22 November, 2024
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Era il 9 agosto 2024 quando “mani ignote” hanno attentato col fuoco il Parco Archeologico di Monte Sirai. Un vasto incendio, partito da un rogo, dalla zona di Flumentepido, ha scavalcato la strada e, a causa della fitta vegetazione, è salito velocemente sul Monte Sirai. Sul posto sono intervenute numerose squadre a terra, un elicottero proveniente da Pula e due Canadair. Paura per il personale in servizio, che è stato prontamente evacuato dai vigili del fuoco, fortunatamente, in quel pomeriggio, non erano presenti visitatori. Nei giorni successivi, sono state attivate operazioni di bonifica da parte dei volontari della Protezione civile e del Corpo forestale.

L’area archeologica non è stata “colpita” dalle fiamme, ma tutto intorno al complesso e alla zona ristoro, da quel terribile pomeriggio, regna uno scenario dai toni grigi e neri, che “prepotentemente” hanno preso il posto delle tonalità verdi tipiche della macchia mediterranea.

Appena scendi dall’auto, ad oggi, ti assale l’odore acre e distruttivo del fuoco ed i primi sentimenti che affiorano sono tristezza mista a rabbia, incomprensione, impossibile capire come non si possa avere rispetto per la natura, per la storia che il sito archeologico racconta. Le zone bruciate si alternano a quelle che ancora brillano di un verde sano e libero di crescere rigoglioso.

Arrivando in cima, le emozioni si mescolano e vagano tra dispiacere e meraviglia, così come racconta una famiglia veneta in visita presso il Parco venerdì 23 agosto: «Non eravamo mai venuti, salendo e cominciando a vedere le ampie zone bruciate, abbiamo provato un grande dispiacere che poi è stato sostituito dalla bellezza che questo sito ancora narra, peccato però che oltre al bruciato ci sia un’altra cosa che rovina il panorama di questa terra meravigliosa: le pale eoliche! Peccato non poter andare anche noi a votare contro…»

Nonostante tutto, il Parco archeologico già dopo qualche giorno è stato riaperto al pubblico che ha ripreso a visitarlo e ad apprezzarne il valore a livello storico e culturale.

Monte Sirai è un altopiano edificato dai Fenici di Tiro, provenienti da Sulci, oggi Sant’Antioco. La storia di Monte Sirai inizia nel 1962, quando un ragazzo di Carbonia, città ai suoi piedi, Antonio Zara (allora 16enne, recentemente scomparso all’età di 78 anni), ritrova una stele del Tofet con una figura femminile scolpita. Nel 1963, dopo ulteriori sopralluoghi, iniziano gli scavi che procedono affiancati a vari studi e primi riconoscimenti dal punto di vista archeologico.

L’insediamento punico acquisisce con gli anni un valore crescente per via delle testimonianze archeologiche, ma anche del valore paesaggistico a livello ambientale. L’insediamento comprende l’abitato, la necropoli ed il Tofet che si affacciano su un panorama mozzafiato, ad oggi in parte disturbato dalle zone arse e dalla lunga fila di pale eoliche.

Quel che ci si auspica è che, di fronte ad un simile oltraggio, viste le dolorose conseguenze, nessun’altra mano incosciente possa compiere un gesto simile, una villania che offende la natura e tutti gli uomini che lottano per preservarla, mettendo a repentaglio la propria vita.

Nadia Pische

Venerdì 28 giugno 2024, giorno in cui l’Amministrazione comunale di Carbonia ha incontrato i vertici della Soprintendenza Archeologica e i professionisti che stanno valutando l’attuazione del progetto PNRR sull’abbattimento delle barriere architettoniche nel Parco Archeologico di Sirai, unitamente alla prossima riapertura del tophet e della campagna di
scavi al Nuraghe Sirai, è giunta notizia della scomparsa, all’età di 78 anni, dell’archeologo Antonio Zara, colui che nel 1962,  a soli 16 anni di età, scoprì il sito fenicio-punico di Sirai, prima di ricoprire l’incarico di ispettore e assistente agli scavi della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano.
Celebri e intense sono state le collaborazioni di Antonio Zara con Gennaro Pesce, Ferruccio Barreca, Vincenzo Santoni, Piero Bartoloni e Vittorio Pispisa. Oltre alla scoperta di Monte Sirai, a lui attribuita, Antonio Zara partecipò attivamente anche alle campagne di scavi nei siti di Pani Loriga, Santa Cristina e Antas.
Di recente aveva raccolto e raccontato le sue esperienze e il suo amore per l’archeologia in due libri, “Io c’ero: i racconti dell’assistente” e “Racconti del pozzo”.
Antonio Zara era nato a Gairo Taquisara, frazione di Gairo (Nuoro ) nel 1946.
Il sindaco Pietro Morittu e l’intera Amministrazione comunale di Carbonia hanno espresso profondo cordoglio per la scomparsa di Antonio Zara.

Carbonia darà l’estremo saluto ad Antonio Zara nel corso di una cerimonia civile che si terrà domenica 30 giugno, alle 11.00, nel cimitero cittadino.

Giovedì 9 novembre, alle ore 17,30, presso la Biblioteca Comunale Carbonia, nell’ambito della rassegna Carbonia Scrive, verrà presentato il libro Io c’ero: I racconti dell’assistente, di Antonio Zara.

Dopo i saluti di Piero Agus, presidente dell’Associazione Amici della Miniera, di Antonietta Melas, assessore della Pubblica Istruzione del comune di Carbonia e di Moreno Pilloni, direttore C.S.C. della Società Umanitaria Carbonia, interverranno Sergio Zara con la lettura dell’intervento di Antonio Zara, Giovannino Sedda docente di Storia dell’Arte e l’archeologo Carlo Tronchetti.

Coordinerà o lavori Anna Paola Peddis, funzionaria del Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis.

 Il libro

Antonio Zara era un ragazzo quando, mosso da passione e intuito, scoprì il sito punico di Monte Sirai nei pressi di Carbonia, in Sardegna. Era il 1962. Fu l’inizio di una carriera che lo portò, dopo decenni, a ricoprire l’incarico di assistente agli scavi della Soprintendenza archeologica. Il volume raccoglie ricordi e riflessioni che spaziano dalle esperienze lavorative a quelle personali.  Ne emerge il quadro di una vicenda archeologica, quella sarda, appassionante, ma anche di un modo di lavorare che non esiste più.

L’autore

Antonio Zara nasce a Gairo Taquisara, frazione di Gairo (NU) nel 1946. Fin da bambino mostra un particolare interesse per l’archeologia, che manifesta esplorando grotte e nuraghi. A sedici anni scopre l’insediamento fenicio- punico sul monte Sirai e ne segue i successivi scavi collaborando con la Soprintendenza Archeologica di Cagliari e con l’Università di Roma. Partecipa inoltre a numerosi altri scavi, sotto le direttive di altrettanti numerosi archeologi di diverse discipline, in svariati siti, ed effettua varie prospezione nel territorio. Nel 2004 va in pensione, ma prosegue l’attività di collaborazione con la Soprintendenza, quale ispettore onorario della medesima. Collabora inoltre con diversi laureandi in Archeologia, per la parte relativa alle prospezioni e alla ricerca sul campo, contribuendo alla realizzazione di ottime tesi di laurea. Infine si interessa al Medioevo, con lo studio delle fonti e con la ricerca sul campo di chiese ed abitati scomparsi, nonché di castelli minori i cui risultati spera di pubblicare a breve.

Venerdì 18 novembre, alle ore 17.30, la sala convegni della Biblioteca comunale di Carbonia, in viale Arsia, ospiterà un incontro per ricordare il concittadino Vittorio Pispisa, noto commerciante nonché grande appassionato di archeologia. L’iniziativa, patrocinata dal comune di Carbonia è curata e promossa dall’Associazione Amici della Miniera e dal Csc Carbonia-Iglesias Società Umanitaria – Ex Dì Memorie in Movimento – La Fabbrica del Cinema.

Dialogherà con i vari relatori Anna Paola Peddis, coordinatrice dello Sbis, il Sistema Bibliotecario Interurbano del Sulcis.

Interverranno: Mario Zara, presidente dell’Associazione Amici della Miniera; Paolo Serra, direttore del Centro servizi culturali della Società Umanitaria Sardegna – Fabbrica del Cinema; Pietro Morittu, sindaco di Carbonia; Ugo Virdis, già fotografo della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano; Antonio Zara, già assistente tecnico della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano; Carla Perra, coordinatrice Sistema Museale Carbonia; la dott.ssa Luisanna Marras, già curatrice del Museo Archeologico di Villa Sulcis; Piero Bartoloni, archeologo e accademico italiano, già direttore dell’Istituto per la Civiltà fenicia e punica “Sabatino Moscati” del C.N.R. presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Sassari.

 

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L’assessore Andrea Biancareddu ha chiesto di ricordare in Aula durante la seduta pomeridiana del 23 luglio il 36° anniversario del tragico incendio di Curraggia avvenuto alle porte di Tempio Pausania in Gallura il 28 luglio del 1983.

In un’aula visibilmente commossa, il presidente Michele Pais ha dato la parola all’on. Andrea Biancareddu (UDC), assessore della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport che inizia il suo ricordo dei fatti di Curraggia con tutti i Consiglieri Regionali in piedi e in ossequioso silenzio.

«Era il 28 luglio ’83: è già da diversi giorni che il furore del fuoco sospinto dal maestrale imperversa in varie località della Gallura, Viddalba, Aggius, Trinità d’Agultu, Aglientu, Luogosanto, Bortigiadas, attaccando la collina di Curraggia a Tempio Pausania. Il bilancio è catastrofico: muoiono nove persone: Salvatore Pala, 40 anni, maresciallo del Corpo Forestale; Diego Falchi, 43 anni, maresciallo del Corpo Forestale, Mario Ghisu, 35 anni, operaio forestale; Tonino Manconi, 50 anni ex segretario comunale di Aggius e Bortigiadas; Tonuccio Fara, 36 anni, muratore; Claudio Migali, 37 anni, vigile urbano; Luigi Maisto; 24 anni, operaio tessile; Sebastiano Visicale, 32 anni, impiegato; Silvestro Manconi, 44 anni, muratore. Il bilancio finale è disastroso: sugli oltre 18.000 ettari di territorio incenerito si raccoglieranno le salme di nove uomini e tra i 15 feriti iniziali che si recheranno in ospedale sei di questi riporteranno gravissime ustioni, amputazioni in parti del corpo e traumi psicologici difficilmente riassorbibili. Tra gli eroi di Curraggia ci sono anche loro: Zara Antonio, Bisson Vanni, Forteleoni Antonello, Marchesi Mario, Mazza Giovanni Mario e Sotgiu Giuseppe.

Il 24 luglio del 2007 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito alla memoria la medaglia d’oro al valor civile ai nove martiri. Le medaglie sono state consegnate alle famiglie delle vittime dal Prefetto di Sassari, dottor Salvatore Gullotta, il 28 luglio a Tempio Pausania nel corso della prima Giornata europea di sensibilizzazione contro gli incendi.

Il 26 luglio del 2009 il Presidente della Repubblica conferisce la medaglia d’oro ai sei feriti gravi.

Il 30 giugno 2011 questo Consiglio ha istituito il 28 luglio quale Giornata regionale in ricordo di tutte le vittime degli incendi in Sardegna, quindi abbiamo fatto una legge che ricorda, in quella giornata, tutti i morti di Tempio e tutte le vittime che ci sono state in Sardegna, che sono tante.

La medaglia d’argento al gonfalone della città di Tempio Pausania nel 2011 per l’impegno civile dei suoi cittadini nella lotta agli incendi.

Dopo la tragedia di Curraggia la Regione Sardegna ha deciso di riorganizzare e potenziare il Corpo Forestale, con la legge regionale dell’85 diventerà anche responsabile della vigilanza ambientale.

L’idea del legislatore era quella di avere un corpo tecnico con funzioni di polizia per la tutela dell’ambiente naturale finalizzato ad esercitare il coordinamento e le attività operative nella prevenzione e lotta degli incendi boschivi in materia di protezione civile.

Presidente, concludo invitando Lei, questo Consiglio, gli Assessori, e tutti alla celebrazione sobria che si terrà a Tempio il prossimo 28 luglio perché la lotta agli incendi, come l’assessore della Difesa dell’Ambiente e noi tutti sappiamo, è estremamente attuale.»

Il presidente Michele Pais ha sospeso la seduta chiedendo un minuto di silenzio per onorare il sacrificio di chi è morto per difendere la Sardegna dagli incendi.