21 November, 2024
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Venerdì è in programma un nuovo vertice su Alcoa, al ministero dello Sviluppo economico, al quale parteciperà anche il governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru. Potrebbe essere, nel caso di esito positivo, sul quale in ambienti sindacali c’è una moderata fiducia, l’ultimo incontro interlocutorio e quindi “quasi” decisivo per la soluzione della delicata vertenza legata alla cessione dello stabilimento da Alcoa ad altra multinazionale (interessata c’è la svizzera #Glencore), chiuso ormai da oltre due anni. L’annuncio del vertice lo ha dato Roberto Puddu, segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente, al termine dell’incontro svoltosi questa sera, dalle 19.45 alle 21.00, nel presidio dei lavoratori all’ingresso dello stabilimento di #Portovesme, al quale ha partecipato Susanna Camusso, segretario generale nazionale della CGIL, giunta in Sardegna per partecipare domani a #Buggerru, alla prima delle due giornate delle celebrazioni dei 110 anni dell’uccisione dei tre minatori nel corso del primo sciopero svoltosi in Italia, organizzate dalle segreterie confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con l’Amministrazione comunale guidata da Silvano Farris e la cooperativa “Piccola Parigi” ed il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna e della gestione commissariale dell’ex #Provincia di Carbonia Iglesias.
Susanna Camusso e’ stata accolta in un clima molto cordiale ma fin dai primi interventi dei lavoratori sono emerse la grande preoccupazione e, soprattutto, la tensione di chi non ha certezze per il proprio futuro e di chi vive un presente difficilissimo, come e’ il caso dei lavoratori degli appalti, molti dei quali non ricevono il sussidio della cassa integrazione da parecchi mesi.
Il segretario regionale Michele Carrus, Bruno Usai, Roberto Forresu, Marco Loi, Massimo Cara della Cisl, Pierpaolo Gai, hanno inquadrato la situazione di attesa vissuta dai lavoratori e sollecitato il segretario nazionale a porre nella vertenza tutto il peso politico in suo possesso, con la giusta pressione sul Governo affinché faccia per intero la sua parte in tempi brevi, considerato che ormai sono rimasti solo quattro mesi di tempo prima che i lavoratori vengano tutti licenziati.
Susanna Camusso ha sottolineato come la scelta di Alcoa di lasciare il Sulcis, l’Italia e l’intera Europa, non sia stata determinata da ragioni oggettive ma, piuttosto, da scelte aziendali che hanno orientato la produzione su altre regioni dove sono presenti condizioni più favorevoli per fare profitto. L’Italia – ha detto ancora Susanna Camusso – non può permettersi di perdere un altro pezzo del proprio sempre più precario tessuto produttivo, perché non ci sono alternative. Il leader della Cgil ha rimarcato come il Governo debba fare la sua parte, invitando il Premier Matteo Renzi a venire nel Sulcis per toccare con mano in prima persona lo stato delle cose. Il termine del 31 dicembre – ha aggiunto Susanna Camusso – non può e non deve essere ultimativo, perché se c’è in piedi la trattativa con un potenziale acquirente ed emerge la necessità di allungare questi tempi di qualche mese, il Governo deve farsene carico e fare i passi necessari a garantire il buon esito della stessa.
Susanna Camusso ha ribadito come il problema dei problemi sia il costo dell’energia, sulla soluzione del quale, come ha ricordato Bruno Usai, pare siano emerse novità importanti, ma una volta superato questo, ne restano altri, come la sistemazione delle infrastrutture, ad iniziare dal porto che va adeguato alle esigenze delle aziende che operano a Portovesme.
Per quel che riguarda i lavoratori degli appalti e gli ammortizzatori sociali, secondo il segretario della Cgil va modificato l’approccio al problema che deve assumere un carattere universale, cioè gli ammortizzatori sociali devono essere garantiti a tutti i lavoratori e non sono ad alcuni e non ad altri con scelte assolutamente discrezionali ed inaccettabili, perché a tutti i lavoratori deve essere riconosciuta la stessa dignità.
Al termine dell’incontro, l’annuncio del segretario della Camera del Lavoro del Sulcis Iglesiente sul vertice di venerdì a Roma, che ha aperto tra i lavoratori una nuova speranza sul buon esito della trattativa per il passaggio di proprietà ed il rilancio della produzione di alluminio primario.

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Cresce la preoccupazione dei lavoratori #Alcoa che proseguono il presidio all’ingresso dello stabilimento di Portovesme, dopo l’annuncio fatto lunedì scorso dai vertici aziendali sulla chiusura definitiva dello smelter di alluminio primario, considerato non più competitivo.

Quelli che si stanno vivendo, sono giorni di attesa, come hanno confermato questa mattina Rino Barca, segretario della #FSM CISL e Bruno Usai della #FIOM CGIL, nel presidio di #Portovesme.

«Sia il vice ministro Claudio De Vincenti sia il governatore Francesco Pigliaru ci hanno assicurato che nulla è cambiato – ha detto Rino Barca – ma è chiaro che tra i lavoratori c’è preoccupazione e bisognerà attendere metà settembre, per conoscere le determinazioni cui è giunta la multinazionale #Glencore sull’acquisizione dello stabilimento.»

Il nodo da sciogliere è sempre lo stesso: il costo dell’energia!

«Da questo punto di vista siamo moderatamente fiduciosi – ha sottolineato Bruno Usai – perché pare si stiano realizzando le precondizioni che fino a ieri erano sempre mancate.»

Le precondizioni sono un accordo con #Enel per il riconoscimento alla #Glencore di un prezzo favorevole, sui 25-30 euro a MWh, indispensabile per rendere la produzione competitiva, considerato che i costi energetici incidono pesantemente sul bilancio complessivo del ciclo produttivo. Dalle indiscrezioni emerse nelle ultime settimane, #Enel sarebbe disponibile all’accordo ma resta da superare il problema della durata. Enel sarebbe disposta alla concessione per un periodo di 7 anni mentre la #Glencore, dalle indiscrezioni raccolte, chiederebbe almeno 10 anni.

Nell’attesa, i lavoratori mantengono la mobilitazione e nel presidio di #Portovesme, da ormai quasi quattro mesi, ci sono sempre, giorno e notte, almeno una ventina di lavoratori, mentre all’interno dello stabilimento operano 30 loro colleghi, 15 diretti e 15 delle imprese d’appalto, per garantire la manutenzione degli impianti che sono tenuti nelle condizioni di poter riprendere la produzione in tempi molto brevi.