19 December, 2024
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«Ancora una volta, ricordiamo il sacrificio delle cernitrici di Buggerru, quattro giovani lavoratrici, che 110 anni fa, il 18 marzo 1913, persero la vita in un drammatico incidente sul lavoro: Maria Saiu, di 36 anni, Anna Pinna, di 24 anni, Laura Lussana, di 20 anni e Anna Rosa Murgia di appena 15 anni. Insieme a loro rimasero feriti: Luigi Cadeddu, Mariangela  Zoccheddu e Assunta Algisi. Giovani donne, madri, e tra loro anche bambine, impegnate in un duro lavoro, come quello in miniera. Facevano le cernitrici con turni e condizioni di lavoro disumane. Troppo spesso il lavoro, il sacrificio di tante donne è stato dimenticato. E’ nostro dovere continuare a ricordare quella tragedia, commemorandola ogni anno, come un monito. Il lavoro è dignità, Il lavoro è libertà, è il contributo che diamo alla società. La premessa di tutto deve essere la sicurezza sul lavoro. Ancora oggi, purtroppo, si muore lavorando. Le istituzioni e la società civile si devono mobilitare in uno sforzo congiunto straordinario per rendere sempre più sicure le condizioni di lavoro, per combattere e prevenire la tragedia delle morti e gli infortuni sul lavoro. Occorre investire sempre più in formazione, prevenzione e sicurezza, anche in un’ottica di genere. Promuovere una vera e propria cultura della sicurezza sul lavoro. Perché gli incidenti sul lavoro, oggi come ieri, sono un’umiliazione non più tollerabile. Una sconfitta per tutta la società.»

Con queste parole l’assessore regionale del Lavoro, Ada Lai, è intervenuta con un video-messaggio alla celebrazione in ricordo delle quattro cernitrici che persero la vita nella tragedia del 18 marzo 1913 e all’incontro-dibattito “Gli infortuni sul lavoro: evoluzione della normativa dal ‘900 oggi”, tenutosi, oggi, a Buggerru, presso l’aula consiliare del Comune.

«Un evento di grande emozione e rilevanza culturale per non dimenticare la nostra storia ha detto l’assessore regionale della Pubblica Istruzione, Andrea Biancareddu -. Buggerru nel Novecento era un fiorente borgo minerario, il quinto centro dell’isola. La Sardegna nel tempo è cresciuta, le miniere hanno chiuso, e quelle storie di sopraffazione e di morte appartengono ad un passato che dobbiamo custodire per mantenere vivi lo spirito di solidarietà e il valore della memoria storica per le giovani generazioni.»