24 November, 2024
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«La politica sanitaria fin qui perseguita dall’assessore Arru è l’espressione più eclatante e servile verso il centralismo statale. Declinata da un costoso manager totalmente estraneo al nostro sentire e ai nostri bisogni, e da un’anomala proliferazione di insanabili vertenze unite a spietate delibere, è stata interprete di un sistema fallimentare, teso a «tagliare i rami secchi», intesi come strutture sanitarie periferiche “poco utilizzate”.»

Lo scrive, in una nota, Carla Puligheddu, dirigente nazionale PSd’AZ, segretaria politica della sezione “Bartolomeo Sotgiu” di Sassari e presidente ADOS, associazione donne sardiste.

«Ma il significato ed il messaggio di tali espedienti vanno ben al di là delle “potature” operate – aggiunge Carla Puligheddu -. Infatti, il progetto di colpire il cuore pulsante della sanità, fatta di posti letto indispensabili, come sta avvenendo a Sassari e nel nord dell’isola, lascia intendere quanto scarsamente deontologica e sfacciatamente elefantesca sia l’operazione. Nell’evitare di esprimere giudizi sulle competenze e sulle persone cui è stato affidato tale arbitrio, non si può eludere l’assunto che la gestione della sanità sarda abbia desertificato gli spazi di cura e incenerito le prospettive di rilancio del più prezioso ambito di tutela della salute pubblica, così come ha derubricato le Facoltà Universitarie ad ancelle del potere politico.»

«Un sistema dalla filosofia perversa che vorrei guardare senza partigianerie – sottolinea ancora Carla Puligheddu -, da un’ottica propositiva sardista, sulla base di quattro obiettivi facilmente perseguibili, senza costi elevati ma con l’esercizio del buon senso:

1) Riconvertire e valorizzare l’esistente delle strutture territoriali quali Centri Diagnostici e Terapeutici di primo livello.

2) Instaurare una politica del riassetto ospedaliero con micro-aree attrezzate di Medicina Territoriale per lo screening iniziale ed un’offerta sanitaria di base, a seguito di adeguato reclutamento di medici e personale infermieristico. Tutte collegate a macro-aree regionali destinate alle patologie più gravi o invalidanti.

3) Ridurre almeno del 60% i tempi delle liste d’attesa dei ricoveri e delle diagnosi più specialistiche.

4) Rivitalizzare e restituire dignità all’Azienda Sanitaria che potrà  beneficiare dei vantaggi organizzativi di una struttura snella ed efficiente, che pone al centro la persona e non il sistema amministrativo, politico e finanziario.

L’accorpamento delle Aziende Ospedaliere in Sardegna, insieme alla mancanza di razionalità nel governarlo, ha dato il colpo di grazia alla Medicina Territoriale, producendo esattamente quello che si sarebbe dovuto contrastare: l’aumento della richiesta e del fabbisogno al centro dei costi e conseguente incremento della “potenzialità” dell’Azienda stessa, ma come noto, se la potenzialità aziendale è direttamente proporzionale a quella “politica”, non può che determinare, come nel caso Sardegna, una maggiore occupazione di potere in ambito sanitario. E’ invece, questa degenerazione, per i sardisti è la prima da combattere. Ridurre gli spazi della politica a favore di una governance medico-sanitaria; rivitalizzare l’esistente; favorire investimenti su innovazioni in ambito chirurgico. Tutto a vantaggio di nuovi risparmi in termini di degenza e accelerazione dei tempi di recupero. Ciò che dobbiamo scongiurare è il modello sanitario nel quale chi più possiede, più facilmente accede ai servizi ed alla loro qualità, una sanità per pochi, o meglio, per chi può. Ecco il paradosso dei governi di sinistra che anziché promuovere e difendere il sistema sanitario pubblico – conclude Carla Puligheddu -, hanno incentivato e continuano a incentivare quello privato, facendosi i principali portatori delle politiche tradizionalmente di destra. Arru docet.»

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Se le dichiarazioni spese sul metano nei giorni scorsi, avranno la stessa efficacia di quelle impiegate sul “fare” negli ultimi 4 anni dalla RAS, non dobbiamo temere l’ennesima servitù del popolo sardo, né lo squarcio dell’isola per oltre 400 chilometri, né la realizzazione del mega scottante e speculativo obiettivo. Sarebbe insopportabile da una Regione che tiene a cuore il benessere dei propri cittadini, che in risposta all’ipotesi dei 38 bacini di stoccaggio nel 2016, avevano saputo pronunciare significativi No. Oltre i pareri negativi e le perizie contrarie, giunte dagli ambientalisti, dai medici, dai ricercatori, dagli economisti; le opposizioni più nette sono pervenute dagli elettori sardi il 4 marzo con un voto che ha depotenziato ogni ulteriore azione dell’esecutivo in carica, o per meglio dire, in scarica. L’ultimo impeto sul gasdotto e il rigassificatore a Porto Torres con Eni che mette a disposizione aree e impianti nella zona industriale dice però, che qualcosa bolle in pentola e, nella concreta possibilità che possa raffreddarsi bruscamente nel 2019, il bisogno di mettere a segno il risultato è più che evidente.

Non è tollerabile che si prevarichino, comuni, comitati, associazioni e cittadini, per realizzare strutture sui loro territori senza guardare alla sostenibilità dei luoghi, senza accettare la sfida di riconnettere economia e società. Si è consentito in passato di mettere radici velenose, mascherate da opportunità lavorative, privando le comunità di sicurezza e di investimenti conformi alle vocazioni naturali dei siti e ancora oggi non si è spiegato e non si capisce quale sia, accanto al piano energetico industriale, l’indirizzo politico-ambientale della Regione Sardegna. Partendo dall’assunto che «produrre energia non equivale a produrre ricchezza o benessere», ci domandiamo quali saranno i vantaggi veri che il metano ci porterà. Il risparmio sui costi, dicono, pur sapendo che i funzionari dell’assessorato ritenevano già dal 2009 che «il metano non presentasse caratteristiche di economicità tali da renderlo competitivo rispetto alle fonti già utilizzate in Sardegna». Allora perché l’assessora sostiene che «Il metano rilancerebbe l’industria che sarebbe attratta da costi energetici molto inferiori a quelli attuali e darebbe una mano ai cittadini una volta allacciati alla rete?»

Nel 2017 il piano, entrato nella fase attuativa con i progetti per la dorsale sarda, quelli sui depositi costieri e soprattutto, la certezza delle risorse finanziarie previste nel Patto per la Sardegna, siglato con il Governo nazionale amico, lasciò intendere che la Giunta Pigliaru e i governi Renzi-Gentiloni avevano puntato al metano quale obiettivo di legislatura. Peccato, che il loro scellerato e vulnerabile “fare” sia arrivato in un’epoca in cui tale progetto risultava già obsoleto nel nascere. Tuttavia, la rete del metano in Sardegna, se non sarà un’opportunità per le comunità, appare già un affare per due, la Società Gasdotti Italia e la Snam Rete Gas, e di tale duplice interesse la regione si inorgoglisce pure. A me, invece, interessa capire se gli aspetti di carattere ambientale, interessano o no la Regione Sardegna. Alla domanda retorica, l’assessora risponde con rassicurazioni che stridono con il chiarimento scientifico del presidente Isde Sardegna, dottor Domenico Scanu, il quale avverte: «Dare spazio a progetti di metanizzazione solleva criticità ambientali, socio-economiche e sanitarie e dimostra il deficit progettuale dei decisori politici. Il tentativo di ridurre l’impatto ambientale e sanitario della produzione energetica attraverso un altro combustibile fossile appare quantomeno schizofrenico».

Un report del World Resources Institute conferma che non solo nel processo di estrazione ma anche durante il trasporto del gas, vengono rilasciate in atmosfera quantità rilevanti di metano, dal 2-3% della produzione totale, fino a un impressionante 7%. Un contributo al disastro climatico pari a quello delle emissioni di milioni di auto. Effettivamente il gigantesco quanto discutibile investimento di un miliardo e 578 milioni per un’opera di tale minaccia, potrebbe evitarsi e noi ce lo auguriamo. L’auspicio è che il cammino verso la metanizzazione dell’isola si interrompa definitivamente, magari grazie al prossimo governo regionale, nella speranza di vedere eletti nuovi e più consapevoli soggetti .

Carla Puligheddu

Dirigente nazionale PSd’Az

 

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Il responsabile del dipartimento immigrazione della Lega, Toni Iwobi, apre oggi a Sassari la campagna elettorale della “Lega-Salvini premier” in Sardegna.

Alle 19, nella sala convegni dell’Hotel Grazia Deledda (Viale Dante, 47), Iwobi presiederà l’incontro pubblico al quale partecipano, tra gli altri, il segretario del Psd’Az, Christian Solinas (capolista per il Senato nel collegio plurinominale unico della Sardegna), il commissario della Lega nell’Isola, Eugenio Zoffili, i coordinatori provinciali della Lega, Dario Giagoni (capolista per la Camera dei Deputati nel collegio plurinominale Sassari-Gallura-Nuoro-Ogliastra) e Guido De Martini (capolista per la Camera nel collegio plurinominale Oristano-Medio Campidano-Sulcis-Cagliari), il candidato della coalizione del centrodestra al Senato, Antonio Moro (collegio uninominale Sardegna Nord) e la candidata della coalizione del centrodestra alla Camera, Maria Grazia Salaris (collegio uninominale Sassari-Alghero-Porto Torres). Partecipano inoltre i candidati Lega-Psd’Az del collegio plurinominale della Camera, Ilaria Faedda, Giovanni Nurra e Giorgia Vaccaro ed i candidati del collegio plurinominale del Senato, Lina Lunesu, Antonio Scanu e Carla Puligheddu.

Toni Iwobi, oltre a ricoprire il ruolo di responsabile del dipartimento immigrazione è candidato con la Lega alle elezioni per il rinnovo del parlamento italiano. Arrivato dalla Nigeria nel 1976 ha ottenuto il primo visto da studente nell’università di Perugia, dirige un’azienda informatica, è consigliere comunale in Lombardia.

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«Le Donne? Caselle da riempire!» La denuncia al Plenum di Coordinamento3 – Donne di Sardegna in una giornata storica per le donne sarde, libere, diverse, unite, oltre le differenze e nel rispetto delle stesse, per una società fondata sui diritti e le pari opportunità, capace di utilizzare le competenze e il valore delle donne nei luoghi decisionali. Questo il messaggio forte scaturito dal Plenum ospitato al Museo della Bonifica, dalla giovane sindaca di Arborea Manuela Pintus, domenica 14 gennaio. All’evento, fortemente partecipato, hanno aderito anche tante sindache arrivate da diverse parti dell’isola, scegliendo il “Coordinamento3”, quale punto di riferimento, laboratorio aperto e costruttivo per proposte e progetti tesi al cambiamento della condizione femminile in Sardegna. L’originalità emersa dal dibattito di altissimo livello, magistralmente coordinato da Susy Ronchi, presidente di “GIULIA” giornaliste Sardegna, riguarda i  tanti contenuti comuni, accompagnati dal pragmatismo delle donne che, pur appartenenti a diversi partiti politici e orientamenti anche opposti, chiedono all’unisono le stesse cose alla cosiddetta “politica”. Il Plenum di Arborea rappresenta una tappa importante del presente che traccia il solco per organizzare il futuro della politica regionale in Sardegna. La preziosissima testimonianza della presidente onoraria, Simonetta Sotgiu, magistrata di Cassazione, esempio di genialità femminile al servizio della società, ha dimostrato quanto sia stato determinante il lavoro delle donne che hanno fatto da apripista in ambiti fino a poco tempo fa preclusi all’intelligenza femminile. Una squadra di altissimo profilo quella presentata al MUBA di Arborea che vede il direttivo dell’associazione guidato da Carmina Conte presidente, insieme a Luisa Marilotti, Carla Puligheddu e Rita Mameli e dalle Coordinatrici dei Dipartimenti, Rita Nonnis, Simonetta Corongiu, Rita Corda e Patrizia Desole. Tutte motivate e interessate ai risultati, non ai conflitti, sempre nell’ottica del confronto e della trasversalità, valore che contraddistingue “Coordinamento3” nel panorama regionale ma anche nazionale.

 

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Dalla rivendicazione di pari opportunità per l’accesso alle cariche elettive nel Consiglio Regionale della Sardegna, all’attuazione di adeguate politiche di genere, per una nuova condizione delle donne in una società più equa e rispondente  ai bisogni del mondo contemporaneo. Questo lo spirito del “Plenum 2018” del Coordinamento 3-Donne di Sardegna, in programma domenica 14 gennaio ad Arborea, nella Sala Conferenze del Museo della Bonifica. 

Obbiettivo: presentarsi alle donne sarde  decise a contribuire alla costruzione di un futuro possibile per l’isola, fondato su un rapporto paritario ed equilibrato fra donne e uomini, condizione necessaria  per una  stagione di sviluppo e rinascita. Proposta rivolta anche agli uomini, disposti a collaborare lealmente alla realizzazione dei futuri progetti, tesi al progresso e alla crescita del benessere e della felicità del popolo sardo, nel rispetto della dignità e dell’identità delle persone. I lavori, coordinati da Susi Ronchi, incominceranno alle ore 9.30 e vedranno la partecipazione della segreteria uscente: Carla Medau, Rita Corda, Simonetta Corongiu, Rita Mameli, Carla Puligheddu, oltre a tante altre donne che si sono sempre distinte per il loro attivismo a favore del riconoscimento dei diritti e delle opportunità delle donne:  Simonetta Sotgiu, Carmina Conte, Luisa Marilotti, Paola Secci, Alessandra Addari, Patrizia Desole, Rita Nonnis, Pupa Tarantini, Franca Mandis, Manuela Pintus. Si tratterà di un momento di intenso confronto e partecipazione, da tutte atteso ed auspicato in vista delle imminenti scadenze elettorali, dove certamente saranno impegnate moltissime donne che hanno partecipato e contribuito alla battaglia per la doppia preferenza di genere.

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Dalla rivendicazione di pari opportunità per l’accesso alle cariche elettive nel Consiglio Regionale della Sardegna, all’attuazione di adeguate politiche di genere, per una nuova condizione delle donne in una società più equa e rispondente ai bisogni del mondo contemporaneo. Questo lo spirito del “Plenum 2018” del Coordinamento 3 – Donne di Sardegna, in programma domenica 14 gennaio ad Arborea, nella Sala Conferenze del Museo della Bonifica. Obiettivo: presentarsi alle donne sarde decise a contribuire alla costruzione di un futuro possibile per l’isola, fondato su un rapporto paritario ed equilibrato fra donne e uomini, condizione necessaria per una  stagione di sviluppo e rinascita. Proposta rivolta anche agli uomini, disposti a collaborare lealmente alla realizzazione dei futuri progetti, tesi al progresso e alla crescita del benessere e della felicità del popolo sardo, nel rispetto della dignità e dell’identità delle persone.

I lavori, coordinati da Susi Ronchi, incominceranno alle ore 9.30 e vedranno la partecipazione della segreteria uscente: Carla Medau, Rita Corda, Simonetta Corongiu, Rita Mameli, Carla Puligheddu, oltre a tante altre donne che si sono sempre distinte per il loro attivismo a favore del riconoscimento dei diritti e delle opportunità delle donne: Simonetta Sotgiu, Carmina Conte, Luisa Marilotti, Paola Secci, Alessandra Addari, Patrizia Desole, Rita Nonnis, Pupa Tarantini, Franca Mandis, Manuela Pintus.

Si tratterà di un momento di intenso confronto e partecipazione, da tutte atteso e auspicato in vista delle imminenti scadenze elettorali, dove certamente saranno impegnate moltissime donne che hanno partecipato e contribuito alla battaglia per la doppia preferenza di genere.

Per chi desidera iscriversi, è possibile scaricare il modulo dal sito web: www.coordinamento3.blog – sezione Eventi.

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Soddisfazione per il via libera dato dal Consiglio regionale alla doppia preferenza di genere, è espressa dalle componenti della segreteria organizzativa del Coordinamento 3 – Donne di Sardegna Carla Puligheddu, Simonetta Corongiu, Carla Medau, Rita Corda e Rita Mameli.

«Con il voto che ha approvato la norma sulla doppia preferenza di genere, il Consiglio regionale della Sardegna ha posto un tassello nella costruzione di una  democrazia compiuta. Determinante per questo risultato è stata  l’UNITÀ DELLE DONNE SARDE, oltre ogni differenza, condizione e appartenenza, per il diritto, la partecipazione e la democrazia, in un lunga battaglia durata 14 anni.  L’introduzione della norma sulla doppia preferenza di genere nella legge elettorale rimuove un ostacolo al  principio di uguaglianza tra uomini e donne nell’accesso alla vita politica, così come da dettato costituzionale, e allo stesso tempo può consentire uno sguardo di rinnovamento nell’agenda politica e nella composizione della futura classe dirigente.»

«Siamo consapevoli che non esiste un correttivo nel sistema elettorale che dia “certezza” del risultato favorevole alle donne, anche se alle ultime amministrative, ove si è votato con la doppia preferenza, il numero delle elette è sicuramente cresciuto – aggiungono Carla Puligheddu, Simonetta Corongiu, Carla Medau, Rita Corda e Rita Mameli -. La battaglia che il Coordinamento3 e i movimenti femminili per la democrazia paritaria è dunque solo al punto di partenza. Una maggiore presenza di donne in Consiglio regionale, infatti, può essere la condizione per costruire un nuovo patto sociale che metta insieme le esigenze di entrambi i sessi in tutte le politiche e le azioni.»

«Intendiamo procedere affinché vengano rimossi i numerosi ostacoli sociali e culturali, che impediscono la piena e libera partecipazione delle donne alla vita pubblica, quali :gli stereotipi, un mercato del lavoro che ci respinge, i modelli di società, in particolare della famiglia, che continuano ad avere un peso enorme sulla condizione delle donne – sottolineano ancora Carla Puligheddu, Simonetta Corongiu, Carla Medau, Rita Corda e Rita Mameli -. Reclamiamo un cambiamento culturale che deve riguardare i servizi, il diritto ad un lavoro dignitoso, adeguato alle competenze ed equo nel merito e nel reddito, per una partecipazione egualitaria tra donne e uomini a tutti i livelli delle strutture decisionali in campo economico, sociale e culturale. Il Coordinamento3 continuerà, inoltre, la battaglia a tutela dei diritti di cittadinanza attiva anche per modificare l’intera legge elettorale sarda, lesiva dei principi di rappresentanza dei territori e delle minoranze. Perché la democrazia paritaria – concludono Carla Puligheddu, Simonetta Corongiu , Carla Medau, Rita Corda e Rita Mameli – non è una sfida che le donne lanciano, ma deve essere un patrimonio dell’intera società.»

 

 

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«La doppia preferenza di genere, all’esame del Consiglio regionale oggi, deve essere votata perché la società civile ne ha un’esigenza e necessità impellente, oltre ad essere richiesta a gran voce da tutti, perché la donna in Sardegna non sta bene e di riflesso la famiglia, la società sarda e l’isola tutta.»

Lo scrive, in una nota, la segreteria del Coordinamento 3-Donne di Sardegna, composta da Simona Corongiu, Carla Madau, Rita Mameli, Rita Corda e Carla Puligheddu.

«Vogliamo continuare di questo passo? Noi no: perché abbiamo una visione per la Sardegna del futuro: più sarda, più giovane, moderna, più giusta e competitiva dove tutti possano sentirsi protagonisti e felici di partecipare alla vita pubblica. La donna nel mondo occidentale è stata sempre subordinata all’uomo ed ha sempre dovuto lottare strenuamente per la conquista ed il riconoscimento dei propri diritti – aggiungono Simona Corongiu, Carla Madau, Rita Mameli, Rita Corda e Carla Puligheddu -. Così stanno facendo le donne in Sardegna adesso e da qualche decennio, con la mobilitazione dei  movimenti, delle reti e delle rappresentanti istituzionali, perché fosse riconosciuta la possibilità di essere elette nella massima assemblea regionale, dove poter portare un punto di vista nuovo realmente agganciato ai problemi reali delle persone, delle famiglie e della società.»

«Con l’approvazione della doppia preferenza di genere – concludono Simona Corongiu, Carla Madau, Rita Mameli, Rita Corda e Carla Puligheddu – questo sarà possibile e la democrazia sarà più compiuta anche in Sardegna.»

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Durissima reazione delle componenti della segreteria organizzativa del Coordinamento3 – Donne di Sardegna (Carla Puligheddu, Carla Medau, Rita Corda, Rita Mameli e Simonetta Corongiu) sul nuovo rinvio del voto ed il nuovo rinvio in commissione del testo unificato n. 2-5-9 che modifica la legge statutaria e introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale

«I tecnicismi della vigilia sono stati confermati. “Servono approfondimenti sui collegi dispari”. Con questo “cavillo tattico” , la Politica regionale prova ancora una volta a salvarsi – scrivono in una nota Carla Puligheddu, Carla Medau, Rita Corda, Rita Mameli e Simonetta Corongiu. La discussione odierna della norma sulla Doppia preferenza di Genere è rinviata al 21 novembre. Le associazioni, chiamate in causa, ci tengono a precisare che non hanno mai chiesto il 50% di presenza nelle liste e non lo avrebbero mai potuto chiedere, proprio in ragione dei collegi in cui tale dato non può essere soddisfatto. Il “pretesto” è basato, infatti, su questioni giuridicamente insostenibili. Appare, invece, evidente che oggi non tutti i “compromessi” della politica sono stati raggiunti.»

«La nuova sfida non colpisce solo le donne, le cittadine della Sardegna, ma il diritto e la Costituzione che molto bene avevano disciplinato l’applicazione della norma. I nostri “onorevoli” consiglieri hanno scelto una strada vecchia per disertare il percorso nuovo di democrazia e civiltà, nella sciagurata speranza di lasciare le cose stanno per una arida e comunque improbabile clonazione.

Oggi la Sardegna ha assistito ad una regressione sociale, culturale ed anche umana messa in scena dai Consiglieri Regionali, liberi di impegnarsi nella politica perché alle spalle hanno sempre donne che provvedono alla loro libertà. Noi donne, tuttavia, non ci sentiamo rappresentate da tanta ingerenza e rispondiamo a questo schiaffo rimarcando la distanza che separa la politica dai cittadini, in questo caso dalle cittadine – concludono Carla Puligheddu, Carla Medau, Rita Corda, Rita Mameli e Simonetta Corongiu : un affronto che il “Coordinamento3” non accetterà passivamente.»

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L’approvazione a larga maggioranza arrivata in commissione Autonomia, non lascia tranquille le donne del Coordinamento3 – Donne di Sardegna (Carla Puligheddu, Simona Corongiu, Carla Medau, Rita Corda, Rita Mameli) che, in vista dell’approdo in Consiglio regionale del testo della norma sulla doppia preferenza di genere nella legge elettorale sarda, oggi hanno inviato una lettera appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere il voto palese.

Di seguito il testo integrale.

Gentile Signor Presidente, 

a nome del Coordinamento3 – Donne di Sardegna, soggetto regionale per le Politiche Paritarie, Le rivolgiamo il nostro saluto e il nostro ringraziamento per il suo arrivo in Terra Sarda: fidiamo in Lei e nella Sua autorevolezza per la questione cruciale della Democrazia Paritaria nella nostra isola. Il Coordinamento3 è costituito da sindache, amministratrici e donne rappresentanti delle istituzioni locali, riferite a tutto l’arco costituzionale, oltre ogni differenza e appartenenza; donne  rappresentanti degli Organismi di Parità, ai diversi livelli, delle Associazioni, della Politica,  del Sindacato, degli Ordini Professionali, delle Università e della società tutta:  ci preme significarLe che già nel 2013 vi era stata un’ampia e democratica mobilitazione, durata mesi,  per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica regionale a sostegno della norma sulla Doppia Preferenza di Genere nella legge elettorale regionale. Malauguratamente, con l’escamotage del voto segreto, la norma fu bocciata in aula: un grave e inaccettabile vulnus nella democrazia paritaria che portò, nelle successive elezioni del 2014 all’elezione di sole 4 donne su 60 consiglieri, appena una in più rispetto alle prime elezioni regionali del 1949. della nostra isola. La legge nazionale n.20 del 2016, intervenuta per sanare lo squilibrio della rappresentanza di genere nelle regioni, in sintonia con tutta la recente normativa nazionale  in attuazione del dettato costituzionale, ancora oggi non è stata recepita dalla regione Sardegna.

Cogliamo l’occasione della Sua presenza, quale massima e autorevole espressione dell’unità della Repubblica, per sollecitare il Consiglio Regionale della Sardegna ad approvare quanto prima la norma sulla DPG, così come licenziata in Commissione Riforme il 28 settembre scorso, al termine di una forte e pressante mobilitazione, in atto da mesi e che ha coinvolto numerose associazioni e organizzazioni femminili. Chiediamo, come questione irrinunciabile, che la norma  sulla DPG venga votata a scrutinio palese, prima che finisca l’attuale Legislatura, a garanzia che i Principi Costituzionali, che hanno ispirato le proposte di adeguamento, vengano immediatamente recepiti, perché abbiamo il fondato timore che sia tuttora in essere il rischio del voto segreto. Non si può affermare che ci sia democrazia dove le donne non partecipano ai processi decisionali della politica, così come Lei, da tempo autorevolmente sostiene. Certe  che il nostro appello incontrerà La Sua Attenzione, Le siamo grate per la sensibilità e la fermezza che saprà comunicare ai nostri interlocutori regionali.

Cagliari, 1 ottobre 2017

Segreteria Organizzativa 

Carla Puligheddu, Simona Corongiu, Carla Medau, Rita Corda, Rita Mameli