5 November, 2024
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«Le ragioni fondamentali che hanno reso lo smelter di Portovesme non competitiva, purtroppo, non sono cambiateContinueremo a rispettare gli impegni assunti per i nostri dipendenti e i nostri stakeholder, in buona fede, come abbiamo sempre fatto.» 

Con queste parole, Bob Wilt, presidente di #Alcoa Primary Products globali, ha commentato ieri la decisione di chiudere definitivamente il suo smelter di alluminio primario di Portovesme. Nella nota aziendale, viene sottolineato inoltre che «per quanto impegnata a governo e sindacati, #Alcoa ha fornito sostegno finanziario sociale, insieme a servizi di outplacement e di reimpiego per i dipendenti. La chiusura è in linea con la strategia di Alcoa per creare un business commodity a livello globale competitivo e ridurre la sua posizione sulla curva dei costi di produzione dell’alluminio mondo per i 38 th percentile entro il 2016. Totale oneri di ristrutturazione legati per il terzo trimestre 2014 come conseguenza della chiusura dovrebbero essere tra $ 170 milioni 180 milioni dollari al netto delle imposte, o tra $ 0,14 e 0,15 dollari per azione, di cui circa il 60 per cento non è in denaro».

«Gianni Agnelli diceva: quel che va bene alla #Fiat va bene all’Italia. Non possiamo dire altrettanto di #Alcoa e della sua intenzione – del resto già conosciuta da oltre due anni – di confermare la chiusura dello stabilimento italiano di Portovesme. Quello che oggi va bene ad Alcoa non può andar bene all’Italia e a chi ha la responsabilità delle sue politiche industriali.» Lo ha detto Francesco Sanna, deputato e membro della Direzione Nazionale del Partito Democratico, commentando le dichiarazioni del manager #Alcoa Bob Wilt.

«La comunicazione di #Alcoa al mercato – ha aggiunto il deputato di Iglesias – serve molto probabilmente alla #corporation USA per poter scontare i costi della chiusura nel bilancio 2014 e per confermare che essa non produrrà più di 3,6 milioni di tonnellate di alluminio primario in tutti i suoi impianti nel mondo. Non influisce sulle attività che Governo e Regione Sardegna stanno ponendo in essere per favorire la ricollocazione dell’unico impianto italiano di produzione di alluminio primario. Nella sua dichiarazione Bob Wilt, il responsabile mondiale Alcoa della produzione di alluminio, trova però modo di confermare gli impegni della società, rimandando agli accordi presi con l’esecutivo ed il sindacato. Gli impianti, dunque, verranno lasciati in condizione di essere avviati, i costi di riavvio saranno sostenuti dalla società e questo consente al Governo di ridefinire chiaramente un quadro certo di costi energetici che, insieme alla possibilità di un contratto di sviluppo per favorire la ristrutturazione dello stabilimento, indichi la via del rilancio nel sito.»

«Ci auguriamo quindi che la ripresa produttiva avvenga rapidamente – ha concluso Francesco Sanna -, con il farsi avanti di imprenditori coraggiosi e capaci. Se vi fosse bisogno di interventi legislativi, il Partito Democratico in Parlamento darà tutto il necessario supporto.»

RSU Alcoa

Alcoa ingressoAttendati Alcoa 3 copia

#Alcoa ha annunciato oggi che intende chiudere definitivamente il suo smelter di alluminio primario di #Portovesme che ha stati limitati ormai da quasi due anni, esattamente dal novembre 2012. Nessun ripensamento, nessun passo indietro, dunque, come d’altronde era ampiamente previsto.

«La chiusura – si legge in una nota della multinazionale statunitense – ridurrà la capacità di fusione globale di Alcoa da 150.000 tonnellate a 3,6 milioni di tonnellate metriche all’anno. Lo smelter di Portovesme è stata ridotta nel 2012, perché era uno dei più alti fonditori di costo nel sistema Alcoa e le prospettive aveva limitato per diventare competitiva

«Le ragioni fondamentali che hanno reso lo #smelter di Portovesme non competitivo, purtroppo, non sono cambiate – ha detto Bob Wilt, presidente di #Alcoa Primary Products globali -. Continueremo a rispettare gli impegni assunti per i nostri dipendenti e i nostri stakeholder, in buona fede, come abbiamo sempre fatto.»

La notizia era attesa ma merita ugualmente grande attenzione, perché pone le parti coinvolte nel tentativo di salvataggio con passaggio ad altro soggetto inprenditoriale, Regione e Governo in testa, nella condizione di dover stringere i tempi per dare risposte alle centinaia di lavoratori diretti, almeno altrettanti indiretti e ad un intero territorio che chiedono la ripresa dell’attività produttiva nel più breve tempo possibile.

Nelle ultime settimane ha preso piede l’ipotesi #Glencore e, subito dopo la pausa estiva, fin dalla prossima settimana, la trattativa dovrebbe decollare. Perché possa andare in porto, è cosa risaputa, è necessario e indispensabile lo scioglimento del nodo rappresentato dal costo dell’energia, perché senza tariffe agevolate né la Glencore né qualsiasi altro possibile acquirente, sarebbe disponibile a chiudere l’acquisto e a rilanciare la produzione di alluminio primario a Portovesme.

I lavoratori, intanto, proseguono il presidio iniziato tre mesi e mezzo fa, davanti allo stabilimento di Portovesme.