22 November, 2024
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L’arte della danza non può esimersi dall’interpretare i cambiamenti sociali, laddove culture ed etnie diverse si incontrano e si aprono all’accoglienza di nuove fisicità, e a nuove sensibilità nel percepire il movimento. Nasce così “Minority party” di Ariella Vidach, il racconto coreutico di un momento epocale della storia del mondo, dove si abbattono le frontiere dando vita a nuovi scenari artistici. Un lavoro presentato martedì sera di fronte a un pubblico inaspettato nella Sala Concerti del Teatro Verdi per il festival “Corpi in movimento” di Danzeventi, a conclusione di una serata memorabile inaugurata con “Ascent” e “Hunger and Grace” della prestigiosa Spellbound Contemporary Ballet.

“Minority Party” ha portato in scena quattro danzatrici di origini giapponesi, venezuelane, avoriane e ucraine. «È importante che il segnale dell’integrazione tra i popoli venga raccolto, elaborato e compreso anche da un punto di vista tersicoreo – ha spiegato Ariella Vidach -. Penso che l’artista debba avere il compito di dare una visione di ciò che accade nella società.»

Negli intenti dell’autrice, la danza contemporanea è un’arte di ricerca del momento, esplorazione delle questioni del presente. Quindi “Minority party” rappresenta non tanto lo studio di una nuova forma d’arte, ma soprattutto di un corpo che nel mondo occidentale sta prendendo nuove forme e gestualità, e non è più esclusivamente bianco.

Le danzatrici hanno interpretato inoltre un canto del Burkina Faso, tratto da narrazioni pragmatiche di donne richiedenti asilo, con le quali la stessa Ariella Vidach ha lavorato per comprendere il loro vissuto. A dare un tocco di magia in più all’applauditissimo lavoro, è stato non a caso l’ambiente non convenzionale della Sala concerti, dove la prima parte della serata ha goduto delle due sensuali composizioni della Spellbound Contemporary Ballet, compagnia romana seguitissima e tra le più gettonate in Europa.

In una dimensione scenografica di chiaroscuri condensati in un contesto illuminotecnico semplice ed essenziale, i movimenti leggiadri dei due danzatori hanno ricamato le trame coreografiche di Mauro Astolfi, sulle note nel primo caso di Nils Frahm e nel secondo di Fryderyk Chopin. Uno spettacolo dalle tinte suggestive dove la separazione scena-platea si è in qualche modo annullata all’interno di un’atmosfera più intima e partecipata.

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Questa sera la Sala Concerti del Teatro Verdi di Sassari, dalle 21.00, ospiterà ancora un doppio, anzi triplo appuntamento con il mondo della grande danza internazionale per il festival “Corpi in movimento” di Danzeventi. Ad andare in scena saranno la compagnia “Spellbound Contemporary Ballet” con “Ascent + Hunger and Grace” e la compagnia “Ariella Vidach AiEP” con lo spettacolo “Minority party”.

Interpretato dai danzatori Mario Laterza e Giuliana Mele, “Ascent” è una creazione del coreografo Mauro Astolfi, che ha abbracciato le musiche di Nils Frahm. “Hunger and Grace” è anch’esso nato dall’inventiva tersicorea di Mauro Astolfi, stavolta sulle note raffinate delle composizioni di F. Chopin.

La compagnia romana è ormai una realtà consolidata, fondata nel lontano 1994 proprio dalla volontà di Astolfi al rientro da un lungo periodo di permanenza artistica negli Stati Uniti. Forte di una cifra stilistica inconfondibile esaltata da un ensemble di danzatori considerati tra le eccellenze dell’ultima generazione, Spellbound si colloca oggi nella rosa delle proposte italiane maggiormente competitive sul piano di una dialettica internazionale. Espressione di una danza che si offre al pubblico con un vocabolario ampio e in continua sperimentazione, riesce a convincere le platee dei principali Festival europei, asiatici e americani.

A partire dal 1996, Mauro Astolfi ha condiviso il progetto di produzione con Valentina Marini, con la quale la compagnia ha avviato un processo di intensa internazionalizzazione e di collaborazioni trasversali.

Alle 21.30, al Verdi, sarà poi protagonista la compagnia Ariella Vidach AiEP, che rappresenta un vero e proprio laboratorio artistico, il quale ha fatto delle nuove tecnologie un punto di ricerca espressiva, attento all’innovazione del linguaggio e centrato su contenuti attuali, come quello della percezione del corpo nei confronti dell’ambiente virtuale.

Con “Minority Party” il laboratorio pone come tema centrale della composizione coreutica diversi quesiti: «Cosa significa nell’era delle nuove cittadinanze e della globalizzazione la coreografia contemporanea? È possibile concepirla senza prendere atto delle differenze dei corpi, della contaminazione tra i linguaggi, dei nuovi scenari estetici?»

Il lavoro indaga quindi il corpo e la danza come sistema di relazioni, esplorando le frontiere del linguaggio e le tradizioni come elementi permeabili di trasmissione e incontro tra culture.