22 November, 2024
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In Sardegna nasceranno 4 nuovi ospedali, a Cagliari, Sulcis Iglesiente, Sassari e Alghero, lo prevede la delibera approvata il 1° giugno dalla Giunta regionale, la n° 19/82, contenente disposizioni attuative urgenti dell’art. 42 della legge regionale 11 settembre 2020, n. 24.

L’Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale, Carlo Doria, ha messo in evidenza «che il processo di riorganizzazione e il riordino della rete ospedaliera rappresenta una non più procrastinabile azione di programmazione strategica necessaria per raggiungere obiettivi essenziali, riguardanti, in particolare, l’appropriatezza dell’offerta sanitaria in relazione alla domanda da parte della popolazione; la razionalizzazione e ridistribuzione nel territorio regionale dei servizi ospedalieri e della relativa dotazione degli spazi ad essi dedicati, al fine di garantire efficacia, efficienza e sostenibilità dei servizi sanitari offerti».

L’art. 42, comma 1, della legge regionale n. 24/2020, stabilisce che la Giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale della Sanità Carlo Doria, predispone «un piano di investimenti straordinario per il rinnovo e la sostituzione delle strutture ospedaliere esistenti mediante la realizzazione di nuovi presidi ospedalieri, di moderna concezione architettonica e funzionale, in grado di realizzare una migliore efficienza ed efficacia delle prestazioni sanitarie». Il Piano preliminare di riorganizzazione e riqualificazione dei servizi sanitari, approvato definitivamente con la deliberazione di Giunta n. 2/14 del 20 gennaio 2022, specifica che tra le varie attività attribuite ad Ares vi è quella di progettazione e avvio della costruzione di nuovi ospedali previsti dalla L.R. n. 24/2020, nonché la gestione di tutte le fasi delle gare d’appalto di lavori, secondo la programmazione approvata: funzione specificatamente contemplata anche nell’Atto Aziendale di Ares, dove si prevede che l’Azienda curi la pianificazione strategica dei nuovi ospedali e sovraintenda operativamente all’attuazione del piano di investimenti straordinario di realizzazione dei nuovi presidi ospedalieri.

La Giunta regionale ha deliberato di dare mandato per la predisposizione di uno studio di fattibilità che in relazione all’obiettivo dato provveda all’analisi socio-sanitaria-economica e del fabbisogno di cura reale che le strutture di nuova costruzione possono soddisfare; all’indicazione della loro collocazione ottimale a seguito delle verifiche relative ad eventuali vincoli di natura idrogeologica, paesaggistica, urbanistica e archeologica delle aree potenzialmente idonee; alle verifiche di coerenza con la programmazione sanitaria vigente; all’analisi di sostenibilità tecnico-economica dell’intervento:

1. all’Azienda regionale della salute (Ares): 1.1 per il progetto di realizzazione di un nuovo presidio ospedaliero nella città di Cagliari, affinché si possa realizzare l’“Ospedale della Città”, accorpando in un unico plesso l’offerta dei servizi ospedalieri attualmente offerti dall’Ospedale San Michele dell’ARNAS “G. Brotzu” e dall’Ospedale Oncologico-Businco, per ottenere un livello sempre più elevato delle attività cliniche e dare risposte ai bisogni della popolazione in ambito oncologico, garantendo percorsi di assistenza differenziati e di eccellenza;

1.2 per il progetto di realizzazione di un nuovo presidio ospedaliero territoriale unico del Sulcis Iglesiente, sempre al fine di realizzare un plesso di eccellenza che risponda ai requisiti delineati e possa integrare i servizi ospedalieri attualmente erogati presso gli Ospedali di Carbonia ed Iglesias;

2. alla ASL n. 1 di Sassari per il progetto di realizzazione di un nuovo presidio ospedaliero di eccellenza nella città di Alghero che risponda ai requisiti delineati e accorpi i servizi sanitari attualmente offerti dagli Ospedali civile e Marino della Città;

3. all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari per il progetto di realizzazione di un nuovo Ospedale di eccellenza, caratterizzato sempre dai medesimi requisiti delineati, che accorpi gli attuali posti letto divisi tra i diversi ospedali della Città di Sassari integrandoli con i necessari spazi da dedicare alla didattica universitaria e specialistica.

«Sembra che in Regione si stia cercando, in ogni modo, di demolire la sanità in Sardegna. Siamo nel caos più totale. Ci sono centinaia, forse migliaia, di pazienti abbandonati a loro stessi. Mi viene in particolare da pensare a tutti i malati oncologici e all’esperienza che stanno vivendo in questi giorni, e le loro sofferenze. Non sapere quando e dove curarsi, è devastante anche psicologicamente. All’Ospedale Oncologico Businco di Cagliari, non sono bastate le rassicurazioni dell’assessore Carlo Doria. I pazienti e le associazioni sono inflessibili. Si scenderà a manifestare questo mercoledì 14 giugno. Come è stato già detto in questi giorni, la problematica della radioterapia è solo la punta dell’iceberg dei problemi dell’Oncologico.»

La denuncia arriva da Carla Cuccu, consigliera regionale del gruppo Idea Sardegna, segretaria della commissione Sanità.

«Altra questione è quella della Corte dei Conti che ha ribadito come la Sardegna non spende i soldi destinati alla sanitàaggiunge Carla Cuccu -. Ed ora non si riesce più a recuperare tutte le visite e le prestazioni ambulatoriali del periodo COVID. Si va malissimo anche su screening, che sono di particolare importanza, e sui ricoveri programmati. Un report che ci vede negli ultimi posti in Italia. E che segna veramente la certificazione del fallimento regionale.»

«Come non parlare poi della situazione del Sulcis Iglesientesottolinea Carla Cuccu -. Numerose sono state le mie interrogazioni all’assessore Doria e a tutta la Giunta regionale. Le risposte? Nessuna. Ed ora è tempo di avere risposte scritte sul C.T.O.»
«Il problema del nostro Servizio sanitario regionale è la mancanza di una serie di condizioni strutturaliconclude Carla Cuccu -: la messa in atto di buone pratiche di valorizzazione delle risorse umane; un reale e concreto processo di presa in carico ed accompagnamento dei pazienti. I LEA non sono rispettati.»

Ieri, 6 giugno 2023, l’assessore sardo della Sanità, il professor Carlo Doria, sassarese, ha fatto dichiarazioni da cui si desume che avrebbe deciso di costruire un nuovo mega-ospedale nella Città metropolitana di Cagliari.
Merita molta attenzione. La provincia di Cagliari oggi si chiama “Città metropolitana”, è composta da 12 Comuni ed ha 550.000 abitanti. In essa sono accentrati il potere e i servizi regionali: la struttura politico amministrativa, l’aeroporto, il porto, l’Università, il Tribunale e i grandi Ospedali. Ha una rete ospedaliera esagerata formata da: l’Università di Medicina, il Brotzu, il Microcitemico, il SS Trinità, l’Oncologico, il Policlinico di Monserrato, 8 ospedali privati, numerose RSA, molte Case della salute, Ospedali di comunità e Hospice. In tutto sono circa 2.500 posti letto ospedalieri. Se si considera che in tutta la Sardegna sono presenti poco più di 5.000 posti letto, ne consegue che Cagliari accentra in sé circa la metà dei posti letto ospedalieri di tutta le regione.
La provincia del Sulcis Iglesiente ha 120.000 abitanti. In essa esistono due “ospedaletti” in estremo stato di miseria. Il piano contenuto nell’“atto aziendale” accettato dal professor Carlo Doria attribuirà in futuro alla nostra provincia, complessivamente, 313 posti letto. In questo momento non ne abbiamo attivi neppure 200. Per legge ce ne spetterebbero 414. Praticamente stiamo assistendo ad una distribuzione del Servizio Sanitario di Stato in modo assolutamente iniquo. E’ come se avessimo davanti ai nostri occhi un immaginario signore ricco, obeso, ingordo, opulento grassone che viaggia in Maserati con autista dopo essersi appropriato di fondi presi a due barboni costretti a vivere sotto un ponte. I barboni sono Carbonia e Iglesias. Eppure la legge madre di tutte le leggi, la Costituzione, impone il principio dell’equa distribuzione dei servizi in tutto il territorio. C’è anche una legge dello Stato, nota col nome di legge n. 42 del 2009, che dovrebbe proteggere i due barboni obbligando il ricco Epulone a smetterla di appropriarsi anche delle briciole. La legge, infatti, dice: «La presente legge costituisce attuazione dell’articolo 119 della Costituzione, assicurando autonomia di entrate di spesa di Comuni, Province, città metropolitane e regioni, e garantendo i principi di solidarietà e di coesione sociale […] garantisce la trasparenza del controllo democratico […] e disciplina il funzionamento del fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante […] secondo l’articolo 119 della Costituzione perseguendo lo sviluppo delle aree sottoutilizzate[…] per il superamento del dualismo economico del Paese…». In sostanza, questa legge costituzionale afferma che non si possono arricchire territori già ricchi e impoverire ulteriormente territori già poveri. Invece, esistono decisori pubblici che ignorano ospedali già feriti da pregresse inaccettabili deliberazioni.
Lo stato miserando dell’Ospedale di Carbonia si vedrà nella sua interezza fra poco. Di fatto il bellissimo reparto specialistico di Urologia è messo nelle condizioni di non funzionare più secondo l’esigenza. Sono stati trasferiti in altre sedi il primario e quattro specialisti urologi, lasciando da soli due medici specialisti col compito enorme di presidiare un territorio con 120.000 abitanti. E’ possibile che il reparto venga soppresso o disperso all’interno di un altro reparto chirurgico. Sarebbe la fine dell’Urologia. La Rianimazione sta per perdere per quiescenza un altro specialista che ha rappresentato la colonna portante della struttura per molti anni. A questa perdita si assocerà la perdita di un altro specialista anestesista per altri motivi. Resteranno in attività per tutto l’ospedale solo quattro anestesisti, contro i 16 anestesisti di 15 anni fa. Ciò renderà inevitabile la chiusura della Rianimazione. I quattro anestesisti superstiti saranno appena sufficienti per le sale operatorie. Dopo la chiusura dell’ostetricia e dell’Anatomia patologica, dell’ospedale resta poco.
La Sanità di Iglesias è allo stremo e quasi annullata, come si legge nei giornali. Ormai si può dire che i nostri due ospedali sono finiti sotto i ponti come barboni. Forse c’è possibilità di ripresa ma, a questo punto, non basta la promessa di soldi. Ci serve immediatamente il personale medico e infermieristico. Purtroppo, questo personale scarseggia e nessuno vuole imbarcarsi in una nave che sta affondando. I pochi specialisti disponibili in campo regionale stanno pensando alla loro salvezza e al futuro delle loro famiglie. Non accettano di venire sotto il ponte dei barboni e si precipitano verso la casa del ricco Epulone, a Cagliari. E’ là che si sta pensando di realizzare a proprio vantaggio l’articolo 42 della legge 24/2020 di istituzione della ARES. E’ la legge che prevede la costruzione di nuovi ospedali in Sardegna. Il problema nasce nel momento dell’interpretazione autentica della legge. Esiste un conflitto di interessi fra chi ha scritto la legge e chi la interpreta, poiché l’autore e l’interprete sono la stessa persona. Così i nuovi ospedali invece che andare al territorio continuano ad essere costruiti a Cagliari.
L’andamento di questa storia sta scorrendo tumultuosamente verso il basso, facendo danni come quei fiumi che hanno sommerso disastrosamente l’Emilia Romagna. Eppure è necessario sognare che l’acqua dei fiumi cammini contro corrente verso l’alto. A tentare di invertire la direzione del torrente ci ha provato il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
L’Europa ci ha destinato una valanga di finanziamenti. Con questi, potremmo invertire il corso della Storia. Invece no. I soldi si fermano a Cagliari e lì l’assessore Carlo Doria vuole costruire un nuovo mega-ospedale aggiungendo altri posti letto ad una città che ne ha quasi 2.500. Le città che fino ad oggi hanno visto aumentare i propri posti letto ospedalieri sono state Cagliari e Olbia. Tali posti letto sono stati ricavati dal trasferimento degli stessi posti letto che si trovavano negli ospedali territoriali come quelli di Carbonia e Iglesias. Ciò che sta pensando il professor Carlo Doria è un lusso oggi del tutto esorbitante e ingiustificato davanti alla povertà della vicina provincia del Sulcis Iglesiente.
Ciò che a Cagliari si sta tentando di fare, sarà possibile attraverso il travisamento dello spirito della legge sul PNRR, la quale prevede la “medicina di prossimità”, cioè di quella medicina che deve esistere nei territori in vicinanza dei luoghi dove si trova il malato: si tratta dello stravolgimento interpretativo della legge. Il potere vero è esattamente questo: il possedere la capacità di “interpretare” le leggi. Il vero potente è colui che “interpreta” a proprio favore i sacri testi. Ne deriva che i soldi per la Sanità, invece che distribuirli equamente ai territori, verranno concentrati all’interno del solo Comune metropolitano di Cagliari. Tale concentrazione di risorse a favore di un solo territorio, già di per sé ricco, è esattamente il contrario di ciò che afferma la legge costituzionale n. 42 del 2009. Essa legge all’articolo 2, paragrafo “e” impone che si debba «attribuire risorse ai Comuni, alle province, alle città metropolitane e alle regioni […] secondo il principio di territorialità e nel rispetto del principio di solidarietà e dei principi di sussidiarietà e adeguatezza di cui all’articolo 118 della Costituzione».
Ciò che è contenuto nella dichiarazione di Carlo Doria è esattamente il contrario di quei principi costituzionali. Se si va a leggere la bellissima legge 42/2009, che impone ai politici il rispetto della Costituzione, si scopre che vi sono descritte precise disposizioni sulla distribuzione dei fondi per la Sanità e per tutti i servizi pubblici necessari ai territori. Per esempio dispone di: «…determinare il costo del fabbisogno standard». Non dice che devi dare servizi eccezionali; dice che devi dare almeno i servizi di base, «valorizzando l’efficienza e l’efficacia» che è l’unico «indicatore rispetto al quale comparare e valutare l’azione pubblica» nel rispetto dei “Livelli Essenziali di Prestazione”.
Orbene, quali sono i “Livelli Essenziali di Prestazione”? Con questa espressione si indicano tutte le prestazioni di pubblica necessità e in particolare indicano: l’Istruzione, la Sanità, la Giustizia, i trasporti pubblici locali, la cura dell’Ambiente.
Questi sono i servizi pubblici che mantengono le popolazioni radicate nel loro territorio; senza di essi avviene lo spopolamento. Il territorio è quello che produce il reddito nazionale. Se il territorio si spopolerà, mancheranno coloro che coltivano i campi, che allevano il bestiame, che pescano, che lavorano nelle fabbriche e nelle miniere, che raffinano il petrolio per produrre tutta la benzina nazionale e si inquinano per gli altri, che tengono viva la produzione artigianale e l’industria manifatturiera, che danno assistenza al turismo, eccetera. Il reddito nazionale non viene prodotto nelle sedi del potere politico ma nel territorio. Ne consegue che le amministrazioni centrali che tengono per sé i “Fondi perequativi” immiserendo il territorio sono insensate. E’ da chiarire il significato dei “fondi perequativi”. Si tratta di quei soldi residui che incamera lo Stato dopo che le Regioni hanno trattenuto, per le propri e necessità, i fondi provenienti dalla raccolta fiscale regionale. Quei soldi che eccedono vengono raccolti dallo Stato in un “fondo perequativo” Tale fondo viene poi distribuito, per equità, ai territori meno ricchi, al fine di creare un’uguaglianza nazionale secondo i principi di sussidiarietà e unitarietà della Nazione.
Proprio quei fondi perequativi sono la fonte del finanziamento che garantisce ai sardi la Sanità, l’istruzione e i trasporti pubblici locali. Su quei fondi, che potrebbero essere la salvezza di molti ospedali provinciali, ha puntato i suoi occhi l’assessore Carlo Doria.
Negli ultimi mesi quei fondi sono diventati il bersaglio a cui puntano anche le mire di altri. Si tratta del tentativo di portarli in riduzione secondo il disegno di legge dell’“Autonomia Differenziata” preparato dal ministro Calderoli. Con questo doppio attacco a quei fondi, i nostri ospedali sono entrati in una china pericolosa. Le ricche regioni del Nord chiedono di avere maggiore mano libera nell’attribuire a sé stesse una superiore quota delle entrate fiscali regionali. In tal modo, il fondo perequativo dello Stato si impoverirà drasticamente. Ne conseguirà che la Sanità, l’Istruzione, i servizi di trasporto locale, l’ambiente, eccetera, avranno meno finanziamenti statali a disposizione. Quella legge sancirà la fine della sussidiarietà nazionale.
A conclusione di questo ragionamento, suscitato dalle dichiarazioni dell’assessore sardo della Sanità, potremmo dire che oggi abbiamo due potenti ostacoli alla rinascita degli ospedali di Carbonia e Iglesias.
Il primo ostacolo è rappresentato dalla manifestazione dell’intenzione di aumentare ulteriormente le struttura sanitarie a Cagliari, ignorando le nostre carenze.
Il secondo ostacolo è il disegno di legge Calderoli che ci priverà dei fondi che ci spettano per diritto costituzionale.
La Sanità del Sulcis Iglesiente sta correndo fra due poderosi elefanti e rischia di restarne schiacciata.

Mario Marroccu

«Siamo soddisfatti per l’innalzamento del massimale fino al limite di 1.800 pazienti, su base volontaria, per i medici di medicina generale che operano in aree disagiate nelle quali l’incremento è reso necessario per garantire l’assistenza dei cittadini, un provvedimento che risolve un problema sentito che coinvolge 4.000 nostri concittadini, che dal 1° aprile scorso non avevano più un medico di base.»

Lo ha detto Pietro Morittu, sindaco di Carbonia.

«Un risultato che rappresenta il prodotto delle costanti sollecitazioni e del proficuo dialogo che l’Amministrazione comunale di Carbonia ha intavolato nel corso dei mesi con l’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, con il prefetto di Cagliari, con la direzione della ASL del Sulcis Iglesiente, con i sindacati sottoscrittori del Patto per la Salute e, più di recente, con una  delegazione di cittadini di Carbonia che ho incontrato in Municipio per ascoltare le loro istanze ha aggiunto Pietro Morittu -. Per la proposta di legge, approvata oggi dal Consiglio regionale – in attesa del nuovo accordo integrativo regionale – ringraziamo l’assessore Carlo Doria, che nei prossimi giorni sarà a Carbonia per suggellare questo accordo e per rinsaldare le interlocuzioni con l’Amministrazione comunale, e tutte le forze politiche che hanno contribuito con celerità a conseguire questo risultato. Un risultato che completa un percorso avviato nelle scorse settimane e che consentirà ai cittadini di Carbonia di ricevere nuovamente l’assistenza sanitaria che meritano da parte del medico di famiglia precedentemente scelto», ha concluso il sindaco di Carbonia.

La Regione ha autorizzato l’innalzamento del massimale fino al limite di 1.800 pazienti, su base volontaria, per i medici di medicina generale che operano in aree disagiate nelle quali l’incremento è reso necessario per garantire l’assistenza ai cittadini. L’incremento, già contemplato nell’ultimo Accordo collettivo nazionale (ACN) della medicina generale del 2022, che per la sua applicazione rimanda a specifici nuovi accordi integrativi regionali, è contenuto in un provvedimento di legge approvato oggi dal Consiglio regionale nelle more del nuovo Accordo integrativo regionale (AIR) attualmente in fase di negoziazione al tavolo sindacale.

La proposta di legge regionale licenziata stabilisce, inoltre, la ripartizione di 10 milioni di euro già stanziati nell’ultima Finanziaria regionale, destinando il 70% dei fondi all’integrazione del finanziamento dell’AIR di cui alla deliberazione della Giunta regionale n. 19/9 del 12 maggio 2010 (e successive modifiche) e il 30% alle Asl per la realizzazione di progetti d’assistenza primaria e continuità assistenziale finalizzati a garantire uniformità nei livelli essenziali d’assistenza su tutto il territorio.

Nella disposizione è stata definita anche l’operatività degli infermieri di famiglia negli ambulatori dei medici di medicina generale per ridurre il carico di lavoro specie di quelli massimalisti.

«Un provvedimento importantedice l’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria -, per dare una risposta immediata ai cittadini che vivono in quegli ambiti in cui si registra una forte carenza e garantire così il diritto alla salute richiamato dall’articolo 32 della Costituzione. Attualmente stiamo lavorando per chiudere con i medici un accordo integrativo regionale che manca dal 2010. Fare tutto ciò che è in nostro potere per garantire ai cittadini il medico di medicina generale è un atto di responsabilità che dovrebbe trovare tutti d’accordo.»

«Per fare fronte all’emergenza dovuta a una carenza che pesa in modo particolare sulle sedi periferiche, dove più si fatica a trovare medici disposti a ricoprire incarichiprosegue l’assessore della Sanità abbiamo messo e stiamo mettendo in campo ogni strumento a nostra disposizione, come, ad esempio, gli incentivi economici per chi sceglie di aprire il proprio ambulatorio in una sede disagiata. Già in diverse aree dell’Isola si è fatto ricorso all’aumento del massimale a 1.800 pazienti per la sola durata di sei mesi. Oggi sono circa un centinaio i medici che lavorano con un numero di pazienti superiore a 1.500. Con questo provvedimento di legge, nelle more dell’approvazione del nuovo AIR, viene assicurata la possibilità ai medici di superare il massimale là dove è necessario per garantire l’assistenza ai cittadini.»

Non secondario il riferimento normativo agli infermieri di famiglia, introdotto con la condivisione di tutta l’Aula: «Oggi abbiamo 1.150 medici di medicina generale titolari di sede, solo cinque anni fa erano 1.500. Il carico di lavoro è aumentato, così come la burocrazia. Anche questo aspetto troverà risposte nel nuovo AIR, ma è importante fin da adesso definire un quadro attraverso il quale i medici possano trovare sostegno nella loro attività», conclude l’assessore Carlo Doria.

L’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, ha raggiunto un accordo con i sindacati dei pediatri di libera scelta per 137 sedi disagiate e disagiatissime, dove sarà possibile riconoscere condizioni economiche più vantaggiose ai medici titolari di incarichi a tempo indeterminato. Le sedi disagiate e disagiatissime sono state individuate secondo la rispondenza ad almeno cinque dei sette criteri stabiliti dalle linee guida regionali. L’intesa, valida per tre anni, ha trovato l’unanimità delle sigle presenti al tavolo. Confermate 96 sedi disagiate per la pediatria già attive, a cui si aggiungono ulteriori 41 sedi, tra disagiate e disagiatissime.

«Un risultato importantedichiara l’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria per riconoscere un incentivo economico ai pediatri che scelgono di lavorare in quelle sedi oggettivamente svantaggiate a causa, ad esempio, dei collegamenti o per la loro distanza dagli ospedali e dove oggi si registra maggiore difficoltà a trovare medici disposti a ricoprire incarichi.»

Prevista una retribuzione mensile aggiuntiva di 800 euro per le sedi disagiate e di 1.400 euro per le sedi disagiatissime. «A questo scopoprecisa l’assessore Carlo Doria abbiamo messo in campo risorse importanti: 600 mila euro l’anno dal bilancio regionale. Questo ci ha permesso non solo di confermare tutte le sedi disagiate già attive, ma di includere, senza eccezioni, tutte quelle sedi che oggi in Sardegna rientrano nei parametri per l’attribuzione dello status di sede disagiata o disagiatissima.»

«Oggi la carenza di medici non risparmia l’assistenza primaria, inclusa quella dei pediatri di libera scelta. Questo pesa in modo particolare sulle sedi più periferiche e i centri più piccoli. Siamo impegnati con ogni strumento a nostra disposizione per dare risposte ai cittadini e garantire quel diritto all’assistenza e alle cure, sancito dalla stessa Costituzione, che per essere ‘compiuto’ dovrebbe prevedere diverse regole di ingaggio e non quelle oggi troppo rigide previste oggi dai contratti collettivi nazionali di lavoro», conclude l’assessore regionale della Sanità.

Un unico percorso diagnostico terapeutico assistenziale per tutte le persone affette da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) in Sardegna, in grado di definire gli indirizzi per la corretta presa in carico integrata del paziente e il governo della continuità assistenziale su tutto il territorio regionale. È quanto contenuto nel nuovo PDTA per la Sclerosi Laterale Amiotrofica, approvato con delibera dalla Giunta Solinas su proposta dell’assessore della Sanità, Carlo Doria.

Attualmente sono circa 300 le persone affette da SLA nell’Isola, secondo le stime.

«Gli studi epidemiologici nella popolazione sardadichiara l’assessore Carlo Doria in riferimento a questa patologia neurodegenerativa registrano dati più elevati rispetto alla media nazionale, sia per l’incidenza (sul nostro territorio le persone colpite da SLA ogni anno sono tra 2,5 e 3,6 ogni 100mila abitanti, contro il dato nazionale di 2,16 ogni 100 mila abitanti), sia per prevalenza (18 su 100mila abitanti contro un dato nazionale tra 6 e 8 su 100mila abitanti). Parliamo di una malattia che presenta notevoli complessità, non solo per l’elevato impegno di assistenza multiprofessionale richiesto da parte del servizio sanitario regionale, ma anche per l’impatto psicologico sulla persona malata e sulla sua famiglia.»

«Il PDTAsottolinea l’assessore Carlo Doria, relativamente al documento di quarantasei pagine approvato dalla Giunta rappresenta un risultato importante a conclusione di un approfondito e accurato lavoro portato avanti dalla Commissione regionale per la SLA, con la partecipazione delle associazioni dei pazienti, capace di fornire indicazioni concrete per garantire la presa in carico della persona in tutte le fasi di vita ed evoluzione della malattia e di definire modalità operative d’assistenza e collaborazione con i team delle cure primarie.»

«L’obiettivo del PDTA è quello di garantire un modello assistenziale omogeneo sul territorio regionale, per assicurare la migliore presa in carico possibile delle persone all’interno del nostro sistema sanitario conclude l’assessore Carlo Doria -. Con la Direzione generale dell’Assessorato e il supporto della Commissione regionale garantiremo l’applicazione del PDTA da parte delle aziende sanitarie e svolgeremo attività di monitoraggio per valutarne l’adozione omogenea su tutto il territorio.»

Il consigliere regionale Fabio Usai ha presentato un’interrogazione con richiesta di risposta scritta sulle criticità del sistema regionale e territoriale, con particolare attenzione nel Sulcis Iglesiente, all’assistenza sanitaria di base; ovvero il rischio, in caso di mancato accordo tra organizzazioni sindacali e Regione sull’aumento dei massimali nel numero dei pazienti assistiti, che da un giorno all’altro oltre 30.000 cittadini sardi (di cui 4.500 nella sola città di Carbonia) possano restare senza un’adeguata assistenza. 

Fabio Usai chiede di interrogare l’assessore regionale della Sanità, Carlo Doria, affinché informi sullo stato dell’arte delle trattative con le organizzazioni sindacali dei medici e, soprattutto, metta in campo ogni azione politico-amministrativa, finanche di carattere straordinario, utile a risolvere la situazione di gravissima criticità.

«Si reiterano e rischiano di amplificarsi i disagi per numerosi utenti in merito al ridotto numero di medici di base o al pensionamento o alla cessazione delle attività da parte degli stessi nei territori periferici dell’isola, in particolare, del Sulcis Iglesiente. Una situazione preoccupante che colpisce indistintamente tutta la penisola e la nostra Regione, e che implica una serie di conseguenze imprevedibili nei confronti dei cittadini che da un giorno all’altro rischiano di trovarsi senza assistenza sanitaria di base e di quell’interfaccia medica che, sovente in caso di patologie croniche, soprattutto per i più anziani, garantisce un insostituibile quanto costante rapporto di fiducia tra medico e paziente.»

Lo scrive, in una nota, il consigliere regionale Fabio Usai.

«A tal proposito in queste ore prosegue febbrile la trattativa tra le organizzazioni sindacali dei medici di base e l’assessore regionale della Sanità Carlo Doria, per addivenire a un accordo che scongiuri il depotenziamento dell’assistenza sanitaria per migliaia di persone aggiunge Fabio Usai -. Tra le soluzioni, oggetto della trattativa, oltre l’aumento dei massimali nel numero dei pazienti assistiti (da 1.500 a 1.800), previa adeguata corrispondenza economica in linea con quanto garantito in altre regioni italiane, si ragiona su una serie di strumenti che alleggerirebbero il carico burocratico per i medici di base che legittimamente vorrebbero essere sgravati dal lavoro di segreteria, nell’accoglimento, registrazione, recensione e relazione, in generale ogni altro adempimento non direttamente medico, dei pazienti. Tali richieste dei medici non solo sono legittime, ma sono doverose per affrontare e risolvere, sebbene temporaneamente in attesa di soluzioni strutturali che, necessariamente, passino da nuove assunzioni, la problematica connessa alla carenza dei medici di base – conclude Fabio Usai -. L’auspicio è che l’assessore Carlo Doria addivenga al più presto a una soluzione strutturale con le organizzazioni sindacali di categoria.»

La consigliera regionale Carla Cuccu (Idea Sardegna) ha chiesto nuovamente alla Asl 7 la revoca della direttrice Giuliana Campus.
«La Direttrice, ha presentato per la seconda volta, un atto aziendale irricevibile poiché una chiara violazione della rete ospedaliera approvata dal Consiglio regionale, che ricordiamo è tutt’oggi in vigore! E’ ormai chiaro, come ho precedentemente comunicato alla stampa, alla commissione sanità, all’assessore della Sanità, Carlo Doria, ed al presidente Solinas, che l’intento è quello di declassare il CTO di Iglesias, sabotandolo dei servizi primari e rendendolo di fatto non funzionante per Iglesias e per i paesi limitrofi.  Questo porterà dei danni gravissimi in tutto il territorio dell’iglesiente, che verrà definitivamente privato dei livelli minimi dei servizi assistenzialidice Carla Cuccu -. Da poco ho visitato e mi sono interessata al Laboratorio Analisi, lavoro eccellente che rischia di essere oscurato ed inutilizzato a causa di una gestione senza alcun senso logico.»