ma soprattutto perché, pur nel confronto formale, non sono stati ascoltati i cittadini più deboli, e lo stesso testo è pieno di acronimi e neologismi per addetti ai lavori incomprensibili ai più: altro che comunicare meglio». Sintetizzando il suo lavoro in commissione, Tocco ha ricordato di aver compiuto «diversi sopralluoghi in molte realtà dove rispetto alle disfunzioni riscontrate non si è fatto alcun intervento, a differenza dell’attivismo che ha caratterizzato nomine molto discutibili di manager chiamati a riformare una sanità che i Sardi non vedranno così come non vedranno l’elisoccorso». La verità, ha aggiunto Tocco, «è che ci sono molte cose che non quadrano, provvedimenti da adottare e persone da ascoltare, mentre purtroppo ha prevalso all’interno della maggioranza la linea di chi vuole andare avanti fino al disastro: i sardi non lo dimenticheranno».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Stefano Tunis ha auspicato che la riforma non venga approvata, evitando «il titolo di coda del mandato di questa Giunta». Ricostruendo l’iter della legge Tunis ha detto che «vuol dire che c’era dolo nel portare all’ultimo momento la riforma della rete ospedaliera, cominciando dalla fine per non farsi cadere tutto in testa». Quella che doveva essere la Giunta delle competenze attenta all’oggettività delle cose, ha osservato Tunis, «è la stessa che poi non è riuscita nemmeno a chiudere il bilancio della sanità sarda costringendo lo stesso Sabatini ad una difesa d’ufficio che si scontra con numeri inattaccabili, e mette in luce l’enorme contraddizione fra la Sardegna Regione canaglia e quella miracolosamente salvata da una grande riforma». Nel concreto, ha spiegato Tunis, «la Regione sarà commissariata nonostante il maxi mutuo che forse nemmeno coprirà il disavanzo e rappresenterà invece l’ennesima ipoteca sullo sviluppo della nostra Isola». Confido ancora in un sussulto, ha auspicato infine il consigliere, «anche se sappiamo che non andrete a casa occorre mettere il Consiglio nelle condizioni di fare una buona riforma, cancellando gli errori di un progetto irrealizzabile, senza una verifica sui costi di produzione, senza emergenza urgenza e senza la garanzia sulla fase del trattamento dei pazienti post acuti a costi accettabili: tutto il resto è avanspettacolo e fumo negli occhi per nascondere ai sardi la verità».

Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd), ha riconosciuto che l’argomento trascina inevitabilmente molte polemiche, e tuttavia «la Sardegna ha bisogno di una riforma per una sanità efficiente, moderna e a dimensione umana, eliminando sprechi e migliorando le prestazioni; la sanità sarda non è in uno stato fallimentare, anzi è ricca di professionalità e punte di eccellenza rispetto a realtà italiane ed estere più famose, però è una struttura vecchia, piena di doppioni che va cambiata». Non ci siamo affatto appiattiti sulle normativi nazionali di settore, ha assicurato Cozzolino, «anzi abbiamo lavorato due anni per costruire un percorso aderente a specificità del territorio regionale, una proposta originale, un meccanismo complesso che ci fa fare un salto in avanti verso la medicina moderna, fatta di buona prevenzione e e del trattamento efficace dei post acuti, è un cambiamento epocale». Inoltre, ha aggiunto, «con la riforma arriveranno anche 250 milioni di euro per ammodernare strutture, che non basteranno ma daranno comunque una prima significativa risposta». Sul piano politico, Lorenzo Cozzolino ha riconosciuto che «è vero che la maggioranza ha posizioni diversificate perché è una grande riforma all’interno della quale alcune realtà territoriali hanno rinunciato a qualcosa, e comunque si tratta di un provvedimento emendabile con lacune che vanno colmate nell’emergenza urgenza e nella medicina territoriale, così come occorre lavorare sui difetti di comunicazione e sulla percezione indotta della legge nelle zone disagiate che si sono sentite abbandonate, mentre al contrario queste strutture saranno potenziate con servizi che consentiranno ai pazienti acuti di essere stabilizzati e trasferiti per i trattamenti più complessi».

Dopo l’on. Lorenzo Cozzolino ha preso la parola l’on. Domenico Gallus che ha detto. “La legge di riforma arriva in aula dopo tre lustri e il percorso accidentato che ha avuto fa capire l’importanza del provvedimento. La riforma paga il prezzo di essere un tetto della costruzione di un edificio a cui mancano le stesse mura e le fondamenta: l’Areus e la sanità di prossimità o territoriale. E’ inspiegabile che a distanza di un anno l’Areus non abbia ancora un direttore perché ogni anima della maggioranza, e soprattutto del Pd ha il proprio cavallo da far correre per nominare il direttore”. L’oratore ha proseguito: “Chiunque si sieda sullo scranno della Sanità sarda è ormai evidente che non riesca ad evitare l’aumento dei costi. In realtà la Sanità sarda va del tutto rifondata e anche le obiezioni avanzate dai sindaci e dai territori dopo l’approvazione del testo in commissione sono sacrosante.  E la minoranza, voglio dirlo, è stata determinante per l’iter della legge, garantendo sempre il numero legale in commissione. Per tutti noi è chiaro che la riforma è necessaria e urgente”.

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) “questa riforma ha come obiettivo il risparmio e a nulla vale il dato che in Sardegna non si spende certo più della media nazionale e che i costi della sanità sarda sono insopprimibili. Alla fine questa riforma porterà più spesa e meno sanità, meno garanzia di servizi per il cittadino . E’ inaccettabile che in periferia non ci possa essere qualità della sanità, è inaccettabile che si accentri tutto nelle grandi città. Questo atteggiamento ha creato un danno di credibilità verso i medici che non lavorano negli ospedali cittadini, in  contrasto se posso dirlo con la mia storia professionale ma anche quella dell’assessore. Con questo riordino si concentrano risorse e fiducia nei grandi ospedali di Cagliari e di Sassari, con grandi accorpamenti che creeranno mega conflitti e megaconfusione”. L’oratore ha poi aggiunto: “In Sardegna la Sanità ce la paghiamo noi e da noi si dimensionano i servizi utilizzando i criteri della popolosità dei territori delle vecchie province. Non un criterio che tenga conto delle condizioni orografiche della Sardegna e non certo contrastando il fenomeno di spopolamento che investe ampie aree della Sardegna. Non posso poi tacere la mia grande preoccupazione per il destino dell’ospedale San Francesco di Nuoro, per il quale pretendo una classificazione come Dea di secondo livello”.

E’ intervenuto poi per Forza Italia l’on. Marco Tedde, che ha detto: “Mi piacerebbe poter dire, caro assessore Arru, che andiamo al riordino della rete ospedaliera dopo aver fatto funzionare l’Areus o in generale dopo aver riorganizzato la sanità sarda nel suo complesso. Invece non abbiamo avuto il piacere di aver visto nulla di tutto ciò. Questa riforma ha una gamba sola, considera solo gli ospedali e ha generato vere e proprie rivolte nei territori, con migliaia di sardi che si stanno lamentando. Questo vostro piano di riorganizzazione non è frutto di una scelta normativa, il più volte invocato DM70, ma di una scelta politica: dovete dire come stanno davvero le cose. Voi potete fare un piano che tenga conto delle esigenze reali della Sardegna ma non vi interessa, al di là delle parole che pronunciate. E se il buco della Sanità sarda si allarga ancora vuol dire che non funziona chi è al volante”.

L’on. Rossella Pinna (Pd) ha esordito dicendo: “Cercherò di non usare toni trionfalistici per descrivere questa riforma ma ho ascoltato quelli apocalittici del collega Usula che mi lasciano pensare che abbiamo visto un film diverso. Il centrosinistra ha messo con coraggio il diritto alla salute al centro delle sue politiche e lo fa in un momento storico in cui il consenso dei cittadini verso le istituzioni è molto affievolito. E altri strumentalizzano la nostra riforma a scopi demagogici. Noi abbiamo dedicato spazio alla mediazione e all’ascolto: forse non siamo riusciti a comunicare bene con questa riforma e forse non abbiamo fatto politica. Almeno, quella giusta: perché la buona politica è comunicazione. Solo così si spiega la percezioni infondata, di tanti, secondo cui questa riforma porterà a un taglio dei servizi.  Per questo non ci stancheremo di dialogare in questi giorni, soprattutto con il sistema delle autonomie locali della Sardegna.   Se avessimo applicato pedissequamente il DM 70 avremmo dovuto chiudere 15 presidi ospedalieri della Sardegna”.

L’esponente dem ha aggiunto: “Stiamo, dunque, riordinando un sistema che ha inefficienze e costa metà del bilancio regionale. La nuova rete riequilibra l’offerta ospedaliera nelle diverse aree della Sardegna, aumentando la sicurezza delle cure in un’ottica di rete. E nella consapevolezza che aumentano gli anziani e diminuiscono le nascite”.

Ha preso la parola l’on. Augusto Cherchi (Pds), che ha detto: “Inutile dire che stiamo sprecando risorse nella Sanità e non possiamo far finta di niente. Dobbiamo cambiare la Sanità, facendola arrivare a tutti e con qualità . Certo non basta riorganizzare la rete ospedaliera: serve potenziare le strutture territoriali e di questo siamo consapevoli.   Ma deve essere chiaro che l’ospedale non è la risposta a tutti i bisogni sanitari, a soddisfare ovunque il diritto all’assistenza.  Siamo consapevoli della complessità del tema e della necessità di garantire certezza di assistenza: noi non abbandoneremo i territori al loro destino e difenderemo i pronto soccorso e le chirurgie, abbiamo chiesto la migliore definizione degli ospedali di Tempio e di Alghero. Abbiamo tempo  per discutere ancora e per ascoltare le richieste di Ghilarza e di Iglesias per i centri territoriali.  Ma non firmeremo cambiali in bianco su accordi che non conosciamo e mi riferisco particolarmente a Olbia”.

L’on. Fabrizio Anedda (Misto) ha preso la parola e ha detto: “L’altro giorno ho visto sfilare a una manifestazione esponenti di estrema sinistra e di destra. Mi sono chiesto che cosa li unisca: la sanità pubblica è sempre un buon affare per i politici spregiudicati. E mi riferisco a quelli del passato che hanno governato. In Sardegna ci sono circa 50 mila anziani che non possono acquistare la dentiera: protestare è lecito e doveroso ma per cambiare in meglio. Non per tutelare rendite di posizione. E nel merito della riorganizzazione ospedaliera, il testo che la commissione della quale faccio parte ha licenziato prevede la perdita di qualche primariato di famiglia ma in compenso le esigenze dei territori sono potenziate. Ecco, dobbiamo potenziare i servizi territoriali ancora di più”.

“Rinuncio a dirvi di soprassedere con questa riforma, avete intrapreso questa strada”, ha detto l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia), “ormai non riflettete più. Mi limito ad osservare quanto stridono le cose che dite con quello che scrivete nel testo. Intanto, visto che il carico della spesa sanitaria è sulla nostra testa valeva la pena davvero di derogare alle prescrizioni del DM70: io mi auguro che questa riforma possa migliorare i servizi territoriali e farci risparmiare. Ma purtroppo so che non sarà così. Anche perché non avendo riformato la rete dei servizi non porterà grande risultato la riforma della rete ospedaliera. Voi tagliate da subito 261 posti letto e le conseguenze le pagheranno i cittadini: chi non sarà ricoverato per assenza di posti letto? Che faranno i medici e gli infermieri dei posti letto soppressi? Pensate davvero di ridurre la spesa sanitaria così?”.

L’on. Alessandra Zedda ha detto, rivolta all’assessore: “Forse sono miei limiti ma io non capisco tante cose, tanti accorpamenti di reparti, tanti doppi incarichi anche negli ospedali di Cagliari. Da subito io scorgo una riduzione dell’offerta ospedaliera, questo io leggo tra le righe della riforma”.

Critico anche l’on. Paolo Truzzu (FLI), che rivolto all’on. Fabrizio Anedda ha detto: “Da tre anni e sei mesi governa il presidente Pigliaru, è a lui che dobbiamo rivolgerci: non al centrodestra. Questa vostra riforma è da bocciare in toto perché non è migliorabile: se non vengono potenziati i servizi territoriali non si riduce il fenomeno dei ricorsi inappropriati. Era il caso di potenziare i territori e garantire a tutti i sardi un elevato livello di cura: non lo avete fatto e vedrete che il numero dei ricoveri non calerà né si fermerà l’intasamento negli ospedali dei grandi centri. In questi anni avete compiuto una serie di atti del tutto contrari alle vostre enunciazioni e posso portare innumerevoli esempi, anche banali, per dimostrarlo. I vostri manager contraddicono quel che voi dite”. Poi l’esponente di FLI ha proseguito: “Siete gli stessi che hanno rinunciato ai ricorsi contro lo Stato per un piatto di lenticchie, quelli che hanno detto sì al referendum sulla Costituzione e che hanno raccontato ai sardi che la Asl unica avrebbe garantito qualità migliore e riduzione della spesa. Perché dovremmo avere fiducia in voi”.

L’on. Antonio Solinas (Pd) ha detto rivolto all’ultimo oratore. “Non intendo fare polemiche ma potevamo fare questa riforma e fare finta di nulla. Invece non sarà così. Mi sarei aspettato qualche proposta nel merito dalla minoranza, visto che abbiamo lavorato per mesi. E invece non abbiamo ricevuto nulla da parte loro. Certo, se avessimo riorganizzato prima la rete territoriale e fatto partire l’Areus, se avessimo fatto tutto questo e solo all’ultimo la riorganizzazione della ospedaliera è chiaro che ci saremmo risparmiati qualche critica e il malcontento, che in alcuni casi è dovuto a posizioni strumentali.   Certo, si poteva e doveva comunicare meglio ma non è vero. Ma la commissione ha lavorato molto e bene, modificando il testo di legge che proveniva dalla Giunta”.

Rivolto all’assessore Luigi Arru, l’on. Solinas ha detto: “Visto che in questi giorni è in circolazione l’atto aziendale della Asl unica a mio parere va evitato di parlare di tre dipartimenti e dobbiamo anche preferire i reparti all’eccellenza sanitaria. Abbiamo fatto la scelta in questa legislatura di non applicare ticket, di non aumentare Irpef e Irap. E le conseguenze di queste scelte si pagano”.

Il consigliere Pizzuto (Art. 1 – sinistra per la democrazia e il progresso) ha detto che in materia sanitaria non si deve fare una questione di soldi e di risparmio ma si deve tendere  a garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute. Per Luca Pizzuto bisogna partire dalla domanda se il sistema sanitario attuale funzioni o meno e se i pazienti siano contenti. Per Luca Pizzuto bisogna cambiare le cose perché oggi la possibilità di cura è “riservata al caso”. Questo tema – ha aggiunto – è particolarmente delicato. Troppo spesso i pazienti sono considerati solo un mezzo per costruire carriere politiche o sanitarie. Questa Riforma, seppure da emendare, comincia a far diventare il paziente un fine. Per il consigliere di Art.1  questa riforma è  l’unico atto di sovranità vera che questo Consiglio regionale sta facendo.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiuso la seduta. Il consiglio è convocato alle 15,30.

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Da mercoledì 20 a venerdì 22 settembre, si svolge  all’ Hotel Regina Margherita – viale Regina Margherita 44, Cagliari – il convegno annuale dell’Aeit (Associazione italiana di elettrotecnica, elettronica, automazione, informatica e telecomunicazioni) che ha per cornice “Infrastrutture per l’energia e l’Ict come motore per lo sviluppo”. Ai lavori – curati dalla sezione sarda dell’Aeit e dall’Università di Cagliari, coordinati da Debora Stefani (presidente nazionale Aeit) – interviene Maria Chiara Di Guardo, pro rettore ateneo del capoluogo regionale per Innovazione e territorio.

Il convegno si snoda fra comunicazione scientifiche, casi di studio aziendali e tre tavole rotonde con ospiti di rilevo nel panorama nazionale. «Negli ultimi anni – spiegano gli organizzatori – si assiste a una crescente sinergia tra le infrastrutture per la produzione, la trasmissione e la distribuzione di energia elettrica, le reti di telecomunicazione e le tecnologie informatiche che forniscono l’intelligenza necessaria al funzionamento del sistema. La quasi totalità delle attività quotidiane ha una sempre maggiore dipendenza dall’elettricità e utilizza strumenti dotati di una qualche forma di intelligenza (smart tv, elettrodomestici smart, ecc.). La gestione di una moderna rete elettrica, in presenza di sistemi di generazione distribuita da energie rinnovabili, ha crescente necessità di sistemi intelligenti e crea una stretta sinergia e interdipendenza tra le varie tecnologie. Cloud computing, Big Data, interconnessioni di reti a banda larga sono i presupposti su cui si basa lo sviluppo delle società del futuro». Cagliari, tra le prime città pilota per la posa di fibra ottica, è ambiente ideale per un dibattito su questi argomenti.

Nell’anno delle celebrazioni per i 120 anni dalla nascita dell’Associazione elettrotecnica italiana, il convegno è “un’importante opportunità per esaminare le sfide che il nostro Paese deve affrontare per stimolare iniziative imprenditoriali innovative e aumentare la propria competitività”. I lavori ospitano contributi tecnici e scientifici a livello nazionale e internazionale nei settori di elettricità, automazione, telecomunicazioni e tecnologie dell’informazione che costituiscono la base per realizzare azioni innovative.

Al convegno prendono parte alcuni dei principali esperti e attori del settore. Tra questi, Gianluigi Fioriti e Luigi Michi (Terna), Salvatore Lombardo (Infratel), Pietro Paolo Bueti (Abb), Giampiero Pilu (Telit), Antonio Solinas (Abinsula), Antonio De Bellis (Abb), Gianfranco Porru (Sartec), Luca De Rai (R&D Energia Prysmian), Renato Caboni (Neeot), Alessio Calcagni (Veranu), Mario Mariani (The Net Value), Paolo Zurru (My Solar Family). Per l’ateneo, con Giorgio Giacinto (presidente Aeit Sardegna) e Luigi Atzori (GreenShare), prende parte una folta rappresentanza di studiosi e ricercatori del Diee (Dipartimento ingegneria elettrica ed elettronica).

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Paolo Luigi Dessì ha giurato ieri pomeriggio in Consiglio regionale al posto del dimissionario Ignazio Locci, neo sindaco di Sant’Antioco. L’ex sindaco di Sant’Anna Arresi è ritornato così in Consiglio regionale per gli ultimi 17 mesi della legislatura, dopo l’esperienza maturata dal 2009 al 2014.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Ganau che, dopo le formalità di rito, ha ricordato la figura dell’on. Giannetto Mariani, medico originario di Orune, consigliere regionale nella XIV legislatura nelle file dell’Italia dei Valori, scomparso il 2 marzo scorso.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi comunicato all’Aula le dimissioni del consigliere Ignazio Locci (Forza Italia), eletto il 12 giugno scorso sindaco del comune di Sant’Antioco. Vista l’incompatibilità tra la carica di consigliere e quella di primo cittadino, Ignazio Locci ha deciso di optare per quest’ultima. Il presidente Ganau, ai sensi dell’articolo 85 della legge regionale n.7/79, ha ricordato la facoltà riservata all’Assemblea di ricevere ed accettare le dimissioni dei propri membri ed ha invitato la Giunta delle elezioni a riunirsi e ad indicare il nome del subentrante. La seduta è stata quindi sospesa per 10 minuti.

Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato la decisione della Giunta delle elezioni: al posto del consigliere Ignazio Locci entra in Consiglio Paolo Luigi Dessì, primo dei non eletti nel Sulcis nella lista di Forza Italia. Il neoconsigliere, chiamato in Aula, ha prestato giuramento e si è formalmente insediato nel nuovo ruolo.

L’Aula è quindi passata all’esame del primo punto all’ordine del giorno: nomine di competenza del Consiglio nei Cda di alcuni enti regionali.

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il consigliere Michele Cossa. L’esponente dei Riformatori sardi ha chiesto il parere dell’Aula e del presidente sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa da Fausto Marino, sovraintende per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio delle province di Cagliari e Oristano contro la proposta di nuova legge urbanistica presentata dalla Giunta. «Cosa pensa il Consiglio delle valutazioni irrituali e inappropriate espresse da un alto funzionario dello Stato su atti all’esame del Consiglio? Ricordo che il mio gruppo ha votato contro la legge di manutenzione urbanistica e ha espresso contrarietà alla nuova legge di riordino – ha detto Michele Cossa – quello che si è verificato rappresenta però un grave oltraggio al Consiglio regionale. Cosa accadrebbe domani se il comandante generale dell’esercito decidesse di polemizzare con la Regione in tema di servitù militari? Pongo il problema all’Aula e al presidente in quanto garante della dignità dei sardi».

E’ quindi intervenuto il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu (Pds) che ha chiesto chiarimenti sulle nomine inserite all’ordine del giorno. «Non sappiamo di cosa si tratta – ha detto Gianfranco Congiu – pensiamo che si tratti dell’Ersu, se così non fosse il presidente informi l’Aula». Gianfranco Congiu ha poi chiesto delucidazioni sulle ultime due nomine nel Cda dell’Ersu decise dal presidente Ganau: «Non c’è stato nessun tavolo di sintesi. Renda conto del suo operato in quanto organo super partes. Una delle nomine è espressione di una fucina politica ben identificata».

Gianfranco Congiu ha subito replicato il presidente: «Le nomine dell’Ersu erano iscritte da tempo all’odg. Non essendo arrivati a una sintesi politica mi è stato chiesto di esercitare i poteri sostitutivi. Questo ho fatto nominando i signori Giovanni Maria Cubeddu e Stefano Perrone».

E’ quindi intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per chiedere l’inversione dell’ordine del giorno: «Visto che non c’è accordo sulle nomine sarebbe meglio discutere subito il Dl sulla pastorizia».

La proposta di Pittalis è stata accolta e il Consiglio è quindi passato all’esame del disegno di legge n. 448 della Giunta che modifica la legge regionale n. 19/2017 incrementando la dotazione finanziaria a sostegno del comparto ovi-caprino messo in ginocchio dal calo del prezzo del latte. Il provvedimento prevede un ulteriore stanziamento di 30 milioni di euro che andranno ad aggiungersi ai 17 già stanziati nei mesi scorsi.

Nel primo intervento della discussione generale il consigliere Piermario Manca (Pds) ha ricordato la grave difficoltà del comparto agropastorale dovuta alla siccità. «La grave situazione di crisi era già chiara nel mese di maggio. Il Nord Sardegna si è mobilitato per sensibilizzare la politica. Sono state raccolte migliaia di firme per chiedere un intervento immediato di sostegno. Il 6 giugno di quest’anno sindaci e organizzazioni di categoria hanno presentato un pacchetto di richieste al presidente Pigliaru che riguardava in particolare il riconoscimento dello stato di calamità naturale, l’istituzione di un tavolo interassessoriale, l’acquisto di scorte alimentari per tutte le aziende, il congelamento delle rate Inps e dei mutui Agrari, l’immediato pagamento dei premi comunitari. Nonostante l’allarme lanciato dal mondo rurale – ha affermato Manca – solo dopo alcune settimane è stata presentata la richiesta di calamità naturale. Finora la Regione  non ha speso un euro».

L’esponente del Partito dei Sardi si è poi detto d’accordo sullo stanziamento di ulteriori risorse: «Oggi ci apprestiamo a stanziare altri 30 milioni di euro destinati al comparto ovicaprino con l’impegno a trovarne altri 20 per gli altri settori colpiti dalla siccità. Il provvedimento va votato ma servono alcune correzioni. I soldi vanno destinati all’intero comparto zootecnico. Riconoscere le somme solo agli allevatori di pecore e capre crea discriminazioni. Alla manifestazioni di agosto erano presenti non solo allevatori di pecore ma anche di vacche. Non possiamo assumerci la responsabilità di dividere il settore».

Giovanni Satta (Psd’Az – La Base) ha annunciato il suo voto a favore sottolineando però alcune criticità. «La decisione di triplicare lo stanziamento è giusta – ha detto Satta – ma ci arriviamo con un anno di ritardo. Ho presentato una mozione nel settembre scorso per chiedere interventi immediati a favore del mondo agropastorale. E’ una cosa gravissima, non si è mostrata attenzione per il settore. Oggi si tampona un’emergenza e non si interviene sul prezzo del latte che grazie a Dio è risalito da solo perché la produzione è calata. L’auspicio è che in futuro ci sia maggiore attenzione da parte della Giunta. Serve una vera riforma organica dell’intero comparto agricolo».

Per Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) il disegno di legge è «una manifestazione di buona volontà della Giunta per dare sollievo al comparto agropastorale». Gallus ha ricordato la grave situazione di disagio in cui si trova il mondo delle campagne: «Oggi si parla di misure a favore del settore ovino. Sono d’accordo e voterò a favore – ha detto il consigliere – le risorse messe a disposizione non sono sufficienti, tuttavia l’iniziativa è positiva perché potrà consentire al comparto di agganciare la ripresa. Il prezzo del latte registra un incremento di valore grazie anche alle sagge politiche di alcune cooperative. Ci sono però altri comparti che meritano attenzione come quello dell’olivicoltura. Servirebbe un provvedimento anche per questo settore».

Gaetano Ledda (Psd’Az-La Base) si è detto d’accordo con il provvedimento ma ha espresso preoccupazione per i tempi di erogazione delle risorse.

«Vorrei ricordare come si è arrivati a questo disegno di legge – ha detto Ledda – in finanziaria, visto il calo del prezzo del latte pagato 50/60 centesimi al litro, si decise di stanziare i primi 17 milioni dei quali però non si è speso ancora un euro. I tempi sono troppo lunghi. Chiedo all’assessore quando e come saranno spesi i soldi che stanziamo oggi.»

Dopo l’on. Ledda ha preso la parola l’on. Attilio Dedoni (Riformatori), che ha annunciato il voto a favore della legge, «a prescindere di quello che sarà il voto del mio gruppo. Tutte le disgrazie che l’agricoltura sarda ha patito e sta patendo hanno bisogno di risposte concrete ma non vorrei che anche questa legge fosse inviata alla Corte Costituzionale dal solito governo amico. E’ adesso l’inizio dell’anno agrario, il Capudanne dei sardi: non possiamo perdere altro tempo. Cosa ne pensa il ministero di queste norme? Ci saranno altri ritardi? Ecco, vorrei essere rassicurato su questo».

Per l’on. Daniele Cocco (Mdp) «oggi si va a tradurre concretamente l’impegno preso il 2 agosto scorso da tutti i capigruppo insieme al presidente Pigliaru. Certo, il governo che troppo spesso si è dimostrato poco amico potrebbe impugnare la legge ma immagino che l’assessore abbia avuto tutte le sue interlocuzioni con il ministero. Sappiamo bene che anche un’altra parte del mondo agricolo è in sofferenza e la Giunta sta aprendo un tavolo verde tecnico. Avrei voluto che fossero i Comuni a gestire la partita dell’erogazione dei fondi, visto che per la blue tongue i Comuni sono stati bravissimi e veloci. Ma l’assessore ha scelto un’altra procedura e noi ci fidiamo».  L’oratore ha aggiunto: «Non so se sia il caso di rimodulare il Psr, alcuni settori hanno già esaurito il plafond mentre altri rischiano di non spendere tutto. Ma intanto oggi si inaugura una nuova stagione di unità, non solo con chi sta in campagna a lavorare ma anche con le istituzioni della Regione. Sappiamo bene che con la legge di oggi risolviamo poco ma questo poco è molto importante».

Per l’Udc ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu, che ha definito il provvedimento tardivo, inconsistente e non risolutivo. «Quarantacinque milioni di euro sono come curare un tumore con un’aspirina. Il minimo sindacale è destinare alle campagna l’uno per cento del bilancio regionale, come ha chiesto il leader del Movimento pastori. Nei convegni noi diciamo sempre che l’agricoltura è trainante per la Sardegna ma poi qui dentro le parole rimangono tali». Rivolto all’assessore all’Agricoltura ha detto: «E’ grave che la Giunta non individui in maniera univoca da dove verranno attinti i 45 milioni di euro. Quindi, è giusto dire che i tempi rischiano di essere lunghi, anche un anno. E che la legge, per come è scritta, non darà nessun tipo di risultato».

Per l’on. Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi) «abbiamo iniziato un percorso per alleviare le sofferenze del mondo agropastorale e il percorso che abbiamo articolato consisteva in una rimodulazione del Psr. La nostra strategia avrebbe evitato quelle pericolose differenziazioni nel mondo delle campagne che oggi ci troviamo davanti, veicolando le risorse sulla misura 5.2. Si è scelto di rimodulare il bilancio regionale ma in un’incertezza procedurale che mi fa allarmare. Stiamo attenti a spendere le risorse nel miglior modo: questi soldi devono uscire e devono arrivare e non vedo nel testo della legge quella certezza di riposta del comparto».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha chiesto di «riportare la discussione a quello che è il testo della legge: destinare 30 milioni al comparto ovicaprino della Sardegna. E’ evidente che non si risolvono i problemi della pastorizia sarda ma non ci sono alternative da parte di quelli che oggi dicono di non essere d’accordo e sollevano anche ora dubbi. Abbiamo accolto il grido di dolore che si solleva dal mondo agropastorale, che rappresenta il presidio civile delle zone interne della Sardegna e non solo». L’oratore ha aggiunto: «Questa legge è concreta e abbiamo assunto l’impegno all’inizio di agosto, ascoltando la piazza. Ed è bene che tutto il Consiglio regionale ne vada fiero, non solo la maggioranza di centrosinistra. Il vero tema è invece la velocità dei pagamenti: dobbiamo rispettarli».

Il presidente del Consiglio ha dato la parola al capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, che ha detto: «Poco fa un’agenzia di stampa ha dato la triste notizia del licenziamento di tutti gli operai di Ottana. E non è questa l’occasione di ragionare sulle cause ma certo una scellerata politica distrusse la solida economia agropastorale ha arricchito gli imbroglioni dell’industria pesante e oggi lascia macerie. Da quel periodo è iniziata la parabola della nostra economia: questi santoni che promettevano lo sviluppo e l’eldorado sono stati aiutati. Io non voglio che in Sardegna un girono si scriva che è finita l’era della pastorizia. Al contrario: dobbiamo vedere le nostre campagne in un’ottica nuova. E da sardi dobbiamo fare una battaglia nei confronti dello Stato e della Ue. La nostra economia agropastorale non è quella padana né quella olandese, non è possibile che le risorse dell’Ue non arrivino nelle campagne sarde». L’on. Pietro Pittalis ha poi aggiunto: «Sono oppositore di questa giunta ma sono fiero di votare questo provvedimento, sollecitato dal popolo dei pastori. Perché noi votiamo le cose positive e non cerchiamo il pelo nell’uovo a ogni costo. Approveremo dunque oggi questo provvedimento ma il presidente Pigliaru deve assumere l’impegno solenne che le risorse non si perderanno nelle pastoie della burocrazia. Perché di burocrazia non si campa».

Per la Giunta ha preso la parola l’assessore Pierluigi Caria, che ha ricordato la breve storia del provvedimento in esame: «E’ una legge per tutelare i pastori e si deve sapere che non abbiamo comprato le eccedenze del pecorino romano perché quell’acquisto non avrebbe portato un euro nelle tasche dei pastori. Oggi stiamo mantenendo un impegno assunto con forza da tutta la politica. Certo, è vero che non stiamo facendo un intervento strutturale: stiamo colmando un’emergenza che si è creata nei mesi scorsi nel settore che deve rappresentare l’ossatura principale dell’economia sarda». Per l’assessore «metteremo altri 20 milioni per gli altri comparti di allevamento insoddisfatti con il provvedimento di oggi e per l’agricoltura». Rispondendo all’on. Congiu ha detto: «Le misure del Psr non potevano essere adottate per questa risposta sollecitata dal mondo pastorale. Noi usiamo le norme sulla calamità naturale (nevicate, gelate e siccità), come ci ha suggerito il ministero. Sarà l’assessorato con Argea a occuparsi dei pagamenti e dovremo essere bravi a spendere tutti i 45 milioni, è una scommessa che mi assumo. Gli allevatori dovranno semplicemente indicare nella domanda i propri capi di bestiame e la produzione di latte delle ultime due annate». L’oratore della Giunta ha proseguito: «Con le organizzazioni agricole stiamo lavorando per un Psr di sviluppo e non di sostegno”.

Per dichiarazione di voto ha preso la parola l’on. Gianmario Tendas (Pd): «Non è un provvedimento risolutivo ma straordinario a fronte di una vera emergenza. Dobbiamo ora riprendere il discorso generale del settore».

L’on. Anedda (Misto) ha annunciato il voto a favore e ha detto: «Tutte le imprese sono oggi in difficoltà e le risorse sono aggiuntive e non ledono la dignità se creano sviluppo e non assistenza». E’ intervenuto anche l’on. Ledda (Psd’Az-La Base) e ha annunciato il voto a favore anche l’on. Tedde (FI), che ha detto: «E’ evidente che la piazza ha fatto paura al governo regionale e ora, ai pannicelli caldi, devono seguire misure capaci di incidere sul sistema agropastorale, dichiarando una volta per tutte lo stato di crisi».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps), favorevole, ha affermato che «il provvedimento è condivisibile, un punto di partenza per il Consiglio che, con il contributo di tutto il mondo agro-pastorale, deve lavorare per arrivare ad una nuova legge organica sul pastoralismo per passare finalmente dalle parole ai fatti e consentire agli agricoltori sardi di far crescere le loro aziende».

Il consigliere Alessandro Collu, del Pd, ha ribadito il voto favorevole del suo gruppo, sottolineando che «con la legge si mettono in condizioni le aziende di salvarsi e di fare buona programmazione per le prossime annate; piuttosto, è necessario che la Regione intervenga presso lo Stato per aumentare le risorse nazionali che, con appena 17 milioni per l’intera penisola, sono del tutto insufficienti».

La consigliera Annamaria Busia (Misto), favorevole, ha dichiarato che «con la legge si imbocca la strada giusta per risolvere i problemi che stiamo vivendo, ma per il futuro le questioni del mondo agricolo dovranno essere affrontate in modo diverso, in linea con i cambiamenti del mondo agro-pastorale e con lo sguardo proiettato verso la costruzione di nuovo modello agricolo».

Il capogruppo dell’Udc Rubiu ha ribadito le sue preoccupazioni per la scelta dell’assessore di puntare sul riconoscimento dei danni da calamità naturale che a suo giudizio, nel negoziato con il Governo, «determineranno l’esclusione di molte aziende mentre, per quanto riguarda i tempi, è facile ipotizzare che i pagamenti reali arriveranno nella prossima primavera: tutto questo è preistorico».

Il capogruppo di Sdp – Art. 1 Daniele Cocco si è limitato a ricordare che i fondi previsti dalla legge saranno ripartiti solo in base al numero dei capi.

Luigi Lotto, presidente della commissione Agricoltura (Pd), favorevole, ha confermato che «si tratta di un intervento che va fatto, significativo nella sua dimensione, fortemente richiesto, necessario anche se non risolutivo». «Al Consiglio – ha proseguito – è affidato il compito di avviare da domani un percorso che, accanto a procedure più celeri, preveda anche un ruolo importante di altri soggetti, a cominciare da quello dell’agro alimentare organizzato, un modo che si deve cimentare assieme alle istituzioni nel difficile compito di individuare un nuovo modello per l’agricoltura sarda, in grado di creare ricchezza e benessere».

Subito dopo il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge.

Sull’art 1, il consigliere Antonio Solinas, Pd, ha sottolineato che «il settore agro-pastorale ha una funzione strategica nell’economica regionale; il provvedimento in esame ha una funzione emergenziale ma deve essere approvato e ne vanno riconosciute sia la tempestività che la consistenza dal punto di vista finanziaria». Sulle modalità di attuazione, Solinas ha osservato che «è vero che Argea sarà organismo pagatore a livello regionale ma la straordinarietà della situazione richiede uno sforzo in più, soprattutto per evitare che il lavoro sui fondi della legge metta in secondo piano il Psr, ed assicurare i pagamenti entro Natale, sia utilizzando il personale di altre agenzie agricole o del sistema Regione sia, come ha suggerito il collega Pittalis, attraverso la costituzione di una task force esterna, ipotesi da non trascurare».

Al termine dell’intervento di Solinas il Consiglio ha approvato all’unanimità i 5 articoli della legge e le 7 tabelle allegate.

Prima del voto finale è stato presentato un ordine del giorno con primo firmatario il consigliere Michele Cossa dei Riformatori sardi con cui si impegna la Giunta a individuare misure di sostegno a favore delle aziende agricole ed agrituristiche danneggiate dagli incendi nella stagione 2017.

Illustrando il parere favorevole della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha assicurato che, all’interno delle regole sugli aiuti di Stato, si farà il possibile come per le precedenti calamità.

L’ordine del giorno è stato approvato.

In sede di dichiarazione di voto il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha confermato l’impostazione del suo partito «soprattutto dopo l’intervento dell’assessore Caria», confermando che, a suo giudizio, «si è trattato di una cattiva interpretazione della misura 5 del Psr che, invece, risarcirebbe anche il patrimonio strutturale delle aziende colpite da calamità perchè in realtà si fa riferimento anche ai danni al potenziale produttivo delle aziende».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta, favorevole, ha sostenuto che «la legge non è un punto di arrivo ma di partenza anche in riferimento al documento consegnato al Consiglio dai pastori il 2 agosto scorso, un documento in cui ci sono molti punti non applicati soprattutto in materia di alleggerimento fiscale, servizio idrico, viabilità e strutture per la conservazione del latte». «Il provvedimento di oggi va bene – ha concluso – ma altri problemi restano a cominciare da quelli indicati dal movimento pastori».

L’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria è intervenuto nuovamente per precisare che, «per danni al potenziale si intende perdita degli animali ma questo non si è verificato, per cui intervenendo sul quella parte di Psr con una rimodulazione significava mandarlo alla Ue, con tempi molto più lunghi rispetto al disegno di legge».

Subito dopo il Consiglio ha approvato la legge con 48 voti.

Passando ad un punto successivo dell’ordine del giorno, il presidente ha formulato la proposta di rinvio della votazione riguardante l’elezione del Garante regionale dell’Infanzia. Il Consiglio ha approvato.

Successivamente l’Aula ha iniziato l’esame della proposta di legge n. PL 446 – modifiche alla legge regionale sul turismo ed il presidente ha dato la parola al primo firmatario, il capogruppo del Pd Pietro Cocco.

Nel suo intervento, Cocco ha affermato che la legge ha lo scopo di riportare la normativa regionale sul turismo alla sua vera natura, sopprimendo il comma 4 sia per considerazioni di ordine politico che per riserve sulla sua legittimità costituzionale, concludendo che il Consiglio potrà comunque disciplinare meglio il problema dell’accoglienza con altre norme specifiche.

Il relatore di minoranza Marco Tedde (Forza Italia), ha parlato di norma singolare e mai vista «prima approvata e poi modificata in 24 ore». Nel merito, ha aggiunto, «il giudizio sulla proposta è negativo perchè crea una pericolosissima commistione fra imprenditori del turismo e dell’accoglienza, finanziata da altre risorse; l’emendamento di Peru alla legge sul turismo era di buon senso e cancellarlo è sbagliato».

Luigi Crisponi, per i Riformatori sardi, ha messo l’accento sul fatto che «tutto l’armamentario verbale della legge sul turismo, accuse di razzismo comprese, era del tutto fuori luogo: distinguere fra imprenditori turistici ed imprenditori dell’accoglienza è segno di saggezza e significa guardare in faccia la realtà e, al contrario, se una Regione ad economia turistica come la Sardegna fa confusione su questo sbaglia di grosso».

Il consigliere di Forza Italia Antonello Peru ha espresso dispiacere «per dover intervenire a spiegare ancora una volta il senso dell’emendamento approvato dal Consiglio; la proposta afferma un principio di buon senso e per certi versi scontato, cioè che i contributi previsti dalla legge sul turismo spettano a chi fa turismo, mentre altri fanno accoglienza dei migranti, un’opera nobile e meritoria ma radicalmente diversa, che gode di specifiche misure di sostegno pubblico». «Se il Consiglio ritiene di fare una legge sull’accoglienza – ha continuato – sono totalmente disponibile ma è un’altra cosa, il turismo è la vocazione della Sardegna e merita attenzione e consapevolezza, per questo chiediamo il ritiro della proposta di legge, nata da un voto non controllato ma che ha prodotto un esito positivo che è sbagliato correggere con una prova muscolare».

Sempre per Forza Italia il consigliere Giuseppe Fasolino ha ricordato le espressioni irriguardose rivolte al suo gruppo dopo l’approvazione di quell’emendamento, affermando che «Peru ha dato una spiegazione molto puntuale di quel voto su cui si era registrata una convergenza della maggioranza». Siamo alle solite, ha protestato: «tutti dicono che il turismo deve essere un settore trainante della nostra economia e tutti ci siamo compiaciuti dei risultati di questa stagione anche se determinati in parte da una congiuntura internazionale, poi però quando ci sono da fare strategie per rilanciare il settore le cose cambiano». «Magari capiterà l’esclusione di una struttura ricettiva a favore di una di accoglienza – ha concluso Fasolino – e forse allora capirete l’errore di aver tolto risorse al turismo in una Regione turistica».

Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha iniziato dicendo di non pensare che «fosse necessario un supplemento di discussione su questo argomento perché, proprio ieri, l’assessore del Turismo Barbara Argiolas, al di là del titolo fuorviante sui troppi turisti, ha espresso considerazioni condivisibili sulla sostenibilità del sistema regionale per le presenze fortemente concentrate nel mese di agosto, quando si finiscono scorte d’acqua, i depuratori vanno al limite e le spiagge sono eccessivamente affollate anche in piccoli Comuni». A questo punto, secondo Truzzu, «o la Regione fa le scelte strategiche o le fa il mercato; ecco perché la legge sul turismo destina risorse a chi opera nel settore e non ad altri, le risorse per l’accoglienza sono diverse e ci sono, quindi la legge nasce da una visione ideologica di cui le stesse associazioni di categoria del turismo non si fanno una ragione».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sostenuto che «la legge andrà ricordata fra le cose obbrobriose di questa legislatura confondendo fra turismo ed accoglienza, errore già fatto in materia di turismo cancellando la legge sul golf; adesso la maggioranza deve dire chiaramente alla gente che si stanno togliendo risorse al turismo».

Il consigliere di Sdp – Art.1 Luca Pizzuto, favorevole, ha ribadito il suo punto di vista evidenziando che «chi ha realizzato una struttura turistica ha scelto questo settore cambiando poi la sua attività, magari per sopravvivere, come dimostrano i dati che parlano di agriturismi e non di alberghi sul mare». «Per noi – ha dichiarato – è in gioco un principio inalienabile di giustizia e di solidarietà sociale che non può essere cancellato da un emendamento capzioso; il problema non è come riorganizzare il sistema turistico ma come organizzare localmente e non centralmente il sistema dell’accoglienza e comunque non possiamo restare indifferenti davanti alla sofferenza di milioni di persone».

La consigliera Alessandra Zedda, intervenendo in qualità di capogruppo Fi, ha definito “terribile” la scelta della maggioranza di modificare la legge approvata poco più di un mese fa dal Consiglio ed ha accusato il centrosinistra di non avere «un’idea di turismo e di sviluppo turistico». «La norma che proponete – ha dichiarato l’esponente della minoranza – è uno scempio e ribadisco condivisione per il contenuto dell’emendamento Peru: con la vostra iniziativa state facendo un danno serio alla Sardegna». «La vocazione turistica non è l’accoglienza – ha concluso la consigliera Zedda – ed invito la maggioranza a riflettere ritiro della proposta di legge».

Il presidente della Giunta, Francesco Pigliaru, ha dichiarato parere conforme a quello della maggioranza e il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis ha escluso richieste di votazioni a scrutinio segreto: «Vogliamo che la maggioranza si assuma la responsabilità dell’approvazione di un simile provvedimento che niente c’entra con la politica dell’accoglienza».

Posto in votazione il passaggio agli articoli è stato approvato con 25 sì e 12 no e dopo una breve sospensione dei lavori il presidente della Quinta commissione, Luigi Lotto (Pd), ha dichiarato il parere sugli emendamenti e quello della Giunta è risultato conforme a quello della commissione.

Non approvati gli emendamenti soppressivi dell’articolo 1 (n. 5 e n. 7) il presidente ha posto in votazione l’articolo 1 (Abrogazione) ed ha constatato, al termine dello scrutinio elettronico (solo 28 presenti) la mancanza del numero legale.

Il presidente Ganau ha dichiarato dunque conclusi i lavori ed ha convocato il Consiglio per questa mattina alle 10.00.

 

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10 consiglieri regionali del centrosinistra, primi firmatari Roberto Deriu e Piero Comandini, Lorenzo Cozzolino, Daniela Forma, Giuseppe Meloni, Antonio Solinas, Mario Tendas, Francesco Agus, Annamaria Busia e Daniele Cocco Secondo, hanno presentato un’interrogazione urgente, rivolta all’assessore Arru e al presidente Pigliaru, per capire quali siano le ragioni che determinano il ritardo, nella nomina del Direttore Generale dell’Areus prevista dalla L.R. 17/2016 che sarebbe dovuta arrivare entro il 31 dicembre scorso e, trascorsi ormai sette mesi, sembra essere cronico e, «a quanto è dato a conoscere non c’è, da parte dell’assessore competente, neanche una proposta di delibera da presentare alla Giunta regionale».

«L’Azienda per l’emergenza urgenza ha una propria autonomia patrimoniale, organizzativa e gestionale – contabile, e questo ritardo non fa altro che generare conseguenze negative su tutta l’attività – sottolineano i consiglieri del centrosinistra -. Gli impegni assunti, sia con il protocollo d’intesa sottoscritto tra la Regione Sardegna e la Regionale Lombardia, sia l’impegno economico, 91 milioni di euro, per l’attivazione del servizio di elisoccorso e, il buon andamento dell’attività tutta, anche in considerazione del dimensionamento che ha interessato alcuni centri dell’Isola, necessitano con la massima urgenza la nomina del Direttore Generale.»

«A sette mesi di ritardo – concludono gli interroganti – in Consiglio regionale noi attendiamo, ma soprattutto l’attendono i sardi, una risposta da parte dell’esecutivo, una risposta che si traduce nella nomina, nel più breve tempo possibile, del Direttore Generale.»

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Il Consiglio regionale, nella seduta odierna, ha approvato le leggi sull’abbattimento dei costi delle trasferte sportive nelle isole minori e sul sostegno alle imprese del comparto ovino. Via libera anche alle variazioni di bilancio. Rinviata ancora la nomina del garante per l”infanzia e l’adolescenza perché i due candidati non hanno raggiunto il quorum.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con le procedure collegate alla terza votazione del Garante regionale per ‘Infanzia e l’adolescenza.

Prima dello scrutinio, sull’ordine dei lavori, il consigliere Emilio Usula dei Rossomori ha richiamato l’attenzione della presidenza dell’Assemblea sul grave incendio nella discarica di Bolotana del 30 luglio scorso, durato per circa 10 ore e domato, ha ricordato Usula, «solo dopo l’intervento dei Vigili del Fuoro di Nuoro, e del personale del Comune di Bolotana». Dall’incendio, ha aggiunto Usula, «si è sviluppata una enorme nube nera, causata probabilmente dalla combustione di materiali a base di carbone altamente tossici ed altri radioattivi ed inoltre, nei giorni precedenti, la Provincia di Nuoro aveva adottato un provvedimento di diffida al gestore della struttura per il mancato adempimento di alcune prescrizioni relative a materiali simili a quelli distrutti dalle fiamme». Usula, in conclusione, ha chiesto alla presidenza del Consiglio di adoperarsi per fare piena luce sulla vicenda, anche in relazione all’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata alla discarica, «che impone regole molto stringenti che evidentemente sono state eluse».

Subito dopo l’Assemblea ha proceduto allo scrutinio per l’elezione del Garante regionale per l’Infanzia e l’adolescenza. I candidati con il maggior numero di voti sono stati Donatella Olla (16) e Gian Giacomo Pisotti (14). 6 le schede bianche.

Nessuno dei candidati ha raggiunto il quorum previsto di 40 voti; quindi il Consiglio ha proceduto ad una quarta votazione nella quale il quorum è pari alla maggioranza assoluta. Anche la quarta votazione si è rivelata infruttuosa: a fronte della maggioranza richiesta di 31 voti Donatella Olla ha ottenuto 30 preferenze e Gian Giacomo Pisotti 17 (3 schede bianche). Il presidente Ganau ha quindi annunciato che l’elezione del Garante si terrà in una prossima seduta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame della Pl n. 391 (Desini e più). Modifiche alla legge regionale n. 17/99 – Abbattimento dei costi per la partecipazione alle trasferte sportive nelle isole minori della Sardegna.

Per illustrare il contenuto, il presidente ha dato la parola al relatore Roberto Desini (Partito dei Sardi).

Nel suo intervento Roberto Desini ha affermato che «scopo della proposta è quello di contenere ed abbattere i costi delle trasferte per isole minori ed eliminare la disparità di trattamento fra residenti e non residenti». In sostanza, ha aggiunto Desini, «stiamo affrontando una specifica forma di insularità con un provvedimento a costo zero, perché si va a cambiare l’. art 38 della nostra legge 17 (fra le migliori leggi in Italia nel suo settore) con il trasferimento di una quota del 6% dei fondi Coni, fermo restando che la Regione può sottoscrivere accordi migliorativi con i vettori aerei marittimi». In questi anni, ha però lamentato Desini, «numerose società, soprattutto di calcio e basket, hanno preferito rinunciare alle trasferte e pagare una ammenda alla federazione di competenza, determinando una distorsione che colpisce gravemente il movimento sportivo e va assolutamente eliminata. Sotto questo profilo – ha continuato il consigliere rivolgendosi agli assessori dello Sport Giuseppe Dessena e dei Trasporti Carlo Careddu – dobbiamo lavorare con molto impegno per risolvere il problema del trasporto per gli sportivi con tariffe mirate; ricordo che il Governo ha fatto convenzione con Alitalia a favore delle società sportive che vengono in Sardegna con tariffe agevolate di 80 euro andata e ritorno mentre uno sportivo sardo paga la tariffa piena di 150 euro perché in regime di continuità territoriale; all’assessore Dessena, in particolare, ricordo anche che forse è necessario rivedere la recente delibera di approvazione del programma per lo sport 2017 con una correzione che consenta l’inserimento dei fondi previsti dalla nuova legge per la prossima nuova stagione agonistica e con una ulteriore attenzione ai portatori di handicap che sono costretti a trasferte ancora più onerose perché viaggiano con accompagnatori».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta ha espresso apprezzamento per la proposta ribadendo di averla condivisa e sottoscritta, avvertendo tuttavia che «resta sullo sfondo la scarsa considerazione per le nostre isole minori; in proposito, ricordo al nuovo assessore Careddu che ormai abbiamo superato l’anno di prova del nuovo servizio pubblico per isole minori e vogliamo conoscere come stanno le cose, partendo da funzionalità del servizio, tariffe e personale». «La questione – ha ricordato Pierfranco Zanchetta – è stata gestita pessimamente con una gara al ribasso e conseguente perdita di risorse preziose che potevano essere reinvestite nel sistema; l’argomento però riguarda tutti i sardi va affrontato e risolto positivamente perchè tutti i sardi dovrebbero avere la stesa tariffa».

Il consigliere di art. 1 – Mdp Luca Pizzuto ha parlato di «una legge importante che qualifica il Consiglio che con questo provvedimento isola sempre meno le comunità locali delle isole, sostenendo lo sport ed affermando il diritto alla mobilità interna». «Quanto al trasporto pubblico locale post-privatizzazione – ha concluso Luca Pizzuto – l’argomento va ripreso soprattutto nell’interesse dei lavoratori e sono convinto che dovremo riparlare molto presto della vicenda ex Saremar».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, manifestando la sua adesione alla proposta, ha dichiarato che «essere un’isola nell’isola è ancora più mortificante quando si parla di sport, come testimonia la triste storia delle rinunce di molte società sportive; purtroppo la storia di tante nostre squadre è quella di giocare in gironi massacranti o addirittura di non disputare i campionati, quindi diciamo grazie al Coni in questo caso ma serve una soluzione strutturale, sia per isole minori che per rispolverare altre iniziative legate a campionati nazionali giovanili o a vincitori di gironi sardi che devono accedere alla fasi nazionali».

Sempre per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco ha detto di non avere nessun dubbio sulla bontà della proposta del collega Desini, «che va nella giusta direzione con le nostre società che devono essere uguali alle altre». Tocco, dopo aver ricordato, un recente lungo dibattito in commissione sugli accordi fra Regione e banche per evitare fidejussioni personali ed attivare linee di credito dedicate per le iscrizioni ai campionati», ha ribadito che «i costi maggiori per i trasporti vanno decisamente abbattuti per le squadre che danno una buona immagine alla Sardegna con i loro grandi risultati in ogni disciplina».

L’assessore Dessena ha rassicurato l‘on. Desini: «Da qui a brevissimo porterò la delibera e risolveremo il problema segnalato dall’on. Desini».

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli e poi gli articoli 1, 2, 3, 4 e poi la legge.

Il presidente Ganau ha portato all’esame il ddl 442/A, ovvero una variazione di bilancio relativa al risanamento del bilancio delle Province e altri interventi finanziari per gli enti locali.

Il ddl è stato illustrato dal presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini. Per la minoranza è intervenuta l’on. Alessandra Zedda, che ha detto: «Sarebbe stato come sparare sulla Croce rossa se ci fossimo messi contro questo provvedimento». Per l’assessore Paci «è un provvedimento che fa un po’ di manutenzione che però svolge anche un’attenta operazione di spending rewiew».

L’Aula ha votato il passaggio agli articoli e poi gli articoli 1. Sul punto è intervenuto l’on. Gianfranco Congiu (Pds), che si è espresso favorevolmente sulla norma che prevede interventi a favore del sistema idrico e dei consorzi di bonifica.

Per l’on. Attilio Dedoni (Riformatori) «un approccio diverso nelle politiche del consumo dell’acqua renderebbe meno grave questa crisi che stiamo vivendo. Ma è anche chiaro che sono necessarie opere idriche e collaudi per evitare si sprechino milioni di metri cubi a Samugheo come sull’Omodeo».

L’emendamento sostitutivo parziale 7 è stato approvato insieme al 3 e al 4.

Approvato anche l’’emendamento aggiuntivo 2 con l’articolo 2.

Approvato anche l’articolo 3 e così il 4 e poi il 5.

L’emendamento soppressivo totale all’articolo 5 bis sul tema di Ati Ifras è stato presentato dall’on. Annamaria Busia (Cps). L’oratrice ha ricordato la nascita di Ati Ifras e il problema dell’impiego dei vecchi Lsu. «In questo sistema ci sono figli e figliastri  tanto che persino i consulenti e gli avvocati sono entrati a far parte di questo sistema. Non so cosa rispondere a quei disoccupati che ci scrivono: perché ai dipendenti del San Giovanni Battista viene data una possibilità e a noi no? Perché non si procede a fare le stabilizzazioni? Perché in questa legislatura si è sprecato il tempo e non è stata fatta la gara internazionale? L’Insar ha dato persino una consulenza a un avvocato perché raccolga la documentazione da consegnare alla Guardia di Finanza. Mi auguro un voto responsabile su questa norma».

Per il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, «non è il caso di mettere in mezzo cose che non c’entrano nulla. Qui siamo davanti ai 520 lavoratori del progetto Parco geominerario. Ma oggi stiamo parlando di appena 20 lavoratori di questi, che non possono prestare i loro servizi nei cantieri, soprattutto archeologici. Peraltro questo provvedimento è stato concordato con i sindacati. La collega Busia avrà tante ragioni per la sua veemenza ma non c’entra nulla con questo articolo».

 L’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha annunciato il voto contrario all’emendamento Busia: «Ai lavoratori bisogna sempre dare una risposta. Raccolgo la denuncia dell’on. Busia, che parla di un immobilismo sulle politiche attive del lavoro e sugli investimenti. Ma questo non toglie che dove sono in gioco i destini di lavoratori noi siamo a sostegno».

Della stessa opinione l’on. Marco Tedde (FI) e Angelo Carta (Psd’Az), tutti contrari all’emendamento soppressivo Busia.

L’articolo 5 bis è stato approvato e così il anche l’articolo 5 ter. A seguire anche gli articoli 6 e 7. Approvati anche gli allegati.

L’emendamento 1 all’allegato 6 a firma dell’on. Busia prevede il finanziamento senza interessi a favore dei dipendenti della Regione per il pagamento delle spese del mutuo per l’acquisto della prima casa.

Contrario l’on. Pietro Pittalis (FI): «Non basta che una legge lo prevedesse in passato: i privilegi non possono più aleggiare nel sistema pubblico, soprattutto in un momento come questo in cui bisogna evitare di suscitare ancora di più l’ira dei comuni mortali, che devono  invece pagarsi di tasca al momento dell’atto le spese notarili per la casa».

Anche l’on. Tedde ha annunciato il voto contrario: «La stessa collega che qualche istante fa si è schierata contro i lavoratori Ati Ifras sostiene invece un provvedimento che stanzia risorse di una categoria di lavoratori soltanto. Noi diciamo no».

L’emendamento Busia è stato respinto.

Approvati gli altri allegati sino all’11 e poi la legge.

L’Aula ha poi affrontato il ddl 445/A sul comparto ovino, illustrato dal presidente della commissione Agricoltura, on. Lotto. «In questi mesi il Consiglio regionale si è occupato più volte della crisi dell’allevamento sardo e il crollo del prezzo del latte. La situazione si sta aggravando ma il Consiglio e la Giunta intendono dedicare la massima attenzione a questo comparto, perché ci sia un rilancio vero del comparto agropastorale ma in generale dell’agroalimentare. Per questo chiedo un voto celere al provvedimento».

Per l’on. Deriu (Pd) «in Sardegna due fatti storici del diciannovesimo secolo hanno provocato l’attuale situazione: la fine del sistema feudale e la guerra doganale con la Francia che ha portato gli industriali del pecorino nell’Isola. Così è cambiato l‘assetto proprietario delle terre, che non sono state più coltivate ma sono diventate pascolo. Questa è ancora la situazione della Sardegna. E’ arrivato il momento di una riforma lungimirante per riequilibrare il comparto agricolo con quello zootecnico. Insomma, serve una strategia. Questo ci chiedono gli allevatori, chiedendoci al tempo stesso di sollevare lo sguardo dalle emergenze e dalle fasi congiunturali». 

Secondo l0’on. Giovanni Satta «non tutti i problemi dell’agricoltura sarda sono risolvibili ma il nostro obiettivo è intervenire per tempo e non dopo mesi su queste emergenze. Avevamo ragione noi a dire che i 14 milioni di euro per comprare le rimanenze del formaggio non servivano a nulla. Oggi stiamo assistendo a una crescita del prezzo del latte e a breve sono convinto che il prezzo del latte aumenterà ancora, sulla spinta della richiesta degli industriali. Ecco perché sono contrario a questo provvedimento, anche se qualche agricoltore non sarà d’accordo. Ma la gran parte del mondo agricolo ritiene che questa legge non serva a nulla».

Per l’on . Gaetano Ledda (LaBase – Psd’Az) «tra neve, gelate e siccità in Sardegna negli ultimi sei mesi è successa una catastrofe. Ma non sono in crisi gli industriali: sono in crisi gli allevatori, che producono 250 mila quintali di pecorino romano l’anno per il mercato americano. Ne abbiamo prodotto circa centomila in più nel 2016, perché il prezzo era salito a quasi nove euro al chilo. E’ chiaro che dobbiamo mettere le quote latte, sennò il problema si ripeterà. Il mondo agropastorale è deluso e amareggiato e ve ne accorgerete domani quando saranno a Cagliari».

Per l’on. Piermario Manca (Pds) «ci sono certo delle cose da rivedere in questa legge ma sono convinto che si debba aggredire il problema lavorando con una programmazione strategica. Siamo in ritardo in tutti i pagamenti, liberiamoci dei problemi burocratici».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, commentando i dati emersi dal dibattito sull’andamento ciclico del prezzo del latte, ha sostenuto che «viene fuori una situazione drammatica del nostro sistema produttivo, perché i veri problemi del settore agricolo riguardano una politica che si è occupata più di provvedimenti-tampone che di una visione di prospettiva, mentre anche alcune componenti del sistema hanno lucrato sulla mancanza di liquidità dei pastori». Il provvedimento di oggi, per Dedoni, «è una elemosina intollerabile che gli agricoltori farebbero bene a tirarci in faccia, me compreso, diamo piuttosto mangime per gli animali che è veramente necessario, quanto alla legge meglio riportarla in commissione per una valutazione accurata sulle misure più adatte per venire incontro alle esigenze dei pastori».

Il consigliere Fabrizio Anedda (Misto) ha definito «sbagliato» l’acquisto del pecorino da distribuire agli indigenti ed anche «offensivo per i pastori, trattati da poveracci che chiedono l’accesso ai contributi per le estreme povertà». «Di conseguenza – ha aggiunto – con questo provvedimento rischiamo ancora una volta di offendere la categoria, mentre la vera chiave è quella dell’accesso al credito per dare gi operatori la liquidità che consente di loro di lavorare». Sarebbe stato molto più utile, ha proposto, «consentire ad ogni pastore di conferire la materia prima ed ottenere in cambio il prodotto trasformato mentre un terzo soggetto dovrebbe occuparsi della commercializzazione; così il pastore diventerebbe imprenditore di se stesso partecipando a tutte le fasi economiche».

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha affermato che il messaggio che passa alla società sarda «è che per ottenere qualcosa basta indire una manifestazione ma questo è il fallimento della politica; in altre parole la manifestazione di domani è sacrosanta perché il momento è drammatico ma la società riceve un senso di vuoto e di mancanza di programmazione, una situazione che in qualche modo ripete quanto già accaduto per Forestas, l’Ati Ifras e la sanità ma questo non è il ruolo del Consiglio regionale, che deve invece occuparsi di una politica in grado di costruire e indicare un futuro». «Ad aprile – ha ricordato Rubiu – abbiamo fatto una legge per spendere subito 14 milioni e 5 mesi dopo siamo qui a discutere del perché non li abbiamo spesi, cioè siamo tutti bravi a spendere parole per l’agricoltura come chiave di sviluppo della nostra Regione ma poi non concretizziamo niente». Ora però dobbiamo fare una scelta (imposta dalla Ue), ha avvertito il consigliere, «ma non è una scelta di sostegno alle imprese, è una paghetta o forse una elemosina a parte il fatto che poi bisogna parlare anche del quando perché forse il prossimo agosto saremo allo stesso punto a causa dei cosiddetti tempi tecnici della burocrazia». «Manteniamo tutte le riserve sul provvedimento – ha concluso – ma comunque voteremo a favore».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha detto fra l’altro che «in questa girandola di informazioni che ha caratterizzato il dibattito c’è una vivacità dialettica che fa vedere l’attenzione del Consiglio solo per una parte del problema dell’agricoltura sarda e tuttavia, a questa vivacità, si contrappone il grande silenzio sul tentato scippo del marco pecorino romano dop perché è in atto una vera campagna di aggressione sia sul mercato con prodotti succedanei che sul piano giuridico e commerciale con la richiesta di revoca del marchio alla Ue». «Almeno dal novembre del 2016 – ha ricostruito Congiu – questa campagna, che pure ha coinvolto solo alcuni imprenditori laziali ha visto scendere il campo il Governatore del Lazio Luca Zingaretti e la Coldiretti della Regione, invece qui in Sardegna tutti zitti, invece bisogna intervenire immediatamente in maniera forte e decisa». «Siamo solidali con gli agricoltori e a favore del provvedimento – ha concluso – ma la Regione deve farsi sentire difendendo il suo marchio».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha premesso che «nessuno pensa di risolvere i problemi dell’agricoltura con questa legge che ha bisogno di interventi che peraltro l’assessorato in buona parte sta facendo, però va riconosciuto che si è già voltato pagina con la costituzione organismo inter-professionale che lavora ad una visione unitaria del settore». Nel merito, a giudizio di Cocco, «non si può votare contro questa legge, abbiamo votato ad aprile una legge che stanziava 14 milioni per destinare il formaggio in eccedenza agli indigenti e poi è stato adottato un nuovo schema per i contributi de minimis e la Giunta incrementa le risorse a disposizione con altri 3 milioni;  per questo è un intervento-tampone che però va fatto, senza dimenticare che per l’agricoltura sono in arrivo altri fondi, dal fine-ciclo delle bestie ai danni per le calamità naturali, dai fondi Argea alle cerealicoltura per una cifra complessiva superiore ai 60 milioni, sono cifre importanti di cui si può parlare a testa alta anche alla manifestazione di domani».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «la crisi dell’agricoltura è l’emblema del fallimento delle politiche regionali di questa legislatura, dal flop dei bandi del Psr alle risorse che non si riuscirà a spendere». «Il problema del prezzo del latte non nasce oggi – ha ricordato – però è davvero strano che la Sardegna, Regione leader del mercato, sia sempre la più esposta ai processi di instabilità, cosa che non accade negli altri Paesi del Mediterraneo e che costituisce una grande anomalia rispetto ad un contesto internazionale favorevole per il prodotto-latte ed aumenterà la domanda». «Di fronte a questa crisi – ha continuato il vice capogruppo di Forza Italia – servono soluzioni strutturali e non i soliti pannicelli caldi che ci propone il governo regionale, non si vedono segnali di una inversione di tendenza e forse domani qualcuno dirà che si è fatto qualcosa ma è evidente che siamo di fronte ad una assoluta mancanza di strategia, per cui non possiamo che essere contrari».

A nome della Giunta l’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, dopo aver ringraziato il Consiglio per la velocità con cui ha consentito l’esame della legge, ha detto che «certamente il mondo agro pastorale sardo è in difficoltà come sistema e i 14 milioni servono per aiutare i pastori come avevamo sostenuto in sede di organismo inter-professionale che, autonomamente, ha poi deciso in modo diverso ma all’unanimità». Tuttavia, a suo giudizio, «è sbagliato considerare il provvedimento come di sola emergenza perché c’è anche una componente strutturale, rappresentata dall’obbligo di comunicare le produzioni aprendo la strada alla buona programmazione ed alla diversificazione evitando gli eccessi di offerta». «Per quanto riguarda le calamità naturali – ha precisato Caria – siamo stati i primi ad ottenere dallo Stato la procedura di emergenza che ci ha dato la possibilità sia di attingere dal fondo nazionale che di accedere a percorsi collaterali come sospensione dei muti agrari e dei contributi previdenziali». «Sempre nel campo degli interventi strutturali – ha aggiunto l’assessore – la Giunta ne sta portando avanti molti, dal ciclo dell’acqua alla banda ultra larga e quest’anno avremo complessivamente 24 milioni in più, sul sistema dei pagamenti siamo fra le prime Regioni d’Italia avendo erogato 215 milioni nel 2016 ed 81 nel 2017, altri fondi del Psr arriveranno fra breve nelle casse delle aziende ed oggi approveremo in Giunta due delibere in materia di cereali e grano duro». «C’è quindi una risposta significativa della Regione anche se parziale – ha concluso Caria – e siamo fortemente impegnati sia nella difesa dei nostri marchi a tutela dei produttori sardi, che alla revisione del Psr per trasformarlo da strumento di sostegno ad occasione di sviluppo, anzi sarà questa la vera scommessa del futuro».

Dopo l’intervento dell’assessore sono iniziate le dichiarazioni di voto.

Antonio Gaia (Cps), favorevole, ha parlato di «provvedimenti positivi anche se non bastano; il problema è molto sentito però occorre incidere in modo radicale sulla cultura dell’impresa agricola per impostare un nuovo programma di rilancio».

Piermario Manca (Pds), favorevole, ha condiviso la sostanza delle dichiarazioni dell’assessore auspicando una revisione del Psr. Quanto però ai risultati della gestione, secondo Manca ci sono inefficienze «sui bandi infrastrutturali per 160 milioni che sono ancora bloccati e siamo l’ultima Regione in Italia».

Alessandro Collu (Pd), favorevole, ha riconosciuto che calamità naturali e ritardo nei pagamenti hanno avuto una forte incidenza sulla crisi dell’agricoltura sarda osservando però che «il crollo del prezzo del latte è stato determinato da una bolla di sovra-produzione e questa non è certamente colpa della Regione, del resto anche le leggi prevedono una penale per questi casi ma molto probabilmente è troppo bassa».

Sempre per il Pd Gianmario Tendas ha ricordato che «nel confronto in commissione con le organizzazioni di categoria è stato messo l’accento sulla necessità di una nuova strategia per superare i problemi strutturali dell’agricoltura sarda, i cui protagonisti del sistema sono spesso in lotta fra loro, ora c’è l’organizzazione inter-professionale ma c’è ancora molto da fare».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, favorevole, ha valutato positivamente l’operato della Regione a difesa del marchio del pecorino romano, ma ha ipotizzato una strategia molto più profonda e pericolosa che ha portato alla richiesta di revoca del marchio in sede UE nei confronti della quale «bisogna mantenere una attenzione altissima».

Il consigliere Giovanni Satta (Misto) ha ribadito la sua posizione contraria, chiarendo che «non stiamo processando la Giunta ma cercando soluzioni per l’agricoltura sarda, confermo che ad aprile il provvedimento aveva un senso, oggi non più perché è solo una elemosina, uno spreco di soldi pubblici».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto, partendo dall’«importanza» del dibattito, si è detto d’accordo con Congiu sulla difesa forte del marchio e la valorizzazione degli altri marchi di qualità ed ha difeso i risultati dell’azione della Regione in materia di pagamenti «nei quali non siamo al meglio ma sicuramente siamo più efficienti rispetto a settori artigianato e commercio». «Definire l’utilizzo dei 14 milioni uno spreco – ha concluso – è molto sbagliato anche perché è stata una richiesta del mondo agricolo; ora andiamo avanti su basi nuove muovendoci a 360 gradi».

Daniele Cocco (Art. 1 – Sdp), favorevole, ha ricordato che «il provvedimento di aprile fu una scelta precisa di larghi settori del Consiglio e di tutto il mondo agricolo, così come tutti parlammo di traguardo storico per la nascita dell’organismo inter-professionale dal quale oggi sembra vogliamo prendere le distanze; quanto ai soldi, quelli non spesi oggi non sarebbero spesi nemmeno domani».

Al termine dell’intervento di Cocco il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli della legge ed iniziato la discussione sull’art. 1.

Hanno preso la parola i consiglieri Giovanni Satta e Gaetano Ledda (Misto) ed il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni che hanno ribadito la loro posizione contraria, mentre per il Pd Antonio Solinas e Franco Sabatini hanno confermato il voto favorevole.

L’assessore dell’Agricoltura Pierluigi Caria, intervenuto per alcune precisazioni, ha affermato che «i bandi infrastrutturali sono stati rallentati per una serie di problemi ai modelli applicativi ma il lavoro sta andando avanti, mentre piuttosto è emerso che nell’80% dei casi le pratiche non erano complete e comunque la settimana scorsa è stato pubblicato il primo elenco delle domande, evitando il rischio di restituire risorse». «I numeri – ha ribadito Caria – dicono che per quanto riguarda i pagamenti siamo fra i primi in Italia; quanto poi alla proposta di distribuire mangimi sarebbero serviti 40 milioni restando comunque obbligati a rispettare un tetto di 5.000 euro, per cui in questa fase quello che abbiamo fatto è l’unico provvedimento possibile, oltre che condiviso, senza dimenticare che stiamo mettendo a punto strumenti (anche finanziari) a sostegno del sistema per abbattere i costi del credito e che la Giunta sta producendo uno sforzo molto significativo per l’agricoltura, lo diremo domani ai pastori nell’incontro con i capigruppo parlando delle loro richieste che, in realtà, sono state recepite all’80%».

Al termine dell’intervento dell’assessore, il Consiglio ha approvato l’art.1 integrato da un emendamento della Giunta che aumenta di 3 milioni di euro la disponibilità finanziaria della legge. Subito dopo sono stati approvati gli altri articoli e la legge nel suo complesso, con 30 voti favorevoli e 12 contrari.

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Il Consiglio regionale ha approvato nuove norme in materia di turismo.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha proseguito l’esame dell’ordine del giorno con la terza votazione per l’elezione del Garante per l’infanzia e l’adolescenza.

Prima di avviare le procedure di voto, sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto, «tenuto conto delle precedenti votazioni e della delicatezza dell’incarico, di valutare l’opportunità di un rinvio per evitare nuovi scrutini infruttuosi non in grado di dare l’esito positivo auspicato».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha condiviso la proposta di Pittalis che, messa ai voti, è stata approvata. L’elezione del Garante è stata quindi rinviata.

Sempre sull’ordine dei lavori, il consigliere del Psd’Az Christian Solinas ha sollevato un problema legato ad una recente delibera della Giunta con cui, a suo avviso, sono state di fatto anticipate alcune parti della nuova rete ospedaliera attualmente in discussione presso la commissione Sanità. Si tratta, ha sostenuto Solinas, «non solo di uno sconfinamento evidente rispetto alle prerogative del Consiglio, ma anche di un provvedimento che crea problemi alla ridefinizione del sistema ed apre la strada a ricorsi amministrativi, che metterebbero a rischio la stessa riforma».

L’Aula ha quindi ripreso la discussione del Testo unico del Turismo con l’art. 20 (Locazione occasionale a fini turistici) della legge.

Intervenendo nella discussione generale, il consigliere del Pd ha sollevato una serie di perplessità sul contenuto dell’articolo formulando successivamente una proposta di rinvio accolta dal Consiglio.

A seguire, il Consiglio ha approvato gli articoli art 21, 22 e 23.

Sull’art 24 (Stabilimenti balneari) il relatore Luigi Lotto, illustrando il parere della commissione, ha chiesto al consigliere Marco Tedde (Forza Italia), primo firmatario degli emendamenti aggiuntivi nn. 3 e 2 sulla classificazione degli stabilimenti e sull’installazione del servizio di wi-fi, di ritirarli accogliendone in sostanza il contenuto, inserito successivamente in una delibera di Giunta da sottoporre al parere della commissione.

Il consigliere Tedde ha accettato la proposta ed il Consiglio ha votato per l’accoglimento dell’emendamento orale del relatore di maggioranza Lotto.

L’Aula ha approvato subito dopo il testo modificato dell’art. 24.

Subito dopo sono stati approvati gli articoli dal 25 al 39.

L’art. 40 (Rete dei borghi della Sardegna) è stato integrato a seguito dell’approvazione dell’emendamento n.20 (Moriconi-Gaia) che assegna alla Giunta il compito di definire i requisiti necessari per l’iscrizione dei Comuni alla rete, «in base ai beni storici ed urbanistici presenti sul territorio ed alle iniziative intraprese per l’incremento delle attività turistiche»

A seguire, il Consiglio ha approvato gli articoli dal n. 41 al n. 51.

Subito dopo il presidente ha avviato la discussione dell’art 11 (Incentivi alle imprese turistiche), che l’Assemblea aveva deciso di rinviare nella seduta precedente.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto la sospensione della seduta. La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori l’Assemblea ha avviato la discussione degli emendamenti aggiuntivi 4 e 18, entrambi con parere negativo della commissione e della Giunta. Il primo (Peru e più) prevede che «le strutture turistiche che usufruiscono degli incentivi non possano svolgere servizio di accoglienza, pena la revoca degli stessi con obbligo di restituzione». Il secondo (Fasolino e più) assegna ai Comuni un contributo del 25%, a consuntivo, sulle spese sostenute per la promozione turistica».

Prima dell’esame delle due proposte il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha ricordato che in conferenza dei capigruppo si è stabilito di riprendere il primo di agosto ma, nel frattempo, «abbiamo ricevuto la richiesta di incontrare una delegazione del movimento pastori per il giorno 2». Pittalis ha infine invitato la presidenza a sottoporre l’argomento alla conferenza dei capigruppo al termine della seduta.

Il presidente Ganau ha comunicato che, al termine dei lavori, il problema sarà esaminato dalla conferenza dei capigruppo.

Tornando al dibattito sull’art. 11 e sugli emendamenti aggiuntivi presentati il consigliere di Forza Italia Antonello Peru, primo firmatario dell’emendamento n. 4, ha affermato che «l’articolo 11 è ottimo, va sostenuto e letto attentamente per le potenzialità che contiene, sia per la riqualificazione del sistema turistico regionale che per gli incentivi destinati alle strutture che vogliono ammodernarsi, dotarsi di nuove attrezzature e reti di trasporto, arredi, servizi, aree benessere». «La legge – ha aggiunto Peru – può rappresentare un fattore importante di crescita e sviluppo che premia aziende dinamiche e virtuose, e la tempo stesso la chiave per conseguire i veri obiettivi della legge a cominciare dalla destagionalizzazione, l’emendamento ha quindi queste finalità, distinguere il turismo dall’accoglienza che può essere sostenuta da altre tipologie di incentivi».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis ha apprezzato la distinzione spiegata da Peru, definendola «una proposta ragionata che fa chiarezza sulle strutture e mette al riparo la Regione da accuse ingiustificate sulla commistione fra strutture di accoglienza e ricettività turistica, premiando chi ha scommesso sul turismo rispetto a chi ha scelto di preferire la rendita sicura dell’ospitalità».

Chiusa la discussione generale, il Consiglio ha approvato l’art. 11.

Subito dopo il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha chiesto il voto segreto sull’emendamento n. 4.

Il Consiglio ha approvato l’emendamento con 27 voti favorevoli e 22 contrari.

Al termine dello scrutinio, il capogruppo del Pd Pietro Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha dichiarato di dissociarsi totalmente dall’esito del voto perché, ha sottolineato, «non esiste che si riducano le libertà e i diritti dei cittadini del mondo, alla prima occasione questa norma si dovrà correggere perché così è inaccettabile».

Successivamente, l’Aula ha inziato l’esame dell’emendamento n. 18.

Il primo firmatario Giuseppe Fasolino, di Forza Italia, ha sollecitato l’allargamento dello spazio che la legge assegna alle amministrazioni comunali, perché «la Regione può e deve dare ai Comuni la possibilità ai Comuni di investire sugli eventi con parte delle risorse del proprio bilancio, riconoscendo una quota di questo investimento da parte della Giunta». Non vorrei distrazioni causate dal voto precedente, ha aggiunto, «ma questa proposta è importante non solo e non tanto per le risorse ma anche perché introduce un modo di operare corretto per tutti valutando le spese dell’anno precedente a consuntivo: è una proposta fondata sulla meritocrazia.»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, nel sostenere le argomentazioni del collega Fasolino, si è rivolto al capogruppo del Pd Pietro Cocco al quale ha ricordato che «bisogna avere rispetto delle decisioni dell’Aula anche quando non si condividono; non capisco poi le ragioni dello scandalo perché stiamo parlando di una legge per il turismo, cosa diversa dall’accoglienza che ha una sua importanza ma è cosa diversa e va sostenute con altre leggi». «Confondere le due cose – ha continuato Pittalis – significa strumentalizzate l’emendamento che invece va rispettato ed apprezzato, senza vanificare grande lavoro del Consiglio, di maggioranza e Giunta a sostegno di una industria fra le più importanti della nostra economia».

Sempre per Forza Italia il consigliere Stefano Tunis ha affermato che «l’emendamento 4 non ammette interpretazioni, perché a fronte della scarsa durata della stagione e della modesta competitività delle nostre strutture ricettive, molti hanno riconvertito le loro attività con una scelta rispettabile, ma diversa sul piano economico ed industriale, che non limita i diritti di nessuno».

Il consigliere di art. 1 – Mdp Luca Pizzuto, con grande amarezza, ha definito il voto «immorale». «Io voglio restare umano – ha continuato – e non voterò una legge che applica un principio razzista, nessuno obbliga operatori ad accogliere persone, è un voto degno del terzo reich, non voterò la legge e abbandono l’Aula».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «si sta uscendo fuori strada, non si può offendere il Consiglio in questo modo dopo aver espresso un voto libero». «Non è questa la sede per una polemica di basso livello – ha aggiunto Tedde – perché è stato solo detto solo che non ci deve essere commissione fra leggi e politiche diverse, il problema vero è che non si accetta il confronto e si viene tacciati di immoralità per avere espresso idee diverse».

Il consigliere del gruppo Misto Francesco Agus ha ricordato che «è già capitato in passato che Consiglio tornasse sui suoi passi e dovrà farlo anche stavolta; presenterò una proposta di legge per l’abrogazione di questo articolo».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha espresso dispiacere per dover intervenire in questa circostanza perché, ha chiarito, «rispetto le idee di tutti ma quando si arriva a paragonare il Consiglio al terzo reich mi offendo, mi scandalizzo e mi sento in dovere io di stare fuori da quest’Aula, questa è una istituzione dove non è consentito di disprezzare gli altri, nessuno ha disprezzato nessuno, nessuno offenda quest’Aula e, presidente, mi sarei aspettato un gesto da lei».

La consigliera del gruppo Misto Annamaria Busia ha definito la questione «non di poco conto, ci troviamo contrapposti gli uni agli altri su una norma che a mio avviso presenta forti dubbi di costituzionalità per una limitazione che esclude chi si occupa di accoglienza». «Peraltro – ha osservato – i rimedi ci sono e non va dimenticato che la legge ha elementi positivi, non parlo di moralità ma si può sempre porre rimedio sempre che la questione non venga sottoposta ad una valutazione di costituzionalità per aspetti di tutta evidenza, auspico infine un abbassamento dei toni su una questione che comunque, per fortuna, fa emergere posizioni radicalmente diverse nella chiarezza».

Paolo Truzzu, consigliere del Misto-Fdi, ha esordito chiarendo di non voler scomodare «morale, etica e costituzionalità, basta ricorrere al semplice buon senso per accorgersi che stiamo discutendo una legge sul turismo che ha lo scopo di orientare lo sviluppo economico della nostra Regione». «Nel merito – ha continuato – l’emendamento fa una scelta discrezionale dicendo che chi fa turismo fa turismo e basso, come chi fa industria non fa artigianato, gli imprenditori sono liberi di scegliere, insomma siamo di fronte a scelte legittime che non comportano senza nessuna repressione; stiamo superando i limiti, in un modo emblematico che rappresenta purtroppo quello del Paese».

Il capogruppo di art.1-Sdp Daniele Cocco ha spostato la discussione su un altro terreno, sostenendo che «si può discutere di tutto ma senza voto segreto, noi non accettiamo questo per la nostra storia e per quello che rappresentiamo, per cui ribadiamo l’impegno per una legge abrogativa di questo emendamento inaccettabile». Troppe volte, ha concluso, «il voto segreto viene utilizzato per leggi incostituzionali, a questo punto sarebbe auspicabile un impegno comune della maggioranza per rendere inefficace questo emendamento».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha preso le distanza dalla «brutta pagina» del Consiglio, «non tanto per il merito e l’oggetto dell’emendamento che comunque è distonico quanto perché sarebbe stato molto meglio un confronto a viso aperto, guardandoci negli occhi, per interrogarci se siamo o non siamo per l’accoglienza, se siamo o non siamo d’accordo per evitare le stragi nel Mediterraneo». Che ci sia bisogno di uno scrutinio segreto, secondo Congiu, «è la vera ignominia e bassezza, perché è un voto che nasconde altri malesseri ed altri problemi di tenuta della maggioranza, noi comunque firmeremo per l’abrogazione».

Il capogruppo del Pd Angelo Carta si è dichiarato d’accordo sull’emendamento n.18 che assegna contributi ai Comuni di 18, mentre «sul n. 4 credo e confido in Macron perché la Francia ci avrà risolto i problemi alla radice molto prima dell’entrata in vigore». «Oggi – ha detto – discutiamo di qualcosa che non avrà nessuna efficacia, il razzismo non si misura con un voto segreto ma con la vita e gli atti di ciascuno, in ogni caso nessuno può lanciare una accusa del genere per una legge che parla di turismo e, sotto questo profilo, la maggioranza ha dato abbondanti dimostrazioni di come si fa razzismo con leggi su enti locali e sanità». Il voto di oggi non è un vulnus nei confronti di nessuno, ha concluso, «e se poi arriva una nuova proposta di legge ne parleremo serenamente».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha rivendicato il suo diritto «a non essere tacciato di razzismo e chiedo alla presidenza di tutelarmi, poi ricordo che quando una legge non riceve il voto per il passaggio agli articoli se ne rimanda la discussione, quindi continuiamo perché abbiamo molte cose importanti da fare».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, polemicamente, ha affermato di condividere l’emendamento 18, criticandone però la copertura finanziaria che sottrae risorse preziose alla sanità. Sul piano politico Deriu ha sostenuto che «questa bella legge sul turismo che cerca di portarci nella contemporaneità è stata oltraggiata, da un voto che dimostra la volontà della destra di cavalcare questo tipo di argomenti evocando l’arrivo dell’uomo forte», (interruzioni in Aula).

Dopo l’intervento dell’on. Deriu, ha preso la parola l’on. Luigi Crisponi (Riformatori), che ha detto: «Provo con evidente difficoltà a fare un passo avanti sul testo di legge e sull’emendamento 18. Se questa norma dovesse passare daremmo ossigeno a chi cerca di offrire qualità e servizi nei territori». Per l’on. Roberto Desini (Pds) «ognuno ha la propria coscienza e risponde di sé. Io non condivido lo spirito dei proponenti dell’emendamento 18 di Forza Italia ed è impostato in modo da tale da creare disparità tra i comuni costieri e quelli dell’interno. Per questo io voterò contro».

Sulla norma si è espresso anche l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha detto: «Voterò a favore ma sia chiaro che gli unici immorali sono gli otto, nove franchi tiratori della maggioranza che hanno votato a favore. Del resto anche ieri sera a voto palese si è manifestato il dissenso interno alla maggioranza».

L’emendamento 18 è stato respinto.

L’Aula è poi passato all’esame dell’articolo 15 (Definizione delle strutture ricettive all’aria aperta) e dei relativi emendamenti, riunificati nell’emendamento di sintesi 24 e nell’emendamento 19, come annunciato dal presidente Luigi Lotto.

L’emendamento 24 è stato approvato e anche il 19, che ha provocato la decadenza di alcuni emendamenti sostitutivi.

Sull’articolo 20 l’on. Luigi Ruggeri (Pd) ha chiesto il voto contrario all’articolo: «E’ una norma a rischio di impugnativa perché tra l’altro obbliga qualsiasi proprietario di due case che affitti  stagionalmente a costituire un’impresa. Credo che stiamo esondando dalla competenza legislativa del Consiglio regionale». 

Per l’on. Francesco Agus (Cps) «è giusto dare questo segnale scindendo tra chi ha una seconda casa e l’affitta nei mesi estivi e chi invece specula acquistando intere palazzine in frode a ogni norma. Per questo è giusto introdurre i correttivi e un tetto che separi chi affitta una casa da chi fa concorrenza sleale».

L’articolo 20 (Locazione occasionale a fini turistici)  è stato respinto a larghissima maggioranza.

Il presidente Ganau ha messo in votazione il testo definitivo della legge e sono iniziati gli interventi finali. Per l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc) «non è chiaro come facciamo a normare i marina resort ma lascio tutto questo alla competenza dell’assessore, così come il tema del boat and breakfast. Intravedo rischi anche sull’articolo 15».

Il testo definitivo della legge è stato approvato con 42 votanti e 42 favorevoli.

Sulla proposta di legge 433 sulla raccolta funghi, il presentatore, on. Attilio Dedoni (Riformatori) ha detto: «Ci sono alcuni emendamenti, che sono migliorativi del testo in discussione. Pertanto, con un po’ di attenzione, possiamo approvare la norma».

Per l’on. Antonio Solinas (Pd) «al di là dell’intesa tra i capigruppo c’è una proposta di legge della commissione Ambiente esitata sentendo tutte le associazioni micologiche e le università. Per questo chiedo che la proposta 433 sia rinviata alla commissione.»

Il capogruppo di Forza Italia, on, Pietro Pittalis, ha definito la richiesta «schizofrenica: eravamo tutti d’accordo e si decide di ritornare in commissione per il man di pancia di qualcuno. Ne va della credibilità della conferenza dei capigruppo, che non hanno davvero più senso a questo punto. E noi se le cose stanno così non parteciperemo più. La maggioranza deve chiarirsi».

Per l’on. Michele Cossa (Riformatori) «il meglio è nemico del bene. Invito i colleghi ad approvare la legge sui funghi ipogei anche per non rendere la conferenza dei capigruppo una cosa ridicola».

Dopo l’intervento contrario dell’on. Gianluigi Rubiu (Udc) e Angelo Carta (Psd’az) e dell’on. Gianfranco Congiu (Pds) ed Antonio Solinas (Pd) sulla richiesta di rinvio l’Aula si è pronunciata a favore del rinvio in commissione.

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Ieri pomeriggio il Consiglio regionale si è espresso per la designazione del Garante dei diritti dell’infanzia e della adolescenza ma il quorum necessario non è stato raggiunto e sarà necessaria un’altra votazione.

Ha preso poi la parola l’on. Franco Sabatini, presidente della commissione Bilancio, per illustrare il disegno di legge 439/A sui debiti fuori bilancio. L’Aula ha votato gli articoli con gli emendamenti e gli allegati.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha annunciato il voto contrario al provvedimento e agli emendamenti della Giunta e della maggioranza: «E’ impressionante la quantità di debito fuori bilancio riferita al contenzioso della Regione. Nonostante abbiate un bell’ufficio legale, state chiedendo al Consiglio di autorizzare il pagamento di parcelle anche di più di 200 mila euro a un singolo avvocato».

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) «in alcuni debiti fuori bilancio non c’è la responsabilità dell’assessore Paci ma quella di altri assessori, come quello dei trasporti».

Poi è stata la volta del provvedimento finale, approvato con 29 voti favorevoli e 22 contrari.

Il Consiglio regionale è passato poi all’esame del Testo unificato “Norme in materia di turismo”, illustrato dal relatore di maggioranza Luigi Lotto (Pd), che ha detto: «Abbiamo iniziato a lavorare su questo testo il 25 maggio 2016 sentendo in commissione Quinta più di 34 interlocutori qualificati. Mi sento per questo di ringraziare tutti i firmatari dei progetti di legge poi riunificati e tutti i commissari della commissione Quinta, l’assessore e il suo staff: tutti hanno contribuito a questo risultato a fronte di una materia complessa, con interessi in gioco molteplici e non coincidenti. Insomma, è stato necessario un grande lavoro di sintesi. Mancano nel testo le sole professioni turistiche, perché da più parti ci è stato fatto notare che la competenza principale è del governo nazionale. L’articolato si compone di cinque capi e 50 articoli e tocca anche il tema del turismo dei camperisti, la vigilanza e il controllo oltre alla governance del sistema».

Per la minoranza l’on. Luigi Crisponi (Riformatori) ha esposto la sua relazione ringraziando «tutti coloro che hanno dato un contributo, a qualunque titolo. E’ un testo con aspetti indubbiamente positivi, perché ci consente di dibattere in quest’Aula dell’economia turistica, sempre più legata a tutti gli altri settori dell’economia sarda. Purtroppo, però, altri aspetti non sono positivi perché alcuni soggetti offerti dai soggetti auditi in commissione avrebbero meritato di confluire nel testo che andiamo a votare. Mi riferisco per esempio alla incombente sharing economy».

Positivo, invece, il richiamo in legge alla figura della DMO (destination management organization): «Non è importante che lo diciamo in italiano o in inglese o in lingua sarda. Anche il portale del Consiglio regionale è in italiano, se è per questo, mentre in Corsica le istituzioni sono perfettamente bilingui».

Ha preso poi la parola l’on. Annamaria Busia, che ha detto: «In Italia il turismo vale più del 10 per cento del Pil ed è chiaro che anche un adeguamento normativo può aumentare gli introiti derivanti da questo comparto. Sono convinta che la nuova assessora Argiolas, dotata di competenza tecnica, sarà all’altezza del lavoro pregevole svolto finora dall’assessore Morandi. C’è però ancora molto da fare: Cagliari, ad esempio, non è ancora tra le prime dieci città-scalo per i crocieristi. E ancora, il Veneto da solo supera per presenze turistiche tutte le regioni meridionali messe insieme».

Ha preso poi la parola l’on. Giuseppe Fasolino (FI), che ha detto: «Non è stato facile fare sintesi di 14 proposte di legge e da troppo tempo mancava una legge adeguata, visto che il provvedimento in vigore è del 1984. Ossia trent’anni fa. Non possiamo però esimerci dal fare considerazioni e dare numeri: il 74 per cento dei turisti stranieri viene per il mare e il sole mentre solo l’8 per cento è interessato al turismo culturale e archeologico. E in una legge che deve disegnare il nuovo turismo non ci si può dimenticare il ruolo dei Comuni e incentivarli a investire sul turismo e sugli eventi importanti, come lo è stato per la Sardegna il giro d’Italia. Basta passeggiare in questi giorni per le vie di Cagliari per capire cos’è il turismo delle crociere: ora possiamo migliorare ancora una legge che è già però buona». 

Successivamente ha preso la parola il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde che, riprendendo il tema del lavoro della commissione, ha parlato di «lavoro significativo» ma, ha avvertito, «non del tutto positivo» rispetto ad una Regione come la Sardegna che ha «una immensa vocazione turistica, in cui il turismo si sposa in maniera egregia con l’agricoltura, con l’agroalimentare, con l’artigianato». Eppure, ha ricordato, «parlare di turismo in Sardegna è difficile, perché l’isola non ha gli strumenti e i mezzi per portare i turisti; noi stiamo vivendo una stagione sotto il profilo trasportistico molto, molto delicata, con la Giunta che ha rinunciato al decreto sulla continuità territoriale sulle rotte minori nell’ottobre 2014 con gravi conseguenze soprattutto per l’aeroporto di Alghero che ha perso nel 2016 340 mila passeggeri, dati che hanno affossato l’intero territorio. Ora abbiamo fatto una importante apertura di credito al nuovo assessore, ha continuato, finalizzata a velocizzare le dinamiche per arrivare a spendere i primi 4,8 milioni di euro di euro di quest’anno, sperando che però queste risorse vengano spese in modo proficuo ma in modo perequante i danni che sono stati fatti al Territorio del Nord-Ovest».

Ci poniamo però un quesito: «Come si può parlare in modo proficuo di turismo senza una legge sul governo del territorio ed una legge urbanistica capace di marciare in modo parallelo, che però non c’è per le continue liti interne al Pd».

«Ricordiamo in proposito – ha osservato Tedde – che buona parte delle strutture ricettive di questa Regione sono costruite e realizzate nei 300 metri dal mare e sono tutte molto vetuste e superate, strutture fuori dal mercato che hanno necessità di interventi forti, radicali e coraggiosi, per cui non possiamo continuare a temere questo tabù dei 300 metri; quello che a noi interessa non è la distanza ma è la qualità».

«Sicuramente la legge urbanistica – ha concluso – avrà un percorso tormentato mentre ne avrebbe meritato uno preferenziale: è questo il vero rischio perché, se non ci sbrighiamo, tutto sarà stato inutile.»

Dopo Tedde è stata la volta di un altro consigliere di Forza Italia, Antonello Peru. Peru ha affermato in apertura che «il turismo è un fenomeno economico complesso, risultato di singoli settori, tutti fondamentali, che interagiscono in varia forme tra loro, e proprio per questo ha una forte valenza sociale». «Perciò è inutile – ha detto ancora – affrontarlo per sezioni, importando questo o quel modello; il turismo anzi ha necessità di integrazioni, di politiche per il turismo, costruendo dalle fondamenta, cioè dalle motivazioni». La Sardegna, a suo avviso, «ha come motivazione principale il mare; il turista sceglie, a parte il mare in Sardegna, altre mete e quando sceglie altre mete noi dovremmo capire la motivazione e per questo costruire attorno ad esse». Quindi, ad esempio, «se la motivazione è il golf, il turista è spinto dove esistono impianti golfistici; se la motivazione è il buon cibo, l’enogastronomia, la Sardegna deve fare azioni concrete politiche agricole, la stessa vale per il turismo termale, che da noi non è però infrastrutturato». «Se poi l’obiettivo è destagionalizzare per puntare a far conoscere la nostra storia e la nostra identità – ha concluso – è indispensabile, anche in questo caso, programmare azioni e incentivi adeguati, cominciando dai centri storici, dalla mobilità interna, dalla riclassificazione delle strutture ricettive; questa legge può essere una buona partenza, a condizione che tutti crediamo veramente nel rilancio del turismo con una chiara visione d’insieme».

Sempre per Forza Italia, il consigliere Edoardo Tocco ha messo l’accento sulla differenza fra le dichiarazioni di principio e le azioni concrete. Poi ha evidenziato una lacuna della legge nella scarsa considerazione del ruolo degli Enti locali che, invece, hanno saputo essere «protagonisti attivi del turismo in Sardegna, raggiungendo grandi risultati; molti Comuni, molti sindaci, molte amministrazioni locali stanno lavorando molto bene e io credo che sia il caso di dare ai Comuni più forza, più identità, più possibilità, più incentivi».

Altra lacuna, secondo Tocco, è quella del turismo religioso. Proprio oggi, ha ricordato, «ho letto un articolo sul giornale riguardo al cammino di Santa Barbara, è un tipo di turismo che in Sardegna potrebbe avere sicuramente dei risultati».

Infine Tocco ha individuato possibili sovrapposizioni fra diversi organismi della legge, la cosiddetta “Sardegna destination management” e l’Osservatorio regionale del turismo, «io credo che l’Assessorato stia prendendo troppo rispetto a quello che dovrebbe dare, come dicevo prima, ai Comuni della Sardegna».

A nome dell’Udc, il capogruppo Gianluigi Luigi Rubiu, ha sottolineato positivamente lo spirito unitario che ha animato il lavoro della commissione nella stesura di una legge di grande interesse per la Sardegna, attesa da circa trent’anni per un settore così importante come quello turistico.

Tuttavia, ha proseguito, «non è certamente una legge perfetta, a cominciare dalla parte che riguarda i bed and breakfast, perchè ognuno di noi ha una sola residenza e l’idea che oggi la Sardegna sia invece invasa da abusivi che non hanno la residenza nel proprio B&B è inaccettabile, soprattutto, per quegli operatori che sono invece regolari, pagano le tasse e devono combattere quotidianamente anche con la burocrazia». L’abusivismo in questa legge non viene menzionato, ha lamentato Rubiu, «e certamente dobbiamo fare di più anche maggiore sulle seconde case: il turismo sardo non può basarsi sulle seconde case, ma su logiche nuove come le domus, fatte dai B&B regolari, fatte dagli alberghi e fatte dalle tante altre attività che sono previste in legge». In alcune parti, ha aggiunto, «è un testo molto macchinoso ed eccessivamente burocratico, mi riferisco alla Conferenza permanente del turismo ed all’Osservatorio regionale del turismo che potrebbero essere dei doppioni, così cone vanno riviste le percentuali di ricettività indicate per villaggi e campeggi». Una cosa è certa, ha concluso Rubiu, «il turismo della Sardegna potrà crescere e svilupparsi solo se saprà fare sistema con altri settori a cominciare dai trasporti».

Chiusa la discussione generale, ha preso la parola a nome della Giunta l’assessora Barbara Argiolas. Dopo aver ringraziato la commissione ed il presidente Lotto per il lavoro svolto, Argiolas ha messo l’accento sull’approccio innovativo della legge in materia di semplificazione, «per dare snellezza e velocità al turismo sardo, che ha molto bisogno di dare risposte in tempi adeguati». Altro aspetto che per l’assessora è particolarmente qualificante è quello della governance, «che mette in condizioni di fare bene le varie componenti del sistema in un quadro di principi di una Sardegna che ci piace, autenticamente turistica». E, infine, ha concluso auspicando un lavoro del Consiglio che possa migliorare ulteriormente il testo, «è una novità interessante anche quella di avere un impianto normativo non congelato, che ha la la possibilità di essere continuamente aggiornato».

Dopo l’intervento dell’assessore Argiolas, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli, che il Consiglio ha approvato per alzata di mano.

Sull’emendamento aggiuntivo 15 , che al comma 3 prevede la partecipazione alla conferenza permanente del turismo «in particolare dell’assessorato all’urbanistica e quello dei trasporti» il presidente della Quinta commissione Luigi Lotto  ha risposto al consigliere Fasolino dicendo che  non c’era  nessuna volontà di escludere nessun assessorato.

Marco Tedde (FI) ha ribadito che il turismo deve  necessariamente integrarsi con i trasporti e con l’urbanistica e non solo. Pertanto gli esponenti della giunta devono partecipare alla conferenza permanente del turismo.

Sempre sull’emendamento 15 Lotto ha presentato un emendamento orale che prevede dopo la parola “trasporti”, l’aggiunta delle parole agricoltura, cultura e ambiente. L’emendamento orale è stato accolto e l’emendamento aggiuntivo così emendato è stato approvato. 

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione. 

Alla ripresa dei lavori l’articolo 5 (Piano strategico regionale del turismo) è stato approvato. Senza discussione c’è stato il via libera anche agli articoli 6 (Promozione turistica regionale) e 7 il cui titolo è stato emendato con l’approvazione dell’emendamento 22 (il titolo dell’articolo 7 è sostituito con “Destinazione Sardegna”. Su questo emendamento è intervenuto il consigliere  Crisponi che rivolgendosi al presidente Pigliaru ha detto che il portale della Regione appena  inaugurato è un bel portale ma ha invitato ad inserire la lingua sarda.

Approvati anche gli articoli 8 (Osservatorio regionale del turismo) e 9 (sistemi informativi per il comparto turistico regionale), mentre l’emendamento 13 è stato ritirato. 

Dopo l’approvazione dell’articolo 10 (attività di informazione e accoglienza turistica) il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto che gli articoli 11 e il 15 siano rinviati a domani. 

La consigliera Busia (Campo progressista) ha presentato un  emendamento orale alla lettera E dell’articolo 12 (Direttive di attuazione). La modifica prevede  di aggiungere le parole “DEI DOVERI” alla carta dei diritti del turista. Attilio Dedoni si è opposto all’emendamento orale. Di diritti e di doveri  – ha detto – ne parliamo in un’altra circostanza. Luigi Crisponi (Riformatori sardi) ha presentato un altro emendamento orale per aggiungere all’articolo 12 primo comma la lettera F “campagne di sensibilizzazione sulla delicatezza del sistema ambientale sardo”. Sull’argomento sono intervenuti  anche più volte i consiglieri Annamaria Busia, Luigi Crisponi, Luigi Lotto, Pierfranco Zanchetta, Attilio Dedoni, Antonio Solinas, Piermario Manca. Dopo ampia discussione nessuno dei due emendamenti è stato accolto e l’articolo 12 è stato approvato nella sua versione originale.

Sull’articolo 13 (Denominazione delle strutture ricettive) è intervenuto il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, che ha ribadito «l’esigenza di garantire la generalità della norma» mentre il consigliere del Pd, Roberto Deriu, ha espresso considerazioni sull’andamento dei lavori: «Bene la gestione assembleare e cordiale del dibattito ma un po’ di ruolo serve mantenerlo. Non attardiamoci, dunque, su questione di lana caprina». Piermario Manca (Pds) ha escluso «questioni di lana caprina» ed ha parlato di «normali aperture, discussioni e confronti proprie di un dibattito in Aula». Posto in votazione l’articolo 13 è stato approvato.

Annunciata la discussione sull’articolo 14 (Definizione delle strutture ricettive alberghiere) il relatore Lotto, su invito del presidente Ganau, ha espresso parere favorevole all’emendamento 5 (Peru e più) che aumenta fino a 300 metri la distanza degli stabili separati dall’edificio dei servizi principali dell’albergo diffuso. Parere contrario, invece, all’emendamento n. 11 (Crisponi e più). L’assessora Argiolas ha dichiarato parere conforme a quello della commissione ed il consigliare Crisponi è intervenuto a sostegno dell’emendamento da lui presentato e tendente a limitare l’albergo diffuso solo nei centri storici dei Comuni con popolazione uguale o inferiore ai diecimila abitanti.

Il relatore della maggioranza Luigi Lotto (Pd), ha ribadito le ragioni della contrarietà alla proposta, contrastato vigorosamente dal capogruppo dei Riformatori Dedoni che ha reclamato più attenzioni per i piccoli centri e per le zone interne.

Il consigliere della maggioranza, Luigi Lotto, in sede di dichiarazione di voto ha quindi affermato che se approvato, l’emendamento Crisponi, metterebbe fuori legge l’albergo diffuso già realizzato nei Comuni con più di diecimila abitanti. Il capogruppo Upc, Antonio Gaia, si èd etto contrario all’emendamento 11 denunciando possibili discriminazioni verso «i cittadini dei centri storici delle città che meritano anche essi di avere la possibilità di recuperare in chiave turistica il patrimonio edilizio». Analoga posizione è stata espressa dal consigliere Deriu (Pd): «Non bisogna escludere imprenditori e cittadini che vogliono realizzare l’albergo diffuso». Dedoni (Riformatori) ha accusato la maggioranza di «voler deviare possibilità di sviluppo destinate ai territori più bisognosi verso le grandi città» e il suo collega di gruppo e di partito, Luigi Crisponi, ha insistito lamentando il rischio che un’eventuale bando a sostegno dell’albergo svantaggi i piccoli centri rispetto alle grandi città ed ha annunciato il ritiro dell’emendamento n. 11. Antonio Gaia (Upc) ha escluso volontà “sperequative” e ha ribadito l’impegno «per uno sviluppo armonico» mentre Antonio Solinas (Pd) ha evidenziato l’inopportunità di una norma che mette «fuori legge gli alberghi diffusi già realizzati nei centri urbani con più di diecimila abitanti». L’assessore del Turismo ha quindi fornito rassicurazioni sulla opportunità di adottare criteri di salvaguardia in sede di bando a favore dei piccoli centri e si è dunque proceduto all’approvazione dell’emendamento n. 5. L’Aula ha dato il via libera all’articolo 14.

Sospesa la discussione sull’articolo 15 (Definizione delle strutture ricettive all’aria aperta) il Consiglio ha proceduto con l’articolo 16 (Definizione delle strutture ricettive extralberghiere) e il relatore Lotto (Pd) ha espresso parere contrario all’emendamento n. 12 (Crisponi e più) tendente ad escludere limitazioni temporali nell’erogazione dei servizi per le attività dei B&B insediate in località in cui non è presente alcun genere di struttura ricettiva.

«Il B&B – ha affermato Luigi Crisponi nel corso del suo intervento – è un punto di riferimento utile e necessario, nonché un sistema diffuso di accoglienza suppletivo di altro genere di strutture». «Vogliamo consentire ai B&B dislocati nei centri dove non c’è un altro tipo di struttura di restare aperta tutto l’anno, invece che limitarne l’attività per un massimo di 240 giorni l’anno».

L’Aula ha quindi approvato l’articolo 16 e respinto la proposta del consigliere Crisponi.  Approvati in sequenza, con distinte votazioni l’articolo 17 (Classificazione e denominazione) e l’articolo 18 (Procedimento di classificazione).

Sull’articolo 19 (Obblighi delle strutture organizzate) il relatore Lotto (Pd) e la Giunta hanno dichiarato parare favorevole all’emendamento n. 7 (Crisponi e più) tendente all’istituzione del registro regionale delle strutture ricettive extra-alberghiere.

La consigliera del gruppo Misto, Annamaria Busia ha proposto un emendamento orale per inserire al comma 1 lettera a) dell’articolo 19, dopo le parole “ricettive” la dicitura «all’interno delle pagine interne del sito internet e nei siti di prenotazione turistica». Il consigliere Crisponi si è detto favorevole all’emendamento orale ed ha ribadito favore per l’emendamento da lui presentato. Il consigliere Roberto Deriu (Pd) ha espresso dubbi sull’opportunità di ribadire nell’ultimo periodo della lettera d) l’obbligo ad effettuare le comunicazioni di pubblica sicurezza («lo prevedono le leggi dello Stato non capisco l’utilità di inserirlo nella norma»)

Il relatore Luigi Lotto (Pd) ha espresso parere favorevole per l’emendamento orale proposto dalla consigliera Busia ed ha avanzato la richiesta di rinvio della discussione dell’articolo 20 (Locazione occasionale a fini turistici).

Accolto l’emendamento orale, il presidente Ganau ha accordato una breve sospensione dei lavori ed alla ripresa il relatore Lotto, accogliendo il suggerimento del consigliere Deriu, ha proposto la sostituzione dei riferimenti alle comunicazioni di pubblica sicurezza con la dicitura «comunicazioni alle autorità competenti». Accolta anche quest’ultima modifica orale, Il Consiglio ha approvato, con due distinte votazioni, l’articolo 19 e l’emendamento aggiuntivo n. 7.