1 September, 2024
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Si è conclusa nell’Aula del Consiglio regionale, con l’incontro con la conferenza dei capigruppo guidata dal presidente dell’Assemblea legislativa sarda, Gianfranco Ganau, la manifestazione dei sindaci che questa mattina hanno marciato a Cagliari, per protestare contro i vincoli di bilancio e per chiedere alla Regione sarda di farsi parte attiva con il governo perché siano modificate le norme che impediscono l’utilizzo del cosiddetto avanzo di amministrazione.

Le dieci richieste dei primi cittadini, contenute in un documento consegnato ai capigruppo e alla Giunta, sono state illustrate e argomentate oltreché dal presidente dell’Anci, Piersandro Scano, anche dagli undici sindaci intervenuti in Aula (Marco Lampis, Escalaplano; Andrea Piroddi, Bono; Antonio Tirotto, Aglientu; Enrico Collu, San Sperate; Fausto Piga, Barrali; Anna Paola Marongiu, Decimomannu; Anita Pili, Siamaggiore; Efisio Arbau, Ollolai; Angelo Sini, Pattada; Massimo Zedda, Cagliari) che hanno sollecitato un impegno della Regione perché si adoperi con il Governo al fine di iscrivere in bilancio l’avanzo di amministrazione almeno nella parte relativa alla quota di investimenti e che vengano considerate fuori dai vincoli di spesa le risorse destinate alla messa in sicurezza dei territori e degli edifici scolastici nonché quelle riferite all’accoglienza dei migranti.

«Questa è una battaglia che la Regione deve condurre con i sindaci sardi – ha dichiarato Piersandro Scano – perché le nostre amministrazioni sono ormai stremate e costrette alla paralisi dopo anni di tagli “selvaggi”, di blocco degli investimenti e per via  un generale aumento delle competenze e delle responsabilità a fronte di una riduzione delle risorse trasferite dallo Stato ai Comuni.»

Le fasce tricolori hanno invece chiesto alla Regione alcuni impegni precisi sul mantenimento dei livelli di stanziamento nel fondo unico per gli Enti Locali; sul rispetto dei termini per la redistribuzione degli spazi finanziari così da consentire ai Comuni la tempestiva programmazione della spendita delle risorse; una programmazione partecipata con gli Enti Locali; provvedimenti normativi utili ad impedire la revoca delle opere pubbliche nel caso risulti impossibile procedere con l’impegno della spesa per l’espletamento delle procedure di gara; ed hanno insistito sulla necessità di scongiurare “politiche di stampo neocentralista”, sull’esigenza di assicurare una maggiore efficienza all’apparato regionale e sull’opportunità di “azioni ferme” verso il governo, a tutela del ruolo e delle prerogative dei Comuni della Sardegna.

Il presidente della commissione consiliare del Bilancio, Franco Sabatini (Pd), nel ribadire pieno sostegno all’azione dei sindaci («la Regione non può essere la controparte dei primi cittadini ma siamo qui perché vogliamo e dobbiamo lavorare insieme»), ha quindi rilanciato la proposta perché la Regione sarda possa sostituirsi totalmente allo Stato nel finanziamento degli Enti locali, a condizione che lo Stato riduca, almeno in pari misura, la trattenuta annuale sulle quote di entrate spettanti alla Sardegna.

Piena disponibilità al dialogo e alla collaborazione per la ricerca delle soluzioni condivise, nell’interesse dei Comuni e dell’intera Sardegna, è stata manifestata dal capigruppo del Psd’Az, Angelo Carta; dal presidente della commissione Autonomia, Francesco Agus (Sel); dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni; da quello dell’Udc, Gianluigi Rubiu; del Pd, Pietro Cocco e dalla vice capigruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda che, nel corso dei rispettivi interventi e seppur con differenti sottolineature critiche, hanno confermato l’impegno di tutte le forze politiche presenti in Consiglio, a dare seguito alle richieste formulate dai primi cittadini della Sardegna.

L’assessore della Programmazione, Raffaele Paci, in rappresentanza della Giunta (era presente anche l’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu) ha quindi riaffermato la volontà di collaborazione dell’esecutivo regionale («non vogliamo e non possiamo essere la controparte dei sindaci») insieme con la disponibilità ad “discutere e lavorare insieme” per superare i problemi delle entrate finanziarie. «Dobbiamo tutti tener conto però – ha affermato il vice presidente della Regione – che esistono, per i Comuni come per la Regione, precisi vincoli di spesa per effetto della zavorra del debito pubblico italiano di cui tutti dobbiamo farci carico».

«Abbiamo mantenuto i livelli di stanziamento del fondo unico per gli Enti locali – ha aggiunto l’assessore – e sono quantificabili in circa due miliardi di euro gli interventi della Regione che vanno al sistema dei Comuni sardi (progetto @Iscola, biblioteche, musei, cantieri verdi e altri interventi simili) e invito, dunque, quanti affermano l’opportunità di  collegare gli stanziamenti del fondo unico con le entrate della Regione, a valutare il fatto che in tempi di crisi economica le entrate tributarie (in testa l’Irpef) si riducono e di conseguenza diminuirebbero anche gli stanziamenti ai Comuni.»

«La battaglia dei sindaci sui vincoli del bilancio armonizzato e per l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione – ha sottolineato Raffaele Paci – è la stessa che conduciamo come Regione sarda in sede di conferenza unificata delle Regioni, perché vogliamo anche noi il superamento dei troppo stringenti limiti di spesa imposti dallo Stato».

«L’assemblea di oggi segna il primo passo di un confronto e di una nuova collaborazione con gli Enti locali – ha concluso l’incontro tra la capigruppo e i sindaci, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau – e saluto con favore gli impegni assunti per garantire maggiore efficienza al sistema regionale e per condurre insieme una battaglia comune con lo Stato e l’Europa per allentare i vincoli di spesa.»

Palazzo del Consiglio regionale 3 copia

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giuramento-marras 

Il neo consigliere regionale Alfonso Marras (Udc), subentrato a Gianni Tatti, decaduto dal 31 ottobre 2016 per effetto di una decisione giudiziaria. ha giurato nell’Aula di via Roma, a norma dell’articolo 23 dello Statuto speciale.

L’Aula è poi passata all’esame del Regolamento sul Registro regionale dei tumori. Il regolamento è stato illustrato dall’on. Raimondo Perra, presidente della commissione Sanità, secondo cui «non si può prescindere, per la prevenzione, della valutazione dell’incidenza e della tipologia dei tumori. Il registro è un archivio volto a raccogliere, per finalità di studio e di ricerca, tutti i dati relativi ai tumori nel rispetto delle norme sulla tutela delle persone».

Il relatore ha riferito che «lo schema di regolamento della Giunta, trasmesso al garante per la protezione dei dati personali, è stato poi esaminato in commissione Sanità che ha sostanzialmente condiviso il testo del proponente».

Per la discussione generale è intervenuto l’on.Emilio Usula (Rossomori), che ha detto: «Il registro è uno strumento indispensabile di conoscenza, di cui si potranno avvalere gli operatori sanitari ma ancora prima i decisori politici in ordine a tutte le scelte che possono avere conseguenze sulla salute, come le decisioni in materia di ambiente e di industria. Sarà un ottimo strumento di guida: a oggi esistono in Sardegna soltanto il registro di Sassari e quello di Nuoro, con una copertura pari al 43 per cento della popolazione regionale».

Per l’on. Luca Pizzuto (Sel) «oggi c’è da essere orgogliosi perché il Registro è un grande strumento di crescita della nostra isola. Con questa legge stiamo realmente facendo qualcosa di concreto verso di chi oggi vive problemi di salute ed è questo un modo per testimoniare a queste persone la nostra concreta vicinanza».

La Giunta ha espresso un parere favorevole con l’assessore Luigi Arru, che ha detto: «Il garante della privacy Antonello Soro ha detto con orgoglio che la Sardegna è la prima regione ad adottare il registro nel rispetto delle norme sulla tutela dei dati personali. E’ un motivo in più di orgoglio questo nostro regolamento che ha regole chiare, anche organizzative, e che terrà conto delle positive esperienze di Sassari e poi di Nuoro». L’assessore ha aggiunto: «Potremo finalmente monitorare i dati delle cartelle cliniche e incrociarli per studiare i fenomeni epidemiologici. I dati saranno raccolti su base aziendale».

L’Aula ha approvato gli articoli 1, 2, 3, 4. L’on. Lorenzo Cozzolino (Pd) ha presentato un emendamento e ha ricordato che «anche Cagliari ha inviato all’Osservatorio epidemiologico i suoi dati. Tutti i dati dovrebbero essere inviati a Sassari e poi da Sassari a Cagliari. Vorrei capire perché il coordinamento regionale del registro tumori non è all’Ospedale Oncologico di Cagliari. Dite con chiarezza se il coordinamento sarà a Cagliari o a Sassari».

L’assessore Arru ha detto in replica: «L’Oncologico di Cagliari sarà il punto di riferimento della rete oncologica sarda ma non possiamo non tenere conto che negli ’90 la Asl 1 di Sassari ha iniziato a occuparsi per prima del problema. La funzione di coordinamento sarà a Sassari ma non ci saranno problemi di dislocazione fisica perché l’informatica mette a disposizione i dati in tempo reale. Non verrà meno il ruolo dell’area sociosanitaria di Cagliari, con il suo 57 per cento della demografia e della casistica dei tumori sardi».

L’on. Lorenzo Cozzolino ha ritirato l’emendamento e l’articolo è stato approvato.

Così anche l’articolo 5 e poi il 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 e l’allegato A. Il Regolamento che istituisce il Registro dei tumori è stato approvato in via definitiva.

L’Aula è quindi passata all’esame della mozione n. 267 presentata da tutti i capigruppo sulla paventata chiusura degli uffici postali nelle zone più disagiate della Sardegna a seguito del nuovo piano di privatizzazione e riassetto di Poste Italiane Spa.

Il primo firmatario, Daniele Cocco (Sel) ha illustrato il documento scaturito da un incontro con i sindacati in occasione della manifestazione di protesta tenuta nei giorni scorsi a Cagliari dai dipendenti di Poste Italiane. «Si va verso la privatizzazione della società con la cessione di un ulteriore 30% del pacchetto azionario – ha ricordato Cocco – la procedura potrebbe avere effetti devastanti per la Sardegna con decine di posti di lavoro a rischio e la probabile chiusura di molti uffici postali nei piccoli paesi dell’Isola».

Il documento impegna la Giunta a intervenire con urgenza nei confronti del Governo: «La maggioranza ha sottoscritto un progetto per il rilancio delle zone interne, la Giunta ha presentato un Master Plan per i comuni minori – ha affermato Cocco – le Poste in alcuni centri hanno la stessa importanza degli uffici comunali e delle stazioni dei carabinieri. La procedura di privatizzazione non deve andare avanti, porterebbe ulteriori criticità alla Sardegna, siamo certi che il Presidente Pigliaru interverrà perché venga scongiurato questo rischio».

Antonio Solinas (Pd) ha ricordato che da tempo di sparla di adottare misure finalizzate a bloccare, o almeno attenuare, il fenomeno dello spopolamento delle zone interne. «Giunta e maggioranza, ma credo anche l’opposizione, vogliono dedicare la seconda parte della legislatura al problema dello spopolamento dei piccoli comuni – ha detto Solinas – credo che sia importante che il Consiglio nella sua interezza chieda al Governo nazionale, vista la particolarità orografica della Sardegna, di evitare i tagli ipotizzati da Poste Italiane». Secondo Solinas, gli sforzi della Regione a favore dei piccoli comuni rischiano dei essere vanificati dalla cancellazione di servizi importanti per i cittadini. «La scorsa settimana ad Aritzo abbiamo discusso di zone interne – ha detto il consigliere di maggioranza – il sindaco di quel paese ci ha ricordato che è inutile parlare di lotta allo spopolamento se poi vengono a mancare servizi come la scuola e i trasporti. Sono convinto che i giovani possano continuare a vivere nei piccoli comuni ma servono servizi essenziali per garantire a tutti un vivere dignitoso, tra questi servizi ci sono quelli svolti da Poste Italiane». Solinas ha quindi concluso il suo intervento chiedendo che eventuali provvedimenti di razionalizzazione vengano preventivamente discussi e concordati con la Giunta regionale.

Anche per Gigi Ruggeri (Pd) questa vicenda non può trovare la Sardegna come spettatore passivo. «Non va trascurato che siamo di fronte alla più importante azienda in Sardegna in termini di capitale umano e di presenza nei piccoli centri – ha detto Ruggeri – noi siamo attenti ai processi di razionalizzazione dei servizi, a questo miravano le riforme della sanità e il dimensionamento della rete scolastica. In questo caso non si parla di razionalizzare per offrire un servizio migliore ma si ragiona secondo logiche economiche. Siamo in presenza di un rischio grosso. Le Poste nei piccoli paesi hanno una funzione centrale di riferimento, non hanno solo una declinazione economica ma anche sociale. Nei piccoli comuni i servizi devono avere la stessa qualità garantita nei centri maggiori».

L’esponente del Pd ha poi invitato la Giunta a far valere le prerogative contenute nello Statuto: «La Provincia di Bolzano ha ottenuto da Poste Italiane un particolare trattamento per i propri comuni. C’è bisogno di una evidente mobilitazione da parte della Giunta. Il nostro territorio non è come quello di Roma o Milano».

Giudizio condiviso da Attilio Dedoni, capogruppo dei Riformatori. «Non capisco se la controparte siano le Poste o il governo centrale – ha esordito Dedoni – è ora di finirla di parlare dei problemi della Sardegna bisogna risolverli alla fonte. La questione riguarda molti lavoratori che da domani potrebbero essere espulsi dal mercato del lavoro ma riguarda anche un importante servizio che potrebbe mancare nei piccoli centri. Il piano di razionalizzazione di Poste Italiane deve tener conto dell’orografia della Sardegna, della sua viabilità e del problema dei trasporti. Già oggi in alcuni centri gli uffici postali aprono per due giorni alla settimana, sembra di essere nel Far West. E’ ora di dire basta».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che si parla di un’operazione finanziaria multiforme che modifica gli assetti societari di Poste Italiane. «C’è da preoccuparsi sugli effetti diretti e indiretti dell’operazione – ha sottolineato Congiu – . La Cassa Depositi e Prestiti continuerà ad assolvere il suo compito originario di assistenza degli enti locali o diventerà un soggetto con un ruolo importante nel sistema della finanza pubblica italiana? Il presidente Francesco Pigliaru ponga il tema della tenuta finanziaria della Cassa e del suo ruolo. Occorrono rassicurazioni sul fatto che non cambi la sua mission».

Per Gianluigi Rubiu, capogruppo dell’Udc, le Poste sono un simbolo della presenza dello Stato italiano nell’Isola. «La società ha un fatturato di 30 miliardi di euro con utili di 500 milioni – ha ricordato Rubiu – in Sardegna ha 3500 dipendenti. Il Consiglio ha il potere di condizionare il Governo chiedendo che Cassa Depositi e Prestiti mantenga solo il 35% della quota azionaria. E’ necessario l’impegno del presidente affinché il contenzioso venga risolto. Non ci si può permettere di perdere un servizio così importante per i cittadini sardi. Siamo  con i lavoratori».

Pietro Cocco, capogruppo del Pd, ha detto di condividere le preoccupazioni per la situazione di Poste Italiane in Sardegna. «Abbiamo presentato in passato un’interrogazione sulla vicenda – ha ricordato Cocco – il tema dello spopolamento delle piccole comunità è un tema ricorrente su cui concentrare la nostra attenzione. Questa è una risposta che può scontrarsi con le logiche economiche ma è un tema decisivo per il futuro delle comunità che sono il cuore e l’anima dell’Isola».

Secondo Cocco, quella del Consiglio non è una battaglia di retroguardia: «Siamo pronti alla sfida della globalizzazione, ma questa talvolta non coincide con la necessità di salvaguardare le proprie comunità – ha detto il capogruppo del Pd – occorre valorizzare la nostra autonomia, bisogna avere la capacità di scrivere regole nuove per tutelare i nostri diritti. Saremo vigili e metteremo in piedi tutte le iniziative necessarie e i nostri buoni uffici nei confronti del governo nazionale».

Per Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, le Poste italiane hanno rappresentato un presidio pubblico nell’interesse della collettività e hanno esercitato un ruolo sostitutivo degli istituti di credito in alcuni piccoli centri per la raccolta del denaro e per i servizi agli anziani. La responsabilità della vicenda deve però essere chiara: «Se non si dà nome e cognome a chi sta mettendo in piedi questa operazione si rischia di abbaiare alla luna – ha detto Pittalis – non si può tollerare il silenzio della Giunta di fronte allo smantellamento di servizi importanti. Pigliaru non deve aspettare una mozione o un ordine del giorno del Consiglio. La Giunta deve esercitare le prerogative che lo Statuto le attribuisce pretendendo di essere sentita dal Consiglio dei Ministri, non dobbiamo chiedere nulla ma far valere i nostri diritti. La mozione è importante, da sola però non è sufficiente se non c’è una presa di coscienza da parte della Giunta».

Pietro Pittalis ha poi ribadito che il collocamento del restante 30% di azioni di Poste Italiane è stato deciso dal Governo italiano. «Se è in atto un processo di privatizzazione questo può essere accompagnato da direttive nazionali che tengano conto della specificità della Sardegna. Non parliamo di razionalizzazione ma di smantellamento di servizi. La Giunta faccia pressione sul governo Renzi».

A nome della Giunta, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha recepito le preoccupazioni espresse dal Consiglio sottolineando che «sono anche quelle della Giunta ed assicurando il massimo impegno dell’Esecutivo regionale e del presidente Pigliaru». «Piuttosto – ha osservato – la mozione non deve essere considerata contro il governo Renzi o contro la privatizzazione di Poste Italiane, perché allora sarebbe inutile chiedere la riduzione delle tasse o misure più incisive per sostenere il rilancio dell’economia; è vero invece che il processo di razionalizzazione di una grande azienda come Poste Italiane non può avere le stesse connotazioni in una Regione a bassissima densità di popolazione come la Sardegna ed è evidente che ci deve essere riconosciuta quella peculiarità che le stesse Poste hanno rappresentato come presidio sociale e bancario». «Il nostro impegno – ha proseguito Paci – è continuare il dialogo fra istituzioni ciascuna con la propria autonomia, superando la politica dei ricorsi che non ha prodotto risultati; con la nostra azione, al contrario, abbiamo dimostrato a partire dal problema delle entrate che siamo sulla strada giusta». Quanto alle aree interne – ha concluso – va ricordato che la Sardegna è pienamente inserita nella strategia nazionale per le aree interne con le zone dell’Alta Marmilla e del Mandrolisai, una strategia che mette al centro proprio il mantenimento ed il potenziamento dei servizi di pubblica utilità come sanità, trasporti ed istruzione».

Per dichiarazione di voto il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha valutato positivamente che «il Consiglio abbia manifestato una forte coesione anche se il punto dolente di questo momento unitario è quello dell’assessore Paci che ha fatto un pistolotto giustificazionista nei confronti di Renzi ma le cose non stanno così perché le responsabilità devono emergere e deve essere riconosciuto che chi governa ha la piena responsabilità dell’arretramento dello Stato in Sardegna». «La soppressione di tribunali, uffici del giudice di pace, scuole e perfino della motorizzazione civile – ha concluso Tedde – sono scelte che in un’Isola come la nostra hanno effetti devastanti, soprattutto perché nel caso specifico delle Poste si stanno mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro, ecco perché il presidente Pigliaru deve alzare la voce nei confronti dell’azienda ma anche di Renzi».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco, primo firmatario della mozione, ha ricordato che «non capita troppe volte che il Consiglio regionale si trovi unito sulle stesse posizioni e, in particolare, su una mozione con un contenuto molto chiaro e concreto». «Nella nostra Regione – ha aggiunto – ci sono 400.000 cittadini che vivono sotto la soglia di povertà e quindi non ci possiamo permettere non di perdere ma nemmeno di mettere a rischio un solo posto di lavoro; piuttosto deve essere riconosciuta la specificità della nostra Regione e su questo non abbiamo dubbi sull’impegno della Giunta».

Il consigliere Angelo Carta, sardista, ha annunciato il voto favorevole esprimendo però alcune perplessità, a cominciare da «alcuni precedenti come quello di Tossilo in cui la volontà dell’Aula è stata ignorata». «Si parla tanto di zone interne – ha lamentato Carta – ma poi non ci preoccupiamo quando si chiudono le scuole, una decisione che non ha preso il Governo Renzi ma la Regione, ultima di una serie di inadempienze che ci metterebbero in difficoltà nel caso di un confronto serrato con lo Stato».

Il consigliere Antonio Solinas (Pd), favorevole, ha messo però l’accento sul fatto che «lo spirito della mozione è quello di unire le forze politiche in una azione forte nei confronti di Poste italiane, un obiettivo che non può essere offuscato da accuse strumentali contro il Governo Renzi, con cui si dimentica troppo in fretta che i processi di razionalizzazione del sistema pubblico hanno attraversato centro destra e centro sinistra e non si possono concentrare le accuse su una sola parte». «Sulle scuole – ha detto infine – non è vero che le ha chiuse la Regione ma ha dato seguito agli indirizzi del Governo; resto peraltro convinto che le pluriclassi debbano essere chiuse mentre invece è necessario potenziare i collegamenti fra i diversi centri».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente Gianfranco Ganau ha messo in votazione la mozione che il Consiglio ha approvato con 47 voti. Successivamente ha tolto la seduta aggiornando i lavori dell’Aula a domani alle 16.00, mentre per le 15.30 è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Per le 12.00 infine è prevista la riunione della commissione Autonomia.

 

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Dieci consiglieri regionali di diversi partiti, di maggioranza e opposizione, Daniele Secondo Cocco (SEL), Pietro Cocco (PD), Fabrizio Anedda (Misto), Emilio Usula, Pierfranco Zanchetta (Cristiano Popolari Socialisti), Gianfranco Congiu (Partito dei Sardi), Gianluigi Rubiu (UDC), Angelo Carta (PSd’Az), Pietro Pittalis (Forza Italia) e Attilio Dedoni (Riformatori sardi), hanno presentato una mozione sulla paventata chiusura degli Uffici Postali nelle zone più disagiate della Sardegna a seguito del nuovo piano di privatizzazione e riassetto di Poste Italiane spa.

La mozione impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale ad intervenire con estrema urgenza nei confronti del Governo, anche in vista del nuovo processo di privatizzazione e riorganizzazione, al fine di evitare la chiusura di ulteriori uffici postali nel territorio regionale e scongiurare il conseguente taglio di servizi e posti di lavoro. Inoltre, come spiega il capogruppo SEL Daniele Cocco, la mozione impegna il Presidente della Regione a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti necessari nei confronti dei vertici di Poste Italiane spa al fine di porre particolare attenzione nella riorganizzazione delle sedi e dei servizi postali delle aree svantaggiate della Sardegna.

Poste Cortoghiana

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Voli low cost: incontro tra i sindaci del Nord Ovest

e la conferenza dei capigruppo

La Giunta regionale esaminerà nei prossimi giorni un disegno di legge proposto dall’assessore dei Trasporti, Massimo Deiana, che prevede la ricapitalizzazione della Sogeaal (la società di gestione dell’aeroporto di Fertilia) ma attenderà, in ogni caso, la conclusione della procedura di privatizzazione, la cui ultima proroga scade il prossimo 28 novembre. Ma i sindaci del Nord Ovest, con in testa il primo cittadino di Alghero, Mario Bruno, chiedono l’annullamento del  bando per l’ingresso dei privati in Sogeaal e la procedura d’urgenza (articolo 102 del regolamento del Consiglio regionale) per una legge ad hoc che ricapitalizzi Sogeaal (servono circa undici milioni di euro) così da consentire l’immediata attivazione del sistema per garantire gli incentivi ai vettori aerei che operano collegamenti internazionali.

È questo, in sintesi, il punto di non accordo tra la Giunta regionale e gli amministratori locali sul cosiddetto “caso Alghero” che ha registrato, nel corso dell’incontro con la conferenza dei capigruppo, anche una sostanziale diversità di vedute tra l’assessore Massimo Deiana e il capogruppo del Pd, Pietro Cocco; il vice capogruppo di Forza Italia, Marco Tedde; il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta; quello dell’Udc, Gianluigi Rubiu e quello dei Riformatori, Attilio Dedoni; il presidente dell’Anci, Piersandro Scano e della Coldiretti, Battista Cualbu: tutti schierati sulle posizioni dei primi cittadini (stop alla privatizzazione, ricapitalizzazione di Sogeaal e incentivi alle compagnie sulla base del principio del “pubblico investitore in economia di mercato – Piem”).

Amministratori e sindaci arrivati, oltreché dal sassarese anche dalle province di Oristano e Nuoro, hanno ribadito le ragioni della protesta, sfociata oggi con una manifestazione sotto il palazzo del Consiglio regionale e nel rimarcare i danni milionari causati dalla fuga di Ryanair, hanno argomentato le loro proposte per il salvataggio immediato della società di gestione dell’aeroporto di Fertilia e dei collegamenti delle compagnie low cost. «È questo l’obiettivo anche della Giunta – ha dichiarato il vice presidente dell’esecutivo, Raffaele Paci – e per ottenerlo procediamo su piani paralleli: la privatizzazione  e il disegno di legge per la ricapitalizzazione della Sogeaal, così da poter incentivare le compagnie aeree, nel pieno rispetto delle normative statali e comunitarie».

A conclusione dell’incontro, il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, si è detto a favore della proposta per un ulteriore incontro, da tenersi la prossima settimana tra i capigruppo e la delegazione dei sindaci, per valutare i contenuti del disegno di legge proposto dalla Giunta, prima dell’eventuale esame in Aula con procedura d’urgenza, ed ha auspicato la definizione del “caso Alghero” in linea con le indicazioni degli amministratori locali e dei rispettivi territori.

Ryanair 1

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lavoratori-in-utilizzo-2Palazzo del Consiglio regionale 2 copialavoratori-in-utilizzo-1

Un milione di euro nella prossima manovra di assestamento del bilancio e la raccomandazione alla Giunta perché sia emanata a breve una circolare esplicativa sul trattamento da riservare ai cosiddetti “lavoratori in utilizzo” che prestano la loro opera nelle amministrazioni locali della Sardegna e che sono però esclusi dai percorsi di stabilizzazione. Sono questi, in sintesi, i principali impegni assunti dalla conferenza dei capigruppo, esplicitati dal presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, a conclusione dell’incontro, tenutosi nella tarda serata di ieri, con una delegazione dei lavoratori che hanno manifestato il loro disagio sotto il palazzo del Consiglio regionale.

Una soluzione per le problematiche esposte dai circa 380 lavoratori, provenienti dalle diverse aree dell’Isola e che negli ultimi due anni hanno prestato la loro opera nei cosiddetti “cantieri verdi” con contratti a tempo della durata di quattro o sette mesi, è stata sollecitata dai tutti i capigruppo del Consiglio intervenuti nel corso dell’incontro (Pietro Cocco, Pd; Pietro Pittalis, Fi; Gianluigi Ruibiu, Udc; Daniele Cocco, Sel; Attilio Dedoni, Riformatori) con l’auspicio che l’annosa questione dei “lavoratori in utilizzo” possa trovare una soluzione stabile, pur nella consapevolezza delle difficoltà derivanti dall’applicazione della normativa statale in materia.

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Il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del testo unificato n. 5 “Istituzione dell’agenzia sarda delle entrate” (Ase).

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, con la discussione del Testo unico sull’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate (Plip-Pl n.187 – Pl n.246/A) . Per illustrare il provvedimento il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il presidente della commissione Bilancio Franco Sabatini (Pd).

Poco prima, intervenendo sull’ordine dei lavori, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha invitato la maggioranza «a valutare l’opportunità di esaminare il testo dopo l’approvazione dei provvedimenti annunciati dal Governo nazionale sulla materia, a cominciare dalla soppressione di Equitalia, per capire quale può essere l’incidenza di questa decisione sulla normativa regionale; chiedo la semplice sospensione dell’esame del testo, senza il rinvio della legge in commissione, per poi riprendere fra qualche giorno». Pittalis ha inoltre sottoposto al presidente Ganau un’altra questione, ricordando che «il Consiglio ha approvato all’unanimità un ordine del giorno sull’inceneritore di Tossilo che la Giunta ha completamente stravolto come se le deliberazioni dell’Aula fossero carta straccia: non entro sul merito della vicenda ma questo è un fatto grave e non può passare sotto silenzio».

Il presidente Ganau ha ricordato che, sulla sospensiva, occorre raccogliere le espressioni dei gruppi.

Il relatore della legge Sabatini ha chiesto una breve sospensione della seduta, a causa del’assenza di alcuni capigruppo.

Alla ripresa dei lavori, il capogruppo del Pd Pietro Cocco si è espresso in senso contrario alla sospensiva richiesta di Pittalis, spiegando che «la nuova Agenzia regionale non si occuperà della riscossione e pertanto le decisioni del Governo nazionale riguardano una materia totalmente diversa; possiamo quindi andare avanti secondo il programma concordato».

Il consigliere del Psd’Az Angelo Carta, con un paradosso, ha respinto la richiesta di sospensiva «ma solo perché la legge in esame, a normativa invariata, non significa nulla per la Sardegna e non è degna di essere nemmeno chiamata Agenzia sarda delle entrate».

Luigi Crisponi, dei Riformatori, ha dato ragione a Pittalis ha ragione, perché in effetti «non ci sono nemmeno i più elementari elementi di sovranità per poter parlare di Agenzia delle entrate». Soffermandosi poi sulla vicenda dell’inceneritore di Tossilo, Crisponi ha lamentato che la decisione della Giunta arriva dopo che «il Consiglio non solo ha deliberato su questioni serissime ma lo ha fatto dopo lunghi confronti ed un attento ascolto delle popolazioni in materia di ambiente e salute».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha affermato che «la legge sull’Agenzia ha fini certamente nobili ed è anche giusto dire che l’autonomia finanziaria è la sostanza dell’autonomia regionale, ma il testo che abbiamo davanti ha lo stesso valore della mozione su Tossilo, cioè non significa niente, anzi aumenta i costi per la Regione che non aveva e non avrà senza alcun potere in materia fiscale».

Il consigliere Gianfranco Congiu (Pds) ha osservato invece che, «proprio per le ragioni sostenute dai consiglieri di opposizione è urgente aprire subito il dibattito per capire il livello di utilità dell’Agenzia e la capacità del nuovo organismo di dare riposte ai Sardi in materia fiscale».

Il consigliere Emilio Usula (Rossomori) ha espresso il «profondo sconcerto del gruppo per la decisione della Giunta di impugnare la sentenza Tar sull’inceneritore di Tossilo, decisione che contraddice la volontà unanime del Consiglio». Usula ha poi annunciato di abbandonare l’Aula «in totale dissenso su una decisione che non è un atto amministrativo ma politico».

La consigliera Annamaria Busia (Misto) ha detto di condividere l’opinione di Usula pur restando in Aula, perché «l’impugnazione contravviene totalmente alla decisione di una istituzione sovrana della Sardegna come il Consiglio, una decisione non generica ma motivata, articolata e ragionata, che difenderò in tutte le sedi».

Anche il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha manifestato l’intenzione di restare in Aula pur condividendo la posizione Usula, convinto che «decisioni del Consiglio vadano rispettate, anzi per quanto ci riguarda vogliamo conoscere le motivazioni della delibera della Giunta che va in direzione opposta». Sulla proposta di Pittalis relativa all’Agenzia sarda delle entrate, ha proseguito Cocco, «riteniamo opportuno proseguire nel dibattito, perché sosteniamo da sempre la legge istitutiva dell’Agenzia e ci sentiamo impegnati a migliorarla».

Non essendoci altri iscritti a parlare il presidente ha messo in votazione la richiesta di sospensiva, che il Consiglio ha respinto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, intervenendo ancora sull’ordine dei lavori, ha chiesto informazioni su un provvedimento riguardante una aliquota di precari che attendono una risposta. Il punto, ha segnalato Pittalis, «non c’è all’ordine del giorno e, se c’è il consenso, a mio avviso deve essere inserita in calendario».

Il presidente Ganau ha precisato che, per poter esaminare il provvedimento, occorre il parere della commissione. Successivamente, il presidente ha dato la parola al consigliere Franco Sabatini (Pd), relatore del testo unico sull’istituzione dell’Agenzia sarda delle entrate.

In apertura, Sabatini ha ricordato che «la commissione Bilancio ha approvato la legge a maggioranza dopo un lavoro durato di circa un anno, ma è comunque un provvedimento urgente perché dopo la vertenza entrate la Regione ha più che mai  bisogno di uno strumento specialistico per operare in modo più incisivo su questa materia». La prospettiva, ha aggiunto, «è quella di portare la Sardegna allo stesso livello di altre Regioni speciali, per riaffermare che l’autonomia finanziaria è il fondamento più solido dell’autonomia regionale, tema strategico sul quale è fortemente auspicabile la collaborazione dell’opposizione». Riprendendo il tema della finanza regionale e dei rapporti con lo Stato, Sabatini ha affermato che «l’incertezza del quadro complessivo degli ultimi anni ha determinato in negativo la capacità della Regione di svolgere le sue funzioni, perché le sue risorse sono solo quelle provenienti dalle compartecipazioni, sulle quali lo Stato ha competenza esclusiva in base all’.117 della Costituzione con l’unico limite, per lo Stato, di non rendere impossibile l’esercizio delle funzioni della Regione». La nuova Agenzia, ha sostenuto, «è lo strumento indispensabile per assicurare un monitoraggio costante ed una attenta verifica sul problema delle entrate, come fanno le altre Regioni speciali che non esitano a cambiare i propri statuti ogni due-tre anni per adattarli alle nuove esigenze». In questo momento, ha detto ancora il consigliere del Pd, «sulla fiscalità è in gioco la vita della nostra Regione, che può dire la sua solo attraverso una nuova intesa con lo Stato, alla quale dobbiamo arrivare ben preparati, portando sul tavolo del confronto dello Stato anche il tema della finanza locale che in altre Regioni speciali è già stato affrontato e definito riportandolo nella competenza della Regione». 

La relazione di minoranza  è stata svolta da Christian Solinas (Psd’az) che, in apertura ha sottolineato il significato politico dell’abbandono dei lavori dei due consiglieri di Soberania e Indipendentzia sulla questione di Tossilo. La volontà di ignorare le decisioni del Consiglio da parte della maggioranza e della giunta – ha detto – ormai sta diventando una consuetudine. Anche durante i lavori della commissione su questo Testo Unificato  – ha chiarito Solinas –  la maggioranza ha inteso sorpassare la concertazione e il dialogo ed ha voluto aderire alla proposta della giunta. Se ci fossero stati i  lavori della  sottocommissione avremmo sicuramente potuto contribuire a rendere questo testo condiviso e  più efficace. Solinas è stato molto critico sul testo che arriva in aula. Questa agenzia – ha chiesto – a cosa serve se non può incamerare un euro in più? Per ogni euro che incassa avremo  costi altissimi.  Inoltre,  ci saranno passaggi ulteriori e un appesantimento del procedimento. Doveva essere affrontato il tutto con una diversa ottica, invece di fatto si limita a recepire quello che già c’è. Per Solinas questa agenzia è solo  un grande ufficio studi. Ma abbiamo valutato – ha chiesto ancora – quanto costa questo ufficio studi alla collettività? Al fronte di un gettito che è in costante contrazione, la maggioranza decide di aumentare i costi per la collettività.  Bene farebbe questo Consiglio a riflettere. 

Ignazio Locci (Forza Italia) ha sottolineato la negatività del provvedimento. Sembra però che neanche la giunta regionale sia entusiasta di questa proposta. Mi pare – ha detto – che il  governatore  abbia sentito quasi un obbligo  davanti alle richieste di qualche gruppo politico e  ha deciso di istituire questa agenzia. Insomma, l’esecutivo  ha voluto rispondere alle richieste propagandistiche di una certa parte di questa maggioranza. Per Locci bisogna rafforzare il rapporto con lo Stato per far intendere le nostre ragioni sulla base dell’articolo 8 dello Statuto.  Ma bene avrebbe fatto la giunta a individuare una direzione generale specializzata nel trattare questo rapporto con lo Stato.

Annamaria Busia  (Misto) è convinta che serva una agenzia delle entrate perché è necessario rafforzare il ruolo della Regione in materia nei confronti dello Stato per avanzare delle richieste. Ho sempre pensato – ha aggiunto – a una grande agenzia sarda delle entrate, ma credo che  debba farsi nel quadro della cornice normativa esistente. Annamaria Busia ha invitato alla riflessione e al confronto. La consigliera ha invitato la minoranza  a presentare proposte per raggiungere  un risultato migliore.

Per Michele Cossa (Riformatori) è impensabile che mentre a  livello nazionale si attua la riforma del sistema, noi in Sardegna ci inventiamo una agenzia fittizia, che è l’ennesimo carrozzone che graverà sulle tasche dei sardi. Cossa ha ricordato che la Sardegna  è, con la Calabria, l’ultima regione per incremento del PIL. Nonostante questo la maggioranza,  davanti a questa situazione, si inventa un’agenzia che non serve a nulla, che crea nuovi posti di lavoro che, tra l’altro, potrebbero essere coperti dal personale già esistente nella Regione.  Per il consigliere dei Riformatori la strada deve essere quella di abbassare la pressione fiscale. 

Edoardo Tocco (Fi) ha ricordato che “non è possibile sostituirsi allo Stato nel campo finanziario ” e che dunque l’unico obiettivo possibile dei proponenti la legge “resta quello di trattenere in Sardegna la quota parte dei tributi che spettano all’isola”. «Ma – ha dichiarato l’esponente della minoranza – il provvedimento in esame è inefficace e l’agenzia di cui si propone la costituzione troppo costosa». Il consigliere di Forza Italia ha insistito dunque sulla inopportunità dell’Ase («perché non si è pensato di lasciare il tutto in capo all’assessorato al bilancio?») ed ha paventato il rischio di un incremento dei costi, rispetto ai 2.5 milioni annui ipotizzati nel provvedimento. «Questa legge – ha concluso Tocco – non risolverà i problemi dei sardi e alla Sardegna serve altro, ad incominciare da un forte sostegno al sistema delle imprese per aiutarle a recuperare liquidità».

Alessandra Zedda (Fi) ha evidenziato la scarsa attenzione dimostrata dalla maggioranza per gli approfondimenti proposti dalla minoranza («ad iniziare dall’invito alla riflessione formulato dal capogruppo Pittalis, in apertura dei lavori, perché fossero valutate le implicazioni delle nuove norme in materia annunciate dal governo nazionale»). «Questo provvedimento – ha affermato la consigliera della minoranza – è pura filosofia e parole in libertà». A giudizio di Alessandra Zedda va rivista la norma finanziaria e deve essere tenuto in considerazione che serviranno all’Ase personale con alti livelli di specializzazione “se davvero dovrà funzionare e non rappresentare soltanto un contentino per qualche partito della maggioranza”. L’esponente di Fi ha quindi ribadito il pericolo della creazione di un “nuovo carrozzone” ed ha concluso ricordando che l’istituenda agenzia potrà occuparsi solo “dell’addizionale, Irpef e Irap; della tassa ambientale e di quella sul diritto allo studio”.

Il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, in apertura del suo intervento, ha espresso solidarietà “ai colleghi del centrosinistra che hanno abbandonato l’Aula per protestare contro l’atteggiamento irriverente mostrato dalla giunta sulla questione dell’inceneritore di Tossilo”.

«Nel merito del provvedimento – ha attaccato l’esponente della minoranza  – affermo che la montagna ha partorito un topolino e l’agenzia sarda delle entrate è una finzione giuridica, politica e storica».  «L’Ase – ha aggiunto Tedde – è uno strumento che non serve a  niente ed è soltanto un vuoto pneumatico finanziario che non interviene nella questione che attiene la marginalità della Sardegna nei confronti dello Stato». Il consigliere di Fi ha quindi affermato che ciò che serve è una modifica dello Statuto: «Sono finiti i tempi delle mozioni e degli ordini del giorno, occorre una norma statutaria che fortifichi la nostra specialità nel segno della insularità». «Non spendiamo 2.5 milioni l’anno solo per fare un grande centro studi – ha concluso Tedde – perché con l’Ase facciamo soltanto un esercizio normativo inutile che non ci consentirà di rapportarci paritariamente con lo Stato in materia finanziaria».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato la recente approvazione della legge sulla semplificazione per contrapporla a quella che istituisce l’Ase perché, a suo giudizio, questa sarebbe soltanto “un carrozzone”. «L’agenzia sarda – ha affermato Crisponi – è un grande bluff che costerà 2,5, milioni euro soltanto per iniziare». L’esponente della minoranza ha quindi contestato alcune parti dell’articolato ed ha affermato che “l’Ase sarà di fatto sottomessa all’assessorato della Programmazione a cui restano tutte le competenze in materie di entrate”.

Il consigliere del Misto, Paolo Truzzu (Fd’I), ha riproposto le critiche delle opposizioni in ordine ai costi e alla inopportunità dell’istituzione dell’agenzia sarda delle entrate («in pratica si istituirà un osservatorio e non un’agenzia in grado di riscuotere i tributi e impostare la vertenza delle entrate con lo stato»). L’esponente di Fratelli d’Italia ha quindi definito l’Ase  “un’altra scatola vuota che porterà ulteriore confusione” ed ha sottolineato i costi dell’istituenda agenzia: 2.5 milioni per un  organico di 20 persone con tre dirigenti e 9 funzionari. «Questa non è un’agenzia al servizio dei sardi – ha concluso Truzzu – ma l’ennesimo spreco al servizio di una parte della maggioranza che governa la Regione».

Il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha ricordato l’incontro in programma con una delegazione dei precari che hanno manifestato sotto il palazzo del Consiglio ed il presidente Ganau ha confermato l’incontro al termine della discussione generale.

Per il Psd’Az Angelo Carta ha sottolineato la necessità di «ragionare sugli obiettivi che si vogliono ottenere con la nuova Agenzia e non limitarsi a scrivere il solito libro dei sogni fermo restando che occorre cambiare passo rispetto ad una Giunta e soprattutto un presidente che con il Governo ha le brache calate mentre con il Consiglio mostra il suo volto più duro e intransigente, come hanno dimostrato le vicende di Tossilo, della riforma sanitaria e di quella degli Enti locali». L’Agenzia delle entrate, ha proseguito, «nasce soprattutto da una esigenza delle imprese sarde di avere un soggetto di prossimità con cui trattare la materia fiscale ma la verità è che lo Stato incassa 100 ma non restituisce alla Regione quanto dovuto ed anzi, non consente alla Regione di trattenere direttamente le sue risorse, la costringe ad aspettare le solite elemosine; questo il problema centrale che non ha trovato risposte, la vertenza entrate ha clamorosamente mancato questo obiettivo per mancanza di una strategia efficace, in altre parole non si è ottenuta la vera autonomia». E’vero, ha concluso, »che bisogna cambiare lo Statuto, rendere operativa la zona franca ed i punti franchi, ma rispetto a tutto questo l’Agenzia come viene configurata è lontana anni luce, quanto meno occorre chiarezza sul quadro nazionale che si va definendo, proprio per fare la vera Agenzia sarda delle entrate e non un semplice osservatorio che non tocca il rapporto fra fisco e contribuenti sardi».

Il consigliere del gruppo Misto Fabrizio Anedda ha ricordato di aver presentato già nel 2014 una mozione che, fra gli altri temi, portava all’attenzione del Consiglio il difficile rapporto fra fisco e contribuenti sardi, ottenendo in quella occasione l’impegno precisi impegni dell’assessore Paci. Proprio la scorsa settimana, ha ricordato, «con l’approvazione della nostra legge sulla semplificazione e la rottamazione di Equitalia annunciata dal Governo centrale, prendono forma due provvedimenti che potrebbero rifare fiato alle imprese spesso strozzate da atteggiamenti al limite dell’usura; con questa legge, in particolare, si fa un primo passo per tenere sotto controllo il nostro bilancio ed assicurare la certezza delle entrate».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha messo l’accento sul fatto che «la stessa maggioranza ha riconosciuto che la nuova Agenzia non risolverà il problema della entrate della Regione, ma non si è spinta al punto di ammettere che in realtà siamo di fronte ad una operazione di propaganda che finisce per portare acqua all’antipolitica; le persone comuni vedono il fisco come una piovra che cerca in tutti i modi di drenare risorse da un sistema economico debolissimo e noi, per giunta, ci aggiungiamo una ennesima sovra-struttura che produce solo costi». Dedoni ha poi citato uno studio di qualche anno «con cui si dimostra che ad un eccesso di produzione legislativa non corrisponde l’efficacia delle azioni di governo; questo è proprio il caso di un provvedimento del tutto inutile per la Sardegna mentre la gente che sta fuori del palazzo aspetta risposte concrete, ci accorgeremo ben presto quali saranno i saldi della prossima finanziaria alla luce del disavanzo della sanità».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu si è detto convinto che «l’istituzione dell’Agenzia delle entrate è un momento storico per l’autonomia regionale e per una Sardegna finalmente in grado di poter contare su tutte le sue risorse ma la legge è carica di pesanti incertezze sia alla luce della riforma costituzionale che della prossima legge di stabilità; in altre parole è una legge già vecchia prima di nascere ed uno spot per il No al referendum». Entrando nel merito del testo Rubiu ha criticato i passaggi nei quali si fa riferimento alla collaborazione con Equitalia, «una specie di associazione a delinquere che ha portato al fallimento una buona parte del sistema economico regionale» e quelli relativi agli organici, «dove si parla di selezione interna volontaria ma non si capisce perché qualcuno decida di uscire dal sistema Regione per andare da un’altra parte; forse il vero obiettivo è reclutare personale esterno per mettere in piedi l’ennesima struttura pubblica, un doppione di controlli, pratiche e burocrazia».

Il capogruppo di Sel Daniele Cocco ha auspicato che il Consiglio «trovi il modo, anche con il contributo dell’opposizione, di dare ai sardi una buona legge, andando oltre le critiche dei consiglieri della minoranza, in buona parte eccesive anche se esistono alcune criticità che possiamo migliorare». Certamente, ha assicurato, «non vogliamo fare una legge tanto per farla o per farcela impugnare dal Governo, vogliamo invece fare qualcosa di buono per i sardi; è vero che lo Stato non ci ha dato le risposte che aspettavamo ma, con il nuovo strumento, vogliamo andare avanti sulla strada del confronto con lo Stato con più impegno e più incisività».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha detto che «quanti parlano dell’inutilità della legge rispetto ai bisogni della comunità sarda dimenticano che, in posizioni di governo, non hanno ottenuto risultati di rilievo; è vero, al contrario, che stiamo provando a prenderci sulla spalle questo fardello per dare risposta, fra l’altro, agli oltre 30.000 cittadini che hanno sottoscritto la proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta da delibere di consigli comunali e provinciali». Sotto questo profilo, ha continuato, «è importante che si affermi il diritto dei sardi a chiedere ciò che spetta a loro, quanto e quando, perché da qui discende la certezza della programmazione; ecco la vera funzione del nuovo organismo che, nel confronto con il Ministero dell’economia, lavorerà con tutte le carte sul tavolo, superando la logica dei trasferimenti ed inserendosi in una cornice normativa di piena attuazione dell’art.8 dello Statuto».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha riposto a Congiu che «il leader del Pds nella scorsa legislatura non ha presentato nessuna iniziativa in tal senso, perché evidentemente ha percepito che c’era qualche problema, ma da parte nostra non vogliamo portare la questione alle calende greche ma sottolineare che le varie proposte presentate, espressione del Consiglio, non sono state prese in considerazione assegnando una sorta di corsia preferenziale al Disegno di legge della Giunta e parlando impropriamente di Testo unificato». Dopo aver criticato con forza le posizioni espresse da un importante esponente del Pds, «un capo di gabinetto che fa politica in orario di servizio come è documentato dai social media», Pittalis ha sostenuto che «la legge è una occasione mancata perché la maggioranza ha respinto sul nascere l’idea del confronto su una materia che tocca da vicino la società sarda, e non affronta gli importanti problemi della fiscalità di vantaggio e del taglio delle tasse; non è serio, inoltre, il passaggio sul contingente di personale esterno da reclutare con compiti di studio e di ricerca, ma di questo riparleremo più avanti con maggiore dettaglio».

A nome della Giunta l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha tenuto a chiarire che «il problema dell’Agenzia sarda delle entrate è cosa totalmente diversa dalla vertenza entrate; certo da sola la legge non fa calare la disoccupazione, aumentare la ricchezza o ridurre la povertà, ma tutto questo non può essere un albi per il continuo ricorso al benaltrismo italiano; non facciamo proclami, riteniamo piuttosto di aver fatto un passo in avanti dopo la chiusura della vertenza entrate e l’approvazione della norme di attuazione, portando a casa risultati che nella legislatura precedente non si è riusciti ad ottenere». Ora, ha precisato, «siamo nel campo delle tecnicalità di calcolo che sono complicate quanto importanti e per questo ci vuole una struttura di specialisti, anche se l’ossatura dell’organico sarà formata con la mobilità e con personale esistente e se, non esiste, dovrà essere integrato da specialisti per definire in molto preciso il calcolo ed il controllo delle nostre spettanze». Quindi l’Agenzia, ha aggiunto, «non è un centro studi né la rivoluzione del sistema e nemmeno la battaglia di qualcuno ma un passaggio importante nella costruzione della nuova autonomia regionale, senza trascurare il rapporto con gli Enti locali». Per quanto riguarda le prospettive future,  ha concluso l’assessore Paci, «stiamo creando le condizioni, a legge vigente, per il riversamento diretto previsto nelle norme di attuazione (come già avviene in Trentino ed in Friuli) con modalità che saranno inserite in un decreto del Governo che forse avremo nella prima metà del 2017; la nostra legge istitutiva dell’Agenzia, inoltre, è perfettamente compatibile con eventuale cancellazione di Equitalia e comunque c’è ancora tempo per migliorare alcuni aspetti».

Dopo l’intervento dell’assessore, il presidente ha comunicato il calendario dei passaggi successivi, che però il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha contestato, chiedendo una breve sospensione della seduta e la riunione della conferenza dei capigruppo.

La richiesta è stata accolta. Alla ripresa dei lavori, il presidente Ganau ha comunicato che gli emendamenti potranno essere presentati entro domani alle 16.00 e alle 17.00 si riunirà la commissione per esaminarli, mentre la seduta del Consiglio è fissata per le 18.00.

Successivamente, ha messo in votazione il passaggio agli articoli della legge, che il Consiglio ha approvato con 31 voti favorevoli e 19 contrari. Subito dopo, ha tolto la seduta convocando un’altra riunione della conferenza dei capigruppo, per incontrare una delegazione di lavoratori precari che hanno manifestato davanti al palazzo del Consiglio.

Consiglio regionale 54

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Consiglio regionale 1 copia

Il Consiglio regionale ha approvato stamane i primi nove articoli del D.L n. 254 “Norme sulla qualità della regolazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato che, per effetto dell’ordinanza del Gip del Tribunale di Oristano, sono venute meno le cause che avevano determinato la sospensione del consigliere Antonello Peru (FI) il quale, pertanto, riprende il suo posto all’interno dell’Assemblea. Contestualmente è cessato dalle funzioni sostitutive Giancarlo Carta, sempre di Forza Italia.

Il Consiglio ha quindi iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione degli articoli del Dl n. 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, sull’ordine dei lavori, ha ricordato di aver consegnato ai capigruppo la bozza di una proposta di legge sulla ricapitalizzazione della Sogeaal di Alghero ed ha sollecitato una nuova riunione della conferenza, al termine dei lavori, per capire orientamento dei gruppi consiliari per quanto riguarda l’applicazione della procedura accelerata prevista dall’art. 102 del regolamento.

Il presidente Ganau ha assicurato che la richiesta sarà tempestivamente esaminata dai capigruppo alla fine dei lavori del Consiglio.

Successivamente l’Aula ha iniziato il dibattito sull’art 1 (Norme generali e programmazione delle attività di semplificazione) del Dl 254, che è stato approvato.

Sull’art. 3 (legge regionale annuale di semplificazione), il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha parlato di una norma «che appare inutile perché crea appesantimento nel sistema e in particolare nella parte in cui dice che la Giunta presenta ogni anno un disegno di legge sulla semplificazione, è un passaggio che dovrebbe essere implicito nel testo, proprio per semplificare».

Un altro consigliere di Forza Italia, Ignazio Locci ha dichiarato che «in questa materia è più saggio non introdurre nuove norme ed applicare quelle esistenti, con adeguamenti automatici a quelle di nuova approvazione ed una forte attenzione, questo è davvero il tema centrale, alle esigenze reali dei cittadini».

Salvatore Demontis, del Pd, ha chiarito che «la finalità della legge è quella di valutare l’incidenza delle leggi regionali rispetto al panorama nazionale ed europeo, una sorta di valutazione comparata che tende a rendere efficace in modo permanente .l’intervento di semplificazione».

Marco Tedde, vice capogruppo di Forza Italia, ha espresso una valutazione negativa sulla legge perché, ha sostenuto, «la semplificazione è prima di tutto un grande processo culturale cui deve partecipare, a pieno titolo, il Consiglio regionale, che invece viene messo da parte».

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha affermato che la posizione del suo gruppo «non è di retroguardia ma punta invece a migliorare l’efficacia dell’azione amministrativa, mentre la proposta della Giunta si ispira a qualche altra legge regionale ma manca l’obiettivo della modernizzazione della macchina amministrativa della Regione».

Per Antonio Gaia (Cps) il giudizio sulla legge è favorevole ed anche l’articolo in esame è positivo; tuttavia, ha suggerito, «sarebbe bene approfondire la parte delle competenze che spettano al Consiglio e, ai fini pratici, quella relativa all’elenco dei beni sottoposti a vincolo per eliminare inutili contenziosi». Sarebbe perciò utile, ha concluso, una breve sospensione della seduta.

La richiesta è stata accolta.

Alla ripresa dei lavori il consigliere Salvatore Demontis, del Pd, ha proposto un emendamento orale di chiarimento su art. 3, con cui si assegna alla Giunta il compito di predisporre annualmente un non un nuova legge ma l’aggiornamento della stessa, ai fini della semplificazione normativa.

L’emendamento orale non è stato accolto.

Il Consiglio ha poi approvato l’art. 3 nella stesura originaria

Sull’art. 4 (strumenti per il miglioramento della qualità di regolazione) il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha osservato che «lasciare la questione unici in mano alla Giunta è sbagliato, perché è un compito che spetta al Consiglio ed è un tema che merita di essere approfondito; occorre piuttosto riflettere che sugli strumenti con i quali si vorrebbe fare fronte a questo così ampio intervento di revisione periodica»

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha segnalato che «il testo prevede anche forme di partecipazione democratica ma poi non indica alcuno strumento concreto per rendere effettivo questo diritto; in definitiva tutta la prima parte del testo appare inutile e con un carico eccessivo di ovvietà»

Alessandra Zedda, vice capogruppo di Forza Italia ha detto che «sembra una norma sulla filosofia del diritto; piuttosto, come ha ricordato l’apposita commissione del nostro Consiglio, ci sono molte leggi non applicate, anche di buona qualità».

Il relatore Salvatore Demontis, del Pd, per dichiarazione di voto, ha ribadito la sua posizione favorevole, riconoscendo che il consigliere Pittalis ha ragione sulla mancanza di strumenti di partecipazione democratica «ma solo perché è in preparazione una legge organica e si preferito rinviare la disciplina della materia a quella sede; il passaggio nel testo in esame è rimasto per una svista e può essere cancellata con un emendamento orale». Per quanto riguarda gli strumenti, ha concluso, «sono quelli delle comuni buone pratiche amministrative, affidati all’azione della Giunta perché ha una visione più complessiva del panorama normativo».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha criticato la formulazione dell’articolo, a suo avviso «quanto meno bizzarra, dove dice in sostanza che la chiarezza dei testi normativi viene imposta dalle legge ma non è così; la chiarezza normativa è frutto del lavoro degli uomini e in molti casi dal buon senso, sotto questo profilo il risultato raggiunto non è certo esaltante».

Successivamente il Consiglio ha approvato l’art. 4 e, a seguire, anche l’art. 5 (disegno di legge per la riduzione del numero delle leggi). Sull’art. 6 (Chiarezza del testo e tecnica legislativa), il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha definito la norma in esame «l’emblema dell’inutilità quando dice che la Giunta adotta standard di chiarezza legislativa a livelli nazionali ed europei; se questa è la finalità bisogna aggiungere, semmai, la necessità di investire in formazione e conoscenza»

Il consigliere di Forza Italia Ignazio Locci ha affermato che «è preoccupante sentirci costretti a dire che dobbiamo scrivere le leggi in modo semplice, sia nel linguaggio che soprattutto nel contenuto; basterebbe leggere le delibere degli assessorati, spesso incomprensibili, per rendersi conto che c’è davvero da preoccuparsi».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, firmatario di una proposta di soppressione dell’articolo, ha detto che il testo è in larga parte scontato, ripetitivo ed inutile; il nostro compito è renderci conto dei bisogni reali dei cittadini e delle imprese e, in generale, di lavorare per miglioramento del rapporto della comunità con la politica e le istituzioni».

Dopo l’on. Rubiu ha preso poi la parola l’on. Marco Tedde (Forza Italia) secondo cui «quella dell’articolo 6 è una norma psichedelica: sono convinto che l’assessore Demuro, per la stima che ho dei suoi studi, non abbia preso parte alla stesura di questo testo normativo». 

Per l’on. Mario Floris (Uds) «sarebbe interessante capire perché il potere legislativo nell’articolo 6 passa dal Consiglio alla Giunta. Cosa vuol dire questo articolo? Assolutamente nulla».

L’on. Attilio Dedoni (Riformatori) è intervenuto per dichiarazione di voto affermando che «questo articolo è in piena contraddizione con il testo della legge. Altro che semplificazione: è del tutto evidente che le norme devono essere ben scritte e devono essere chiare. Sopprimere l’articolo 6 è il minimo».

L’articolo 6 è stato invece mantenuto in vita a seguito del voto dell’Aula.

Sull’articolo 6 bis “Sviluppo delle politiche di genere e revisione del linguaggio amministrativo”  l’on. Annamaria Busia (Cd) ha detto che «in altre regioni si è favorito un linguaggio adeguato e corretto rispetto ai generi e alle sue differenze. Anche un linguaggio soltanto al maschile è una forma di discriminazione mentre il termine ministra o assessora strappa un sorrisino sempre ironico. Il linguaggio va adeguato anche nelle nostre norme, dunque, perché serve a mutare le regole di una società favorendo la soluzione delle problematiche femminili».

Le osservazioni sono state condivise anche dall’on. Rossella Pinna (Pd): «Non è un capriccio delle consigliere regionali che hanno presentato questa norma ma un’esigenza reale che si sta affacciando nella nostra società. D’altronde, le parole sono il mezzo con il quale rivestiamo i nostri pensieri e li rendiamo disponibili agli altri. Anche il linguaggio che usiamo deve esprimere la nuova realtà di un’identità di genere che deve toccare anche il campo amministrativo e legislativo».

Anche l’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) si è detta a favore: «E’ un atto di civiltà questa norma, l’unica per la quale voterò a favore di questa prima parte di una legge che non convince, a dir poco, perché è astrusa».

L’articolo 6 bis è stato approvato.

Sull’articolo 7 “Testi unici” è stato presentato un emendamento soppressivo parziale a firma Rubiu e più. L’emendamento è stato respinto e l’articolo 7, invece, approvato.

L’articolo 8 “Analisi tecnico-normativa”  è stato messo in discussione e ha preso la parola l’on. Tedde (Forza Italia), che ha detto: «Vedo che quanto stabilito dall’articolo 6 viene ribadito nell’articolo 8. Non si capisce perché questa discriminazione tra Giunta e Consiglio».

Per l’on. Demontis «la minoranza ha detto finora che i principi sono pleonastici ma l’on. Marco Tedde ha appena ricordato che anche i consiglieri regionali talvolta hanno bisogno di un sostegno in sede di scrittura delle norme».

L’articolo 8 è stato approvato.

Gli emendamenti 8, 1 e 23 sono stati presentati a valere sull’articolo 9. L’on. Pietro Pittalis (Forza Italia) ha ironizzato sul “ricorso nelle norme alla lingua inglese con incisi come “digital first”, se non ho letto male” e ha presentato un emendamento orale secondo cui sono irricevibili i disegni di legge senza relazione. «Possiamo ipotizzare una cogenza a fronte della mancanza delle relazioni? Colleghi del Consiglio, abbiate un sussulto di dignità, ormai siete consegnati al renzismo autoritario. Imponiamo almeno alla Giunta che faccia fino in fondo il suo dovere».

A seguito dei rilievi l’on. Demontis ha chiesto al presidente del Consiglio una breve sospensione. Dello stesso parere anche l’on. Francesco Agus, presidente della Prima commissione. Il presidente Ganau ha sospeso i lavori per consentire alla maggioranza di elaborare un emendamento. Alla ripresa, l’on. Demontis, relatore di maggioranza, ha detto: «Abbiamo accolto il suggerimento del consigliere Pittalis ma non possiamo andare oltre una certa formulazione per non invadere il campo del regolamento d’Aula, che ha forza maggiore rispetto alla legge ordinaria».

Il testo dell’articolo 9 è stato approvato dall’Aula e così l’emendamento all’emendamento 23, che sostituisce il termine “digital first” con “principio della priorità digitale” e l’emendamento aggiuntivo 1.

Il presidente Ganau ha sospeso la seduta, che riprenderà alle 16.30 e ha convocato la conferenza dei capigruppo.

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Consiglio regionale 31

Nella seduta di questa mattina, il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del disegno di legge sulla qualità della regolazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Dl n.254/A – Giunta regionale – “Norme sulla qualità della regolazione e semplificazione dei procedimenti amministrativi“. Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore di maggioranza, il consigliere Salvatore Demontis del Pd.

Nel suo intervento Demontis ha parlato di un «disegno di legge importante rivolto a cittadini, imprese e pubblica amministrazione, una strada che vogliamo percorrere con decisione anche nel futuro procedendo ogni anno uno specifico disegno di legge sulla riduzione del numero delle leggi (già con questo provvedimento ne tagliamo 390) ed il loro trasferimento, ove possibile, in testi unici divisi per materia». «In prospettiva – ha aggiunto – guardiamo anche «ad una valutazione dell’incidenza della normativa regionale su quella di diversi livelli oltre all’impatto della regolazione per poterne valutare i benefici per i destinatari a cominciare da quelli socio-economici». «Complessivamente – ha sintetizzato Demontis – si punta a migliorare la qualità delle leggi per strutturare buone pratiche legislative ed introdurre principi importanti: open data su tutti gli atti della Regione, consentendo ai cittadini, i cittadini di controllare in modo diffuso l’andamento della pubblica amministrazione e non solo in presenza di un interesse legittimo, termine massimo di 30 giorni per la maggior parte dei procedimenti, ora sforato molto frequentemente, possibilità di intervento sostitutivi di fronte ad inadempimenti e sistema sanzionatorio articolato, che comporterà la riduzione del premio di risultato per il dipendente inefficiente, indennizzo per ogni giorno di ritardo a prescindere da danno, abbandono della carta e utilizzo massiccio della posta elettronica certificata». «Ci aspettiamo – ha aggiunto il consigliere del Pd – effetti molto positivi della nuova legge sulla materia edilizia, attraverso il grande miglioramento dello sportello unico Suap, che supererà la situazione a macchia di leopardo attraverso nuove modalità telematiche, una piattaforma unica ed un’unica modulistica; inoltre la pubblica amministrazione sarà obbligata a portare avanti istruttorie in parallelo riducendo ancora i tempi di definizione delle pratiche».

Il relatore di minoranza Stefano Tunis di Forza Italia ha affermato che quello in esame è «un provvedimento che ha avuto una gestazione molto prolungata essendo stato concepito all’inizio di questa legislatura, quando norme buone e trasparenti sembravano priorità vere; pero è vero che ora siamo a metà mandato e vediamo che sono state approvate con il vecchio sistema riforme importati come quella edilizia che secondo gli uffici tecnici si è rivelata praticamente neutra e ad impatto zero». «Tuttavia – ha riconosciuto Tunis – l’iter della legge è stato corretto e trasparente frutto anche di un buon rapporto con l’opposizione in sede di commissione anche se, per noi, l’iniziativa legislativa rimane troppo sbilanciata sulla Giunta regionale, segno che forse occorreva affrontare il tema della semplificazione con una legge statutaria dato che siamo in presenza di regole e responsabilità comuni e condivise ed è quindi questa la strada giusta per fare buone leggi e dare buone risposte ai cittadini». Appare positivo, peraltro, «prevedere un adeguato periodo di sperimentazione con uno sguardo concreto rivolto alla soluzione dei problemi ma questo, bisogna ricordarlo, non è il metodo applicato dalla Giunta in tutte le altre circostante, a cominciare dalla Asl unica a proposito della quale lo stesso nuovo manager ha confessato di essere privo di certezze, in pratica la Giunta predica bene e razzola male». «Sarebbe stata necessaria infine – ha concluso Tunis – una maggiore attenzione, per esempio, all’abrogazione della legge regionale n. 30 in materia di trasparenza perché, in quella legge, c’era un passaggio sul cosiddetto accordo procedimentale che faceva risolvere molti problemi nei rapporti fra pubblico e privato». «Guardiamo a questo provvedimento «con spirito costruttivo – ha detto infine – perché è una norma che serve ai cittadini per provare a recuperare un rapporto virtuoso con la pubblica amministrazione, tema centrale per tutta la politica».

Il consigliere del gruppo Misto Mario Floris ha confessato di aver deciso di intervenire quasi per «timbrare il cartellino anche se parlare in quest’Aula, a volte, è non solo difficile ma inutile, perché continuiamo a rappresentare un sistema politico che la gente ha condannato e non vuole più; ieri, in occasione del dibattito sul Patto per la Sardegna, ho visto spargere morfina dappertutto (perfino nel banchi della minoranza) perché si è consolidato un sistema in cui una maggioranza che magari è una minoranza guidata da poche persone decide per altri che devono obbedire». Con la legge dei governatori, ha aggiunto, «pensavamo ad un presidenzialismo temperato, qui invece prima si fa un programma elettorale e poi lo si stravolge completamente». «Alcuni parlamentari nazionali – ha dichiarato ancora Floris – invita a votare Si alla riforma costituzionale perché così si elimina la competenza concorrente con le Regioni dimenticando che, così, scompare l’autonomia in tante materie compresa quella che stiamo discutendo». Esprimendo un giudizio nettamente contrario sul Disegno di legge, Floris ne ha evidenziato le lacune giuridiche, spiegando che «interviene su materie di competenza dello Stato che ha già legiferato ampiamente e continua a farlo anche recentemente con i decreti attuativi della riforma Madia, rendendo quindi legittimo chiedersi dove si colloca la nostra legge, anche perché la stessa riforma Madia contiene fra l’altro una clausola di salvaguardia che prevede la sua applicabilità anche nelle Regioni a Statuto speciale».

La consigliera Daniela Forma, del Pd, ha definito il disegno di legge «fra i più qualificanti per la Regione, anche per la capacità di proposta della Giunta e degli assessorati dell’Industria e degli Affari generali,  e la volontà di intercettare obiettivo strategici del mandato del centro sinistra». «Questa legge –  ha sottolineato – dà risposte certe in tempi certi ai cittadini, mette ordine nel panorama legislativo regionale, introduce meccanismi di semplificazione, riduce tempi e rende più semplice la vita dei cittadini e delle imprese; questo approccio deve diventare strutturale nella nostra agenda politica, individuando le priorità di azione e, meglio ancora, introducendo meccanismi di valutazione ex post sull’impatto della legge nella società sarda». E’positivo inoltre, a giudizio della Forma, «che si sia stabilità una uniformità dei procedimenti su tutto il territorio regionale (soprattutto negli uffici tecnici) ed un nuovo ruolo sia per le Unioni dei Comuni che per la Città metropolitana di Cagliari». In definitiva, ad avviso dell’esponente del Pd, «è una legge positiva per la comunità regionale ed ora è auspicabile che il personale della Regione e degli Enti locali risponda con generosità sentendosi protagonista di un nuovo processo virtuoso». 

Per Forza Italia il consigliere Ignazio Locci ha auspicato in apertura che «i ringraziamenti della collega Forma li facciano, in realtà, cittadini ed imprese cui la legge è destinata; sui principi da parte nostra c’è condivisione perché li riteniamo universali e quindi da non declamare politicamente, piuttosto è necessario che a queste buone intenzioni si facciano seguire i fatti». Cittadini ed imprese, ha segnalato, «chiedono una pubblica amministrazione adeguata ai tempi e soprattutto semplice, ma proprio questa è una lacuna del provvedimento in esame, che resta un po’ a metà strada fra esigenze degli uffici e delle attività produttive, soprattutto in edilizia; sono poi scettico sulla tempistica legata ad alcuni passaggi che riguardano le Sovrintendenze e le competenze dello Stato, un po’ lo stesso argomento che ha sollevato il collega Floris su norme nazionali che potranno essere non sovrapponibili a questa legge». C’è poi da affrontare, ha ricordato, «tutto il discorso sul materiale umano che si è rivelato purtroppo decisivo nell’ostacolare il nuovo corso legislativo; molti Comuni sono indietro, il funzionamento di Agenzie ed Enti agricoli è da terzo mondo e c’è la giungla degli accertamenti conformità, in altre parole oltre che un taglia leggi ci vorrebbe un taglia teste, perché ci sono persone si credono proprietarie di ogni singola pratica, c’è ancora in Sardegna un freno a mano tirato talvolta indotto da molte parti della pubblica amministrazione». «La legge – in conclusione – è un tentativo ancora insufficiente con alcune complicazioni ed il lavoro non è finito, serve un cambio di marcia nella realtà».

Il consigliere dei Riformatori sardi Luigi Crisponi ha parlato di un «tentativo lodevole come tutti quelli in cui la burocrazia si avvicina al cittadino ed alle imprese liberandosi di tanti aspetti fastidiosi che mettono limiti al fare ed appaiono inaccettabili, soprattutto, per quanto riguarda la tempistica; scelte condivisibili quindi anche se qualche perplessità resta sui modelli di applicazione e lo stesso testo di 53 articoli non risulta sempre di facile lettura a conferma che la burocrazia è davvero una piramide difficile da scalfire». «Forse è mancata la progettualità vincente – ha aggiunto Crisponi – per assicurare la rapida attuazione della norma, in proposito cito l’esempio del testo unico sul turismo che contrasta con il disegno di legge che stiamo esaminando; in pratica si dice che ci vuole parere obbligatorio della Regione per le strutture ricettive 5 stelle lusso ma questo fa sorridere tutto il mondo, un mondo legato ad internet ed ai suoi giudizi inappellabili, c’è però tempo di correggere guardando verso il futuro e ricordando che i testi vanno armonizzati alla luce delle reali esigenze di famiglie ed imprese, questo è il vero lavoro che renderebbe più facile la vita delle persone».

Dopo l’on. Crisponi ha preso la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia), che ha proposto «un focus su due punti. Uno è sull’iniziativa legislativa, quasi esclusivamente in capo alla Giunta regionale in questi due anni e mezzo. E ne ha abusato in una serie di circostanze. Questo è un tema sul quale ci dobbiamo confrontare perché anche da qui passa la semplificazione legislativa della quale dobbiamo discutere oggi.  L’altro focus riguarda il costo della riforma, che sarebbe a zero sia in termini di personale che di risorse finanziarie. Ma sono tante le obiezioni da parte di chi a brevissimo si troverà ad applicare determinate norme in termini brevissimi. Siamo sicuri che non sia più giusta una moratoria per gli enti locali, per consentire loro di traslare nel tempo l’applicazione? La capacità di adattamento dei Comuni alla riforma degli enti locali è già stata stressata: non aggiungerei altro nell’immediatezza».

Per la maggioranza ha preso la parola l’on. Francesco Agus (Sel) e ha detto: «Sono convinto che riusciremo a migliorare questo disegno legislativo ambizioso anche con la reale partecipazione della Giunta, che è stata disponibile durante i lavori della commissione. Spero che gli emendamenti dell’opposizioni migliorino ancora di più un testo che deve rimediare al rapporto logorato tra il cittadino e la burocrazia regionale. L’Autonomia perde colpi a causa della classe politica e anche delle mancate risposte della burocrazia. Non sono convinto che tutto possa cambiare con questa legge, che la Regione faccia immediatamente un balzo in avanti ma se iniziamo con un boccone alla volta riusciremo a mangiare un elefante. Non sarà questa la legge che ci farà finire il pasto, è chiaro. Abbiamo poi il problema, anche in questa legislatura, della mancata applicazione delle leggi che pure questo consiglio approva». Nel merito, l’oratore ha parlato dell’importanza del «Suape, lo sportello unico delle attività produttive e dell’edilizia, che potrà occuparsi anche delle attività sportive e musicali come spesso gli imprenditori richiedono».

Per l’onorevole Marco Tedde (Forza Italia) «è certamente la semplificazione amministrativa la frontiera della pubblica amministrazione e non mi pare che questo testo all’esame sia il verso giusto di questo grande obiettivo. Quello che manca è la sburocratizzazione e la riduzione del carico fiscale per le imprese: sono queste le cose che mancano alla Sardegna per crescere. Oltre ovviamente alle politiche dei trasporti, dal 2014 del tutto inesistenti. Tra l’altro in questo testo legislativo non mi pare siano stati recepiti i decreti attuativi della legge Madia: siamo alle prese con la solita fretta della tecnica legislativa, come si coglie con tutta evidenza dall’articolo 52, che ci ricorda che i regolamenti regionali non possono in alcun modo essere in contrasto con le leggi. Francamente non c’era bisogno di precisarlo. Riflettiamo bene su queste cose bizzarre che avete scritto, riportiamo il testo in commissione».

I Riformatori sono intervenuti con l’on. Attilio Dedoni: «Il tema della semplificazione amministrativa è nel dna della nostra forza politica da sempre. Ma qui siamo ancora nel vago. Il buon legislatore deve proiettarsi in avanti e vedere nella lunga distanza. Se questo non accade, il lavoro del legislatore non aiuta i cittadini e gli imprenditori. Il caos che si vive nel sistema legislativo obbliga i cittadini a fare salti mortali e li costringono a perdere opportunità e diritti. Senza chiarezza siamo tutti consegnati all’arbitrio e gli imprenditori non passeranno in Sardegna manco per sbaglio. In Svizzera una fabbrica apre in una settimana: se non c’è indipendenza economica non ci sarà mai indipendenza istituzionale».

L’on. Gianluigi Rubiu (Udc) ha parlato di «una legge ricca di buone intenzioni, soprattutto per le imprese. Ma se guardiamo i contenuti della legge i dubbi si fanno avanti. E la sensazione è che stiamo creando nuovi disagi alle imprese, altro che sburocratizzare. La vostra semplificazione  coincide sempre con una rappresentazione del cittadino come una controparte, non come la persona alla quale dobbiamo prestare servizio».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, si è rivolto all’assessore Demuro e ha detto: “Lei sarebbe destinato ad essere sostituito, secondo quello che si legge. Evidentemente non ha padrini politici forti e non conta nulla il suo curriculum. In questa giunta regionale che più volte ho definito fallimentare non ho difficoltà a riconoscere competenza e spirito di iniziativa al professor Demuro. Questo provvedimento comunque tenta di avviare un nuovo corso della burocrazia regionale”.

Per l’oratore «è comunque evidente ancora una volta il centralismo regionale e la mortificazione degli enti locali, ai quali in concreto non si deve riconoscere la sussidiarietà. Al di là di tutto, le norme non devono rimanere lettera morta ma devono essere poi applicate e questo è un enorme problema della Regione che giustamente il presidente Agus ha fatto bene a evidenziare nel suo intervento».

L’assessore dell’Industria Maria Grazia Piras si è detta orgogliosa del testo di legge presentato all’attenzione dell’Aula, che muove dall’esigenza, più volte e in più occasioni richiamata, di accelerare la spesa pubblica. «Questa legge – ha proseguito – non può risolvere tutti i problemi che affliggono la pubblica amministrazione ma incomincia ad affrontare in profondità e a risolvere alcune importanti questioni».

Con il provvedimento in discussione, a giudizio della Piras, si riduce quello che le multinazionali che decidono di non investire più nel Paese chiamano “gap Italia”. «Diamo a tutti i Comuni – ha spiegato a titolo esemplificativo la responsabile dell’Industria – la possibilità di unire al preesistente sportello unico anche lo sportello unico per l’edilizia: una sperimentazione incominciata in dieci Comuni nel 2014, poi diventati 46 e che continua a registrare continue richieste di inserimento da parte delle amministrazioni locali dell’Isola a testimonianza della efficacia della soluzione».

«Con la legge per la semplificazione – ha proseguito la rappresentante dell’esecutivo regionale – si tende a garantire al cittadino la possibilità di avviare un’attività con la sola autocertificazione, prevedendo i controlli in una fase successiva a quella autorizzativa e realizzativa.»  

«E’ questa è la vera rivoluzione – ha tuonato l’assessore Piras – insieme con lo stabilire tempi certi di risposta da parte della pubblica amministrazione alle richieste di cittadini e imprese.»

L’assessore si è detta disponibile ad accettare proposte tendenti al miglioramento delle norme contenute nel testo del disegno di legge ed ha auspicato una piena condivisione delle novità introdotte dal provvedimento in discussione che se approvato “migliorerà la qualità della nostra amministrazione insieme con la vita dei cittadini e delle imprese della Sardegna.

Conclusa quindi la discussione generale, l’Aula con 30 favorevoli su 34 votanti, ha approvato il passaggio agli articoli ed il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai,  ha dichiarato conclusi i lavori annunciando la convocazione della conferenza dei capigruppo, nonché il termine per la presentazione degli emendamenti (domani alle 12.00) insieme con la convocazione della Prima commissione per il parere, sempre domani ma alle 13. Lai ha inoltre confermato la convocazione della Seconda commissione alle 14.45 e della Quinta commissione domani alle 10.30.

Il Consiglio si riunirà martedì 11 ottobre, alle 10.00.

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In Consiglio regionale si è svolta oggi la seduta Statutaria. La seduta si è aperta sotto la presidenza del vicepresidente del Consiglio regionale Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito, ha preso la parola il presidente della Regione Francesco Pigliaru per le dichiarazioni sul “Patto per la Sardegna” ai sensi dell’articolo 120 del Regolamento.

Il presidente Pigliaru, in premessa, ha espresso soddisfazione per l’opportunità  di illustrare il provvedimento firmato lo scorso 22 luglio con il premier Renzi, uno strumento importante per lo sviluppo dell’Isola – secondo il presidente – che introduce diversi elementi di novità nei rapporti tra Stato e Regione: «Ci saremmo potuti accontentare di un miglioramento della programmazione congiunta delle risorse del Fondo europeo per lo sviluppo e la coesione, come altre regioni hanno fatto. Il Patto è molto di più di questa ordinaria metodologia di programmazione. Abbiamo ottenuto risorse aggiuntive che vanno oltre i 1500 milioni di euro (12,9% della quota parte della Sardegna del FSC). Risorse che serviranno per affrontare problemi strutturali ancora irrisolti».

Per Pigliaru le risorse del Patto dovranno essere utilizzate per provare a risolvere il problema dell’insularità che rappresenta oggi il principale vincolo allo sviluppo dell’Isola. «E’ un problema ancora più sentito oggi nell’era di internet. Oggi il gap dei trasporti con il resto dell’Italia è persino peggiorato. Si pensi alle forme di mobilità flessibile come il car sharing o il bla bla car meccanismi difficilmente utilizzabili senza un sistema di connessione efficiente».

Il presidente della Regione ha quindi ricordato i contenuti del dossier consegnato al premier Renzi il 28 maggio del 2015: «Anziché fare un elenco di lamentazioni nel dossier abbiamo cercato di misurare, nel modo più preciso possibile, i costi dell’insularità. Ci siamo focalizzati su tre aspetti: continuità territoriale, mobilità interna  ed energia».

Sulla continuità, Pigliaru ha ricordato che lo Stato ha riconosciuto alla Sardegna un contributo annuale, in via sperimentale, di 30 milioni di euro (120 nel quadriennio) da utilizzare per cercare di costruire un modello migliore.

Sulla mobilità interna (ferro e strade), per la prima volta, la Regione partecipa in modo paritario alla programmazione. «Abbiamo avviato il confronto con le Ferrovie e l’Anas con l’obiettivo di intervenire sulle infrastrutture per migliorare la rete e avvicinare tra loro i grandi punti strategici della Sardegna, come i tre aeroporti, e rendere decenti i tempi di percorrenza. Sul ferro ci sono nel Patto 225 milioni di euro che si sommano a investimenti già programmati per 120 milioni. Cosa si farà? Alcune risorse potranno essere spese subito per mettere in sicurezza i passaggi a livello e adeguarli alle nuove tecnologie. Altre serviranno per interventi sul materiale rotabile in modo da consentire ai treni di viaggiare meglio ed eliminare i disagi. Ci saranno infine interventi strutturali per la modifica dei tracciati con l’obiettivo di ridurre a poco più di due ore il tragitto da Cagliari a Sassari e a due ore e venti quello da Cagliari a Olbia con tre sole fermate. Ciò che interessa è il rinnovato interesse per il ferro. Quanto alle strade – ha proseguito Pigliaru – sono disponibili 162 milioni di fondi europei di cui 50 per la manutenzione ordinaria. Altri 435 milioni sono stati individuati nel contratto di servizio dell’Anas 2016-2017 per interventi che riguardano la SS 554, la Olbia-Palau e la manutenzione straordinaria sulla rete viaria. In totale sul trasporto gommato saranno disponibili 597 milioni di euro».

Sul fronte energetico, il presidente ha sottolineato l’importanza degli impegni assunti dal Governo per favorire la metanizzazione dell’Isola. «Lo Stato si impegna a finanziare la dorsale sarda, punto essenziale del progetto di metanizzazione – ha detto Pigliaru – abbiamo inoltre pattuito una garanzia contro il rischio di un aumento improvviso del prezzo del metano. In caso di rincaro dei prezzi lo Stato garantirà le compensazioni per consentire ai sardi di avere il metano allo stesso costo del resto d’Italia. L’intervento complessivo per l’energia è di 1,5 miliardi di euro».

Francesco Pigliaru, infine, si è soffermato sul Fsc ordinario: «Ci sono interventi per infrastrutture sociali, sanità, istruzione, ambiente, dissesto idrogeologico, ammortizzatori sociali, turismo e cultura – ha affermato il capo dell’esecutivo – la strategia adottata è stata quella di privilegiare il completamento di programmazioni regionali già definite, come il programma regionale di sviluppo. 36 milioni serviranno per la metropolitana Sassari, 20 milioni per il collaudo della linea ferroviaria Senorbì-Sassari. Sulla sanità l’investimento è di 200 milioni di euro: 75 per il Policlinico di Monserrato, 100 il completamento del complesso del complesso ospedaliero di Sassari, 25 per il Brotzu».

Tra gli altri interventi, Pigliaru ha ricordato quelli per l’istruzione (oltre 80 milioni per completare gli interventi sull’edilizia scolastica, 50 milioni per le università di Sassari); per il settore idrico (50 milioni per messa in sicurezza di alcune dighe. 68 milioni per la riduzione delle perdite nelle condotte, altri milioni per il sistema irriguo); per il superamento del rischio idrogeologico da alluvione (circa 90); per la bonifiche dall’amianto di strutture pubbliche abbandonate (15). Particolare attenzione sarà poi riservata alle azioni per combattere lo spopolamento delle zone interne attraverso i fondi per la programmazione territoriale che ammontano a circa 15 milioni di euro. Ci sono, inoltre, 24 milioni per sbloccare la situazione dei cantieri de La Maddalena.

Pigliaru, infine, ha ricordato che altri 168 milioni saranno destinati al Patto per la Città Metropolitana di Cagliari che sarà firmato prossimamente e per il quale ci sono già stati diversi incontri tecnici.

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’UDS Mario Floris che, nel suo intervento, ha espresso forti perplessità sui contenuti del Patto per la Sardegna, definendolo “Pacco per la Sardegna”. Floris ha poi rivolto un invito alla riflessione su quale percorso intraprendere per risolvere le difficoltà che attanagliano tutti i settori della società sarda. «Non entro nel merito dei filoni di spesa che potrebbero anche essere condivisibili – ha detto Floris – non è questo il problema, il nodo è il patto che Renzi e il Governo hanno riservato all’intero Mezzogiorno sottraendo gran parte delle risorse inizialmente stanziate dal fondo di coesione europea. Quel fondo è stato rifinanziato dalla legge di stabilità con oltre 54 miliardi, di questi sono rimasti solo 25 miliardi di cui 13 destinati al Sud e alle Isole, riservando 12 miliardi alla presidenza del Consiglio dei Ministri e alla cabina di regia. Al Patto per la Sardegna rimarrà una misera fetta, appena 1,5 miliardi, il 12,9% del Fondo, appena il 3% della cifra originaria».

Secondo Floris, il Patto è solo “un pannicello caldo” che tiene la Sardegna in una condizione di subalternità. «La vera partita da risolvere è quella delle entrate, una battaglia appena accennata -– ha concluso Floris – i partiti nazionalitari presenti in Consiglio e nella maggioranza dovrebbero prendere coraggio e affrontare con fermezza questa battaglia».

Per Marco Tedde (Forza Italia) il Patto non affronta il problema dell’insularità. «Ci pare invece un’operazione di grande riciclo finanziario, una sorta di illecito politico, un vero e proprio pacco per la Sardegna – ha detto Tedde – ricordiamo che nella relazione al Def il ministro Padoan aveva previsto di spendere 13 miliardi di euro per il Sud. Renzi ha assunto invece impegni per 22 miliardi. Non sappiamo come abbia fatto a raddoppiare le risorse e cosa succederà».

Secondo Tedde, il Patto è solo un’operazione di marketing: «I fondi aggiuntivi per ora sono solo promessi, sono di gran lunga inferiori a quelli prospettati. Le risorse ordinarie invece le stiamo aspettando da tempo. La verità è che non si è affrontato il vero nodo: i costi dell’insularità ammontano a circa 600 milioni all’anno. Non vengono ricompresi nel Patto né risarciti. Il vero dramma dei sardi è l’isolamento». Il consigliere azzurro ha quindi puntato l’attenzione ai problemi del sistema dei trasporti (low cost e Ct2) lamentando il mancato coinvolgimento del Consiglio nella partita che ha portato alla firma del Patto: «C’è poco da gioire. Non avete coinvolto l’Assemblea. Non si può relegare i consiglieri a un ruolo di semplici alzatori di mano. Il risultato è opaco. Serve la continuità territoriale passeggeri e merci che renda davvero la Sardegna un’appendice dell’Italia. Il Patto invece ricicla stanziamenti vecchi, si fa un semplice restyling e un po’ di gazzosa. Complessivamente è una gigantesca operazione truffaldina di cui è vittima tutto il Mezzogiorno. E’ il risultato dello scippo del FSC: 17 miliardi tolti al Sud e destinati ad altro (banda larga, cultura e ricerca)».

Tedde si è poi soffermato sui 38 milioni di euro per l’ampliamento dell’inceneritore di Tossilo: «E’ una beffa – ha detto l’esponente della minoranza – si finanzia un’opera nonostante una sentenza del Tar che ha annullato il procedimento e nonostante un odg del Consiglio regionale che prevedeva di subordinare il progetto Tossilo al piano regionale dei rifiuti. Il presidente intende rispettare la sentenza del Tar e il deliberato del Consiglio?».

Un accenno, infine, sulla governance: «Nel Patto, la Regione viene relegata in un cantuccio – ha concluso Tedde – la gestione è tutta dello Stato, non si tratta di un Patto ma di un pacco».

Dopo l’on. Tedde ha preso la parola l’on. Truzzu (Fdi), che ha detto: «Siamo davanti a un remake e non è la prima volta che ci raccontano che lo Stato è sul punto di riconoscerci chissà quali risorse. Purtroppo abbiamo visto che non è così. I numeri ci danno da pensare, perché a leggerli bene scopriamo che questi soldi ci spettavano in gran parte o sono comunque già nostri. Le risorse nuove sono pari a 90 milioni, secondo i nostri conti. Lo Stato si sta impegnando a finanziare la  dorsale del metano ma come si impegna si può anche disimpegnare, lo abbiamo visto in altre circostanze. Nel frattempo da quest’anno i sardi pagano ancora più caro il gpl nel 2016: e meno male che dovevamo essere compensati per la mancanza del metano!. L’oratore ha aggiunto che il Comitato di indirizzo che dovrebbe monitorare questo accordo è in larga parte composto da rappresentanti del Governo centrale: con queste premesse quale gap creato dall’insularità dovremmo riuscire a superare? Non è con queste poche risorse che risolveremo i problemi: la Sicilia e la Puglia hanno preso 5 miliardi di euro, la Campania 9 e 4 la Basilicata, che pure non ha i nostri abitanti».

Per l’on. Locci (Forza Italia) «il Patto per la Sardegna è roba vecchia che non serve manco ad occupare le pagine dei giornali sardi. E in ogni caso in questa iniziativa non è stato coinvolto né il Consiglio regionale né i territori né gli enti locali, che sono la vera espressione dei territori. Non è un Patto per la Sardegna questo ma la decisione del Governo che la Regione sta subendo, al di là dei colori di chi governo. Siamo al fallimento del principio di leale collaborazione. Forse tra quindici anni saremo ancora qui a parlare di questo accordo e se anche non voglio essere distruttivo, se anche non voglio sminuire questo accordo, sono convinto che i sardi non abbiano l’anello al naso e non si ritrovino in questa pianificazione».

 Per l’on. Roberto Deriu (Pd) «un uomo coraggioso non è uno che non ha paura ma uno che vince le sue paure. Il presidente Pigliaru temeva di incontrare ostacoli nel suo processo di riforma della Sardegna. Temeva difficoltà amministrative e organizzative davanti al suo grande piano di sviluppo e di occupazione della Sardegna, in un quadro di sostenibilità ambientale. Questo spiega alcune norme del Patto che impegnano lo Stato a stare a fianco della Regione nell’esecuzione del Patto e nella spesa degli investimenti. E’ un circuito di grande lealtà istituzionale e di impegno quello promosso dal presidente Pigliaru, non una scelta del giorno per giorno. Questo è un piano che ha un’ambizione storica: la modernizzazione dell’Isola, supportata da enormi risorse finanziarie, enormi anche rispetto alla capacità che a oggi le strutture amministrative della Regione hanno mostrato». Per l’esponente nuorese del Pd  “far ripartire un ciclo virtuoso di collaborazione non sarà facile ma qui si giudica lo sforzo della trattativa con lo Stato, di un negoziato che non ha nascosto alla controparte i parametri oggettivi. Oggi abbiamo un orizzonte operativo”.

Forza Italia è intervenuta anche con il consigliere regionale Stefano Tunis, secondo cui “alcuni degli elementi soggettivi appena evidenziati dall’on. Deriu dovranno essere stralciati. Lo stesso presidente Pigliaru cita il suo interlocutore come Matteo Renzi, sul piano personale: non si è trattato di un rapporto  tra due istituzioni ma tra due persone. E che ne sarà di questo patto quando una sola delle due persone non sarà più alla guida della sua istituzione, come noi ci auguriamo? Un pezzo di lavoro, certo, è stato fatto: è importante ricordare che la Sardegna è un’isola, vuol dire che è stata riconosciuta l’insularità.  Ma il merito della discussione è errato e i numeri espressi sono insufficienti rispetto ai problemi di questa martoriata isola. Superare il gap dell’insularità vuol dire che un sardo deve poter arrivare in Italia e girarla agli stessi prezzi, cioè a 50 euro in tutta Italia. E questo ai sardi oggi non è consentito. Per non parlare dei costi dei trasporti merci”.

L’on. Luigi Lotto (Pd) ha ironizzato sulla “vena di ottimismo e di fiducia del precedente intervento. Eppure è da tanto che in Sardegna non si parla di un Patto con il governo centrale. Ma l’accordo di oggi, tra il presidente della Regione e il capo del Governo, che sono persone ma rappresentano istituzioni, indica i problemi della Sardegna e crea le premesse perché si inizi a risolvere le questioni. A cominciare dal metano e dalla continuità territoriale. Solo se si costruiscono le condizioni e se sono presenti le risorse saremo davvero in grado di affrontare realisticamente i problemi della Sardegna. Questo è un accordo importante e il fatto che ci siano i soldi è la più importante garanzia: spetta anche a noi adesso dimostrare che sappiamo spenderli”.  

Per i Riformatori è intervenuto l’on. Michele Cossa: “Vorrei condividere la gioia dell’onorevole Lotto e l’entusiasmo dell’onorevole Deriu ma francamente non ci riesco. Siamo davanti al solito doppione di somme rimescolate, di numeri vecchi, presentato come un Patto totalmente nuovo. Non me la prendo con il presidente Pigliaru ma con quell’impareggiabile venditore di fumo che risponde al nome di Matteo Renzi. Nel 2017 ci risulta che arriveranno 281 milioni e di questi più di 200 sono per il fondo di sviluppo e coesione, già peraltro finanziato. Dunque, già in mano nostra. Dove sono le risorse aggiuntive? Quali sono? I trenta milioni di euro per la continuità territoriale? Ma quello è un nostro diritto, che deve essere garantito agli stessi costi degli altri italiani”. Per l’oratore “il tema vero, se lo Stato ci vuole così bene, sono le risorse che ci trattiene con gli accantonamenti. Quei soldi ci devono essere restituiti, altrimenti nessun Patto avrà mai senso”.

Sempre per il Pd l’on. Antonio Solinas ha detto: “In passato il confronto con lo Stato non si è registrato ma oggi ne discutiamo. Un accordo tra istituzioni che vanno oltre le persone che le rappresentano. Ci sta tutta la polemica della minoranza, certo, ma il risultato è davvero questo ed è anche il caso che vi mettiate d’accordo tra voi. La sfida di oggi è spendere velocemente queste risorse e mi aspettavo che l’opposizione ci stimolasse sul punto. Dobbiamo far correre la burocrazia regionale e in settimana discuteremo proprio una proposta di legge incentrata sull’accelerazione della spesa  della Regione”. L’oratore ha detto che “è innegabile una sfida, quella di una continuità territoriale efficiente. Anche l’agricoltura è una grande opportunità, se la mettiamo nelle condizione di essere competitiva, realizzando le infrastrutture che i consorzi di bonifica attendono da troppo tempo”.

Il capogruppo di Soberania e Indipendentzia, Emilio Usula, ha svolto un intervento a tratti critico nei confronti del presidente della Giunta in riferimento “al merito e al metodo” adottato per la stesura del “Patto per la Sardegna” («molte cose le condividiamo ma altre ci lasciano perplessi»). L’esponente della maggioranza ha quindi lamentato lo scarso coinvolgimento delle forze di governo e dell’intero Consiglio nella stesura del patto («come forza di maggioranza abbiamo saputo dell’esistenza del documento solo a margine di un incontro e senza che ci sia stata la condivisione delle forze politiche nelle sedi opportune»).

Usula ha affermato di condividere alcuni rilievi critici mossi dalla minoranza consiliare in ordine al tema dei rifiuti con particolare riferimento al finanziamento destinato a Tossilo. Il capogruppo Rossomori ha inoltre insistito sulla incertezza delle risorse («sono risorse vere o si tratta di promesse dello Stato?») ed ha domandato: «Che cosa significa che le risorse verranno assegnate sulla base della reale disponibilità?». Usula ha ribadito le linee guida degli interventi secondo i Rossomori: «Sovranità e lavoro, le due cose sono inscindibili perché salvaguardare la sovranità significa avere la consapevolezza di quali settori sviluppare per la crescita e l’occupazione». Il capogruppo del centrosinistra ha quindi definito “scarsi” i trenta milioni indicati nel “patto” per il comparto dell’agroalimentare ed ha auspicato più risorse dalla programmazione territoriale, per il settore e per il recupero e riutilizzo di terre pubbliche e demaniali, per il patrimonio edilizio pubblico, per centri storici, per il  risparmio energetico. Usula ha concluso dichiarando che lo “spopolamento” rappresenta la vera piaga della Sardegna.

Il capogruppo del Misto, Fabrizio Anedda, ha affermato in premessa del suo intervento che “le risorse aggiuntive sono sempre gradite ma il problema è come spenderle”. L’esponente della maggioranza ha auspicato una regia unica nella spendita delle risorse e non una semplice suddivisione di fondi tra i diversi assessorati.  «Le risorse – ha dichiarato il capogruppo – devono essere spese alla presenza di piani industriali settoriali ed utilizzate sotto il controllo del presidente della Giunta».

Il capogruppo Upc-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, ha affermato che “il bicchiere non è mezzo pieno o mezzo vuoto, perché il bicchiere è stato riempito con tre miliardi di euro ed è su questo che bisogna ragionare”.  L’esponente della maggioranza ha espresso un giudizio positivo sull’operato del presidente della Giunta («ha saputo illustrare al governo il gap Sardegna per compensare i costi dell’insularità») ed ha auspicato un confronto sul merito degli interventi che attengono questioni fondamentali come le infrastrutture, la continuità territoriale e i collegamenti ferroviari. Zanchetta ha quindi rimarcato l’entità delle risorse per la metanizzazione dell’Isola ed ha posto l’accento sulla necessità di approfondimenti per il cosiddetto sistema del mare: «E’ una risorsa che rischia di essere compromessa e che dobbiamo avere la capacità di governare anche con riferimento al turismo e all’ambiente». Il capogruppo del centrosinistra ha concluso con un riferimento agli interventi attesi alla Maddalena («bisogna riappropriarsi dei siti dell’ ex G8») ed in Gallura («mi auguro che la strada Olbia-Arzachena-Palau-Santa Teresa sia considerata un’opera primaria»).

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha definito il confronto in Aula “un ragionamento sciapo come d’altronde lo è il cosiddetto Patto per la Sardegna”. L’esponente della minoranze ha ripreso i rilievi critici mossi dal consigliere Usula in ordine allo scarso coinvolgimento del Consiglio sui contenuti del documento e quelli del decano dell’Aula, Mario Floris, per affermare che “il presidente del Consiglio Renzi, anche in Sardegna, vende le cose che non ha”.

Dedoni ha domandato con tono polemico dove siano “le risorse aggiuntive di cui si parla” ed ha definito “un errore” l’aver ritirato, a suo tempo, i ricorsi sulla vertenza entrate.  Il consigliere dei Riformatori ha poi svolto considerazioni non positive in ordine alla politica dei trasporti ed alle scelte che, a suo giudizio, penalizzerebbero gli scali aeroportuali minori di Oristano e Tortolì («Bisogna far funzionare tutti e cinque gli aeroporti della Sardegna»).

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha invece difeso l’operato del presidente della Regione e i contenuti del “Patto per la Sardegna” rimarcandone la coerenza con quanto approvato dal Consiglio in occasione del via libera al piano regionale di sviluppo. «Questo – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – è un patto serio e non abbiamo mai smesso di contestare il governo sulla vertenza entrare, dove dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione». Daniele Cocco ha escluso “passi indietro” nel confronto con lo Stato: «I problemi della Sardegna non si possono risolvere col patto ma questo è un inizio che va di pari passo con le riforme che abbiamo messo in campo». Il capogruppo di Sel ha concluso ricordando gli impegni per le zone interne e esprimendo favore per il “master plan delle zone interne” («il problema vero resta  lo spopolamento e su questo serve agire attraverso il rilancio dell’azione della giunta e con le risorse del bilancio regionale»).

Dopo il capogruppo di Sel Daniele Secondo Cocco è intervenuto Christian Solinas (Psd’az) che ha ricordato che durante la seduta di esordio in aula della giunta Pigliaru, il presidente aveva fatto appello alla sobrietà. Solinas ha chiesto al presidente della Regione, proprio in virtù di questa sobrietà, di prendere le distanze da questa “soap opera da propaganda”. Io non credo – ha detto Solinas – che questo patto per la Sardegna possa essere una risposta al dossier presentato dalla giunta Pigliaru al governo nazionale. L’esponente sardista è stato molto critico nei confronti del  presidente del Consiglio dei ministri. Per Solinas, Renzi ha fatto una grande opera teatrale presentando 8 patti per le regioni e 8 patti per altrettante città. E la  Sardegna non può partecipare a questa farsa. Le risorse sbandierate  vere e  aggiuntive sono poco più di  8 milioni. Poca cosa anche rispetto al piano di azione e coesione del 2011. Se delle risorse devono essere assegnate alla regione Sardegna – ha continuato Solinas – devono essere risorse libere non fondi che devono servire per finanziare gli enti dello Stato. Quindi, per il consigliere dei quattro mori , un’operazione di verità sui conti va fatta ed è necessario un impegno straordinario. 

Roberto Desini (Partito dei sardi) ha sottolineato che questo è il primo governo regionale che rivendica l’insularità. Non c’è più un confronto con il governo al rialzo con il cappello in mano ma c’è la consapevolezza che l’insularità può essere un elemento su cui costruire il futuro della nostra terra. E’ necessario però cercare di invertire la rotta, cambiare mentalità ed atteggiamento. Spesso – ha continuato Desini – sono stati sottoscritti patti, protocolli e intenti che  non sono stati messi in pratica perché facevano parte di un libro dei sogni. Questa volta, per la prima volta, abbiamo parlato di bisogni. Certo, non si può abbassare la guardia, è necessario controllare perché il patto  sia attuato. Noi crediamo in questa sfida. Cogliamo questa occasione. 

Gianluigi Rubiu (Udc Sardegna)  ha detto che il termine patto significa “fare la pace” . Il patto è un  accordo tra due persone:  tra il  delinquente e l’ offeso.  Quindi è un accordo stretto con lo Stato patrigno.  Il fatto nuovo  – ha aggiunto ironicamente –  è che finalmente ci siamo resi conto che la Sardegna è un’isola. Con tutte le difficoltà che questo comporta. L’esponente dell’Udc è stato molto critico con questo accordo. Con questo patto abbiamo fatto un passo indietro perché negli anni 80 la Sardegna si è confrontata con lo Stato con intese istituzionali. Oggi non c’è stata concertazione, si è firmato un patto tra due persone. Non vorremmo che questo “patto” diventi un “pacco” messo in piedi con risorse virtuali. Questo patto è irrealizzabile e non riuscirà in questo mandato a realizzare le grandi opere previste. La preoccupazione maggiore è che questo patto rimanga solo un’elencazione di promesse.

Pietro Cocco (Pd) ha invitato tutti a tenere un profilo composto. Mentre noi parliamo di numeri – ha detto – i consiglieri della minoranza si dividono tra chi ha un approccio vittimista (che non porta da nessuna parte) e un approccio da guerriero. La nostra scelta è stata quella di stringere un patto,   cioè un accordo tra il presidente Renzi e il presidente Pigliaru. Ma questo è solo l’inizio di un percorso che porterà a mettere in piedi progetti e a fare opere concrete.

Pietro Pittalis (Forza Italia) ha lamentato la mancanza di una concertazione preventiva. Per il capogruppo di Forza Italia l’unico dato certo è che questo patto è uno strumento che serve a Matteo Renzi per firmare “patti patacca”. Ragionare su delle risorse che sono già nostre – ha detto – è inutile. Per Pittalis in questo patto è chiarissima la esautorazione del ruolo e delle funzioni del governo sardo. Noi non ci stiamo – ha concluso – a contrabbandare come nuove risorse che appartengono già ai sardi. Tutte le risorse sono fondi  già assegnati. Ma quindi di cosa andiamo a vantarci? Non possiamo vantarci di cose che non ci sono. Si nota solo la logica dello stanziamento. Se i sovranisti sono contenti di essere la stampella del governo Renzi, facciano pure.

«Siamo in tempi di politica post fattuale, cioè di una politica che tende ad ignorare i fatti e oggi abbiamo avuto un bell’esempio di questa politica con gli interventi della minoranza». Così il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, nel corso del suo intervento in sede di replica, ha respinto le critiche mosse dai rappresentanti della minoranza consiliare. «I fatti – ha proseguito il capo dell’esecutivo – in questo momento sono numeri reali ed è inutile fare i calcoli col bilancino dei fondi Fsc ignorando il dato fondamentale e cioè che i 1.500 milioni di euro sono solo una parte delle risorse definite nel patto, perché si deve parlare di oltre di tre miliardi di euro». Il presidente della Giunta ha quindi elencato le risorse contenute nel documento sottoscritto con il Governo: «Oltre ai 1500 sui fondi Fsc, ci sono i 600 milioni per le strade, i 125 per le ferrovie, i 400 milioni della dorsale per il metano, un miliardo e mezzo di euro di risorse aggiuntive per garantire l’identico prezzo del metano in Sardegna rispetto al costo sostenuto nel resto dell’Italia».

Il presidente Pigliaru ha poi evidenziato che nella precedente legislatura la quota di fondi Fsc arrivati effettivamente in Sardegna è stata pari al 10% e che la Giunta da lui presieduta ha innalzato di oltre 2 punti percentuali tale importo, così come tra  il 2009 e il 2014 non si sono registrati stanziamenti statali per la continuità territoriale, per il metano o le ferrovie.

Il governatore ha quindi ricordato che si è quantificato il costo dell’insularità («600 milioni di euro, 400 dei quali imputabili al maggior costo dell’energia per l’assenza del metano») ed ha evidenziato la novità presente nel patto rappresentata dalla possibilità offerta alla Regione di “entrare nella definizione dei contratti di servizio con Anas e Rfi”.

Quanto alla certezza delle risorse, il presidente della Giunta ha affermato che entro il 2017 devono essere spesi circa 300 milioni di euro e che gli stanziamenti sono già stati deliberati dal Cipe (delibere n. 25 e 26) e che si è in attesa della “bollinatura” della Corte dei Conti.

Terminato il tempo a disposizione per la replica, il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi dichiarato conclusi i lavori ed ha annunciato la convocazione del Consiglio per domani, martedì 4 ottobre alle 11.00, con all’ordine del giorno  il Dl 254 “Norme sulla qualità della regolazione e di semplificazione dei procedimenti amministrativi”.

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Il Consiglio regionale ha approvato questo pomeriggio il documento n. 14/XV/A “Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per la Regione Sardegna. Presa d’atto della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di sorveglianza” ed il passaggio agli articoli del testo unificato n. 110-181-207 “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa”.

La seduta si è aperta sotto la presidenza del presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito, il presidente ha comunicato la decisione di iniziare l’esame dell’ordine del giorno con il documento n.14/XV/A – Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per la Regione Sardegna. Presa d’atto del Consiglio della decisione di approvazione da parte della Commissione europea e composizione del Comitato di Sorveglianza.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione Attività produttive – Agricoltura Luigi Lotto (Pd).

Nel suo intervento Luigi Lotto ha sottolineato fra l’altro che il documento in esame «è fra i più importanti per la programmazione economica della Regione e comprende un ampio piano di investimenti per lo sviluppo dell’agricoltura, già approvato dalla Ue nell’agosto del 2015, per circa 1 miliardo e 300 milioni nel periodo 2014-2021. Il piano – ha aggiunto – contiene inoltre significativi elementi di innovazione, soprattutto per la possibilità di intervenire sui programmi in corso d’opera attraverso la verifica dell’andamento e dei risultati, ma anche con la precisa scelta politica di puntare sull’ammodernamento delle aziende ed il sostegno ai giovani che intendono tornare alla terra». «Altri punti qualificanti del piano – ha ricordato Lotto, «riguardano il benessere animale, i Gal (Gruppi di azione locale) e le agevolazioni per zone interne, tutti interventi destinati ad imprimere una svolta nell’utilizzo dei fondi Ue indicando una precisa priorità al settore agricolo integrandolo con altri comparti produttivi e sviluppando la multifunzionalità delle imprese». Per quanto riguarda i processi di spesa, ha concluso il presidente della commissione Attività produttive, «saranno strutturati in modo efficiente all’interno della programmazione regionale, per evitare le inutili rincorse del passato per evitare di perdere risorse o le richieste di proroghe sui programmi in corso».

Non essendoci iscritti a parlare, il presidente ha messo in votazione il documento, attraverso un ordine del giorno (primo firmatario il vice-capogruppo del Pd Roberto Deriu) che prende dei contenuti del Piano di sviluppo rurale (Psr). Il Consiglio ha approvato l’ordine del giorno.

Successivamente, l’Assemblea ha iniziato l’esame del secondo punto all’ordine del giorno, il Testo unificato (Pl n.110, 181 e 207/A) “Norme generali in materia di edilizia sociale e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa Area”.

Per illustrare il provvedimento, il presidente ha dato la parola al relatore, il presidente della commissione Governo del territorio – Lavori pubblici Antonio Solinas (Pd).

Si è quindi passati all’esame del Testo unificato in materia di edilizia sociale  e riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (Area) approvato dalla commissione “Governo del territorio, ambiente, infrastrutture e mobilità” lo scorso 5 maggio.

Nella relazione di maggioranza, il presidente della Quarta Commissione, Antonio Solinas (Pd),  ha illustrato i contenuti del provvedimento e indicato gli obiettivi della legge.

Dopo aver ricordato l’iter in Commissione, Solinas ha spiegato le ragioni che hanno portato l’organismo consiliare a varare un provvedimento che si occupa esclusivamente della riforma di Area rimandando a un periodo successivo l’esame della nuova disciplina sull’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. «Tale scelta si è fondata sulla considerazione che tale normativa, seppur connessa col tema della riforma di Area, in realtà affronta argomenti totalmente differenti e bisognosi di trattazione autonoma incentrandosi principalmente nel difficile problema di tutelare non più solo alcune categorie svantaggiate, ma anche tutti i cittadini che per determinate ragioni, anche temporanee, non sono più in grado di sostenere un canone di mercato quali ad esempio le famiglie monoreddito, i lavoratori precari, le famiglie monogenitoriali, i genitori separati o divorziati, i giovani e gli anziani. La Commissione si è comunque impegnata ad affrontare, quanto prima, la rivisitazione della vigente disciplina dell’assegnazione degli alloggi popolari».

Solinas ha quindi illustrato le principali novità introdotte dal testo di riforma di Area, prima fra tutte la cancellazione del Cda e l’introduzione della figura dell’amministratore unico. «La Commissione – ha proseguito Solinas – si è soffermata in primo luogo sullo strumento di programmazione generale degli interventi di edilizia sociale di competenza della Regione prevista all’articolo 2 che, apparendo molto sfumata, rendeva, a suo giudizio, debole il collegamento tra le finalità della legge enunciate nell’articolo 1, la programmazione strategica mediante la quale tali finalità vengono trasfuse in indirizzi concreti e la fase di partecipazione a tali scelte dei soggetti portatori di interessi. Si è pertanto ritenuto preferibile inserire nel testo la previsione di uno strumento ad hoc denominato Documento di programmazione degli interventi di edilizia sociale (DoPIES) valido per tutta la legislatura, disciplinandone puntualmente il contenuto ed il procedimento di adozione ed approvazione, valorizzando la fase di acquisizione degli interessi partecipativi degli enti locali, del Consiglio delle autonomie locali e del Consiglio regionale».

Il presidente della Quarta Commissione ha poi brevemente illustrato il secondo  punto qualificante della legge: l’integrazione della “scarna disciplina attuativa” della legge regionale n. 5 del 2015 che demanda alla Giunta regionale, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, l’approvazione di un disegno di legge di riforma dell’Azienda regionale per l’edilizia abitativa (AREA) che preveda, oltre al riordino delle funzioni regionali in materia di edilizia residenziale pubblica, anche funzioni di attuazione ed, eventualmente, gestione di opere pubbliche attribuite alla competenza regionale.

«La Commissione – ha spiegato Solinas – ha ritenuto preferibile che i termini e le modalità di esercizio di tali funzioni aggiuntive siano individuate da una apposita deliberazione della Giunta regionale che si deve attenere al rispetto dei criteri direttivi previsti in legge, deliberazione da sottoporre al previo parere della Commissione consiliare competente». Antonio Solinas ha, infine, difeso la decisione di ridurre da dieci ad otto i componenti del Comitato regionale per l’edilizia sociale e di ridurne la remunerazione pur condividendo la sua funzione di organo di raccordo tra i compiti della Regione e quelli degli enti locali.

Il presidente Ganau ha quindi aperto la discussione generale. Prima dell’apertura del dibattito è intervenuto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis per un chiarimento sull’ordine dei lavori: «Sbaglio o c’era un’intesa per rinviare la discussione alla prossima settimana?».

«No – ha risposto il presidente Gianfranco Ganau – la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di rimandare alla prossima settimana la discussione di articoli ed emendamenti.»

Ha quindi preso la parola il consigliere dell’Udc Gianni Tatti che, in premessa, ha chiarito che il provvedimento in discussione non è stato votato all’unanimità dalla Quarta Commissione contrariamente a quanto riportato nel sito web del Consiglio regionale.

Gianni Tatti ha poi duramente criticato la legge di riforma di Area: «Non si riesce a capire quali occulte manovre si celino dietro a un Dl che non farà altro che peggiorare la situazione – ha detto il consigliere di minoranza – questa non è una riforma, fa specie leggere che si rimanda ad un altro provvedimento la discussione dell’emergenza abitativa. Si concentra l’attività solo sulla riforma di Area, se non ci si occupa dell’accesso alla casa di chi non può permetterselo di cosa stiamo a discutere?»

Secondo Tatti, la legge « mira a creare l’ennesimo centro di potere nelle logiche spartitorie dell’attuale maggioranza. Non ci si rende conto dei danni che si stanno arrecando ai cittadini. La priorità è dare risposte a chi la casa non ce l’ha. Se Area venisse trasformata in agenzia si andrebbe a togliere una grossa fetta di mercato a un settore come quello delle libere professioni messo già a dura prova dall’attuale congiuntura economica. La Regione, in questo modo, affossa i settori produttivi. Compito della politica è quello di dare risposte ai cittadini e alle imprese. Servono provvedimenti che diano opportunità per creare benessere».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni (Riformatori) è intervenuto per chiedere un rinvio della discussione generale. «Manca qualche capogruppo impegnato a Roma per la vertenza Alcoa – ha detto dedoni – è inopportuno dibattere senza la loro presenza».

Il presidente Ganau ha ricordato che la circostanza era stata valutata dalla Conferenza dei capigruppo e che in quella sede non era stata avanzata nessuna richiesta di rinvio.

Il dibattito è proseguito con l’intervento del consigliere del Pd Salvatore Demontis che ha difeso il provvedimento. «Area funziona male, una riforma è necessaria – ha esordito Demontis – stiamo utilizzando gli strumenti per tentare di migliorare la situazione. La programmazione strategica sarà affidata alla Regione, mentre i piani operativi pluriennali e annuali si faranno in collaborazione con il Cres».

Secondo Demontis, con l’attuale provvedimento si cambierà in modo radicale la governance  di Area: «Ci sarà un amministratore unico e un direttore generale con pieni poteri gestionali. E’ una grande novità. Area nasce da una fusione degli Iacp, oggi funziona come se ci fossero tanti direttori generali. Io non sono in linea di principio per gli accentramenti – ha affermato Demontis – ma, in questo caso, non ci sono alternative. Non cambia però la mission: Area continuerà ad occuparsi di edilizia sociale tenendo conto delle mutate esigenze dei cittadini».

Il consigliere del Pd ha infine dato un’indicazione personale sugli obiettivi da raggiungere sul fronte dell’edilizia residenziale pubblica. «Preso atto che dirigenti e professionisti hanno competenze e vocazioni diverse – ha detto Demontis – creerei una Spa sulla falsa riga di una struttura di  missione: pochi dipendenti e ricorso al mercato per la realizzazione di strutture complesse. Questo sarebbe il modo per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche senza incorrere nell’errore di delegare alla pubblica amministrazione l’intero ciclo di un’opera complessa».

Il consigliere dell’Uds Mario Floris (Misto) ha parlato di “due muri” realizzati dal governo e dal parlamento italiano che «contrastano con i principi autonomistici sull’uso del territorio». Il decano dei consiglieri regionali ha quindi posto l’accento su quelli che ha definito “pericoli per l’autonomia” che deriverebbero dalla riforma costituzionale che entro l’anno in corso sarà sottoposta al referendum.

«La riforma – ha dichiarato Floris – tocca la nostra specialità autonomistica e faccio appello perché si apra una sessione dei lavori contro i voleri neo centralisti del governo italiano in danno della nostra autonomia». Mario Floris ha quindi citato ad esempio la parte della riforma del Senato che contrasta con l’articolo 17 comma 2 dello Statuto sardo laddove si stabilisce che l’ufficio di consigliere sia incompatibile con quello di componente di una delle due Camere e che l’articolo in questione può essere modificato solo con le procedure di riforma costituzionale.

A giudizio di Floris molte parti del provvedimento in discussione in Aula sarebbero, qualora approvate, a rischio impugnativa («la legge di edilizia sociale è fondata sul governo del territorio che lo Stato vorrebbe di sua competenza, così come sono già passati sotto competenza dello Stato molti degli argomenti trattati in questa legge» e la legge nel suo complesso rappresenta «un provvedimento fuori tempo massimo, come è affermato anche nella relazione di accompagnamento».

Il consigliere Marcello Orrù (Psd’Az) ha definito il disegno di legge “poco chiaro” e caratterizzato da finalità di “accentramento amministrativo”. Orrù ha quindi rivolto aspre critiche nei confronti dell’operato della Giunta («gli stessi esponenti della maggioranza lo bocciano») ed ha affermato che la legge di riforma di Area «servirà soltanto per tenere unita la coalizione nel segno delle poltrone».

«Nel concreto – ha proseguito il consigliere di minoranza – il testo in esame contiene mere enunciazioni di principio e una lunga serie di tecnicismi tipici dei burocrati». Orrù ha quindi criticato l’introduzione di nuovi organismi («il Cres con annessi rimborsi e spese per presenza») e del collegio di sindaci con compensi («un modo alternativo di investire soldi destinati alle case popolari»).

Sottolineature negative sono state inoltre rivolte all’iter previsto nel provvedimento per la localizzazione dell’edilizia sociale («sette sindaci possono decidere sull’edilizia popolare per conto di tutti glia altri comuni») e alla partecipazione di Area nei fondi immobiliari («ignorate che la Sardegna ha già speso 5 milioni di euro per la gestione di un fondo con gestione fallimentare come è quella rappresentata dal fondo Torre Sgr») nonché alla scarsa trasparenza nella previsione normativa inerente la gestione di opere pubbliche di natura diversa da quelle dell’edilizia sociale.

«Per tali ragioni – ha concluso il consigliere del Psd’Az – chiedo che il testo ritorni all’esame della commissione.»

Dopo la rinuncia all’intervento del consigliere Antonio Solinas (Pd) il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non avendo altri iscritti a parlare ha concesso la parola all’assessore dei Lavori pubblici, Paolo Maninchedda.

Intervenendo per la replica a nome della Giunta, l’assessore ha richiamato il Consiglio ad una lettura attenta degli atti, «a cominciare da quelli in cui si prevede l’amministratore unico, una scelta che rappresenta l’esatto contrario della distribuzione di prebende e poltrone, della riduzione della partecipazione o della complicazione della governance». In realtà, ha proseguito richiamando il Consiglio al dovere di essere informato sullo stato degli atti «la situazione di alcuni istituti della Sardegna presentava 3 bilanci non approvati e 21 miliardi di euro bloccati, compreso l’accordo di Sant’Elia, e direttori di distretto pagati come direttori generali della Regione». Soffermandosi poi sui rapporti fra Regione e la Torre, Paolo Maninchedda ha respinto tutte le critiche, definendole il frutto «di esercizi retorici della peggiore destra italiana» e ricordando che l’accordo fra Regione e Torre Sgr ha consentito la realizzazione ad Olbia di 61 alloggi popolari di 100 metri quadri ciascuno, costati non più di 7 milioni di euro». Abbiamo sempre sollecitato lo sviluppo degli interventi di housing sociale che peraltro sono in crisi in tutto il mondo, ha affermato ancora l’assessore dei Lavori pubblici, «e lavorato per mettere ordine in un patrimonio degradato, sbloccare risorse ferme da 10 anni oggi quasi tutte in gara, e far ripartire il progetto di Sant’ Elia hanno dove ci sono 29 appalti in corso 28 dei quali vinti da imprese sarde». «La semplificazione della governance – ha sostenuto – funziona ed era necessaria, così come è necessario riconoscere il ruolo di Sindaci di Comuni con patrimoni immobiliari significativi, fermo restando che poi i dirigenti delle aree tecniche ed amministrative restano sul territorio e si occupano di interventi territoriali». Affrontando il tema più complessivo della riforma di Area che, in base alla legge in discussione, può svolgere su mandato attività legate alla realizzazione di infrastrutture, Paolo Maninchedda ha dichiarato che «si può discutere sul come raggiungere questo obiettivo, tenendo presente però che il solo portafoglio di lavori Regione-Anas fa perdere ricchezza alla Regione perché non ha non un suo strumento autonomo, nessuno pensa di fare in casa la progettazione ma se avessimo potuto fare bandi e portarli fino alla progettazione esecutiva la situazione sarebbe stata molto diversa». «Gli stessi Comuni – ha continuato – non riescono a fare le gare e chiedono uno strumento che adesso non c’è, insomma è impossibile continuare a non fare niente, è una questione molto complessa che è sbagliato impoverire; ora abbiamo davanti una legge molto semplice che può risolvere grandi problemi e non capisco le contrapposizioni».

Per dichiarazione di voto, il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde si è detto sorpreso dalle dichiarazioni polemiche dell’assessore Paolo Maninchedda, a suo giudizio «fuori luogo perché l’Aula vuole dare un contributo e non si possono scaricare sul Consiglio problemi interni alla maggioranza che evidentemente l’assessore non riesce a comporre». «Gli strumenti messi in campo dalla legge sono inadeguati – ha aggiunto Tedde – anche perché alla base c’è una politica che vuole accentrare e ridurre la catena di comando, una politica che fa il paio, ad esempio, con quelle della sanità e di Abbanoa; un indirizzo legittimo che non condividiamo, del resto in tutta Italia ci si muove nella direzione opposta ed è la Sardegna che sta sbagliando strada».

Il consigliere Ignazio Locci, anch’egli di Forza Italia, ha lamentato che, «in questo anno e mezzo la Giunta ha commissariato Area smontandola pezzo per pezzo e sistemando amici, per cui la storiella del peggio della destra è in realtà la storia vera del peggio del peggio della sinistra».

Successivamente il Consiglio ha approvato con 28 voti favorevoli e 17 contrari il passaggio agli articoli. Il presidente Gianfranco Ganau ha comunicato che il termine per la presentazione degli emendamenti scadrà lunedì prossimo alle 11.00, mentre l’Aula riprenderà l’esame della legge martedì pomeriggio. Subito dopo ha tolto la seduta e convocato l’ufficio di presidenza.

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