25 November, 2024
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I quattro nuovi assessori della Giunta Pigliaru hanno prestato giuramento stamane in Consiglio regionale.

Il presidente Ganau ha aperto la seduta con all’ordine del giorno le comunicazioni della Giunta ai sensi dell’art. 121 del Regolamento interno. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato all’Aula la decisione del consigliere Francesco Agus, eletto nelle liste di Sel, di aderire al Gruppo Misto.

Gianfranco Ganau ha quindi dato la parola alla consigliera del Centro democratico Annamaria Busia che, in occasione della Festa della donna, ha voluto ricordare con un breve intervento la necessità di azioni più stringenti per la realizzazione di una vera parità di genere.

Annamaria Busia, citando dati Ocse e Censis, ha ricordato le difficoltà vissute dalle donne sul lavoro e la crescente esposizione a episodi di violenza fisica e morale. «Le donne lavorano, in media, 4 ore in più degli uomini in ambito familiare mentre la loro retribuzione sia nel settore pubblico che privato è inferiore a quella dei lavoratori maschi. Le donne, anche se più istruite, hanno inoltre minori prospettive di carriera».

Nonostante ciò, la rappresentanza femminile nelle istituzioni locali, grazie alla introduzione della doppia preferenza di genere, è cresciuta negli ultimi anni. Le donne-sindaco sono aumentate di sette volte rispetto agli anni scorsi.

Annamaria Busia si è poi soffermata sui dati allarmanti sulla criminalità: «14 milioni di donne hanno subito nella vita una violenza fisica o psicologica da parte di un uomo. Negli ultimi 15 anni sono 1740 le vittime di omicidio. Crimini che colpiscono indirettamente anche i bambini. Il numero degli orfani che hanno perso la madre per mano del padre è salito a 1628. Dati che fanno riflettere e ci fanno dire non una di meno».
Il presidente Ganau ha ringraziato la consigliera per l’intervento “condivisibile e opportuno vista la giornata”.

Anche il capogruppo dei Cristiano socialisti popolari, Pierfranco Zanchetta, ha voluto rivolgere un omaggio e un riconoscimento alle donne sarde e a quelle presenti in Aula. «Colleghe che hanno un compito difficile – ha detto Zanchetta – il mio non è un riconoscimento formale ma un pensiero sincero rivolto a tutte le donne anche a quelle della mia isola (La Maddalena) che stanno per diventare madri e chiedono attenzione per il punto nascita dell’ospedale».

Si è quindi passati alla discussione dell’ordine del giorno. Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha chiesto al presidente Ganau di mettere a disposizione dell’Aula la nota degli assessori dimissionari Francesco Morandi e Claudia Firino per capire le ragioni della loro uscita dalla Giunta e avere contezza del contenuto.

Il presidente Ganau ha comunicato di non avere a disposizione la nota ma solo i decreti assessoriali con la nomina dei nuovi assessori. Ha quindi invitato i nuovi componenti dell’esecutivo a presentarsi davanti al banco della presidenza per il giuramento. I neo assessori Pier Luigi Caria (Agricoltura e riforma pastorale). Barbara Argiolas (Turismo, artigianato e commercio), Filippo Spanu (Affari generali e Riforme) Giuseppe Dessena (Cultura e Pubblica istruzione), ascoltata la formula di rito, hanno giurato davanti al Consiglio.

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al presidente della Giunta Francesco Pigliaru per le comunicazioni all’Aula.

«Ho ascoltato con interesse i dati sulla questione femminile in Italia – ha esordito Pigliaru – sono dati che ci inducono a riflettere, è il caso di trovarci in quest’Aula per una discussione approfondita sullo stato delle politiche di genere».

Francesco Pigliaru è poi entrato nel merito delle sue comunicazioni al Consiglio relative  al rimpasto di Giunta. «Oggi presentiamo una squadra di governo rinnovata e un programma ambizioso – ha detto Pigliaru – siamo contenti di sottoporci a un dibattito ampio».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i risultati raggiunti nei primi tre anni della legislatura a partire dalle azioni per mitigare gli svantaggi dovuti alla condizione di insularità. A questo mira il Patto per la Sardegna, firmato con il Governo nazionale, che metterà a disposizione 2,9 miliardi di euro. Il presidente ha poi proseguito parlando delle riforme in campo sanitario con l’adozione dell’Azienda unica regionale e della legge di riordino del sistema degli enti locali, senza dimenticare gli interventi a sostegno dei soggetti più deboli come il reddito di inclusione sociale e quelli per la scuola (1174 cantieri aperti in 844 plessi scolastici), per l’industria, con le vertenza Alcoa ed Eurallumina, per il rilancio di Igea e la riorganizzazione di Abbanoa.

«Si tratta di riforme strutturali e di progetti strategici per la Sardegna. In passato non si è avuto il coraggio di farli perché non producono effetti immediatamente tangibili – ha sottolineato Pigliaru – c’è  bisogno di un lungo lavoro di governo. L’obiettivo è far uscire l’Isola dalla crisi e ricostruire la fiducia nella politica da parte dei cittadini. Questo è il momento in cui la nostra azione riformista deve avere la capacità di affermarsi.»

Francesco Pigliaru ha quindi indicato gli obiettivi futuri. «Ci concentreremo sulla lotta alla dispersione scolastica, si è fatto molto con il progetto Iscola ma bisogna fare di più – ha detto Pigliaru – così come è nostro intento completare la riforma della sanità con il riordino della rete ospedaliera, intervenire per creare una forte sinergia nel sistema aeroportuale e migliorare la mobilità interna ed esterna dei sardi».

Il presidente ha poi rimarcato la necessità di lavorare per avere più peso in Europa. In questa direzione va l’alleanza con altre isole periferiche come la Corsica e le Baleari: «E’ un’opportunità per fare un’azione congiunta e coordinata nei confronti dei rispettivi governi e presentarsi più forti in Europa».

Francesco Pigliaru ha quindi garantito l’impegno della Giunta per la soluzione di alcune vertenze aperte come quella sulla chimica verde a Porto Torres e lo “scandaloso” abbandono de La Maddalena. Non meno importanti saranno le azioni per la sconfitta definitiva della peste suina.

Sul fronte dell’urbanistica, il presidente ha annunciato la presentazione in tempi rapidi di una nuova legge. «Il provvedimento è pronto» mentre sulle zone interne ha confermato l’impegno a portare avanti azioni efficaci contro lo spopolamento. «Il Piano delle zone interne mette a disposizione 150 milioni di euro che possono finanziare interventi mirati, fuori dagli slogan e dalle politiche generiche».

Francesco Pigliaru ha poi ribadito l’attenzione della Giunta al mondo delle campagne. «L’Agricoltura è un settore in cui crediamo, occorre renderlo più moderno, la tecnologia può dare un grande aiuto. L’obiettivo è creare un’agricoltura più ricca e capace di dare reddito».

Sulla finanza pubblica, Francesco Pigliaru ha chiarito che la Regione non farà passi indietro nella vertenza per la riduzione degli accantonamenti: «700 milioni all’anno sono inaccettabili. Faremo una battaglia forte». Stesso discorso sul fronte dell’occupazione. «In passato abbiamo puntato molto su politiche attive del lavoro e sulla flex security sperando in una ripresa che non c’è stata. Le misure nazionali non hanno prodotto i risultati sperati. Serve un’integrazione per garantire maggiore inclusione sociale. Azioni e progetti sono pronti».

Il presidente Pigliaru si è detto sicuro che Giunta rinnovata sarà all’altezza della sfida. «Serve una maggioranza più coesa. Non nascondo la complessità del percorso che ci ha portato sin qui. Ho cercato di garantire la massima inclusione – ha detto ancora Francesco Pigliaru – occorre adesso procedere insieme per raggiungere i risultati che sono alla nostra portata. Sarà un successo se riusciremo a convincere chi guarda alla politica con scetticismo. Per questo occorre lavorare duro come una vera squadra per raggiungere gli obiettivi. Abbiamo una Giunta rinforzata – ha concluso Pigliaru – ho grande fiducia nel lavoro dei nuovi assessori. In tutta l’Isola aspettano risultati».

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione sulle comunicazioni del presidente.

Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori sardi, ha rivolto il suo in bocca al lupo agli assessori senza però risparmiare critiche all’esecutivo. «L’ottimismo è un dato fondamentale nell’azione politica, ma esagerare ci conduce in strade molto strette se non del tutto occluse – ha detto Dedoni – dire che questa Giunta sia stata un baluardo degli interessi della Sardegna nei confronti del Governo fa sorridere. Non siamo stati all’altezza, abbiamo considerato il Governo amico ma non abbiamo fatto gli interessi della Sardegna».

Secondo Dedoni, il Patto firmato con il Governo Renzi ha portato la Sardegna nella condizione attuale: «Se non ci sono entrate non potranno esserci uscite. Altre regioni prima di applicare il principio del pareggio di bilancio hanno aspettato. Noi invece abbiamo rinunciato ai ricorsi per la vertenza entrate accontentandoci di battaglie di retroguardia come quella sugli accantonamenti – ha proseguito l’esponente dei Riformatori sardi – meglio sarebbe stato insistere sul fronte delle accise che valgono 4 miliardi di euro all’anno. Noi abbiamo firmato per questo un ricorso alla Corte costituzionale sostituendoci alla Giunta».

Attilio Dedoni ha quindi duramente criticato la politica dei trasporti: «Niente è stato fatto per dare alla Sardegna la possibilità di interconnettersi con l’Italia e l’Europa – ha detto Dedoni – lo stesso vale per la viabilità interna e il rilancio del trenino verde, nelle zone interne». Stesso giudizio per  i mancati interventi a favore del commercio e dell’artigianato («vergognoso il modo con cui avete affrontato il tema»).

Il consigliere di minoranza ha parlato, infine, di riforme bocciando senza mezzi termini l’azione della Giunta e della maggioranza: «Non è vero che la riforma sanitaria consentirà di ridurre la spesa. Si stima un 5% di aumento. Noi proponevamo una Asl unica che si occupasse solo di acquisti e di personale. Si è fatto invece il doppione del doppioni. Di fatto avremo 9 Asl».

Attilio Dedoni ha quindi concluso il suo intervento rivolgendo un invito alla Giunta: «In questi due anni facciamo le cose possibili. Si individuino 5 punti su cui concentrarsi, la minoranza è pronta a dare il suo contributo a patto che siano nell’interesse esclusivo del popolo sardo».

Angelo Carta, capogruppo del Psd’Az, ha ricordato le critiche pesanti rivolte alla Giunta da alcuni esponenti dei partiti di maggioranza. «In merito al rimpasto ho sentito parlare di pasticcio e di rifiuti – ha detto Carta – qualcuno si è scordato che la coalizione senza di lei non sarebbe qui. I suoi voti sono stati superiori a quelli dei partiti. Chi oggi sbraita senza di lei non sarebbero qui. Bene ha fatto ad assumere decisioni che le spettano, legittimato dal risultato elettorale. Giudizi e critiche sono frutto della perdita di una poltrona. Lavoro, industria, zone interne, strade, occupazione non compaiono nelle affermazioni dei cosiddetti leader che oggi annusano l’aria per capire dove sistemare se stessi».

Angelo Carta ha quindi posto il tema della questione morale ricordando la storica intervista rilasciata 36 anni fa da Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalfari: «Il segretario comunista disse allora che i partiti non facevano più politica, erano macchine di potere e di clientela, non conoscevano le esigenze della gente, non avevano idee e programmi e gestivano interessi di parte, talvolta loschi – ha ricordato Carta – sono parole che, dopo 36 anni, descrivono bene la situazione attuale».

Il capogruppo sardista ha quindi invitato il presidente Pigliaru a porre rimedio a questa situazione: «Si è chiesto se questo accada anche in Sardegna? Se non lo ha fatto lo faccia perché altrimenti la profezia di Berlinguer si realizzerà. Lei è onesto, in lei confidiamo perché queste pratiche vengano debellate. E’ suo compito impedire che i sardi per la ricerca di un lavoro perdano la propria dignità. Riuscire a ricomporre la frattura tra la politica e il popolo darà un senso alla legislatura – ha detto Carta – i partiti devono uscire dalle banche e dalle fondazioni, il lavoro interinale non deve trasformarsi in schiavismo politico».

Angelo Carta ha quindi concluso con un appello al presidente: «Occorre fermare una piovra maledetta che vuole impossessarsi dalla Sardegna. Bisogna bloccare gli squali che non vengono da fuori. Gli assessorati non si trasformino in una “cosa loro” ma siano la casa di tutti i sardi».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha manifestato molto interesse per il rilancio dell’azione programmatica del governo regionale su cui si è soffermato il presidente, riconoscendo però che «è vero che le riforme strutturali non producono effetti nell’immediato ma nei prossimi due anni gli effetti si dovranno vedere, perché saranno due anni durissimi nei quali dovranno finalmente arrivare le risposte che i sardi attendono». «Sono convinto – ha aggiunto Cocco – che i risultati arriveranno e lo auspico soprattutto per la riforma degli Enti locali che ha sancito la perequazione fra territori e dimostra che si sta cominciando ad operare in modo reale a favore delle zone interne per combattere spopolamento e povertà». «Se lavoriamo bene su questi due problemi – ha insistito Cocco – le risposte arriveranno». Sul piano politico il capogruppo di Sel ha detto di credere «nella qualità dei nuovi assessori che vanno incoraggiati ad operare per il bene della Sardegna, ho fiducia nel presidente Pigliaru che non ha nascosto i problemi a cominciare dalla vertenza con lo Stato sugli accantonamenti perché, una vertenza che va rafforzata perché i nostri diritti non sono stati riconosciuti e non possiamo più permetterci di attendere ancora; molto inciderà sul successo di questo nuovo passaggio istituzionale la coesione e l’unità che tutti sapremo mettere in campo».

Per l’Udc il capogruppo Gianluigi Rubiu, rivolgendo prima di tutto gli auguri di buon lavoro a nome dei i sardi ai nuovi assessori per il loro lavoro, ha affermato che «Pigliaru ha fatto l’elenco delle cose fatte ma non condividiamo l’enfasi sui risultati ottenuti anche se tutto non è stato negativo come sul metano». «Tuttavia – ha avvertito – molti problemi restano da risolvere ed alcuni si sono aggravati a cominciare dalla sanità; se il presidente si sedesse da semplice cittadino in un pronto soccorso si renderebbe conto delle attese che sarebbe costretto a sopportare, se si rivolgesse al medico di famiglia per una visita specialistica vedrebbe che servono due o tre mesi in più e, se decidesse di curarsi altrove, si accorgerebbe che la mobilità passiva è cresciuta del 30%». Ciò significava, ad avviso di Rubiu, «che modello dell’azienda unica non è quello giusto per la Sardegna, come ha riconosciuto lo stesso manager ricordando che la sua idea per la sanità sarda era diversa». Gianluigi Rubiu si è poi soffermato sulle vicende dell’agricoltura, lamentando «la pesante eredità di un assessorato allo sbando che ha lavorato al di sotto delle aspettative perdendo 3 anni del Piano di sviluppo rurale, allontanando tanti giovani imprenditori che nell’attesa si sono indebitati mentre altri hanno superato l’età per essere ammessi ai contributi e si sono ritrovati esclusi». Il capogruppo dell’Udc ha infine richiamato la complessa vicenda dei lavoratori dell’Ati-Ifras dove, «una legge approvata all’unanimità dal Consiglio è stata disattesa un giorno dopo dal vertice amministrativo, ennesimo segno di una grave mancanza di coesione nella maggioranza che non ha più alcuna forza propulsiva».

Pierfranco Zanchetta, capogruppo di Cps, ha manifestato vivo apprezzamento per l’invito del presidente Pigliaru a concentrarsi sulle cose da fare, sottolineando positivamente anche il richiamo dello stesso presidente «a ricostruire un rapporto di fiducia all’interno della maggioranza e nei confronti della società sarda, un richiamo che va colto in pieno e impegna tutto il Consiglio a mantenere alto il valore delle Istituzioni ed il suo rapporto con la comunità regionale». Particolarmente significative, a giudizio di Zanchetta, «anche le sottolineature sulle zone interne che va allargata a tutte le periferie che meritano più attenzione e sul rafforzamento della rivendicazione contro lo Stato». La lettera di mandato per i nuovi assessori, ha proseguito Zanchetta, «apre una nuova fase di confronto fra esecutivo e maggioranza che dovrà caratterizzarsi per una collaborazione più forte e per il superamento della litigiosità interna; in sostanza a due anni dalla fine della legislatura bisogna stare sul pezzo e, a questo proposito, richiamo l’attenzione del Consiglio sulla battaglia delle donne di La Maddalena che stanno protestando per il punto nascita, ritengo insomma che anche dal confronto più duro deve emergere la capacità di risolvere i problemi con competenza e senza leggerezza». Ancora più positivo, ha concluso il capogruppo dell’Upc, «il passaggio che il presidente ha voluto dedicare alla situazione dell’ex arsenale che spero sia definita in tempi brevissimi grazie al lavoro del tavolo con lo Stato; la nostra disponibilità, quindi, c’è tutta, ma è fondamentale orientarci sul raggiungimento di risultati veri in un rinnovato rapporto fra maggioranza ed esecutivo».

Il consigliere Gianfranco Congiu, capogruppo del Partito dei sardi, ha definito il dibattito sulla nuova Giunta «non rituale e per questo abbiamo detto chiaramente le ragioni del nostro dissenso che attengono ala ricaduta delle nostre politiche sulla società sarda, questo è il grande tema sul quale insistiamo perché a nostro giudizio la società sarda è stretta nel duopolio urbano nord sud delle aree urbane a danno di altre aree e, pro noi, perequazione significa non lasciare nessuno indietro e dare attuazione alla riforma che poggiava proprio sul caposaldo della perequazione». Ora, ha continuato Congiu, «dobbiamo chiudere la legislatura recuperando questo ritardo ed è su questa sfida che saremo giudicati dagli elettori». Esaminando alcune tematiche specifiche Congiu ha detto ancora che «in agricoltura serve più robustezza per ottimizzare le risorse e l’impatto positivo sui territori, sull’istruzione non emerge del tutto l’idea della Regione per le aree marginali e le politiche vanno meglio calibrate, sulla sanità va bene l’obiettivo generale ma un sistema di elisoccorso articolato su tre basi fa nascere ancora una volta il problema della copertura delle zone più marginali». «Su questo problema ritorneremo con le nostre proposte – ha avvertito il capogruppo del Pds – perché dal nostro punto di vista bisogna puntare sulle zone più difficilmente raggiungibili». Concludendo con una osservazione politica, Gianfranco Congiu ha assicurato che il Partito dei Sardi «sta nella maggioranza e questo significa lavorare ad un percorso di coesione fondato sulle medesime priorità».

Per il gruppo Misto, il consigliere Gaetano Ledda ha raccolto invito del presidente Pigliaru al pragmatismo e rivolgendosi ai nuovi assessori, ha chiesto a Dessena «più attenzione per dimensionamento scolastico», ad Argiolas di «proseguire nell’ottimo lavoro già svolto», a Spanu «icona della Regione, di valorizzare sua conoscenza della macchina amministrativa»; a Caria, infine, ha ricordato che «la legislatura si gioca su questo settore primario perché, in questi due anni, i bandi non sono partiti e ci sono i problemi aperti del prezzo del latte e del pecorino».

Sempre per il Gruppo Misto, il consigliere Fabrizio Anedda ha sostenuto che «lo sviluppo Sardegna parte dalla piccole e medie imprese con particolare importanza all’artigianato ed all’agricoltura e, sotto questo profilo, in questi tre anni c’è stato poco lavoro di squadra, dimenticando che il turismo è un settore traversale che coinvolge cultura, trasporti, commercio ed artigianato». La strada giusta, ha concluso, «è quella di coinvolgere di più gli amministratori locali e gli assessori hanno proprio il compito di rimuovere queste criticità». Quanto alla sua forza di appartenenza, Anedda ha assicurato che, «pur essendo l’unico partito di maggioranza fuori dal governo regionale, ci impegneremo a fondo su lavoro, sanità e politiche di inclusione sociale».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha proseguito per conto del gruppo Misto: «Celebriamo oggi una liturgia stanca e stantia per una piccola operazione di restauro della giunta logorata da troppi tiri di giacchetta». I Rossomori hanno quindi bocciato “contenuti e metodo” del rimpasto («siamo fuori dalla maggioranza per aver constatato la progressiva distanza tra la giunta e i sardi»). L’altro consigliere eletto nei Rossomori, Paolo Zedda ha rivolto gli auguri alla giunta e al presidente ed ha indicato come priorità, in vista della conclusione della legislatura, il tema della scuola e l’istruzione.

Il consigliere Giovanni Satta (Uds-Misto) ha insistito sulla strategicità del settore dell’agricoltura («è il cardine dell’economia sarda che però in questi ultimi tre anni è stato colpevolmente trascurato»). «Fuori da quest’aula – ha concluso l’esponete della minoranza – non c’è l’entusiasmo che faceva trasparire l’intervento del presidente della Regione: serve un’inversione di rotta e ridurre lo scollamento la Giunta e il Consiglio».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco ha rivolto auguri di buon lavoro ai nuovi assessori ed ha ringraziato gli uscenti “per il lavoro svolto” ed ha quindi salutato con favore la cosiddetta “lettera di mandato”.  L’esponete della maggioranza ha quindi replicato ad alcuni giudizi negati espressi sugli organi d’informazione dall’ex presidente Cappellacci: «Oggi facciamo il primo intervento manutentivo alla squadra di governo dopo tre anni di governo mentre ricordo 25, 26, 27 giuramenti di assessori della passata legislatura e un po’ di pudore non guasterebbe».

Il capogruppo dei democratici ha quindi ribadito i concetti espressi dal presidente Pigliaru nel suo intervento di apertura («siamo di fronte a un rinnovato impegno di coesione all’interno della maggioranza») ed ha escluso fratture politiche («ci sono state solo normali discussioni») affermando che solo l’assessore Elisabetta Falchi si è dimessa per ragioni politiche mentre Demuro ha lasciato la Giunta per motivi personali ed il resto degli avvicendamenti è motivato «dalla necessità di dare una scossa all’azione di governo». Pietro Cocco ha quindi ricordato le riforme approvate (enti locali e Asl unica) e la scommessa di una nuova rete ospedaliera, nonché i risultati ottenuti con il “patto” da 2miliardi e 900 milioni di euro siglato con il governo. «Sulla scuola forse non abbiamo brillato come ci si attendeva – ha concluso il capogruppo – così come è accaduto al livello nazionale nonostante sia siano stabilizzati i precari della scuola e i trolley degli insegnanti abbiano viaggiato più nei servizi televisivi che nei porti e negli aeroporti».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, è ritornato sulla  richiesta formulata in apertura di seduta per avere la disponibilità delle lettere con le quali hanno rassegnato le dimissioni gli assessori Firino e Morandi: «Ho chiesto la lettera di dimissione di Firino e Morandi perché immaginavo quello che avremmo assistito alla recita del presidente Pigliaru che, infatti, ha fatto finta che niente fosse accaduto nel merito della sostituzioni di quattro assessori». «La verità – ha proseguito Pittalis – è che Demuro ha sbattuto la porta come ha fatto la Falchi e Firino con Morandi si sono dimessi per “tutelare la loro dignità personale e politica”».

A giudizio del consigliere di Fi «c’era, c’è ed è destinata a perdurare fino alla fine della legislatura una pesante crisi politica». Pietro Pittalis ha ricordato le dichiarazioni critiche rese alla stampa dal segretario del Partito dei sardi (il rimpasto non ci rappresenta) ed ha quindi definito il rimpasto in  Giunta «un gioco di equilibrismi e tra le correnti e gli spifferi del Pd».

Il capogruppo della minoranza ha insistito sugli indicatori negativi della Sardegna («la disoccupazione è aumentata, il Pil è allo 0.9 in meno contro 1 per cento più del resto delle regioni, la povertà cresce come il disagio sociale») ed ha contestato al presidente Pigliaru il tentativo di “nascondere” il risultato referendario («ha assunto una posizione precisa come fautore del sì mentre in Sardegna c’è stata la più alta percentuale di no»). «Le nostre – ha concluso Pittalis – non sono le critiche della opposizione ma il grido di dolore del corpo sociale e di tutti i sardi contro le vostre politiche del nulla».

Nell’intervento in sede di replica, il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha ribadito il dibattito non rituale a seguito della comunicazione all’Aula degli assessori ed ha riconosciuto in aperture la fondatezza delle affermazione del capogruppo del Psd’Az, Carta, in ordine al tema della cosiddetta questione morale: «Puntare sulla trasparenza degli assessorati è un punto fondamentale e gli assessorati non sono proprietà di nessuno». Il presidente si è quindi riferito alle dichiarazione del capogruppo Udc, Rubiu per affermare che «nel comparto agricolo ci si è limitati alla gestione delle emergenze e che per il futuro servirà andrà oltre se si vuole garantire maggiore redditività e più sviluppo».

Francesco Pigliaru si è quindi soffermato sull’opportunità di un confronto sui “contenuti” («l’onorevole Pittalis ha però perso l’occasione di parlare dei contenuti») ed ha invitato gli esponenti della minoranza a soffermarsi “nel merito delle cose” («diteci cosa non vi piace di Iscol@, della nuova continuità, o dove stiamo sbagliando nel gestire il patto con lo Stato»). Il presidente della Regione ha escluso categoricamente l’esistenza di una crisi politica in seno alla maggioranza («Pittalis forse la auspica ma non esiste») ed ha dichiarato apprezzamento per la proposta avanzata dal capogruppo dei Riformatori, Dedoni: «Pronti ad indicare le cinque cose chiare da fare e su cui collaborare tutti, nell’interesse dei sardi, da qui al termine della legislatura»

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione dell’Aula al domicilio, ricordando la convocazione della conferenza dei capigruppo nel primo pomeriggio, alle 15.00, con all’ordine del giorno la programmazione dei lavori dell’assemblea.

La manovra finanziaria 2017-2019 approderà in Consiglio regionale mercoledì prossimo 15 marzo. Lo ha deciso nel pomeriggio la conferenza dei capigruppo. Il documento contabile dovrebbe essere approvato entro la fine del mese.

Questo nel dettaglio il programma dei lavori dell’Aula e della Commissione Bilancio deciso dai presidenti dei gruppi.

Mercoledì 15 marzo, ore 16.00 seduta del Consiglio regionale:

1) Discussione e approvazione del D.L. 401 “Modifiche alla legge regionale 11 aprile 2016, n. 6 (Bilancio di previsione per l’anno 2016 e bilancio pluriennale per gli anni 2016-2018) conseguenti alla sentenza della Corte costituzionale n. 6 del 2017”.

2) Proposta di istituzione della Commissione d’inchiesta sul sistema di protezione civile in Sardegna

3) Manovra finanziaria 2017-2019, relazioni di maggioranza e opposizione .

Giovedì 16 marzo, ore 10.00, seduta del Consiglio regionale:

Manovra finanziaria 2017-2019. Discussione generale e approvazione passaggio agli articoli.

Mercoledì 22 marzo ore 14.00: scadenza dei termini per la presentazione degli emendamenti.

Giovedì 23 marzo, ore 16,00: seduta della Commissione bilancio per l’esame degli emendamenti.

28, 29 e 30 marzo sedute del Consiglio regionale:

1) Manovra finanziaria 2017-2019: discussione dei singoli articoli e delle tabelle.

2) Bilancio interno del Consiglio.

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Si è svolta oggi la seduta congiunta del Consiglio regionale e del Consiglio delle autonomie locali (Cal) sullo stato delle autonomie locali della Sardegna.

Il presidente Gianfranco Ganau, in apertura di lavori, ha auspicato che l’incontro con il Cal segni l’avvio di un rapporto più stretto con il Consiglio regionale: «Perché una continua e corretta dialettica è alla base per un’adeguata gestione delle criticità che affliggono la nostra isola». Ganau ha proseguito ricordando la ormai imminente discussione in Aula della Legge stabilità 2017 ed ha evidenziato come la finanziaria sia chiamata a confronto con le emergenze della Sardegna che, ha proseguito il presidente, se non opportunamente affrontate “si ripercuotono sugli enti locali e i sindaci che rappresentano il riferimento diretto dei cittadini. «Le mancate risposte – ha spiegato Ganau – provocano gravissime tensioni sociali ed ai sindaci va tutta la nostra solidarietà e il nostro supporto».

Il massimo esponente dell’assemblea sarda ha poi ricordato ruolo e funzioni del Cal ed ha affermato che è necessaria la revisione della istitutiva del Consiglio delle autonomie locali (legge1/2005), in particolare per ciò che attiene i cosiddetti pareri («in caso di parere contrario, per esempio, bisognerebbe prevedere l’obbligo di ritorno in commissione del provvedimento per una nuova audizione ed una delibera motivata della commissione»).

Nella fase finale del suo articolato intervento, Gianfranco Ganau, ha posto l’accento sulle riforme della legislatura (principalmente sanità, enti locali e Forestas) e, soprattutto, sull’opportunità che queste siano condivise nei territori («la riforma sanitaria viene percepita come un’azione che sottrae servizi ai territori piuttosto che come efficientamento e miglioramento nella qualità dei servizi»).

«Siamo chiamati ad un confronto sulle criticità di sempre – ha spiegato il presidente – come il tema dell’insularità o quelli legati alla specificità della nostra terra che a causa della sua dispersione demografica non consente l’applicazione automatica di parametri nazionali». «Anche su questi temi – ha concluso Ganau – abbiamo l’obbligo di confrontarci per definire una piattaforma comune di riconoscimenti dovuti che sappia superare le differenze di appartenenza e rilanci la vertenza Sardegna».

Il presidente del Cal, Andrea Soddu, ha aperto il suo intervento con un messaggio di collaborazione e cooperazione con il Consiglio regionale ed ha affermato: «Vogliamo aprire una stagione di riflessione intorno ai temi cruciali per lo sviluppo della Sardegna ed aprire un dialogo serrato sulle questioni fondamentali per la crescita e il lavoro».

Il neo presidente del Cal ha quindi illustrato il “nuovo metodo di lavoro” adottato dal Consiglio delle autonomie e la costituzione di sette commissioni di lavoro (tra queste: trasporti, scuola, protezione civile, finanza locale, riforme della Regione) per “costruire una gamma di proposte da offrire al Consiglio regionale”.

Il primo cittadino di Nuoro ha insistito sulla volontà degli amministratori locali di voler risolvere i troppi problemi che affliggono l’Isola ed ha auspicato un progetto di riforma strutturale della Regione secondo i principi di sussidiarietà, efficienza e adeguatezza. «La Regione così come è – ha dichiarato il numero uno del Cal – è malata di centralismo e dopo la legge di riordino degli Enti locali attendiamo la legge di riforma della Regione».

In conclusione del suo intervento il sindaco di Nuoro ha auspicato un “ripensamento delle risorse”: «I Comuni sono ormai in brache di tela e in alcuni casi sono persino impossibilitati a pagare gli stipendi».

Il sindaco di Padru, Antonio Satta, ha ricordato ruolo e funzioni dei Comuni («sono l’ossatura della democrazia nel nostro paese e meritano attenzione particolare», nonché le difficoltà dei sindaci («devono amministrare la disperazione»).
Il leader Upc nell’Isola ha quindi auspicato un incremento delle risorse destinate al sistema degli Enti Locali e l’apertura dei cosiddetti nuovi “spazi finanziari” («nonostante gli sforzi gli stanziamenti non sono sufficienti e arrivati a marzo dobbiamo ricevere ancora parte dei fondi del 2016»). «La Sardegna – ha concluso Satta – ha bisogno di più risorse per crescere e per sostenere il cambiamento».

La sindaca di Fonni, Daniela Falconi, ha definito il Comune “come l’osservatorio privilegiato sulla vita delle persone che permette agli amministratori di toccare con mano ogni singolo dolore e ogni singola gioia delle persone amministrate”. «Dalle nostre decisioni – ha aggiunto – dipende il futuro delle persone che amministriamo e gli attentati agli amministratori rischiano però di uccidere le forme libere di impegno pubblico nelle nostre comunità».

Falconi è entrata quindi nello specifico di temi e situazioni che decisi dalla Regione hanno ripercussioni “devastanti” nei territori e nelle comunità dell’isola. «Nel mio paese – ha dichiarato – con l’Asl unica 100 paziente psichiatrici non hanno più assistenza ed è evidente quanto si destabilizzante per l’esistenza di centinaia di miei compaesani».

Daniela Falconi ha quindi rivolto il primo appello al Consiglio: «Prima di votare un provvedimento accertatevi quali siano le ricadute sociali ed umane nei territori della Sardegna» e delle zone interne («il crollo demografico nei nostri paesi deve essere contrastato con politiche fiscali nuove e politiche che tengano contro delle peculiarità dei nostri territori»). «La Sardegna – ha dichiarato Falconi – non esiste senza Cagliari e senza Sassari ma non esisterebbe senza i suoi paesi». La sindaca ha quindi concluso il suo intervento auspicando una modifica della legge di riordino degli Enti che tenga conto degli esiti referendari sul mantenimento delle province: «Basta gestioni commissariali, si convochino le elezioni».

Il sindaco di Sarroch, Salvatore Mattana non ha nascosto il rammarico per le aspettative tradite in ordine all’istituzione del Cal («non esercita come dovrebbe il suo ruolo») ed ha definito le Autonomie locali “la spina dorsale del Paese e il primo interlocutore dei cittadini”.

Mattana ha evidenziato le difficoltà finanziarie e di bilancio delle amministrazioni locali («col pareggio di bilancio il sistema è ancora più rigido e si blocca l’avanzo di amministrazione») ed ha chiesto al Consiglio regionale che siano ripristinati gli stanziamenti (8 milioni di euro) sul fondo unico degli Enti locali. Il primo cittadino di Sarroch ha concluso con l’invito alla Regione perché sia “sanata” la mancata partecipazione del Cal alla conferenza delle Regioni.

Il sindaco di Tergu, Gianfranco Satta, ha denunciato la progressiva riduzione di risorse e competenze per il Cal ed ha elencato una serie di criticità nei rapporti con la Regione anche per ciò che attiene lo scarso “peso” attribuito alle Autonomie locali in seno ad Area e Forestas. «È necessario invertire la rotta – ha dichiarato Satta – e garantire il protagonismo del Cal nella programmazione territoriale e nel piano di sviluppo rurale».

«Non mettete i territori gli uni contro gli altri – ha insistito il primo cittadino – è dal 1990 che leggo nei i documenti per lo sviluppo dei territori il riferimento all’integrazione tra costa e interno, per questo affermo che bisogna prevedere opportune premialità per chi persegue tali obiettivi nella costituzione degli ambiti territoriali ottimali».

Il presidente del Cal Andrea Soddu, intervenendo in sostituzione del Sindaco di Padru Antonio Satta che aveva preso la parola in precedenza, ha manifestato la preoccupazione dei Sindaci per i problemi del personale di Forestas «per la situazione che si sta venendo a creare anche in prospettiva della prossima stagione antincendi». Abbiamo chiesto, ha ricordato, «un incontro con l’assessore dell’Ambiente ed i capigruppo che non è avvenuto, ma vogliamo ribadire che ci teniamo molto a dire la nostra e confrontarci con il Consiglio, ascoltando sia le preoccupazioni dei lavoratori che quelle dei territori». Colgo l’occasione, ha concluso il presidente del Cal, «per esprimere solidarietà e vicinanza al Sindaco di Sorso Giuseppe Morghen, componente del Cal, perché stanotte è stata data alle fiamme la porta di ingresso del Comune, ennesimo attentato che richiama alla nostra attenzione il problema della sicurezza e della legalità nelle nostre comunità».

Il presidente del Consiglio Ganau, a nome dell’Assemblea, ha espresso al Sindaco di Sorso la solidarietà del Consiglio regionale.

Aprendo la serie degli interventi dei consiglieri regionali, il capigruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha detto che «i temi sottoposti dai sindaci all’attenzione del Consiglio sono il segnale importante di un malessere profondo, per cui va senz’altro raccolto l’appello a fare fronte comune, anche se emerge la mancanza di una idea comune della Sardegna, che deve vedere il Cal protagonista come seconda istanza istituzionale dell’isola». Manca una visione comune, ha ribadito Dedoni, «una idea guida, sostenuta a nome di tutta la Sardegna al di là degli schieramenti nei confronti dello Stato, a cominciare dal problema delle entrate; questo deve essere il tema centrale della battaglia dell’unica grande isola del Mediterraneo, del suo sviluppo, di una crescita che riesca ad includere giovani, famiglie ed imprese». No alle guerre fra schieramenti e governi regionali di questo o quel colore, ha concluso esponente dei Riformatori, «perché il risultato reale è che i problemi che abbiamo di fronte sono sempre gli stessi, invece dico sì alla leale collaborazione fra istituzioni autonomistiche».

Per il Psd’Az il capogruppo Angelo Carta ha detto di non essere interessato «ad un rito che si ripete uguale a se stesso, dato che la Costituzione indica ruoli e competenze delle istituzionali regionali e locali e forse, quando si è fatta la riforma in Sardegna, si è tralasciato proprio l’aspetto organizzativo e del ruolo degli Enti locali». Non esiste autonomia senza autonomia finanziaria, ha sostenuto Carta, «e ciò è accaduto perché, sotto questo profilo, la Regione si è comportata esattamente come lo stato nei confronti della Regione, con Province e Comuni pieni di progetti che poi rimangono lettera morta perché non si riesce a realizzarli, se non attraverso i bandi dove qualcuno fa la parte del leone e gli altri rimangono a bocca asciutta». Questa, ha terminato, «è la violazione più evidente del principio di sussidiarietà ed insieme la chiave per far ripartire lo sviluppo della Sardegna».

Daniele Cocco, capogruppo di Sel, ha detto, rivolgendosi ai sindaci, di non volersi trovare nelle loro condizioni pur essendo un sindaco «ed ha ragione il sindaco di Fonni Daniela Falconi sulle zone interne, io stesso credevo che con la riforma avessimo cominciato a risolvere i problemi dei territori sancendo i principi della sussidiarietà e della perequazione fra aree diverse ma ancora i risultati non si vedono». Però, ha osservato, «a questi problemi non può rispondere solo la Regione, tutti dobbiamo aprire una nuova vertenza con lo Stato per avere le risorse che ci spettano, altrimenti non potremo concretamente rispondere alle domande che i rappresentanti delle autonomie hanno posto con forza». Oggi sono qui alcuni lavoratori demansionati di Forestas, ha concluso Cocco, «per una decisione del vertice dell’Agenzia; incontriamoci dopo la seduta con il Cal perché il problema è davvero urgente, abbiamo completato le audizioni ed ora dobbiamo decidere perché i cantieri sono fermi in tutta la Sardegna».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, dopo aver ricordato l’esito del referendum del 4 dicembre scorso, ha sostenuto che «anche la riforma degli Enti locali varata dal Consiglio regionale contiene profili di incostituzionalità ed accanto a questi temi c’è l’urgenza di ricostituire gli enti territoriali intermedi fra Regione e Comuni, perché Città metropolitana e unioni dei Comuni sono organismi senz’anima e non in grado di perseguire l’interesse generale; c’è in altre parole un disordine istituzionale che crea una gravissima incertezza ed allontana le istituzioni dai cittadini, anche per i tagli pesantissimi delle risorse che non consentono di assicurare i servizi di pubblica utilità, per cui la Sardegna ha bisogno di una vera riforma».

Il presidente del gruppo Cps Pierfranco Zanchetta ha affermato che «le istanze dei sindaci della Sardegna sono condivisibili compresa la bacchettata che richiama l’attenzione del Consiglio su una certa mancanza di sensibilità istituzionale e non solo di risorse; dobbiamo fare di più per i Comuni della Sardegna ma l’Aula del Consiglio non deve mai diventare il luogo del conflitto, piuttosto quello da cui parte una rivendicazione forte della Sardegna nei confronti dello Stato per il riconoscimento reale dello status di insularità e della nostra specificità». Neve mare e montagne sono risorse di tutta la Sardegna, ha aggiunto citando l’intervento del sindaco di Fonni, «e su questo dobbiamo tutti lavorare, la recente riforma va consolidata e potenziata ma non basta; i territori vanno ascoltati, a cominciare dalla Gallura che ha chiesto un riconoscimento istituzionale non per tornare indietro ma per andare avanti verso la costituzione della provincia del nord est».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha dichiarato che «in questo periodo stanno arrivando al pettine molti nodi che toccano da vicino gli Enti locali e le loro risorse e bisogna chiedersi se ciò dipende dallo Stato o dalla Regione». La Sardegna in particolare, ha detto Congiu, «è l’unica nel cui ordinamento è presente il fondo unico per gli Enti locali e nella stessa riforma degli Enti locali è stato inserito il principio della perequazione fra territori, anche questo unico nel panorama nazionale; sono due segni di attenzione della Regione verso i Comuni, attenzione che possiamo migliorare ma con attenzione ai dati reali nell’ottica di un ragionamento complessivo fra parti dello stesso sistema perché la vera controparte non può che essere lo Stato e, da questo punto di vista, auspico che si apra davvero una stagione nuova».

Il consigliere Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha ricordato che «quando si decise di istituire il Cal fu per rendere partecipi i Comuni dell’attività delle istituzioni autonomistiche come secondo organo costituzionale e, quanto alla retorica, possiamo evitarla se tutti svolgiamo fino in fondo il loro ruolo, in una dialettica che può essere anche forte in qualche caso, ma orientata all’interesse generale». Per amore di verità, ha continuato Cocco, «bisogna riconoscere che la Regione trasferisce 620 milioni l’anno ai Comuni attraverso il fondo unico, fatto senza precedenti in Italia, oltre a trasferimenti su servizi sociali nell’ordine di 350/400 milioni l’anno, cifra che ci vede al quarto posto al livello nazionale». Abbiamo preso l’impegno di fare importanti riforme in questa legislatura, alcune le abbiamo fatte come quella degli Enti locali ed altre le stiamo concludendo, come quella della sanità sulla quale ci confronteremo nel merito per dare vita ad una nuova rete ospedaliera che garantisca lo stesso livello di servizi a tutti i sardi».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto che «dal dibattito è emerso un dato inconfutabile, lo stato pessimo del rapporto fra Regione ed Enti locali, così come è inconfutabile la scarsa attenzione verso il Consiglio delle autonomie locali, forse perché ci siamo abituati ad esercitare un ruolo, dimenticando il Cal quando si è trattato di partecipare al procedimento legislativo». La Regione, ha protestato Pittalis, «accentra ruoli e funzioni e si comporta come fa lo Stato con la Regione, riproducendone gli stessi vizi, infatti nella realtà il ruolo degli Enti locali nella programmazione è inesistente e la Regione, come ha fatto nell’emergenza neve, ha fatto lo scaricabarile». Abbiamo salutato con favore l’elezione del Sindaco di Nuoro Soddu alla presidenza del Cal anche per il metodo, ha concluso il capogruppo di Forza Italia, «ma questo non deve farci dimenticare che prima questo organismo aveva una posizione supina rispetto alla Regione». Riferendosi infine alla vicenda dei lavoratori di Forestas, Pittalis ha accusato la maggioranza di «girare intorno ai problemi, come sull’immigrazione e la protezione civile, invece i problemi bisogna aggredirli altrimenti, dopo questa riunione, tutti torneremo a casa e le cose saranno rimaste tali e quali».

A nome della Giunta l’assessore degli Enti locali Cristiano Erriu ha ricordato l’importante volume di risorse che la Regione trasferisce agli Enti locali. Il fondo unico 2016, ha detto, «è stato pagato per l’80% più tutti i residui degli anni precedenti per un totale di circa 800 milioni di euro che consentiranno alle amministrazioni locali di superare gli annosi problemi di liquidità». Dopo il documento dei Sindaci dell’11 novembre scorso in cui si manifestava preoccupazione per i numerosi cantieri bloccati a causa dell’introduzione del bilancio armonizzato che indubbiamente ha rallentato la macchina amministrativa, Erriu ha fatto cenno alla «battaglia comune contro il taglio delle risorse agli enti intermedi che la Regione ha vinto grazie al lavoro di squadra fatto con le rappresentanze degli Enti in conferenza unificata». Contesto invece la lettura negativa dello stato di attuazione della riforma, ha proseguito Erriu, «una legge fondamentale che dà grande ruolo ai comuni; è vero che ci sono ritardi ma non solo della Regione, ci sono Unioni che sono più avanti, lavorano, gestiscono funzioni e risorse, ed altre che sono in ritardo, ma la conferenza Regione-Enti locali ha lavorato praticamente ogni settimana su moltissime partite aperte di enorme importanza come banda ultra larga, zone interne, sicurezza e legalità». Quanto alle province, ha affermato ancora Cristiano Erriu, «bisogna ridare voce alla democrazia di secondo livello e lo faremo subito dopo il turno delle amministrative, per far funzionare meglio i territori anche nella prospettiva di una regionalizzazione della finanza locale che rivendicheremo nei confronti dello Stato, sul piano generale per avere le risorse necessarie per fare fronte alle spese correnti e svolgere le funzioni fondamentali, e su problematiche particolari come l’Imu e le concessioni demaniali il cui gettito deve restare in Sardegna».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, in apertura, ha riconosciuto che «il superamento del patto di stabilità e lì introduzione del bilancio armonizzato hanno rallentato l’azione della macchina amministrativa regionale che ora però sta recuperando mentre, nel tavolo col governo, si sta affrontando il grande tema della regionalizzazione della finanza locale, battaglia importante dell’autonomia sulla quale siamo tutti d’accordo perché in concreto i vincoli della Regione si riversano poi sui Comuni, anche in Sardegna abbiamo introdotto sono forti devoluzioni verso la periferia». Il governo regionale, ha proseguito Paci, «è impegnato anche nella battaglia su accantonamenti come seconda fase di vertenza entrate e puntiamo ad una risposta importante perché senza queste risorse non si riesce a rispondere ai territori». Per quanto riguarda la programmazione territoriale, l’assessore ha affermato che «copre quasi tutta la Sardegna e sta dando buoni risultati con progetti di qualità sullo sviluppo locale, soprattutto su aree interne e in coerenza con le vocazioni del territori, completando la ricucitura fra coste ed aree interne». Rivolgendosi infine al Cal, Raffaele Paci ha definito molto positiva l’elezione dei nuovi vertici, assicurando che la Giunta recepirà per intero le istanze di collaborazione e maggiore rappresentanza che le sono state sottoposte.

Conclusa la riunione congiunta con il Cal, il Consiglio è passato, in seduta ordinaria, all’esame della proposta di modifica della legge n.25 del ’98 (Organizzazione e funzionamento delle compagnie barracellari), arrivata in aula con procedura d’urgenza ai sensi dell’articolo 102 del Regolamento interno.

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente Ganau ha messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato dall’Aula.

Il presidente ha quindi aperto la votazione del testo della legge, composto da un solo articolo, che è passato all’unanimità (43 voti su 43 votanti).

Il provvedimento approvato dall’Assemblea interviene sul comma 6 dell’art. 13 della legge 25/1998  stabilendo che ogni componente delle compagnie barracellari riveve una patente vidimata dal sindaco secondo modalità indicate con decreto assessoriale. Con lo stesso decreto, inoltre, si disciplinano,  nel rispetto del divieto di assimilazione a quelle militari, le caratteristiche delle uniformi e degli elementi identificativi da apporre su mezzi e strumenti operativi degli addetti al servizio barracellare.

Chiuso l’esame della proposta di legge, il presidente Gianfranco Ganau ha dichiarato chiusa la seduta e convocato la Conferenza dei capigruppo.

Il Consiglio sarà convocato a domicilio.

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Il Consiglio regionale ha respinto (20 sì, 32 no) la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore dell’Ambiente Donatella Spano.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la mozione n° 285 (Pittalis e più) sulla sfiducia all’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, ai sensi dell’art. 118 del regolamento.

Il presidente ha dato la parola al primo firmatario della mozione, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, per illustrarne il contenuto.

Pietro Pittalis, dopo aver rivolto un augurio di bentornato al presidente Pigliaru, è entrato nel merito della mozione citando un messaggio, carico di disagio, inviato dal sindaco di Fonni nel pieno dell’ondata di maltempo, che faceva riferimento fra l’altro a mezzi spazzaneve fermi a Cagliari, mezzi Anas parcheggiati nei pressi di una casa cantoniera, un mezzo dei Vigili del Fuoco preso d’assalto dai pastori disperati. «Quelle del sindaco di Fonni – ha sostenuto Pittalis – sono le stesse parole di tanti Sindaci della Sardegna che sono stati abbandonati a se stessi, senza risorse e senza mezzi, addirittura additati come capri espiatori, e a volte trattati senza nemmeno il dovuto riguardo». «La mozione quindi – ha aggiunto – riporta all’attenzione del Consiglio e dell’opinione pubblica quanto accaduto in quelle settimane e la Regione non può continuare a nascondere la verità di disservizi e ritardi sui quali non può cadere il silenzio; spero perciò che l’assessore eviti la solita autodifesa e che la maggioranza non si presti ad una difesa d’ufficio, perché non possiamo dimenticare quanto accaduto soprattutto per evitare che i fatti di allora si ripetono». «Noi riteniamo – ha detto il capogruppo di Forza Italia – che le strutture della Regione siano inadeguate per ruoli, funzioni e capacità gestionale; i fatti sono incutibili e tutti abbiamo avvertito che la Giunta e l’assessore non hanno trovato di meglio che scaricare colpe e responsabilità senza una parola di autocritica, ricordiamo tutti l’imbarazzo sulla comunicazione relativa alle strade transitabili, poi ritrattata, e le immagini grottesche dell’assessore e del vice presidente della Regione nelle centrali operative della protezione civile». «Le nostre critiche alla struttura di vertice – ha detto Pietro Pittalis – sono oggettive perché non si è mostrato in grado di fronteggiare le situazioni più difficili, ed ha anzi ignorato forti elementi di preoccupazione come quelli espressi dal comandante della forestale che, il 13 gennaio scorso, comunicava che per tutto l’inverno non si potevano utilizzare i mezzi perché privi delle zavorre e quindi devono restare fermi». «Insomma – ha concluso Pietro Pittalis – il governo regionale è apparso distinto e distante dal mondo reale; noi non vogliamo che ai disastri naturali seguano i disastri sociali e siamo convinti che non bisogna dichiarare guerra alla natura ma alle istituzioni che non si dimostrano responsabili; l’unica strada percorribile, per noi, è quella delle dimissioni dell’assessore per manifesta incapacità».

Per i Riformatori sardi il consigliere Michele Cossa, dopo aver espresso le sue felicitazioni per la guarigione del presidente Pigliaru, ha parlato di un «problema gigantesco per le implicazioni che ha sulla vita delle persone e dei beni pubblici e privati della nostra Regione, perché siamo convinti che un sistema di protezione civile degno di questo nome deve garantire sicurezza di persone e cose uscendo dalla logica dell’adempimento e del trasferimento del cerino, come abbiamo visto dal 18 gennaio in poi». Michele Cossa ha poi criticato «gli allerta meteo incomprensibili, gli amministratori locali messi sulla graticola dall’assessore dell’Ambiente come ultimo anello della catena, quello più debole, quello che resta con il cerino in mano». «Inoltre – ha aggiunto – è mancata chiarezza delle comunicazioni, nei manuali operativi che bisognerebbe leggere per capire come mai l’allerta gialla riversi la responsabilità della sua corretta interpretazione sui Sindaci». «Oggi – ha concluso – servono scelte diverse e di qui nasce la mozione».

Il consigliere Luigi Crisponi, sempre dei Riformatori, si è associato agli auguri al presidente Pigliaru, osservando sulla mozione che «è inutile riprendere a recitare il rosario dell’inadeguatezza della macchina della protezione civile». «Piuttosto – ha sostenuto – quello della protezione civile è un problema che, come altri, viene da lontano; mi riferisco al dibattito del 29 settembre in Consiglio con cui si censurò la campagna antincendi su cui era emerso un problema serio per la mobilitazione dell’apparato difforme sul piano temporale da quanto indicato dal governo regionale, con la conseguenza che restarono scoperti i mesi di ottobre e novembre». «Ebbene – ha sintetizzato – da quegli errori non si è imparato nulla, anzi assistiamo ancora ad una grave disorganizzazione ed al profondo scollamento fra Regione e amministrazioni comunali; alcuni esempi di questa realtà sono la mancanza di comunicazione fra la protezione civile di Oliena, che ha comunicato cessazione dell’attività e il Sindaco manco lo sapeva, alla scuola del corpo forestale per la formazione degli operatori di cui non si sa più nulla».

Il consigliere Giuseppe Fasolino, di Forza Italia, dopo gli auguri al presidente Pigliaru, ha parlato di una «situazione veramente delicata che dovrebbe spingere l’assessore a porsi tre domande, nello spirito di una la mozione che non personalizza ma chiede attenzione su un problema di grandissima importanza che tocca da vicino la vita delle popolazioni: se il sistema di protezione civile è stato in grado di gestire le emergenze, se il sistema di allerta funziona, se l’organizzazione dei nuclei di intervento è efficiente». Secondo Fasolino «bisogna ripartire daccapo partendo dalla certezza che non si può scaricare tutto sui Sindaci, perché molte cose non vanno e bisogna correggerle, partendo per esempio dagli avvisi che richiedono presenze h24 ma nessuno ne copre i costi, o dall’impossibilità per i Sindaci di comprare perfino un gruppo elettrogeno, pur avendo i soldi in cassa».

Ancora per Forza Italia, il consigliere Ignazio Locci ha dichiarato che «non è con piani dei Comuni né con rapporto migliore con il vertice regionale della protezione civile che si possono cambiare le cose che non vanno, è invece la catena di comando delle responsabilità (anche penali) riversate sui Sindaci che va profondamente riformata, altro che stare attenti alle carte ed alle comunicazioni formali». I Sardi, secondo Locci, «percepiscono che la protezione civile sarda non è all’altezza in tutte le sue componenti e, sotto questo profilo, bisogna avere il coraggio di non tenere in disparte le Forze Armate che in questi anni hanno dimostrato di essere l’unica istituzione pubblica di stare sul campo con efficienza e professionalità; ed è sbagliato che in Sardegna non ci sia un rapporto stabile con gli enti militari che sarebbe un grande valore aggiunto per la comunità regionale uscendo dal rivendicazionismo su entrate e servitù».

Roberto Desini, del Partito dei Sardi, ha rivolto in apertura un bentornato al presidente Pigliaru e, quanto alla mozione, l’ha definita «fuori luogo nei tempi e nei contenuti e lo dico al di là delle difese d’ufficio e sulla base dell’esperienza di Sindaco quando ho potuto verificare il significato della presenza dell’assessore e e del direttore della protezione civile; per queste ragioni non ci sto ad assistere alla deriva populista del discredito delle istituzioni e del qualunquismo». «Sulla base dei numeri che spesso non raccontano quantità e qualità del lavoro della protezione civile – ha aggiunto Desini – bisogna riconoscere che nevicate come quella che si è abbattuta sulla Sardegna non si verificavano dal ‘56 ed erano prevedibili solo in parte; lo stesso sito del Comune di New York riportava l’eccezionalità dell’ondata di maltempo, con la cancellazione di ben 3000 voli ma non c’era nessuna mozione di sfiducia nei confronti del Sindaco». Va ricordato invece, ha continuato il consigliere, «che la Regione sarda è stata l’ultima Regione a istituire il centro regionale di protezione civile, il 1° gennaio 2015, mentre doveva nascere dal 2004; questa Giunta ha fatto quanto doveva, fermo restando che si può sempre migliorare ma senza gettare la croce sulla istituzioni, confrontiamoci piuttosto sulle cose concrete e pensiamo al bene comune».

Stefano Tunis, esponente di Forza Italia, ha detto che «qui nessuno sta cercando di addossare all’assessore colpe che non ha, il punto centrale è che bisogna superare l’interpretazione burocratica della protezione civile, con le montagne di carte che nascondono qualunque dimensione umana, con i Sindaci che hanno avuto sulle loro spalle un livello di responsabilità enorme senza nessuno strumento per affrontarle, con i cittadini che hanno vissuto la paura di non potersi sentire sicuri nemmeno all’interno della propria casa». «In questo periodo – ha detto poi Tunis – si sta facendo il rimpasto, un contesto in cui non ci si può nascondere dietro atti amministrativi, mentre sarebbe molto più utile una seria autocritica sull’approccio immateriale ad una settore delicatissimo come la protezione civile; per svolgere un ruolo ci vogliono attitudini e non solo conoscenze scientifiche e non è possibile che ci si sia resi conto dell’inadeguatezza del sistema regionale di fronte alle circostanze».

Il consigliere di Sel Francesco Agus, dopo aver rivolto un augurio di bentornato al presidente Pigliaru, ha annunciato il voto contrario alla mozione, «sia per i temi che per lo strumento utilizzato, ricorrendo ancora una volta alla gogna pubblica per fini personalistici, pur riconoscendo che il sistema ha storture che sopravvivono a diverse legislature». Non si può però parlare di negligenze, ad avviso di Agus, «ma i tempi sono connessi alla sicurezza ed alla salute dei sardi e queste domande devono avere risposte; è vero che il sistema non è il migliore possibile ed occorre una profonda revisione di meccanismi di previsione, di allerta e di comunicazione in effetti troppo gergali nella consapevolezza che non si possono cambiare agli enti naturali». Per cui le criticità sono evidenti ma al tempo stesso superabili, ha affermato Agus, auspicando che «avere indicazioni in questo senso in sede di replica, dimenticando che la protezione civile si nutre di fiducia e funziona se opera in un clima di fiducia e questo meccanismo virtuoso in Sardegna non è scattato, nemmeno nella città di Cagliari». Dico no, ha concluso Agus, «alla cessione di responsabilità verso chi non ha mezzi ed auspico che si possa operare in un rinnovato clima di fiducia rifacendosi a buone prassi».

Paolo Truzzu, consigliere del gruppo Misto-Fdi, ha dichiarato che «non è facile intervenire quando sono gioco sicurezza e salute della comunità e qualcuno può pensare ad operazioni opache dell’opposizione, mentre è auspicabile che la discussione sia davvero utile a non nascondere la polvere sotto il tappeto». Se a Fonni ci fosse stato l’aeroporto, ha proseguito Truzzu riferendosi all’intervenendo del collega Desini, «avremmo sentito che le piste erano libere, per cui certi fatti non possono essere ignorati ed un assessore politico, di fronte a situazioni del genere, avrebbe subito rassegnato le dimissioni». Tutti i Sindaci, ha poi ricordato Truzzu, «stanno dicendo che il sistema di allerta non funziona e ignorare questo dato significa non incidere sul sistema dimenticando fra l’altro che i nostri Sindaci ascoltano i bollettini dell’Aeronautica e non quelli della protezione civile regionale; detto questo è certo che l’assessore non è un metereologo ma il problema esiste e non affrontarlo compiutamente è una sua responsabilità, come è stata sua responsabilità assicurare che le strade erano libere salvo poi rettificare dopo qualche ora senza chiedere scusa ed anzi scaricando su Sindaci, così come è stata responsabilità del direttore affermare che la nevicata di Fonni non era colpa sua, un fatto inaccettabile che giustifica le richiesta delle dimissioni».

Per i Rossomori Emilio Usula, dopo gli auguri al presidente Pigliaru, ha parlato di una mozione «con qualche forzatura che, però, è senz’altro l’occasione per migliorare una gestione della protezione civile poco coerente e inadeguata rispetto alle esigenze della nostra Regione, pur non volendo speculare su eventi naturali eccezionali». Sul piano più generale, Usula ha preso spunto dai temi della mozione per affrontare altre contraddizioni dell’assessorato dell’Ambiente, «come le gravi incoerenze sulla gestione dei rifiuti, le scelte in aperto contrasto con il programma elettorale della maggioranza, un piano dei rifiuti che ancora non c’è e crea disuguaglianze a scapito dei più virtuosi, la gestione ostinata ed ottusa di impianti come quello di Tossilo, sostenuta con supponente indifferenza rispetto a posizioni più volte espresse da forze politiche, amministrazioni e cittadini, dallo stesso Consiglio regionale, il sostegno ad impianti industriali a carbone in grave contraddizione con gli impegni dichiarati». Per questo, ha concluso Usula, «annuncio il mio voto di astensione».

Dopo l’on. Emilio Usula ha preso la parola l’on. Fabrizio Anedda, che ha salutato il rientro in Aula del presidente Pigliaru e ha detto: «Il maltempo non è colpa dei politici né degli amministratori locali ma è loro responsabilità gestire le emergenze. Oggi gli ovili sono attrezzati, non si fa più la transumanza  e il maltempo avrà di sicuro creato disagio ma non facciamo demagogia. Il mio voto verso questa mozione, offensiva verso l’assessore, è un no».

Per l’on. Giuseppe Meloni (Pd) la mozione Pittalis e più «ha il solo merito di aver portato l‘attenzione sul tema delle emergenze nell’ambiente e su questo sono d’accordo: il sistema dei codici di allerta va migliorato e a oggi non è certamente utile. Va organizzato con maggiore efficacia. In occasione dell’alluvione del 2015 noi amministratori locali non abbiamo dormito per giorni ma in quei momenti non abbiamo pensato manco per un attimo di attaccare altre istituzioni. Il mio comune è rimasto tre giorni senz’acqua mentre quello accanto contava purtroppo i cadaveri».

Dopo aver salutato il presidente Pigliaru, l’on. Antonio Solinas (Pd) ha ricordato: «Erano decenni che mancava dalla Sardegna una nevicata così forte e ogni sistema di protezione civile sarebbe stata messa in crisi.  Certo che la nostra Protezione civile può migliorare e bene farebbe il Consiglio regionale a suggerire efficientamenti a una struttura abbastanza giovane. Certo, sulle allerta meteo abbiamo molto da ricevere e l’assessore Spano lo sa. All’amico Pietro Pittalis dico che il suo intervento è stato a dir poco ingeneroso».

«Bentornato al presidente della Regione», ha detto l’on. Giorgio Oppi (Udc), che ha aggiunto: «Noi non abbiamo l’abitudine di denigrare i predecessori, come invece ha fatto l’assessore Spano di recente, parlando male del nostro lavoro. La Protezione civile è stata istituita da noi nel 2009 e se la gara per la sala operativa è andata deserta è solo per la vostra incapacità. Noi siamo riusciti a istituire i parchi, cosa che nessuno era mai riuscito a fare prima, al di fuori della legge 31. E non avevamo questo rapporto critico con il personale dell’assessorato, come lo avete voi».

Per l’Upc ha preso la parola l’on. Pierfranco Zanchetta, che ha detto: «Non ci sono vittime in questa calamità delle scorse settimane, ed è importante. Cogliamo questa occasione per un confronto di merito sulla protezione civile, non per fare polemiche. L’incolumità dei nostri cittadini è la prima cosa che ci sta a cuore ma abbiamo anche il paesaggio e un grande patrimonio animale da tutelare. Per questo è necessario potenziare e migliorare la nostra protezione civile. Dovremmo prendere in considerazione il modello dei volontari dei vigili del fuoco del Trentino – Alto Adige, presenti in ogni comune».

L’on. Attilio Dedoni (Riformatori) «l’assessore non esiste ma esistono i doveri dell’assessorato e quello che non è stato fatto in queste settimane. Partiamo da un dato: il metro e mezzo di neve nel Nuorese. Ma quando ci si organizza, non lo si fa per gestire la normalità ma per gli eventi straordinari come questo che è appena capitato. Non facciamo paragoni con altre Regioni e Paesi, dove le nevicate sono molto più abbondanti, come gli Usa».

Per l’on. Angelo Carta (Psdaz) «chiedere la revoca di una delega all’assessore non è certamente un atto ordinario. Però in casi straordinari è possibile. Non è possibile invece il contrario: che la Giunta sfiduci il Consiglio regionale. L’ordine del giorno sul termovalorizzatore di Macomer, ad esempio, è stato del tutto disatteso e voi avete del tutto sfiduciato la maggioranza e il Consiglio, con il vostro atteggiamento. L’assessore Spano è andata in un crescendo di sordità arrivando al culmine in occasione dei disagi provocati da questa nevicata. E’ suo preciso compito tutelare le popolazioni del Nuorese e invece le avete lasciati completamente sole. Ancora una volta avete dimostrato di non avere a cuore il centro della Sardegna, ridotta ormai a cenerentola della Sardegna. Per questo chiedo che l’assessore si dimetta e sia rimosso il direttore della protezione civile».

Per l’on. Daniele Cocco (Sel) «anche questa richiesta di dimissioni di un assessore cadrà nel vuoto. Preoccupiamoci di costruire una protezione civile migliore per la Sardegna, prendendo ad esempio modelli come la Toscana e recependo le proposte che sono giunte dal Consiglio. Non è possibile che il 70 per cento della forza di Forestas d’inverno sia in cassa integrazione: nei gironi delle grandi calamità quel personale sarebbe stato utilissimo al lavoro nei Comuni».

Per il Partito dei sardi ha preso la parola l’on. Congiu secondo cui «questa discussione avrebbe dovuto svolgersi in un modo normale. Stiamo dimenticando l’unico vero dato di questa vicenda: la neve è in Barbagia e isola il centro Sardegna ed è per questo che dovremmo dislocare nel centro della Sardegna tutti i mezzi antineve a disposizione nell’Isola. Questa è l’unica cosa che dovremmo imparare da questa vicenda».  

Per il Pd ha parlato il capogruppo, on. Pietro Cocco, che ha detto: «E’ vero che se l’assessore fosse andata sul posto avrebbe magari rassicurato le popolazioni ma non avrebbe cambiato i numeri della vicenda. I mezzi della Protezione civile erano tutti impegnati nel Nuorese e così tutte le organizzazioni di volontariato. Sono intervenuti circa 1.500 uomini». Pietro Cocco ha parlato anche dei  bollettini dell’allerta meteo e ha aggiunto: «Certo che il servizio va migliorato ma certo voi non siete in grado di dare lezioni a nessuno».

L’on. Tedde (Forza Italia) ha dato al presidente Pigliaru «un sincero in bocca al lupo ma senza sconti» e ha aggiunto nel merito del dibattito: «L’assessore Spanu è totalmente inadeguata a svolgere le funzioni che ricopre. Persino il capogruppo del Pd ha censurato l’assenza dell’assessore nei luoghi del disastro quando sarebbe stata utile proprio quella presenza delle istituzioni. Avete raccontato favole».

Per la Giunta ha replicato l‘assessore Spano, che ha riaffermato i dati della vicenda: «Intanto, i sindaci sono parte del sistema di protezione civile regionale, non sono un corpo separato. Molti sindaci ci ringraziano e non si sono sentiti soli: soltanto alcuni hanno avuto da dire. Già a inizio dicembre 2016 avevamo diramato le modalità di intervento e assegnato i propri mezzi spazzaneve e spargisale ai Comuni. Al momento della eccezionale nevicata i mezzi erano già sui territori e c’erano anche i mezzi delle associazioni di volontariato e di Forestas. Il coordinamento con le prefetture ha funzionato e così con le protezioni civili dei Comuni. Abbiamo messo a disposizione 1493 persone, molti dei quali richiamati dalla cassa integrazione».

Sui bollettini e gli avvisi di criticità, l’assessore ha detto: «Si tratta di documenti ufficiali, non di burocrazia. Siamo passati da 178 avvisi nel 2013 a 67 nel 2015 fino ai 33 del 2016. Questo significa risparmio di forze e di risorse da parte dei comuni e della Regione. Non dovete credere a chi dice che è possibile fare previsioni al metro quadro. Stiamo migliorando il sistema con investimenti infrastrutturali sulla rete idropluviometrica e degli igrometri. Stiamo finanziando anche la rete radio regionale. Insomma, stiamo lavorando e dobbiamo farlo in sinergia con i Comuni».

Il presidente Francesco Pigliaru ha ringraziato per gli auguri ricevuti e ha esordito dicendo: «Sarebbe stato più utile un dibattito aperto su come migliorare quello che è stato fatto finora.  Noi riteniamo di aver fatto tutto per avere la migliore protezione civile della Sardegna. Dobbiamo capire qual è il nostro livello del servizio e non mi interessa chi ha fatto e chi non ha fatto nel passato. Va a detto però a merito dell’assessore Spano che il centro funzionale decentrato in nove mesi è stato messo in funzione e oggi gestisce i rischi degli eventi meteo. Qualche complimento, onestamente, lo abbiamo avuto dai sindaci che hanno riconosciuto un netto miglioramento rispetto al passato. Possiamo e dobbiamo continuare a migliorare senza deresponsabilizzare i sindaci, che hanno i loro doveri».

Poi ha proseguito: «Ora abbiamo anche un manuale operativo e non è poco: magari da migliorare ma lo abbiamo. Non è accettabile però che noi facciamo sentire ai sardi che nulla è stato fatto in questi anni perché non è vero. Quando c’è stata la grande bufera di vento a Cagliari c’era un codice giallo: dobbiamo evidentemente migliorare la comunicazione e far capire a tutti, in tempo reale e con chiarezza, quando è in pericolo la sicurezza. Piena fiducia all’assessore Spano, del quale ho profondissima stima».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, nel suo intervento di replica ha definito l’intervento del presidente Pigliaru «un’autodifesa dettata da colleganza con l’assessore Spano e da ragioni di natura politica». «Chi ha responsabilità su ambiente e protezione civile – ha proseguito Pittalis – non può relegare le problematiche evidenziate nel corso del dibattito come eventi occasionali, non utili cioè a misurare capacità e adeguatezza dell’assessore». Il capogruppo ha accusato i consiglieri della maggioranza di «dare ragione ai sindaci che protestano contro l’assessore, quando sono sul territorio, e di difendere invece l’assessore quando sono seduti in Consiglio».

«Non serve – ha proseguito l’esponente della minoranza – far finta che nulla è accaduto, bisogna capire, infatti, cosa non ha funzionato nella macchina degli interventi e non si può solo affermare che i macchinari che non funzionano sono quelli acquistati nella passata legislatura.»

Pittalis ha quindi auspicato la fine della politica degli annunci da parte della Giunta ed ha evidenziato la carenza di fondi in bilancio per far fronte ai danni.

Il presidente del Consiglio ha quindi comunicato la convocazione della Quinta e della Seconda commissione per domani, giovedì 23 febbraio, alle 11 ed ha concesso la parola per dichiarazione di voto.

Ignazio Locci (Fi) ha preannunciato voto a favore («Serve riorganizzare la protezione civile e non basta che la Regione risponda al telefono alle richieste di aiuto», stessa dichiarazione da parte del suo collega di gruppo e di partito, Marco Tedde («Vi siete difesi con argomenti non pertinenti, l’assessore doveva ammettere le sue responsabilità») e da parte di Paolo Truzzu (Misto-Fdi): «L’assessore non mi ha convinto: dovete prendere atto di ciò che è accaduto e chiedere scusa»).

Mario Tendas (Pd) ha dichiarato voto contrario alla mozione («Davanti agli eventi eccezionali bisognerebbe evitare di accusarsi reciprocamente ma fare un’analisi seria per affrontare e risolvere i problemi dell’emergenza»), seguito da Piero Comandini (Pd): «Sono molte le discussioni che alimentano l’antipolitica e dico che la protezione civile va tolta dalla politica perché va oltre le istituzioni e la politica».

Contrario anche Luigi Lotto (Pd): «Non si fa marketing sull’emergenze non si fa speculazione e promozione politica su queste cose».

A favore, invece, Attilio Dedoni (Riformatori): «Auspico un confronto vero sul funzionamento della protezione civile in Sardegna» e Ugo Cappellacci (Fi) («Siete qui da tre anni, dite che la responsabilità del tutto è di Cappellacci, vi chiedo allora cosa avete fatto voi in questi tre anni nei quali governate la Sardegna»).

Favorevole anche Luigi Crisponi (Riformatori): dall’assessore abbiamo ascoltato un intervento debole e scoordinato, bene invece il presidente Pigliaru quando afferma che non servono contrapposizione su questo tipo di eventi.

Il presidente ha quindi proceduto con la votazione per appello nominale, il cui scrutinio ha dato il seguente risultato: favorevoli alla sfiducia dell’assessore dell’Ambiente 20, contrari, 32.

I lavori del Consiglio regionale riprenderanno giovedì 2 marzo, alle ore 16.00, con una seduta congiunta assieme al Consiglio delle Autonomie Locali in cui saranno affrontati i temi della Legge di Stabilità e dei rapporti Regione-Enti locali.

Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente dell’Assemblea Gianfranco Ganau al termine della seduta di questa mattina. La conferenza ha messo a punto anche la scaletta della riunione, suddividendo in modo paritario gli interventi dei rappresentanti del Cal e dei capigruppo del Consiglio.

Per quanto riguarda l’elezione dei Revisori dell’Ersu di Sassari, altro argomento che figurava all’ordine del giorno della seduta di questa mattina, il presidente Ganau eserciterà i poteri sostitutivi, tenendo conto delle indicazioni dei gruppi.

La Legge di Stabilità 2017, infine, comincerà il suo percorso in Consiglio una volta definiti i passaggi tecnico-giuridici relativi all’esercizio 2016 che si sono resi necessari a seguito della recente sentenza della Corte Costituzionale.

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La commissione Lavoro predisporrà in tempi brevi una proposta per risolvere definitivamente il problema dei lavoratori dell’Agenzia Forestas.

La decisione, annunciata dal presidente del Consiglio Gianfranco Ganau, è arrivata al termine di un incontro dei lavoratori dell’Agenzia con i capigruppo, nel quale sono state esaminate le complesse questioni relative all’inquadramento contrattuale dei lavoratori.

Come hanno spiegato i rappresentanti dei dipendenti Forestas l’assetto dell’Agenzia, nelle due principali aree professionali di operai ed impiegati (per una platea complessiva di oltre 1.200 unità), si è stratificato nel tempo attraverso l’attribuzione e lo svolgimento di “mansioni superiori”, ora vietate dalla normativa ad eccezione di alcuni casi disciplinati da disposizioni molto rigide.

Di qui la recente decisione del vertice dell’Ente di interrompere una gestione delle risorse umane non regolare e la protesta dei dipendenti, per la brusca interruzione di percorsi professionali consolidatisi negli anni con l’acquisizione di conoscenze, competenze e professionalità.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha assicurato in apertura che «c’è la volontà comune di mantenere l’impegno assunto con le organizzazioni sindacali di individuare una soluzione definitiva, alla quale stanno lavorando anche la direzione generale di Forestas e l’assessorato dell’Ambiente». Cocco ha poi ipotizzato percorsi differenziati per gli operai e gli impiegati, dei quali però dovrà essere verificata la praticabilità per evitare l’insorgere di impugnazioni e contenziosi.

Per il capogruppo di Sel Daniele Cocco l’obiettivo del Consiglio deve essere quello di «un giusto riconoscimento per quanti hanno lavorato con impegno e professionalità per mandare avanti l’azienda in tutti questi anni, obiettivo che va però inquadrato in un contesto-tecnico giuridico non facile, che ha bisogno di verifiche puntuali ed accurate».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, ha fatto riferimento ad una proposta di legge presentata dal suo gruppo sostenendo che «vanno tenuti separati i problemi dell’inquadramento contrattuale e delle mansioni nel senso che, se ai lavoratori di Forestas fosse applicata la disciplina della legge regionale 31 poi si potrebbero istituire nuove fasce professionali senza costi aggiuntivi per la Regione».

A nome dell’Udc il capogruppo Gianluigi Rubiu ha citato il precedente di circa 400 contrattisti a progetto del sistema Regione che sono stati recentemente stabilizzati per osservare che «le situazioni non sono automaticamente sovrapponibili ma ciò non toglie che dobbiamo fare ogni sforzo per i lavoratori di Forestas».

Un appello a procedere in tempi molto brevi prestando forte attenzione ad individuare soluzioni concrete e giuridicamente sostenibili è arrivato anche dal consigliere Gaetano Ledda (La Base) e dai capigruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni e del Partito dei Sardi Gianfranco Congiu.

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Sono oltre 720mila i nuclei familiari presenti in Sardegna, composti in media da 2,29 persone. Soggetti sociali rilevanti e centrali, secondo il dettato costituzionale, ma spesso in gravi difficoltà per ragioni economiche o per carenza di servizi tanto da collocare la Sardegna agli ultimi posti in Italia per indice di natalità. Ragioni che hanno convinto la politica a muoversi unitariamente e a presentare una proposta di legge trasversale in Consiglio.

Il documento, firmato dai capigruppo di maggioranza e opposizione, è stato presentato questa mattina alla stampa. «La proposta prende spunto dal manifesto delle associazioni dei familiari pubblicato nel 2014 in piena campagna elettorale per le elezioni regionali e sottoscritto da candidati di tutti gli schieramenti – ha spiegato Walter Piscedda, consigliere del Pd, tra i principali promotori dell’iniziativa parlamentare – colmiamo un vuoto legislativo, l’obiettivo è quello di mettere in campo risorse per sostenere i nuclei familiari con interventi a favore dell’infanzia, dei diversamente abili e degli anziani e favorire, allo stesso tempo, la formazione di nuovi nuclei».

La proposta di legge punta al riconoscimento delle famiglie numerose e al potenziamento delle politiche per la casa. Mette in campo stanziamenti straordinari a favore dei comuni per il sostegno alle famiglie in difficoltà, promuove l’associazionismo familiare. Tra i punti rilevanti del provvedimento, l’istituzione di una Consulta regionale, degli Osservatori comunali e la creazione dei Centri integrati per le famiglie. Questi ultimi avranno il compito di prevenire le situazioni di disagio e sostenere i nuclei con minori in situazioni di difficoltà. Sono previste inoltre azioni integrate con le politiche sanitarie e del sociale come il potenziamento dei nidi per l’infanzia, le ludoteche, i servizi domiciliari, la valorizzazione del lavoro di cura familiare non retribuito con la copertura assicurativa dei rischi infortunistici casalinghi. Spazio, infine, anche per le unioni civili con la promozione dei registri nei Comuni e l’applicazione del regime amministrativo anche agli stranieri residenti in Sardegna.

«Mettiamo a disposizione 25 milioni di euro in un triennio – ha sottolineato il capogruppo del Pd Pietro Cocco -, questa proposta di legge è la dimostrazione che sui grandi temi la politica riesce a restare unita.»

«E’ il primo tentativo di dare una risposta organica a una materia complessa – ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – questo è l’aspetto innovativo della proposta di legge – ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis – contiamo di portarla al più presto in Aula per l’approvazione definitiva.»

Secondo Daniele Cocco, capogruppo di Sel, si tratta di un provvedimento importante «che può benissimo integrarsi con il Reis (Reddito di inclusione sociale). La Sardegna è attenta alle emergenze sociali, sta alla politica fare in modo che le leggi vengano attuate».

«Per rendere la proposta più efficace servirà asciugarla e renderla più snella – ha detto il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu – non deve essere una semplice erogazione di risorse ma uno strumento al servizio della famiglia e del volontariato.»

Secondo il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti Pierfranco Zanchetta «l’obiettivo della legge è dare speranza e fiducia a chi vuole formare una famiglia. Il rischio è che il basso indice di natalità trasformi la Sardegna in una terra sempre più vecchia e senza prospettive».

«Dove il latte divide la famiglia unisce – ha ironicamente affermato il capogruppo sardista Angelo Carta riferendosi ai contrasti emersi ieri in Aula tra maggioranza e opposizione sulla crisi del settore lattiero-caseario – è un bel passo del Consiglio, una risposta concreta ai giovani che guardano al futuro.»

Giudizio condiviso dal capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni che ha mostrato soddisfazione per il percorso seguito dalla proposta di legge «sono state recuperate iniziative legislative presentate negli anni scorsi e fatta una sintesi – ha detto Dedoni – speriamo che il provvedimento arrivi presto in Aula.»

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Il Consiglio regionale ha esaminato la mozione n. 78 (Dedoni e più) sulla paventata chiusura del reparto del centro sclerosi multipla presso l’ospedale Binaghi di Cagliari.

Illustrando la mozione, il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha sottolineato che «esiste un problema e soprattutto emerge innanzitutto la necessità dei malati di sclerosi multipla che temono il trasferimento del Binaghi al San Giovanni di Dio e, in secondo luogo, c’è anche la questione delle risorse ingenti necessarie per l’eventuale ristrutturazione». In Sardegna, ha ricordato Dedoni, «la sclerosi ha purtroppo una presenza importante ed ogni intervento va attentamente considerato, perché finora il Binaghi ha ospitato un centro che ha seguito circa 7.000 paziente ponendosi come riferimento a livello nazionale con una mobilità passiva al contrario verso la Sardegna». Tutto questo è stato possibile, ha aggiunto, «anche grazie all’azione della professoressa Marrosu, direttrice della struttura, e non si tratta di difese d’ufficio che fra l’altro sono inutili data la caratura internazionale di una scienziata del suo spessore, quanto piuttosto di salvaguardare una delle eccellenze della sanità regionale». Il consigliere si è poi soffermato su un problema tecnico che ha riguardato la professionista, che ha chiesto di andare in pre-pensionamento tornando poi sulle sue decisioni ma trovandosi di fronte, in questo caso, ad un parere negativo dell’Università di Cagliari. C’è quindi la necessità, secondo Dedoni, «di recuperare una persona disponibile a lavorare gratuitamente e in proposito c’è un precedente analogo dell’Emilia-Romagna; spero che l’assessore e l’intera Giunta recepiscano questo messaggio, che non è contro nessuno ma per tante persone che soffrono».

Il consigliere dell’Udc Giuseppino Pinna, dopo aver ricordato di aver frequentato a lungo il centro per vicende famigliari, ha messo l’accento su significato di una «lotta contro la quotidianità della sclerosi multipla che ha in Sardegna ha l’incidenza più alta del mondo pari alla Scozia; il reparto del Binaghi, quindi, è una risorsa preziosa per la Sardegna e la sua chiusura avrebbe effetti devastanti, anzi occorre operare concretamente per il potenziamento delle strutture a sostegno di pazienti e familiari contro ogni ipotesi di chiusura o ridimensionamento».

Per l’Upc Antonio Gaia ha manifestato adesione totale alla mozione, «come tanti con parenti ed amici che combattono con questa patologia; va sottolineato però che il centro del Binaghi, per tutti i pazienti, è diventato quasi una casa, soprattutto per quelli che provengono da fuori, per cui spostando quel servizio si aprirebbe, fra i tanti, un problema di parcheggi che per questi malati ha una importanza essenziale».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, auspicando che su questo argomento ci sia una volontà comune del Consiglio, ha affermato che «una Regione come la Sardegna che sostiene per interno i costi della sanità deve, a maggior ragione, potenziare le strutture di eccellenza legate purtroppo ad una incidenza specifica della sclerosi nella nostra Regione». Va ricordato anche, secondo la Zedda, «che il centro del Binaghi ha un gradimento altissimo fra i pazienti per le diverse fasi dell’assistenza, oltre che strutture moderne e tecnologicamente avanzate, c’è un lavoro enorme della professoressa Marrosu e della sua equipe, di tutti i medici e degli operatori di ogni livello; per questo siamo convinti della necessità di razionalizzare il nostro sistema sanitario ma, in casi come quello del Binaghi, il nostro obiettivo è mantenere e migliorare i centri di eccellenza, valutando al massimo alternative che assicurino gli stessi elevatissimi livelli di qualità». La consigliera si è dichiarata in conclusione disponibile a contribuire ad un ordine del giorno unitario.

Il consigliere di Sel Francesco Agus, premettendo di non essere interessato a singoli aspetti della sanità sarda quanto ad un contesto attento ai servizi offerti alla persona, ha precisato che «in questo caso però è condivisibile la scelta della conferenza dei capigruppo di portare in Consiglio questo argomento, soprattutto per rassicurare tanti pazienti sardi che ci hanno rappresentato le loro preoccupazioni». Il centro, ha proseguito, «è un riferimento nazionale ed europeo per numero e diversità dei casi trattati ed il trasferimento al San Giovanni Di Dio genera perplessità che dovranno essere fugare; non entro nel merito dei ragionamenti aziendali ma non sarebbe utile una riflessione che non tenga conto della realtà di un centro come quello del Binaghi; auspico infine che l’assessore dia ampie rassicurazioni in questo senso non solo al Consiglio ma soprattutto ai pazienti».

Augusto Cherchi, del Partito dei Sardi, si è congratulato con il collega Dedoni che ha richiamato l’attenzione dell’Aula su questo argomento, legato alle difficili condizioni di «pazienti fragili colpiti da una malattia cronica il cui decorso interessa di conseguenza migliaia di famiglie». Piuttosto, ha osservato, «ho qualche perplessità sulla sede in cui di discute, perché a mio avviso sarebbe stato meglio affrontare il problema in commissione per gli approfondimenti che merita all’interno della nuova rete ospedaliera ancora in via di elaborazione». Dobbiamo, infatti, conoscere bene problematiche attuali, ha aggiunto Cherchi, «e lavorare per una prospettiva futura migliore, evitando di ricorrere a personalismi; riconoscono l’impegno della dr.ssa Marrosu e di molti altri professionisti ma personalizzare un reparto è un errore, anche perché di problemi come questi ne dovremo affrontare molti altri, a cominciare da quello più generale del blocco del turn over che ha bloccato le assunzioni per oltre 2 anni».

Paolo Truzzu, esponente del Misto-Fdi, ha ricordato in apertura che «il Consiglio si è occupato molto spesso di sanità, avendo sempre come obiettivo la migliore organizzazione del settore e quasi trascurando la tutela della salute dei cittadini e dei malati, mentre oggi invece affrontiamo questo tema tenendo presente che, pur non essendo nostro compito individuare soluzioni organizzative dobbiamo però cercare di capire come possiamo garantire serenità a soggetti che affrontano una fase molto difficile della loro vita». Per fare questo, ha suggerito Truzzu, «dobbiamo puntare su due concetti chiari: mantenere il centro come struttura regionale di riferimento e garantirne la piena funzionalità tracciando un percorso per la sua ulteriore crescita, senza dimenticare la logistica che, in questo caso particolare, ha una funzione di grandissima importanza».

Il consigliere Giorgio Oppi, dell’Udc, ha detto di conoscere molto bene la dottoressa Marrosu «anche per bene per averla indicata a suo tempo come assessore alla Sanità» e, affrontando la discussione generale del problema, ha messo in evidenza che «in Sardegna abbiamo due malattie di grandissima diffusione come sclerosi multipla e diabete, per cui pur non mettendo in discussione l’azione importantissima del centro del Binaghi, non va dimenticato che la decisione finale non è dell’assessore ma del rettore di Cagliari, per quanto riguarda la riammissione della dottoressa Marrosu alla guida di un centro fiore all’occhiello della Sardegna dove le persone vengono assistite con molto amore». Piuttosto, secondo Oppi «è strano che dal Binaghi si trasferisca il centro da un’altra parte con l’Università di mezzo mentre molti altri trasferimenti sarebbero in corso, ponendo anche questioni anche legate al contratto del personale». Nella cura della sclerosi multipla, ha concluso Oppi, «la Sardegna sempre all’avanguardia e quindi è giusto salvaguardare la struttura, ed è opportuno che l’assessore intervenga presso l’Università per rasserenare gli utenti».

La consigliere del Pd Rossella Pinna, intervenuta successivamente, si è fatta portavoce degli allarmi lanciati da alcune associazioni «per la difesa del centro dal trasferimento e dalle ipotesi di per depotenziamento o scorporo con perdita di professionalità e strumentazioni acquisite anche con la partecipazione dei pazienti e delle stesse associazioni». Quella del Consiglio è una discussione utile, ha affermato, «per dare all’assessore la possibilità di spiegare progetti e programmi della Regione, e chiarire che sarebbe assolutamente irragionevole percorrere la strada del depotenziamento del centro davanti a un trend in aumento della sclerosi; c’è invece bisogno di più ricerca e di più assistenza, non solo logistica ma con uno sguardo più lungo sul centro regionale inquadrandolo secondo le indicazioni contenute nella proposta di legge del collega Tendas e molti altri della maggioranza che prevede interventi su ricerca, diagnosi e percorsi terapeutici contro la sclerosi».

L’assessore Arru (Sanità) ha preso la parola per dire che «il prossimo 7 febbraio verrà presentato il progetto sulla sclerosi multipla realizzato al tavolo congiunto con la rappresentanza dei malati e delle famiglie, per arrivare a presentare una rete assistenziale. Mai questo era accaduto e mai abbiamo voluto sminuire il ruolo dell’ospedale Binaghi dal punto di vista scientifico. Nessuno può certamente dimenticare il lavoro svolto dal professor Rosati e dalla professoressa Marrosu. Oggi documentiamo il fatto che questa malattia in Sardegna è talmente radicata che abbiamo 340 casi per 100mila abitanti. L’Ogliastra è po’ un enclave e dobbiamo avere capacità programmatoria per individuare centri di ricerca e soluzioni innovative sotto il profilo dell’assistenza. Come quando si fece la grande battaglia contro la microcitemia ai tempi del professor Antonio Cao.

Per l’esponente della Giunta «sono necessarie diagnosi precise con punti scientifici di alta specialità e un percorso di presa in carico del paziente e l’assistenza di prossimità nei territori anche alle famiglie.  Io riconosco il ruolo della professoressa Marrosu, al di là del fatto che sia andata in pensione credo che le si debba chiedere ancora di dare il suo contributo per questa causa scientifica e umana. Ma è certo che il Binaghi di Cagliari sarà il centro di una rete scientifica di altissimo livello”».

Per la replica è intervenuto l’on. Attilio Dedoni (Riformatori sardi), che ha detto: «Non sono certo io il difensore della professoressa Marrosu, che non ha bisogno di difensori. Nella riorganizzazione sanitaria, pure necessaria, bisogna sempre salvaguardare gli interessi dei più deboli. E i malati di sclerosi sono certamente i più deboli tra i malati. Non è pensabile che si disperda il patrimonio scientifico che si è formato in questi anni e ringrazio l’assessore perché mi ha dato l’opportunità per dire oggi questo».

Per il presidente della commissione, on. Raimondo Perra, «l’argomento dovrà essere portato  all’interno della commissione. Non ci sono chiusure in vista ma un trasferimento dal Binaghi al San Giovanni di Dio, che non è certo il massimo sotto il profilo della logistica e dei tanti pazienti che arrivano da altre zone della Sardegna. Forse la soluzione migliore è il trasferimento al Policlinico di Monserrato ma ne parleremo in commissione».

L’on. Alessandra Zedda (FI) ha auspicato «un ordine del giorno unitario» ma ha anche ricordato che «il centro dell’ospedale Binaghi è della Asl 8 e non dell’Università».

Per l’on. Luigi Ruggeri (Pd) «bisogna uscire dalla visione paternalistica della Medicina. Noi abbiamo bisogno di modelli che rispondano a logiche di risultato e di efficienza misurabile: non serve sapere chi guiderà i processi o dove sono ubicati i centri. Contano solo i risultati, che devono migliorare».

Dello stesso avviso l’on. mario Tendas (Pd): «Ho presentato una proposta di legge, la 263, proprio sulla sclerosi multipla redatta con la collaborazione anche della professoressa Marrosu».

Favorevole a un ordine del giorno unitario anche l’on. Daniele Cocco (Sel): «Occorre anche intervenire sulle liste d’attesa delle prenotazioni delle risonanze magnetiche per questi malati. Dobbiamo dare loro priorità».

Per l’on. Dedoni «la mozione si può ritirare se c’è davvero un ordine del giorno che affronta il tema in commissione. Ma vorrei che anche la proposta di legge dell’on. Tendas fosse inserita nell’ordine del giorno, senza che ci siano personalismi o interessi di partito».

Dopo il ritiro della mozione da parte del’on. Dedoni, il presidente Ganau ha annunciato che gli atti saranno trasmessi alla commissione Sanità in modo da consentire la predisposizione di un ordine del giorno e ha dichiarato chiusa la seduta.

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Il Consiglio regionale, riunitosi dopo la conclusione della manifestazione di agricoltori, allevatori e pescatori sotto il Palazzo di via Roma, si è riunito ed ha approvato la risoluzione della Quinta Commissione sulla crisi del comparto ovicaprino nella sua versione originaria.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con l’elezione di tre segretari dell’Assemblea.

Prima dell’inizio delle operazioni elettorali, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha richiamato l’attenzione dell’assessore dell’Industria sulla mobilitazione dei lavoratori Eurallumina perché, ha affermato, «un boiardo di Stato rappresentante dei Beni Culturali, ha bloccato l’iter di una conferenza di servizi che si auspicava positiva per la ripresa dell’attività dello stabilimento». Non si può subire un ennesimo rinvio, ha sostenuto, «con motivazioni incredibili, per cui sollecito l’assessore ad intervenire in tempi rapidi per la soluzione della vertenza». Pittalis, rivolgendosi poi all’assessore del Lavoro, ha ricordato la complessa vicenda dei lavoratori Ati-Ifras, «per i quali c’è il problema di non aver ancora ricevuto le spettanze di dicembre e gennaio; un incontro si può anche rinviare di qualche giorno ma queste due mensilità del 2016 devono essere saldate, anche perché mi risulta che l’azienda abbia provveduto agli adempimenti di propria competenza».

Successivamente, il presidente del Consiglio ha insediato il seggio elettorale per l’elezione di tre segretari dando inizio alle operazioni di voto. Al termine dello scrutinio sono risultati eletti i consiglieri per il gruppo Cps Antonio Gaia (33 voti), per i Riformatori Michele Cossa (19) e per il Psd’Az Marcello Orrù (13).

Subito dopo il presidente ha insediato il seggio per l’elezione di una componente della commissione Pari opportunità, in sostituzione di una dimissionaria. Al termine dello scrutinio è risultata eletta Erika Floris, con 31 voti.

Il presidente del Consiglio ha quindi chiesto all’on. Satta (Upc) se la mozione sulla crisi del settore lattiero caseario a sua firma sia da intendersi ritirata. L’on. Satta ha replicato dicendo che la sua «mozione aveva l’obiettivo di anticipare i problemi ai quali si dovrà dare comunque risposta. E per questo, siccome l’obiettivo di discutere di questi temi è stato raggiunto come testimoniano i lavori di oggi dell’Aula, ritiro la mozione».

Il Consiglio regionale ha poi affrontato la risoluzione 20 sulla grave situazione che sta attraversando il settore lattiero-caseario ovicaprino regionale. La risoluzione è stata votata nei giorni scorsi dalla commissione Agricoltura e illustrata dal suo presidente, on. Luigi Lotto (Pd).

Per l’oratore «era necessario elaborare il tema, anche con audizioni, e per questo la commissione ha lavorato in queste settimane, sentendo tutte le parti sociali. Il latte è il comparto che da solo rappresenta il 40 per cento del settore agricolo e rappresenta il maggior export agricolo della Sardegna. Peraltro la pastorizia è praticata in quasi tutta l’Isola con la speranza di un reddito adeguato, anche grazie alla redditizia produzione del pecorino romano».

L’on. Lotto ha aggiunto che «per uscire da questa crisi ciclica, che si ripete da anni, abbiamo bisogno che il Consorzio del pecorino romani operi al servizio dell’intero comparto. Abbiamo anche bisogno di dati certi sulla produzione, per monitorare i flussi del mercato. Nella risoluzione affrontiamo anche il tema del pegno rotativo per migliorare le condizioni di accesso al credito per i produttori: dobbiamo rimettere i pastori in condizione di tornare in banca e di avere il prestito di campagna. C’è anche un accordo con le banche, nella risoluzione che abbiamo votato, per consentire l’intervento di anticipazione dell’intero importo. L’altro tema è accelerare le procedure di pagamento del “benessere animale” anticipando a febbraio una gran parte del pagamento. Questo significa mettere liquidità nelle casse delle imprese agricole. Insieme, dobbiamo attivare con il ministero la filiera del settore ovicaprino, del quale ancora non conosciamo i dati reali».

L’on. Lotto ha poi suggerito la necessità di «utilizzare tutti i fondi comunitari e attivare con il ministero gli interventi per la vendita del pecorino romano in emergenza».   

L’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha chiesto che «sia distribuito a tutti i consiglieri il documento che ci è stato consegnato dalla delegazione della Coldiretti e dei sindaci nell’incontro che abbiamo avuto insieme agli altri capigruppo». Il presidente Ganau ha concordato.

Per l’on. Cherchi (Forza Italia) «il vero problema è che l’assessora non solo non c’è ora ma non era presente nemmeno quando c’era. E questi sono i risultati. La risoluzione della commissione Agricoltura la condivido ma non è altro che un elenco di programmi e azioni che dovranno essere messi in campo nel tempo.  In realtà tutto questo la Regione avrebbe dovuto metterlo in piedi tre anni e mezzo fa, non oggi. E oggi per questo è sceso in piazza il mondo agricolo insieme ai sindaci. Compreso il sindaco di Cagliari che sta dalla parte degli allevatori e critica dunque questa vostra maggioranza. Ora tocca al Consiglio regionale dare la risposta e dare un aiuto diretto, 30 milioni di euro, che devono andare direttamente alle aziende sulla base del numero di capi posseduto». L’on. Cherchi, che era stato assessore all’Agricoltura della precedente giunta Cappellacci, ha ricordato come l’attuale esecutivo «abbia operato per porre nel nulla i risultati raggiunti dal precedente assessore».

Ha poi preso la parola l’on. Giuseppe Fasolino (FI), secondo cui «è davvero comprensibile lo sfogo del collega Cherchi, che è stato assessore all’Agricoltura. Non dobbiamo inventarci nulla. Dobbiamo solo far voltare la politica dalla parte delle imprese, con l’umiltà necessaria per ascoltare cosa ci dicono le imprese e i lavoratori. E la vostra risposta è rappresentata emblematicamente dal fatto che da due mesi siamo senza assessore dell’Agricoltura e voi non lo nominate perché non vi accordate».

Per la Base ha preso la parola l’on. Ledda, che ha detto: «Io sono per i pastori e per chi munge: non sono di nessuna impresa agricola e di nessuna organizzazione, nonostante quello che si dice ad arte. E dunque posso parlare liberamente di questi problemi partendo dal prezzo del latte, che è il primo problema: mezzo euro in cooperative; 0,60 nelle industrie. Abbiamo un’urgenza in un settore primario: ci sono circa 50 mila quintali di pecorino romano in eccesso, che valgono circa 30 milioni di euro. Si ritira se i produttori si impegnano contestualmente a pagare il latte 0.80 euro al litro. Ma se la risoluzione rimane così io non la voto, lo dico ora: il primo punto per salvare il comparto è sollevare il prezzo del latte».

L’on. Tedde (Forza Italia) ha ricordato che «non è da un giorno che si parla di questa crisi e in questi mesi il governo regionale non ha mosso un dito. Giusto due giorni fa, fuori tempo massimo, il ministro Martina ha garantito a parole un intervento ma il risultato è che la manifestazione di oggi è stata ulteriormente potenziata. Se poi aggiungiamo che da due mesi il comparto agricolo sardo è comunque del tutto senza un governo si comprende la portata del disastro che viviamo».

Per l’on. Tendas (Pd) «mancano dati univoci sulla produzione del comparto e questo certo non aiuta, come non aiuta la mancanza di un osservatorio del comparto. Non è possibile pianificare il futuro senza numeri, al di là dell’attuale emergenza. Piuttosto che riprendere i 13 punti della risoluzione, mi limito a dire che l’Organizzazione interprofessionale va sostenuta da tutto il Consiglio perché funzioni e nasca così la filiera, in un modo definito e organizzato».

Per i Riformatori sardi è intervenuto l’on. Luigi Crisponi: «La discussione dellac commissione Agricoltura ha partorito il topolino perché non diversamente può definirsi il testo della risoluzione. E’ uno schiaffo alle aspettative del mondo produttivo agricolo e fa solo sorridere che chiediate la nascita di una nuova direzione generale quando ancora manca pure l’assessore all’Agricoltura. Da nessuna parte c’è traccia di un vostro intervento per fermare la caduta libera del prezzo del latte. Avete il dovere della serietà e non sulla spinta della piazza».

Il capogruppo Fabrizio Anedda (Misto) ha ricordato quanto emerso nelle audizioni in commissione Agricoltura circa le emergenze del prezzo del latte e la sovra produzione di formaggio tipo pecorino romano (una domanda da 240mila di quintali contro un’offerta di 350mila quintali). L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato le altre penalizzazioni che affliggono il comparto soprattutto in  riferimento alla mancanza di liquidità per industriali e allevatori.

Anedda ha definito “apprezzabile” la risoluzione ed ha reclamato maggiore attenzione al comparto ovino evidenziandone le trasformazioni e i cambiamenti intervenuti nel corso degli anni.

Il consigliere di Fi, Stefano Tunis, ha posto l’accento sul fattore “tempo” per affermare che “l’emergenza del mondo delle campagne non concede alla politica neppure un giorno in più”. L’esponete della minoranza ha affermato, rivolgendosi ai banchi della Giunta: «La vostra presenza o la vostra assenza è indifferente per la risoluzione dei problemi ed è questo che caratterizza l’attuale situazione».

Tunis ha lamentato la mancata programmazione degli interventi ed ha sottolineato come gli allevatori siano schiacciati dai produttori e da chi commercializza i formaggi. «I pastori – ha affermato il consigliere Fi – sono i responsabili della nostra tradizione produttiva e del nostro patrimonio ovicaprino ed è per questo che non possiamo chiedergli di diventare manager, perché spetta alla politica correggere e colmare lo svantaggio che provoca il mercato ai nostri pastori».

Il consigliere del Partito dei sardi, Piermario Manca, ha affermato di condividere la risoluzione e il cosiddetto pegno rotativo ma lo ha definito “non sufficiente perché serve contingentare la produzione 2017 di pecorino romano a 220.000 quintali”. L’esponete della maggioranza ha auspicato un maggior impegno contro i falsi nelle produzioni tipiche e nelle azioni per incentivare la diversificazione produttiva.

Piermario Manca ha quindi riaffermato l’esigenza di istituire l’organismo pagatore sardo ed ha proposto che sia la Regione ad anticipare i soldi dovuti agli agricoltori, insieme con il riordino di Argea e Laore e con la semplificazione burocratica, la revisione del Psr e il riordino fondiario.

L’ulteriore richiesta formulata dal consigliere Pds è stata il finanziamento immediato della continuità territoriale delle merci.

Il consigliere regionale di Fi, Ugo Cappellacci, ha fatto riferimento alla richiesta di collaborazione formulato dalla maggioranza per confermare la disponibilità della minoranza ma ha invitato la giunta e gli esponenti del centrosinistra ad un cambio di approccio e atteggiamento: «Basta con l’atteggiamento sbnob da parte di chi si sente in cattedra,  perché c’è sempre da impare se si ha la capacità di ascoltare».

L’esponente della minoranza ha quindi ribadito il senso di responsabilità delle forze di opposizione e ha ricordato gli allarmi gridati da Coldiretti un anno fa «e rimasti inascoltati da chi invece doveva intervenire». «Siamo a un punto di non ritorno – ha dichiarato l’ex governatore del centrodestra – l’agricoltura è alla fame e rischia di perdere anche la dignità, per questo affermo che servono sostegno al reddito e non è un problema di di assistenzialismo ma l’esigenza di trovare soluzioni».

Cappellacci ha quindi affermato che come minimo sono necessari 30 milioni in finanziaria ed ha concluso con un invito alla Giunta: «Scendete in piazza con la gente perché oggi ha vinto il mondo delle campagne che era in piazza».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd) ha dapprima fatto i complimenti alla Coldiretti per la manifestazione e poi ha duramente polemizzato con lo stesso Cappellacci e l’ex assessore dell’Agricoltura, Oscar Cherchi («Il problema non è iniziato oggi né otto anni fa è un problema che da sempre ci riguarda e credo che in questi mesi qualche passo in vanti si sia fatto»).

«La commissione agricoltura ha fatto un buon lavoro – ha affermato l’esponente della maggioranza – ma forse serve invertire le priorità perché il punto centrale è la diversificazione del prodotto, è inutile, infatti, continuare produzione in esubero di pecorino romano».

Antonio Solinas ha dunque proposto di condizionare gli interventi della Regione alla diversificazione del prodotto.

Emilio Usula (Rossomori-Misto) ha definito la risoluzione una presa d’atto della crisi del comparto lattiero caseario ed ha affermato che i contenuti della risoluzione sono in linea con gli impegni e i programmi avviati dall’ex assessore Elisabetta Falchi.

Il consigliere passato all’opposizione dopo le dimissioni dell’assessore Falchi non ha nascosto amarezza “per gli ostacoli frapposti da chi invece doveva agire in sintonia con l’assessore allora in quota Rossomori, anziché in contrasto”.

Usula ha invitato tutti all’impegno e alla chiarezza ed ha ricordato le criticità del comparto, dalla cronica assenza di programmazione delle produzioni casearie, alla conflittualità tra industria e allevatori e dalla dipendenza da un unico prodotto e da un unico mercato dell’intera filiera del latte.

«Le buone politiche hanno bisogno di adeguate risorse in finanziaria – ha concluso Emilio Usula – e questo impegno è ancora insufficiente e manca anche nella legge di stabilità in discussione nelle commissioni del Consiglio».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta ha auspicato l’unanimità del Consiglio per ricercare le migliori soluzioni per il comparto agricolo. «Perché gli agricoltori hanno manifestato sotto il Consiglio? – ha dichiarato l’esponente della minoranze – mancano forse leggi o strumenti per consentire alla giunta di operare?». «La risposta – ha spiegato il capogruppo – è nella risoluzione che di fatto boccia la giunta, perché  ben undici punti riportano leggi e provvedimenti che la giunta doveva rendere operativi ed attuare».

«Non manca l’assessore all’Agricoltura – ha incalzato Carta – manca la Giunta ed ecco perché gli agricoltori sono qui in Consiglio».

Il capogruppo Psd’Az ha quindi differenziato le responsabilità che stanno in capo alla maggioranza e alla minoranza ma ha confermato disponibilità nella ricerca di soluzioni efficaci.

Carta ha proposto alla centrosinistra di “cancellare le marchette dalla legge di stabilità e di mettere mettiamo 40 milioni di euro per il comparto agricolo”.

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha ricordata la discussione della mozione Satta e più per evidenziare che a distanza di dieci giorni nulla è cambiato se non che è stata proposta una risoluzione della commissione che però “non soddisfa le attese del mondo delle campagne”.

Dedoni ha ricordato le penalizzazioni del comparto ed ha invitato il Consiglio a “dare al mondo delle campagne la possibilità di salvarsi”.

L’esponente della minoranza si è detto favorevole alla soluzione de minimis e alla programmazione delle produzioni del pecorino.

«Dobbiamo ricreare il sistema agricolo sardo – ha concluso Dedoni – e dico a Paci che non è vero ciò che afferma quando dice che 40 milioni di euro per il comparto agricolo sardo sono troppi».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha rimarcato l’esigenza di risposte ai problemi drammatici del mondo delle campagne ed ha ringraziato Coldiretti per “essere venuta qui a ricordarci le nostre responsabilità”. Daniele Cocco ha riconosciuto ritardi nelle risposte all’agricoltura ma ha escluso colpe per chi ha governato in questi ultimi anni.

«Dobbiamo essere seri – ha affermato il capogruppo Sel – e dire quali sono le risorse che mettiamo a disposizione con la finanziaria regionale e chiedo la convocazione immediata delle commissioni Agricoltura e Bilancio per aprire il confronto con il sistema bancario».

Ha quindi preso la parola il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu che, in apertura del suo intervento, ha chiesto alla politica di essere conseguente rispetto alle considerazioni fatte nei dibattiti precedenti: «Se è vero che l’agropastorizia è il settore trainante dell’economia sarda si  individuino gli interventi da fare – ha detto Rubiu – mi sembra invece che oggi si stia perdendo tempo. Stiamo assistendo a una lezione di filosofia, la paura è che non si produca nulla o si partorisca un topolino». Secondo Rubiu, la risoluzione approvata dalla Quinta Commissione non basta: «Forse non abbiamo capito la gravità della situazione. Serve una Commissione d’Inchiesta regionale che controlli l’andamento del mercato. Si verifichi se le quantità del latte prodotto e del formaggio venduto sono reali».

Rubiu ha quindi indicato una soluzione: «Basta stanziare l’un per cento del bilancio regionale per aiutare il settore. Non sono d’accordo nel dare 2000 euro ad azienda. Oggi Coldiretti non è venuta a chiedere l’elemosina ma a chiedere dignità per il settore. Si decida di stanziare l’1% che potrebbe soddisfare sia le misure de minimis che il ritiro delle giacenze di pecorino romano dal mercato».

Rubiu si è infine soffermato sulle lentezze dei bandi del Psr 2014-2020 in particolare quello per il primo inserimento in agricoltura. «I ritardi hanno di fatto escluso dai bandi i giovani che avevano investito su un progetto tre anni fa e che oggi hanno superato i 40 anni di età».

Anche Gianfranco Congiu, capogruppo del Partito dei Sardi, ha ricordato che già alcuni mesi fa, nel settembre del 2016, erano state presentate mozioni e proposte per mettere ordine nel settore agropastorale. «Siamo stati i primi a portare nel dibattito pubblico il tema del refresh – ha detto Congiu – allora qualcuno guardava con dileggio queste iniziative e oggi si accorge dell’importanza del problema. Da tempo abbiamo segnalato i ritardi dei bandi ma non è il momento dei processi. Tutto questo ha origine da una struttura inadeguata. Il primo intervento strutturale è quello di implementare le strutture dell’assessorato. Uno dei problemi è non avere interlocutori. Occorre separare il settore ittico da quello zootecnico creando due diverse direzioni».

Secondo l’esponente del Pds, la risoluzione non può affrontare e risolvere il problema. «La Quinta Commissione ha fatto un lavoro serio e onesto, ma il dibattito non può essere anestetizzato con una risoluzione ben fatta. Occorre tener viva l’attenzione, bisogna tutelare il comparto attraverso la tutela dei prodotti, combattendo i tentativi di contraffazione (caso pecorino romano del Lazio). Così difendo il mercato e metto in pratica buone politiche che generano un buon prezzo del latte. Una delle proposte da seguire è quella dell’anticipazione bancaria dei premi comunitari».

Per il capogruppo del Pd Pietro Cocco non serve oggi fare polemica ma lavorare a soluzioni serie, concrete e immediate. «Oggi c’è stata una grande manifestazione di popolo, è stata portata in piazza una protesta che abbiamo il dovere di ascoltare. Occorre intervenire rapidamente, ho ascoltato molto bene le rivendicazioni dei pastori e dei sindaci. Il comparto ovicaprino è un settore strategico, la risoluzione propone alcuni punti come il pegno rotativo, il rispetto dell’accordo con Abi per le anticipazioni, il potenziamento delle garanzie dei Consorzi Fidi – ha detto Cocco – bene anche la proposta di un’anticipazione bancaria dei premi del Psr con la Regione che garantisce sui fondi da trasferire agli allevatori». 

Cocco, dopo aver ringraziato la Commissione per il buon lavoro svolto, ha posto l’accento sulla richiesta di Coldiretti di un aiuto per garantire liquidità alle aziende agropastorali. «L’associazione di categoria propone il de minimis come misura immediata. Non so se questa sia la soluzione, ma sono pronto a discuterla – ha affermato il capogruppo del Pd – giudico più percorribile la proposta dell’on. Ledda per il ritiro dal mercato delle giacenze di pecorino romano condizionata dalla stipula di un patto tra trasformatori e pastori. Su questo fronte potrebbero essere messi in campo 20 milioni di euro per un’operazione che mira a far risalire il prezzo del latte».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis  ha definito il dibattito surreale. «Si fa la ricognizione dei problemi passati ma, a parte l’intervento di Cocco che propone una misura residuale e inadeguata. non ho sentito dalla maggioranza un’indicazione sul da farsi. E’ un elenco di ovvietà su cose che la Giunta avrebbe dovuto fare da tempo. Ci vuole la pazienza del mondo agropastorale per sopportare la chiacchiera».

Pittalis ha quindi annunciato che la minoranza non voterà la risoluzione. «Vi pare che un’opposizione seria debba sottoscrivere un documento che anziché impegnare la Giunta invita ad accelerare gli interventi già attivati. Ci sono adempimenti di carattere amministrativo che hanno necessità della politica. Ai funzionari e agli impiegati qualcuno deve dire di fare in fretta. Non si può parlare di cose future senza considerare le inadempienze pregresse come i premi degli anni scorsi ancora da pagare. Questo è il modo di dare risposte a chi oggi si è messo in marcia verso Cagliari?».

L’esponente della minoranza si è detto infine d’accordo su alcuni provvedimenti di carattere finanziario come il pegno rotativo «ma – ha concluso – ci sono altre azioni che può fare il Consiglio ma sulle quali la Giunta si deve impegnare oggi. Sulla compensazione del reddito dei pastori prevista dalla legge 15 c’è l’impegno a stanziare 30 o 40 milioni di euro? Siete d’accordo a stanziare le risorse per dare serenità al comparto? Questi sono i fatti che contano e non la chiacchiera».

Il presidente Ganau ha quindi dato la parola al vicepresidente della Giunta regionale Raffaele Paci per la replica.

«Abbiamo parlato altre volte di questo tema importante, oggi siamo davanti alla proposta di una risoluzione nelle quale si trovano misure immediate e altre strutturali che non risolvono il problema in modo definitivo – ha detto Paci – dobbiamo esserne consapevoli. Per questo è importante dare risposte concrete a chi sta attraversando una grave crisi. Se il tema è l’assenza di un assessore all’agricoltura lo si potrebbe risolvere immediatamente nominandone un altro, ma non è così».

Raffaele Paci ha poi invitato l’Aula a riflettere sui temi veri: «Siamo di fronte a un settore in cui la quantità di pecorino romano prodotta determina il prezzo. Se se ne produce troppo il prezzo crolla. Per uscire dalle crisi periodiche che colpiscono l’anello più debole della catena occorre stabilizzare le produzioni. Come? I cartelli non funzionano esiste l’organizzazione interprofessionale che finalmente è stato costituita dopo due anni. Questo è il soggetto che può legittimamente stabilire le quantità di pecorino romano da produrre. Quella è la soluzione del problema. Servono interventi strutturali per non doverci trovare tra qualche anno a parlare della stessa cosa. Questa è la strada maestra. Lavoriamoci tutti insieme – ha proseguito Paci – la Regione è pronta a dare supporto all’Oilos. Occorre fissare la quantità dei dop e delle produzioni primarie in modo che l’intera filiera abbia un’equa remunerazione».

Secondo il vicepresidente della Giunta un altro elemento importante è rappresentato dalla necessità di avere dati certi sulla produzione. «Ogni organizzazione dà i suoi numeri. E’ una cosa incredibile. E’ possibile gestire il più importante settore dell’economia sarda senza avere certezza sui dati? Ci deve essere l’obbligo di conoscere tutti i numeri del settore – ha sottolineato l’esponente dell’esecutivo – occorre poi ricostruire un clima di fiducia nella filiera e accompagnare questo con gli strumenti indicati per favorire la diversificazione della produzione e la modernizzazione del settore».

Paci ha poi difeso l’operato della Giunta:  «Non si parte da zero, sarebbe ingeneroso nei confronti del precedente assessore. Sono stati pagati 138 milioni di premi Pac e Psr, entro marzo saranno pagati altri 100 milioni (26 dell’indennità compensativa, 30 del benessere animale, 6,4 di liquidazioni pregresse, 38 del premio unico). Ci sono poi altri strumenti creditizi operativi: il pegno rotativo porterà liquidità alle aziende di trasformazione e darà benefici anche ai pastori. C’è l’accordo con le banche per le anticipazioni dei premi Psr e il potenziamento delle garanzie dei Consorzi Fidi. Tutto questo non basta, servono anche interventi per affrontare le emergenze. Questi però non sono nella disponibilità dell’assessore. C’è una Finanziaria “aperta”, le misure possono essere discusse e individuate dalla Commissione Bilancio».

Sulle parole del vicepresidente Paci è intervenuto con toni polemici il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che è stato richiamato formalmente dal presidente Ganau.

Paci ha quindi concluso il suo intervento ribadendo che la Regione è disponibile ad ascoltare tutte le proposte: «Una in particolare riguarda il ritiro del prodotto invenduto per incidere sul prezzo del latte. Può essere una buona idea a patto che abbia ricadute sulla produzione primaria. Non siamo interessati a dare garanzie alle imprese di trasformazione. Ogni intervento deve andare a vantaggio di tutta la filiera della filiera con un prezzo del latte remunerativo per i pastori – ha detto Paci – riguardo al de minimis non ritengo che sia ciò che serve per aiutare il settore ma, se la maggioranza ritiene che questa sia la strada giusta, non sarà la Giunta ad opporsi. Non credo però che risolva il problema dello stock invenduto, il prezzo del latte rimarrà basso. Servono interventi per rialzare il prezzo e dare garanzia ai pastori per lo sviluppo delle aziende».

Dopo l’assessore Paci, in replica, è intervenuto  Luigi Lotto (Pd) che ha ricordato che proprio dalle audizioni sono scaturite le proposte contenute nella Risoluzione. «Nel documento  – ha detto – abbiamo tenuto conto di tutto quello che ci ha chiesto il mondo agro pastorale. In commissione è emersa la consapevolezza di valutare bene la situazione.  Serve una rivoluzione – ha concluso –nel mondo della trasformazione del latte. Il presidente della Quinta commissione ha  fatto un appello  a tutti i protagonisti della filiera: basta con le divisioni, dobbiamo raggiungere i risultati uniti. Nella filiera devono entrare tutti .  Il clima in aula è diventato molto teso e il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto al presidente Ganau in base a quale  articolo del Regolamento le Risoluzioni vengono trattate come le mozioni».

Oscar Cherchi, per dichiarazione di voto, ha detto che riportare la calma dopo aver sentito l’assessore Paci è difficile. «Oggi – ha aggiunto l’esponente di Forza Italia rivolgendosi al vicepresidente della Giunta – l’ho vista in imbarazzo perché i dati che le hanno dato non erano esaurienti».

Per Gianluigi Rubiu (Udc) questa Risoluzione è un elenco di buoni propositi.  Però – ha aggiunto ironicamente – l’assessore Paci ci rassicura perché ci dice che nel documento che andiamo a votare c’è il “pegno rotativo” o il “pecorino bond”. Rubiu chiede interventi concreti: deve essere la Regione a quantificare quanti soldi intende  destinare al settore

Giovanni Satta (Misto) ha rimarcato il ritardo con cui si affronta l’argomento. Siamo davanti all’eccezionalità – ha sottolineato –  bisogna trovare misure eccezionali. Per Satta è necessario nominare al più presto  l’assessore all’agricoltura.

Per Daniele Secondo Cocco (Sel) attaccarsi così in aula  è stucchevole. Questa Risoluzione non è un libro dei buoni propositi. La Giunta si deve impegnare a dare  risposte all’emergenza.

Luigi Lotto, presidente della Quinta commissione, è intervenuto per chiarire che nella Finanziaria si metteranno 18 milioni di fondi regionali per il comparto. Con i fondi statali si può arrivare a 22 milioni, e forse anche a  26 milioni.

Marco Tedde (Forza Italia) ha definito imbarazzante l’intervento dell’assessore Paci che è partito dal 2011 facendo la cronistoria di quello che è successo in passato. Per Tedde la Giunta deve risolvere i problemi attuali non fare una politica da Ponzio Pilato.

Daniela Forma (Pd) ha detto che l’iniziativa della Coldiretti di questa mattina è stata molto utile, ora spetta al Consiglio accogliere positivamente gli imput che arrivano dal mondo produttivo. Per la consigliera Pd senza l’agricoltura e l’allevamento la Sardegna non si salva.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha detto che la base può essere la risoluzione ma che il documento deve essere emendato con le richieste che arrivano dai lavoratori del comparto. Per Fasolino sarebbe opportuno ritirare il documento  e lavorarci per raggiungere un testo condiviso. 

Gaetano Ledda (Misto) ha aggiunto di essere deluso dall’intervento del capogruppo Pittalis. Io non sono d’accordo sul de minimis, si tratta di un’elemosina ridicola. Abbiamo bisogno di 30 milioni di euro. La politica, che deve rispondere all’emergenza, li deve trovare.

Per Angelo Carta (Psd’Az) nessuno vuol dare elemosine, ma quando si parla di diversificazione bisogna essere chiari. Se i soldi ci sono, Lotto ne ha già trovato 26 milioni, scriviamoli nella Risoluzione. Stasera dobbiamo andarcene non con un invito generico al presidente della giunta ma con l’impegno scritto di trovare i 30 milioni di euro.

Luigi Crisponi (Riformatori)  ha sottolineato la necessità di emendare la Risoluzione con le richieste del mondo agro pastorale. Oggi – ha concluso – dovevamo sancire l’apertura di un  tavolo di pacificazione tra il Consiglio e il mondo delle campagne. Così non è stato.

Attilio Dedoni (Riformatori )  ha detto che tutti sono d’accordo a voler risolvere il problema ma dobbiamo trovare una soluzione urgente. Il capogruppo dei Riformatori ha ribadito che non voterà  una Risoluzione che non dice nulla.

Fabrizio Anedda (Misto) voterà a favore della Risoluzione e ha detto che a volte della “de minimis” si parla a sproposito.

Gianluigi Rubiu (Udc) ha ribadito che la Risoluzione deve essere integrata con le proposte fatte dalla Coldiretti e, soprattutto, va scritto quanti soldi vanno destinati al settore.

Pietro Cocco (PD) è intervenuto ancora una volta chiarendo le integrazioni da inserire nella Risoluzione. Prima di tutto cambiando la parola “invita” con “impegna” e poi integrando il punto 2 e il punto 4b. Inoltre, nella Risoluzione  si introdurrà un nuovo punto che prevede di inserire a favore del comparto (con un emendamento in Finanziaria) la somma di 14 milioni di euro.  

Per Pittalis la proposta di Pietro Cocco è un passo avanti  ma non risolve  il problema. «Vogliamo – ha concluso – un impegno chiaro che venga dalla giunta».

Dopo una breve sospensione, il presidente del Consiglio ha concesso la parola al presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto che ha illustrato le modifiche introdotte al testo della risoluzione: l’invito al presidente diventa “impegno al presidente” e al punto 2 si aggiunge dopo benessere animale “anche con apposite convenzioni del sistema del credito”; il punto 4b è sostituito parzialmente dalla dicitura “attivare un intervento con fondi regionali per facilitarne la ripresa del prezzo del latte”; è inserito un nuovo punto con la dicitura “ci si impegna presentare emendamenti per 14 milioni di euro per raggiungere gli obiettivi indicati nella risoluzione”.

Il capogruppo Fi, Pietro Pittalis, ha dichiarato favore alle modifiche introdotte ed ha proposto a nome della minoranza l’inserimento della seguente dicitura: «Tutti gli  interventi sono finalizzati a far sì che prezzo del latte non sia inferiore agli 80 centesimi di euro al litro».

Luigi Lotto (Pd) si è detto favorevole ad introdurre ulteriori precisazioni e il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha affermato di essere d’accordo nell’inserire la dicitura proposta dal capogruppo Pittalis ma ha riportato perplessità manifestate dagli uffici: «Nel caso sia possibile inserire l’indicazione degli 80 centesimi sono pronto a scriverla perché sono stato il primo a proporla».

E’ quindi intervenuto il vicepresidente della Regione Raffaele Paci: «Ritengo opportuno aggiungere nuovi punti alla risoluzione – ha detto Paci – stanziare 14 milioni di euro è un impegno importante. Vorrei dire però che il prezzo del latte non lo stabiliamo noi. Possiamo dire che le misure sono finalizzate all’aumento del latte ma non ha senso indicare un prezzo. La Regione stanzia le risorse, il latte in futuro potrà essere pagato 80, 90 o un euro a litro. Questo non lo possiamo dire noi altrimenti prendiamo in giro la gente».

Il capogruppo dei riformatori Attilio Dedoni ha chiarito le ragioni della minoranza: «Non si vuole stabilire un prezzo ma dire che tutte le misure sono finalizzate esclusivamente all’aumento del prezzo del latte ad almeno a 80 centesimi a litro. Altrimenti non votiamo la risoluzione».

Gaetano Ledda (La Base) ha invece ribadito che la somma necessaria per venire incontro ai pastori e riportare il prezzo del latte a un livello accettabile è di 30 milioni di euro. «Solo così si riesce a togliere il tappo della sovraproduzione – ha detto Ledda – non è vero che non possiamo scrivere il prezzo. L’Oilos lo può fare. La Regione stanzia i soldi a condizione che si paghi il latte a 80 centesimi a litro. In questo modo i soldi vanno direttamente ai pastori. Sono loro che stanno morendo».

Oscar Cherchi (Forza Italia) ha invitato l’Aula a procedere: «Ci sono due proposte in campo: una del presidente della Quinta Commissione Lotto e una della minoranza che chiede di scrivere in modo che tutti gli interventi devono essere finalizzati ad avere il prezzo del latte almeno a 0,80 centesimi a litro. Altrimenti non voteremo la risoluzione».

Luigi Lotto (Pd) ha chiarito che le integrazioni alla risoluzione puntano a garantire la  ripresa del prezzo del latte.

Il presidente Ganau ha sollecitato l’Aula ha dare una risposta agli emendamenti orali proposti da Lotto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha ribadito che la minoranza voterà una risoluzione con le integrazioni richieste.

Giuseppe Fasolino (Forza Italia) ha invece chiesto di avere chiarimenti sulle posizioni diverse assunte dal presidente della Commissione Agricoltura Luigi Lotto e dal capogruppo del Pd Pietro Cocco.

E’ quindi nuovamente intervenuto il presidente Ganau: «Le posizioni sono chiare se non c’è accoglimento degli emendamenti orali la risoluzione rimane quella originaria».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato la maggioranza a fare uno sforzo arrivare a una posizione unitaria e scrivere che il prezzo deve aumentare. «Troviamo il modo di dire che troviamo congruo il prezzo di 0,80, ci stiamo avvitando sul tetto. Non vanifichiamo lo sforzo fatto finora. Altrimenti la responsabilità ricadrà su tutti. Non possiamo fissare il prezzo ma dire che l’obiettivo minimo è portare il prezzo a 0,80 centesimi a litro».

Giorgio Oppi (Udc) ha invitato tutti a essere chiari: «Noi diciamo di scrivere 0,80 centesimi, se questo non c’è non votiamo».

Su richiesta della maggioranza il presidente Gianfranco Ganau ha sospeso la seduta per alcuni minuti.

Alla ripresa dei lavori il capogruppo Pietro Cocco (Pd) ha proposto l’inserimento della dicitura degli 80 centesimi di euro quale prezzo minimo del latte nelle premesse della risoluzione.

Il capogruppo Attilio Dedoni (Riformatori sardi) ha dichiarato: «La dicitura degli 80 centesimi di euro inserita nelle premesse della risoluzione non serve ma va inserita negli impegni della Giunta».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, preso atto della contrarietà agli emendamenti orali proposti da Lotto e Pietro Cocco ha posto in votazione la risoluzione nella sua versione originaria. L’Aula con 26 favorevoli, 18 contrari e 3 astenuti ha approvato la risoluzione e il presidente Ganau ha annunciato la convocazione dell’Assemblea per oggi, giovedì 2 febbraio, alle 10.30.

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Sono riprese questa mattina, con la sessione dedicata all’Università e la ricerca, le audizioni della Terza commissione sulla manovra 2017.

Il rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, ha illustrato al parlamentino presieduto da Franco Sabatini (Pd) le principali richieste degli atenei sardi nonché le difficoltà in cui operano le università della Sardegna, penalizzate dall’adozione, a partire dal 2014, del «costo standard unitario di formazione per studente in corso» per la ripartizione di una quota sempre più rilevante del fondo di finanziamento ordinario erogato annualmente da ministero dell’Istruzione. «Gli indicatori – ha spiegato la professoressa – non tengono conto del contesto in cui operiamo e del gap rappresentato dalla insularità ed è proprio sulla necessità di modificare tali parametri che attendiamo risposte dal ministero».

A fronte della riduzione delle risorse statali, così ha affermato la dottoressa Del Zompo, nell’arco dell’ultimo triennio l’università cagliaritana ha registrato nel 2016 un incremento degli immatricolati, un miglioramento nel posizionamento relativo alla didattica e della ricerca e continua ad essere l’ateneo che sforna il maggio numero di laureati provenienti da famiglie in cui entrambi i genitori non hanno la laurea.

«Siamo sulla giusta strada – ha affermato il rettore – e continuiamo a migliorare e a modernizzare la gestione dei corsi di studio con modalità nuove, così da renderli più attrattivi, e proseguiamo inoltre, con convinzione, nell’intensificare i rapporti con i territori e le imprese per rendere maggiormente professionalizzanti i corsi e i master post laurea.»

Il pro rettore dell’Università di Sassari, Luca Deidda, ha ribadito in larga misura le considerazioni svolte dalla professoressa Del Zompo in ordine ai costi standard e alle oggettive quanto peculiari difficoltà degli atenei sardi ed ha confermato l’insostituibilità dell’intervento regionale per garantire il funzionamento delle università di Sassari e Cagliari.  

Le comuni richieste avanzate dai due atenei alla commissione, in vista del varo della manovra 2017, possono, nello specifico, così riassumersi:

• incremento di almeno 3 milioni di euro dei fondi ai valere sulla legge regionale n. 26/96 (stanziamento previsto pari a 22 milioni, cioè 2,6 milioni in meno rispetto allo scorso anno);

• un milione di euro in più per i fondi destinati alla ricerca (stanziamento di 5 milioni, cioè 7 milioni in meno rispetto al 2014);

• ripristino delle somme stanziate nel 2016 per il programma “visiting professor” (incremento di 300mila euro);

• incremento di 2,2 milioni di euro del fondo per edilizia universitaria.

Il rettore Del Zompo e il pro rettore Deidda, rispondendo alle richieste di chiarimento ed ai quesiti posti dai commissari e dal presidente Sabatini, hanno approfondito alcuni temi, in particolare quelli legati alla radiologia (il manager dell’Ats, Fulvio Moirano, in una precedente audizione aveva lamentato l’assenza di una scuola di specializzazione) ribadendo che a Cagliari opera «uno dei più bravi e più giovani docenti di radiologia» e che semmai il problema è rappresentato dalla carenza di tecnici radiologi per effetto del blocco, a suo tempo deciso dal ministero, per le lauree professionalizzanti dei non medici. La professoressa Del Zompo ha inoltre auspicato un incontro con il manager della Asl unica ed ha denunciato «il totale disinteresse per la facoltà di medicina e l’azienda ospedaliera universitaria». «A questo proposito – ha dichiarato il rettore di Cagliari – mancano strategia e visione e se si è deciso che si dovrà definanziare la facoltà di medicina attendo che tale decisione mi venga comunicata».

I consiglieri Attilio Dedoni (Riformatori) e Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi) si sono soffermati invece sui tassi di occupazione e il capogruppo Pds ha posto in evidenza come i corsi di studio svolti nelle due università decentrate di Oristano e Nuoro godano di un maggiore gradimento, rispetto ai tradizionali corsi svolti negli atenei di Sassari e Cagliari.

La professoressa Del Zompo ha quindi affermato come nel confronto tra i dati degli atenei del sud e delle Isole sul tasso di disoccupazione nell’arco del quinquennio, le performance di Cagliari non si discostino dalle medie nazionali ed ha ribadito la necessità di un più stretto rapporto con imprese e istituzioni per migliorare l’offerta formativa dell’università, salutando con soddisfazione i fondi aggiuntivi ottenuti in sede ministeriale per il finanziamento di 23 borse per “dottorati industriali”.

Successivamente la commissione ha ascoltato il commissario del Consorzio universitario di Nuoro, Fabrizio Mureddu che ha ribadito ruolo e importanza delle sedi decentrate di Oristano e Nuoro, evidenziandone l’attrattività, confermata dall’incremento del 30% del numero degli iscritti: «Il tutto nonostante sia in atto la tendenza a ridurre risorse e stanziamenti per i corsi e le sedi decentrate».

La principale richiesta avanzata dal rappresentante del consorzio nuorese consiste nell’auspicata abolizione del fondo unico per le università decentrate. «La ripartizione di tale fondo – ha spiegato Mureddu – avviene alla fine dell’anno ed è compromessa così qualunque programmazione e a ciò si aggiunga che veniamo a conoscenza dei criteri e dei parametri utilizzati per l’assegnazione delle risorse del fondo unico soltanto nel momento in cui la Giunta delibera la ripartizione degli stanziamenti».

La proposta del consorzio universitario di Nuoro è, dunque, che nella legge di stabilità sia assegnato uno specifico capitolo, con la relativa dotazione finanziaria, per il funzionamento delle sedi decentrate degli atenei della Sardegna.

 

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Il Consiglio regionale ha dato il via libera a tre mesi di esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017 ed ha approvato anche il bilancio interno dell’Assemblea.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito molti consiglieri regionali hanno preso la parola sull’ordine dei lavori.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla delicata situazione della Portovesme Srl, società con 1220 dipendenti diretti più l’indotto che si è venuta a trovare in grandi difficoltà, pur essendoci il tempo per intervenire in modo importante. La società, ha ricordato Cocco, «ha chiesto di realizzare un nuovo impianto di smaltimento rifiuti sul quale sono emerse difficoltà tecniche, come è emerso anche stamane in un incontro con sindacati ed azienda». Presenteremo una interrogazione all’assessore dell’Ambiente, ha annunciato Cocco, «sull’iter autorizzativo eccessivamente lungo che metterebbe in pericolo il futuro dell’azienda, una situazione da evitare attivando da subito un confronto serrato con l’assessorato e le sue strutture».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha rilanciato invece la notizia riguardante la recente bocciatura della finanziaria 2016 da parte della corte Costituzionale, osservando che «non è un mero incidente tecnico ma un fatto politico rilevantissimo e gravissimo mai verificatosi nella storia della Sardegna, un fatto sul quale non si possono trovare giustificazioni anche perché le norme erano molto chiare». La Sardegna, ha proseguito, «ha ritirato i propri ricorsi ma non ha avuto la capacità di far ritirare allo Stato i suoi e inoltre, in questa circostanza, la Regione non si è nemmeno costituita, forse perché la Regione ha fatto un falso in bilancio ed ora bisogna assumersene le responsabilità». A questo punto, ha concluso Pittalis, «le dimissioni sono un atto dovuto e le attendiamo stasera perché in queste condizioni non possiamo nemmeno esaminare l’esercizio provvisorio, per cui non parteciperemo alla votazione».

Successivamente, il presidente del Consiglio ha dato la parola all’assessore della Programmazione Raffaele Paci, precisando che lo stesso assessore aveva chiesto in precedenza di rivolgere comunicazioni all’Assemblea in base all’art. 121 del regolamento.

L’assessore Paci, ribadendo la sua richiesta di intervenire in apertura della seduta, ha espresso dispiacere per i toni del consigliere Pittalis «rispetto ad una interlocuzione di poco precedente» ma comunque, ha aggiunto, «prendo atto della richiesta di dimissioni che non ho alcuna intenzione di dare, soprattutto se motivata da argomenti così strumentali». Entrando nel merito della sentenza della Corte Costituzionale, Paci ha ricordato che «il governo ha impugnato a giugno l’art.3 della finanziaria 2016 relativo ad un disavanzo tecnico di 31 milioni inserito per la prima volta dopo l’introduzione del bilancio armonizzato». Su questo argomento, ha detto ancora l’assessore, «c’è stato un confronto tecnico-giuridico al termine del quale è prevalsa una opinione che si è rivelata diversa da quella del ministero dell’Economia e ora della corte Costituzionale ma, in effetti, il problema consiste solo nella corretta collocazione di una posta di bilancio». Con il governo, ha continuato, «c’era l’accordo che avremmo modificato la legge e, quanto all’udienza davanti alla corte, non ci siamo costituiti per evitare danno erariale; poi il governo è andato avanti perché chiedeva una sentenza che è del 23 novembre anche se è stata pubblicata oggi mentre noi abbiamo effettuato la correzione il 5 dicembre». Nei fatti, ha concluso, «non c’è nessun effetto sul bilancio 2016 e sul pluriennale, se poi per assurdo la questione non fosse risolta prendo l’impegno di dimettermi immediatamente».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, riprendendo il tema sollevato dal capogruppo del Pd Pietro Cocco, ha espresso forte preoccupazione «perchè rischiamo ancora una volta, per incapacità degli uffici, di far chiudere una azienda con 1.200 dipendenti per questioni legate alla discarica e soprattutto al nuovo impianto di trattamento rifiuti che darebbe alla stessa azienda con orizzonte di altri 10 anni». Le responsabilità sono tecniche, ha ribadito Rubiu, «ma la politica deve occuparsene e non bisogna perdere nemmeno un giorno perché il 31 dicembre di quest’anno scadranno l’agibilità dell’attuale impianto dei rifiuti e le agevolazioni sui consumi energetici; occorre però che gli uffici rispondano con celerità, anche di certi atteggiamento di rifiuto del dialogo con l’azienda, fermo restando che chiediamo che l’assessore venga in Aula».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha affermato che «l’assessore Paci ostenta troppa serenità mentre il problema è che è stata bocciata la legge nel suo complesso, con una operazione che non si poteva fare in regime di pareggio di bilancio e che, allo stato, mette in dubbio la legittimità a cascata di tutti gli atti collegati alla legge di bilancio». Nessuno, ha sostenuto infine, «può ritenersi al di sopra della legge e la Regione ha il dovere di cautelarsi perché non può rischiare ulteriori contraccolpi negativi in materia finanziaria».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, riprendendo il tema della Portovesme Srl, ha auspicato «una una seria riflessione sul funzionamento della macchina amministrativa di alcuni assessorati della Regione, perché l’unica fabbrica di grandi dimensioni ancora attiva in Sardegna non può entrare in crisi per problematiche incomprensibili ed aggiungersi alle tante aziende in difficoltà». Abbiamo anche il dovere, ha aggiunto Pizzuto, «di evitare ennesimi allarmi sui territori, senza dimenticare che quello della Portovesme è un problema del Sulcis ma riguarda per molti aspetti tutta la Sardegna».

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n. 392 (Giunta regionale) – “Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio della Regione per l’anno 2017”.

Il presidente Ganau ha dato la parola al relatore di maggioranza Franco Sabatini, del Pd, che si è rimesso alla relazione allegata.

Anche il relatore di minoranza Christian Solinas, sardista, ha rinviato al testo depositato, osservando però che «due mesi di esercizio provvisorio sono troppo pochi rispetto ai tempi che abbiamo di fronte e ne servono almeno tre; inoltre sarebbe opportuno agganciare gli stanziamenti all’esercizio corrente».

Aprendo la discussione generale il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha puntualizzato che «la scelta della Giunta appare in contraddizione con i principi del bilancio armonizzato, una situazione grave anche perché il Consiglio ha ricevuto solo oggi i dati completi relativi al bilancio e, di fatto, stiamo avviando l’esercizio 2017 al buio». Ma basta uno sguardo al riepilogo generale, secondo Locci, «per vedere una situazione disastrosa perché abbiamo 7,5 miliardi rispetto ai 10 che dovremmo avere e siamo ben al di sotto dei parametri corretti». Posso capire la fretta, ha aggiunto Locci, «ma certi errori che espongono la Regione a gravi rischi nella sua programmazione per il 2017 che ha comunque un 80% di spesa rigida e, forse, fra due mesi ci troveremo con una finanziaria totalmente diversa».

Ancora per Forza Italia il consigliere Oscar Cherchi ha parlato di un esercizio provvisorio che «ha un evidente vizio di forma che si cerca di far passare in secondo piano rispetto alla gravità politica dell’annullamento della finanziaria 2016, cosa che la prima volta ma capita ad una Giunta di centro sinistra e ad un assessore – professore esperto in materia». Non si può approvare un esercizio provvisorio, secondo Cherchi, «riguardante una finanziaria che non c’è e non può essere sostituita, come sostiene la maggioranza, dall’assestamento di bilancio approvato recentemente; Paci deve riconoscere l’errore per il bene di tutti sardi e tornare all’insegnamento universitario».

Sempre per Forza Italia il vice capogruppo Alessandra Zedda ha ricordato che «l’opposizione aveva sollevato questi problemi chiedendo un altro anno di transizione e rinviando l’introduzione del bilancio armonizzato; ora è necessario fermarsi per ragionare e capire se l’esercizio provvisorio che viene proposto ha effettive basi contabili e forse c’è bisogno di una nuova manovra aggiuntiva perché non è detto che l’assestamento abbia sanato i rilievi della corte Costituzionale». I sardi, ha concluso, «hanno diritto ad avere certezze sui conti della Regione».

L’altro vice capogruppo Marco Tedde, rivolto all’assessore, ha detto che «l’opposizione non deve fare inchini alla Giunta ma fare controproposte e mettere in evidenza una visione diversa dei problemi della Sardegna» e, affrontando il tema dell’esercizio provvisorio 2017, ha lamentato che «in concreto non ha dati di riferimento tranne quelli depositati solo stamattina peraltro molto parziali, e del resto non potrebbe essere altrimenti perché non abbiamo nemmeno il bilancio del 2016, dato che Paci erroneamente minimizza». Se se non vuole dare le dimissioni rimanga pure, ha proseguito Tedde riferendosi ad una fase precedente del dibattito, «fatto sta che l’esercizio provvisorio di due mesi è il solito annuncio in un momento economico drammatico in cui la Regione registra tutti gli indicatori negativi, che si somma ad un momento politico in cui l’esecutivo è zoppo e la maggioranza è ogni giorno alla ricerca di se stessa, prigioniera di continue risse e contraddizioni interne».

Il consigliere Franco Sabatini (Pd) ha chiarito che «la commissione ha operato in presenza di una richiesta di esercizio provvisorio secondo la prassi corrente con uno schema di bilancio e non col testo integrale». Contrariamente a quanto sostenuto dalla minoranza, ha aggiunto, «non bisogna fermarsi nè rallentare ma anzi correre ed approvare la nuova finanziaria anche se ritengo che si possa andare oltre i due mesi indicati dal provvedimento; su questo siamo disponibili ad una modifica».

Dopo l’on. Sabatini ha preso la parola l’on.Attilio Dedoni (Riformatori), che ha detto: «Già lo scorso anno proposi alla Giunta di allungare i termini dell’esercizio provvisorio eppure la proposta non fu accettata ma ugualmente l’autorizzazione fu richiesta al Consiglio di mese in mese. Credo che sia intelligente arrivare a tre mesi». L’oratore ha aggiunto: «Sarebbe opportuno chiedersi con umiltà ogni giorno se quanto fatto è stato fatto bene. L’arroganza non aiuta e non porta soluzioni intelligenti. Altro che pazzie del centrodestra, altro che governo amico: se prima non c’era nell’agone politico qualche populista di certo lo troveremo presto sulla strada».

Per l’on. Rubiu (Udc) «la Consulta ha censurato il Bilancio 2016 e  ora quel bilancio dovrà essere riapprovato, con tutte le conseguenze del caso. I professori hanno fallito e sono stati cassati proprio nell’economia, nella loro materia. I professori hanno dimostrato di essere principianti allo sbaraglio e i sardi vi ringrazieranno, per tutti i risultati che avete ottenuto. A cominciare dai trasporti. Assessore Paci, si dimetta».

Per il Pd ha preso la parola il capogruppo, on. Cocco: «L’assessore Paci ha riconosciuto che dietro questa bocciatura c’è un errore tecnico, anche banale. Capisco il ruolo dell’opposizione ma da qui a insistere sulla richiesta di dimissioni per questo francamente è ridicolo. L’errore è già stato corretto e sanato, l’assessore lo ha già detto».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, ha preso la parola per dire: «Ci sono mille ragioni, non solo questa di oggi, per chiedere le dimissioni dell’assessore Paci. Tutti gli indicatori economici indicano un fallimento di questa giunta. Di cosa si lamenta una maggioranza come la vostra, divisa su tutto? Ve ne dovete tornare a casa e oggi abbiamo con la sentenza della Corte Costituzionale la certificazione del vostro fallimento. Dov’è la vostra etica se siete i primi a dire che oggi un assessore e domani un altro non lavorano bene? Quando questa legislatura è partita avete promesso una nuova fase, di rispetto dei termini. Dov’è il cambiamento annunciato? Dove sono le vostre grandi rivoluzioni? Avete fallito su tutto, denunceremo anche l’ambiguità di quanti dicono di essere usciti dalla maggioranza e poi votano con la maggioranza».

Rivolto al presidente Ganau, l’oratore ha detto: «Non è solo la legge elettorale che ha necessità di essere accelerata, ma non va accelerata per creare situazioni di comodo a qualcuno. Se lo scordino quelli che stanno pensando a scorciatoie. E se l’urgenza è tale, siete già pronti ad andare a casa? Bene, noi ci stiamo ma mandiamo a casa questa giunta. Intanto non voteremo la vostra richiesta di esercizio provvisorio: la responsabilità è tutta vostra».

Per la Giunta ha preso la parola il vicepresidente, l’assessore Paci, che ha detto: «Ribadisco in quest’aula e fuori che la manovra 2016 è pienamente legittima e ribadisco che se dovesse essere bocciata in sede di parifica mi dimetterò immediatamente. La manovra 2016 non è stata dichiarata illegittima: al punto 6) la sentenza dice che l’illegittimità deve estendersi in via consequenziale all’intera legge nelle parti in cui la manovra finanziaria applica il disavanzo tecnico. Non in tutta la legge: solo in quelle parti. Ho già detto che riconosco l’errore in quella posta tecnica e lo ho già corretto: i fatti lo dimostreranno e il bilancio consuntivo della Regione sarà tranquillamente parificato».

Sul bilancio provvisorio, l’on. Paci ha detto: «Non ho difficoltà a prevedere tre mesi di esercizio provvisorio, sapendo che non siamo i primi ad andare in esercizio provvisorio e sapendo anche che non useremo tutti i tre mesi».

Il presidente del Consiglio ha messo in votazione il passaggio agli articoli e successivamente gli articoli sono stati approvati, a cominciare dall’articolo 1 con l’emendamento orale del vicepresidente Paci che prevede tre mesi di esercizio provvisorio. Approvato anche l’articolo 2 e la legge nel suo complesso.

Anche l’esercizio provvisorio del Consiglio regionale è stato approvato con proroga sino al 31 marzo 2017. Anche per questa votazione, come per l’esercizio provvisorio del bilancio della Regione, l’on. Pittalis ha annunciato “il non voto per ragioni politiche da parte dell’intera opposizione”.

Il capogruppo del Pd ha chiesto all’opposizione il perché di questa scelta e l’on. Pittalis ha risposto: «Non sono tenuto a darle spiegazioni ma ci sarà un momento in cui ne parleremo in quest’Aula, soprattutto il questore dell’opposizione».

L’on. Luca Pizzuto ha voluto ricordare Modesto Melis, “uomo del mio territorio, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, che ha dedicato i suoi anni a ricordare gli orrori dell’Olocausto”. L’on. Pizzuto ha chiesto al presidente del Consiglio di valutare se organizzare nell’atrio del Consiglio regionale una mostra “in occasione della giornata della Shoa del 27 gennaio prossimo”.

A seguire l’on. Satta (Upc), ha illustrato la sua mozione 260 (a firma Satta, Ledda e più) sul prezzo del latte. «Spiace parlare di questo problema con tre mesi di ritardo, visto che parliamo di un comparto che vale 40 mila addetti soprattutto concentrati nelle zone interne per le quali si dice che si vuol fare qualcosa, e non da oggi. Il valore del latte oggi è intorno a mezzo euro, praticamente dimezzato. Anche il prezzo della carne è nettamente calato.  Oggi non abbiamo nemmeno la certezza sull’ente erogatore dei contributi, sui finanziamenti dei bandi del Psr. Chiare sono anche le responsabilità dell’assessore sui mancati controlli: 280 mila quintali di pecorino romano erano stivate nei magazzini al 30 settembre, per effetto della mancata programmazione: un aumento del 40 per cento rispetto allo scorso anno. Noi favoriamo chi produce pecorino romano anche se il fabbisogno di pecorino romano è sempre lo stesso».

L’oratore ha chiesto all’assessore Paci di affrontare i problemi del comparto, a cominciare dai rapporti tra il mondo agricolo e la Sfirs per quanto riguarda il tema del credito. «E’ necessario arginare il fenomeno momentaneo, per evitare si svendere il prodotto invenduto. Fenomeno che sta già accadendo. E poi con il nuovo assessore all’Agricoltura sarà necessario limitare le produzioni del latte, anche fissando delle quote. Non è accettabile che in due anni la produzione del latte sia raddoppiata, perché questo è accaduto?».

Anche l’on. Ledda (La Base) ha presentato la sua interpellanza (264/A): «In questo momento si parla della situazione catastrofica del latte ovino. Da tempo La Base propone il patto del latte per salvare il comparto e già quattro anni fa il Consiglio approvò l’ordine del giorno a firma Arbau che prevedeva la costituzione di un’organizzazione interprofessionale sul settore lattiero caseario. Oggi ripresentiamo la proposta di un prezzo politico, non inferiore agli 80 centesimi al litro e l’acquisto delle scorte di pecorino romano, come misura immediata per fronteggiare il problema. Cominciando dalle coop più in difficoltà».

Oscar Cherchi (Fi): «Si è ricaduti nella trappola del prezzo del latte e le aziende agricole non riescono ad ottenere una giusta remunerazione per la produzione del latte». L’esponente della minoranza ha proseguito il suo intervento ricordando le iniziative poste in essere nella passata legislatura per sostenere il comparto e garantire equilibrio all’intero sistema. «Chiediamo alla Giunta – ha concluso il consigliere di Forza Italia – azioni adeguate a sostenere il comparto lattiero caseario della Sardegna».

Il presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini ((Pd) ha sottolineato la complessità del tema ed ha ricordato le azioni positive poste in essere dall’attuale Giunta, ad iniziare dall’istituzione dell’organismo interprofessionale e dai cosiddetti “pecorino bond”. Ma l’esponente della maggioranza ha posto l’accento soprattutto sui mancati impegni del ministro dell’Agricoltura per ciò che attiene in particolare il contributo per la macellazione delle pecore con età superiore ai 4 anni e la mancata firma del decreto attuativo per certificare le acquisizioni del latte. A giudizio di Sabatini serve la riattivazione del tavolo nazionale della filiera dell’ovicaprino ed è urgente la pubblicazione del bando per consentire ad Argea l’acquisto del pecorino prodotto in eccesso. «Il Consiglio resti al fianco dei pastori – ha concluso Franco Sabatini – perché quando il latte è pagato a 60 centesimi significa mettere alla fame i nostri pastori ed è per questa ragione che serve intervento straordinario».

Piermario Manca (Pds) ha lamentato il ritardo nella discussione della mozione Satta e più ed ha affermato che la discussione in Consiglio arriva quando ormai si è in piena emergenza. «La crisi non investe solo il latte – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – ma anche le pelli, l’agnello e la lana».  Manca ha spiegato che lo scontro tra allevatori e trasformatori sul prezzo del latte arriva perché si è passati da 240mila quintali di produzione ai 390mila quintali del 2016 con conseguente crollo dei prezzi e surplus nelle scorte di “Romano” di circa 200mila quintali. A Giudizio del consigliere Pds serve “contingentare l’offerta” e attivare una serie di misure, tra queste: una nuova legge per introdurre il credito agevolato e la ristrutturazione debito; consentire ad Ismea l’acquisto del pecorino,; procedere con la semplificazione burocratica degli uffici regionali; più impegno contro i “falsi” nelle produzioni, nonché un organismo super partes che fornisca dati oggettivi sulla produzione e infine abbattere i costi produzione favorendo il riordino e accorpamento fondiario.

Mario Tendas (Pd) ha ricordati dati e cifre del comparto ovino sardo per evidenziarne la rilevanza ed ha affermato che i problemi del settore sono ciclici e mai di facile risoluzione. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato il dibattito in Aula del 2013 ed ha affermato che serve ripartire dalla recente istituzione dell’organismo interprofessionale anche “per avviare un’attività più appropriata e per avere dati oggettivi sulle produzioni”.

Il consigliere di Fi, Oscar Cherchi ha letto interi spezzoni degli interventi in Aula nel dibattito del 5 giugno 2013 sulla crisi del lattiero caseario ed ha ribadito gli interventi posti in essere dalla precedente amministrazione “per la normalizzazione del sistema con giusta remunerazione alle parti (trasformatori e allevatori)”. «Oggi – ha proseguito l’esponente della minoranza – in Consiglio regionale si torna sull’argomento perché dopo anni di promesse del centrosinistra si sono fatti soltanto passi indietro».

Il presidente della commissione Agricoltura, Luigi Lotto (Pd), ha affermato che il tema affrontato in Consiglio è il più importante del settore agricolo sardo e che nel futuro serve non soltanto l’intervento della Regione. «Perché – ha spiegato l’esponente della maggioranza – i principali attori del sistema sono i trasformatori e produttori ed è tempo che questo settore cresca ed i suoi protagonisti imparino ad  autogovernare il sistema».

Lotto ha escluso che il prezzo del latte nell’ultimo decennio possa esser stato condizionato dagli interventi posti in essere dalla Giunta regionale ed ha riconosciuto l’urgenza di un intervento «perché oggi dobbiamo aiutare il comparto a non soccombere».

Il consigliere democratico ha quindi riaffermato l’urgenza che si favorisca il dialogo tra industriali e mondo delle cooperative («dobbiamo convincere gli attori del comparto a litigare un po’ di meno e a creare una classe dirigente che governi davvero il settore»).

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato la profonda crisi che affligge la Sardegna ed ha affermato che l’unico comparto che garantiva la “sopravvivenza” era l’agro pastorizia: «Ma con 55 centesimi di euro al litro,  il prezzo del latte copre forse solo la metà del costo di produzione». «Gli agnelli – ha proseguito l’esponente della minoranza – sono stati pagati a 3.5 euro al chilo e oggi sono a 2.5 euro al chilo». «In queste condizioni – ha spiegato Dedoni – non c’è un futuro per gli allevatori sardi, però poi diciamo all’Unesco che la pastoralità in Sardegna è un patrimonio da tutelare». Il consigliere dei Riformatori ha concluso denunciando lo scarso controllo politico sulle vessazioni in danno dei pastori praticate dagli enti e dalle agenzie agricole.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu , ha ricordato la valenza economico, sociale e culturale, del comparto lattiero caseario in Sardegna.

L’esponente della minoranza ha definito in “malafede” il mondo dei trasformatori ed ha dichiarato: « L’oro bianco della Sardegna non può essere venduto a 50 centesimi al litro».

A giudizio di Rubiu la soluzione ai problemi del comparto passano per la diversificazione delle produzioni, la realizzazione dei centri di refrigerazione, l’aggregazione dei produttori; l’istituzione del fondo mutualistico, il ripristino del prestito di conduzione e la pubblicazione del bando per gli indigenti.

Il consigliere della Base, Gaetano Ledda (Misto) ha invitato Giunta a Consiglio a concentrarsi sulla situazione attuale: «Per il futuro non esiste il problema, da quest’anno la produzione del latte è diminuita, serve affrontare il presente perché il prezzo del latte è a 50 centesimi al litro e comporta la distruzione delle aziende dell’allevamento e la fine dei pastori in Sardegna».  A giudizio dell’esponente della maggioranza serve che la Regione proceda con “l’ammasso,  per svuotare i magazzini delle cooperative dove sono stoccati circa 100mila quintali di pecorino romano prodotto in eccesso”.

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha sottolineato la riproposizione ciclica del problema ed ha ricordato le manifestazioni di protesta del 2012 dei pastori sardi.

L’esponente della maggioranza ha quindi dichiarato di condividere e sottoscrivere la mozione Satta e più ed ha espresso sostengo per la soluzione dell’ammasso avanzata dal consigliere Ledda per l’acquisizione della produzione in eccesso del pecorino romano.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che nel 2015 lo Stato ha previsto interventi di sostegno per produzioni di formaggi dop italiani dai quali è stato però escluso il pecorino romano. «Anche il pecorino romano è un prodotto di qualità e il suo Consorzio di tutela è riconosciuto dal Mise – ha detto Congiu – non  può passare sotto silenzio in quest’aula il fatto che tra Lazio e Sardegna si sta consumando una guerra fratricida. Nel Lazio tutte le istituzioni sono intervenute per chiedere il riconoscimento di un prodotto come il cacio romano, similare al nostro pecorino. C’è un’aggressione scientifica nei confronti del pecorino sardo. La Regione deve sostenere chi tutela i presidi di qualità».

Sull’ordine dei lavori è intervenuto il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni che ha chiesto una breve sospensione della seduta per redigere un documento unitario da far votare all’Aula.

Il presidente della Commissione “Attività Produttive” Luigi Lotto ha invece proposto di votare la mozione apponendo la firma di tutti i gruppi con l’impegno di convocare a breve il parlamentino da lui presieduto per approfondire il tema e individuare le soluzioni più idonee.

Soluzioni concrete ha invece invocato il consigliere del Pds Piermario Manca come la revisione del PSR e la costituzione entro il 2017 dell’organismo pagatore.

Il presidente della Commissione Bilancio Franco Sabatini ha invitato i colleghi a non dividersi sul tema in discussione: «C’è la necessità di approfondire. Meglio approvare la mozione e poi convocare immediatamente la Commissione per individuare le priorità di interventi. La situazione nelle campagne è gravissima e merita una risposta seria».

Ha quindi preso la parola l’assessore Raffaele Paci che ha mostrato soddisfazione per l’andamento del dibattito in aula. «Il tema non ha colori politici – ha sottolineato Paci – il prezzo del latte oscilla da anni, nessuno può ascriversi il merito quando questo sale, così come non è colpa di nessuno quando il prezzo cala. Il tema è così complesso che non si può risolvere con una mozione o un ordine del giorno, il problema è strutturale: il Consorzio di tutela non riesce a controllare le quantità e il prezzo del latte. Oggi abbiamo l’opportunità dell’organismo interprofessionale costituito il 22 dicembre. Ci sono stati mesi di duro lavoro per arrivare a questo risultato. Non si può governare il settore se non si hanno i dati: ognuno racconta ciò che crede. Come si fa a gestire la nostra filiera più importante senza un organismo indipendente che certifica i dati, senza l’obbligo di certificare il prodotto conferito? Questo è l’abc del sistema sul quale la Regione può dare il suo contributo».

Paci si è detto convinto che la Regione non possa decidere il prezzo del latte ma che possa invece svolgere un ruolo importante nella determinazione degli incentivi. L’assessore ha quindi indicato possibile soluzioni di lungo e breve periodo.

Per quanto riguarda gli interventi di programmazione, Paci ha rimarcato l’esigenza di diversificare la produzione (“non si può pensare di vivere di solo pecorino romano”), e di pensare ad altri tipi di trasformazione del prodotto che possono servire a calmierare il mercato (latte in polvere, formaggio da grattugia e vendita del latte crudo).  Altra soluzione nel lungo periodo potrebbe essere quella dei consorzi di secondo livello: «Impensabile avere ancora cooperative soggette al ricatto dei mercati».

Sul breve periodo, Paci si è detto d’accordo a interventi come il pecorino bond e il pegno rotativo. «Su questo fronte è stato fatto un gran lavoro in questi mesi. Il pegno rotativo consentirebbe ai produttori di accedere al credito bancario dando in garanzia l’invenduto. Domani mattina faremo una riunione con tutti gli operatori per definire il protocollo».

Paci ha parlato poi della necessità di ottenere dal Governo l’inserimento del pecorino romano nell’elenco dei prodotti da ritirare per il sostegno agli indigenti e di puntare a un diverso utilizzo degli strumenti del Psr: «No all’assistenzialismo e a interventi che si possono ripercuotere contro gli stessi produttori – ha detto l’assessore – meglio incentivi per gli operatori della filiera che aderiscono alle regole date dall’organismo interprofessionale. Occorre infine convincere gli operatori che si deve cooperare. Può essere fatto solo se ci sono numeri certificati su cui ragionare e un’autorità garante. Non è possibile che il cerino rimanga sempre in mano ai soli produttori».

Il presentatore della mozione Giovanni Satta si è detto d’accordo con la proposta di discutere l’argomento in Commissione anziché approvare frettolosamente un ordine del giorno. «Serve un impegno di tutti per individuare strumenti in grado di dare risposte immediate».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del gruppo Misto Gaetano Ledda: «Il problema oggi è che il latte viene pagato 50 centesimi al litro, serve una soluzione immediata».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato la propria delusione per le risposte della Giunta: «Il settore agropastorale è in ginocchio, cosa si sta facendo? Cosa si è iniziato a fare? Abbiamo dovuto attendere che venisse in Sardegna Flavio Briatore, la politica è assente – ha detto l’esponente della minoranza – va bene tornare in Commissione ma solo a condizione che si elabori un documento da sottoporre all’attenzione del Consiglio. Il settore è strategico e necessità di un dibatto serio».

Duro l’intervento del consigliere del Pds Piermario Manca che ha chiesto all’assessore Paci di indicare soluzioni concrete: «Le risposte sono troppo generiche, dalla mia Giunta mi aspetto proposte serie. Questa mozione è stata presentata alcuni mesi fa, ormai le pecore sono scappate. Per venire incontro al settore servono misure concrete come la continuità territoriale delle merci, la revisione del Psr e la costituzione di un organismo pagatore».

Anche per Gianluigi Rubiu (Udc) l’argomento non può essere liquidato con il voto di una  mozione. «Si lasci aperta la discussione – ha proposto Rubiu – servono misure come il prestito di conduzione che è di competenza della Regione. Sull’organismo pagatore non abbiamo fatto nulla. Siamo l’unica regione d’Italia che non ha l’organismo, mentre il PSR non è ancora partito. La Giunta è allo sbando così come è allo sbando il settore agricolo. Ancora non avete sostituito l’assessore dimissionario».

Attilio Dedoni (Riformatori) rivolgendosi alla Giunta ha detto: «Pensate che chi vive di pastorizia possa stare tranquillo con il latte pagato a 50 centesimi? Ecco perché serve un ordine del giorno unitario che dia l’idea di una politica unita. Sono d’accordo che si vada in commissione, ma entro da 15 giorni si porti in aula una proposta concreta».

D’accordo per riportare la discussione in Commissione anche Fabrizio Anedda (Misto). « I piccoli produttori non riescono ad andare avanti, i caseifici sono in crisi, aziende nazionali usano i caseifici sardi come logistica per vendere i loro prodotti. C’è una responsabilità degli enti regionali. Continuare con i contributi a pioggia non serve – ha sottolineato Anedda – bisogna aiutare i pastori a fare impresa e stare sul mercato.

E’ poi intervenuto Luigi Lotto (Pd) che  ha detto che bisogna chiudere la seduta in maniera condivisa. Credo – ha aggiunto – che si deve approvare la mozione 260 con un punto in più che impegni  la commissione ad esaminare la questione e portare nuovamente, entro 15 giorni, l’argomento davanti al Consiglio.

Gaetano Ledda (gruppo Misto)  ha detto di essere d’accordo su questa soluzione.

Luigi Crisponi (Riformatori) ha chiesto che in commissione, però , ci sia sempre la presenza di un esponente della giunta. 

Anche per l’assessore Paci  questa soluzione va bene perché  è  l’unica idonea a mettere in un documento la ricchezza del dibattito di oggi.  Dopo qualche minuto di sospensione il capogruppo di Forza Italia Pietro  Pittalis ha ribadito che  la proposta è quella di sospendere la votazione e  di portare l’argomento davanti alla  commissione competente perché venga studiata e vengano fatte le audizioni. L’obiettivo è quello di redigere   un documento che dovrà tornare all’esame del Consiglio entro 15 giorni. 

Su questa soluzione sono  d’accordo anche il presidente della Quarta commissione Luigi Lotto (Pd), Daniele Cocco (Sel) che ha raccomandato tempi strettissimi e Giovanni Satta, primo firmatario della mozione. Il presidente Ganau ha messo in votazione la proposta di sospensione della mozione che è stata approvata.Il Consiglio è stato riconvocato a domicilio.

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Il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge n. 389 “Modifica della legge regionale 30 novembre 2016, n. 30, per lo svolgimento temporaneo delle attività di cui alla convenzione Ras-Ati Ifras nelle more della procedura di scelta dell’aggiudicatario del nuovo Piano per i lavoratori del Parco Geominerario storico e ambientale della Sardegna” con 29 voti favorevoli e 19 contrari.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il Consiglio regionale ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno.

Intervenendo sull’ordine dei lavori, il consigliere del Pd Franco Sabatini ha sollecitato la Giunta a riferire al Consiglio, al termine della seduta, sulla grave situazione del su sistema agro pastorale sardo perché, ha spiegato, «tutte le misure del Psr sono bloccate da Agea, forse a causa di problemi con la Banca d’Italia».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis si è detto d’accordo con Sabatini ed ha chiesto, inoltre, di cambiare l’ordine del giorno mettendo al primo punto la vicenda dei lavoratori del Parco Geominerario, «anche perché i lavoratori sono qui e su questo tema c’è la sensibilità di tutti i gruppi e della stessa Giunta».

Il capogruppo dell’Udc Sardegna Gianluigi Rubiu, dopo aver chiesto di aggiungere la sua firma alla proposta di legge sul superamento del precariato nel sistema Regione, ha condiviso in parte le argomentazioni di Sabatini osservando però che «ci sono responsabilità dirette dell’assessorato, la Banca d’Italia non c’entra niente e le responsabilità sono tutte della Regione».

Il consigliere Eugenio Lai, di Sel, ha ricordato che «molti piccoli Comuni, in questi giorni, piccoli ricevono da Poste italiane la comunicazione di un taglio dei servizi a partire da febbraio, quando dovrebbe entrare in vigore un non meglio precisato nuovo modello di recapito che prevede la consegna della corrispondenza solo per pochi giorni alla settimana». «Occorre fermare la fuga dello Stato dai piccoli Comuni – ha lamentato Eugenio Lai – e occorre un intervento immediato della Giunta, fermo restando che come gruppo di Sel presenteremo al più presto un ordine del giorno».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha annunciato il parere favorevole del suo gruppo, a discutere immediatamente il problema dei lavoratori del parco geo-minerario, come concordato dai capi gruppo.

Riprendendo la questione del comparto agricolo sollevata dal consigliere Franco Sabatini, il consigliere Piermario Manca (Pds) ha sostenuto che «i problemi con Bankitalia ci sono perché sono state chiuse tutte le operazioni il 12 dicembre scorso, per questo serve la riapertura di termini come è stato fatto altre volte, per sbloccare i pagamenti».

Sottoposta al voto del Consiglio, è stata approvata la proposta di inversione dell’ordine del giorno a favore della proposta di legge 384/A – Cocco Pietro e più – “Disposizioni per la prosecuzione delle attività previste dalla convenzione relativa alla gestione del progetto denominato Parco geo-minerario e modifiche alla alle regionale 5/2016 (Legge di stabilità 2016)”, col parere favorevole dei capigruppo in base all’art. 102 del Regolamento.

Illustrando il provvedimento, il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato in apertura che «il 30 novembre Consiglio ha approvato una legge che prevede la proroga un anno per una convenzione avviata dal 2001, mentre ora è emerso che questa soluzione non è giuridicamente praticabile anche se dal nostro punto di vista è legittima, sulla base di sono pareri diversi degli uffici dell’assessorato del Lavoro che hanno emanato un provvedimento di diniego formale per un contrasto con le norme nazionali su appalti». «Insomma – ha sostenuto Cocco – siamo davanti ad una situazione complicata che intendiamo risolvere assumendoci qualche responsabilità, e cioè affidare la prosecuzione del progetto non all’Ati ma ad Igea, società in house della Regione, rilevata da condizione drammatica e messa ora in condizione di fare assunzioni con una missione coerente; in concreto, si dovrà fare prima la profilazione dei dipendenti a cura dell’Aspal anche tenendo conto dei territori, mentre per i lavoratori è previsto l’accesso al trattamento Aspi per due mesi e poi il trasferimento ad Igea a tempo determinato fino al nuovo affidamento». «La ritengo una proposta ragionevole ed importante – ha concluso Cocco – che va incontro ai lavoratori».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto all’assessore del Lavoro di avere copia della nota del direttore generale relativa al diniego della proroga.

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha sottolineato che «l’appassionato intervento di Cocco è l’unico atto di cui dispone il Consiglio su questa vicenda, nonostante a novembre sia stata votata all’unanimità una legge perché non volevamo che ci fosse interruzione lavoro nemmeno per un giorno». «Ora la maggioranza ha cambiato idea – ha protestato Tunis – e vorremmo ragionare senza preclusioni perché, di fatto, con questa proposta i lavoratori entrano nell’area degli ammortizzatori sociali e non si capisce qual è l’atto di indirizzo della Giunta al quale il direttore generale si sia opposto con un diniego». «Non legiferiamo in modo pasticciato – ha invitato il consigliere – se la Giunta non vuole fare questa operazione se ne assuma la responsabilità, noi riteniamo invece che ci siano ulteriori possibilità della legge anche per il Consiglio e piuttosto dobbiamo riflettere su questi punti; resto è la stessa soluzione che si è seguita per definire la questione di Csl e Cesil».

Sempre per Forza Italia il consigliere Ignazio Locci ha affermato che «il richiamo alla 31 fatto da Cocco non fa capire se la norma si applica agli atti amministrativi o se si estende alla disapplicazione di una legge regionale; io non credo, forse è stato fatto un errore non prevedendo che la Giunta desse applicazione alla legge con una direttiva di attuazione e con un ordine di servizio e comunque sono atti che doveva compiere l’esecutivo, che forse avrebbero semplificato l’azione del direttore generale, salvo violazioni di carattere formale che per me non ci sono». «La realtà – ha aggiunto Ignazio Locci – è che i lavoratori non hanno avuto le tredicesime e gli stipendi di dicembre, tecnicamente sono in ferie da domani e senza lavoro con l’Aspi dal primo gennaio; per il resto è tutto rimandato a tempistiche imprecisate, a determinazioni future di società in house, a procedure concorsuali e piani industriali approvato dalla Giunta che non ci sono, a voler tacere del fatto che questi lavoratori vengono da storie industriali fallimentari». «Evitiamo di perdere tempo – ha concluso Tunis – e correggiamo la norma impegnando il governo regionale a fare ciò che deve».

Ancora per Forza Italia, la consigliera Alessandra Zedda ha ribadito le perplessità sulla proposta in esame, perché «i lavoratori passano dal lavoro ad una situazione di politiche passive ed al licenziamento e poi, se c’erano tutte queste perplessità degli uffici non avremmo potuto approvare una legge il 30 novembre scorso con consenso unanime e, rispetto alla proroga, avremmo anche potuto scegliere un percorso alternativo anche perché sapevamo dall’inizio dell’anno che la convenzione sarebbe scaduta il 31 dicembre». Ora, secondo Alessandra Zedda, «non possiamo proporre di mandare in disoccupazione chi non ha salario, dimenticando oltretutto che il cammino con le società in house non sarà facile, sarebbe invece preferibile trasferirli subito in Igea attivando la proroga perché non si può continuare a sprecare tempo ed occorrono soluzioni immediate».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha messo l’accento sul fatto che «deve restare chiaro che noi siamo favorevoli alla discussione di questa legge pur avendo molte perplessità soprattutto per il destino dei lavoratori ma, al di là delle cose amministrative, valgono le certezze politiche ed è una certezza che la Giunta ha sprecato un anno senza trovare soluzioni a questa vicenda pur avendo ben presenti le scadenze che aveva di fronte». «Il sistema del Geoparco – ha detto ancora Attilio Dedoni – va rivisto in senso globale ma ci vuole quella forte capacità di governo che è mancata e ci sono responsabilità politiche che non possono essere aggirate; non so se l’assessore fosse o non fosse favorevole alla legge votata dal Consiglio il 30 novembre, se era contrario si è determinato un corto circuito gravissimo con la maggioranza». «Non riusciamo nemmeno ad applicare una nostra legge – ha protestato Attilio Dedoni – dobbiamo agire con coscienza ed andare avanti».

Il consigliere sardista Angelo Carta ma messo l’accento su un dibattito che va focalizzato sulla necessità di «dare certezze maggiori rispetto alla proposta arrivata oggi in Aula, perché il disagio del direttore generale lo conoscevano tutti da molti mesi e già la costituzione della commissione di inchiesta, nel maggio scorso, nasceva dalla necessità di superare una complicatissima situazione di stallo poi confermata da legge di novembre ma, allora, perché non abbiamo fatto subito il bando nonostante i tre anni di tempo?» «Adesso – ha riepilogato Angelo Carta – siamo davanti ad bivio, trovare una soluzione o arrendersi alla disoccupazione ma il problema è che non possiamo dare garanzie per l’assunzione in Igea, anche perché qualcuno resterebbe comunque fuori; ora assessore e Giunta hanno il dovere di trovare soluzioni, superando quella superficialità e quella leggerezza che hanno spinto anche il Consiglio a mentire ai lavoratori».

Il consigliere di Sel Luca Pizzuto, citando Gramsci che diceva che «il mondo è grande e terribile» ha riconosciuto che «tutto è complicato, le opinioni sono tutte legittime ma ritengo sia inaccettabile l’aggressione nei confronti di chi cerca di risolvere il problema e per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà al capogruppo del Pd Pietro Cocco impegnato da mesi nella ricerca di soluzioni e che alla fine appare cornuto e mazziato». «Sarà ora l’esecutivo – ha aggiunto Luca Pizzuto – a dire cosa bisogna fare, certo non c’è tempo da perdere per evitare che i lavoratori entrino in periodo di disoccupazione, capisco il gioco delle parti ma il problema riguarda la legislazione regionale, nazionale ed europea, per cui non ci si può non assumere la responsabilità di dare certezze ai lavoratori». «Se ci sono altre proposte le ascoltiamo – ha concluso Luca Pizzuto – purché siano praticabili, cerchiamo piuttosto una strada unitaria in grado di assicurare continuità di impiego ai lavoratori».

Dopo l’on. Luca Pizzuto ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), che ha detto: «Noi siamo per la difesa e il rispetto dei lavoratori, già maltrattati perché provenienti da aziende decotte del territorio. Da tempo conosciamo la data del 31 dicembre e c’era un anno per affrontare questi problemi. I lavoratori sono stati illusi per un anno, lasciando intendere che ci sarebbe stata una via d’uscita. Mentre questa proposta di legge, disoccupazione per due mesi, è gravissima. L’unica cosa da fare sarebbe stata la proroga di 12 mesi della convenzione, per avere tutto il tempo di predisporre la gara, che ha bisogno di sei mesi di pubblicazione. Certo, che anche due mesi di cassa integrazione sono utili ma noi siamo chiamati a un gesto più importante e sciogliere ogni dubbio procedendo verso la gara, come il Consiglio regionale ha già deciso. Decisione che poi il direttore generale ha disatteso. Ecco, la Regione deve dimostrare di contare davvero qualcosa, non è pensabile che le nostre decisioni siano nelle mani dei dirigenti. Che poi decidono se applicare o meno i nostri provvedimenti». 

L’esponente dell’Udc ha proseguito: «C’è forse interesse da parte di qualcuno a sopprimere l’Ati Ifras? Che cosa ci impedisce di stabilizzare in Igea i lavoratori dell’Ifras?».

Sempre dall’opposizione ha preso la parola l’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, che ha detto: «Cari colleghi di maggioranza, state pregiudicando i lavoratori dell’Ifras. Certo che due mesi sono più del nulla. Ma è la conclusione che non mi convince: c’è una legge del 30 novembre  2015 totalmente disattesa dalla Regione. Non c’è governo politico da parte degli assessori? Che cosa consente agli uffici di disattendere  la volontà del Consiglio? Non possiamo scommettere sulla pelle dei lavoratori: so che con due mesi di cassa integrazione saremo qui a febbraio a occuparci di Ifras. Ecco perché vogliamo chiudere oggi questa vicenda».

Per la Giunta ha preso la parola il vicepresidente, Raffaele Paci. «E’ una situazione complessa che si trascina da 13 anni. Noi abbiamo solo l’obiettivo di tutelare i lavoratori dando loro certezze con provvedimenti che abbiano una solida base amministrativa. Dobbiamo completamente cambiare registro rispetto al passato: quelle carte dell’Ifras sono già all’attenzione della Procura e dobbiamo mettere fine a queste proroghe. Solo il bando europeo darà certezze ai lavoratori: certo che si poteva fare prima ma dopo 13 anni noi lo abbiamo fatto davvero».

Per quanto riguarda la proroga, il vicepresidente Paci ha detto: “Il dirigente ha analizzato la norma e ha espresso una serie di criticità, ha chiesto un parere all’Autorità nazionale anticorruzione e ha forti dubbi sulla legittima di una ulteriore proroga.  Ecco perché oggi salvaguardiamo con questi mesi di cassa integrazione i lavoratori e ci sarà un intervento successivo da parte di società regionali come Igea per prendere con contratti a tempo determinato, massimo di 9 mesi, questi lavoratori. Nel frattempo il bando europeo andrà avanti. Questa è una strada percorribile in continuità reddituale per i lavoratori”.

L’on. Pittalis (Forza Italia) ha ripreso la parola per chiedere una sospensione dei lavori e riflettere ulteriormente sul provvedimento prima di votarlo.

La richiesta di sospensione è stata accolta. Alla ripresa  è intervenuto per dichiarazione di voto l’on. Tedde (Forza Italia): «Siamo alla Caporetto della funzione legislativa della Regione. Avevamo individuato la soluzione per salvare qualche centinaio di famiglie, collaborando con la maggioranza. Evidentemente abbiamo perso tempo perché un dirigente dice che questa legge non va bene e dà un parere contro la legge, sovvertendo la gerarchia delle fonti».

Per l’on. Stefano Tunis (FI) «approvata questa legge la posizione dei lavoratori sarà indebolita e non ci sono garanzie per una soluzione certa per i 512 lavoratori. Molti dei quali vengono da esperienze lavorative drammatiche. Annuncio a titolo personale il voto contrario al passaggio agli articoli e al contenuto della norma».

Anche l’on. Edoardo Tocco (FI) ha preso la parola. «Credo che la Giunta debba avere uno scatto d’orgoglio, soprattutto sulle questioni del lavoro nel Sulcis. Si tratta di lavoratori, che stanno dando la loro vita per un progetto regionale che è all’Unesco».

Per l’on. Piero Comandini (Pd) «la soluzione condivisa, in buona fede, sembrava fosse stata trovata a novembre. Dopo 13 anni in cui altri hanno affrontato sempre la proroga e non la stabilizzazione dei lavoratori nel Parco. Oggi con senso di responsabilità dobbiamo approvare questa legge, che non avremmo mai voluto discutere e che forse avremmo dovuto discutere prima: ritardi e responsabilità ce ne sono, anche da parte nostra».

E’ intervenuto anche l’on. Alberto Randazzo (FI), secondo cui «l’intervento dell’Anac è del tutto inutile perché non mi risulta che siamo in vista della risoluzione del problema. Questa vostra proposta non è applicabile e chiedo all’assessore se è ancora in vigore la legge Madia con tutti i suoi vincoli».

L’on. Ignazio Locci (FI) è «contrario al passaggio agli articoli di queste legge: ci sono elementi che consentono nel merito di dare continuità ai lavoratori. Siamo contrari perché voi state consegnando all’incertezza i lavoratori».

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha detto: «Se non conoscessi bene questa vicenda, sentendo alcuni interventi di chi aveva tutto il tempo per sistemare la vicenda e non lo ha fatto, mi arrenderei. Peraltro, abbiamo concordato con i sindacati questa soluzione. La nostra proposta manda in Igea i lavoratori attraverso due mesi di cassa integrazione e voi avete ancora da dire? Nemmeno l’Igea è la soluzione che va bene? Noi abbiamo risanato l’Igea, altri l’hanno sventrata e fregata: vogliamo parlare anche di questo?».

Il sardista Angelo Carta ha detto: «Attenzione a non adottare atti vietati dalla legge penale: La Giunta dia l’ordine al dirigente di attuare l’articolo 2, difendendo l’operato di questo Consiglio. La Giunta deve fare la Giunta perché quest’Aula non ha violato leggi civili né penali».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) «la Giunta non può ordinare a un dirigente di adottare un atto che quest’ultimo ritiene illegittimo. Il dirigente non si assume questa responsabilità perché c’è un’inchiesta di natura penale che riguarda la vicenda. Dunque, il suo atteggiamento è comprensibile. Al capogruppo del Pd va riconosciuto tutto il merito della proposta». 

Contrario anche il voto dell’on. Oscar Cherchi (FI). «E’ l’ennesima dimostrazione di una giunta totalmente incapace. Nessuno vuole avvelenare pozzi, non dimenticatevi che prima di noi avete governato voi la Sardegna. Quanto ci avete messo a decidere come agire?».

Per l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) «può accadere che il direttore generale si opponga anche su questa proposta di legge, giudicandola illegittima, e che diventi carta straccia. La nostra contrarietà si traduce in una proposta: quello di mettere mano alla legge con una proroga di sei mesi, prevista nelle norme europee. Questa è la soluzione, non due mesi di cassa integrazione».

Ha quindi preso la parola il consigliere del Pd Gigi Ruggeri che ha definito la vicenda dei lavoratori del Geoparco «un legno storto difficile da acconciare in modo ordinato».  L’esponente del Pd ha difeso l’operato della Giunta: «L’esecutivo – ha detto – sta provando a trovare una soluzione. Serve un piano industriale per dare ai lavoratori una prospettiva e non un semplice sostegno al reddito. Per fare questo c’è bisogno di tempo, si possono fare anche errori, ma in futuro avremo la possibilità di spendere correttamente i soldi. Se si dà una prospettiva ai lavoratori è tempo guadagnato e non buttato».

Mario Floris (Uds) ha ricordato che la legge 31 stabilisce una separazione netta tra politica e amministrazione. «Agli assessori spetta il compito di dare gli indirizzi, all’amministrazione quello di attuarli. Questo principio deve essere sempre tenuto in conto: la politica deve essere consapevole del proprio ruolo». 

Eugenio Lai (Sel) ha mostrato “imbarazzo” per l’andamento del dibattito. «Da sindaco sono abituato a essere in prima linea per trovare soluzioni – ha detto Lai – dalla minoranza ho sentito invece solo accuse e una continua ricerca di colpevoli. E’ vero che il bando di gara poteva essere fatto prima, ma è altrettanto vero che ad oggi c’è una sola proposta in campo per salvaguardare i lavoratori e mantenere i servizi che offrono. E’ inutile andare avanti con questo squallido teatrino se poi si crea nuovo precariato».

Secondo Fabrizio Anedda (Sinistra Sarda) il dibattito sui precari del Geoparco doveva essere fatto prima. «Oggi abbiamo in ostaggio 500 persone che rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Siamo chiamati a trovare una soluzione per assicurare una continuità lavorativa. Se non si riesce a creare nuovi posti tuteliamo almeno quelli esistenti. Mettere i lavoratori in carico all’Igea è una buona proposta».

Alessandra Zedda (Forza Italia), dopo aver annunciato il suo voto contrario, ha respinto le accuse provenienti dai banchi della maggioranza. Rivolta al consigliere di Sel Eugenio Lai ha detto: «Non è vero che non ci sono nostre proposte. La minoranza non ha mai fatto mancare il suo supporto. Questo provvedimento però non risolve nessuna forma di precariato. Oggi si mandano in cassa integrazione i lavoratori. Non c’è niente di squallido nel cercare una soluzione migliore. Il problema in passato è sempre stato risolto in modo corretto e legittimo. Evitiamo di raccontare bugie per far passare provvedimenti che non risolvono i problemi. La proroga della convenzione con Ati Ifras è l’unica via percorribile».

Anche il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha contestato le affermazioni di Lai: «Il teatrino animato dalle comparse c’era anche il 30 novembre. Non so se hanno recitato male allora o oggi cercano di mistificare coprendosi di pezze di Arlecchino. Si vuole approvare un provvedimento perché la Giunta non è riuscita  a far passare la proroga. Non si dà una soluzione ma si mandano i dipendenti del Geoparco in cassa integrazione. I lavoratori si difendono con i fatti e non a parole. La proroga rappresentava una garanzia ma si è deciso altrimenti».

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi messo in votazione il passaggio agli articoli che è stato approvato con 30 voti favorevoli e 19 contrari.

Disco verde anche per l’articolo 1 “Modifiche e integrazioni alla legge regionale n. 5 del 2016” (30 sì e 19 no).

Sull’articolo 2 “Modifiche all’articolo 2 della legge regionale n. 30 del 2016” è intervenuto il consigliere Marco Tedde (Forza Italia) secondo il quale la decisione di non far passare la proroga rappresenta una violenza alla funzione legislativa del Consiglio regionale. «Tutto ciò mi imbarazza – ha detto Marco Tedde – ancora più imbarazzante è impedire all’assessore del lavoro di intervenire nel dibattito. Evidentemente non può dire ciò che pensa». L’esponente azzurro ha poi contestato il fatto di aver rinunciato ad applicare la proroga della convenzione Ifras approvata il 30 novembre scorso: «Se una legge è illegittima lo decide la Corte Costituzionale. Il governo non l’ha impugnata, il problema vero è che non c’è una Giunta e il Presidente non ha in mano le redini dell’apparato burocratico. L’esecutivo può dare un ordine scritto al direttore generale perché venga attuata la legge. Evidentemente c’è qualche debolezza nella Giunta. Ha ragione Soru: chi non se la sente di fare il presidente o l’assessore vada a casa».

A Marco Tedde ha replicato il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Ho ascoltato tanti interventi ma finora non ho sentito soluzioni. Nessuno indica cosa fare dei lavoratori – ha sottolineato Cocco – io sono inferocito sul fatto che un direttore generale intervenga sulla nostra legge. Ci schiantiamo di fronte a una nota del direttore generale dell’Assessorato. Nonostante ciò cerco di andare oltre per provare a trovare una soluzione per i lavoratori. C’è la proposta di due mesi di Naspi con la parte del reddito mancante integrata dalla Regione e la presa in carico dei lavoratori da parte di Igea. Su questo sono d’accordo anche i sindacati. Aspettare il pronunciamento della Corte Costituzionale o il parere dell’Anac ha tempi troppo lunghi». 

Rossella Pinna (Pd) ha ricordato brevemente i termini della vicenda. «E’ una questione estremamente complessa che va avanti da oltre 15 anni con  un impegno economico di 350 milioni di euro e una convenzione affidata senza procedura di evidenza pubblica – ha detto Pinna – noi abbiamo cercato di prorogare un servizio pensando più agli aspetti sociali che ad altro. Non mi sento sminuita come consigliere regionale dalla mancata applicazione della norma. Ciò che oggi interessa è mettere in sicurezza i lavoratori e dare loro una prospettiva. Non rinuncio a pensare che il Geoparco può stare slegato da Igea».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, replicando a quello del Pd Pietro Cocco, ha precisato di non voler andare contro l’operato del direttore generale dell’assessorato al Lavoro Eugenio Annichiarico. «Il Dg ha segnalato profili di illegittimità, Giunta e assessore ai sensi della normativa vigente avevano il potere e il dovere di dare attuazione a una legge anche facendo tesoro della discussione. Se sono stati commessi reati, se ci sono indagini in corso se ne occuperà la magistratura, ma ciò non deve bloccare l’attività legislativa. Noi dobbiamo occuparci della sorte dei lavoratori che non hanno nessuna responsabilità». Pietro Pittalis ha poi concluso il suo intervento augurandosi che la soluzione prospettata dalla maggioranza sia la migliore: «Speriamo che sia così, noi manteniamo le nostre perplessità».

Messo in votazione l’articolo 2 è stato approvato con 30 voti a favore e 20 contrari.

Successivamente l’Aula ha dato il via libera  anche all’art. 3 “Norma finanziaria” ( 30 sì e 20) e 4 “Entrata in vigore” (30 sì 20 no).

Prima del voto finale della legge sono intervenuti per dichiarazione di voto:

Ignazio Locci (FI) che ha espresso il voto contrario. «Dietro questa legge – ha detto – si cela un disegno più complessivo. Si vuole tornare alle politiche attive del lavoro cosi come normate in origine nella Finanziaria. Quindi non ci sarà nessun piano industriale e ci sarà il tentativo solo di allungare i tempi».  

Voto contrario anche da Marco Tedde (FI) che  ha detto di intervenire con profonda tristezza. «Stiamo celebrando – ha sottolineato – l’eclissi di questo Consiglio regionale, il crepuscolo della funzione legislativa di questa Assemblea. A cosa serve – ha chiesto – la funzione legislativa se poi le leggi non vengono rispettate dalla giunta? E’ una cosa di una gravità inaudita. Qui esiste una legge che non è stata applicata. Se la giunta non ha il coraggio di governare la Regione si deve fare da parte. Se noi con la legge del 30 novembre, come è stato detto , abbiamo posto in essere illeciti penali dobbiamo costituirci tutti in carcere. Siamo – ha concluso – in un pantano politico».

Edoardo Tocco (FI), anche lui contrario alla legge, ha espresso la speranza che le perplessità della minoranza siano smentite e che quindi, al più presto si trovino soluzioni adeguate per i lavoratori.

Gianluigi Rubiu (Udc) ha definito la legge “un rattoppo” che mette i lavoratori al sicuro per qualche mese dal punto di vista economico ma che è del tutto inadeguata. «Oggi – ha sottolineato – avevamo una grande opportunità: dimostrare che le leggi si fanno in Consiglio regionale. Ma l’opportunità è stata persa».

Piero Comandini (Pd) ha espresso il voto convinto a favore della legge. Per l’esponente del Pd l’obbligo della maggioranza era quello di trovare una soluzione, ma il percorso sarà ancora lungo. «Da oggi bisognerà evitare che si facciano gli errori del passato e dare gambe all’intero progetto senza avere altri ritardi. E’ il momento di correre».

Angelo Carta (Psd’Az) ha espresso il voto contrario alla legge. «La Giunta – ha ribadito – continua a non assumersi responsabilità. Mi auguro che questa legge, approvata a maggioranza, sia la quadratura del cerchio, ma  ho i miei dubbi. La centralità del Consiglio regionale è continuamente messa in dubbio dal comportamento della giunta».

Alberto Randazzo (FI), esprimendo un voto  contrario, ha chiesto garanzie sull’applicazione della legge.

Favorevole alla proposta di legge Salvatore Demontis (Pd)  che ha detto che si tratta dell’”unica legge possibile”. «D’altronde – ha sottolineato – non ci sono proposte alternative della minoranza. Quindi dobbiamo essere responsabili perché teniamo al futuro dei lavoratori».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha ricordato che la legge del 30 novembre era stata votata all’unanimità, al contrario di questa che non avrà l’appoggio della minoranza. Il capogruppo dei Riformatori ha invitato tutti a ragionare in termini seri sulla pratica sempre più frequente della disapplicazione delle leggi fatte dal Consiglio regionale. «Il Parco Geominerario deve avere una vita nuova e diversa – ha concluso – vogliamo che lo statuto sia modificato e vogliamo una politica seria».    

Anche Oscar Cherchi (FI) voterà contro . Per il consigliere di Forza Italia si tratta di un passo indietro di cui si assume la responsabilità la maggioranza. «Tutto nasce dalla presa di posizione di un direttore generale. Noi non ci stiamo. Mi auguro che i lavoratori siano soddisfatti».

Favorevole alla legge  Pierfranco Zanchetta (Cristiano popolari socialisti) che ha detto che non è vero che il Consiglio sta rinunciando alle sue prerogative. «Aver messo in campo questo provvedimento – ha aggiunto – è la dimostrazione che manteniamo in piedi la nostra funzione».

Contraria all’approvazione Alessandra Zedda (FI) secondo la quale «le questioni devono essere risolte definitivamente e questa legge ha invece l’unico effetto di allungare il brodo per altri due mesi».

Per Pietro Cocco (Pd) la legge è una buona soluzione ed è l’unica percorribile in questo momento. D’altronde la minoranza continua solo a dire «speriamo che la legge che andate ad approvare abbia successo», senza fare proposte concrete. «Lavoreremo – ha concluso – perché a questa legge sia data attuazione».

Per Mario Floris (Gruppo Misto) è una forzatura dire  che la minoranza non aveva altre soluzioni. L’ex presidente della Regione ha auspicato che in aula  cambi il modo di concepire la politica che è totalmente falso. «La responsabilità – per Mario Floris – non sono del  funzionario ma della Giunta».

La legge è stata approvata (votanti 48, sì 29, no 19). Il presidente ha interrotto la seduta. I lavori riprenderanno questo pomeriggio alle ore 16.00.