17 July, 2024
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Domani, sabato 10 dicembre, inizia il percorso di avvicinamento alla Settimana sociale di Cagliari (26-29 ottobre 2017). Sono più di venti gli “esperti” – docenti universitari, presidenti di organizzazioni, rappresentanti di sindacati, responsabili di associazioni laiche ed ecclesiali – che hanno aderito all’invito dell’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio per condividere riflessioni ed esperienze a partire dal tema «Giovani, lavoro, formazione, nuove tecnologie», con particolare attenzione alla realtà regionale.

L’obiettivo della dell’incontro, in consonanza con le prospettive della Settimana sociale di Cagliari, è quello riflettere e formulare delle proposte sui seguenti punti:

– Il lavoro come opportunità

– Il lavoro come valore

– Il lavoro come fondamento di comunità

– Il lavoro come promozione di legalità

L’evento costituisce il primo degli incontri voluti dalla Conferenza Episcopale Sarda come cammino di avvicinamento alla 48ª Settimana Sociale di Cagliari.

Questi saranno i sei «laboratori seminariali» che si terranno nelle diverse zone della Sardegna:

  POSSIBILI SEDI DIOCESI

COINVOLTE

TEMI

IN OGGETTO

PERIODI
1 Cagliari Cagliari Giovani, lavoro, formazione, nuove tecnologie Dicembre
2016
3 Oristano Oristano

Ales-Terralba

Giovani, lavoro, agricoltura Gennaio
2017
2 Iglesias Iglesias Percorsi di riconversione industriale e compatibilità ambientale. Dalla devastazione alla ricostruzione Febbraio
2017
4 Nuoro Nuoro

Lanusei

Nuove politiche forestali e ambientali

per far fronte allo spopolamento e alla disoccupazione

Marzo

2017

5 Sassari Sassari

Alghero-Bosa

Ricerca scientifica e sanitaria,

e mondo della cooperazione

Aprile

2017

6 Olbia Tempio-Ampurias

Ozieri

Turismo e beni culturali.

Quali opportunità lavorative?

Maggio

2017

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Arrigo Miglio copia
Sabato 10 dicembre 2016, l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, incontrerà sindacati, imprenditori, mondo della cooperazione, artigianato, terzo settore, esperti e studiosi del mercato del lavoro, per mettere a punto una serie di proposte in grado di promuovere e favorire l’occupazione sia nei settori economici tradizionali, sia nei campi lavorativi aperti dalle nuove tecnologie.
Inizia con questo appuntamento il percorso della Chiesa di Cagliari e delle altre Diocesi sarde verso la Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Cagliari dal 26 al 29 ottobre 2017 sul tema «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale».
«In questi anni – dice monsignor Arrigo Miglio – tutte le organizzazioni hanno giustamente denunciato la grave crisi che ha colpito il sistema economico sardo con la chiusura di numerose fabbriche, il crollo d’interi comparti produttivi, gli effetti devastanti sull’occupazione che ha escluso migliaia di lavoratori dal lavoro. Anche la Chiesa sarda ha segnalato, più volte, i risvolti drammatici della disoccupazione in riferimento all’età, ai ruoli e alle responsabilità familiari e sociali..
I vescovi hanno più volte ribadito che la disoccupazione è un danno all’identità dell’uomo in tutte le sue dimensioni: «Nel costruire se stesso, nella sua vita, nei suoi rapporti umani, nella crescita del suo bagaglio identitario, nella sua personalità» (Un cammino di speranza per la Sardegna. Lettera pastorale su alcuni urgenti problemi sociali e del lavoro, 19 marzo 2014).
Miglio auspica che la Sardegna possa presentarsi alla Settimana sociale, che riunirà a Cagliari più di 1.000 persone (delegati delle diocesi italiane, sindacalisti, imprenditori, sociologi, esponenti del terzo settore e dell’università, volontariato, ecc.), con una proposta organica, unitaria, in grado di favorire sviluppo e occupazione, con particolare riguardo al futuro dei giovani, che oggi hanno davanti un mondo senza speranza.
Per l’arcivescovo di Cagliari «è arrivato il momento di accompagnare la denuncia e la protesta con programmi concreti, possibili, realizzabili in tempi immediati, medi e lunghi per superare la crisi. È tempo di raccogliere e diffondere idee, progetti e le tante buone pratiche che in Sardegna e in altre regioni d’Italia cominciano a dare risposte ai problemi del lavoro e dell’occupazione. Dal confronto aperto e dal contributo originale di tutte le organizzazioni operanti nel nostro territorio, sono sicuro – conclude Arrigo Miglio – che potranno venire importanti suggerimenti, da trasmettere alle istituzioni, per favorire la ripresa socio-economica della nostra isola. Non è il tempo delle divisioni, ma di agire unitariamente».
L’incontro inizierà alle ore 9.30 nei locali del Seminario diocesano, in via monsignor Cogoni n° 9.

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Inizia il percorso di avvicinamento alla Settimana sociale di Cagliari (26-29 ottobre 2017) e il vescovo Arrigo Miglio dà il via a un itinerario tutto sardo per giungere a questo evento con un valido contributo della chiesa locale. Per questo motivo è giunto un appello a circa sessanta “esperti” – docenti universitari, presidenti di organizzazioni, rappresentanti di tutti i sindacati, responsabili di associazioni laiche ed ecclesiali – per condividere riflessioni ed esperienze  a partire dal tema «Giovani, lavoro, formazione, nuove tecnologie», con particolare attenzione alla realtà regionale.

I tre verbi di riferimento che segneranno i lavori della Settimana sociale, e tutto l’iter di preparazione, sono: «Denunciare, raccontare, proporre». Il seminario promosso da Arrigo Miglio per il prossimo 10 dicembre (a partire dalle ore 9.30 presso il seminario diocesano di  via mons. Cogoni) si pone dentro questo orizzonte metodologico affinché si passi dallo «sterile lamento» all’individuazione e attuazione di «buone pratiche», come ha sottolineato anche monsignor Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del comitato scientifico della Settimana sociale di Cagliari.

Monsignor Arrigo Miglio auspica che «la Sardegna possa presentarsi alla Settimana sociale (che riunirà a Cagliari più di 1.000 persone tra delegati delle diocesi italiane, sindacalisti, imprenditori, sociologi, esponenti del terzo settore e dell’università, volontariato. ndr.), con una proposta organica, unitaria, in grado di favorire sviluppo e occupazione, con particolare riguardo al futuro dei giovani, che oggi hanno davanti un mondo senza speranza».

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Arrigo Miglio copia

Sabato 10 dicembre, l’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, ha invitato sindacati, imprenditori, mondo della cooperazione, artigianato, terzo settore, esperti e studiosi del mercato del lavoro a un incontro per mettere a punto una serie di proposte in grado di promuovere e favorire l’occupazione sia nei settori economici tradizionali, sia nei campi lavorativi aperti dalle nuove tecnologie. Inizia con questo appuntamento il percorso della Chiesa di Cagliari e delle diocesi sarde verso la Settimana sociale dei cattolici italiani in programma nella nostra città dal 26 al 29 ottobre 2017 sul tema «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale».

«In questi anni – dice monsignor Arrigo Miglio – tutte le organizzazioni hanno giustamente denunciato la grave crisi che ha colpito il sistema economico sardo con la chiusura di numerose fabbriche, il crollo d’interi comparti produttivi, gli effetti devastanti sull’occupazione che ha escluso migliaia di lavoratori dal lavoro. Anche la Chiesa sarda ha segnalato più volte i risvolti drammatici della disoccupazione in riferimento all’età, ai ruoli e alle responsabilità familiari e sociali.»

I vescovi hanno più volte ribadito che la disoccupazione è un danno all’identità dell’uomo in tutte le sue dimensioni: «Nel costruire se stesso, nella sua vita, nei suoi rapporti umani, nella crescita del suo bagaglio identitario, nella sua personalità» (Un cammino di speranza per la Sardegna. Lettera pastorale su alcuni urgenti problemi sociali e del lavoro, 19 marzo 2014).

Miglio auspica che la Sardegna possa presentarsi alla Settimana sociale, che riunirà a Cagliari più di 1000 persone (delegati delle diocesi italiane, sindacalisti, imprenditori, sociologi, esponenti del terzo settore e dell’università, volontariato, ecc.), con una proposta organica, unitaria, in grado di favorire sviluppo e occupazione, con particolare riguardo al futuro dei giovani, che oggi hanno davanti un mondo senza speranza.

«È arrivato il momento di accompagnare la denuncia e la protesta con programmi concreti, possibili, realizzabili in tempi immediati, medi e lunghi per superare la crisi. È tempo di raccogliere e diffondere idee, progetti e le tante buone pratiche che – dice l’arcivescovo di Cagliari – in Sardegna e in altre regioni d’Italia cominciano a dare risposte ai problemi del lavoro e dell’occupazione. Dal confronto aperto e dal contributo originale di tutte le organizzazioni operanti nel nostro territorio sono sicuro che potranno venire importanti suggerimenti, da trasmettere alle istituzioni, per favorire la ripresa socio-economica della nostra isola. Non è il tempo delle divisioni, ma di agire unitariamente.»

L’incontro inizierà alle ore 9,30 nei locali del seminario diocesano, via mons. G. Cogoni n. 9.

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E’ stato presentato stamane, nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Villa Devoto, a Cagliari, il “Report Caritas su povertà ed esclusione sociale in Sardegna 2016“.
All’incontro con la stampa erano presenti mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente della Conferenza Episcopale Sarda, mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo delegato della CES per il servizio della carità; don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari e delegato regionale Caritas Sardegna; Raffaele Callia, direttore della Caritas di Iglesias e responsabile del Servizio Studi e Ricerche della Caritas regionale.
La povertà relativa delle famiglie è risultata in leggero calo nel 2015 sul 14,9%, rispetto al 15,1% del 2014 per un totale di 107.400 famiglie (dati Istat), ma la Caritas ha registrato un aumento delle richieste di aiuto o di un sostegno economico. Nel 2015 ben 7.867 persone si sono rivolte ai 50 centri di ascolto della Caritas in 32 comuni sardi, e nel 2016 questo numero ha continuato a crescere, tanto che si stima che a fine anno possa arrivare a sfiorare il tetto delle 10.000 persone.

A chiedere aiuto sono stati soprattutto cittadini italiani (70,4%) maschi (le donne sono state 3.918, il 49,8%) di età compresa tra i 45 e i 49 anni, mentre l’età media è di 47,4 anni (i quarantenni coprono un quarto del totale con il 26,1%). Tanti anche i cinquantenni: oltre mille persone. Si tratta di persone fragili che vivono in famiglie con disagio, ma aumenta anche la quota dei single (29,6% rispetto al 28,2% del 2014) e dei separati o divorziati (da 11,8% del 2014 a 12,3% del 2015).

Tutti i dati sono consultabili nel Report allegato.

«Siamo molto attenti al tema delle povertà, destinando risorse ma soprattutto badando a ottenere risultati – ha commentato il presidente Francesco Pigliaru -. Usciamo lentamente da una profonda crisi internazionale. Globalizzazione e tecnologia stanno cambiando lo scenario dell’occupazione, facendo perdere posti di lavoro o sostituendo le professioni attuali con altre. In questo cambiamento, che anche la Sardegna si trova ad affrontare, sappiamo di dover intervenire tenendo conto delle povertà presenti e di quelle future. Per questo non dimentichiamo i destini individuali, consapevoli che bisogna pensare per esempio a chi è stato sfortunato e non ha più un’età per reinventarsi. Va in questa direzione il Reddito di Inclusione Sociale, fortemente voluto dalla nostra maggioranza. Ma è necessario – ha concluso Francesco Pigliaru – tener conto della povertà del futuro e spezzare la catena che rischia di trasmettere la povertà dalle famiglie ai loro figli: vogliamo che l’ascensore sociale funzioni e per riuscirsi bisogna passare attraverso l’istruzione. In questo senso il progetto Iscol@ è un nostro grande investimento sulle povertà.» 

«La Regione è attivamente in campo per fronteggiare la povertà – ha detto l’assessora del Lavoro Virginia Mura -, tra le regioni del Mezzogiorno siamo di gran lunga quella che fornisce la maggiore quantità di risorse per favorire l’inclusione sociale. Confido che con i nuovi Centri per l’impiego che stiamo modellando in attuazione della Riforma, avremo presto delle strutture pienamente efficienti che svolgeranno un ruolo attivo nella presa in carico delle persone, soprattutto quelle maggiormente in difficoltà, per le quali saranno disegnati percorsi individuali e personalizzati, affinché quando possibile possano rimettersi in gioco e sfuggire a un destino di povertà. Non dimentichiamo – ha concluso l’assessore del Lavoro – che le nostre misure agiscono sul campo non solo del contrasto al fenomeno, ma anche della prevenzione. Il lavoro è certamente il migliore antidoto alla povertà, ed è anche per questo che tutto il nostro impegno è rivolto a favorire nuove occasioni di occupazione, sia per chi l’ha perduta che per chi non l’ha mai avuta.»

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Giovedì 27 ottobre 2016 alle ore 18.00, presso l’aula magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna (Cagliari, Via Sanjust 13), mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della segreteria per la comunicazione della Santa Sede, terrà una conferenza dal tema: «Fratelli e sorelle, buona sera. L’efficacia comunicativa di Papa Francesco».

L’evento è promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, dall’Ucsi Sardegna e dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna.

Il programma prevede il saluto di padre Francesco Maceri, preside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, l’intervento di mons. Dario Edoardo Viganò e, infine, le conclusioni di mons. Arrigo Miglio, vescovo di Cagliari.

I lavori saranno moderati da Paolo Mastino, Capo servizio di Rai Regione Sardegna.

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Sono stati numerosi gli argomenti all’ordine del giorno della Conferenza Episcopale Sarda riunita sotto la presidenza di S.E. Mons. Arrigo Miglio presso il Seminario Regionale a Cagliari, nei giorni 17-18 ottobre scorsi.

“Orientamenti generali sul ruolo dei Padrini e delle Madrine” e l’introduzione dei “testimoni” nei sacramenti del Battesimo e della Cresima. E’ stato uno degli argomenti trattati dalla Conferenza, sfociato poi in un documento a firma di tutti i Vescovi, rivolto ai sacerdoti e alle comunità parrocchiali della Sardegna. E’ un tema molto sentito, e spesso fonte di malumori e malintesi nelle parrocchie e nelle relazioni tra parroci e fedeli. Gli orientamenti contengono alcune considerazioni di carattere generale sul significato e l’importanza di queste figure, nel contesto di una “formazione permanente dei cristiani”, in una pastorale non più finalizzata soltanto «all’amministrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana» dentro una Chiesa fatta di “cristiani autentici, non solo di battezzati”. Tale funzione nel tempo si è appannata, perdendo significato e finalità originali, per ridursi a mera tradizione sociale e parentale. Il documento, lungi dall’assecondare tale tendenza, vuole riaffermarne la portata e l’importanza «quale segno efficace della partecipazione del popolo di Dio alla crescita spirituale dei fedeli».

«Per questo – aggiungono i Vescovi – la scelta del padrino e della madrina va fatta curando che sia persona matura nella fede, rappresentativa della comunità, approvata dal parroco, capace di accompagnare il candidato nel cammino verso i sacramenti e di seguirlo nel resto della vita con il sostegno e l’esempio.»

I Vescovi richiamano anche le norme del Codice di diritto Canonico dove è previsto che «i padrini e le madrine vengono assegnati al battezzando e al cresimando solo quando ciò sia possibile».

Tuttavia, fatte tali dovute precisazioni, i Vescovi aggiungono: «Quando la persona che si desidera designare come padrino o madrina manca di qualcuno dei requisiti necessari, tale persona può essere designata come testimone, secondo una prassi già in atto in molte Chiese locali, e prevista dal documento CEI sulla catechesi e l’annuncio» (CEI, (Incontriamo Gesù, n. 70). Anche i testimoni, tuttavia, «pur non avendo i requisiti prescritti esprimono pur sempre una positiva vicinanza parentale, affettiva ed educativa». Ogni Vescovo per la propria diocesi accompagnerà questo documento con un decreto in cui vengono le fissate modalità concrete con cui inserire, quando necessario, il testimone nel contesto della celebrazione.

Con il nuovo Preside della Facoltà Teologica della Sardegna, Padre Francesco Maceri, ci si è soffermati sulle principali questioni riguardanti la vita e l’attività dell’Ateneo, tracciando le linee portanti del prossimo futuro, relativamente sia al corpo docente interessato da diversi avvicendamenti, sia al percorso accademico. In particolare si è voluto sottolineare il ruolo della stessa Facoltà nel tessuto ecclesiale e culturale dell’intera Regione, tenendo anche conto che alla stessa Facoltà sono legati gli Istituti Superiori di Scienze Religiose di Cagliari con l’“Euromediterraneo” di Tempio e Sassari.

Con il Rettore, don Antonio Mura, e l’equipe educativa del Seminario Regionale Sardo sono stati toccati i punti salienti del progetto formativo e il programma di massima del nuovo anno.

La 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani a Cagliari. Si è parlato anche di questo importante evento nazionale che si terrà a Cagliari nei giorni 26-29 ottobre 2017, dal titolo “quale lavoro vogliamo?”, con particolare attenzione ai giovani a precarietà sia occupazionale che culturale e sociale.

E’ la seconda volta che l’assise nazionale si terrà in Sardegna, dopo il 1957. A cura del Coordinamento Regionale per la pastorale sociale e del lavoro, con il coordinamento di don Giulio Madeddu, si terranno sei laboratori seminariali su altrettanti temi, nelle diverse zone della Sardegna: Cagliari, per la diocesi di Cagliari, Oristano, per la diocesi di Oristano e Ales-Terralba, Iglesias, Nuoro per Nuoro e Lanusei, Sassari per Sassari e Alghero, Olbia per Tempio-Ampurias e Ozieri.

Infine, la Conferenza, su proposta dell’arcivescovo di Cagliari, Monsignor Arrigo Miglio, che ha presentato anche un profilo biografico, ha dato il proprio nulla osta all’introduzione del processo canonico diocesano per la beatificazione del sacerdote don Antonio LOI, della Diocesi di Iglesias, ma nativo di Decimoputzu, dove morì giovanissimo, dopo dolorosa malattia, nel 1964.

+ Sebastiano Sanguinetti

Segretario C.E.S.

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Può iniziare il processo canonico diocesano per la beatificazione di don Antonio Loi, sacerdote originario di Decimoputzu, morto nel 1965. Lo ha stabilito la Conferenza episcopale sarda, su proposta dell’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, nel corso dell’ultima assemblea, svoltasi il 17 e 18 ottobre scorsi.

Promotore della causa è il Seminario regionale sardo, di cui don Loi fu alunno nella seconda metà degli anni ’50. L’iter è affidato al Tribunale ecclesiastico di Cagliari, presieduto da don Luca Venturelli, e il ruolo di postulatore per la fase diocesana sarà ricoperto da don Fabrizio Deidda.

«Che io sia, o Gesù, sacerdote secondo il tuo Cuore». L’aveva scritto don Antonio Loi, ancora giovanissimo, tra i suoi appunti. Poche parole, ma forti e significative, che avrebbero segnato la sua vita, interamente dedicata al sacerdozio e alla santità.

Antonio Loi nacque a Decimoputzu il 6 dicembre 1936. Ancora alle elementari, espresse chiaramente la sua vocazione di diventare sacerdote. A tredici anni entrò nel Seminario di Iglesias e nel 1954 nel Seminario regionale di Cuglieri dove proseguì gli studi e si impegnò in numerose attività, ponendosi sempre a servizio degli altri. Sette anni dopo, era il mese di febbraio, ebbe inizio il suo calvario. Operato alle tonsille e più volte ricoverato, solo due anni più tardi gli fu diagnosticato il male che lo affliggeva: linfogranuloma maligno, incurabile, mortale. Antonio si affidò completamente a Dio ed il suo desiderio più grande, nonostante le difficoltà nel proseguire gli studi, rimase il diventare sacerdote. Giovanni Pirastru, suo vescovo, inoltrò la richiesta a Roma per la dispensa da parte della competente Congregazione vaticana. La risposta di Paolo VI si fece attendere solo qualche settimana: il 21 settembre 1963, Antonio Loi divenne sacerdote e due giorni dopo celebrò la sua prima messa nel suo paese natale.

La sua missione e l’offerta di se stesso, tra continue sofferenze e ricoveri, durarono venti mesi. «Sento il desiderio prepotente – scrisse nel suo diario – di saltare giù dal letto per correre a salvare tante anime, devo lavorare fino all’esaurimento di me stesso». E così avvenne, arrivando a celebrare messa stando seduto sul letto.

Una mattina di fine maggio del 1965 chiamò attorno al letto i suoi cari e li confortò, parlando loro di ciò che sarebbe avvenuto di lì a breve. Gli fu amministrata l’Unzione degli Infermi. A mezzogiorno esclamò: «Cantiamo insieme». E don Antonio, sul letto di morte, distrutto dal tumore, a 28 anni, intonò il canto del Te Deum. Benedisse tutti i presenti, che recitavano il rosario. Al «Gloria» dell’ultimo mistero glorioso, don Antonio tornò alla casa del Padre. Erano le 17.00 del 29 maggio 1965.

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Si è concluso il Convegno regionale dei sacerdoti tenutosi dal 12 al 14 ottobre a Orosei. «La Chiesa di Sardegna ha bisogno di questi momenti unitari – ha detto monsignor Arrigo Miglio, presidente dei vescovi isolani – per programmare e realizzare una pastorale più incisiva anche a livello locale». Questa esperienza è stata l’occasione far ripartire un percorso interdiocesano su alcuni fondamentali obiettivi: la formazione al sacerdozio, l’attenzione al sociale e soprattutto alle nuove povertà, la pastorale giovanile, il coinvolgimento del laicato.

Le ultime battute della tre giorni hanno avuto come protagonista don Mario Simula, vicario generale della diocesi di Sassari, che ha messo in evidenza le problematiche riguardanti gli stili di amministrazione dei beni personali dei singoli preti e di quelli che, invece, appartengono alle comunità loro affidate. Alcune ore di lavoro sono state dedicate alla discussione in gruppi di studio sulle tre relazioni principali e alla condivisione in assemblea.

Monsignor Morfino, nel concludere i lavori, ha rimarcato, in modo particolare, la necessità di procedere a una effettiva adesione ai valori fondanti la vita sacerdotale emersi in questi giorni. Il vescovo di Alghero-Bosa ha, inoltre, sottolineato la necessità per il prete di vivere ogni azione della vita sacerdotale, sia i più semplici incontri sia quelli più impegnativi, come un’occasione di crescita nel cammino spirituale proprio e di coloro che gli sono affidati. «Il sacerdote – ha ricordato Morfino – è “full time” e non “part time”, quindi deve vivere il proprio tempo, anche quello “libero”, nel continuo orientamento verso l’eternità. Dio ci visita e ci edifica attraverso l’incontro con tutte le persone, anche quando, con alcune, si presentano difficoltà di comunicazione e di relazione».

Al termine dei lavori è emersa la proposta di fissare i prossimi “stati generali” dei preti isolani entro un triennio per discutere, tra l’altro, su alcune tematiche sviluppate dal Concilio plenario sardo e sulla sinodalità.

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Saranno gli stati generali del clero sardo. Dal 12 al 14 ottobre, a distanza di 22 anni dall’ultimo appuntamento, delegazioni di preti di tutte le 10 diocesi sarde si incontreranno a  Orosei in una tre giorni di riflessione e di confronto sul tema «La formazione permanente dei sacerdoti». Un degli obiettivi dell’incontro – come si legge nell’invito  spedito agli oltre 800 preti presenti nell’isola – «è rinverdire il tessuto di relazioni tra le Chiese. La nostra gente sta conoscendo un notevole cambiamento nei suoi orientamenti culturali e spirituali, nella sua condizione socio-economica, nelle sue strutture ecclesiali». Dentro questi processi ci sono i preti: in numero ridotto, rispetto a qualche decennio addietro, con un’età media piuttosto avanzata, con poche  nuove vocazioni al sacerdozio. Sono attesi almeno 200 tra parroci e vice e circa 50 alunni del seminario regionale maggiore.

Tra i relatori del convegno, al quale parteciperanno tutti i vescovi sardi, sarà anche il vescovo Gualtiero Sigismondi, presidente della commissione CEI per il Clero e la vita consacrata, delegato per i Seminari d’Italia, che parlerà di «Formazione permanente del presbitero: aspetti teologici, spirituali ed esistenziali». Monsignor Mauro Maria Morfino terrà la relazione «Per una regola di vita del presbitero». Infine, l’intervento di don Mario Simula verterà sul tema «La vita del presbitero, tra missione pastorale e incombenze amministrative». A ogni relazione seguiranno momenti di confronto e di dibattito in aula.

I lavori, la cui sede sarà l’hotel Marina Beach, inizieranno mercoledì 12 ottobre, alle ore 18.00,, con il saluto di monsignor Arrigo Miglio, Presidente della Conferenza Episcopale Sarda, e di monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero-Bosa, Presidente della Commissione presbiterale regionale.