16 November, 2024
HomePosts Tagged "Armando Verona"

La commissione Sanità e Politiche sociali presieduta da Raimondo Perra (Cps) ha proseguito il ciclo delle audizioni sul Testo unico contro il gioco d’azzardo ascoltando i rappresentanti delle associazioni che operano nel settore. La dr.ssa Maria Grazia Pani, a nome dell’associazione “Cui prodest”, ha espresso apprezzamento per la nuova legge regionale e messo l’accento sulla necessità di sviluppare le azioni di prevenzione, riabilitazione e formazione anche attraverso campagne di comunicazione educational rivolte a fasce sempre più ampie della popolazione con iniziative mirate sugli specifici profili dei destinatari. Illustrando alla commissione la sue molteplici esperienze, fra le quali anche quella nel carcere di Uta, la Pani ha sottolineato inoltre l’importante degli interventi post-dipendenza perché, al termine del percorso terapeutico che può durare anche 2 anni, le persone hanno il bisogno di recuperare un nuovo concetto di valore del denaro nell’ambito personale e familiare. Nella lotta al gioco d’azzardo, ha concluso, non può essere tralasciato il mondo del giocoon line al quale da tempo si può accedere attraverso i telefoni cellulari; un mondo parallelo che consente di aggirare tutte le attività di contrasto che si fanno sul territorio. Armando Cerina, dell’associazione Gap Onlus, che in apertura ha ricordato il ruolo svolto dalle associazioni senza il supporto di una normativa regionale, si è invece soffermato sulla definizione di gioco d’azzardo, spiegando che al di là della cosiddette macchinette vanno considerate tutte le altre forme di gioco con cui è possibile vincere danaro, dalla scommesse sportive al gratta e vinci, dal bingo al lotto. Va contrastata inoltre, ha sostenuto, la pubblicità del gioco d’azzardo, presente spesso in forme indirette, non solo nelle sale slot ma anche in pubblici esercizi come bar, tabaccherie ed edicole. Infine, Eugenio Spiga dell’associazione Acat-Il Germoglio, ha evidenziato la difficoltà dei titolari dei pubblici esercizi di dismettere i dispositivi di gioco perché, ha detto, le macchinette vengono quasi regalate al momento dell’installazione ma poi l’esercente si trova ad essere “debitore”, per contratto, della società proprietaria. A suo giudizio non va poi messo in secondo piano il problema molto delicato del sostegno alle famiglie dei pazienti, nelle quali va ricostruito un clima di relazioni positive.