4 November, 2024
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Il 16 dicembre la Biblioteca comunale del capoluogo del Marghine ospiterà l’evento più atteso dell’anno da docenti ed allievi dei corsi di lingua sarda organizzati nei diversi centri dell’isola dall’Istituto Camillo Bellieni. Saranno presentate le relazioni sulle attività svolte e consegnati gli attestati di partecipazione. È prevista l’esibizione canora del coro Santa Anastasia di Buddusò. In serata, visita guidata in sardo al Museo etnografico

Per la prima volta sbarca in provincia di Nuoro l’appuntamento più atteso dell’anno da corsisti e docenti di lingua sarda dell’Istituto Camillo Bellieni. L’evento culturale “L’ischis ma no l’ischis” si terrà il 16 dicembre alle 10.00, a Macomer, nei locali della Biblioteca comunale.

Sarà un incontro all’insegna della promozione dell’identità del territorio, che oltre ad accogliere relazioni, interventi di esperti e appassionati, sarà occasione per ospitare attività artistiche di carattere musicale e teatrale e visite guidate in sardo. Momento clou della manifestazione sarà la consegna degli attestati  di partecipazione ai corsisti di Borore, Bortigali, Martis, Macomer, Orotelli, Bari Sardo, Bolotana, Nuoro, Marrubiu, Buddusò e Fonni.

C’è grande attesa anche per l’assegnazione del premio “Si moves sa limba, sa limba ti movet”, destinato ogni anno a personalità che si siano distinte in maniera significativa, con il proprio impegno, attraverso un progetto interessante e meritevole, alla diffusione ed alla promozione della lingua sarda. L’iniziativa promette di essere molto partecipata, forte del successo delle precedenti edizioni svolte a Pozzomaggiore, Ploaghe e Martis.

Il programma. L’apertura dei lavori è prevista per le 10.00, con i saluti istituzionali del sindaco Antonio Succu e dell’assessore comunale della Cultura Tiziana Atzori. A coordinare la serie di interventi in programma sarà Maria Doloretta Lai, presidente Is.Be, mentre a toccare gli aspetti più delicati e profondi del problema linguistico in Sardegna sarà il direttore scientifico del Bellieni, Michele Pinna, con una relazione a tema “Traballare cun sa limba est vìvere cun s’ànima pro unu mundu de amore. Fainas e contivìgios de s’annu chi nch’est cumprende”.

Gli attestati saranno quindi consegnati dai docenti Daniela Masia Urgu, Lucia Sechi, Francesca Sini, Adriana Cocco, Immacolata Salis, Ivan Marongiu ed Angela Andrea Orani.

Daniela Masia Urgu, che è anche responsabile del Colcs (Coordinamentu operadores limba e cultura sarda), traccerà le conclusioni sugli esiti delle attività annuali con un intervento dal titolo “Aficu mannu, annestru e bona volontade, sa limba chi creschet non timet impèigos”.

Speciale intrattenimento musicale della manifestazione saranno le melodie del coro polifonico “Santa Anastàsia” di Buddusò, mentre i ragazzi di Macomer che hanno seguito le attività di animazione dello sportello linguistico, si esibiranno in un originale intermezzo. Dopo la pausa pranzo, nuovo appuntamento alle 15 al Museo etnografico di Macomer per una interessante visita guidata in sardo a cura di Leonardo Murgia.

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Con Salvatore Cubeddu, a  Meolo (Venezia), presso Palazzo Cappello, sabato 23 giugno 2018, ho dato vita a un piccolo convegno  sul tema: “Attilio Deffenu (Nuoro, 28 dicembre 1890 – Croce di Musile di Piave, 16 giugno 1918): intellettuale, giornalista, esponente del sindacalismo e dell’autonomismo sardo”. L’occasione è stata offerta dalle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra. I luoghi della memoria: “Battaglia del Solstizio 15-22 giugno 1918”, organizzate dalla F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia presieduta da Serafina Mascia), dai comuni di Fossalta di Piave, di Meolo, di Musile di Piave e dal Circolo culturale sardo “Ichnusa” di Mestre-Venezia, in collaborazione con Coldiretti Nord Sardegna – Associazioni Combattentistiche e Protezione Civile – Campagna Amica, e con il patrocinio della Regione del Veneto, della Regione Autonoma della Sardegna e della Città Metropolitana di Venezia.

Salvatore Cubeddu, da storico particolarmente esperto del sardismo e dei sardisti, ha ben ricostruito, con il sussidio di ampi documenti e delle autorevoli pagine commemorative scritte da Camillo Bellieni, il percorso biografico del giovane nuorese e l’evoluzione del suo pensiero riguardo alle sorti della Sardegna: da socialista e sindacalista rivoluzionario a teorico dell’antiprotezionismo; da nemico ideologico della guerra a fervente interventista, allo scoppio di quella che sarà la Prima guerra mondiale, essendosi convinto  della «necessità del conflitto in nome della civiltà europea e dell’avvenire della classe operaia, contro l’imperialismo dei tedeschi».

Da parte mia ho innanzitutto ricordato che Salvatore Murgia, nella quinta  puntata del suo scritto “Storie nostre. Francesco Dore (1860-1940), un medico olzaese prestato al giornalismo e alla politica” (ci si colleghi al link: http://www.labarbagia.net/notizie/attualita/8963/storie-nostre-francesco-dore-un-medico-olzaese-prestato-al-giornalismo-e-alla-politica-5-puntata), ha sottolineato la preoccupazione di Attilio Deffenu che gli fosse negata la partenza per il fronte dati i suoi trascorsi rivoluzionari e ha precisato come Attilio Deffenu riuscì a ottenere l’agognato arruolamento in prima linea: «Francesco Dore ebbe un ruolo decisivo, si può dire “fatale”, nell’aiutare Attilio Deffenu a raggiungere il fronte, da cui era tenuto lontano perché il Governo “temeva che egli vi volesse andare per farvi propaganda sovversiva contro lo Stato e la monarchia”. Nel febbraio 1916 Attilio Deffenu è, infatti, bloccato nell’Ospedale di Cagliari, dove divide la stanza con Carmelo Floris che “vorrebbe lavorare per la Sardegna”. A Cagliari ritrova anche il suo concittadino Francesco Ciusa “che mi sembra lavori, ma anche senta il peso della stanchezza”, e Mario Delitala “giovine e ardente, soldato di sanità”. In una lettera del giugno 1917 Attilio Deffenu chiede a Francesco Dore, “stimatissimo amico” delle antiche battaglie, “di fare qualche pratica perché quei precedenti non abbiano a costituire un ostacolo alla nomina” di aspirante ufficiale: egli voleva essere poi inviato “lassù dove farò con molto piacere alle schioppettate con gli austriaci”. E, alla fine, Francesco Dore riesce a convincere il generale Alfieri – allora sottosegretario al ministero della Guerra – “soltanto dopo avergli fatto garanzia che Attilio Deffenu avrebbe fatto al fronte il suo dovere di soldato, di patriota, e non la propaganda di un sovversivo”».

Sul ruolo del giovane Attilio Deffenu, che, raggiunto finalmente lo stato maggiore della Brigata “Sassari”, viene incaricato del servizio  propaganda, è fondamentale il  libro (quasi 400 fitte pagine)  sulla storia della Brigata curato da Giuseppina Fois nel 1981 per le Edizioni Gallizzi di Sassari (ripubblicato presso Della Torre nel 2006, riproposto in versione non integrale, in due volumi, dal quotidiano “La Nuova Sardegna” nel 2014). Alle pagine 169-172 la Fois pubblica la Relazione sui mezzi più idonei di propaganda morale da adottarsi fra le truppe della Brigata scritta dal sottotenente Attilio Deffenu nell’aprile 2018 e sottolinea che in essa viene «affermata la specificità del soldato sardo, che Attilio Deffenu tende a consolidare anche attraverso l’apprestamento di forme stabili di comunicazione sia all’interno della Brigata (un bollettino) sia  fra i sardi della Brigata e i sardi rimasti in Sardegna (un notiziario)».

Sul coraggio di Attilio Deffenu, che chiede di essere esonerato dalla carica di ufficiale addetto alla propaganda e all’assistenza presso il comando del 152° reggimento della Brigata “Sassari” perché vuole che gli sia affidato un plotone, e sulle ultime ore della sua giovane vita – cade valorosamente a Croce (frazione di Musile di Piave), al mattino del 16 giugno 1918 – il riferimento d’obbligo è al volume di Leonardo Motzo (che era stato comandante della compagnia d’assalto della “Sassari”), intitolato “Gli intrepidi Sardi della Brigata Sassari“, prima edizione 1930: si vedano le pagine 223-224 della terza edizione (Della Torre, 2007).

Il C.A. (aus) Enrico Pino, nel suo prezioso volumetto su “La Brigata ‘Sassari’ sul Piave  nella Battaglia del Solstizio”, opportunamente ristampato dalla F.A.S.I. per le manifestazioni del Centenario di quella battaglia dalle quali abbiamo preso le mosse, così racconta: «Alle ore 5,30 le prime pattuglie del 152° reggimento arrivano a nord di Croce, che trovano apparentemente sgombro e si dirigono verso Case Gradenigo. Alle ore 6,30 il 2° battaglione del 152° ha il primo contatto con il nemico a nord di Croce. Dopo un breve combattimento in cui fa prigionieri, continua il suo movimento, ma la resistenza degli austriaci, che possono usufruire anche dei nostri reticolati che erano stati posti a difesa del caposaldo, aumenta. Contemporaneamente, il movimento del 3° battaglione trova maggiori ostacoli e resistenza sulla destra del dispositivo del reggimento. Unità esploranti  sono state inviate in ogni direzione per frugare ogni casa, per individuare dove sono nascoste le mitragliatrici nemiche che sparano da ogni dove. Una di queste unità è agli ordini di Attilio Deffenu, il quale giunge con i suoi uomini davanti a Croce ma si rende immediatamente conto che il reparto è accerchiato; sente, però, che dietro di sé il battaglione ha preso contatto con il nemico ed ha iniziato il combattimento. La situazione è difficile ed il cerchio si sta stringendo. La pattuglia reagisce con violenza per sganciarsi, combattendo contro ingenti forze nemiche. Attilio Deffenu dirige gli uomini nel combattimento, ma una bomba raggiunge l’ufficiale che, ferito, in più parti del corpo, muore; è il primo degli ufficiali caduti nella giornata».

Ritornando alla Relazione sui mezzi più idonei di propaganda morale da adottarsi fra le truppe della Brigata, c’è solo un cenno ad uno “strumento” sul quale può far leva questa propaganda che Attilio Deffenu – ho scoperto, grazie alla collaborazione di Salvatore Tola, esperto ed appassionato di poesia in lingua sarda – tratta con ben più ampio approfondimento in un documento, che, salvo errore, può essere considerato fino ad oggi inedito.

Attilio Deffenu nella sua Relazione scrive: «Il vero figlio  dell’Isola – per qualunque causa si batta – sente il dovere di fare, come comunemente si dice, bella  figura, di non parer vile, mai, di fronte a qualsiasi pericolo. Una popolare canzone dialettale nata dalla guerra esprime assai bene questo diffuso stato d’animo quando dice, rivolgendosi al Sardo combattente: “Non solo i tuoi genitori, la tua donna, i tuoi parenti, la tua gente, ma anche i  sassi delle tue rocce si rivolteranno contro di te, se tornerai all’Isola con in fronte il marchio dell’infamia  e del disonore”».

Di che si tratta? 

Salvatore Tola sia  nel volume “La poesia dei poveri” (Cagliari, AM&D, 1997) sia nel saggio-antologia “La letteratura in lingua sarda” (Cagliari, CUEC, 2006) cita alcune frasi di un documento senza data intitolato “La canzone popolare sarda strumento di propaganda fra le truppe della Brigata ‘Sassari'” (depositato in “Fondo Deffenu” presso la Biblioteca “Satta” di  Nuoro). 

Escluso evidentemente, in base alle brevi citazioni pubblicate da Salvatore Tola, che potesse trattarsi di una copia con altro titolo della Relazione sopracitata, gli ho chiesto se poteva farmi avere il documento integrale. Così è avvenuto, e grazie alla cortesia di Salvatore Tola, è possibile pubblicare in questo sito l’interessantissimo documento. 

Paolo Pulina

La canzone popolare sarda strumento di propaganda fra le truppe della Brigata “Sassari”

di Attilio Deffenu

Una delle forme più efficaci di propaganda per i soldati sardi potrebbe essere costituita dalla canzone dialettale popolaresca.

Il sardo è per natura poeta: seguendo attraverso le desolate pianure del Campidano o pei sentieri erbosi nelle sterminate tanche fiorite il suo gregge randagio, accarezza con l’anima ingenua i sogni della sua nomade vita. Allora la fantasia si impenna ai voli e il canto sgorga appassionato e nostalgico dal suo cuore primitivo. La donna, le gioie della famiglia, i sacri doveri dell’amicizia, l’odio per il nemico, le gesta del pastore destro e forte, le opere dell’aratura e della vendemmia, le prodezze degli antenati gloriosi, il sogno della redenzione dell’Isola: tutto offre materia al sardo pastore. 

Nelle feste paesane poi – dove i costumi tradizionali e l’anima della primitiva terra trovano occasione di affermarsi attraverso una serie di usanze strane e pittoresche – il canto ha uno svolgimento ed un posto grandissimo. Si canta a gara, e la poetica tenzone acquista talvolta un carattere di asprezza e di vivacità che impressionano lo spettatore forestiero non prevenuto, perché attorno ai poeti si raccolgono e si formano due opposte schiere di partecipanti che stanno di fronte come due cani pronti alla zuffa; si canta da una voce di tenore isolata con accompagnamento dell’antica fisarmonica, si canta finalmente in coro. Niente v’ha di più caratteristico del canto corale sardo, strana monodia di voci gutturali che danno un senso di nostalgica melanconia che ricorda le nenie arabe.

Le tradizioni e le virtù poetiche dei sardi si sono conservate ed affermate anche attraverso la guerra attuale. C’è tutta una fioritura di canzoni dialettali nate dalla guerra, alcune delle quali – di notevole efficacia e ricche di concetti fortemente patriottici – hanno avuto un grande successo di diffusione e di popolarità.

Naturalmente il valore guerriero dei Sardi, le gesta gloriose della Brigata “Sassari” – che hanno avuto il meritato onore del riconoscimento ufficiale ripetute volte – costituiscono il tema quasi esclusivo del poetare dei sardi combattenti. Di tali componimenti è un saggio la canzone che si unisce (il testo di questa canzone non è presente, NdR). In essa un soldato dell’ottava compagnia descrive le ultime fortunate azioni della Brigata sugli Altipiani, alle quali egli stesso prese parte. La forma è primitiva, rozza, ma di indiscutibile efficacia e, nella sua ingenuità, il racconto risulta pieno di movimento e l’esaltazione finale del valore sardo sa trovare accenti di notevole eloquenza.

Il sottoscritto ne propone la stampa e la diffusione larga fra le truppe del Reggimento, convinto che ai fini di tenere alto il morale dei soldati ed accrescerne lo spirito combattivo gioverebbero tali pubblicazioni più che comuni pubblicazioni di propaganda, che non  arrivano – il più delle volte – a toccare il cuore e a far penetrare un’idea persuasiva nel cervello del nostro soldato.

Lo scrivente è convinto dell’opportunità di dare a tale forma di propaganda il più largo sviluppo: a tal fine propone di indire delle gare fra i poeti sardi del Reggimento per la compilazione di brevi componimenti dialettali di carattere guerriero ed improntati ai sensi del più ardente patriottismo. I componimenti giudicati migliori da una speciale commissione dovrebbero essere stampati e diffusi, e gli autori premiati con piccoli premi in danaro.

Tutto ciò che è gara stimola l’amor proprio del soldato, ne eleva il morale, ne accresce e lo spirito e l’energia.

Il sottoscritto non insiste sull’utilità di simile iniziativa: la Francia ha promosso in modo meraviglioso lo sviluppo della canzone popolare ai fini della propaganda di guerra: i più famosi poeti dialettali, per iniziativa dei comandi, circolano fra le truppe di prima linea per cantarvi le loro canzoni, tener lieto l’animo dei soldati, compiere opera salutare di resistenza e di incitamento.

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Domenica 29 gennaio 2017, presso la Sala Conferenze della Fondazione di Ricerca Giuseppe Siotto, Via dei Genovesi 114, a Cagliari, La Fondazione di Sardegna, il Club Modellismo Storico Cagliari e il Comitato Sardo Grande Guerra presenteranno il libro La Guerra a fuoco. Dal Carso all’Altopiano di Asiago, dalla Bainsizza a Trieste. La Grande Guerra dei Sardi nelle fotografie dell’Archivio del Generale Carlo Sanna e delle raccolte Bellieni, Cocco Ortu, Deidda, Figari, Niccolai e Tola. I National Archives di Washington e Londra.

Saranno presenti il Prof. Aldo Accardo, professore ordinario di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi di Cagliari, presidente Comitato Sardo Grande Guerra; il dott. Carlo Salis, Consigliere della Fondazione di Sardegna; il dott. Alberto Monteverde, Storico dell’Età Contemporanea, responsabile scientifico Progetto “La Guerra a Fuoco”.

L’evento si tiene nel 99° anniversario della Battaglia dei Tre Monti, combattuta dalla Brigata “Sassari” sull’Altopiano di Asiago tra il 28 e il 31 gennaio 1918, primo successo delle armi italiane dai giorni di Caporetto, 

Il volume, curato da Alberto Monteverde, è stato realizzato con il sostegno della Fondazione di Sardegna. L’occasione è stata offerta dal ritrovamento di alcuni significativi archivi fotografici privati che documentano la Grande Guerra dei Sardi con un occhio non istituzionale. Le immagini, infatti, sono state scattate in prevalenza da improvvisati fotografi in grigioverde che armati di maneggevoli apparecchi fotografici hanno lasciato una documentazione visiva di grande valore. Alle immagini private si aggiunge la documentazione rinvenuta presso importanti archivi nazionali ed internazionali. Tra i documenti si segnala l’unico filmato conosciuto che mostri la Brigata “Sassari” negli anni della Prima Guerra Mondiale. Una sezione è dedicata alla fotografia come fonte per la storia. Il volume si chiude con un saggio dedicato alla Memoria ed ai Monumenti ai Caduti della Grande Guerra presenti in Sardegna curato dalla Storica dell’Arte Adriana Monteverde. Oltre 300 fotografie perlopiù inedite, 260 pagine. Paolo Gaspari Editore.

Nel corso della serata saranno presentati al pubblico alcuni filmati inediti del primo conflitto mondiale ritrovati presso importanti archivi cinematografici di  di Londra e Roma tra i quali l’unico conosciuto che mostri la Brigata “Sassari” negli anni della guerra. Il filmato, girato a Vicenza nel 1918 dopo la Battaglia dei Tre Monti, fu realizzato da un combat cameraman francese presente sul fronte italiano. Regia di Corrado Monteverde.

Al termine del film la Compagnia Teatrale “I Menestrelli” presenterà una selezione di brani tratti dallo spettacolo Echi dal fronte. La voce dei combattenti sardi nelle loro lettere e nelle loro testimonianze. Gli attori daranno voce ai protagonisti della guerra dei Sardi tra i quali Emilio Lussu, Camillo Bellieni, Filippo e Renato Figari, Ignazio Deidda, Francesco Tola, Alberto Cocco Ortu.

Circa 60 delegati-attivisti in rappresentanza di un migliaio di simpatizzanti hanno partecipato al Congresso provinciale del Movimento Zona Franca di Oristano. L’incontro è stato introdotto dalla giornalista Marinella Foddis e guidato dal commissario provvisorio, Pergiorgio Pira, che ha illustrato il lavoro svolto nel periodo di gestione straordinaria e di preparazione del congresso oristanese, il quarto della serie dopo Gallura, Ogliastra e Medio Campidano, in attesa degli altri previsti subito dopo le imminenti festività. L’apertura dei lavori è stata inusuale e struggente, l’assise è stata aperta da alcuni video-audio creati da regista Alessio Catte e dall’animatore culturale-ambientale Eligio Mariano Testa in particolare con una meravigliosa ed inedita poesia di Grazia Deledda. Evidente sin dall’inizio il taglio identitario-culturale che gli organizzatori intendono dare alla tornata congressuale costituente.
La relazione congressuale è stata presentata da Antioco Patta ed ha spaziato ad ampio spettro sul tema “zona franca”. «E’ una grande opportunità – ha detto – un diritto storico-politico che i sardi hanno da tempo e che solo una legislazione incompleta e contorta, oltre alla mancanza di precisa volontà politica locale e nazionale, hanno finora impedito». Sono stati fatti esempi concreti anche di tipo storico, dalle primordiali zone libere mesopotamiche, al periodo Greco-Romano-Cartaginese citando esempi come la nota vicenda di Rodi e passando dal periodo delle repubbliche marinare alla crescita delle città commerciali delle coste mediterranee, fino all’epopea della “Comunità Anseatica” delle 100 città portuali europee che per gli storici rappresentano lo strumento che ha gettato le basi per il dominio sul mondo da parte della cultura europea negli ultimi 500 anni.
Non sono mancati i riferimenti ai grandi di Sardegna sia in relazione all’identità sarda che alle condizioni socio economiche; sono stati citati Giovanni Battista Tuveri e la “Questione Sarda” la Commissione Pais-Serra e gli studiosi Todde e Deffenu, Il grande Camillo Bellieni che proprio ad Oristano in occasione dello storico congresso sardista, metteva la questione dei dazi e del fisco come problema centrale nel rapporto Sardegna-Regno d’Italia; per terminare con i costituenti dell’immediato dopo guerra e delle lotte del P.S. d’Az. di Mario Melis.
I lavori sono stati conclusi dal consigliere regionale zonafranchista Modesto Fenu: «Abbiamo fatto – ha sottolineato – un altro passo avanti nella strutturazione del movimento». Nel direttivo sono stati eletti: Antioco Patta (segretario) Anna Maria Flore, Fabiano Vidili, Luciano Sanna, Vittoria Perra, Raffaele Tratzi e Nando Fenu. Gli altri incarichi verranno assegnati unitamente agli incarichi previsti per Elisa Magario, Alessandro Piras, Angelo Porta e Gigi Carboni.