23 November, 2024
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I consiglieri del gruppo del Partito democratico hanno presentato una proposta di legge nazionale, primo firmatario Roberto Deriu (ex presidente della provincia di Nuoro), con la quale propongono una revisione della legge per reintrodurre l’elezione diretta del Presidente della Provincia e del Consiglio provinciale. 

La proposta di legge, sottoscritta dai colleghi del gruppo Gianfranco Ganau, Piero Comandini, Salvatore Corrias, Giuseppe Meloni, Cesare Moriconi, Rossella Pinna e Valter Piscedda, ha come obiettivo la modifica della Legge Delrio. 

Adesioni alla proposta di Roberto Deriu, sono arrivate anchedalla maggioranza, con il leader di Sardegna 20Venti, Stefano Tunis.

«Da quando non c’è più l’elezione diretta del presidente della Provincia e dei consiglieri provincialispiega Roberto Deriu manca una rappresentanza istituzionale del territorio e delle esigenze dei cittadini. Ogni comunità autonoma necessita di una rappresentanza democratica, visibile, conosciuta, la cui legittimazione provenga dal Popolo.»

«Siamo pronti ad iniziare una battagliaconclude Roberto Deriu considerato che le Province sono state confermate nella Costituzione dopo il referendum del 2016, quindi non si capisce perché non debbano avere un’elezione diretta come hanno i Comuni, le Regioni e il Parlamento.»

Ora la parola passa al Consiglio regionale, che dovrà esprimersi a breve sulla proposta.

 

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Il Consiglio regionale ha proseguito l’esame della riforma sanitaria (articolo 3) ed approvato un ordine del giorno sulla possibile apertura delle discoteche e dei locali da ballo.

Nella discussione generale dell’articolo 3 sono intervenuti: Francesco Agus (Progressisti) che ha parlato di rischio di frammentazione e di possibilità per ogni Asl di comportarsi come una Repubblica indipendente. «Ancora una voltaha detto –  presi dalle riforme si rischia di trascurare le emergenze»; Cesare Moriconi (Pd) che ha affermato di non avere nessun pregiudizio rispetto a questa iniziativa legislativa della maggioranza, ma che con questa legge di riforma si sta ripristinando un sistema che in passato non ha funzionato. La soppressione dell’articolo 3 potrebbe migliorare la legge. Massimo Zedda (Progressisti) ha ricordato che in Sardegna l’aspettativa di vita è di 82,5 anni. La nostra isola è seconda nel mondo  solo al Giappone dove l’aspettativa di vita è di 83 anni. Quindi questo vuol dire che si dovrebbe  programmare il nostro sistema sanitario in base a queste specificità. Nulla di tutto questo è contenuto in questa riforma che si basa solo su  criteri tecnico amministrativi e non in base alle esigenze reali della popolazione. Per Antonio  Piu (Progressisti) questa riforma non crea nessuna novità rispetto al passato: l’Ares ha le stesse finalità e la stessa base di lavoro dell’ATS. Per Antonio Piu, inoltre, non si può pretendere che una riorganizzazione come questa parta dal 1 gennaio 2021. Perché ancora oggi stiamo vivendo il periodo di transizione della riforma precedente del 2016.  Piero Comandini (Pd) ha detto che l’ articolo 3 è uno degli articoli principali della riforma. «Qual è la necessità – ha chiestodi sopprimere l’Ats e istituire l’Ares, se hanno le stesse funzioni? La nostra riforma era stata varata dopo una larga compartecipazione nella  quale i cittadini erano stati chiamati ad esprimersi. Invece questa riforma è frettolosa ed è accecata da una furia elettorale. Per il vicepresidente del Consiglio regionale quello che manca è l’analisi tecnico- finanziaria- politica-economica sull’ATS. Solo sulla base di tale analisi si poteva capire quali sono state le gravi carenze per cui l’Ats viene cancellata ed introdotta l’Ares che è una sua fotocopia. Inoltre, in questa riforma viene esautorato il ruolo del Consiglio regionale e si accentra tutto nelle mani dell’assessorato alla sanità.»

Sugli emendamenti 75, 146 e 569, soppressivi totali dell’articolo 3, sono intervenuti i consiglieri: Laura Caddeo (Progressisti), Michele Ciusa (M5S), Francesco Agus (Progressisti), Massimo Zedda (Progressisti), Maria Laura Orrù  (Progressisti),  Gianfranco Ganau (PD), Piero Comandini (PD), Salvatore Corrias (Pd), Diego Loi (Progressisti), Cesare Moriconi (PD), Rossella Pinna (Pd), Desirè Manca (M5S), Valter Piscedda (PD), Giuseppe Meloni (Pd). I consiglieri dell’opposizione hanno lamentato la mancanza di dialogo con la maggioranza.

Ha preso allora  la parola il presidente della commissione sanità Domenico Gallus che, rispondendo alle accuse che questa riforma non era frutto di concertazione, ha ricordato che la commissione ha fatto il giro di tutti gli ospedali per capire che cosa non andava nella sanità sarda. «Da ogni parteha detto Domenico Gallusci hanno chiesto di togliere l’ATS e di rimettere le unità sanitarie locali» Ha ribattuto Giuseppe Meloni (Pd) che ha affermato  che nei territori non hanno chiesto l’istituzione delle otto Asl ma una sanità più vicina al cittadino. E’ poi intervenuto Giorgio Oppi (Udc-Cambiamo!) che ha ribadito che l’Ats non ha funzionato e che i poltronifici li ha inventati l’opposizione che continua a gestire la sanità. Molto critico anche Pierluigi Saiu (Lega) che ha detto che l’opposizione quando era al governo ha creato l’Ats che ha distrutto la sanità sarda.

Gli emendamenti 75, 146 e 569 sono stati bocciati.

Sugli emendamenti 185 e 571 (soppressivi del comma 1 dell’articolo 3) sono intervenuti, per dichiarazione di voto: Massimo Zedda (Progressisti); Laura Caddeo (Progressisti);  Gianfranco Ganau (Pd); Francesco Agus (Progressisti); Valter Piscedda (PD); Rossella Pinna (Pd); Desirè Manca (M5S) che ha detto che non c’è nessun tentativo di rallentare la riforma sanitaria. Noi non siamo quelli del “no a prescindere”. Nel progetto di 5 stelle si evince la nostra azione propositiva. I 5 stelle vogliono l’istituzione di 4 Asl indipendenti e autonome; Michele Ciusa (M5S); Piero Comandini (Pd) che  ha affermato di non rinnegare la precedente riforma sanitaria. E’ stata una scelta intelligente e necessaria che ha permesso alla Sardegna di non essere commissariata.

Gli emendamenti 185 e 571 sono stati bocciati.

Sugli emendamenti 186 e 572, soppressivi del comma 2 dell’articolo 3, sono intervenuti: Massimo Zedda (Progressisti); Valter Piscedda (Pd) che ha detto che è umiliante per il Consiglio perdere una delle ultime potestà rimaste. La sede dell’Ares, infatti, secondo l’articolo 3 è individuata con deliberazione della Giunta. Antonello Peru (Udc Cambiamo!) che ha detto alla opposizione di non aver letto bene l’articolo 3 sulle funzioni di Ares. L’ATS svolge le sue funzioni sanitarie attraverso i presidi, l’Ares svolge esclusivamente funzioni amministrative, non sanitarie. C’è una differenza sostanziale. Piero Comandini (Pd) ha ribadito che con questa riforma c’è un ritorno al passato. La sanità deve essere garantita a tutti. Daniele Secondo Cocco (Leu) ha affermato di essere poco interessato alla sede dell’Ares ma vuole sapere se la sanità sarà garantita a tutti in maniera uguale. Per Francesco Agus, (Progressisti) il tema della sede è marginale. Per Roberto Deriu (Leu) è necessario che la maggioranza si confronti. In questo modo non si va da nessuna parte. Sono sbagliate sia l’Ats che l’Ares. Anche a Rossella Pinna (Pd) l’argomento dell’ubicazione della sede dell’Ares è poco appassionante. Giuseppe Meloni (Pd) ha chiesto perché questa maggioranza non abroga direttamente  la riforma del 2016. Stefano Tunis (misto) ha detto che questa riforma è il rimedio alla vecchia riforma. L’elemento che contraddistingue questa controriforma è che la politica torna a gestire la sanità e che questa maggioranza sta operando secondo studi scientifici e sulla base di dati. Per Maria Laura Orrù (Progressisti) è allucinante che in questa aula si guardi solo al passato e che non si continui a dare risposte alle persone che soffrono.

Gli emendamenti 186 e 572 sono stati bocciati.

Sugli emendamenti 187 e 573, soppressivi del comma 3 dell’articolo 3, sono intervenuti: Massimo Zedda (Progressisti); Francesco Agus (Progressisti) che ha ribadito che intervenire in questo periodo sulla sanità è un errore epocale. Desirè Manca (M5S) che ha ricordato che oggi in Sardegna si sono registrati 20 nuovi casi di Covid. Valter Piscedda (Pd) che ha detto che sarebbe utile confrontarsi sul merito. Per Piero Comandini (Pd) è il momento sbagliato per intervenire sulla sanità; mentre Giorgio Oppi (Udc cambiamo!) ha accusato  l’opposizione di non avere nessuna proposta alternativa. Sono intervenuti ancora Michele Ciusa (M5S), Laura Caddeo (Progressisti), Domenico Gallus (Udc Cambiamo!).

Gli emendamenti 187 e 573 sono stati bocciati.

Sull’emendamento 16, che  prevede di eliminare le parole “l’Areus” nel comma 3 dell’articolo 3, è intervenuto Massimo Zedda (Progressisti). L’emendamento 16 è stato bocciato.

Sull’emendamento 191, soppressivo della lettera a) del comma 3 dell’articolo 3, è intervenuto Massimo Zedda (Progressisti) . Durante l’intervento si è acceso un dibattito tra Massimo Zedda e Michele Ennas (Lega). Sono state usate espressioni inappropriate ed il presidente Michele Pais ha chiesto a Massimo Zedda di chiedere scusa al collega della Lega. Non avendolo fatto, Massimo Zedda è stato allontanato dall’aula ed i lavori sono stati sospesi.

I lavori sono rimasti sospesi per circa un’ora. Alla ripresa dei lavori il presidente Michele Pais ha auspicato che simili comportamenti non si ripetano mai più e ha chiesto al consigliere Massimo Zedda di riprendere il suo posto in aula.

Massimo Zedda si è detto dispiaciuto per quanto accaduto e ha detto che aveva solo risposto ad una provocazione.

Michele Ennas (Lega) ha affermato che gli insulti chiamano altri insulti e che aveva fatto l’errore di intervenire mentre il consigliere Massimo Zedda parlava.

In chiusura di seduta è stato approvato un ordine del giorno (primo firmatario Franco Mula) che impegna la Giunta regionale, sentito il comitato scientifico, a valutare l’opportunità di adottare atti idonei a rendere possibile l’apertura di discoteche e locali da ballo, nel rispetto, qualora fosse possibile, di norme che garantiscano la sicurezza ed il distanziamento.

I lavori sono stati interrotti. Il Consiglio si riunirà domani alle 10.00.

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Con una seduta pomeridiana la commissione Bilancio questo pomeriggio ha approvato il P 56, ovvero la riprogrammazione delle misure a sostegno delle imprese e dei lavoratori in difficoltà a causa della pandemia ma anche la riforma sanitaria.
Sotto la presidenza di Valerio De Giorgi, la commissione ha licenziato prima, con il voto contrario dell’opposizione, il disegno di legge 112 e la proposta di legge 121 che riguardano la riforma sanitaria e riportano ad una dimensione territoriale le aziende sanitarie.
Massimo Zedda (Progressisti) ha invitato la maggioranza e la Giunta a un ripensamento: «Con l’emergenza, un’emergenza che nonostante la percezione di tanti in realtà non è ancora finita, sarebbe più raccomandabile evitare di rischiare una crisi del sistema sanitario facendogli pagare gli effetti di una riforma, che è appunto di sistema». Cesare Moriconi (Pd) ha posto invece l’accento «sull’incertezza in ordine ai costi di questa riforma. E lo dico senza giudizi di valore sul testo». Opinione condivisa anche da Eugenio Lai (LeU), che ha detto: «Non vedo risparmi in questa proposte di legge ma solo un aumento dei costi»
La commissione Bilancio ha approvato il parere finanziario alla riforma sanitaria con questa osservazione: «Si evidenzia l’esigenza di una integrazione e rafforzamento del contenuto della relazione tecnico finanziaria sotto il profilo della quantificazione, specialmente nelle parti che prevedono risparmi di spesa e maggiori costi legati all’istituzione di organi monocratici e collegiali e al rinnovo delle strutture ospedaliere pubbliche, dando maggiormente conto del loro proiettarsi negli esercizi considerati nel vigente bilancio di previsione e in quelli successivi».
Approvato anche il P 56 nell’ambito del Por Fse Sardegna 20134 2020, nel quale la Giunta ha adottato una riprogrammazione semplificata finalizzata ad attuare misure di contrasto dell’emergenza Covid. La riprogrammazione, con effetti immediati, è stata illustrata dall’assessore del Lavoro, Alessandra Zedda, e prevede tra l’altro sovvenzioni dirette per imprese e autonomi (26,5 milioni di euro), rafforzamento dei servizi di assistenza sanitaria (2,5 milioni di euro) e supporto alle famiglie con persone ad autonomia limitata (3 milioni di euro).

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I cinque ordini del giorno, rimasti fuori dalla discussione nell’ultima riunione del Consiglio regionale, ritornano sull’uscio dell’Aula sotto forma di mozioni, firmate da Pd, Leu e Progressisti «per offrire – cosi affermano gli esponenti dell’ala sinistra della minoranza – proposte, idee e progetti sui temi chiave della ripartenza sarda».

All’ex presidente dell’assemblea, oggi capogruppo dei democratici, Gianfranco Ganau, è spettato  il compito  di spiegare ai giornalisti, le ragioni della contestazione per l’esclusione dei documenti delle opposizioni dal dibattito che ha visto il presidente della Regione riferire sulla gestione dell’emergenza Covid e sulla Fase 3. «Gli ordini del giorno dei gruppi di minoranzaha affermato Gianfranco Ganau dovevano essere ammessi alla votazione, perché il Consiglio è stato convocato sulla base delle disposizioni dell’articolo 54 del regolamento e non già, come erroneamente asserito dalla maggioranza, in applicazione degli articoli 121 e 122 che, come è noto, non prevedono votazioni a conclusione del dibattito».

La sostanza delle mozioni che saranno proposte per l’esame in Aula, riguarda il succo del post pandemia e cioè la questione nodale delle risorse del Mes (meccanismo europeo di stabilità) e del Recovery fund (750 miliardi da distribuire ai paesi membri dell’Unione europea) insieme con le priorità che attengono il ritorno a scuola, la connessione a banda larga anche nei piccoli centri e le regole per la riapertura in sicurezza delle strutture turistiche dell’Isola.

A giudizio del centrosinistra (ma non del M5S, assente infatti alla conferenza stampa) serve che il presidente della Regione si attivi con «tutti gli strumenti politici, istituzionali e persuasivi per sensibilizzare il Governo nazionale a cogliere l’occasione offerta dall’Ue per poter utilizzare le risorse del Mes (37 miliardi per l’Italia) e del Recovey fund, per realizzare un moderno piano di sviluppo» Cesare Moriconi (Pd) ha parlato di «occasione irripetibile per ridisegnare e rammodernare strutture e servizi sanitari in Sardegna» ed intervenire per colmare «con una quantità di stanziamenti che mai più avremo a disposizione» i gap dell’insularità che, a suo giudizio, sono soprattutto infrastrutturali e riguardano principalmente acqua, trasporti e reti materiali ed immateriali.

Il capogruppo dei Progressisti, Francesco Agus, ha criticato la proposta dell’esecutivo regionale, contenuta nella «presunta legge quadro per gli aiuti alle imprese», contenente l’emissione di titoli per finanziare la ripresa post pandemia («è molto pericolosa e altre Regioni anche nel recente passato l’hanno pagata assai cara») ed ha insistito sulla necessità di risposte “certe” sul tema dell’accoglienza dei turisti in sicurezza («al momento si fa confusione anche sul numero dei turisti nell’Isola, scambiando i pernottamenti per gli arrivi»). «Non sono più ammissibili ritardi – ha aggiunto Francesco Agus – e gli albergatori chiedono protocolli univoci per certificare la correttezza delle procedure applicate insieme con la sicurezza degli ospiti e dei  lavoratori».

«Nei nostri documenti – ha spiegato Eugenio Lai (Leu) – sollecitiamo dunque un confronto sui temi concreti e indichiamo soluzioni, progetti e risorse, mentre la maggioranza, con in testa il presidente Solinas, che dimostra di soffrire l’Aula e continua a promette vagonate di euro, cerca di portarci sulle polemiche sterili e improduttive». «Mes e Recovery Plan – ha dichiarato Piero Comandini (Pd) – sono indicazioni concrete mentre i fondi che ci propone il governo regionale rischiano di essere soltanto un’illusione». «Siamo pronti a contare uno per unoha incalzato l’esponente del Pdi 500 milioni annunciati da Solinas per la Fase 3 ed invito tutti a verificare dove siano gli euro degli stanziamenti promessi dalla Giunta nei diversi provvedimenti a sostegno delle imprese».

«Parliamo di questioni fondamentali, come il Mes e il Recovery ha concluso Massimo Zedda (Progressisti)e di temi centrali come la scuola, l’innovazione tecnologica, il turismo; mentre la Giunta delibera interventi con coperture finanziarie incerte e in parte frutto di rimodulazioni, e la maggioranza ci propone due testi di legge: uno per la speculazione edilizia sulle coste e nell’agro e l’altro sulla moltiplicazione delle poltrone con la creazione di enti inutili.»

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La commissione Bilancio, presieduta dall’onorevole Valerio De Giorgi (Misto), ha espresso all’unanimità parere favorevole alla deliberazione della giunta regionale n. 23/1 del 29 aprile 2020, concernente la costituzione, tramite la Banca europea per gli investimenti, di un apposito fondo denominato “Emergenza imprese”. L’iniziativa, che rientra tra quelle intraprese dall’esecutivo regionale per fronteggiare l’emergenza Covid-19, regola l’erogazione di prestiti a favore delle imprese «di qualsiasi dimensione e appartenenti a tutti i settori economici» con un’attenzione particolare per quelle del comparto turistico, alle quali sono riservate il 40 per cento delle risorse disponibili che ammontano, per il momento, a 200 milioni.

L’illustrazione del provvedimento è stata curata dall’assessore della Programmazione, Giuseppe Fasolino, che, sollecitato anche dagli interventi e dalle richieste di chiarimento dei consiglieri, Cesare Moriconi (Pd); Michele Cossa (Riformatori sardi); Eugenio Lai (Leu); Fausto Piga (FdI); Dario Giagoni (Lega); Gianfranco Satta (Progressisti); Giuseppe Meloni (Pd); Michele Ennas (Lega); Alessandro Solinas (M5S), ha precisato, nel dettaglio, le modalità di intervento e l’efficacia dello strumento finanziario che prevede un importo massimo erogabile di 5 milioni di euro con interessi zero. La commissione, in sede di parere, ha dunque accolto i suggerimenti dell’assessore riguardo l’allungamento dei tempi di restituzione dei prestiti (da 15 a 20 anni) e del preammortamento (qualora intervenga il via libera della Unione europea) da 24 mesi a 36 mesi, nonché la possibilità di un incremento delle risorse regionali destinate al fondo costituito con la Bei.

Successivamente, la Commissione ha proceduto all’elezione dei due segretari dell’ufficio di presidenza: Stefano Schirru (Psd’Az, in rappresentanza dei gruppi di maggioranza) ed Eugenio Lai (Leu, per i gruppi delle minoranze).

Il parlamentino del Bilancio ha approvato con lievi modifiche rispetto al testo esitato dalla Giunta, dunque, il disegno di legge n. 157 “rinegoziazione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti e misure straordinarie per gli Enti Locali in materia di programmazione unitaria”.

L’assessore del Bilancio, in sede di illustrazione del provvedimento – che norma la rinegoziazione dei mutui in essere con la CDP («si otterrebbe un risparmio immediato di 27 milioni di euro per effetto dell’allungamento dei tempi di restituzione e per l’abbattimento degli interessi») – ha fatto appello perché il disegno di legge arrivi all’esame del Consiglio con procedura d’urgenza. Appello accolto solo parzialmente dai gruppi della minoranza che, pur dando l’assenso al testo di legge, hanno chiesto i termini per la presentazione della relazione di minoranza (dieci giorni), rimettendosi però alla decisione delle conferenza dei presidenti dei gruppi, per il ricorso all’articolo 102 del regolamento interno che, come è noto, dispone l’immediata iscrizione all’ordine del giorno dei lavori dell’Aula.

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La commissione Bilancio del Consiglio regionale, all’unanimità, ha espresso parere favorevole alle delibere della Giunta 13/11 e 17/18 approvate rispettivamente il 17 marzo e il 1 aprile 2020 per contrastare l’emergenza Covid-19.
La prima individua misure urgenti a sostegno del sistema produttivo isolano con quattro linee di intervento:
1) 50 milioni di euro del Fondo regionale di garanzia per le PMI gestito dalla Sfirs vengono destinate a forme di garanzia diretta: 25 milioni andranno alle imprese del settore turistico e 25 agli altri settori produttivi.
2) sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti regionali
3) 20 milioni di euro per forme di finanza innovativa: lending, cambiali finanziarie, anticipo di fatture digitale
4) 20 milioni di euro per l’erogazione di finanziamento a condizioni di mercato da parte della Regione tramite Sfirs.
La seconda delibera, invece, estende a tutti i finanziamenti in ammortamento concessi dalla Regione la sospensione dei pagamenti fino al 30 settembre 2020 anche per la quota interessi.
Nei pareri, la Commissione invita la Giunta, visto il tempo trascorso dalla adozione delle due delibere e in considerazione dei nuovi provvedimenti a favore delle imprese, adottati e in via di adozione da parte del Governo nazionale, a una verifica dell’attualità dei provvedimenti e alla loro efficacia in modo da evitare sovrapposizioni con gli interventi statali.
Su questo punto l’assessore Giuseppe Fasolino e il direttore dell’Unità di progetto per la Programmazione unitaria, Gianluca Cadeddu, hanno rassicurato la Commissione spiegando che le due delibere contengono una clausola che accoglie automaticamente tutti i miglioramenti previsti da norme statali e comunitarie.
Nel corso della seduta gli esponenti dell’opposizione Massimo Zedda (Progressisti), Eugenio Lai (Leu), Alessandro Solinas (M5S) e i consiglieri del Pd Cesare Moriconi e Giuseppe Meloni, hanno invitato l’assessore Giuseppe Fasolino a un maggior coinvolgimento del Consiglio regionale dichiarando la disponibilità della minoranza a fare la sua parte per provare a superare il momento drammatico che la Sardegna si trova ad affrontare. In particolare, le opposizioni hanno insistito sull’opportunità di prevedere un finanziamento a fondo perduto per le piccole e micro imprese della Sardegna nel prossimo provvedimento da 200 milioni di euro che la Giunta si appresta a presentare in Consiglio e su cui si concentra il confronto con la maggioranza.
I consiglieri di opposizione hanno poi suggerito all’esecutivo una rapida e puntuale ricognizione sul bilancio regionale, in modo da recuperare le somme non impegnate (o che non potranno essere spese) e metterle a disposizioni per gli interventi rivolti al contrasto dell’emergenza Covid-19. L’assessore Giuseppe Fasolino ha molto apprezzato l’atteggiamento costruttivo delle opposizioni e si è detto d’accordo sulla necessità di una immediata verifica non solo sulle risorse regionali ma anche su quelle europee. Sulle misure a fondo perduto, Giuseppe Fasolino non ha chiuso del tutto le porte alla proposta della minoranza: «Aspettiamo di capire cosa deciderà il Governo. Una volta che il quadro finanziario delle misure a sostegno delle imprese sarà più chiaro allora potremo ragionare su cosa fare coinvolgendo anche altri soggetti come le Camere di Commercio che, in alcuni territori della Sardegna, hanno già pensato a interventi di questo tipo con un attenta analisi del fabbisogno – ha detto Giuseppe Fasolino bisogna però essere chiari:è vero che le imprese hanno bisogno di un immediato ristoro per i danni economici subiti ma è ancora più importante pensare a come farle ripartire. Mi piacerebbe che questo Consiglio venisse ricordato come quello che meglio di tutti è riuscito a interpretare le esigenze del momento garantendo un futuro migliore al proprio tessuto economico».
Dubbi su una misura a fondo perduto, invece, da parte del consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa: «Bisogna capire qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere. In questo momento la proposta e insostenibile. Se si volessero dare mille euro a ogni piccola o micro impresa servirebbero 80 milioni di euro. Se la cifra invece dovesse aggirarsi tra i 10 e i 15mila euro allora si andrebbe oltre il miliardo».

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Il consigliere Cesare Moriconi, nel corso dei lavori odierni della commissione Bilancio del Consiglio regionale, durante l’audizione dell’assessore Giuseppe Fasolino, ha sollevato la necessità che il presidente della Regione, Christian Solinas, ripristini i suoi corretti rapporti col Consiglio regionale, il quale, ormai chiusa la fase più drammatica del look down, non può più essere esautorato dalla sua imprescindibile funzione istituzionale di parlamento regionale. «Il presidente Christian Solinas ha il dovere di aprire in Aula, in tempi rapidi, il confronto politico sulla ripartenza economica e la riorganizzazione del sistema sanitario territoriale ed ospedaliero».
Cesare Moriconi ha dichiarato che «non è più tempo delle conferenze stampa da casa. Il contingente drammatico che stiamo attraversando sotto il profilo socioeconomico richiede scelte corali e condivisione strategico programmatica per il futuro».
Dopo aver ricordato che in tutta la sua storia autonomistica il Parlamento regionale, nei momenti gravi di decisioni impegnative per il futuro della Sardegna, ha sempre svolto un ruolo attivo nel rappresentare il comune sentire del popolo e difendere in maniera corale gli interessi dei sardi, Cesare Moriconi ha richiesto, attraverso l’assessore Giuseppe Fasolino che «il Presidente si impegni a venire al più presto in Aula per discutere e condividere con il Consiglio le scelte impegnative che ci attendono per avviare la ripartenza del sistema economico sardo, determinando l’uscita dal look down ed avviando un nuovo Piano strategico di rilancio imprenditoriale e produttivo, così come avvenuto all’alba della vita autonomistica nel dopoguerra con i Piani di Rinascita».

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Le commissioni Lavoro e Bilancio, riunite in seduta congiunta, hanno dato il via libera alla delibera della Giunta sugli strumenti finanziari per favorire l’accesso al credito alle piccole e medie imprese che operano nel settore turistico. Il provvedimento è passato con i voti della maggioranza e l’astensione dei consiglieri d’opposizione.

Sarà quindi rimodulato il fondo da 15 milioni di euro già a disposizione della Sfirs: una decisione che consentirà alle imprese in crisi, a causa dell’emergenza Covid-19, di ottenere un prestito dalle banche.

«Metteremo a disposizione fino a un massimo di 70mila euro per ogni azienda ha dichiarato l’assessore del Lavoro Alessandra Zedda il fondo sarà gestito dalle banche che assicurano la presenza di loro sportelli nei principali centri della Sardegna. In questo modo, proveremo a dare un aiuto concreto e rapido alle imprese che operano nella filiera turistica e oggi si trovano in grande difficoltà.»

L’assessore ha evidenziato alcune criticità che impediscono di mettere immediatamente a disposizione i fondi: «Abbiamo necessità prima di tutto di armonizzare la nostra delibera con le disposizioni contenute nel decreto legge del governo dello scorso 17 marzo – ha aggiunto Alessandra Zedda – l’altro aspetto riguarda l’individuazione delle imprese. Nella recente legge approvata dal Consiglio regionale, e in particolare nella Tabella A, mancano alcuni codici aziendali che escluderebbero in questo momento alcune categorie di imprese dai benefici. Quella tabella dovrà essere necessariamente integrata».

E’ stato invece rinviato ad altra data l’esame della delibera di Giunta che individua misure urgenti per il sostegno all’intero sistema economico regionale. Causa del rinvio, la mancata trasmissione alla Commissione del documento da parte dell’esecutivo. Un fatto stigmatizzato dai consiglieri di opposizione Massimo Zedda, Cesare Moriconi, Piero Comandini e Walter Piscedda che hanno sollecitato la Giunta a presentare al più presto al Consiglio un piano per lo stanziamento dei 60 milioni inseriti, con la recente Legge di Stabilità, in un fondo per “l’emergenza Coronavirus”. «Finora abbiamo parlato dei soldi già stanziati e presenti nella disponibilità della Sfirs – hanno detto i rappresentanti della minoranza – attendiamo notizie sui fondi freschi che sono stati messi a disposizione con la Finanziaria approvata recentemente dal Consiglio grazie anche al grande senso di responsabilità dell’opposizione». I rappresentanti del centrosinistra hanno sollecitato inoltre una collaborazione più stretta tra Giunta e Consiglio: «E’ un’emergenza che riguarda tutta la Sardegna, siamo tutti sulla stessa barca». Sollecitazione condivisa anche dai consiglieri d’opposizione Michele Cossa e Giovanni Satta che hanno chiesto alla Giunta la presentazione della documentazione completa sui provvedimenti a sostegno del sistema produttivo isolano e uno scambio di notizie più puntuale per poter dare risposte alle continue richieste dei cittadini sardi.

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Un patto per la crescita della Sardegna, da scrivere con lo Stato, ma con il contributo determinante di Enti locali, parlamentari, imprenditori e sindacati sardi: è la proposta contenuta nella mozione sottoscritta dai consiglieri dei gruppi di opposizione in Consiglio regionale e che ha l’obiettivo di revisionare e rettificare l’accordo siglato lo scorso 7 novembre, con il governo a Roma, in materia di entrate e accantonamenti.

«Un accordo al ribasso ma che potrà rappresentare un punto di partenza nel confronto con lo Stato», lo ha definito il capogruppo del Pd, Gianfranco Ganau, nel suo intervento che ha aperto l’incontro con i giornalisti, al quale hanno partecipato anche il primo firmatario della mozione, Cesare Moriconi (Pd) e i capigruppo di M5S, Desirè Manca; dei Progressisti, Francesco Agus e di Leu, Daniele Cocco. «Un’intesa che può essere paragonata ad un piano di rientro accordato dallo Stato alla Regione, senza però alcun evidente beneficio per la Sardegna», ha incalzato Agus. «Solo un atto dovuto», ha aggiunto Daniele Cocco per Leu, mentre per il consigliere dei Cinque Stelle, Alessandro Solinas, l’accordo del 7 novembre con il governo Conte bis «resta il migliore tra quelli siglati nel corso delle ultime legislature».

Le forze di minoranza concordano invece sull’analisi critica dell’intesa che – come ha spiegato Cesare Moriconi – a fronte di 762,5 milioni di euro di crediti certificati con sentenze della Corte Costituzionale e del Tar, riconosce alla Sardegna soltanto 412 milioni da “restituire” dilazionati nell’arco di sei anni e lascia allo Stato la possibilità di modificare unilateralmente, nella misura del 10 e del 20%, la quota di compartecipazione della Regione alla finanza pubblica italiana.

Non soddisfa il centrosinistra e i 5 Stelle neppure la parte dell’accordo che riguarda gli Enti Locali («lo Stato trasferirà 10 milioni l’anno contro i 63 previsti a regime, se si applicano i criteri utilizzati per le Regioni a statuto ordinario») e per le opposizioni “è almeno nebulosa” l’intesa in materia di investimenti. «Un miliardo e 425 milioni di euro – hanno spiegato Gianfranco Ganau e Cesare Moriconi – da erogare nell’arco di 14 anni con la modalità dello stato di avanzamento, cioè la Regione dovrà anticipare la copertura in bilancio con risorse proprie per poter effettuare la spesa».

Carenze sono state evidenziate anche nel capitolo delle infrastrutture: «Si quantificano solo i maggiori oneri per energia e trasporti marittimi che ci derivano dalla condizione di insularità – hanno ribadito i capigruppo nel corso dei rispettivi interventi – ma è evidente che restano molti altri effetti economici da quantificare».

Ed è soprattutto alla luce di tali considerazioni che Pd, Progressisti, Leu e 5 Stelle guardano all’istituendo tavolo tecnico-politico («previsto nell’accordo e da insediare entro il 6 gennaio 2020») per dare efficacia all’intesa del 7 novembre, individuando puntualmente gli strumenti idonei per compensare gli svantaggi strutturali che penalizzano la crescita, lo sviluppo e il lavoro nell’Isola.

«Chiediamo – hanno affermato Gianfranco Ganau, Daniele Cocco, Francesco Agus e Desirè Manca – che la Regione sarda sieda a quel tavolo con un indirizzo e un mandato chiaro e politicamente forte del Consiglio regionale, attraverso il coinvolgimento diretto delle autonomie locali, dei parlamentari eletti in Sardegna, della parti sociali ed economiche.»

Da qui la richiesta rivolta formalmente al presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, perché, ai sensi dell’articolo 54 del regolamento consiliare,  proceda con la convocazione straordinaria dell’assemblea sarda e degli stati generali dell’Isola.

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Le commissioni Bilancio e Sanità, presieduta rispettivamente da Valerio de Giorgi (Misto) e Domenico Gallus (Udc-Cambiamo) hanno ascoltato una delegazione dei Comuni del Plus 21 sulla situazione della gestione associata dei servizi socio-sanitari.

Gianluigi Puddu, Sindaco di Settimo San Pietro e Comune capofila, ha lamentato le gravi difficoltà della sua amministrazione, che di fatto non riesce a gestire le funzioni dei Plus su un bacino di oltre 100.000 abitanti, sia per le carenze di organico che per la complessa gestione tecnico-amministrativa degli adempimenti collegati alla programmazione regionale, nazionale ed in alcuni casi europea. Gianluigi Puddu ha quindi auspicato il superamento del “modello” del Comune capofila dichiarandosi a favore di una soluzione condivisa in tempi brevi per la quale esistono a suo avviso ampi spazi legislativi, rivolta a tutta la realtà regionale per realizzare finalmente un “incrocio” virtuoso fra politiche sanitarie e politiche sociali.

Dopo la relazione di Gianluigi Puddu si è sviluppato un ampio dibattito nel quale hanno preso la parola la responsabile del Plus 21 Donatella Pani, i Sindaci di Quartucciu Pietro Pisu, di Monserrato Tommaso Locci, di Ussana Emidio Contini, l’assessore ai servizi sociali di Selargius Maria Flavia Perra ed il sindaco di Sestu Maria Paola Secci.

Per il Consiglio regionale sono intervenuti Michele Cossa dei Riformatori, Massimo Zedda dei Progressisti, Fausto Piga di Fdi, Cesare Moriconi del Pd ed Annalisa Mele della Lega. Da parte dei consiglieri sono arrivate diverse proposte operative nel quadro della volontà comune di inquadrare il problema a livello regionale.

Nelle conclusioni, il presidente della commissione Bilancio Valerio de Giorgi ha assicurato il massimo impegno per intervenire a sostegno delle rivendicazioni dei Plus, che assicurano un servizio essenziale per tutte le famiglie sarde. Il presidente della commissione Sanità Domenico Gallus, dopo aver ricordato che la Regione ha già introdotto nel sistema dei Plus l’elemento della programmazione triennale (più volte richiesto), ha annunciato che subito dopo la paura natalizia si inizierà a lavorare ad un progetto complessivo di riforma, coinvolgendo l’assessorato della Sanità e la rete regionale dei Plus.