5 November, 2024
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Uno storico accordo è stato sottoscritto ieri tra Italia ed Algeria per la realizzazione del gasdotto Algeria-Italia attraverso la Sardegna, tra il presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ed il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune.

Sarà un nuovo gasdotto che, oltre al gas, consentirà di trasportare idrogeno, ammoniaca e anche elettricità, lanciando di fatto il nostro paese nel futuro. Il presidente algerino ha assicurato che i tempi di realizzazione verranno definiti dai tecnici ma saranno comunque brevi.

Si tratta, in pratica, del progetto, aggiornato, che una ventina d’anni fa era stato lanciato, sostenuto dalla Giunta regionale della sardegna, allora presieduta da Mauro Pili, noto come Galsi, Era prevista una capacità del di 8 miliardi di metri cubi all’anno, provenienti dal giacimento di Hassi R’Mel. 

Il Galsi aveva una lunghezza di circa 830 km, dei quali 270 km su terra sarda, da Porto Botte ad Olbia, ed i restanti 560 km, nel braccio di mare fra Sardegna e Toscana, con arrivo a Piombino. Sul progetto Galsi vennero sollevate numerose critiche per l’impatto ambientale, alla fine venne affossato e l’Italia fece altre scelte per l’approvvigionamento di gas.

Gli sviluppi della crisi internazionale, hanno portato il Governo a rivalutare quel progetto e gli accordi sottoscritti ieri costituiscono un passaggio fondamentale per la sua realizzazione che, evidentemente, cambia lo scenario che si era venuto a creare negli ultimi mesi, con il progetto della Snam che prevede la sistemazione di una mega gasiera nella banchina Est del porto di Portovesme, una seconda gasiera nel porto di Porto Torres ed un rigassificatore nel porto di Oristano.

Nel corso degli incontri sono stati sottoscritti quattro importanti accordi: il presidente della Confindustria Carlo Bonomi ha firmato un memorandum di collaborazione con il presidente del Consiglio del rinnovamento economico algerino Crea, Kamel Moula; il memorandum d’intesa per la valorizzazione della rete di interconnessione energetica tra Italia ed Algeria, per una transizione energetica sostenibile, ed il memorandum d’intesa sulla collaborazione tecnologica nella riduzione del gas Flaring, la valorizzazione ed altre tecnologie per la riduzione delle emissioni, tra l’amministratore delegato della società Eni Spa Claudio De Scalzi ed il presidente, direttore generale della società Sonatrac, Toufik Hakkar; protocollo d’intesa tra le agenzie spaziali dei due paesi sulla cooperazione nel campo dell’attività spaziale a fini pacifici tra il presidente dell’agenzia spaziale italiana Giorgio Saccoccia ed il direttore generale dell’agenzia spaziale algerina, Azzedine Oussedik.

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Per capire lo straordinario fenomeno sociale indotto dal Covid-19, che lascerà traccia nei libri di storia, dobbiamo ridefinire con chiarezza quali differenze sostanziali esistono tra la malattia individuale e la malattia contagiosa collettiva.
Se dovessimo esaminare con superficialità i numeri dei decessi quotidiani non ci preoccuperemmo. Tutti i giorni muoiono di ictus ed infarti, in Italia, una media di 630 persone, mentre per tumore ne muoiono 485. Attualmente abbiamo una media di soli 10 decessi quotidiani per Coronavirus. Questo dato sembrerebbe confortante. In realtà, da un punto di vista della convivenza sociale, non è così.
Le “malattie individuali” come tumori, diabete, ictus, traumi stradali, ecc., non suscitano paura per la propria incolumità perché ognuno di noi può entrare in contatto con questi malati senza subirne alcun danno.
Le “malattie contagiose” invece sono “diffusive” e “collettive”. Cioè passano da una persona all’altra per il contatto o la semplice vicinanza. Ogni portatore di Coronavirus contagia, in media, 6 persone. Queste a loro volta contagiano 36 persone. Queste 36 ne contageranno 1.296. Nel caso del Coronavirus il numero dei contagiati cresce in modo esponenziale ogni 7 giorni. Abbiamo visto cosa è avvenuto dopo il primo caso di Codogno: dopo due settimane i casi in Lombardia erano già diverse migliaia. Di questi contagiati ne vennero ricoverati il 20% e ne morirono la metà.
Mentre l’80% dei contagiati ebbe pochi sintomi. In 40 giorni avemmo quasi 20.000 morti in una piccola area d’Italia compresa fra Milano, Bergamo e Brescia. Morti che si aggiungevano agli altri morti per diverse cause. Vi fu un numero di salme aggiuntive tanto enorme che non si trovarono spazi nei cimiteri e nei forni crematori, tanto che molte salme vennero imbarcate per lo “smaltimento” nei forni crematori della Sardegna. Appena l’Epidemia è esplosa in America abbiamo visto lo stesso triste fenomeno, di ammassamento di cadaveri, a NewYork.
Questo è avvenuto perché il Covid è una malattia contagiosa per cui non esiste una cura specifica.
Quando si tratta di una malattia contagiosa per cui esistono le cure e i vaccini, l’allarme è basso.
Quando , invece, si tratta di malattia contagiosa per cui non esistono né cure specifiche né vaccino, l’allarme è alto.
E’ un errore enorme paragonare questo tipo di malattia a quelle comuni.
Per capirne la portata sociale e economica si può paragonare soltanto al “Fall-out” della pioggia radioattiva dopo una esplosione nucleare o agli effetti di uno “tsunami”. Tutti eventi in cui la collettività intera è senza difesa.

Le malattie comuni vanno trattate nell’ambito degli strumenti messi già a disposizione dal Sistema Sanitario. Le malattie epidemiche prive di cure specifiche vanno trattate in un altro apparato sanitario parallelo costituito ad hoc.
Una esperienza di diversificazione strutturale l’avemmo già al tempo della TBC. In quel caso si riuscì a debellarla costituendo un sistema di ospedali e presidi specifici (Tubercolosari, Preventori antitubercolari, Dispensari antiTBC, Ospedali Marini, Colonie montane e marine). Si sviluppò una specialità: la Tisiologia. Essa comprendeva: Medici pneumologi, Radiologi, Pediatri, e chirurghi specificamente preparati.
Oggi non esiste ancora un apparato ospedaliero e territoriale specificamente dedicato al Covid-19.
Il problema di strutturarne uno si porrà nella malaugurata ipotesi il vaccino non fosse efficace.

Fenomenologia sociale del contagio.
Il “contagio” fa esplodere la “ Paura del prossimo“.
Chi è il “Prossimo?”.
E’ chiunque: l’amico, il vicino di casa, il collega di lavoro, il compagno di classe, il parente, l’impiegato dell’ufficio pubblico, etc..
Il termine collettivo per identificare questo insieme è: “Società civile”.
La Società Civile è quell’insieme umano che utilizza il “Contatto sociale” per attuare lo scopo per cui ci si incontra: “Lo scambio sociale”.
Lo “scambio sociale” o “commercio umano” si sviluppa su tutti i campi della convivenza come:
– La “Cultura”: scuola, cinema, arte, sport, religione, politica, etc.
– I “Servizi”: il Sistema sanitario, banche, poste, pubblica amministrazione, difesa, giustizia, etc.
– Le “Attività produttive”: professioni, mestieri, agricoltura, industria, etc.
– Il “Commercio”.
Quando esplode il “Sospetto collettivo” sul prossimo e la “paura dell’altro”, l’individuo si ritira nel proprio privato e si autoesclude, cioè si “isola”. L’isolamento può essere “volontario”“obbligato”, come nel caso del lockdown che abbiamo sperimentato.
L’”isolamento” comporta la perdita di 4 Libertà Costituzionali, cioè:
– La libertà di movimento nel territorio, e di scambio commerciale.
– La “libertà di cure”: blocco del Sistema Sanitario per le patologie comuni.
– L’ “Istruzione”: chiusura delle scuole.
– La “Giustizia”: chiusura dei tribunali.
L’impedimento all’esercizio di questi diritti costituzionali comporta la “Sospensione del commercio umano.
A questo arresto degli scambi di beni materiali ed immateriali consegue:
– L’arresto degli scambi commerciali.

– Il crollo delle Borse.
– La perdita di fiducia nella moneta.
– L’impoverimento della Nazione.
– La crisi politica.
– La perdita di rappresentanza dei partiti e la caduta dei governi.
Questi sono scenari possibili nel caso non vengano opposti provvedimenti che stronchino la spirale del degrado.
La “paura dell’altro” è all’origine della disgregazione dell’impianto economico di una società.
C’è voluto Mario Draghi per sintetizzare in una frase questo complesso fenomeno psicologico ed i provvedimenti da prendere per scongiurarlo. Cioè:
“Test di massa per rilanciare l’economia”.
Solo così ognuno di noi saprà se il suo vicino è contagioso o no, e potrà riprendere a produrre ricchezza senza il freno della paura.

Secondo gli Scienziati citati in un recente articolo del Sole 24 ore servono 30 milioni di tamponi per fare uno screening agli Italiani. Cioè deve essere sottoposto a tampone oltre la metà della popolazione d’Italia. Ne consegue che devono essere subito esaminati con tampone almeno 70.000 abitanti del Sulcis Iglesiente.
Davanti a questi autorevoli messaggi il Sulcis Iglesiente non riesce ancora a rendere immediatamente disponibile per tutti un laboratorio specificamente dedicato. Ne sono prova questi fatti:
– Il forte ritardo nell’acquisto del processatore di RNA virale,
– Il forte ritardo nello accreditamento dello strumento donato a Carbonia Iglesias dalla Fondazione di Sardegna,
– Le enormi difficoltà che incontrano i Medici di Base per ottenere i referti dei tamponi eseguiti su pazienti sintomatici.
E’ urgente la disponibilità di un laboratorio perché stanno per arrivare momenti critici, e cioè:
– Fra due settimane in Italia riapriranno le scuole. Vi saranno inevitabili assembramenti. Si muoverà quotidianamente una massa dei 12 milioni di individui. Fra questi vi saranno i “diffusori silenziosi”, come abbiamo sperimentato al Billionnaire di Porto Cervo e nelle discoteche nostrane.
– Stanno per arrivare i 3 mesi portatori di Virus: Ottobre, Novembre, Dicembre, con i loro Rinovirus, Adenovirus, Enterovirus e Virus Influenzali. Ogni tosse e febbricola creeranno il sospetto sul vicino di banco, e la paura del contagio da Coronavirus.
I banchi monoposto, i doppi turni, ed il contingentamento delle classi non saranno sufficienti a dare sicurezza. Ogni ragazzino febbricitante verrà sottoposto a: isolamento in un camera apposita dell’Istituto, visita medica e, forse, tampone rinofaringeo. Poi si dovranno attendere 24-48 ore, o più, per la risposta. Nel frattempo tutti staranno all’erta e disposti all’autoisolamento fiduciario.
Se verrà accertato più di un caso , l’Istituto potrà essere chiuso in quarantena.

Ogni ragazzo sospetto indurrà la caccia a tutti i “contatti” dei 14 giorni precedenti. Per il tracciamento dovranno essere eseguiti dai 100 ai 150 tamponi (prof. Andrea Crisanti). In alternativa il Governo sta valutando lo screening di tutti gli allievi dell’Istituto con i tamponi per “test rapidi”. Nel caso un  ragazzo positivo venisse isolato, lo sarà anche la famiglia.
A queste condizioni è evidente quanta ragione abbia avuto Mario Draghi quando ha dichiarato, in un consesso economico: «E’ necessario eseguire i test di massa per rilanciare l’Economia». Ne beneficerebbe anche la Scuola.

E’ auspicabile che i buoni Politici sollecitino lo sviluppo dello screening con tampone e rimuovano gli oscuri ostacoli per cui oggi è ancora difficile ottenere l’esame.
A conclusione si deve convenire che il “ritardo” di Carbonia Iglesias nella attivazione del suo processatore di RNA virale, è il massimo avversario a cui si trova di fronte il nostro territorio.
Si concorda con Carlo Bonomi, presidente di Confindustria: «…questo ritardo è incomprensibile…».

Mario Marroccu

 

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La famosa peste manzoniana di Milano, esplosa nel 1629, fu conseguente allo spostamento massivo, dalla Germania alla Lombardia, delle truppe di Lanzichenecchi che portarono con sé i germi del contagio. E’ recente acquisizione che gli spostamenti massivi dall’Oriente all’Occidente hanno portato il Coronavirus. E, sempre recentemente, abbiamo avuto, verso la Sardegna Covid-free, spostamenti massivi di turisti provenienti da luoghi non Covid-free, e se ne sono viste le conseguenze.
Ora siamo alla vigilia di un altro spostamento massivo di popolazione: una massa di 12 milioni di persone costituita da studenti, insegnanti, personale della scuola e genitori, si sposteranno quotidianamente, soffermandosi negli Istituti per 5-8 ore. Nell’ultimo numero della rivista scientifica “NATURE” è stato pubblicato un articolo in cui gli autori esaminano come si è evoluta l’epidemia nelle scuole, appena riaperte, in Sud-Corea, Australia, Israele, Cile, Germania e Stati Uniti. Si è visto che il massimo rischio di focolai a scuola viene corso in quelle Nazioni dove la curva di incidenza dell’infezione nella popolazione generale non è stata ancora appiattita. Se c’è infezione nella popolazione è sicuro che l’infezione esploderà a scuola. Questo è il primo fattore di rischio.
Gli altri fattori di rischio sono:
– Classi troppo numerose,
– Negligenza nel rispetto delle regole di: distanziamento, igiene delle mani e utilizzo delle mascherine di protezione.
Il Comitato Tecnico Scientifico ha suggerito al Governo Italiano di adottare ulteriori provvedimenti, e cioè:
– Test sierologico a tutto il personale delle scuole da eseguirsi presso gli Studi privati dei medici di base;
– Attribuzione di responsabilità ai presidi degli Istituti sulle azioni di controllo, segnalazione ed eventuale chiusura di scuole in caso di focolai di Coronavirus.
Alle scuole verranno consegnati 2 milioni di test sierologici per testare se il personale docente abbia avuto o no l’infezione. Lo screening inizierà lunedì 24 agosto. Dovrà essere concluso entro il 14 settembre.
Vi sono però questi problemi:
– Lo screening negli studi privati è stato deciso senza consultare le rappresentanze sindacali dei medici.

– I sindacati dei medici di base hanno mosso rilievi che riguardano la gestione delle prenotazioni, il personale ausiliario, la tutela propria e degli altri pazienti, la gestione dello smaltimento dei rifiuti speciali, la bonifica dello studio, l’eventuale messa in quarantena qualora il medico o il personale sanitario dovesse contrarre la malattia. E inoltre la retribuzione.
– I presidi, responsabili del controllo, rifiutano la “responsabilità penale” per l’eventuale diffusione colposa di contagio nei loro Istituti.
– Gli insegnanti, tenuti alla presenza fisica in classe per 5 ore al giorno, sono preoccupati per la loro incolumità.
– I genitori temono che l’eventuale chiusura delle Scuole, per messa in quarantena, obblighi i figli a lezioni in “smart working” nel loro domicilio. Ciò comporterebbe la necessità che un genitore debba restare a casa abbandonando il lavoro.
– Esiste, inoltre, il problema del percorso da farsi per raggiungere la scuola. Nelle grandi città, avviene tramite mezzi pubblici superaffollati, e quindi pericolosi.
– Gli adulti attempati, oltre i 50 anni, con uno stile di vita più casalingo, temono il rientro a casa di figli e nipoti che possono essere “vettori” inconsapevoli di un Coronavirus “pescato” a scuola, in autobus, o in treno.
Esiste poi un problema logistico: quello dei locali scolastici, relativamente insufficienti in rapporto alla necessità di suddividere le classi, moltiplicandole.
L’ultimo problema è quello molto citato dei banchi monoposto con rotelle.
Vi sono poi le disposizioni governative, facili da scrivere ma difficili da applicare, come:
– Le mascherine per bambini oltre i 6 anni per 5-8 ore al dì,
– La distanza di 1 metro da una rima labiale all’altra (distanza delle bocche),
– L’immobilizzazione prolungata del bambino al proprio banco anche durante il pasto,
– I doppi turni mal gestibili dai genitori che non possono derogare agli orari imposti dai loro datori di lavoro.
– L’affitto di spazi e l’acquisto, il noleggio o il leasing di strutture temporanee da utilizzare per le attività didattiche, per garantire il distanziamento e, dunque, la sicurezza di studentesse, studenti e personale didattico.
– I doppi turni.
Per credere alla concreta realizzazione di quanto detto, non basta la fiducia nei Governi, ma ci vuole un vero e proprio atto di fede.

Dal 31 gennaio, cioè da prima che vi fossero i casi di Codogno e Vò Euganeo, questo giornale ha ripetutamente insistito su alcuni punti:
1 – Il Coronavirus ha innescato un’emergenza sanitaria che ha generato un’emergenza economica. Vedremo future trasformazioni sociali e politiche radicali.
2 – L’epidemia senza controllo per molto tempo ancora, indurrà cambiamenti nella vita di tutti.
3 – I malati sintomatici di Covid-19 sono, tutto sommato, i soggetti meno pericolosi perché sono già classificati, isolati, e in cura.

4 – I soggetti più pericolosi sono i portatori sani asintomatici che fungono da “diffusori silenziosi”.
5 – Per battere oggi il virus bisogna individuare i portatori sani ed isolarli.

A questo punto, è giusto porsi la domanda: chi sono i “portatori sani”?
Rispondere, fino ad oggi, è stato molto difficile.
La difficoltà è stata determinata, per mesi, dalla convinzione che la malattia interessasse gli ultracinquantenni, perché le età dei ricoverati in Terapia Intensiva erano comprese tra i 50 e 85 anni.
Oggi quella “verità” si è invertita: il Coronavirus non ha rispetto per nessuna età. Chiunque può esserne infettato e morirne.
Un fondamentale studio scientifico pubblicato in questi ultimi giorni sul Journal of Pediatrics, ha dimostrato definitivamente che quell’idea era un’illusione. Ha condotto lo studio il professor Lael Yonker, dirigente medico del Massachusetts General Hospital for Children, esperto di pazienti pediatrici affetti da Covid-19. Egli afferma testualmente: «Sono rimasto sbalordito dagli alti livelli di virus riscontrati in bambini di tutte le età. Non mi aspettavo che la carica virale fosse così alta. Pensate ad un ospedale e a tutte le precauzioni prese per curare adulti gravemente ammalati. Ebbene, sappiate che le cariche virali di questi pazienti ospedalizzati sono molto inferiori a quelle di un “bambino” ritenuto “sano” che se ne va in giro con un’alta carica virale di SARS-CoV2».
Lo studio smentisce un’ipotetica immunità dei ragazzi e dice: «I ragazzi non sono affatto immuni da questa infezione. Se le scuole dovessero riaprire a pieno regime senza le necessarie precauzioni, è verosimile che i bambini e ragazzi giocherebbero un ruolo centrale nella diffusione ulteriore di questa Pandemia».
I risultati scientifici sono appena arrivati e, purtroppo, sono già confermati sia dalla precoce chiusura per Covid di scuole recentemente aperte in Germania, Francia, Israele, Australia, Cile, Stati Uniti, sia dall’enorme laboratorio a cielo aperto della Sardegna. Qui, l’arrivo indiscriminato di portatori di virus senza controllo, l’apertura delle discoteche e l’assembramento anarchico nelle spiagge, hanno dato il via ad un’ondata di contagi.
La Sardegna non è generatrice di contagi; lo sono le regole burocraticamente perfette, ma inapplicabili, ideate dal mondo degli umani e disconosciute dai virus.
Già dal mese di aprile 2020 chiedemmo ripetutamente di dare al Sulcis Iglesiente un laboratorio attrezzato per l’estrazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei. Alla fine, rafforzati dalle istanze delle forze sociali come Spi CGIL di Carbonia e Consulta Anziani di Iglesias, vi è stata una risposta: la Fondazione di Sardegna ha donato all’ATS le risorse necessarie per acquisire la tecnologia.
Eravamo già allora convinti che fosse necessario fare la mappa dei “portatori asintomatici sani” allo scopo di renderli inoffensivi.
Dopo tanta attesa, lo strumento è oggi nelle mani della ASSL di Carbonia Iglesias. Tuttavia, ad oggi, non è ancora in grado di funzionare. Il motivo non è dovuto a difetto dello strumento ma a un problema che definiremmo “organizzativo”. Purtroppo, per un inghippo burocratico, non può essere utilizzato: è necessario eseguire ancora un test di “confronto” con lo strumento già operante al Policlinico di Monserrato, al fine di ottenere l’”accreditamento”. Insomma, ci serve il “pezzo di carta”. Il “confronto” consiste nell’eseguire 10 test in parallelo utilizzando 10 tamponi. Cinque di questi devono essere negativi, e cinque devono contenere il virus, quindi dare risultato positivo.
L’accreditamento dello strumento è necessario con grande urgenza perché:
– Sta aumentando il numero delle persone che hanno necessità di essere sottoposte a tampone;
– Ormai abbiamo diversi casi di positivi al Coronavirus nelle cittadine del nostro territorio,
– I servizi pubblici hanno necessità d’essere pienamente aperti al pubblico, e quindi il personale deve essere testato,
– Gli ospedali sono sottoposti a limitazioni, perché devono trattenere per almeno 48 ore i pazienti da operare in attesa che arrivi il risultato del test da Cagliari. Ciò aumenta i tempi di degenza, e diminuisce la disponibilità di posti letto.
– Le attività produttive del territorio hanno bisogno di lavorare in sicurezza, con personale ed utenti, Covid negativi al test.
E, soprattutto:
– Le Scuole stanno per essere riaperte e vi affluirà il 20 per cento della popolazione del territorio (stimate 22.000 persone). La massa in movimento sarà costituita proprio da quella popolazione giovanile che oggi gli studi scientifici indicano come il serbatoio di virus pronto ad attaccare.
Lo screening di tutta la popolazione scolastica è urgentissimo (prof. Andrea Crisanti).
Siamo assolutamente d’accordo con il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che, agli Stati Generali, ha affermato: «Non si capisce perché si sia perso tanto tempo».
Ci serve assolutamente un controllo autorevole che sblocchi il meccanismo che sta frenando tutto. Ci serve che i politici nostrani si sveglino e presentino un’interrogazione alla Giunta regionale pretendendo una indagine che individui le responsabilità dei ritardi fin qui accumulati.

Mario Marroccu

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L’epidemia di Covid19 è stata l’evento straordinario che ha legittimato la sospensione di libertà garantite dalla Costituzione e ci ha precipitato in uno stato di diritto medioevale. Abbiamo vissuto un periodo di diritti violati e sperimentato dal vero una forma di “archeologia sociale” da libri di storia.

Per due mesi sono stati sospesi diritti come: la libertà di movimento nel territorio, la libere frequentazioni sociali, il lavoro, le pratiche religiose, la scuola, gli hobby, gli sport, le manifestazioni popolari, le feste pubbliche e private, i contatti con i parenti stretti, i viaggi, il turismo, gli scambi commerciali, le pratiche professionali, le prestazioni sanitarie ordinarie, l’amministrazione della Giustizia ordinaria, etc. La sospensione di tutti questi diritti di cui siamo titolari si sintetizza in tre parole: mancanza di libertà. Più esattamente si tratta di tutte le libertà garantite dalla Costituzione. In sostanza vi è stata una “sospensione della Costituzione”. Un fatto così grave, tuttavia,  era necessario e ha dato i suoi frutti.

Per effetto di quelle “restrizioni di libertà” stiamo vedendo la cessazione dell’epidemia nella nostra Nazione e in quelle che ci hanno imitato.

Oggi, alla fine del lockdown, stiamo apprezzando il valore della  Libertà conquistata dai nostri Padri in secoli di lotte, sconfitte, sofferenze indicibili, e anche vittorie. Ci siamo svincolati dal viluppo di regole soffocanti ed ora dobbiamo riprendere a goderne i frutti.

E’ come se all’improvviso il Governo avesse emanato l’”Habeas Corpus”: la legge che per prima affermò che ognuno di noi è padrone del proprio corpo e che nessuno lo può tenere in detenzione senza un motivo giuridicamente accertato.

Nel Medio Evo l’autorità amministrativa, rappresentata da sceriffi o altri ufficiali, anche senza motivazione esplicita, e spesso a fini non penali (tributari, debiti privati, ordine pubblico), poteva arrestare chiunque e tenerlo in prigione, e anche torturarlo per strappare confessioni di colpevolezza infondata. Per la prima volta nella storia i Baroni inglesi nel 1215 imposero al re Giovanni Senza Terra la “Magna Charta Libertatum” in cui si afferma che “Nessun uomo libero può essere arrestato, imprigionato, danneggiato… Eccetto che dal Giudizio legale dei suoi pari e della Legge del Paese”. Il Giudice della Corona, che era un emissario del re, per effetto della “Habeas Corpus Act” rappresentò la prima più importante garanzia verso gli abusi, potendo scavalcare l’Ufficiale che aveva eseguito l’arresto. Fu una rivoluzione contro gli abusi.

Il diritto derivante dalla “Habeas Corpus”, per cui nessuno può essere detenuto a lungo in prigione, se non per applicazione della legge e del giudizio del tribunale, divenne legge definitiva in Inghilterra col “Bill of Rights “del 1688. Successivamente tale diritto venne  acquisito nel 5° e 6° emendamento della Costituzione Americana. L’”Habeas Corpus” fu una delle radici di tutte le Costituzioni Moderne.

Ne parliamo perché oggi, con la fine del lockdown, non ci sentiamo ancora completamente liberi: sentiamo che certe libertà non sono ancora tornate. Ci serve un “Habeas Corpus ad hoc” per noi. Ci serve ridiventare completamente “proprietari del nostro corpo”, cioè della nostra dignità. Ma non è facile.

Questo è il punto.

Abbiamo visto come è stato facile, con pochi decreti, perdere “la proprietà del nostro corpo” e tutti abbiamo assistito spaventati a scene di:

  • Uomini morenti nella congestione polmonare, dividersi disperati le insufficienti bombole d’ossigeno:
  • Pazienti morire senza poter vedere i propri cari.
  • Esseri Umani morire anonimi in stanze affollate di altri morenti sconosciuti, senza la riservatezza che la morte richiede.
  • File di bare tutte uguali stipate in magazzini anonimi, senza riti di cordoglio.
  • La fretta di smaltire le salme.
  • File di camion che portano con urgenza cadaveri in forni crematori anonimi all’insaputa dei parenti.
  • Sepolture senza nome ignote anche a mogli e figli.
  • Medici, Infermieri e Preti morire per spirito di servizio perché è necessario che sia così.
  • Corpi sottratti alla proprietà della famiglia.
  • Abbiamo visto famiglia rinchiuse in minimi appartamenti condominiali, senza la possibilità di uscire a fare due passi: corpi viventi senza  il diritto d’essere usati.
  • Scuole chiuse e alunni collegati in rete senza la presenza fisica dei compagni e degli insegnanti.
  • Fabbriche chiuse e operai in cassa integrazione.
  • Spiagge e campagne, senza presenze umane, sorvegliate dai militari.
  • Supermercati vuoti e file di persone “mascherinate”, a debita distanza, in file ordinate, anche per ore, in attesa di rapidi acquisti.
  • Laboratori artigiani, banche e uffici pubblici, vuoti, ma con file di utenti all’esterno degli ingressi.
  • Ospedali attrezzati con tende per i triage per la captazione dei Covid positivi,

Pronto Soccorso vuoti.

  • Reparti Ospedalieri quasi deserti.
  • Ambulatori ospedalieri e laboratori analisi chiusi.
  • Ingressi all’Ospedale contingentati e sorvegliati da guardie armate.
  • Ambulatori medici del territorio quasi deserti.
  • Feste popolari di ogni specie sospese,
  • Fine degli assembramenti e fine di contatti umani; fine degli scambi di idee e di sentimenti.

E’ la descrizione di una prigione collettiva in cui l’“Habeas Corpus” è abolito.

Il rischio sta nel fatto che se abolisci l’Habeas Corpus ricompaiono “sceriffi” e altre forme di abuso di autorità che ti possono mettere vincoli.

***

La lista dei vincoli che stanno emergendo e si stanno consolidando è enorme.

Limitiamo l’esame a due tipologie di vincoli.

Primo: quelli che stanno per calarsi sulla scuola.

Abbiamo letto questi giorni proposte varie accomunate tutte da una caratteristica: l’irrealizzabilità.

Ne riporto alcuni esempi :

  • Proposte di lezioni all’aperto in campi sportivi, come se fosse sempre estate.
  • Proposte di lezioni nei boschi, come se fossimo in Finlandia o Svezia.
  • Lezioni in classi ridottissime per garantire il distanziamento.
  • La necessità di suddividere gli alunni, e quindi di moltiplicare le classi, gli insegnanti e le aule.
  • Banchi monoposto negli asili e nelle scuole elementari per assicurare il distanziamento dei bambini, con l’obbligo di consumare i pasti nello stesso banco senza muoversi mai dall’aula. I bambini..fermi per ore?
  • Proposte di continuare le lezioni in “smart Working”.
  • Separazione degli alunni con barriere in plexiglas e mascherine perpetue sul volto.

Tutte le proposte che stanno emergendo, soprattutto a livello governativo, hanno l’effetto di moltiplicare i problemi  per evidente impraticabilità.

La Scuola, che è il “corpo Sociale” più importante ha perso la “proprietà” di se stesso.

Arriveremo al 14 settembre impreparati.

Eppure per riavere l’”Habesa Corpus” del diritto allo studio sarebbe sufficiente ascoltare la logica della scienza Si capirebbe così lo stupore del neopresidente di Confindustria Carlo Bonomi, che all’apertura degli Stati Generali, voluti da Giuseppe Conte, a Villa Panphilj, affermò: «Non ho capito per quale motivo in questi mesi di lockdown non si sia utilizzato il tempo disponibile per procedere allo screening, con tampone, di tutto il personale della scuola e degli alunni». Sarebbe stato l’unico modo per individuare i portatori del virus e creare un ambiente scolastico Covid free. Questo provvedimento avrebbe, da solo, consentito l’immediata riapertura delle scuole senza patemi d’animo.

Due mesi fa questo giornale fece esattamente la stessa proposta. Per questo avviò una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica per far acquistare l’estrattore di RNA virale per la ASL di Carbonia Iglesias.

Incredibilmente allora nessuno aveva provveduto a dotare il nostro sistema sanitario locale di un presidio di ricerca anti-Covid. E’ di questi giorni la notizia giornalistica che il Laboratorio Analisi dell’Ospedale di Nuoro ha, non solo l’estrattore di RNA, ma tutto il sistema che consente di trasferire l’RNA virale in una impronta di DNA e procedere alla decodificazione completa del virus.

Molto bene Nuoro, un applauso all’intelligenza e previdenza.

Noi no.

Se qualcuno avesse dotato il Sulcis Iglesiente di decodificatore, e se questo fosse stato utilizzato per mappare tutta la popolazione di 130.000 abitanti, oggi saremmo esattamente a conoscenza del nostro stato e potremmo esibire la nostra “patente di Immunità”.

Ciò vale per il personale delle scuole, degli Ospedali, dei Comuni, delle Poste, delle Banche, delle attività artigianali e Commerciali, dei Trasporti. Ne sarebbe conseguito un cartello “COVID FREE” da esibire ai turisti. Altro che “Bandiere Blu” per  spiagge!. Tutti i turisti, ospiti dei nostri alberghi, delle case vacanze, e anche degli affitti clandestini, sarebbero stati invitati a eseguire, gratuitamente, il “tampone”. Questo sarebbe il vero “Habeas Corpus” per il Sulcis Iglesiente.

Vi è poi il problema dello “Habeas Corpus” del Sistema  Sanitario.  Quello del Territorio e quello degli Ospedali.

Sistema Sanitario del Territorio: riguardo al Covid-19 i Medici di Base sono il primo e vero argine al virus. Se fossero dotati di un supporto pubblico efficace, sarebbero capaci di fermare da soli la diffusione del virus.

Di cosa hanno bisogno? Avrebbero bisogno dei dispositivi di protezione e del supporto di un Laboratorio Analisi che, in tempo reale (cioè in 1 ora), desse risposte con tamponi e sierodiagnosi. Di fatto, alla fine della visita al paziente febbrile, non sanno mai se il paziente sia contagiato o no da virus. Con lo screening questo non succederebbe.

Esiste poi il problema irrisolti della gestione di tutte le altre malattie: le cardiovascolari, le respiratorie, le renali, le chirurgiche, le oncologiche, le degenerative come diabete e arteriosclerosi, le neurologiche, etc. Con il lockdown vi è stata la chiusura totale dei supporti ospedalieri a queste patologie se non in regime d’urgenza.

Di fatto oggi la fine della chiusura delle consulenze specialistiche ha il problema di una riattivazione che sia congrua con le richieste. Le liste d’attesa sono infinite e i lunghissimi tempi programmati equivalgono ad una “negazione di sanità”.

L’”Habeas Corpus” del paziente ordinario è ancora sospesa: i vincoli burocratici che  anno da impedimento alle cure del suo corpo malato sono ancora in piedi. E’ un ritorno ad un Medio Evo sanitario.

Vi è poi la situazione ospedaliera:

Già proponemmo di acquisire l’estrattore di RNA virale per sottoporre a screening, sistematico e ripetuto, tutti i ricoverati, tutti gli accessi al Pronto Soccorso,  tutti i richiedenti servizi al CUP e a tutti i visitatori abituali.  Considerato che la spesa sanitaria non è elevata, e che è compensabile con un ticket, non rappresenterebbe un aggravio economico per il bilancio. Al contrario, aumenterebbe la fiducia nell’Ospedale e nel Territorio, migliorando il commercio umano nelle piazze sociali come: scuola , imprese, commerci

La fiducia nel nostro “corpo” indenne da virus renderebbe molto più facili tutte le attività pubbliche.

L’incertezza sul nostro stato sierologico e virologico sta avviluppando la nostra libertà in regolamenti talmente restrittivi che di fatto l’accesso ai  Sevizi dell’Ospedale sono difficilissimi e preclusi. La chiusura si concretizza nell’“allungamento delle liste d’attesa” per gli interventi chirurgici e per le  per visite ed esami specialistici.

La chiusura delle visite diabetogiche “in presenza” equivale a negare la certezza della assistenza clinica.

La riduzione dei Chirurghi Ortopedico comporta l’impossibilità di operare le fratture di femore entro poche ore, e la possibilità di morire per complicazioni respiratorie e tromboemboliche.

La riduzione dei Gastroenterologi equivale a non fare le colonscopie e non ricevere in tempo la diagnosi di Cancro del Colon.

La riduzione dei radiologi equivale a ridurre le Risonanze Magnetiche e le TAC, e a far scomparire le “visite senologiche” per la diagnosi tempestiva di Cancro di Mammella.

La riduzione dei Cardiologi equivale a non soccorrere in tempo gli infartuati e le aritmie mortali.

La chiusura dell’Ostetricia e Ginecologia è un “vulnus” inaccettabile a tutte la popolazione femminile del territorio, di tutte le età.

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Dopo la sospensione dei Diritti Costituzionali dovuta al Lockdown, ci serve subito una nuova legge “Habeas Corpus” per uscire definitivamente da una involuzione medioevale e recuperare il diritto alla libertà di proteggere il nostro corpo e tutte le sue ineludibili esigenze.

Ci serve riprendere in mano la gestione della Sanità e liberarci dall’opprimente disinteresse di gestori estranei al territorio.

A proposito del ritardo, a dotarci di un laboratorio per l’estrazione dello RNA virale, dobbiamo, tutti insieme, puntare gli occhi sulla lenta procedura di acquisto dello strumento. E’ noto che la Fondazione di Sardegna ha finanziato l’intera somma necessaria per l’acquisto, pertanto, ora si deve procedere all’acquisto e alla messa in funzione dello strumento. Non ci sono ostacoli economici. Verifichiamo che la procedura vada avanti veloce. Sorvegliamo tutti insieme e diamoci appuntamento per riparlarne.