Cecilia Piras: maestra itinerante, poetessa sensibile e narratrice intrigante
A Nuoro, è sorprendente il diffuso numero di cultori delle arti e letteratura, interpretata alla luce di un pensiero moderno, attuale ed all’interno d una visione ampia, e non “minoritaria”, che sintetizza la vitalità dei diversi aspetti e significati della realtà cittadina nel segno dell’oltre e dell’ordinario. Artisti e letterati conciliano le loro attività di vita e professionali in un rapporto ambivalente di attenzione alla creazione artistica e alla scrittura, per esprimere la bellezza e i tempi da esplorare nell’intreccio folgorante dei sentimenti, cresciuti con pura passione, in un apparato creativo e linguistico di continua ricerca.
Anche Cecilia Piras, autorevole e sensibile scrittrice di poesia e narrativa in italiano, è rappresentativa artefice del prolifico fermento culturale nuorese.
Nata a Oniferi, ha trascorso l’infanzia e giovinezza tra il paese d’origine e Nuoro, dove attualmente vive, con il marito Gianni Umana, in un appartamento che si affaccia sulla Piazza De Bernardi. E proprio nella sua cucina-salotto, che profuma di caffè e ci offre, la incontriamo; luogo, dove – per diversi problemi di salute, che auspichiamo momentanei e possa risolvere a breve – trascorre le sue giornate da alcuni anni.
Ci racconta pacatamente della sua istintiva e naturale “necessità di scrivere”, radicata da sempre in lei come elemento di identità e rivelata con l’apprendimento scolastico alle elementari. Professionalmente è stata insegnante con un ruolo “itinerante” – era risultata vincitrice di concorso pubblico mentre frequentava l’Università a Sassari – che l’ha portata in numerosi centri interni dell’Isola (Nuoro, Bolotana, Budoni, Gavoi, Lula, Mamoiada, Orani, Orgosolo, Orotelli, Orune, Sarule) e a Passignano sul Trasimeno, comune della provincia di Perugia in Umbria, quando vi si era trasferita per meglio seguire i figli che frequentavano l’Università nel Continente. Per gli scolari delle elementari ha curato dei corsi di scrittura creativa e l’insegnamento di base per l’apprendimento della lingua inglese.
Una sfida letteraria d’oggi, innanzitutto con se stessa, è quella di essere impegnata ad affrontare delle narrazioni per l’infanzia: un modo raffinato per sognare e far sognare attraverso l’armoniosa sonorità delle parole.
Attualmente sta lavorando alla stesura di articoli per una rivista di formazione didattica.
Appassionata di poesia, apprezza particolarmente il sardo Peppino Mereu, il Nobel Salvatore Quasimodo ed il francese Jacques Prévert per la poetica sociale e la caratteristica romantica e passionale di tante note composizioni; ha collaborato, per tanti anni, con recensioni online ad un noto blog letterario e partecipato con le sue pubblicazioni a importanti ed internazionali fiere del libro; un suo componimento è stato selezionato per la realizzazione di un’antologia al femminile, progetto omaggio ebook alla poetessa Alda Merini.
Il percorso narrativo di Cecilia Piras si è concretizzato con la pubblicazione dei romanzi “Quando le ombre erano cristalli”, nel 2005 e a cura di un editore spagnolo; nel 2008 “Leggere nel silenzio”, ora disponibile anche in versione ebook e la coinvolgente opera “L’impronta di un tiranno fragile”, edita dalla Casa Editrice Kimerik e selezionata tra i 200 libri più belli d’Italia.
In quest’ultimo lavoro, già dalle prime pagine, si caratterizza subito la figura del protagonista, un investigatore, e se ne delineano i tratti e le ferme idealità: «Il mio non è un mestiere, ma una missione, uno stile di vita». Ed ancora: «Per me investigare è vivere»; per formazione professionale va alla ricerca di ogni “senso di irrisolto”, che condiziona anche il suo vivere e profondamente segna la stessa sfera privata ed il relazionarsi sentimentale. Un romanzo di simbolismi, dal percorso da “anomalo” giallo-noir, che seduce ed intriga per l’ingegnosa abile trama. Narrazione avvincente in un viluppo di elementi culturali e mentalità diverse, talvolta mitologiche, mentre scorrono le indagini sull’omicidio di un giovane archivista, filo conduttore e legame della trama.
L’introduzione di Antonello Umana esemplifica e rende pienamente l’essenza del romanzo «che mette alla berlina la paura dell’ignoto, del nuovo, del diverso, dello straniero, del passato, del dolore. La ricerca ma anche la negazione di un’identità». Un paese, Grazini, e una società che ha perso i valori in un coltivo di intolleranze “tra i suoi vecchi pregiudizi e la “nevrosi” della modernità”. L’inchiesta dell’investigatore, analisi sociale e di comunità, rivela misteri, ostilità, diffidenze e “squallide vicende di abusi di potere”… insomma, una certa “Italietta”. Un romanzo, veramente meritevole di essere considerato “tra i più belli!”, e legittimato anche dall’attenzione di quotidiani nazionali, da emittenti radiofoniche e dalla rivista “Benessere e salute”.
Da raffinata poetessa celebra la vita in tutti i suoi aspetti e tesse, con delicato lirismo, versi di valore creativo e sui valori emozionali di umanità e sentimento.
Il profondo significato del suo “necessario bisogno” di scrivere, si coglie nell’essenziale ed immediata semplicità di questi versi: “La penna è… Le penne pensano i pensieri delle nuvole/ le penne salgono sui nidi delle aquile/ e scendono nei sospiri della terra./ Le penne rubano le ali dei gioielli/ e combattono le guerre dei silenzi.//”, tratti dalla raccolta “Cocci di tessere corsare”; altre sillogi pubblicate sono “Abbracci da un’stratosfera” (2002, Editrice Kimerik) e “Gocce di libertà” (2022, Aletti Editore), la cui prefazione di Francesco Gazzè ne evidenzia “le soluzioni estetiche e di significato profondo”.
Cristoforo Puddu