22 December, 2024
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Serata finale per la 32esima edizione del Festival “Narcao Blues”. Nel primo set, alle 22.00, salirà sul palco la Kris Barras Band, tra le più sorprendenti realtà emergenti del panorama rock/blues britannico. Capitanata dal chitarrista e cantante nativo del Devon, membro del tour europeo della Supersonic Blues Machine al fianco del leggendario Billy Gibbons (ZZ Top) nel 2018, la formazione sarà a Narcao sull’onda dell’ultimo disco, “Death Valley Paradise” (Mascot Records), dato alle stampe lo scorso marzo, un lavoro che profuma di consacrazione, grazie all’importante collaborazione con il produttore di fama mondiale Dan Weller. Riff grintosi, chorus coinvolgenti e assoli esplosivi sono le caratteristiche del quartetto che vede accanto al suo leader Josiah J. Manning alla chitarra e cori, Kelpie Mackenzie al basso e Billy Hammett alla batteria. Il singolo di lancio dell’album, “Dead Horses”, è stato un grande successo sia per i fan di vecchia data che per i nuovi: il brano più trasmesso, lo scorso settembre, da Planet Rock, la più grande stazione radio dedicata al rock del Regno Unito.
A chiudere il sipario sul festival sarà quello che può essere indubbiamente definito uno degli attuali chitarristi più originali e influenti nella scena mondiale: Eric Gales, cantante e strumentista mancino di straordinario talento. Classe 1974, nativo di Memphis, il musicista afroamericano ha sviluppato uno stile tutto suo, un sound blues/rock che attinge da diverse fonti, tra le quali cita Albert King e Frank Gambale. Il primo disco arriva quando ha ancora sedici anni, ed è stato un successo immediato, acclamato dalla stampa specializzata e dal pubblico, come testimonia anche il riconoscimento di miglior artista emergente nel 1991 da parte dei lettori del Guitar World Magazine. Nel corso degli anni Eric Gales ha collezionato la presenza ai suoi spettacoli di vere proprie leggende della chitarra, come Carlos Santana, Eric Johnson, B.B. King ed Eric Clapton, che hanno assistito con interesse alle sue performance, lodando la sua capacità di infiammare il pubblico con la sei corde tra le dita: c’è da aspettarsi che accada anche a Narcao nell’ultimo atto del festival, sabato 23 luglio.

Narcao Blues ai nastri di partenza: mercoledì 20 luglio prende il via la trentaduesima edizione di uno degli appuntamenti più attesi dell’estate isolana; e per quattro sere, fino a sabato 23, il blues torna a fare rima con Narcao.

Il compito di aprire le danze nella serata inaugurale di mercoledì 20 spetta alle 22.00 a Bai Kamara Jr & The Voodo0 Sniffers. Chitarrista e cantautore impegnato che rivela le sue origini africane, figlio dell’ex ambasciatrice della Sierra Leone in Belgio, cresciuto nel Regno Unito e in Belgio da ormai venticinque anni, nella sua musica Bai Kamara Jr fonde blues, roots, soul e influenze jazz. Voce calda, funky ma al tempo stesso sobria ed intima, ha condiviso il palco con artisti internazionali del calibro di Habib Koité, Cassandra Wilson, Rokia Traoré, ha aperto tutti i concerti di Vanessa Paradis durante il tour mondiale in supporto all’album “Love Songs”, e il suo coinvolgimento con varie ONG l’ha portato a collaborare con Youssou N’Dour. Cinque gli album al suo attivo: molto personale e blues il più recente, “Salone”, uscito a gennaio 2020, segna una nuova fase nella sua carriera. Con Bai Kamara Jr, mercoledì a Narcao, ci saranno Tom Beardslee alla chitarra e Boris Tchango alla batteria.
Un’altra voce tiene banco nel secondo set della serata: quella intensa e ribelle della cantautrice haitiana Moonlight Benjamin, affiancata sul palco di piazza Europa da Matthis Pascaud e Matthieu Vial-Collet alle chitarre, Quentin Rochas al basso e Bertrand Noël alla batteria. Si intitola “Simido”, il suo album più recente, risultato di due anni di intense tournée; un progetto voodoo rock uscito alla fine del 2019 facendo seguito al successo internazionale di “SiIltane”, dell’anno prima. La “Patti Smith caraibica”, come l’ha definita il quotidiano britannico The Guardian, si esprime esclusivamente in creolo, evidenziando le speranze e le paure del popolo di Haiti, e denunciandone la condizione di difficoltà politica e socio economica.   Spetterà invece a uno degli astri nascenti del blues di matrice britannica il compito di accendere gli amplificatori giovedì 21 luglio: alle 22.00, a infiammare il pubblico di Narcao Blues ci penserà Toby Lee, diciassette anni compiuti a gennaio, chitarrista che, nonostante la giovanissima età, ha condiviso il palco con nomi del calibro di Buddy Guy, Billy Gibbons, Peter Frampton, Slash, Lukas Nelson e Kenny Wayne Shepherd, e ha suonato alla Royal Albert Hall di Londra spalla a spalla con il suo idolo Joe Bonamassa, che l’ha definito “una futura superstar del blues”. Originario dell’Oxfordshire, Toby Lee ha rappresentato il Regno

Unito all’International Blues Challenge di Memphis nel 2018, e nello stesso anno ha vinto il premio Young Blues Artist of The Year agli UK Blues Awards. È comparso anche nel documentario televisivo “Child Prodigies – Bambini Prodigio”, nel popolarissimo talk show americano “Ellen Degeneres Show”, e ha superato 400 milioni di visualizzazioni nei social.
Nel secondo set, il festival calerà uno dei suoi assi: Samantha Fish, cantante, autrice e virtuosa della sei corde, capace di riff infuocati, ritmi viscerali e una voce dal timbro caldo e pulito. Classe 1989, nativa di Kansas City (nel Missouri), cresciuta immersa nella musica di Bonnie Raitt, Stevie Ray Vaughan, Tom Petty e dei Rolling Stones, ha ottenuto molto presto importanti riconoscimenti internazionali grazie all’aiuto del suo mentore, Mike Zito, tra i quali quello di Migliore Artista Emergente ai Blues Music Awards nel 2012. Sette gli album al suo attivo: nell’ultimo, “Faster”, uscito lo scorso settembre per la Rounder Records, ha unito le forze con il produttore Martin Kierszenbaum (che lavora con Lady Gaga, Sting e Sheryl Crow), portando maggiore intensità al suo già elettrizzante stile fatto di un’esplosiva commistione di blues e rock and roll.
Serata all’insegna del blues d’autore, venerdì 22 luglio: aprirà (come sempre alle 22.00) il cantautore statunitense Anders Osborne, tra i musicisti più apprezzati e celebrati da pubblico e critica a livello internazionale. Le sue grandi doti di songwriter risuonano anche nelle note dei musicisti per i quali ha scritto, come in “Slow Down” di Keb’ Mo’, che nel 1999 ha ottenuto il Grammy come miglior album blues contemporaneo. Di origine svedese (è nato a Uddevalla nel 1966), Anders Osborne ha condiviso lo studio e il palco con prestigiosi musicisti, da Derek Trucks a Warren Haynes, passando per Phil Lesh dei Grateful Dead a Jackie Greene. I suoi brani sono apparsi in tv, come colonna sonora, ed è stato acclamato da importanti testate come USA Today, Guitar Player, Relix e Offbeat. Capace di riflettere attentamente sui dilemmi esistenziali, Osborne è un poeta dei tempi moderni che ha scelto la musica come mezzo per esprimere ciò che ha dentro, come testimoniano i suoi ultimi lavori discografici, “Buddha and the Blues”, del 2019, e “Orpheus and the Mermaids”, scritto in piena pandemia.
Alle 23 la piazza Europa verrà illuminata dal bluesman e cantante inglese Matt Schofield, tra i più illustri esponenti dell’attuale British Blues, con collaborazioni con artisti del calibro di Robben Ford e Buddy Guy, tra gli altri. Membro della British Blues Hall of Fame, Schofield ha lasciato il segno nel panorama blues internazionale, collocandosi tra i migliori interpreti nella nuova classe dei prodigi della sei corde. Importanti magazine come il Los Angeles Daily News e Guitar & Bass Magazine ne hanno intessuto le lodi, posizionandolo tra i primi dieci chitarristi blues britannici di tutti i tempi, al fianco di icone del calibro di Eric Clapton e Peter Green. Nato e formatosi a Manchester, Schofield ha iniziato a suonare la chitarra all’età di dodici anni, imparando a muoversi tra la sei corde da autodidatta, grazie alla forte ispirazione ereditata dalla grande collezione di dischi del padre di passaporto statunitense. A diciotto anni si è trasferito a Londra e nella capitale è stato in grado di affinare le sue abilità come supporto di una grande varietà di artisti di spicco della scena blues inglese, collaborando con musicisti statunitensi e iniziando a fare tournée a livello internazionale. Introspettivo, curioso ed estremamente colto (amante della scienza, della storia e della filosofia) Schofield è un musicista a tutto tondo, in possesso di una personalissima cifra stilistica, partita dallo studio delle proprie radici, dalle quali si è mosso per esplorare nuove e molteplici frontiere musicali.
L’ultima serata, sabato 23 luglio, vedrà di scena nel primo set delle 22.00 la Kris Barras Band, tra le più sorprendenti realtà emergenti del panorama rock/blues britannico. Capitanata dal chitarrista e cantante nativo del Devon, membro del tour europeo della Supersonic Blues Machine al fianco del leggendario Billy Gibbons (ZZ Top) nel 2018, la formazione sarà a Narcao sull’onda dell’ultimo disco, “Death Valley Paradise” (Mascot Records), dato alle stampe lo scorso marzo, un lavoro che profuma di consacrazione, grazie all’importante collaborazione con il produttore di fama mondiale Dan Weller. Riff grintosi, chorus coinvolgenti e assoli esplosivi sono le caratteristiche del quartetto che vede accanto al suo leader Josiah J. Manning alla chitarra e cori, Kelpie Mackenzie al basso e Billy Hammett alla batteria. Il singolo di lancio dell’album, “Dead Horses”, è stato un grande successo sia per i fan di vecchia data che per i nuovi: il brano più trasmesso, lo scorso settembre, da Planet Rock, la più grande stazione radio dedicata al rock del Regno Unito.
Il compito di calare il sipario sulla trentaduesima edizione di Narcao Blues spetterà infine a quello che può essere indubbiamente definito uno degli attuali chitarristi più originali e influenti nella scena mondiale: Eric Gales, cantante e strumentista mancino di straordinario talento. Classe 1974, nativo di Memphis, il musicista afroamericano ha sviluppato uno stile tutto suo, un sound blues/rock che attinge da diverse fonti, tra le quali cita Albert King e Frank Gambale. Il primo disco arriva quando ha ancora sedici anni, ed è stato un successo immediato, acclamato dalla stampa specializzata e dal pubblico, come testimonia anche il riconoscimento di miglior artista emergente nel 1991 da parte dei lettori del Guitar World Magazine. Nel corso degli anni Eric Gales ha collezionato la presenza ai suoi spettacoli di vere proprie leggende della chitarra, come Carlos Santana, Eric Johnson, B.B. King ed Eric Clapton, che hanno assistito con interesse alle sue performance, lodando la sua capacità di infiammare il pubblico con la sei corde tra le dita: c’è da aspettarsi che accada anche a Narcao nell’ultimo atto del festival, sabato 23 luglio.


 

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E’ iniziata presto la giornata odierna al ventinovesimo festival Time in Jazz, che si preannuncia come sempre fitta di appuntamenti: alle 9.00 del mattino a Berchidda, nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano (patrono del paese), messa musicata “Lucia e gli occhi santi”, dedicata alla santa compatrona di Berchidda e, per i devoti, protettrice degli occhi e della vista. Ad accompagnare la funzione religiosa, il flicorno dell’enfant du pays Paolo Fresu e il Quartetto Alborada: Anton Berovski e Sonia Peana ai violini, Nico Ciricugno alla viola, Piero Salvatori al violoncello. Nato nel 1996, il complesso d’archi ha un repertorio che, accanto alle composizioni originali per l’ensemble, privilegia la musica barocca e del Novecento con particolare attenzione per gli autori minimalisti. L’incontro fra Paolo Fresu e il Quartetto Alborada, già apprezzato in tante occasioni, è la testimonianza della poliedricità del trombettista di Berchidda, sempre pronto a misurare la sua ormai riconosciuta freschezza e naturalezza artistica con un mondo “classico” che ha reso proprio nella sua originale interpretazione.

Per Paolo Fresu altro impegno a mezzogiorno nella suggestiva cornice del Castello Doria a Chiaramonti, dove incontra il polistrumentista Mino Cinelu che così, dopo il duo della sera prima con Rita Marcotulli, sarà parte di un nuovo, inedito dialogo in musica. Classe 1957, natali francesi con radici paterne in Martinica, Cinelu è un musicista eclettico, che ha collaborato con nomi del calibro di Miles Davis, Weather Report, Herbie Hancock, Stevie Wonder e Lou Reed, tra i tanti, costruendo la sua fama sulla facilità di confrontarsi con un’ampia gamma di stili. Compositore, produttore e band leader, alla testa del World Jazz Ensemble dimostra la sua maturità artistica e la passione per le nuove sonorità, un’attitudine propria anche di Paolo Fresu, che, partendo dai territori del jazz è sempre capace di andare oltre le convenzioni di genere entrando in sintonia con musicisti provenienti da contesti eterogenei, dal pop alla musica tradizionale, dalla musica colta alla canzone d’autore.

Nel pomeriggio (ore 18.00), all’indomani della sua esibizione in piano solo a Telti, torna in azione anche Stefano Battaglia, stavolta a Tula, nella chiesa medievale di Santa Maria di Coros, e alla testa del suo collaudatissimo trio, con Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria. Una formazione che respira all’unisono sulle ali del massimo interplay, protagonista degli ultimi tre album pubblicati dal pianista milanese per l’etichetta ECM: “The River Of Anyder”, “Songways” e “In The Morning”; un tributo, quest’ultimo, al compositore americano Alec Wilder (1907-1980), sulla cui opera Stefano Battaglia ha lavorato per anni, spaziando in modo trasversale dalle popular songs alle art songs, dalla musica per il teatro all’opera, dalla night music ai lavori per l’infanzia.

Altre sonorità e atmosfere, alle 21.30 in piazza del Popolo a Berchidda, con il progetto Last of songs della cantante (e attrice) Irit Dekel e del polistrumentista Eldad Zitrin (fisarmonica, tastiere, chitarra), qui affiancati da Adi Hartzvi al contrabbasso e Elad Cohen Bonen alla batteria e alle percussioni. Un sodalizio nato nel 2011, quello tra i due artisti israeliani, e approdato l’anno scorso al primo, omonimo album: un disco caratterizzato dalla riuscita combinazione di differenti stili e colori musicali – jazz, folk contemporaneo, pop tradizionale -in una originale rilettura di canzoni classiche come “Willow Weep For Me”, “Bye Bye Love”, “You Don’t Know What Love Is”, “Good Morning Heartache”, tra le altre.

Poi, nella seconda parte della serata, sul palco di Berchidda piazza le tende Bombino con il suo desert blues. Goumar Almoctar, questo il nome all’anagrafe del chitarrista, è nato e cresciuto in Niger, ad Agadez, nel nord dell’Africa, nella tribù dei Tuareg Ifoghas, in lotta da secoli contro il colonialismo e l’imposizione dell’Islam più severo. Bombino si rifà alle sonorità tipiche degli anni Sessanta e Settanta, da Jimi Hendrix a Jimmy Page, inserendole in un contesto rock-blues di matrice americana arricchito da vocalismi in Tamasheq, la lingua Tuareg; le sue melodie elettrizzanti trasudano un groove irresistibile, una versione del blues densa e magmatica. Tre gli album all’attivo: “Agadez”, del 2011, seguito nel 2013 dall’acclamatissimo “Nomad” e quest’anno da “Azel”, registrato a Woodstock: un vero e proprio sogno diventato realtà per un artista che considera Jimi Hendrix e Carlos Santana tra le sue maggiori fonti di ispirazione. Con Bombino, oggi sul palco di Berchidda, saliranno Avi Salloway alla chitarra, calabash e voce, Youba Dia al basso e voce, e Corey Wilhelm al djembe.

Spenti i riflettori in piazza del Popolo, la vigilia di Ferragosto riserva un fine serata scoppiettante al Parco della Musica di Berchidda con le due formazioni del paese a base di fiati: la Banda Bernardo De Muro di Berchidda e la Funky Jazz Orkestra. La scaletta prevede una prima parte con la Funky Jazz Orkestra alle prese con la “Freesuite”, un’idea originale del suo direttore Antonio Meloni e di Paolo Fresu, incentrata su brani scelti prevalentemente dal repertorio del quintetto storico del trombettista, debitamente arrangiati e rivisitati su misura delle caratteristiche espressive e tecniche dei ventidue elementi della formazione berchiddese. Sarà poi la volta della Bernardo De Muro, la “storica” banda del paese, nata nel 1913, fucina per giovani talenti, compreso Paolo Fresu, che ancora undicenne ha mosso tra i suoi ranghi i primi passi nella musica. Previsti anche momenti in cui i due organici suoneranno insieme, e la partecipazione di solisti ospiti tra cui il trombonista Salvatore Moraccini e lo stesso Fresu.

Funky Jazz Orkestra (foto Roberto Cifarelli)

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Paolo Fresu _2015 (ph © Roberto Cifarelli1905)

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Stefano Battaglia Trio (foto@Caterina Di Perri)04

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A tre settimane dal via, qualche novità e alcune variazioni nel cartellone del 28° Festival internazionale Time in Jazz, in programma dall’8 al 18 agosto a Berchidda, ma con appuntamenti e tappe in vari altri centri del nord Sardegna.

Saranno tre proposte sarde a tenere banco nelle nottate del jazz-club del festival allestito nel cortile del Centro Laber di Berchidda, subito dopo i concerti serali sul palco “centrale” del festival in piazza del Popolo: si tratta di mumucs, Apollo Beat e Tempi di Cris, tutti attesi a Time in Jazz come vincitori dell’apposito concorso Time Out (quest’anno alla sua quinta volta).

Mumucs (di scena la notte del 13) è la traversata in solitaria che la cantante Marta Loddo porta avanti dal 2012: un percorso attraverso il pop, il rock e l’improvvisazione, tra cover e composizioni originali, pensato per voce e loop station. Attivi anche loro dal 2012, i sassaresi Apollo Beat (14 agosto) si ispirano invece alle atmosfere e al sound delle colonne sonore degli anni Settanta, il groove della blaxploitation americana, il funk poliziottesco all’italiana, fino a sconfinare nelle sonorità tipiche dei film hard dell’epoca. Il funk e la black music degli anni Settanta sono anche il punto di partenza dei Tempi di Cris (sul palco del Laber la notte di Ferragosto con i breakers della Looney Crew), mutuato dalla sua evoluzione negli anni successivi nell’hip hop e nell’elettronica.

All’insegna della scena musicale sarda anche il consueto appuntamento del 16 agosto (ore 19,30) al Museo del Vino con cui Time in Jazz getta uno sguardo sulle più recenti produzioni discografiche isolane. Protagonista quest’anno River of Gennargentu, al secolo Lorenzo Tuccio, giovane bluesman di Gavoi che nei mesi scorsi ha esordito su disco con l’Ep “Taloro” prodotto dall’etichetta indipendente Talk About Records: voce, chitarra e una cigar box guitar autocostruita per un percorso solitario che mescola elementi country blues in un nuovo, personale stile.

Viene invece anticipato di cinque giorni l’altro appuntamento in programma la stessa sera al Museo del Vino: l’incontro con il giornalista e storico musicale americano Ashley Kahn e il recente libro “Suono universale. La mia vita”, l’autobiografia di Carlos Santana di cui è co-autore insieme a Hal Miller, si terrà infatti martedì 11 alle 19,30 al Centro Laber.

Qualche variazione anche nel cartellone dei concerti. Quello dei MOF (uno dei gruppi selezionati dalla MIdJ, l’associazione dei musicisti italiani di jazz nell’ambito di “We insist!”, il progetto di promozione dei giovani jazzisti nella rete dei festival nazionali I-JazzI), che era in programma la mattina di domenica 9 (ore 11) a Budoni, si terrà invece allo stagno della peschiera di San Teodoro. Piccolo cambio anche per il solo di Enrico Merlin in calendario l’indomani mattina (lunedì 10, ore 11.00) a Ittireddu: dal Nuraghe Fontana il set si trasferisce alle Domus de Janas di Partulesi.

Sfumato qualche settimana fa, rientra invece in cartellone Time in Sassari, il consueto prolungamento del festival di Berchidda nel capoluogo turritano, previsto per il 17 e il 18 agosto. La volontà degli organizzatori, l’associazione culturale Time in Jazz, e del comune di Sassari, di proseguire una collaborazione consolidata nel tempo, ha portato infatti a riconfermare l’appuntamento, quest’anno alla sua nona edizione, pur con un programma diverso rispetto a quello originario.

Da Monte d’Accoddi, dove erano inizialmente previsti, i concerti ritornano in città, in piazza del Comune, e si spostano dalla fascia serale alla tarda mattinata, con inizio a mezzogiorno. Cambia anche il cast: lunedì 17 è di scena il contrabbassista e violoncellista svedese Lars Danielsson in duo con il chitarrista inglese John Parricelli; lo strumento a corda in primo  piano anche l’indomani con il duo Bassi Alati del contrabbassista mantovano Paolino Dalla Porta e del sardo Salvatore Maltana, impreziosito per l’occasione dalla presenza di Paolo Fresu alla tromba e al flicorno.

Paolo Fresu copia