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Il prefetto di Cagliari, Bruno Corda.
Una delegazione guidata dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Michele Carrus, Gavino Carta e Francesca Ticca è stata ricevuta dal prefetto di Cagliari Bruno Corda per spiegare le ragioni della manifestazione unitaria organizzata stamattina dalle tre sigle.
Al prefetto i sindacati hanno chiesto di portare all’attenzione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte le istanze dei sardi sul tema energetico e sul piano di metanizzazione della Sardegna, unica regione d’Italia a non disporre della fonte riconosciuta dalla strategia europea, nazionale e regionale come strategica e indispensabile ad affrontare la fase di transizione e traguardare l’obiettivo della decarbonizzazione nei tempi più stretti.
I segretari generali hanno inoltre chiesto al prefetto l disponibilità a favorire un incontro delle rappresentanze sindacali ed istituzionali della Sardegna con il Presidente del Consiglio.
“L’obiettivo – si legge nel documento presentato al prefetto – è approfondire, in sede politica e tecnica, le migliori soluzioni condivise, prevedendo le dovute integrazioni al Piano nazionale Energia e Clima che dovrà passare al vaglio della Commissione europea entro dicembre, prima che vengano assunte unilateralmente decisioni dannose e, forse, irreparabili».
Cgil Cisl e Uil sono fortemente preoccupati per l’incertezza sulla realizzazione del piano di metanizzazione già approvato dal patto Stato-Regione nel 2016 e considerano dannose per l’interesse della Sardegna e per gli stessi obiettivi ambientali previsti nel piano energetico regionale, le ipotesi alternative alle quali ha fatto riferimento lo stesso Presidente Conte nella recente visita in Sardegna.
«Un fatto da evidenziare – si legge ancora nel documento – è che l’ipotesi di un nuovo elettrodotto sottomarino di interconnessione dell’Isola con il resto del Paese nella direttrice Sud – dal costo stimato quasi triplo rispetto all’insieme delle infrastrutture per il gas e della dorsale metanifera e dai tempi di realizzazione persino più lunghi – necessiterebbe per il suo funzionamento, secondo il Pniec, proprio di una nuova capacità di generazione termoelettrica a gas di almeno 400 megawatt di potenza, si baserebbe, cioè, sulla disponibilità del metano in quantità tali da richiedere comunque, per questo suo utilizzo, idonee infrastrutture e reti di trasporto.»
E ancora: «L’idea di ricorrere all’impianto di soli depositi costieri di Gnl a servizio di reti locali isolate non soltanto non garantirebbe la soddisfazione dell’intero fabbisogno regionale, con la distribuzione del gas lasciata in balia dell’assai più impattante trasporto veicolare su gomma, ma impedirebbe anche il controllo pubblico della risorsa quanto alla sicurezza dell’infrastruttura, degli approvvigionamenti e alla regolazione del prezzo che, invece, la dorsale di distribuzione e di interconnessione dei depositi costieri e dei rigassificatori assicurerebbe, collocandosi dentro la rete nazionale del gas».
I sindacati hanno quindi sottolineato che «l’intera Strategia energetica nazionale si fonda sull’utilizzo più intenso del metano quale vettore energetico di transizione, tant’è vero che è stata
autorizzata dal Governo un’ulteriore connessione con le grandi reti internazionali attraverso la Tap. Singolarmente, la Sardegna dovrebbe invece restare l’unica realtà a non giovarsene, per diventare, anzi, completamente dipendente da un approvvigionamento esterno soltanto elettrico, in virtù di una generazione a gas fatta altrove e, per di più, con maggior dispendio di emissioni climalteranti, dovuto alle tecnologie previste per la produzione di energia in centrali a gas a ciclo aperto».
Per tutte queste ragioni Cgil, Cisl e Uil chiedono che si proceda con il piano di metanizzazione così come già definito e sollecitano un confronto a livello nazionale annunciando sin da ora che sul tema energetico, che riguarda il futuro economico, produttivo e sociale della Sardegna, la mobilitazione proseguirà sino a che non si avranno le attese rassicurazioni.
In merito alla rete dorsale, Cgil Cisl e Uil hanno sottolineato che «resta essenziale sciogliere il nodo della cosiddetta perequazione, ovvero della ripartizione degli oneri connessi alle opere di infrastrutturazione della Sardegna, prevedendo che l’Isola sia associata a uno degli ambiti tariffari già formati dall’Arera e non, invece, assoggettata ad un ambito tariffario autonomo, sul quale sarebbero caricati integralmente i citati oneri».
Il prefetto di Cagliari, si è impegnato a portare all’attenzione del Governo i contenuti del documento unitario volto a favorire la convocazione del tavolo istituzionale chiesto dai sindacati.