19 November, 2024
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Sabato 16 marzo si è tenuto all’Hotel Regina Margherita il Convegno “Heart Cagliari 2024 – Conversazioni e riflessioni attorno al cuore” (sessione infermieristica) che ha visto la partecipazione di infermieri delle cardiologie e cardiochirurgie di tutta la Sardegna.
Il Convegno Cardionursing 2024 nasce dall’esigenza di fornire un approfondimento e confronto tra le competenze specifiche e le competenze tecnologiche in ambito cardiologico e cardiochirurgico.
La giornata, suddivisa in tre sessioni, ha affrontato tematiche di presa in carico del paziente con scompenso cardiaco, lo sviluppo delle nuove tecnologie e della telemedicina, che rappresentano un vero e proprio cambiamento di paradigma nella professione infermieristica. È stata inoltre dedicata, in sessione plenaria, uno spazio alla condivisione delle linee di ricerca infermieristica ambito cardiologico, come punto fondamentale di riflessione, condivisione e crescita professionale.
L’obiettivo del convegno è stato quello di fornire un aggiornamento di elevata qualità scientifica, finalizzato al miglioramento della pratica clinica con un’attenzione particolare per l’appropriatezza e la costo/efficacia degli interventi, denso di messaggi da applicare nella quotidianità per rendere più agevole e sicura la pratica professionale.
Alla prima sessione, dedicata alla “Governance dello scompenso cardiaco” e moderata da Barbara Collu (Oristano) e Antonello Cuccuru (Carbonia), hanno partecipato due coordinatrici infermieristiche della ASL Sulcis Iglesiente: Brunella Porcu, incaricata di funzioni organizzative della Struttura complessa di Cardiologia e UTIC del Presidio ospedaliero Sirai, e Mirka Tola, incaricata di funzioni organizzative del Poliambulatorio del Distretto socio sanitario di Iglesias.
Lo Scompenso cardiaco (Sc) cronico rappresenta una delle principali cause di mortalità, morbilità ed assorbimento di risorse nei paesi occidentali. La prevalenza, pari circa al 2% della popolazione, cresce in maniera esponenziale con l’età ed è in continuo aumento per l’invecchiamento generale.
Il DRG 127 “insufficienza cardiaca e shock” è numericamente al secondo posto dopo il parto non complicato e rappresenta la prima causa di ricovero negli over 65 anni.
I pazienti con scompenso cardiaco hanno in genere più condizioni morbose, vanno incontro ad esacerbazioni imprevedibili, sintomi invalidanti, stato funzionale limitato e una scarsa qualità della vita. Il fenomeno che gli anglosassoni chiamano “revolving door syndrome”, ovvero “sindrome della porta girevole”, cioè il continuo passaggio tra ospedale e domicilio, caratterizza fortemente questa patologia.
Diventa pertanto fondamentale, a fronte della dimensione del fenomeno e del peso economico generato dallo Scompenso cardiaco, garantire percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) inclusivi di efficaci interventi di “case management” infermieristico.
In tale prospettiva, l’intervento di Mirka Tola, ha illustrato l’esperienza dell’Ambulatorio dello scompenso cardiaco del distretto di Iglesias nella prevenzione della ri-ospedalizzazione, a 9 anni dalla sua attivazione. L’attività condotta in questi anni ha consentito di diminuire sensibilmente il ricorso ai nuovi ricoveri attraverso l’implementazione di un PDTA aziendale caratterizzato da interventi di presa in carico infermieristica precoce e follow-up strutturati al fine di ridurre i tassi di riammissione e migliorare gli outcomes.
Il follow-up telefonico viene condotto seguendo una check list che include diversi items: condizioni del paziente, necessità di chiarimenti specifici, aderenza alla terapia farmacologica, monitoraggio dei parametri (pressione arteriosa, diuresi, peso). A supporto degli interventi di educazione terapeutica individuali si sono prodotti materiali informativi/educativi (cartacei) con strategie “health literacy” al fine di potenziare l’empowerment del paziente e del caregiver (qualsiasi persona esterna o interna alla famiglia che si prende maggiormente cura della persona malata in modo informale).
L’ambulatorio per lo Scompenso cardiaco è gestito direttamente da un gruppo dedicato costituito da un cardiologo e da infermieri altamente specializzati, che lavorano in stretta collaborazione tra loro.
Il secondo intervento, presentato dalla coordinatrice della Cardiologia, Brunella Porcu, ha illustrato il lavoro svolto dalla Struttura complessa di Cardiologia del Presidio ospedaliero Sirai nell’adozione del processo di self care.
Il self-care è un “processo decisionale messo in atto dal paziente per preservare la salute e gestire la malattia cronica” (Riegel et al., 2018).
Il self-care è anche un fenomeno di interesse infermieristico perché include comportamenti di vita quotidiana modificabili su cui l’infermiere può agire durante l’intero processo assistenziale.
Si compone di tre dimensioni:
– self-care maintenance: comportamenti volti a migliorare il benessere e mantenere la salute (es. praticare attività fisica, aderenza alla terapia);
– self-care monitoring: comportamenti di sorveglianza di segni e sintomi della malattia (es. monitoraggio della pressione arteriosa, della glicemia);
– self-care management: comportamenti di gestione di segni e sintomi della malattia (es. modificare l’attività fisica o la dieta).
Diversi studi internazionali hanno dimostrato che se i pazienti con Scompenso cardiaco effettuano un efficace self-care, si riducono i loro accessi in pronto soccorso come pure il numero di ricoveri impropri.
L’esperienza condotta nella Cardiologia del Presidio ospedaliero Sirai ha permesso inoltre di sviluppare e validare strumenti specifici di misura per identificare i pazienti con deficit di self-care e concentrare gli interventi educativi sui pazienti a rischio, con il coinvolgimento del caregiver prima della dimissione.

Domenica 6 febbraio, abbiamo appreso che presso il presidio ospedaliero CTO di Iglesias Asl Sulcis sarebbe ancora indisponibile nel 2022 una camera mortuaria per la corretta gestione dei corpi inanimati, nonché in auge l’anomalo trasferimento dei deceduti in mezzi di trasporto inidonei e con procedure che con tutta evidenza avrebbero meritato di essere valutate, prese in carico e risolte dalle istituzioni aventi causa sin dal 2016 e dal 2018.

Registriamo, purtroppo, l’assoluta mancanza di riscontro alle interlocuzioni proposte alle istituzioni e di responsabili risposte alla nota dell’Ordine, ed alla testimonianza della famiglia, allegati 3 e 3 bis.

Poiché rappresentiamo un Ente di Diritto Pubblico non Economico Sussidiario dello Stato vigilato dal ministero della Salute che entra nella vita delle persone e partecipa all’organizzazione aziendale non tanto per dire qualcosa ma perché ha qualcosa da dire,

Premesso che entrammo nel merito della criticità già nel 2016 con note dell’Ordine n. 226/2016, n. 28/2017, n. 251/2018, essendo questione non marginale per l’immagine della nostra ASL e per la salute pubblica che non fosse fruibile al CTO alcuna Camera Mortuaria, che risultassero in atto creative modalità di trasporto delle Salme dal PO CTO al PO Santa Barbara di Iglesias, che si potessero violare regolamenti di Polizia Mortuaria Capo IV artt. 19 e 20 del DPR 285/90 e del Comune di Iglesias del 2014 e della Legge Regionale n. 32/2018,

Ritenendo che regolamenti e disposizioni dovrebbero essere supervisionati proprio dalle istituzioni e che, più nel dettaglio sui requisiti dei mezzi di trasporto funebre, la vigilanza del rispetto delle norme spetti al Comune di Iglesias anche presiedendo al controllo degli aspetti igienico-sanitari e dell’idoneità degli stessi mezzi, e che la ASL Sulcis proprietaria del mezzo di trasporto funebre debba garantirne l’idoneità e la predisposizione di apposito registro su cui annotare tutte le operazioni effettuate sul mezzo utilizzato,

Comunichiamo di avere chiesto al ministero della Salute, di valutare di darci contezza delle doverose risposte e dei chiarimenti non pervenuti alle domande legittimamente poste, per rispetto della dignità delle persone, delle famiglie e dei corpi inanimati e a tutela della professionalità e responsabilità di chiunque possa concorre direttamente o indirettamente alla consuetudine di partecipare a procedure in eventuale violazione di quanto sopra elencato e del Codice Deontologico Infermieristico 2019.

Come professione infermieristica che interpreta adeguatamente la propria funzione e il proprio ruolo non solo in questa fase pandemica senza lasciare indietro e in stato di abbandono nessun assistito e rispettando le persone e le loro famiglie, mai come ora, per l’autorevolezza e per l’immagine raggiunte in questi anni, crediamo nella dignità e nel rispetto che si deve ad un corpo inanimato a noi affidato sino al fine vita come persona, e appena dopo ancora da considerare come tale.

La posizione della comunità infermieristica del Sulcis Iglesiente è di totale rifiuto di una organizzazione e gestione di contesti sanitari a dir poco inaccettabili e che, purtroppo, avvengono tra l’indifferenza quasi generale.

Gli infermieri non si tirano indietro rispetto a nessuna difficoltà e situazione da affrontare sino a superamento della condizione disumana che l’Ordine sta segnalando e documentando sin dal 2016.

Abbiamo quindi dovuto coinvolgere altre istituzioni nazionali perché nonostante la disponibilità a costruire “ponti” restiamo perplessi di fronte a realtà aziendali e locali che dovrebbero collaborare e che invece non riconoscono la funzione dell’Ordine e la dignità di infermiere ed infermieri, cittadine e cittadini.

Reggiamo il sistema anche subendo le derive di gestioni aziendali verso le quali non possiamo concorrere a violare normative e regolamenti da cui possono conferire responsabilità amministrative e disciplinari.

Abbiamo invitato la comunità professionale infermieristica a valutare la legittimità delle procedure di trasporto salme dai luoghi di degenza a luoghi indefiniti e in modi inappropriati e a non esporsi a violazioni dei regolamenti e delle normative inerenti la materia in oggetto, segnalando all’Ordine qualsiasi condizione che configuri l’ipotesi illeciti amministrativi e di non osservanza del Codice Deontologico di cui agli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 24, 30, 34.

Per il Consiglio Direttivo composto da Puddu Claudia, Sergio Lai, Paolo Boi, Brunella Porcu, Stefania Accotzu, Andrea Matzuzzi, Renato Loddo, Stefano Stori.

Il presidente Graziano Lebiu

Gentile Sindaco Pietro Morittu,

ai tempi della comunicazione via streaming ed in piena fase pandemica, avremmo atteso un suo cortese invito a partecipare ai lavori convocati dal Consiglio comunale di Carbonia sui temi della sanità, alla presenza in remoto di autorevoli esponenti della politica regionale, locale e aziendale.

Nel rispetto dei ruoli e delle ragioni di ognuno dei nostri interlocutori, riteniamo di essere sufficientemente presenti, preparati, competenti ed autorevoli nella materia che meglio governiamo, viviamo e conosciamo lavorandoci tutti i giorni dell’anno 24 ore su 24 e per tutti i 23 comuni del Sulcis Iglesiente, in ambito ospedaliero e territoriale, nella sanità pubblica e privata: la salute, l’accesso ai servizi, l’organizzazione aziendale, le risposte ai bisogni di cura e assistenza, la qualità delle prestazioni, l’etica e la deontologia.

Non abbiamo però avuto il privilegio di un confronto pur a distanza e formale con il Consiglio comunale di Carbonia, nonostante gli impegni in campagna elettorale a confrontarsi con il tessuto sociale e professionale cittadino.

E non è la prima volta che accade, dovendo annotare che è stata declinata il 18 dicembre us la partecipazione alla nostra conferenza sugli impatti del PNRR nel Sulcis Iglesiente con le Case della Salute e gli Ospedali di Comunità, punto anch’esso nel programma elettorale vincente.

Ma la doglianza odierna verte su un’ennesima fuorviante affermazione sulla professione infermieristica, da Lei narrata al minuto 23 circa del video di condivisione dell’intera seduta: «Il territorio merita l’istituzione di scuole per infermieri da aprirsi nei nostri ospedali».

Un politico non può permettersi neppure in privato una valutazione così distante dalla realtà, figuriamoci in pubblico: le scuole “infermieri professionali” sono dismesse dagli anni 90, la formazione degli “infermieri” è adesso universitaria, il titolo rilasciato per l’esercizio professionale è la laurea in infermieristica, il titolo di accesso richiesto per competere ad entrare all’università è il diploma di maturità.

Sono cambiati i tempi, e sulle scuole per infermieri “professionali” è calata una pietra tombale, e non ci saranno consigli comunali straordinari capaci di smuoverla.

La considerazione e il rispetto che meritano gli infermieri e le infermiere passa anche per dettagli semantici, così come chiosammo nel settembre us quando, sempre impropriamente, venne utilizzato il termine “paramedici” per indicare “infermieri” nel medesimo programma elettorale (poi corretto, e qui gliene diamo atto).

Sono facce della stessa medaglia: uno sguardo all’indietro frutto di retaggi culturali che credevamo superati dai tempi e dai fatti.

La professione infermieristica non è valorizzata, compresa e ascoltata, e la nostra assenza al Consiglio comunale sulla Sanità ne è la dimostrazione, e all’indifferenza quasi generale dello stato nel quale siamo costretti a lavorare mentre tutti sanno e molti che dovrebbero fare qualcosa non sanno, non sentono o non vedono e non solo in ASL Sulcis, diciamo che è finito il tempo delle pacche sulle spalle, è finito il tempo di chiamarci “angeli” ed “eroi”, è finito il tempo delle parole ed inizia il tempo in cui si deve passare ai fatti restituendo vera dignità a una professione che finora ha dato tutto mettendo da parte la sua “normale straordinarietà” al fianco del cittadino e delle istituzioni per lavorare in costante emergenza, ammalarsi più e peggio di ogni altra categoria, rinunciare a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita, degne retribuzioni, contratti di lavoro adeguati, condizioni e organizzazione del lavoro accettabili.

Niente sembra volersi concretizzare nella direzione delle richieste avanzate con forza e decisione dal nostro Ordine, che invece che dedicarsi all’ambito della lamentazione si è mette continuamente in discussione e ha pur sempre mantenuto un dialogo serio e pacato per dovere istituzionale, agendo proattivamente per tutti i 23 comuni che insistono nel territorio di governo della Asl Sulcis, ma verso le istituzioni e gli enti locali, non possiamo però ancora continuare a lungo a cercare una mediazione che non esiste.

Le chiediamo un gesto di ammenda, gli infermieri e le infermiere escono complessivamente ridimensionati dai lavori della seduta straordinaria, e non lo meritano.

Confidiamo di entrare nel merito dei temi della conferenza appena avremo modo di confrontarci, pandemia permettendo.

Il Consiglio direttivo Opi Carbonia Iglesias in rappresentanza di 880 iscritti e iscritte all’Albo professionale

Graziano Lebiu, Claudia Puddu, Sergio Lai, Paolo Boi, Brunella Porcu, Stefania Accotzu, Andrea Matzuzzi, Renato Loddo, Stefano Stori

I 24 candidati della lista “LEGA – SALVINI Sardegna” che sostiene la candidatura a sindaco di Carbonia di Daniela Garau per le elezioni amministrative del 10 e 11 ottobre prossimi.

Candidati alla carica di consigliere comunale: Monica Atzori, Maria Alessandra Cani, Francesca Caria, Danilo Cattari, Francesco Cicalò, Bruno Cocco, Simonetta Corda, Gabriele Corrias, Daniela Corso, Mauro Antonio Deriu, Maurizio Desogus, Samuele Fanni, Claudio Isone, Alessia Muscas, Luigi Muscas, Gianluca Piredda, Brunella Porcu, Paolo Porcu, Gaetano Alessio Luciano Scibetta, Lorenzo Secci, Roberto Spada, Lucia Spanu, Diego Trudu, Elio Tuveri.

Graziano Lebiu è stato confermato presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche del Sulcis Iglesiente. E’ stato eletto a seguito delle elezioni svoltesi il 28, 29 a 30 novembre scorsi, nella sala conferenze dell’ospedale Sirai di Carbonia.

Sono stati eletti anche tutti gli altri componenti del quadro direttivo:
vice presidente: Claudia Puddu; tesoriere: Sergio Lai; segretaria: Stefania Accotzu; consiglieri: Brunella Porcu, Paolo Boi, Andrea Matzutzi, Stefano Stori e Renato Loddo.
Per il Collegio dei Revisori dei Conti:, componenti Francesco Loi ed Ilenia Servetti, supplente Stefania Massa.
«Il quadriennio porta definitivamente a compimento la legge 3/2018 con il passaggio da Collegio ad Ordine, con gli impatti per la rappresentanza professionale e per la programmazione delle azioni ordinistiche nelle prospettive politiche e sociali per la comunità infermieristica, per la sanità del Sulcis Iglesiente e per i diritti dei cittadini che si possono intuire.
Chi ambisce a rappresentare una comunità professionale deve indurla a non sentirsi periferia nella sanità pubblica o privata nella quale è impiegata e nell’Ordine Professionale Infermieristico di appartenenza, deve proporre ed elaborare progetti e prospettive contenenti un approdo e non scatole vuote, deve onorare e rispettare il pensiero diverso dal proprio riflettendo sul perché di un altro punto di vista, deve ascoltare senza che nessuno parli, deve dare continuità alle voci altrui senza sovrapporre il proprio timbro, deve cogliere il meglio di una alternativa e non trattarla come un intralcio, deve provare ad essere inclusivo e non divisivo, deve dialogare con tutti siano istituzioni nazionali/regionali/territoriali, associazioni, sindacati, dirigenti della sanità pubblica e privata, cittadini, giornalisti, iscritti all’Albo.
Nel solco delle importanti iniziative portate avanti dall’Ordine Professionale nei trienni scorsi, oltre l’ordinaria amministrazione i prossimi impegni di rilevanza nazionale ed internazionale sono la stesura del Codice Deontologico Infermieristico dedicato alle persone con disabilità intellettiva e l’istituzione del Museo permanente ed Internazionale di Filatelia infermieristica con sede in un comune del Sulcis Iglesiente.»