22 December, 2024
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Il recinto delle feste, scavato tra il 1929 e il 1931 da Antonio Taramelli, e definito dal Giovanni Lilliu come luogo dedicato alla collettività, dopo degli interventi negli ultimi decenni da parte di Ercole Contu e Fulvia lo Schiavo, grazie ad un contributo statale nell’ambito dei fondi a valere sulla ripartizione della quota dell’8 per mille dell’IRPEF a diretta gestione statale per l’anno 2016, è stato possibile programmare l’inizio di una prima campagna di indagine al fine di conservare, valorizzare e salvaguardare tutta l’area. La campagna di scavo è iniziata il primo ottobre del 2019 per un importo di 110.000 euro, grazie ad un progetto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna che interesserà varie aree archeologiche della Sardegna.

Il progetto di scavo interesserà tutto il villaggio di Santa Vittoria, la prima parte di tale progetto è stata avviata il primo ottobre scorso e la seconda vedrà l’avvio nei prossimi mesi, grazie ad un progetto della Soprintendenza che interesserà varie aree archeologiche del Sud Sardegna.

L’area archeologica di Santa Vittoria di Serri si trova all’estremità sud-occidentale della Giara di Serri, in un’area di oltre venti ettari, solo in parte riportata alla luce a partire dal 1907 grazie alle prime campagne di scavo ad opera dall’archeologo Antonio Taramelli. Dagli studi è emerso che tale sito archeologico abbia goduto di una continuità insediativa, dal periodo nuragico fino all’età medievale, e può essere considerato un grosso e strategico centro religioso, con ampia valenza storico-culturale e artistica.

A partire dalle ore 11.30, nell’area archeologica di Santa Vittoria, verranno presentate le attività di scavo e ricerca nell’area dalla Soprintendente, la dott.ssa Maura Picciau, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, insieme alle direttrici dello scavo, le dott.sse Gianfranca Salis e Chiara Pilo, entrambe funzionare archeologhe nel medesimo ufficio, e Samuele Antonio Gaviano, sindaco di Serri.

Altra novità di questo scavo archeologico è che il cantiere archeologico è aperto al pubblico: curiosi, turisti e comunità locale potranno vedere gli archeologi al lavoro.

«Continua l’attività di indagine nel Santuario nuragico di Santa Vittoria, e stavolta con un importante scavo curato direttamente dalla Soprintendenza in una delle sue aree più belle ed affascinati, il recinto delle feste. Siamo certi che anche questa campagna contribuirà a scrivere importanti pagine di storia del territorio e della Sardegna – ha detto il sindaco, Samuele Antonio Gaviano -. In questi anni l’Amministrazione comunale ha investito tante risorse per la salvaguardia, la promozione e lo studio di uno dei siti nuragici più importanti del Mediterraneo. Pubblicazioni, scavi, restauri, eventi, opere e infrastrutture per conoscere e far conoscere sempre di più il patrimonio del nostro territorio. E altre risorse importanti sono in arrivo per i prossimi mesi con il Piano Strategico: 250mila euro per nuovi stradelli, impianto di illuminazione e restauri, e 200mila euro per l’apertura del museo del territorio.»

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collezione Biggio - Copia

Sabato 27 agosto, alle ore 19.00, presso il MAB Museo archeologico Ferruccio Barreca di Sant’Antioco, verrà presentato il volume Sardinia Corsica et Baleares Antiquae XII, relativo alla più importante e ampia collezione archeologica privata dell’antico centro urbano di Sulci, di proprietà della famiglia Biggio. La formazione della collezione archeologica risale al principio del secolo scorso, grazie alla fruttuosa collaborazione tra Giuseppe Biggio, Luigi Biggio e Antonio Taramelli, l’allora Soprintendente delle antichità della Sardegna, i quali hanno tentato di limitare lo smembramento e la dispersione dell’enorme patrimonio archeologico antiochense. Tale opera è stata poi perseguita nell’ambito della stessa famiglia, dai fratelli Iosto e Ortensio. A distanza di un secolo, lo studio scientifico dei reperti inediti della raccolta, ad opera degli studiosi Piero Bartoloni, Francesca Cenerini e Sara Muscuso, consente di ampliare ed arricchire le conoscenze relative all’antica storia della città favorendo la divulgazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico locale.

Nora.

Nora.

Nora 6LOCANDINA

Venerdì 19 giugno, a Cagliari, dalle 16.30 alle 19.00, nella Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria via Università, si terrà il quarto appuntamento del progetto “Alla ricerca della storia perduta”, organizzato dalla Presidenza FAI Sardegna, dalla Delegazione e dal FAI Giovani di Cagliari. Il romanzo e la ricerca che tematizzano la storia sono uno strumento per una diffusa pedagogia sul paesaggio ma anche per una didattica della storia in cui quella locale e comunitaria sia parte del vissuto collettivo.

Una narrazione che veicoli vicende, personaggi, modalità con cui si è costruito il particolare habitat – frutto dell’osmosi tra natura e storia – che fa dell’isola una regione tra le più importanti dal punto di vista ambientale e culturale. Per gli scrittori e le scrittrici di Sardegna protagonisti dell’attuale scena letteraria l’isola troneggia per la vasta declinazione non solo di personaggi ma di luoghi, dal naturalistico all’archeologico, dall’urbano all’agropastorale: una didattica parallela a quella scolastica, ma più incisiva.

Dalla fine del Settecento la più efficace pedagogia sulla storia e sulla geografia è stato il romanzo. Non solo quello riferito alle piccole patrie, ma più latamente a quello che sarà il futuro paesaggio italiano, così come i viaggiatori europei lo rivelarono al mondo.

Il quarto appuntamento di Alla ricerca della storia perduta non parte da un romanzo – come le altre volte – ma da un’impressionante ricerca raccolta in un volume, Il Museo Coloniale di Roma (1904-1971), di Francesca Gandolfo (Gangemi Editore). Il protagonista è un museo speciale e con esso una storia che riguarda anche la Sardegna e un personaggio che con l’isola ha avuto un rapporto tutto da studiare. È una sezione avvincente del libro, anzi, romanzesca. Si tratta del Tesoro archeologico della Libia che Gennaro Pesce, archeologo napoletano soprintendente reggente in Libia e nel secondo dopoguerra docente dell’Università di Cagliari e soprintendente archeologo, portò a Roma nel 1942.

Nei primi anni sessanta il tesoro fu riconsegnato ai libici e custodito nella Banca Commerciale Nazionale di Bengasi fino al maggio del 2011 quando, durante gli scontri tra i lealisti di Gheddafi e gli insorti del Consiglio Nazionale Transitorio, fu trafugato. Al Cairo ricomparve qualche moneta d’oro. Poi il silenzio.

Nell’inquietante nuovo scenario mediterraneo i reperti archeologici sono diventati merce di scambio commerciale, ideologico e politico. Attualmente il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, tra i più specializzati nel mondo, sta dando la caccia a quell’immane tesoro.

Nel corso della serata, organizzata dal FAI, si percorrerà un itinerario complesso quanto suggestivo, spesso ignorato nell’attività didattica, eppure fondamentale anche per la Sardegna, quale fu il secondo dopoguerra. Ne parleranno Gianluca Scroccu e Franco Masala. Nell’isola tale periodo fu straordinariamente ricco di personaggi che è necessario far conoscere alla comunità. Alcuni sono sardi illustri, altri si fecero tali e contribuirono alla ricostruzione e trasformazione della società sarda.

Tra questi Gennaro Pesce, di cui traccerà un ritratto Raimondo Zucca, che dopo gli scavi e gli studi sulla Cirenaica, di cui parlerà Attilio Mastino, approdò in Sardegna.

Arrivò in un luogo denso di esperienze nel settore archeologico. Vi avevano operato Antonio Taramelli, e successivamente Doro Levi, Massimo Pallottino, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Ercole Contu e Giovanni Lilliu, con cui Pesce nell’agosto del 1949 diede vita a Venezia all’insuperata mostra sui bronzetti nuragici che poi girò per tutta l’Europa. L’archeologia sarda si declinò al plurale e divenne anche fenicia, punica, romana. Gli scavi a Tharros e a Nora lo esplicitano.

La serata sarà arricchita dalla presenza di Rafaele Pesce, figlio dell’illustre archeologo, curatore del suo archivio, che sta contribuendo ad acclarare, tra le altre, le vicende del Tesoro Archeologico della Libia, di cui tratteranno anche Paolo Montorsi, il Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Sassari, e Franca Gandolfo autrice del volume su cui è imperniata la serata.