5 November, 2024
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L’assessore regionale dell’Ambiente Gianni Lampis.

Una legge regionale ormai superata, regole confuse e decisioni incomprensibili. Si registra un forte malumore tra i cacciatori sardi a causa delle disposizioni regionali che obbligano le autogestite di caccia a effettuare il censimento della fauna selvatica nei territori a loro assegnati. Una situazione di malcontento che questa mattina è stata evidenziata dai rappresentanti delle associazioni dei cacciatori nel corso di un’audizione davanti alla Quinta Commissione del Consiglio regionale. «Paghiamo una situazione di grande confusione determinata da una normativa inapplicabile (la legge 23 del 1998) e da decisioni calate dall’alto senza sentire le associazioni venatorie – ha spiegato Ausonio Pinna, vicepresidente dell’associazione delle zone di caccia autogestite “Nobile stanziale” la Regione ci chiede oggi di fare il censimento con modalità assurde e con costi a nostro carico». Contestata, in particolare, la decisione della Regione di selezionare 19 autogestite (su 205 presenti in Sardegna) a cui affidare compiti e risorse per procedere al censimento lasciando alle altre la possibilità di aderire su base volontaria. «Si tratta in realtà di un obbligo – ha aggiunto Ausonio Pinna – perché senza il censimento si rischia di vedere bloccata la caccia».

Il giudizio è stato condiviso dai rappresentanti di Acsr, Sarda Caccia, Ucs Federcaccia ed Arci Caccia.

«Per fare un censimento serio occorre coinvolgere tutti i territori e operare con una pianificazione seria – ha detto il presidente dell’Associazione cacciatori sardi riuniti Pinello Cossu – oggi c’è una situazione di totale confusione, non si capisce se la legge 23 sia ancora operativa. Ciò che è certo, invece, è che le oasi faunistiche e le zone di cattura controllata sono in totale abbandono.»

Stesso discorso per i piani di ripopolamento, resi impossibili dalla normativa vigente: «Non si fa ripopolamento ma i cacciatori versano ugualmente le loro quote – ha affermato Bonifacio Cuccu, presidente dell’Unione cacciatori sardi – eppure la Regione continua a chiederci soldi per il censimento della fauna selvatica. C’è da chiedersi che fine abbiano fatto le nostre risorse».

Un colpo di spugna ha invece invocato il presidente di Sarda Caccia Alessandro Lisini: «Non si può chiedere ai cacciatori di operare sulla base di regole farraginose – ha detto Alessandro Lisini – i censimenti vanno fatti ma mettendo i cacciatori nelle condizioni di operare al meglio».

Una strada da percorrere, secondo il presidente di Arci Caccia, Nanni Columbano, potrebbe essere quella della ricostituzione dei comitati venatori comunali: «In passato hanno operato egregiamente, solo chi conosce bene il territorio è in grado di dare un contributo al monitoraggio delle fauna selvatica».

Il presidente della Commissione, Piero Maieli, ha suggerito alle associazioni di produrre un documento unitario con osservazioni e proposte da sottoporre all’attenzione della Giunta: «E’ nostro intento procedere a un’attenta analisi della situazione e trovare una soluzione condivisa con le associazioni dei cacciatori – ha detto Maieli – la Sardegna è l’unica Regione dove si possono ancora cacciare specie selvatiche presenti in natura e non animali allevati per essere immessi nelle riserve di caccia. Abbiamo un patrimonio faunistico e ambientale che tutti ci invidiano e che non va disperso. Ora va risolta la questione dei censimenti per consentire la definizione del calendario venatorio. In seguito decideremo, dopo un’attenta riflessione, se e come intervenire per una rivisitazione complessiva della legge regionale sulla caccia».

La discussione proseguirà la prossima settimana: in programma l’audizione dell’assessore all’Ambiente, Gianni Lampis, a cui saranno presentate le richieste delle associazioni venatorie che contano tra le loro fila circa 35mila doppiette.

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E’ in programma questo pomeriggio, con inizio alle 16.00, presso il centro commerciale LD Market sulla SS 126 Bivio Bacu Abis – Gonnesa, un’assemblea di cacciatori organizzata dall’associazione cacciatori sardi riuniti. All’ordine del giorno figurano tre punti: la richiesta, a distanza di 40 anni, di una legislazione certa ed adeguata ai giorni nostri, rispettosa della cultura, dell’ambiente e delle tradizioni venatorie sarde; quale futuro per la caccia e l’ambiente con questi calendari venatori; i cacciatori pagano le tasse e resta a casa: la Regione cosa fa?

I lavori saranno introdotti da una relazione del presidente dell’associazione cacciatori riuniti sardi, Pinello Cossu. Interverranno i rappresentanti regionali delle associazioni venatori ed armieri: Franco Sciarra della FIDC, Bonifacio Cuccu dell’UCS e Marco Efisio Pisanu della CPA. Sarà presente l’on. Pietro Cocco, capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale, presentatore di una proposta di legge sulla caccia.

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L’Unione cacciatori Sardegna si astiene sull’apertura della caccia al cinghiale il giovedì, in quanto il provvedimento non incontra il favore del mondo venatorio. Il perché lo spiega il presidente dell’associazione, Bonifacio Cuccu. «Si tratta di una decisione adottata per fronteggiare la peste suina e i danni alle colture agricole provocate dalla proliferazione dei cinghiali sul territorio ma è una situazione che preoccupa l’universo dei nostri soci. Con l’apertura della caccia al cinghiale il giovedì – conclude Cuccu – si va ad incidere su un equilibrio già raggiunto tra le compagnie di caccia grossa, rischiando di stravolgere le abitudini consolidate soprattutto nei territori dell’interno dell’Isola. Ecco perché abbiamo preferito astenerci da una decisione che non accontenta i cacciatori».

Cinghiale 116 copia

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Cinghiale 1

È proseguito ieri l’esame del quarto provvedimento attuativo del Programma straordinario di eradicazione della Peste suina africana 2015/2017, che riguarda le misure per l’eradicazione della PSA nelle popolazioni di cinghiali selvatici e allevati, condotto dal Responsabile dell’Unità di Progetto con i rappresentanti delle associazioni venatorie, in un incontro nel palazzo di viale Trento.
Alla riunione, che ha seguito quella del 14 ottobre scorso, erano presenti Bonifacio Cuccu dell’Unione Cacciatori di Sardegna, Marco Efisio Pisanu di Caccia, Pesca, Ambiente, Franco Sciarra della Federazione Italiana della Caccia, Carlo Masnata, componente dell’Unità di Progetto in rappresentanza del Corpo Forestale, Davide Brugnone dell’assessorato della Difesa dell’Ambiente, Modesto Fenu di Laore e Sandro Rolesu per l’Istituto Zooprofilattico della Sardegna.
L’incontro è servito per proseguire il confronto sul regolamento predisposto dalla Regione in merito alla caccia al cinghiale nell’ambito delle misure per debellare la PSA in tutto il territorio regionale e per ascoltare le osservazioni dei rappresentanti dei cacciatori a seguito della precedente riunione, in modo da condividere, dove possibile, specificazioni e miglioramenti, al fine di facilitare l’applicazione delle regole e di assicurare la partecipazione di tutti, nella consapevolezza che la PSA è una problematica generale che coinvolge l’intera isola e penalizza importanti settori produttivi.
I rappresentanti delle associazioni venatorie hanno presentato le proprie proposte di modifica, in uno scambio proficuo con il direttore De Martini e con i tecnici della Regione, che si è concluso con il perfezionamento di alcuni punti, nella soddisfazione di tutti i partecipanti all’incontro.
Sempre nell’ambito delle azioni mirate all’eradicazione della PSA, Argea Sardegna, l’Agenzia regionale per la gestione e l’erogazione degli aiuti in agricoltura, ha pubblicato qualche giorno fa il bando per la presentazione delle domande di indennizzo finalizzato a sostenere il reddito delle aziende suinicole ricadenti all’interno delle zone di protezione e di sorveglianza istituite intorno ai focolai di PSA.

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Cinghiale 1

E’ stato compiuto un nuovo passo avanti nel progetto di eradicazione della Peste suina africana in Sardegna con la definizione di un provvedimento che regola la caccia al cinghiale. Il responsabile dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Psa e direttore generale della presidenza della Regione, Alessandro De Martini, ha illustrato alle associazioni venatorie sarde, riunite al primo piano della Torre di viale Trento, il quarto provvedimento attuativo del Programma straordinario di eradicazione della Psa 2015-2017, riguardante le popolazioni di cinghiali selvatici e allevati. Al faccia a faccia hanno partecipato una delegazione di tecnici del Corpo forestale e degli assessorati dell’Ambiente e della Sanità, e i presidenti regionali di Federcaccia, Franco Sciarra, dell’Unione cacciatori di Sardegna, Bonifacio Cuccu, e di Caccia, pesca e ambiente, Marco Efisio Pisanu.
L’articolo 1 del provvedimento definisce le misure sanitarie di contrasto alla Psa nei cinghiali puntando sulla sorveglianza epidemiologica della specie e sulla regolamentazione della caccia nelle aree di vincolo dovute ai focolai di Psa. L’articolo 2 interviene invece nel mappare e regolamentare l’anagrafe dei cacciatori, la banca dati delle Aziende agrituristico-venatorie, le zone di concessione per l’esercizio della caccia autogestita e gli allevamenti dei cinghiali. Entro il 1 marzo di ogni anno infatti, l’assessorato della Difesa dell’Ambiente dovrà comunicare al responsabile dell’Unità di progetto (Udp) l’elenco delle zone in concessione per l’esercizio della caccia autogestita e dei rispettivi presidenti, l’elenco degli allevamenti di cinghiali a scopo di studio o ripopolamento e dei rispettivi titolari, l’anagrafe dei cacciatori sardi aggiornata alla stagione venatoria precedente e i dati dei carnieri, riferiti ai cinghiali, su base provinciale e suddivisi per decadi. Sempre entro il 1 marzo di ogni anno, l’assessorato dell’Agricoltura e Riforma agropastorale dovrà invece comunicare l’elenco di tutte le Aziende agri-turistico-venatorie e dei rispettivi titolari, specificando quelle che allevano e/o immettono cinghiali.
Il provvedimento pone il divieto assoluto, in tutto il territorio regionale, di abbandonare nelle campagne parti di carcasse o viscere dei cinghiali abbattuti durante la caccia o di cacciare il cinghiale in forma vagante. L’unica forma di caccia consentita è infatti quella effettuata da una compagnia di caccia. Sempre entro il 1 marzo, tali compagnie devono comunicare ai servizi veterinari della Asl territoriale competente, alla stazione Forestale e di Vigilanza ambientale, che ne istruiscono apposito elenco, il nominativo del referente responsabile della compagnia di caccia al cinghiale e l’indirizzo, con coordinate GPS e località, del luogo dove vengono raccolti i cinghiali abbattuti per essere eviscerati e sezionati.
«Nelle prossime settimane partiremo prima con il censimento delle compagnie di caccia e poi con la formazione dei cacciatori, da portare avanti con la collaborazione delle associazioni venatorie». Lo ha detto a margine dell’incontro il responsabile dell’Unità di progetto De Martini che ha aggiunto: «Tenere d’occhio lo stato di salute dei cinghiali rispetto alla Psa, attraverso la raccolta di campioni e tessuti negli animali abbattuti o trovati morti nelle campagne, è un passaggio fondamentale per rafforzare i nostri interventi nell’eradicazione della Peste suina africana. Il provvedimento chiuso oggi – ha concluso il direttore generale della Presidenza – è stato integrato e arricchito con i suggerimenti e le idee delle associazioni venatorie, che sono certo continueranno a collaborare in questo progetto in cui la Giunta e il Consiglio regionale tanto hanno investito.»

 

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Sabato 12 e domenica 13 settembre è in programma a Laconi, la Festia di Sant’Uberto, patrono dei cacciatori sardi.

I festeggiamenti prenderanno il via con le gare di tiro al piattello, abilità cinofile e attività dimostrative, fossa e percorso di caccia, tiro alla sagoma mobile e fissa, e proseguiranno per tutta la giornata di domenica 13, attorno al parco “Su Dominariu”. La manifestazione, giunta alla seconda edizione sotto l’egida dell’Unione cacciatori Sardegna ed in collaborazione con Regione, Pro Loco di Laconi e Monastir, Sardegna Foreste e Corpo forestale e di vigilanza ambientale, si svolge con un intento chiaro: «Vogliamo valorizzare – dicono il presidente dell’Ucs Bonifacio Cuccu e Modesto Fenu – tutte le espressioni correlate all’attività venatoria, ivi compresa la cinofilia, con particolare riguardo al settore paesaggistico e alla presentazione di prodotti artigianali, senza poi tralasciare gli aspetti legati all’enogastronomia ed alla cultura culinaria venatoria».

Il prologo sarà contrassegnato dalle competizioni di tiro, nelle campagne in località Corongiu Era, per tutta la giornata di sabato. La kermesse entrerà nel vivo domenica mattina con il raduno dei cacciatori nell’oasi attorno al centro del Sarcidano. Si prevede una numerosa partecipazione degli appassionati, con le divise da caccia, e di una folta rappresentanza di famiglie. Alle 9.30 si svolgerà una tavola rotonda sul tema “Una nuova legislazione sull’attività venatoria e il governo dell’ambiente e delle risorse rigenerabili. Dovere morale verso le future generazioni”. I lavori saranno coordinati da Modesto Fenu, che ha presentato il disegno di legge per mettere ordine al settore. Parteciperanno il presidente della Regione Francesco Pigliaru, gli assessori regionali della Difesa dell’ambiente, dei Lavori pubblici, della Sanità e degli Enti locali Donatella Spano, Paolo Maninchedda, Luigi Arru e Cristiano Erriu, Antonio Casula (responsabile dell’Ente Foreste), il presidente della Coldiretti Giambattista Cualbu, Andrea Cortis (Associazione armieri sardi) e il responsabile dell’Ucs Bonifacio Cuccu.

All’interno della location saranno presenti diversi stand che ospiteranno delle mostre sulle armi antiche e moderne, un’esposizione di coltelli sardi e riproduzione del neolitico del maestro Giuseppe Cabras, degli stand sull’attività archeologica sperimentale (dalle ceramiche ai metalli sino ai gioielli), delle mostre su fauna selvatica e prodotti artigianali isolani. Sono previsti dei percorsi guidati per bambini e famiglie. Alle 11.30 è prevista la celebrazione della messa solenne presieduta dall’arcivescovo Arrigo Miglio, accompagnata dai canti del coro di Laconi, con la recita della preghiera dei cacciatori e la benedizione dei cani e dei fucili. Alle 13.30 ci sarà il pranzo con la degustazione di prodotti locali della tradizione isolana. L’evento proseguirà nel pomeriggio, con una gara gastronomica di cucina del cinghiale. Alle 17.00 una dimostrazione balistica nelle campagne attorno al parco, poi “Sa rodia de is Cassadoris” (le più grosse bugie sulla caccia). Alle 18.00 la suggestiva esibizione dei falconieri. Sino alla tarda serata canti e balli della tradizione isolana, con i gruppi folk di Laconi, Monastir e Gadoni. Si concluderà con l’esibizione del gruppo rock “I vecchi amici”. Un evento imperdibile, dunque, per i cacciatori e le famiglie che per un giorno potranno riscoprire una giornata a contatto con l’ambiente e le tradizioni sarde.

Arrigo Miglio copia

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Venerdì 7, alle 10.30, nella sala convegni dell’Unione Sarda, in piazza Unione Sarda, a Cagliari, la presentazione di un testo unico sulle biodiversità naturali. Un disegno di legge per il governo del territorio, la gestione dell’ambiente e la programmazione delle risorse rigenerabili. Un provvedimento in grado di dare una svolta nel campo del prelievo venatorio e della pesca, con una particolare attenzione alla figura del cacciatore. Un testo che mira anche alla reintroduzione della falconeria, alla previsione dei danni da selvaggina alle colture agricole sino alla caccia di selezione agli ungulati. Senza poi tralasciare la lotta alla peste suina. Il progetto sarà presentato da Modesto Fenu (primo firmatario), con i consiglieri regionali Rubiu, Tocco, Arbau, Randazzo, Floris, Ledda, Azara, Carta, Solinas, Orrù, Tatti, Pinna, Perra e Cherchi.

«Si tratta di un disegno che mette ordine nel settore – spiega Modesto Fenu – con la tutela delle biodiversità naturali, la regolamentazione della raccolta delle risorse e dei frutti spontanei, la protezione della fauna selvatica. Nel testo saranno regolamentate la caccia e il settore della pesca, nelle acque interne e costiere.»

Una normativa che è stata concepita con il supporto dei tecnici. Alla presentazione della legge è prevista la partecipazione delle associazioni ambientaliste e venatorie. Saranno presenti anche alcuni esponenti dell’associazione dei falconieri isolani. Interverranno, tra gli altri, il presidente dell’Unione Cacciatori Sardegna Bonifacio Cuccu, la Coldiretti ed altri rappresentanti del mondo agricolo e venatorio isolano. Alla conferenza stampa farà poi seguito un convegno sulle tematiche ambientali e venatorie, con presentazione di slide e diapositive.

Modesto Fenu copia

Ritenuto troppo alto il rischio di specie nocive che procurano danni alle coltivazioni agricole. l’Unione cacciatori Sardegna si mobilita per evitare nuovi disastri nei campi isolani, già rasi al suolo da cornacchie, nutrie e storni.

«Abbiamo approvato anche quest’anno – dice il presidente dell’Unione Cacciatori Sardegna, Bonifacio Cuccu – una campagna per il controllo numerico delle cornacchie. Il progetto è volto alla riduzione drastica delle specie nocive che stanno provocando la distruzione di tantissime colture.»

Ecco perché, l’Unione Cacciatori Sardegna promuove anche per la stagione venatoria che si allungherà sino al 2015, l’abbattimento delle cornacchie, corrispondendo al cacciatore, aderente all’associazione, una confezione da venticinque cartucce ogni cinque esemplari sterminati. La dimostrazione dell’abbattimento ovviamente dovrà essere fornita ai responsabili provinciali.

«E’ un modo per venire incontro alle esigenze delle aziende agricole – osserva Cuccu – con una grande fetta di imprese rurali che si trova a dover subire la devastazione delle coltivazioni e, quindi, sull’orlo del fallimento.»

C’è poi un’altra nota dolente. «Purtroppo – conclude il presidente dell’Ucs – i rimborsi regionali non coprono i danni causati da queste specie alle produzioni agricole. In particolare, gli storni in fortissimo sovrannumero stanno producendo davvero innumerevoli guai ai poderi.»

Non solo promozione dell’attività venatoria, ma anche impegno nella salvaguardia e tutela dell’ambiente. E’ la missione portata avanti dall’#Unione Cacciatori Sardegna che ha messo in campo un esercito di volontari per la raccolta dei bossoli. Centinaia di soci e volontari dell’associazione – che raggruppa migliaia di iscritti nell’isola – hanno perlustrato per tutta la settimana le località maggiormente frequentate dai cacciatori al fine di verificare che non siano stati abbandonati i bossoli delle cartucce sparate. Ed ecco i numeri forniti dal presidente Bonifacio Cuccu in base a questa attività finalizzata a difendere il patrimonio naturalistico sardo. «Abbiamo raccolto oltre 30mila bossoli nel corso delle nostre ispezioni sulle montagne più battute nell’Isola – dice il responsabile dell’Unione Cacciatori Sardegna – alcuni dei reperti rinvenuti sono peraltro datati alle vecchie annate. Un segnale positivo, che fa risaltare il grande senso civico e sociale dei cacciatori obbligati in base ad una precisa norma di legge a recuperare i bossoli delle cartucce sparate, che non devono essere abbandonati nei luoghi di caccia».

La formazione dei cacciatori, che si identifica in un sodalizio tutto sardo, consegnerà ora i bossoli alle autorità competenti – con la guardia forestale in cima alla lista – per lo smaltimento del materiale. Anche il consigliere regionale Modesto Fenu mette l’accento sulla vocazione ambientalista dei cacciatori: «L’impegno della compagine conferma, ancora una volta, che il mondo venatorio mantiene un’attenzione particolare alla salvaguardia del paesaggio, alla tutela del patrimonio campestre e alla difesa dei beni boschivi dell’Isola». Un risultato importante raggiunto dall’universo venatorio: «E’ la certificazione del ruolo fondamentale dei cacciatori nella tutela dell’ambiente e nel governo del territorio sardo – aggiunge Fenu – Per questo i cacciatori meritano di essere utilizzati al meglio e considerati maggiormente, con un posto di rilievo nella protezione del paesaggio come sentinelle dell’ambiente e custodi della fauna». Proprio in quest’ottica, l’Unione cacciatori Sardegna sin da domenica – giornata in cui entrerà nel vivo la stagione venatoria, con tantissimi appassionati in giro per le montagne e i distretti rurali dei diversi territori – consegnerà ai suoi associati dei contenitori per la raccolta dei bossoli. «Un’operazione che va ad incrociare il senso civico dei cacciatori, che sono attaccati al patrimonio naturalistico isolano contro ogni forma di contaminazione del paesaggio».

«In Sardegna abbiamo un esercito di 36mila cacciatori che svolge un ruolo determinante nella tutela  dell’ambiente e nella salvaguardia del patrimonio paesaggistico e naturalistico. Un potenziale ancora inespresso, visto che dovrebbe essere valorizzato in modo funzionale anche per evitare la piaga degli incendi estivi e scongiurare danni alle campagne.» E’ quanto rilevato dal consigliere regionale Modesto Fenu nel corso del convegno “Il ruolo del cacciatore nella società moderna” svoltosi nell’oasi di Santa Lucia a Monastir, nel corso della prima #festa di Sant’Uberto, il patrono della galassia venatoria. E’ stata un’occasione per fare il punto sul settore della caccia e dell’ambiente nell’Isola.

«Abbiamo ancora tanta strada da percorrere – ha aggiunto Bonifacio Cuccu, presidente dell’Unione cacciatori Sardegna, che ha promosso l’evento – per rafforzare l’importante opera svolta dei nostri aderenti nei boschi e nelle campagne dei nostri territori.»

Durante la tavola rotonda è intervenuto anche Franco Corosu (consulente dell’assessorato regionale dell’ambiente) che ha puntato l’accento «sulla necessità di un rafforzamento del dialogo con gli esponenti del mondo venatorio, anche nell’ottica di una riscrittura della legge del settore, ponendo il cacciatore al centro della normativa come sentinella dell’ambiente». Solo un punto di partenza. «Anche perché – ha rimarcato Marco Efisio Pisano (responsabile dell’associazione Caccia Pesca Ambiente) – non si tratta di uno sport, ma di una grande passione che si unisce alla tradizione ed alla cultura isolana.»

Stefania Taccori (presidente di Ambiente e Vita) ha puntato i riflettori «su un equilibrio sensato tra l’universo dei cacciatori e l’ecologia. Senza che possano prevalere gli integralismi di un ambientalismo esasperato». Il grande meeting in occasione della festa di Sant’Uberto – protettore dei cacciatori sardi – è stata anche una grande festa di popolo. La messa solenne – presieduta dal vescovo di Cagliari Arrigo Miglio – è stata contraddistinta da momenti di forte emozione. Il presule nell’omelia non ha mancato di rilevare lo stretto rapporto tra i cacciatori e l’ambiente, con il rispetto del creato che è una delle principali caratteristiche del mondo venatorio. Poi il pranzo. La marea di gente accorsa nel parco di Santa Lucia. «Semplicemente uno spettacolo unico nel suo genere – hanno detto Bonifacio Cuccu e Modesto Fenu, promotori dell’evento – che sarà il primo di una lunghissima serie».

Attorno alla chiesetta campestre si sono alternati per tutta la giornata non meno di quattromila persone. Afflusso record nelle sale allestite dall’#Ente foreste della Sardegna, con visite guidate per bambini alla scoperta della flora e della fauna isolana. Eppoi un grande lavoro di coordinamento svolto dalla Pro loco di Monastir, con il coinvolgimento di gruppi folk, banda musicale Città di Monastir, falconieri e protezione civile. Nelle parole del sindaco di Monastir, Ignazio Puddu, si sintetizza il messaggio arrivato dalla giornata: «Voleva essere una grande festa dei cacciatori e delle famiglie. Così è stato. La speranza è che l’evento possa continuare negli anni. Monastir ha creduto fortemente in questo evento, mettendo a punto una macchina organizzativa davvero straordinario, che ha prodotto risultati ben oltre le più rosee aspettative.»