1 March, 2025
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La consigliera comunale di minoranza Daniela Garau (Fratelli d’Italia) ha presentato una mozione al presidente del Consiglio comunale di Carbonia Federico Fantinel e al sindaco Pietro Morittu, con la quale chiede di evitare il trasferimento al CTO di Iglesias del reparto di emergenza/ urgenza della traumatologia e ortopedia dell’ospedale Sirai di Carbonia.

«In sede di conferenza socio sanitaria del Sulcis Iglesiente, tenutasi giovedì 13 febbraioscrive nella mozione Daniela Garau -, l’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi, avrebbe dichiarato il trasferimento al CTO di Iglesias del reparto di traumatologia e ortopedia, oggi incardinato presso l’ospedale Sirai di Carbonia, deputato, secondo quanto previsto dalla delibera della giunta regionale n.17/38 del 04.06.2023 all’emergenza/ urgenza; tant’è che nella premessa della predetta delibera si legge testualmente: “Si ritiene necessaria una puntuale verifica in ordine al persistere dei presupposti per il mantenimento delle due strutture di ortopedia, fermo restando che le discipline necessarie per l’attivazione del DEA di primo livello devono essere presenti nel P.O. Sirai”; cio’ comporta il fatto che l’atto aziendale, approvato con delibera di Giunta regionale, non accoglie l’ìistituzione, al CTO di Iglesias, di una seconda unità complessa di traumatologia, proprio perché il CTO è una struttura semplice e non complessa, come il Sirai di Carbonia.»

«Siffatta decisione risulterebbe irragionevole e in contraddizione con il predetto atto aziendale, che configura l’ospedale Sirai di Carbonia come Dea di primo livello deputato all’emergenza/ urgenza, mentre il Cto come presidio per le lungodegenze e il cosiddetto “programmato”, tant’è che al Sirai è anche presente il reparto di Rianimazione, essenziale ove siano previsti interventi chirurgici, mentre detto reparto di rianimazione non è presente al CTO; RITENUTO che il CTO svolge attività di week surgery, ossia l’attività si chiude il venerdì sera per riprendere il lunedì mattina, in quanto il CTO è stato deputato ad interventi chirurgici di bassa e media intensitàaggiunge Daniela Garaue comporterebbe il successivo trasferimento del paziente a Carbonia per la riabilitazione, con aggravio di costi di trasporto e personale, oltre i disagi ulteriori per i pazienti costretti a subirne le conseguenze.»

«Constatato che, in linea con l’atto aziendale, ad Iglesias è prevista una ‘casa di comunità’ e un ‘ospedale di comunità’ che dovrebbero garantire e potenziare la c.d “ medicina territoriale” e alleggerire così il carico dei reparti “Pronto soccorso” – sottolinea Daniela Garau -. Inoltre, la baricentricità dell’ospedale Sirai, rispetto alla popolazione del basso Sulcis che verrebbe, pertanto, penalizzata da siffatta decisione.»

Ritenuto che già in passato si sono attuate decisioni nefaste per il mantenimento degli standard qualitativi legati ai livelli essenziali di assistenza, si veda quanto accaduto per il reparto di Ginecologia e Ostetricia, trasferito da Carbonia ad Iglesias, quando ancora il numero dei parti era superiore a 500 parti annui, mentre attualmente, presso il CTO, è al di sotto dei 100 annui, inferiore ai parametri richiesti dal decreto ministeriale del 2015, tant’è che si è dovuta richiedere una deroga a quanto previsto dal decreto ministeriale, ciò nonostante in una nota del Ministero si chieda il trasferimento del reparto di ginecologia e ostetricia nuovamente a Carbonia, proprio perché trattasi di un presidio ospedaliero di emergenza/urgenza; tutto quanto premesso – la mozione prevede che il Consiglio comunale impegni il Sindaco e la Giunta «ad adottare qualsivoglia azione formale, volta a manifestare il dissenso di Codesta amministrazione rispetto a quanto emerge dalle notizie apprese dagli organi stampa e rappresentato nella parte espositiva della mozione, nonché ad evitare il trasferimento delle attività legate all’emergenza/ urgenza del reparto di Traumatologia e Ortopedia incardinate attualmente presso l’ospedale Sirai di Carbonia, per esempio interventi chirurgici, al CTO di Iglesias».

La gravissima emergenza in cui versa il sistema sanitario pubblico nel Sulcis Iglesiente è stata al centro dei lavori della conferenza socio-sanitaria svoltasi questa sera nella sala riunioni del Centro direzionale della Asl Sulcis Iglesiente, in via Dalmazia, a Carbonia, alla presenza dell’assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi. Oltre alla direttrice generale della Asl Sulcis Iglesiente Giuliana Campus, ai sindaci, hanno partecipato ai lavori i consiglieri regionali Alessandro Pilurzu, Luca Pizzuto e Gianluigi Rubiu e l’amministratore straordinario della provincia del Sulcis Iglesiente Sergio Murgia.

I vari interventi hanno portato all’attenzione dell’esponente della Giunta Todde le varie emergenze, determinate dalla chiusura dei reparti, dalla carenza degli organici che mettono sistematicamente a rischio anche l’operatività dei reparti rimasti aperti ogni qualvolta vengono a mancare medici, infermieri ed oss per malattia. Armando Bartolazzi ha assicurato che le varie emergenze sono già all’attenzione dell’assessorato e sono allo studio possibili soluzioni e, nell’immediato, ha presentato una proposta per il superamento dell’emergenza nel reparto di Ortopedia e Traumatologia, praticamente paralizzato da mesi dalla mancanza di personale. L’Azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari s’è resa disponibile a mettere a disposizione della Asl Sulcis Iglesiente alcuni medici e infermieri, per riaprire il reparto e procedere con gli interventi non più all’ospedale Sirai di Carbonia ma all’ospedale CTO di Iglesias e, viceversa, assicurare la riabilitazione a la lungodegenza all’ospedale Sirai di Carbonia.

Nel corso dei lavori, è stata affrontata anche l’emergenza delle commissioni mediche per il riconoscimento dell’invalidità civile ed è emerso che le nuove commissioni istituite a fine 2024 stanno operando a pieno regime, sono state già evase tutte le pratiche accumulate fino a dicembre 2002 ed è stato ipotizzato lo smaltimento di tutto l’arretrato entro fine anno.

 

 

Si è tenuto martedì 12 febbraio, un incontro cruciale tra i sindaci del Medio Campidano, l’assessore regionale alla Sanità Armando Bartolazzi e la direzione della ASL n.6, con la partecipazione di Alberto Urpi, consigliere regionale del territorio e sindaco.
Al centro del confronto, questioni di primaria importanza come la carenza di medici di base, le difficoltà operative delle commissioni per l’invalidità civile e le criticità del pronto soccorso.
«È stato un dialogo aperto e costruttivo su temi fondamentali per la nostra comunità», ha dichiarato Alberto Urpi, sottolineando come la limitata presenza di medici di medicina generale all’incontro abbia circoscritto il dibattito su questo specifico problema.
Tra le questioni più urgenti, è emersa l’enorme mole di pratiche arretrate per il riconoscimento dell’invalidità civile. Nel Medio Campidano, area con circa 90.000 abitanti, si stima un accumulo di 10.000-12.000 pratiche in attesa, rallentando gravemente il riconoscimento di diritti essenziali per i cittadini più fragili.

«Dopo mesi di interrogazioni in consiglio, confronti e interlocuzioni, finalmente qualcosa si sta muovendo», ha affermato Alberto Urpi.
L’assessore regionale ha deciso di adottare misure concrete per snellire l’iter burocratico. In particolare, la ASL n.6 ha annunciato l’istituzione di una nuova commissione, portando il numero complessivo da cinque a sei. Inoltre, sarà possibile accertare alcuni casi per via documentale, senza il passaggio obbligato in commissione, riducendo così i tempi di attesa.
«È un passo avanti, Tuttavia, ritengo che non sia sufficiente. Un’unica commissione aggiunti non può risolvere una situazione così critica. Le persone debbano attendere mesi, se non anni, per vedersi riconosciuto un diritto fondamentale. Ancora peggio, c’è chi rischia di morire prima che l’iter venga avviato», ha concluso Alberto Urpi.

Giovedì 13 febbraio si terrà a Carbonia, presso la sede della Direzione generale della ASL Sulcis Iglesiente, in via Dalmazia 83, la conferenza territoriale socio sanitaria, alla presenza dell’assessore regionale Armando Bartolazzi. Lo ha comunicato nel pomeriggio di lunedì 10 febbraio, il direttore generale della ASL Sulcis Iglesiente, Giuliana Campus.

La convocazione è arrivata a seguito della richiesta avanzata dai sindaci dei comuni del territorio, per discutere della situazione sanitaria ospedaliera e territoriale della ASL Sulcis Iglesiente.

L’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Carbonia Iglesias ha organizzato per venerdì 31 gennaio alle ore 16.00, presso la sala conferenze Anfiteatro di via Roma 253, a Cagliari, il “tavolo progettuale interistituzionale per l’attivazione del corso di laurea infermieristica nella provincia Carbonia-Iglesias”.
L’OPI è fortemente convinto che sia possibile un accordo sinergico tra la Regione Sardegna, l’Università di Cagliari, la Asl Sulcis, i Comuni del Sulcis Iglesiente, il Consorzio AUSI, per dare anche ai ragazzi della nostra provincia una maggiore opportunità di studio e nel contempo per promuovere la formazione di professionisti sanitari competenti e indispensabili per il sistema Salute.
In piena carenza di professionisti sanitari infermieri ed in un frangente in cui non pochi studenti sono costretti a interrompere o a non intraprendere un corso di studi universitario per mancanza di risorse economiche in seno al proprio nucleo familiare anche per la drammatica condizione lavorativa e sociale del Sulcis Iglesiente, è una opportunità che il territorio deve cogliere
e che le istituzioni potrebbero sostenere.
L’OPI avanzò dal 2013 l’ipotesi di realizzare un corso di laurea in infermieristica decentrato, rifacendosi all’esperienza delle realtà già presenti in territorio sardo e con quelle dell’Università degli studi di Torino. A distanza di 12 anni, la necessità di fornire risposte agli stessi bisogni formativi sociali e, nondimeno, assistenziali, si fa più forte: i dati sul fabbisogno formativo che verranno esposti dal dott. Mastrillo, dell’Università di Bologna, l’esperienza della gestione e organizzazione dei corsi di laurea in sedi decentrate del dott. Dimonte, dell’Università di Torino, apriranno il confronto con l’Università di Cagliari circa i vantaggi e le criticità per la realizzazione di corsi universitari e con le autorità locali e regionali. Sarà inoltre occasione per tutte le istituzioni di individuare risorse e soluzioni per la risoluzione delle criticità e problematiche che emergeranno eventualmente dal dibattito sui dati e considerazioni espresse.
Nel solco delle importanti iniziative che l’Ordine porta avanti e che vanno oltre all’ordinaria amministrazione, siamo impegnati dal 2013 nel nella promozione del corso di Laurea in Infermieristica nel Sulcis. Il “tavolo progettuale”, saprà avviare un confronto per la risposta alla nostra domanda: «Siamo finalmente pronti al corsi di laurea in Infermieristica nel Sulcis Iglesiente?»
Sono stati invitati all’incontro le seguenti autorità:
– Direttore Generale della Sanità, Luciano Giovanni Oppo

– Presidente del Consiglio regionale, Giampiero Comandini
– Assessore regionale della Sanità, Armando Bartolazzi
– Assessore regionale della Cultura, Ilaria Portas
– Rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola
– Coordinatore del Corso di Laurea in Infermieristica, Paolo Contu, e Coordinatore attività professionalizzanti di Cagliari Maria Rita Pinna
– Il prof associato del Dipartimento di Scienze Mediche e San Pubblica, Luigi Minerba
– Il presidente Ersu Cagliari, Cosimo Ghiani
– Il commissario del Consorzio UniNuoro, Giovanni Pinna Parpaglia
– Il presidente del consorzio UniOlbia, Aldo Carta
– Il presidente del consorzio AUSI, Mauro Usai
– I sindaci dei 27 comuni del Sulcis Iglesiente
– Gli Ordini delle Professioni Infermieristiche regionali
– I consiglieri regionali Andrea Pilurzu, Luca Pizzuto, Gianluigi Rubiu
– Il Direttore Generale della ASL Sulcis Giuliana Campus
– Il Direttore delle Professioni Infermieristiche Antonello Cuccuru.

 

«Continuiamo ad assistere inesorabilmente a una situazione drammatica di carenza di personale sanitario, tecnico e amministrativo nelle Aziende del SSR, senza intravedere un’inversione di tendenza. In misura sempre maggiore tanti professionisti abbandonano le nostre Aziende pubbliche per riversarsi sul privato o andare all’estero, impoverendo le già scarse risorse presenti.»

L’ennesimo grido d’allarme arriva della segreteria regionale UIL FPL Sardegna che in una lettera aperta all’assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza sociale Armando Bartolazzi, chiede un immediato intervento finalizzato ad assunzioni straordinarie che diano finalmente respiro all’intero SSR.

«Si continuano a scorrere le graduatorie concorsuali e di stabilizzazione con assoluta lentezza, a non prevedere procedure di mobilità», si legge nel documento, in cui si evidenzia come anche il personale che le Aziende hanno formato da anni, con contratti a termine e in scadenza di contratto, perlopiù venga dismesso e mandato a casa.

«Assistiamo a Piani del Fabbisogno del Personale redatti in conservazione rispetto ai precedenti, dove non vengono previsti processi di implementazione. Continuiamo a “spremere” e “sfruttare” il personale presente con la conseguenza che ci ritroviamo operatori con carichi di lavoro sempre più insostenibili, sottoposti a turni massacranti, usuranti», si legge nella lettera.

Il sindacato denuncia, inoltre, il fenomeno della costante crescita di personale con limitazioni sanitarie e medico legali. «Nel 2006 il dato del Personale del SSR con limitazioni era del 22% specifica il documentomentre oggi a distanza di circa 20 anni è quasi raddoppiato al 42%, questo a causa dei motivi esposti sopra e del fatto che l’età media è sempre più elevata: tra blocchi totali o parziali del turn over, mancata programmazione e politiche di disinvestimento, si è prodotta questa situazione».

«La UIL FPL è seriamente preoccupata per questo stato di cose e chiede un immediato intervento finalizzato a assunzioni straordinarie che diano finalmente respiro all’intero SSR traducendolo da subito in una attenta programmazione e finanziando adeguatamente e concretamente i Piani del Fabbisogno del Personale affinché le Aziende possano procedere finalmente ad assunzioni consistenti e non centellinate come sta accadendo oggi: ospedali, sistema Territoriale e dell’emergenza Urgenza sono al collasso per la grande carenza di personale, il Personale non ce la fa più!»

Secondo il sindacato è infatti necessario immettere nuovo personale sia nei Reparti Ospedalieri, sia nel settore dell’emergenza Urgenza e sia nel sistema territoriale (anche in virtù del D.M. 77) che – denuncia la UIL FPL  – «va completamente rifondato».

«Bisogna rendere attrattivo e incentivante il nostro SSR, anche mediante investimenti mirati come affitti e acquisti agevolati di abitazioni, che in alcune zone rappresentano una seria criticità, ma anche sulla previsione degli asili nido in ogni Azienda, un’altra importante criticità», evidenzia la segreteria regionale della UIL FPL chiedendo all’assessore un «immediato intervento e urgente specifico incontro».

«D’altrondedenuncia la UIL FPL la Corte costituzionale è stata netta ed inequivocabile rispetto agli investimenti da attuare sul SSR e sul suo Personale, che ricordiamo è il meno pagato d’Italia. C’è ancora molto da fare per colmare questo inaccettabile gap pagando di più e meglio il nostro Personale.»

 

Il declino del sistema sanitario pubblico del Sulcis Iglesiente non conosce fine. Reparti e servizi cancellati o ridimensionati, tempi d’attesa interminabili che per alcune patoligie superano l’anno e sfiorano i due anni, l’articolo 32 della Costituzione («La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge») viene, sempre più spesso, letteralmente calpestato.

Le Sindache e i Sindaci dei 23 Comuni del Sulcis Iglesiente, «a seguito della crisi sanitaria divenuta da tempo ormai cronica ma emersa con maggior evidenza durante il periodo delle festività natalizie, e che sta interessando i pronto soccorso, le guardie mediche e i medici di base, in particolare: 

  • assenza di guardie mediche in diversi paesi, soprattutto durante le festività (Buggerru, Domusnovas, Fluminimaggiore, Iglesias, Gonnesa, Nebida, San Giovanni Suergiu, Portoscuso, Carloforte, Sant’Anna Arresi, ecc.); 
  • file estenuanti nel PS dell’ospedale Sirai, con ambulanze bloccate anche 24 ore con pazienti a bordo, e conseguentemente territori scoperti dal primo soccorso da parte sia delle ambulanze medicalizzate che delle basi; 
  • assenza di medici di base in varie località con pazienti costretti a rivolgersi continuamente alle guardie mediche (quando presenti), ai PS o ai privati anche per una semplice ricetta», 

hanno chiesto alla presidente della Regione Alessandra Todde e all’assessore della Sanità Armando Bartolazzi, «un incontro urgentissimo per avere chiarimenti sulla programmazione e definizione del futuro prossimo della nostra Sanità, poiché queste gravi carenze che affliggono il comparto sanitario del Sulcis Iglesiente portano i nostri concittadini ogni giorno a mettere a rischio la propria vita». 

«Siamo qui a chiedere per l’ennesima volta che si faccia luce su una situazione gravissima di mancanza di servizi fondamentali per i nostri territoriconcludono i 23 primi cittadini -. Pertanto, invitiamo la presidente Alessandra Todde e l’assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza sociale Armando Bartolazzi a volerci comunicare la propria disponibilità per un incontro presso l’Aula Consiliare del comune di San Giovanni Suergiu.»

«Mentre la maggioranza del governo della Regione Sardegna, il cosiddetto “campo largo”, oggi si riunisce in un vertice con al centro la grana più spinosa, ovvero l’emergenza sanitaria tanto reale quanto è evidente l’incapacità della Giunta Todde di porvi rimedio, gli assessori Desirè Manca e Armando Bartolazzi, rispettivamente al Lavoro e alla Sanità, si inventano la misura spot dei “Buoni Servizi Sanitari”. Se non fosse che il progetto è vergato nero su bianco nella delibera di Giunta N° 47/16 del 04/12/2024, ci sarebbe da pensare a uno scherzo. Perché è improponibile dover accettare che ci siamo ridotti ai “buoni medici”, come se fossero buoni pasto, come se il nostro sistema potesse accettare che esiste una categoria di soggetti considerati poveri dal punto di vista di accesso alle cure e che per assicurargliele occorra un “buono” spendibile nel “mercato della sanità” che, udite udite, nello specifico sarà formato e composto da medici e centri medici che dovranno convenzionarsi con Aspal, Agenzia sarda che dovrebbe invece occuparsi di politiche del lavoro. Anche questa modalità non è uno scherzo, davvero: è scritta nella delibera.»

E’ durissimo il giudizio di Ignazio Locci, sindaco di Sant’Antioco, sui “Buoni Servizi Sanitari” varati oggi dagli assessori regionali del Lavoro Desirè Manca e della Sanità Armando Bartolazzi.

«Con tutto il rispetto, dopo un anno di lavoro, ci saremmo aspettati qualcosa di più serio, non una misura spot che conta su una dotazione finanziaria di dieci milioni di euro, fondi che si sarebbero potuti impiegare per l’abbattimento delle liste di attesa, attraverso molteplici modalitàaggiunge Ignazio Locci -. Ma il sistema dei “buoni” è qualcosa di obbrobrioso, la prova che questa maggioranza in un anno di lavoro non sia riuscita a ridurre di un centimetro le liste di attesa; non abbia saputo fare nulla per trattenere i medici; non abbia alcuna idea su come venire fuori dall’emergenza sanitaria. E sinceramente non può bastare continuare a dare le colpe a chi l’ha preceduta: un anno sarebbe stato più che sufficiente per promuovere qualche iniziativa reale e concreta, capace, innanzitutto, di ridurre le liste di attesa. Invece si sono inventati la misura dei “buoni” che ci dice quanto siano incapaci di trovare soluzioni, se non aggrappandosi a misure che nel dibattito politico verrebbero definite di tipico stampo “grillino”.»

«Come Sindaco, chiamato quotidianamente a confrontarmi con i problemi sanitari dei miei cittadini che letteralmente non sanno più dove sbattere la testa, auspico che questa maggioranza imprima una svolta e si concentri sull’abbattimento delle liste d’attesa, senza offrire palliativi che, mi si conceda la metafora, non rientrano nemmeno nella “omeopatia politico-amministrativa», conclude Ignazio Locci.

 

Oggi il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gianluigi Rubiu ha presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta alla presidente Alessandra Todde e all’assessore Armando Bartolazzi, per conoscere quali azioni voglia mettere in atto la Giunta per garantire l’erogazione dei servizi alla Casa della Salute di Fluminimaggiore.

«La Casa della Salute di Fluminimaggiore potrebbe rappresentare un’eccellenza nella Sanità del Sulcis e per questa ragione è urgente che si proceda all’autorizzazione dell’ampliamento dell’orario anche nella fascia pomeridiana e serale – spiega Gianluigi Rubiu -. Si consenta il servizio H12 al personale infermieristico della struttura.»
«La Direzione Generale ad oggi non ha dato seguito alla richiesta della Direzione del Distretto Socio Sanitario di Iglesias che chiede l’ampliamento dell’orarioaggiunge Gianluigi Rubiu -. La Casa della Salute di Fluminimaggiore rappresenta la sede pubblica dove trovano allocazione, in uno stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di Medicina Generale e specialistica ambulatoriale quali Dermatologia, Oculistica, Reumatologia, Neurologia, Cardiologia, Ginecologia e Pediatria, oltre che un consultorio, un ambulatorio infermieristico e un centro prelievi.»
«L’attuazione dell’orario H12 della struttura consentirebbe conclude Gianluigi Rubiu -, unitamente agli orari della guardia medica presente in loco, una copertura sanitaria H24 in un territorio distante dalle strutture ospedaliere, già sacrificato in virtù della viabilità e della posizione geografica.»

E’ stato eseguito venerdì 11 ottobre, nell’Ospedale Santissima Annunziata di Sassari, il primo prelievo multiorgano in Sardegna da donatore a cuore fermo controllato. La procedura, che ha comportato il prelievo di fegato e reni destinati a pazienti in attesa a Roma e a Padova è stata portata a termine con successo sulla base del programma nazionale di donazione a cuore fermo del CNT – Istituto Superiore di Sanità – già adottato in diverse Regioni del nostro Paese ed avviato quest’anno anche nella nostra Regione dal Centro regionale trapianti con il supporto dell’assessorato della Sanità della Regione. «Si aprono nuove promettenti prospettive per la nostra isola nel settore dei trapianti: questa procedura consente di ampliare il numero di potenziali donatori contribuendo a soddisfare la domanda dei pazienti sardi in attesa di trapianto nella nostra isola, e rafforzando contestualmente la rete di interscambio nazionale»

Così l’assessore della sanità, Armando Bartolazzi, promotore della delibera che ha dato recentemente il via libera all’istituzione del protocollo operativo sul Programma di donazione organi a cuore fermo (DCD).

«La donazione a cuore fermo è una tecnica innovativa, già presente nelle realtà più avanzate del nostro paese e che ora porta la nostra regione fra i punti di riferimento nazionali nel settore. La Sardegna vanta già da tempo un consolidato background nell’ambito trapiantologico, cosa che ha consentito di individuare nell’ARNAS Brotzu e nell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari i due punti di riferimento per l’introduzione di una nuova tecnica ad alta complessità che a pochi mesi dall’ok dell’esecutivo regionale è già una realtà». E’ stata la delibera regionale 29/1 dello scorso 7 agosto ad introdurre per la prima volta in Sardegna il Programma di donazione e prelievo di organi a cuore fermo, con l’istituzione di un apposito tavolo tecnico di appoggio presso la direzione generale della Sanità.

La donazione a cuore fermo è un programma di donazione di organi da donatore cadavere che viene effettuata da soggetti deceduti per arresto cardiocircolatorio e sottoposti ad accertamento di morte con criteri cardiologici (Donor after Circulatory Death – DCD), diversamente dai donatori in morte encefalica, programma già da anni regolarmente svolto nella nostra Regione, nei quali l’accertamento di morte viene effettuata con criteri neurologici (Donor after Brain Death – DBD). Aspetto peculiare della donazione a cuore fermo è dato dalla certificazione di morte con criteri cardiologici che in Italia può avvenire solo dopo venti minuti di arresto cardiaco registrati con elettrocardiogramma, per cui, per evitare che gli organi possano risentire della c.d. ischemia calda sistolica (ovvero quella fase in cui il circolo è fermo e gli organi sono in sede, ma non perfusi dalla circolazione ematica, né fisiologica, né artificiale, né sostenuta da manovre di rianimazione cardiopolmonare), occorre mettere in atto tecniche specifiche e un rigoroso rispetto dei tempi, che presuppone una elevata professionalità ed una perfetta sinergia tra i diversi operatori.

Il lavoro che è stato svolto nel corso della donazione presso l’AOU di Sassari è stato particolarmente impegnativo, in quanto si è trattato di un processo clinico-chirurgico di alta complessità, che ha richiesto un elevatissimo livello di collaborazione tra strutture e discipline diverse presidiate dal coordinamento Locale e tramite la Centrale operativa regionale, dal Centro regionale trapianti.

«Il programma regionale a cuore fermospiega il dott. Lorenzo D’Antonio, coordinatore regionale trapianti – consentirà un sensibile aumento in Sardegna della disponibilità di organi, in particolare fegato e reni, che permetterà di eseguire un numero maggiore di trapianti con conseguente riduzione dei tempi di attesa per i pazienti iscritti in lista affetti da gravissima insufficienza d’organo. Siamo impegnati a proseguire su questa strada, con l’obiettivo di rendere il nostro sistema regionale di donazione e trapianto sempre più efficiente ed efficace, consapevoli che per ottenere risultati concreti ed importanti sia necessario dotare le nostre strutture dedicate di risorse adeguate indispensabili per poter svolgere un lavoro così complesso ed articolato. La donazione a cuore fermo che ha avuto luogo a Sassari ha concluso Lorenzo D’Antonioè stato il risultato di un bellissimo lavoro di equipe, un esempio di grande impegno e di condivisione, per il quale mi sento di ringraziare in particolare il dott. Giuseppe Feltrin, direttore del Centro Nazionale Trapianti, la dott.ssa Paola Murgia ed il dott. Leonardo Bianciardi rispettivamente coordinatrice locale e direttore della Terapia intensiva dell’AOU di Sassari, ma anche tutti i singoli professionisti che hanno partecipato attivamente al processo.»

«Abbiamo segnato un momento storico per la sanità della nostra regione e per la nostra aziendaafferma il direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano -. Un ringraziamento particolare va al donatore e alla sua famiglia che hanno permesso la realizzazione di questa donazione che salverà la vita ad altri pazienti in lista d’attesa. Sono stati prelevati reni, fegato e cornee da un paziente di 65 anni che aveva espresso la volontà di donare nel rinnovo della carta d’identità”

Oltre al dott. Leonardo Bianciardi e alla dottoressa Paola Murgia, la direzione generale dell’AOU di Sassari ha esteso i suoi ringraziamenti agli specialisti Ecmo con la dottoressa Stefania Milia medico intensivista, ai cardiochirurghi e perfusionisti guidati da Michele Portoghese, ai cardioanestesisti guidati dal dottore Andrea Balata, agli infermieri di sala operatoria, al team della Clinica urologica diretta dal professor Massimo Madonia, agli specialisti del laboratorio analisi diretto da Angela Bitti, alla Microbiologia e virologia del professor Salvatore Rubino, al Centro trasfusionale diretto dal dottor Pietro Manca, alla Radiologia diretta dal professor Salvatore Masala, agli oculisti della Clinica diretta dal professor Antonio Pinna e all’Anatomia patologica diretta dal professor Antonio Cossu.