5 April, 2025
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Ieri mi è capitata una cosa che mai mi sarei aspettato. Ho incontrato in un posto che non posso citare, un mio carissimo amico che da un pò di tempo non vedevo. L’incontro non è stato casuale ma sapevo bene che c’era qualcosa di cui doveva parlarmi e che non poteva tenersi dentro. Questo mio amico lo chiameremo Francesco.
L’incontro verteva, essenzialmente sull’argomento, delle leggi razziali. Ecco di cosa voleva parlarmi questo mio amico.
Le argomentazioni sono state varie e molto profonde, sulle tematiche di cui tutti i media parlano, ma le ferite rimangono e non passano mai.
Sì, Francesco ha dei parenti lontani di origine ebrea. A distanza di tanti anni è difficile dimenticare Benito Mussolini e tutto quello che è accaduto, le tragedie e le infamie di si sono macchiati i fascisti durante quel periodo e tutte le angherie che gli ebrei hanno dovuto subire.
Ancora oggi, quando ne parla, gli occhi di Francesco diventano tristi e le lacrime gli rigano il viso, perché a distanza di tanti anni «ci sono questi rigurgiti razzisti, perché non solo gli ebrei ma anche tantissimi altri devono subire queste umiliazioni».
La storia, a quanto pare, sembra non averci insegnato nulla e questa follia che si è impossessata di queste menti malate, le ha per così dire corrotte moralmente e come assuefatte sono cadute nella trappola dell’odio che, poco alla volta, le ha fagocitate.
Caro Francesco, credo che ci vorrà del tempo perché questo stato di cose possa finire definitivamente nel dimenticatoio, per sempre fuori da ogni razionalità. «Bisogna – aggiunge Francesco – rispettare le sofferenze di tutte quelle popolazioni che hanno pagato con la vita la loro appartenenza».
La storia, attraverso i fatti che sono stati descritti, non può fare altro che ricordare lo scempio perpetrato, le ignominie, le persecuzioni che hanno trovato il loro culmine con i campi di sterminio, la Shoah che non può mai essere dimenticata.
Di questo voleva parlarmi il mio amico, aveva necessità di dirmi questo, le sue angosce ed il suo rammarico, perché se avesse avuto la possibilità, avrebbe aiutato quanti si fossero trovati nella necessità di essere salvati da tutte queste efferatezze.
Caro Amico, sono io che ti ringrazio per avermi dato la possibilità di capire ancora meglio il tuo dolore, a distanza di tanti anni, e solo con il nostro impegno potremo dare un senso a questa vita che deve essere vissuta nella condivisione, nella libertà e nella fratellanza più schietta.
Armando Cusa

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Sin dalla sua nomina ad assessore regionale dell’Industria, la dott.ssa Anita Pili, 37 anni, ha messo in campo la sua esperienza lavorativa per affrontare le questioni più urgenti che, ancora insolute, necessitavano di un approccio immediato.
Le emergenze che attanagliano l’Isola sono tante e richiedono di essere affrontate con un impegno continuo e totale.
Nei primi nove mesi, Anita Pili ha cercato di imprimere una svolta e in numerosi ambienti, politici, sindacali, imprenditoriali ed industriali, sono stati apprezzati lo sforzo e l’impegno profusi.
Quando ha assunto l’incarico di assessore dell’Industria, come ha trovato la situazione e quali sono stati gli interventi più urgenti messi in campo?
«Fin dal mio insediamento ho affrontato con impegno e determinazione la sfida di poter concorrere alla trasformazione del settore industriale sardo, rendendolo un modello efficiente, competitivo ed ecosostenibile.
In questi mesi ho provveduto ad acquisire la conoscenza di tutte quelle realtà aziendali che sono interessate da situazioni di estrema criticità e necessitano di una complessa fase di rilancio, con la predisposizione di strumenti incisivi per trovare una soluzione, che stiamo faticosamente ricercando con il contributo delle forze sindacali e delle aziende coinvolte.
La strada intrapresa non è semplice, ma sono certa che con l’impegno la soluzione arriverà.
Gli interventi più urgenti sui quali ci siamo impegnati sono legati alle crisi più sentite nel territorio regionale.
Una tra tutte, la vertenza Eurallumina, per la quale la Giunta regionale ha saputo dare un forte segnale verso la ripartenza, attraverso l’approvazione della VIA, in stallo ormai da troppi anni.
Contestualmente, ci stiamo occupando quotidianamente delle vertenze Sider Alloys, Keller, RWM, Chimica verde e Porto Canale, ma anche Carbosulcis, ex fluorite di Silius, Miniera di Olmedo e tante altre criticità.»
Nel panorama industriale che necessita di interventi urgenti, c’è la vertenza Sider Alloys.
«La vertenza Sider Alloys si inserisce in un contesto territoriale già fortemente ferito e compromesso dalla crisi industriale che da anni affligge il Sulcis Iglesiente. L’ultimo tavolo della vertenza si è svolto qualche giorno fa al ministero dello Sviluppo economico e siamo convinti che la situazione si possa sbloccare positivamente, consentendo un accordo tra Enel ed Azienda.
Anche in questa occasione, ho ribadito la necessità di mettere l’azienda in condizioni di ripartire, consentendo la ripresa produttiva di un presidio industriale di primaria importanza non soltanto per il contesto regionale, ma nazionale.
In ogni caso attraverso il governo regionale abbiamo manifestato tutta la disponibilità che ci è concessa dalla legge per venire incontro alla proprietà, ma con la garanzia che quest’ultima sia responsabile nel portare avanti le attività previste dal piano industriale.
In tempi brevi sarà riconvocato il comitato tecnico di cui fa parte il ministero e l’assessorato regionale all’industria che ha il compito di monitorare lo stato di avanzamento degli investimenti.»
Quali sono per lei le priorità?
«Per ogni vertenza esistono problemi specifici e differenti e bisogna di volta in volta trovare soluzioni adeguate, ma l’elemento che le accomuna è il tema energia. Nei mesi scorsi, insieme ad un team competente dell’assessorato, abbiamo lavorato incessantemente alla modifica del Pniec che traccia il percorso energetico che la Sardegna dovrà affrontare in linea con gli obiettivi fissati a livello europeo per l’Italia.
La strategia energetica per la Sardegna ha come obiettivo un sistema basato sull’economia circolare nei processi produttivi industriali. Affrontare la transizione energetica verso solo fonti rinnovabili, sarà la vera sfida della nostra Isola per i prossimi anni.
Insieme al presidente Christian Solinas ed al resto della Giunta regionale abbiamo pertanto dato da subito un segnale inequivocabile di condivisione degli obiettivi e di collegialità nelle azioni da portare avanti, per dare risposte e raggiungere risultati concreti.
Inoltre, anche dal punto di vista normativo, stiamo cercando di dare impulso ad un sistema procedurale più snello ed efficiente che permetta di abbattere i costi per i privati e per le imprese.
Attraverso ‘agenda industria’, stiamo dando voce ed ascoltando tutte le parti sociali, sindacali ed imprenditoriali, per confrontarci e costruire un piano che dia prospettiva e visione allo sviluppo industriale sardo per i prossimi anni.
L’attenzione è rivolta, soprattutto, ad uno sviluppo sostenibile e responsabile, prediligendo l’innovazione verso un’industria 4.0, e l’incentivazione delle attività a basso impatto ambientale, orientate sempre di più verso una prospettiva Green e Smart.»
Armando Cusa

L’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili.

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«Noi ricordiamo: Una riflessione sulla Shoah.»

In questo documento c’è una lettera che il Santo Padre Papa Giovanni Paolo II invia al signor cardinale Edward Idris Cassidy, presidente della commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo.

Il Sommo Santo Papa Wojtyla richiama con senso di profondo rammarico le sofferenze del popolo ebreo nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Prendendo spunto da ciò è opportuno fare una riflessione sulla tragedia della Shoah e mai come l’Olocausto non può lasciarci indifferenti ma deve servirci da monito affinché ci sia una convergenza mondiale di rifiuto totale perché siamo chiamati ad un impegno affinché ciò non accada mai più.

Il XX Secolo possiamo affermare che è stato di un’immane tragedia che mai e poi mai potrà essere dimenticata: lo Sterminio del Popolo Ebraico con l’uccisione di milioni di Ebrei.

Spesso sovviene un dubbio che nasce dal fatto che ci si ricorda dell’Olocausto solo il 27 gennaio, ma il messaggio di Papa Wojtyla è un richiamo fortissimo affinché questa immane tragedia venga sempre ricordata e che non si debba dimenticare quello che è successo.

A tal proposito mi pare giusto ricordare i richiami sempre più pressanti e preoccupanti di Papa Francesco che ci ricorda i conflitti che devastano il mondo in diverse zone, una “Guerra Mondiale” a scacchiera.

Il rischio di un conflitto mondiale e nucleare è sempre dietro l’angolo e la cosa non può lasciarci certamente indifferenti senza prendere coscienza del fatto che i potenti della terra vogliono prendere possesso del controllo totale del pianeta senza porsi tanti problemi e restando di fatto sordi ai richiami che si elevano da più parti.

Quindi riprendendo il tema principale della Shoah e la sua profonda riflessione che è parte fondamentale della lettera del Santo Papa Wojtyla, credo che la cosa migliore sia ricordare quanti Ebrei sono stati trucidati e privati della loro dignità e noi tutti ergerci a difensori e tutelarne la memoria.

Proprio per non dimenticare siamo chiamati tutti ad una vera riflessione e non dobbiamo altresì dimenticare quanti Eroi hanno sacrificato la loro vita per salvare migliaia di Ebrei.

Pertanto, il messaggio è un richiamo affinché il 27 gennaio non sia una data come tante altre ed il Ricordo non svanisca Mai!.

Armando Cusa 

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Il 30 novembre scorso si è concluso, a Cagliari, il Congresso regionale dei Riformatori Sardi.
Dai maggiori leader, ancora una volta si è levata alta la voce per affermare ancora con più incisività il ruolo dei Riformatori Sardi, un ruolo che deve vedere un nuovo impegno nei confronti della Sardegna, che ormai da troppo tempo è attanagliata da una crisi che sembra non trovare vie d’uscita.
E’ proprio in questo congresso che è stata data una svolta, volta soprattutto a chiedere a viva voce un ruolo diverso alla Sardegna, un ruolo che le compete, non secondario.
Al coordinatore regionale Aldo Salaris abbiamo rivolto alcune domande, per capire quali sono le chance ed il nuovo ruolo che la Sardegna può rivestire.
Dott. Salaris, riferendoci all’ultimo congresso regionale appena conclusosi, lei ha affermato che i Riformatori sardi oggi sono il simbolo di un partito giovane, presente, capace di valorizzare i singoli e pronto a farsi portavoce dei bisogni delle comunità.
Da queste parole traspare chiaramente che i Riformatori sardi vogliono acquisire un ruolo diverso e credere fortemente in un approccio costruttivo, finalizzato a dare alla Sardegna il ruolo che le compete.
«Quello dei Riformatori sardi è il secondo partito più antico dell’isola, tanto che oggi può vantare una struttura forte e radicata in tutti i territori.
Siamo presenti in tanti Comuni, è da lì che la buona politica e le proposte arrivano sino ai centri dove si prendono decisioni in cui i Riformatori sardi hanno i propri rappresentanti.
Nello scorso congresso ho lanciato una sfida: un patto sull’innovazione generazionale, una sfida che conto vogliano cogliere tutti i Riformatori, i giovani e tutte le forze politiche senza distinzioni di colore.
Il nostro progetto è un modello di Sardegna innovativo, basato su un rinnovato sistema produttivo.
Io credo in una Regione moderna, con un futuro che si allontani da quella becera logica dell’alternanza politica che si poneva  come limite i soli 5 anni di governo. Non ce lo possiamo più permettere.»
I Riformatori sardi sono un partito che sin dalla sua nascita, voluta, creduta e concretizzata grazie a Mario Segni ed al leader regionale Massimo Fantola, ha gettato le basi per portare avanti una nuova linea politica. Oggi la situazione è cambiata radicalmente e le tematiche che devono essere affrontate sono diverse e tutti i Sardi aspettano delle risposte concrete.
Ci sarà finalmente una svolta?
«Meno di un anno fa i Sardi hanno dato una grande fiducia a questo governo regionale, per questo motivo hanno bisogno e hanno diritto di avere risposte concrete.
Mario Segni e Massimo Fantola hanno avuto la grande intuizione di creare un partito pronto a rompere gli schemi e su questa linea intendiamo proseguire anche nel prossimo futuro.
Lo spirito dei Riformatori sardi si racchiude in una parola: Innovazione. Per questo i Riformatori sardi si impegnano e si impegneranno per quella svolta che la Sardegna attende da anni. Riteniamo che l’ambiente sia la principale risorsa che abbiamo ed è un nostro obiettivo realizzarla.»
Il riconoscimento del principio di Insularità in Costituzione è diventato la madre di tutte le battaglie.
Ma anche altre sono le problematiche che attanagliano e che incombono e che attendono risposte concrete.
E’ di questi giorni la svolta nella vertenza Eurallumina, ma c’è ancora la vertenza Sider Alloys in alto mare.
Il problema fondamentale è il Lavoro che non c’è e che i giovani non trovano.
Come intendete affrontare queste realtà, tenuto conto che è anche comprensibile che alla base di tutto debba esserci una convergenza totale.
Lei è ottimista?  
«Dobbiamo capire come uscire dall’industria primaria, capire come porci nel Mediterraneo e capire come ospitare i flussi migratori che stanno diventando sempre maggiori.
Noi abbiamo le idee chiare, sono certamente ottimista, i Riformatori sardi hanno proposto quella che è la soluzione ai tanti problemi da lei citati, nonché la madre di tutte le battaglie, la vera grande opportunità per la Sardegna: l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, una battaglia che va oltre ogni divisione politica e partitica ma che riesce a unire i Sardi in una sfida che riguarda tutti. Da anni conduciamo battaglie giuste per i Sardi e per la Sardegna, seppur queste siano risultate spesso impopolari nella classe politica, come ad esempio il taglio degli stipendi dei consiglieri regionali, la riduzione del numero dei parlamentari sardi e l’abolizione delle province.
Non ci fermeremo e troveremo le giuste soluzioni.»
Un’ultima domanda: i Riformatori sardi come si rapportano con la compagine politica nazionale, cioè crede che sia necessario avviare una nuova linea politica, dove il ruolo dei Riformatori sardi sia importante, allo scopo di far presente che la Sardegna non è solo un’isola di mare e belle spiagge o archeologia, certamente importanti, ma da sole non sufficienti a creare un futuro solido, perché tante sono le esigenze e le precarietà che devono essere affrontate?
«Il nostro è un approccio costruttivo ed abbiamo fatto capire a chi sta a Roma che non intendiamo arrenderci su quelli che sono i nostri diritti. Andremo a Roma ogniqualvolta sarà necessario, cosa che abbiamo già fatto e stiamo facendo per l’insularità, perché abbiamo le carte in regola per proporre la Sardegna che vogliamo, un’Isola moderna al centro del Mediterraneo, pronta ad essere protagonista.»
Armando Cusa 

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La vicenda Sider-Alloys pare tingersi sempre più di contorni poco chiari che non lasciano intravvedere niente di positivo.
E’ emerso pessimismo stamane, nell’Assemblea dei lavoratori Sider Alloys, organizzata dalle organizzazioni sindacali nell’oratorio San Giovanni Bosco della chiesa di San Ponziano, a Carbonia, per una valutazione sulla proposta dell’Azienda di aprire la CIGO. Tutti hanno manifestato forte preoccupazione e questa situazione appare molto grave, perché di fatto, vengono fermate tutte le attività all’interno dello stabilimento.
«L’Azienda – ha esordito Angelo Diciotti, segretario CUB -, incontrata subito dopo l’Assemblea, ci ha manifestato la sua necessità che la CIGO si firmi subito. Abbiamo chiesto di conoscere i numeri e i tempi. Ci è stato comunicato che intende collocare 45 lavoratori su 88 in CIGO. Noi – aggiunge Angelo Diciotti -, abbiamo manifestato la nostra contrarietà a quest’atto, ritenendo necessario conoscere anche i tempi di utilizzo di questo strumento. A questa richiesta, la Sider Alloys non ha chiarito di quantificare il periodo di CIGO e inoltre la stessa ci ha comunicato l’intenzione che dal 13 gennaio verranno messi in libertà 20 lavoratori assunti a tempo determinato.»
«Il Sindacato – rimarca Angelo Diciotti -, ha proposto all’Azienda di fare una valutazione più attenta ed un eventuale accordo da sottoscrivere al MISE, in maniera da poter fissare i tempi e i modi della ripartenza del Revamping. A seguito della nostra richiesta e dietro nostra insistenza, l’Azienda ha chiesto 48 ore di tempo per darci una risposta. Contestualmente ed alla luce degli ultimi avvenimenti, abbiamo chiesto un incontro, per fare una disamina del piano industriale presentato dalla’Azienda, disamina che sino ad oggi non avevamo fatto ed abbiamo concordato di rivederci mercoledì 15 gennaio.»
In tutta questa situazione i lavoratori hanno manifestato la loro rabbia per i tempi lunghissimi della partenza del Revamping e quindi del riavvio dello stabilimento.
Infine, hanno ribadito che i tempi dell’erogazione della mobilità in deroga, non possono essere quelli del 2019 è stato anche ribadito che i 500 euro della mobilità non sono sufficienti, al sostentamento di una famiglia.
Armando Cusa

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Oggi, presso l’Aula Benedetto XVI della Curia Arcivescovile, a Cagliari, si è tenuta la prima conferenza stampa del nuovo arcivescovo di Cagliari, mons. Giuseppe Baturi.
Nato a Catania cinquantacinque anni fa, mons. Giuseppe Baturi prende il posto di Arrigo Miglio, arrivato al termine del suo mandato per raggiunti limiti d’età, per i prossimi anni.
«Sono due le isole che si incontrano, Sicilia e Sardegna, che per certi versi hanno aspetti simili ma – ha detto l’arcivescovo Giuseppe Baturi – sarà per me fondamentale conoscere meglio la vostra isola per fare un accostamento ma devo fare un plauso a questa meravigliosa isola per la ricchezza  e valorizzazione delle radici sarde che sono state sempre presenti e fattive in una concreta disponibilità tra comunità.»
Nel prosieguo, mons. Giuseppe Baturi non ha mancato di volgere il suo pensiero sui venti di guerra che si prospettano in Iran e ha aggiunto che «è esiziale la frase che dice: “La pace non si costruisce scambiandosi missili”».
Il nuovo arcivescovo di Cagliari non ha mancato di evidenziare il fattore immigrazione che deve essere affrontato con razionalità e disponibilità per una giusta integrazione, aspetto fondamentale per assicurare una piena e giusta dignità.
Mons. Giuseppe Baturi ha espresso la sua preoccupazione per la disoccupazione che attanaglia ancora l’Isola Sarda ma al contempo ha sottolineato che è necessario che il profitto individuale non vada a discapito delle dignità dell’uomo, valore fondamentale che necessita di ulteriori iniziative finalizzate ad un nuovo sviluppo dove ancora una volta e con fermezza, “L’Uomo” deve essere il centro della società, attore principale per uno sviluppo concreto, dove la famiglia riveste un ruolo determinante nella società.
Armando Cusa

Mons. Giuseppe Baturi, nuovo arcivescovo di Cagliari.

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L’evoluzione della vertenza Sider-Alloys, a tutt’oggi, necessita di essere affrontata con maggiore chiarezza evidenziando quelli che sono i nodi che attanagliano la vicenda. E’ per questo motivo che Angelo Diciotti, segretario CUB, fa il punto della situazione, precisando i punti dolenti da chiarire.
«Innanzitutto serve fare chiarezza ed evidenziare alcuni punti – spiega Angelo Diciotti -. Straordinario. Non è assolutamente vero che i lavoratori di Sider Alloys né tantomeno i lavoratori GMS stiano facendo ore extra e neppure il sabato. La cosa preoccupante è che in stabilimento, da parecchi mesi, non si stanno facendo attività inerenti il revamping.»
«La Sider Alloys – aggiunge Angelo Diciotti – ha dichiarato ufficialmente la necessità di attuare la CIG in deroga per due motivi:
1) Il ritardo sul cronoprogramma del Revamping.
2) La mancanza di un accordo sull’energia..
«Il MISE, tramite il sottosegretario Alessandra Todde, ha messo fine a questo problema, ponendo in atto una sintesi della contrattazione, arrivando ad una conclusione positiva. Erano anni che il Sindacato e i lavoratori aspettavamo questo momento. Tuttavia – prosegue ancora Angelo Diciotti -, ci pare che la Sider Alloys non sia pronta a cogliere questa opportunità, perché un’altra azienda non avrebbe esitato a sottoscrivere un’accordo bilaterale con l’ENEL. Insomma oltre alle dichiarazioni a mezzo stampa non vediamo fatti concreti. Ecco che in conseguenza di ciò e dato il protrarsi di questa situazione stagnante, abbiamo chiesto un incontro al sottosegretario Alessandra Todde.»
«Un altro aspetto che vorrei evidenziare è il problema della mobilità per la quale siamo di fronte ad una situazione scandalosa e l’assessorato del Lavoro, dopo il presidio a Cagliari, abbiamo scoperto che stava prendendo tempo. Questa posizione non chiara – rimarca Angelo Diciotti -, evidenzia la mancanza di sensibilità di questi dirigenti nei confronti dei lavoratori mettendo in serio dubbio il loro operato.»
«Detto questo, stiamo aspettando che provvedano ad inviare le determine anche se alcune sono arrivate ma ne mancano ancora tante. A questo punto, dopo aver fatto il punto della situazione – conclude Angelo Diciotti – mi auguro che quanto da me affermato serva a fare un’attenta riflessione e inoltre che si eviti nello scrivere e divulgare notizie che non trovano riscontro.»
Armando Cusa

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Mercoledì 11 dicembre, alle 10.30, presso l’Aula Benedetto XVI della Curia arcivescovile (Cagliari via mons. Giuseppe Cogoni 9), si terrà la presentazione della 52ª Marcia nazionale della Pace e della 33ª Marcia regionale.

Interverranno: 

Monsignor Arrigo Miglio, Amministratore apostolico della diocesi di Cagliari

Monsignor Franco Puddu, Vicario generale e coordinatore del comitato organizzatore della Marcia 

Monsignor Angelo Pittau, Promotore e animatore della Marcia regionale

Dott. Giampiero Farru, Presidente del CSV Sardegna solidale

È stata scelta Cagliari come città ospitante la 52ª edizione della Marcia nazionale della Pace che si terrà nel pomeriggio del 31 dicembre, partendo da piazza San Michele per giungere presso la Basilica di Nostra Signora di Bonaria.
Il capoluogo della Sardegna prende il testimone dalla città di Matera in cui si è svolta quella del 2018.
La Marcia nazionale viene promossa dal movimento cattolico internazionale «Pax Christi», dalla Caritas nazionale, dall’Ufficio per i Problemi sociali e del lavoro della Cei e dall’Azione Cattolica Italiana.
Si uniscono nell’organizzazione il Comitato promotore della Marcia della Pace in Sardegna ed il Centro di Servizio per il volontariato «Sardegna Solidale», che per oltre un trentennio hanno proposto
tale iniziativa nella nostra Isola.

Armando Cusa

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Con la Giunta Regionale guidata dal presidente Christian Solinas e con l’incarico attribuito ai nuovi assessori, la nuova maggioranza ha cercato di dare un nuovo impulso e risposte concrete ai problemi che hanno necessità di essere affrontati con nuove sinergie ed azioni immediate.
E’ in questo contesto che, con l’assegnazione delle deleghe degli assessorati, è tornato in Giunta, a distanza di 15 anni dalla precedente prima esperienza, alla guida dell’assessorato dei Lavori pubblici, l’avvocato Roberto Frongia, presidente dei Riformatori Sardi e del Comitato dell’Insularità in Costituzione.
All’assessore Roberto Frongia abbiamo rivolto alcune domande per fare il punto della situazione e, soprattutto, una ricognizione sugli interventi più urgenti da mettere in campo.
Assessore Frongia, il nuovo incarico all’assessorato dei Lavori pubblici riveste un ruolo importante per dare un’impronta decisa all’azione della Giunta…
«E’, prima di tutto, una grande responsabilità. La Sardegna oggi ha bisogno di infrastrutture ed è proprio a partire da questa considerazione che, fin dalle prime settimane alla guida dell’Assessorato, ho avviato una serie di sopralluoghi, andando a visitare le più importanti infrastrutture della Sardegna, le strade, le dighe ed i porti. Abbiamo troppi “lavori in corso” che necessitano di un imponente piano di accelerazione, su molte incompiute che non possono più rimanere tali. Penso, ad esempio, alla diga di Cumbidanovu, opera mai portata a compimento, per la quale ho sbloccato i finanziamenti. Sarà un inverno di grande impegno.»
Come ha trovato l’Assessorato e quali sono gli interventi più urgenti?
«Ho trovato una struttura attenta e competente che mi ha sostenuto e messo a disposizione il sapere, la conoscenza e l’esperienza. Ho ben presente la continuità amministrativa e non fatico a riconoscere i meriti dei miei predecessori che, con determinazione, hanno affrontato numerose criticità e sanato altrettante situazioni.»
La stampa ed i media in generale hanno dato ampio risalto a tutte le sue iniziative. Detto questo, può darci un’immagine della Sardegna rispetto alla viabilità e non solo?
«Non ho esitato a definire quella delle strade un’emergenza e sono convinto lo sia, dato che è causa di morte (abbiamo un tasso di mortalità sulle strade superiore alla media nazionale a causa del numero di incidenti gravissimi). Pensare che ancora il Governo non abbia dato seguito alla mia richiesta di commissariamento, mi porta a credere che da Roma non si sia compresa la drammatica necessità della Sardegna di colmare quel gap infrastrutturale e di sicurezza che caratterizza la viabilità sarda.»
Circa i tre miliardi di euro che potrebbero svanire nel nulla, cosa può dirci in proposito? Com’è l’approccio con la nuova compagine politica nazionale? Come Assessorato, ci sono stati contatti e se sì qual è la disponibilità e quali interventi sono possibili?
«Il presidente Christian Solinas ha portato il dossier strade all’attenzione della ministra Paola De Micheli, sono fiducioso. Di certo, nel 2019 non possiamo più correre il rischio che la macchina burocratica acuisca il gap infrastrutturale sardo e tenga bloccati i cantieri, a cui è legato appunto il rischio di perdita dei finanziamenti. I ritardi che scontano alcune tra le opere più importanti della viabilità sarda, oltre ad aggravare il deficit infrastrutturale del territorio, finiscono per acuire l’incidentalità delle strade. Ho il dovere di fare il possibile per accelerare quanto più possibile i lavori con l’obiettivo di garantire sicurezza stradale in una regione martoriata da disagi ed incidenti gravissimi. Oggi posso dire che le interlocuzioni con ANAS (cui sono in capo la maggior parte delle opere per cui ho fatto richiesta di commissariamento) sono continue.»
La situazione socio-economica sarda indubbiamente non sta attraversando un buon momento. Le vertenze Sider-Alloys ed Eurallumina che ancora non trovano soluzione definitiva, i pastori che minacciano nuovamente di scendere in piazza, ma soprattutto il lavoro che non c’è, con tanti giovani laureati e non, che non hanno futuro. La viabilità sarda, precaria, certamente non viene in aiuto per sostenere uno sviluppo concreto. Insomma, un continuo isolamento del quale ancora non si intravvede un’inversione di tendenza.
«Rispondo con estrema convinzione. Il tema dell’Insularità è oggi centrale per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi.
Lo stesso gap infrastrutturale è causa di una precisa condizione chiamata Insularità, che però ancora lo Stato non ci riconosce. E’ inaccettabile che la proposta di legge di iniziativa popolare firmata da oltre 100mila sardi, sia ancora ferma in commissione Affari Costituzionali al Senato. Come Comitato per l’Insularità abbiamo appena scritto al ministro Francesco Boccia sollecitando un incontro ed auspicando che il Governo Conte avverta la necessità di intervenire quanto prima, non concedendo favori o un sostegno particolari alla Sardegna, quanto un riconoscimento non più dilazionabile. Dalla battaglia per l’Insularità, dipende il futuro della Sardegna.»
Il quadro che si presenta non è certamente positivo, il suo Assessorato è impegnato in una sfida titanica…
«Come Assessorato siamo impegnati ogni giorno per dare un contributo reale allo sviluppo economico e sociale della Sardegna. Ogni mia azione – conclude l’assessore regionale dei Lavori pubblici – sarà incentrata esclusivamente sul perseguimento del bene pubblico, con l’obiettivo di usare tutte quelle leve positive, in mano all’Amministrazione regionale, che possano portare beneficio ai Sardi ed alla Sardegna.»
Armando  Cusa

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Restano dense nubi sulla vertenza dello stabilimento Sider Alloys di Portovesme.

«Per non far raffreddare l’impellente necessità di attivare ulteriori iniziative, come organizzazioni sindacali avevamo deciso di recarci a Roma per incontrare i rappresentanti dei partiti politici per sollecitare una loro presa d’atto rispetto alle mancate risposte del MISE sul problema energetico – dice Angelo Diciotti, segretario territoriale CUB -, Abbiamo incontrato anche il sottosegretario del Mise Alessandra Todde che ci ha garantito un suo intervento in breve tempo per fare la quadra sul problema energetico per lo stabilimento Ex Alcoa.»
«Abbiamo fissato per lunedì, alle 15.30, l’incontro con Sider-Alloys per discutere sulla loro dichiarazione, giunta alle organizzazioni sindacali tramite stampa, di voler aprire la cassa integrazione guadagni in deroga, perché non hanno avuto risposte da parte del Governo Italiano in merito alle tariffe energetiche – aggiunge Angelo Diciotti -. Richiedere il rispetto del Contratto di programma sottoscritto anche dal Governo, pertanto, è legittimo così come è altrettanto doveroso che l’Azienda Sider Alloys Italia, rispetti quanto sottoscritto in materia di revamping. In questo balletto di responsabilità – conclude Angelo Diciotti – i soli che stanno pagando sono i lavoratori inoccupati che vedono smontare pezzo per pezzo lo stabilimento.»
Armando Cusa