22 November, 2024
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Imane Khelif, pugile algerina, ha vinto la medaglia d’oro, nella categoria pesi Welter, alle Olimpiadi di Parigi/2024. Il suo torneo pugilistico venne turbato dal ritiro intempestivo della rivale italiana Angela Carini dopo un primo potente pugno al volto. Nei media italiani si creò subito uno schieramento:
– quelli pro-Carini che accusavano Imane Khelif d’essere impropriamente sul ring femminile nonostante avesse caratteristiche fisiche di tipo maschile;
– quelli pro-Khelif che sostenevano la legittimità di quell’incontro in quanto non vi erano dubbi sulla sua femminilità.
E’ riemerso il problema dell’”identità di genere”.
Per capire in quale assurdo ginepraio ci siamo addentrati, convinti di dire cose semplici sul chi sia maschio e chi sia femmina, è necessario rivedere su quali basi storiche, giuridiche e biologiche si identificano il sesso maschile e femminile.
Il problema dell’identità di genere nell’essere umano viene discusso approfonditamente da oltre 2.500 anni, ad iniziare dalla mitologia greca, dai filosofi, dai biologi, dai religiosi, dagli psicologi, dai sociologi dai giuristi, e oggi dai social.
L’”identità” in generale, da quella razziale, a quella culturale, a quella religiosa, etc., è una questione difficilissima. Se ne accorse tristemente Carlo Linneo, il naturalista che per primo tentò di definire il genere “HOMO” nel lontano 1758. Egli ebbe molte difficoltà: venne avversato dagli opinionisti del tempo, quando pubblicò la sua prima classificazione dei resti ossei fossili che “identificò” come appartenenti al genere “HOMO” All’inizio classificò come “Homo” tutti gli scheletri fossili associabili ad attività intelligenti come la fabbricazione di utensili. Con sua sorpresa, nella società civile, in quella scientifica e nella religiosa emersero vivaci contestazioni quando si vide che aveva incluso fra gli “Homo” anche i resti fossili delle grandi scimmie antropomorfe che precedevano l’“Homo sapiens”. A causa di problemi di identità ideologica egli allestì subito una seconda classificazione in cui separò accuratamente l’“Homo sapiens”, dall’”Homo Abilis”, dallo Australopitecus” e dall’Homo Heidebergensis. Così distinse quelli con cranio più piccolo (Ominini) da quelli con cranio più grande.
Fra quest’ultimi incluse l’Uomo di Neanderthal (estinto 25.000 anni fa), e l’Uomo di Flores (estinto 12.000 anni fa).
Già questo fatto dimostra quanto sia difficile definire chi sia “Homo” e chi non lo sia. E’ sicuro che l’”Homo sapiens” deriva per evoluzione dalla scimmia, ed è sicuro che durante l’evoluzione del DNA siano comparsi un numero enorme di aspetti somatici e forme diverse sia di “ominini” che di uomini. E il percorso dell’evoluzione non è finito. Continua ancora oggi come in passato.
Proprio a causa della continua e ininterrotta evoluzione di A-G-T-C (che sono i mattoni del DNA, e di A-G-T-U (i mattoni di RNA), la nostra specie è riuscita a sopravvivere nel pianeta Terra. Tale differenziazione e mutazione continua dei caratteri genetici, inarrestabile nel tempo, venne capita e descritta da Charles Darwin nel suo libro “L’Origine delle specie” del 1859. Egli capì che il cambiamento continuo del cammino della differenziazione genetica attraverso le mutazioni, era necessario per avere sempre a disposizione il tipo di “umano” più adatto a sopravvivere nelle varie condizioni avverse che si sarebbero incontrate.
Watson e Crik nell’anno 1953 si scoprì la “doppia elica del DNA” e aprì la strada “progetto Genoma”.
Nel 1983 il Governo Americano affidò la direzione del centro di ricerche genetiche a Francis Collins affinché sequenziasse completamente il DNA umano. Nell’anno 2000 Bill Clinton e Tony Blair presentarono al mondo la prima bozza dell’intero DNA umano allestita da Craig Venter e Francis Collins. Nel discorso di presentazione Bill Clinton previde la possibilità di analizzare e separare in laboratorio i vari geni contenuti nel DNA (quelli che definiscono il colore dei capelli, degli occhi, della corporatura, della differenziazione sessuale, dell’intelligenza, dei tumori e delle malattie genetiche, etc.). Si prospettò già allora la possibilità di eseguire procedure di ingegneria genetica allo scopo di migliorare il genoma.
Questa nuova possibilità di interferire sull’opera dei Madre Natura ha creato una rivoluzione: prima del 2000 le mutazioni nell’evoluzione genetica erano opera esclusiva di Madre Natura; dal 2000 l’Uomo può interferire sull’ordine naturale dell’Evoluzione. La possibilità di indurre, in laboratorio, mutazioni pilotate del DNA, genererà una nuova definizione della “identità umana”. Necessariamente verranno distinti gli Uomini “mutati in laboratorio” da quelli “non mutati” e potrà derivarne un problema sociale.

Verranno discriminati i “migliorati geneticamente” e quelli “non migliorati” dotati del solo DNA naturale. Ne potrà derivare un problema sociale e politico già sperimentato in epoche recenti: “l’eugenetica” o selezione della “razza migliore”. Potrà imporsi uno nuovo strato sociale di super-umani dominanti e uno strato sociale di umani, inferiori geneticamente, assoggettati ai primi.

Il problema di “identità di genere”, appena sfiorato, e impropriamente gestito, col caso Khelif-Carini, sarà nulla in confronto a ciò che potrà avvenire in futuro.
Oggi, 11 agosto 2024, chiuse le Olimpiadi rimane in piedi un clima di “scontro identitario di genere”.
Uno scontro di cui esistono documenti storici da almeno 2.500 anni a questa parte.
Gli antichi Greci si limitavano a prendere semplicemente atto di ciò che vuole la Natura. Già Platone fece descrivere ad Aristofane lo spettro delle diverse manifestazioni di genere sessuale connaturate all’Umanità. Essi ritenevano che la perfezione stesse nella somma delle qualità di genere e fra le divinità vennero inclusi gli “ermafroditi”. Soggetti dotati di qualità maschili e femminili. Il tema sulla esistenza in Natura degli “intersessi”, secoli prima di Platone, era stato già affrontato dalla filosofia trascendentale iraniana che aveva dato luogo allo sviluppo di una corrente culturale molto influente: quella degli gnostici.
Questi ritenevano che il Demiurgo avesse creato un’umanità imperfetta e che questa avrebbe potuto avvicinarsi al Dio perfetto attraverso la “conoscenza”. Secondo la loro visione tutto era imperfetto; assolutamente tutto e tutti gli esseri viventi avrebbero potuto migliorarsi solo con la “conoscenza”.
Questo concetto di imperfezione connaturata all’uomo entrò in tutte le religioni successive e ne nacque la distinzione tra un “mondo del Bene” e un “mondo del Male”. Ne derivarono correnti intellettuali che estremizzarono il significato di “male”, insito nel sesso e nella capacità riproduttiva degli esseri umani, tanto che giunsero ad imporre ai seguaci imposizione di astinenza assoluta dal sesso e il divieto di procreazione. Fu la corrente dei Catari. Nel 1200 i Catari vennero dichiarati eretici dai Cristiani e la loro corrente fu soffocata nel sangue.
Fu una strage basata sulla lotta culturale scatenata dal diverso modo di concepire l’idea di “identità” sia dell’essere umano, sia della distinzione maschio/femmina.
In quel caso la diversa idea di “identità” venne risolta con una strage. Sappiamo che in seguito, con la retorica della “identità”, anche nella storia recente avvennero altre assurde stragi.
La scienza del 1900 ha dimostrato che l’“identità sessuale” è un concetto che necessita di una classificazione riconosciuta da protocolli allestiti dalla Comunità scientifica internazionale.
In base a quei protocolli la “identità sessuale “ può essere determinata da:
1° Gli ormoni: la prevalenza di testosterone indirizza verso la mascolinità. La prevalenza di Estrogeni indirizza verso la femminilità.
2° La psiche: determina il convinto orientamento personale di genere verso una personalità maschile o femminile.
3° Il DNA: I cromosomi sono in numero di 46 n distinti in 23 coppie; la 23ª coppia è XX nelle femmine, XY nel maschio.
Gli scienziati indicano 4 modelli diversi utilizzabili nell’identità sessuale:
a) Sesso somatico o fenotipo: è dato dai caratteri sessuali primari che sono i testicoli e il pene nel maschio; la vagina, l’utero e le ovaie nelle femmine.
b) Sesso ormonale: prevalenza di gonadotropine e ormoni sessuali (più testosterone nei maschi, più estrogeni nelle femmine).
c) Sesso psichico: orientamento della personalità prevalentemente maschile o femminile (indipendentemente dal sesso genetico, somatico, ormonale).
d) Sesso genetico: XY per i maschi; XX per le femmine.
All’interno di queste 4 classi esiste un’infinita variabilità sui vari gradi di differenziazione sessuale esistenti tra il modello maschile e quello femminile. La variabilità può comportare anche cambiamenti temporanei dell’orientamento sessuale: è la “fluidità di genere”.
Gli studiosi di Biologia molecolare (specialisti in genetica medica) e di ormoni (endocrinologi) dimostrano continuamente l’esistenza di modelli diversi di sessualità.

Nella pratica Urologico-Ginecologico-Andrologica si incontrano due sindromi che possono essere esempi utili per chiarire questi concetti:
Primo esempio: la Sindrome di Morris. E’ una sindrome dovuta alla assenza di recettori per il testosterone. Si tratta di neonati geneticamente maschi (XY) che non sviluppano i caratteri sessuali maschili perché il testosterone non riesce ad attivare i recettori delle cellule somatiche. Questi soggetti sono tuttavia sensibili agli estrogeni. Il risultato finale sarà lo sviluppo di un feto che alla nascita si presenterà con caratteri sessuali femminili. Anche lo sviluppo successivo (adolescenza-maturità) sarà caratterizzato da aspetto generale femminile sia nei caratteri sessuali primari (genitali esterni) che in quelli secondari (ghiandole mammarie, pannicolo adiposo, cute, peli). Questi soggetti presenteranno un’altezza superiore alla media femminile.
L’ostetrica che accoglierà questi bambini alla nascita noterà la presenza della vulva, della vagina e l’assenza dei testicoli. Nel momento della compilazione del certificato di nascita che verrà consegnato all’Anagrafe l’ostetrica certificherà la nascita di una bambina. Con quell’atto si certifica l’“assegnazione di genere”.
Con quell’atto, riconosciuto dalle leggi di tutto il mondo il neonato è per lo Stato una “femmina”.
Esistono anche forme di “insensibilità incompleta al testosterone “ che daranno luogo ad altre varianti con fenotipi ancora differenti.
Secondo esempio: la Sindrome di Klinefelter. In questo caso la 23ª coppia avrà un cromosoma sessuale in più: XXY.
I bambini con sindrome di Klinefelter nascono con aspetto dei genitali esterni di tipo maschile.
Successivamente i caratteri genitali primari saranno ipotrofici mentre i caratteri sessuali secondari svilupperanno in senso femminile (ginecomastia, cute senza peli scarsa muscolatura). Questi individui, come quelli con sindrome di Morris, non saranno fertili.
Esistono poi casi di varianti femminili con un eccesso di cromosomi sessuali: la 23ª coppia sarà rappresentata da tre X, ovvero XXX. La tripla X darà luogo alle “superfemmine” con caratteri femminili molto pronunciati (formosità).
Esistono casi con tripla Y, ovvero YYY. Si tratta dei “supermaschi”. Avranno possente muscolatura, sviluppo scheletrico aumentato, saranno eccellenti nello sport e saranno aggressivi.
Esistono casi da difetto di cromosomi nelle 23ª coppia. E’ il tipico caso della Sindrome di Turner (la 23ª coppia è sostituita da una sola X). Si tratta di neonate bambine che avranno uno scarso sviluppo dell’apparato genitale, dei caratteri secondari e dello sviluppo scheletrico.
Tutte queste varianti avranno grandi difficoltà a riprodursi.
Dopo queste premessa si comprende che l’”identità di genere” può essere molto difficile da definire.
Per evitare di entrare nella trappola dell’“identità” il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) ha convenuto che il sesso ufficiale dell’atleta è il “sesso assegnato” alla nascita dal pubblico ufficiale a ciò deputato: l’ostetrica.
Durante les “Jeux Olympiques Paris 2024″ il CIO ha scelto il parametro della certezza legale basato su una convenzione internazionale.
Se fossero stati ignorati i parametri di “identità di genere” riconosciuto dai Parlamenti si sarebbe corso il rischio di discriminare un numero enorme di persone legittimate ad esistere godendo dei diritti costituzionali.
Nel mondo della Sessuologia esiste, con un certa frequenza, la richiesta di “riassegnazione di genere”.
Sono i casi in cui viene contestato il “sesso assegnato alla nascita”.
In questo caso la Legge affida agli scienziati esperti la decisione sul come indirizzare la riassegnazione.
Prendiamo il caso di un individuo che alla nascita sia stato assegnato al genere maschile, che però abbia manifestato in seguito un orientamento in senso femminile, e che chieda una “riassegnazione” al genere a cui sente di appartenere. In tal caso la Commissione di esperti, riunita dal Giudice, dovrà definire:
– a – quale sia il sesso somatico (l’aspetto fisico),
– b – quale sia il sesso genetico nel DNA (XX oppure XY),
– c – quale sia il sesso ormonale,
– d – quale sia il sesso psichico.
L’aspetto sessuale più difficilmente modificabile è il sesso psichico . Si tratta di soggetti che potrebbero entrare in uno stato di profonda sofferenza, fino all’autolesionismo nel caso non venissero soddisfatti nella loro identificazione psichica. Per questo motivo il “sesso psichico” sarà il parametro guida.

Il giudice, una volta ottenuti i pareri certificati dagli specialisti potrà autorizzare la messa in atto delle procedure per la “riassegnazione di genere”. Il chirurgo urologo e quello plastico ridefiniranno l’anatomia dei caratteri sessuali primari in senso femminile (raramente si fa in senso maschile).
L’Endocrinologo riequilibrerà l’assetto ormonale in senso femminile. Il sociologo e lo psicologo sosterranno l’inserimento sociale. Le spese potranno essere a carico dello Stato.
In questo caso il problema da risolvere ha un iter ben definito.
Il problema più grande, per il quale non esiste ancora un iter definitivo, si trova nei soggetti che non sono chiaramente orientati. Sono i Gender-fluid.

L’identificazione di genere è un tema studiatissimo da almeno 25 secoli e, nonostante l’impegno di eccellenti studiosi, il tema è aperto. Per questo, nonostante la sommarietà di quanto riferito, è difficile pensare che le scarne e deficienti informazioni diffuse con linguaggio così elementare dai social, possano essere utili a produrre un’opinione pubblica corretta. Il tema dell’”identità” è un tema sensibile e, se mal gestito, è pericoloso: può indurre dinamiche di esclusione, di discriminazione, fino al razzismo e alla violenza.

Mario Marroccu

Ormai è evidente: questo virus cambierà gli umani e lo farà col metodo della “selezione naturale”.
Charles Darwin scrisse, nell’anno 1859, nel libro “L’origine delle specie”, che la Natura seleziona, per la sopravvivenza, gli individui più “adatti”. Non scrisse “più forti”, “più ricchi”, o “più intelligenti”. Scrisse proprio “i più adatti”.
Ora questo virus sta selezionando gli umani che più si “adattano” al rispetto delle regole del “distanziamento sociale” .
Ci sono molti motivi per prendere sul serio Charles Darwin, e sono questi:

1) I vaccini non sono sufficienti a fermare la circolazione del coronavirus. Pertanto, esso resterà con noi molti anni ancora.

2) Il vaccino che fece sparire il Vaiolo dalla faccia della terra dava un’immunità perenne. Questo per 6-8 mesi soltanto.

3) Ne consegue che fra 6-8 mesi tutti coloro che sono stati già vaccinati ad Aprile 2021 perderanno l’immunità ad ottobre 2021. Ad Ottobre tutti i vaccinati di oggi dovranno nuovamente mettersi in fila per essere vaccinati di nuovo.

4) Se si considera che, fino ad oggi, in Italia sono state vaccinate 10 milioni di persone, e che ne rimangono ancora 50 milioni (o 40 se si escludono i bambini gli allergici ed i negazionisti), ci vorranno, alla velocità attuale, altri 10-12 mesi per vaccinare tutti.

5) I soggetti già vaccinati oggi, fra 6 mesi non saranno più protetti dal vaccino fatto ad aprile, pertanto ad ottobre (fra 6 mesi) ci saranno da vaccinare sia i 20 milioni non ancora vaccinati, sia i 10 milioni già vaccinati ad Aprile ma con effetti di immunizzazione scaduti. Cioè 30 milioni.

6) Lo stesso ragionamento si può applicare ogni 6 mesi per gli anni successivi. Cioè saremo in una campagna vaccinale continua che durerà parecchio.

Si sta realizzando il paradosso del filosofo Zenone, che visse nel V secolo avanti Cristo. Egli propose un calcolo matematico sul “moto”. In esso dimostrava che in una gara di velocità fra Achille “piè veloce” ed una tartaruga, Achille non riuscirà mai a raggiungere la tartaruga. Se Achille inizierà la corsa dopo che una tartaruga sarà partita dal punto A ed avrà raggiunto il punto B, Achille per raggiungerla impiegherà un tempo X1. Ma nel frattempo la tartaruga avrà raggiunto il punto C. Achille per raggiungere il punto C impiegherà un tempo X2. Ma in quel frattempo la tartaruga avrà raggiunto il punto D. Achille, per raggiungere la tartaruga nel punto D impiegherà un tempo X3. Ma in quel frattempo la tartaruga raggiungerà il punto E, e sarà ancora in anticipo su Achille. Procedendo così all’infinito, in questo ragionamento logico-matematico, Achille non raggiungerà mai la tartaruga, perché la tartaruga avrà sempre un tempo di vantaggio su Achille della durata di tempo Xn a suo vantaggio. Il paradosso di Zenone è diventato la metafora della nostra attuale gara di velocità per fermare il coronavirus con le campagne vaccinali subentranti.
Anche Albert Einstein si cimentò per risolvere quell’ipotesi matematica ed ebbe difficoltà.
Se fosse vero il paradosso di Zenone saremmo messi veramente male, e dovremmo trovare un’altra via di scampo.
Colui che ha capito più di tutti il paradosso di Zenone è il premier britannico Boris Johnson. In Europa è il premier che ha avviato la campagna vaccinale più efficace, e sta riaprendo al pubblico tutti gli esercizi di commercio umano in cui è inevitabile l’assembramento. Eppure, nonostante il suo chiaro successo con le vaccinazioni, alcuni giorni fa ha tenuto un discorso alla Nazione, proclamando l’inutilità della vaccinazione di massa qualora non si rispettino, per molti mesi ancora, e forse per anni, le regole del “distanziamento” e l’uso della “mascherina”. Così ha riportato tutti al realismo, facendo crollare l’illusione di una facile fine della pandemia.

La via del “distanziamento sociale” riprende vigore. Prima che esistessero i vaccini, le regole del distanziamento sociale erano l’unica arma efficace contro le varie pesti che si sono succedute nei secoli.
Uno studioso dell’Università norvegese di Oslo, il professor Ole Jorgen Benedictow, alcuni mesi fa, quindi prima di Boris Johnson, ha sostenuto lo stesso ragionamento dopo aver letto un vecchio libro. Egli aveva scovato, nella Biblioteca Nazionale di Parigi, un antico testo scritto da un medico calabrese: Quinto Tiberio Angelerio. Costui aveva avuto l’ esperienza della Peste in Sicilia del 1575 e, seguendo la teoria “miasmatica” di Galeno (II secolo d.C.) e la teoria del “contagionismo” di Girolamo Fracastoro (XV secolo d.C.), attenuò e sconfisse la Peste di Alghero del 1582. Poi pubblicò i risultati di quella sua esperienza in un manuale stampato a Cagliari nel 1588: “Ectypa pestilensis status Algheriae Sardiniae”. Di questo manuale destinato ai Medici, per informarli sul come si gestisce una epidemia, ne esiste una sola preziosissima copia a Parigi. Prima che lo si rendesse noto in Italia, il libro di Quinto Tiberio Angelerio venne presentato al pubblico inglese dalla rete televisiva BBC, ed ebbe grande risonanza. Forse lo stesso Boris Johnson ne ha tratto ispirazione.
Mentre assistiamo alla gara fra Nazioni per accaparrarsi le dosi di vaccino, vale la pena raccontare la storia di quel medico di Alghero che, non avendo a disposizione i vaccini, utilizzò altri metodi di controllo dell’epidemia basati sul corretto comportamento sociale.
Alghero si sarebbe spopolata a causa dell’alta mortalità ed il suo Governo decise di assumere il dottore Angelerio per liberare la popolazione dalla peste. Angelerio era un medico scrupoloso ed appassionato e, sopratutto, non temeva di morire. Egli, con i poteri della Magistratura di Sanità emise delle ordinanze piuttosto rigide. Fra queste le più importanti imponevano:
– il divieto di stringersi la mano nel salutarsi;
– divieto di assembramento anche a piccoli gruppi;
– divieto di avvicinare un’altra persona a meno di 6 palmi (1 metro e mezzo);
– vietato uscire di casa;
– consentito ad un solo membro della famiglia l’uscita per fare la spesa;
– sconsigliata vivamente la partecipazione a funzioni religiose.
In sostanza vi erano l’obbligo di isolamento ed il divieto di assembramento. Questo irritò i commercianti ed imprenditori locali, i quali avevano capito quali danni ne avrebbero avuto gli affari. Nacque un movimento di opposizione che culminò in un tentativo di assassinio del medico. Tuttavia, il dottor Quinto Tiberio Angelerio non si impressionò e continuò nella sua opera di “mitigazione” dell’epidemia, fino a spegnerla dopo 8 mesi di Lockdown serrato. Il governo della città lo remunerò con una somma enorme: 100 scudi d’oro. In quell’epidemia perse la vita il 60 per cento della popolazione. L’azione di Angelerio fu così efficace che la peste fu circoscritta alla città di Alghero e non si diffuse ai borghi vicini e neppure alla città di Sassari. Per ottenere quello straordinario risultato, impiegò la forza pubblica per l’osservanza delle ordinanze e dedicò tutto se stesso alla cura dei malati. Fondò un ospedale nel quale ricoverava i pazienti sintomatici e predispose un Lazzaretto per ospitarvi i cittadini sani messi in quarantena. Nel 1588 pubblicò in un manuale le sue memorie ed i suoi metodi di contenimento dell’epidemia. Il libro andò a ruba in tutta Europa. La fama del dottore fu tale che venne poi assunto dalla città di Barcellona per contrastare una sua epidemia di Peste. Successivamente, venne assunto dall’imperatore Filippo II per liberare Madrid dalla Peste. Questo medico appassionato visse a contatto diretto con gli appestati e non contrasse mai la malattia. Morì vecchissimo, a 85 anni, nella città di Napoli. Le regole di distanziamento e di igiene applicate in modo sistematico ad Alghero, furono una lezione per tutto il mondo di allora.
Quando in Italia si promulgò il primo DPCM nel febbraio 2020 non si fece altro che ripetere pedissequamente le ordinanze della città di Alghero scritte da Angelerio.
Oggi, anno 2021, la Scienza ha fatto passi da gigante. Eppure, se non avessimo avuto i vaccini così tempestivamente, ci saremmo trovati nel punto in cui si trovò Angelerio nel 1582 ad Alghero, e le sue regole ci avrebbero salvato.
Boris Johnson, che è un tipo un po’ avventuroso in politica ma un cervello fino ed una mente formata alla cultura classica, ha colto nel segno quando, ha proclamato al popolo inglese «non aspettatevi che l’epidemia sia finita col vaccino. Mantenete ancora un comportamento prudente, scrupoloso delle regole del distanziamento».
Cosa ha percepito Boris Johnson prima degli altri? Forse ha temuto l’arbitrio ed i ritardi delle multinazionali del farmaco nella distribuzione dei vaccini. Colui che ha avuto la stessa percezione di incertezza è stato Mario Draghi. Davanti ad una Multinazionale che in modo unilaterale ha ridotto del 60 per cento la consegna delle dosi di vaccino pattuite, è stato il primo in Europa ad opporsi alla arbitrarietà della controparte contrattuale. Il suo divieto di esportare in Australia le 240.000 dosi di vaccino conservate nei depositi di Anagni, in Lazio, è stato un gesto risoluto che ha indotto il presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, a modificare il suo atteggiamento nei confronti della multinazionale inadempiente.
Il Coronavirus ha messo in evidenza il problema dei rapporti squilibrati fra la sovranità degli Stati ed il sovranismo delle multinazionali. E’ un problema che sta affrontando anche il presidente americano Joe Biden con le multinazionali della comunicazione multimediale via Internet. Sta affrontando il difficile problema di imporre un’equa tassazione internazionale dei gruppi Web e digital marketing fondati da Bèzos (Amazon), Google, You tube, Face Book et similia. Egli sta agendo per eliminare i paradisi fiscali e sottrarre le popolazioni al commercio arbitrario delle informazioni soggetta alla privacy digitale personale. E’ un problema la cui soluzione sarà difficile. Un problema simile di indipendenza sovrana dai controlli degli Stati sta emergendo questi giorni dalle multinazionali dello sport agonistico teletrasmesso digitalmente. In fenomeno delle Super League del calcio è sintomatico. Anche in questo caso, i primi ad opporsi sono stati Boris Johnson e Mario Draghi. Oggi tutti i capi di Stato europei si stanno precipitando a condannare questa nuova entità sovrana che assumerebbe l’esclusiva del grande calcio ed estrometterebbe dalla competizione sportiva, democratica e internazionale, i club nazionali identitari.
Vedremo come andrà a finire.
Mario Draghi, intanto, è oggi impegnato in un altro scontro di simile natura: quello contro il sovranismo dei Big Pharma dei vaccini. L’arbitrarietà con cui certe Aziende hanno deciso di tagliare le forniture pattuite con la Comunità europea, ci ha resi tutti consapevoli che i vaccini, ancorché scoperti in breve tempo da scienziati di tutte le Nazioni, non sono proprietà esclusiva delle Nazioni, ma sono proprietà esclusiva della grande industria del farmaco, e che questa può disporre unilateralmente i tempi ed i modi di distribuirli. L’arbitrarietà nella distribuzione dei vaccini, mette allo scoperto la nostra impotenza davanti all’epidemia e ci rende simili agli abitanti di Alghero che, come unica arma di difesa, avevano le regole comportamentali di Quinto Tiberio Angelerio. Quindi è bene riprendere in mano quelle regole e rispettarle.
In quei tempi, il governo della città, oltre a chiamare in soccorso il protomedico calabrese chiamò anche un altro Protomedico: il dottore Antioco di Sulci, medico, martire e santo. Di questo che sto affermando esiste un documento. Si tratta di un affresco del 1582 che raffigura il Santo Antioco che, in groppa ad un cavallo, viaggia alla volta di Alghero per salvarla. In quei tempi Sant’Antioco era il “Farmakon” più titolato in Sardegna in funzione anti-peste. Questo avveniva quando in tutta Europa, in caso di epidemie, si imploravano i Santi Cosma e Damiano, San Rocco, San Sebastiano, San Giovanni di Dio. In Sardegna nel XVII secolo intervennero altri Santi. Nel quinquennio 1652-1657 la Sardegna venne attraversata dalla Peste portata dalle navi commerciali provenienti dalla Catalogna appestata, ed approdate ad Alghero. Il morbo si diffuse a Sassari, Oristano, Villa di Chiesa, Cagliari. Da qui poi, sempre via mare, a Roma, Napoli, Palermo, Genova. Fu allora che a Cagliari prese vigore il culto per Sant’Efisio. Fu Efisio a decretare la fine della peste a Cagliari nel 1657 ed in memoria di questo miracolo da allora viene festeggiato il primo Maggio di ogni anno.
Secondo la tradizione Sassari, durante quella Peste, venne salvata dalla “Madonna Assunta” e la Faradda de li Candareri si svolge ogni anno in memoria di quell’intervento miracoloso.
Ad Iglesias tutti gli anni si svolge la festa di Sancta Maria di Mezo Gosto; anche questa in memoria della Vergine Assunta. Si tratta di una festa portata in Sardegna dai Bizantini nell’anno 535. Si interruppe misteriosamente nel XVII secolo, forse a causa della pestilenza che martoriò la città nel 1656.
Il culto de santi in funzione “anti-epidemia” riprende sempre vigore quando non hai più difese dal contagio. Da questo punto di vista, il manuale algherese di Quinto Tiberio Angelerio fu anch’esso un miracolo, anche se laico. Fu il primo scritto che mise ordine alle regole comportamentali del distanziamento sociale e fu assolutamente efficace.
Oggi sta emergendo un sentimento di incertezza alimentato dal ritmo alterno delle vaccinazioni, condizionato da temporanee ed insufficienti forniture da parte delle aziende dei vaccini. Tuttavia, stiamo ricevendo notizia di un fatto nuovo e rivoluzionario. Pare che il presidente del Consiglio Mario Draghi abbia rotto l’incantesimo del dominio sovranazionale dei Big Pharma. Si dice che l’Italia sia ad un passo dall’impiantare la fabbrica di un vaccino mRNA che darebbe all’Europa intera l’autonomia strategica nella produzione di questo genere di vaccino. Esisterebbe l’accordo fra il Governo italiano, l’americana Moderna, la tedesca Curevac e Reithera di Castel Franco, nel Lazio, per produrre, nei laboratori della azienda Reithera, il vaccino a RNA “messaggero” di Moderna, o uno simile. Qualora MariovDraghi con questa operazione riuscisse a svincolare l’Europa dall’arbitrarietà di certe multinazionali dei vaccini anti-coronavirus, avrebbe meriti tali da essere ricordato nei testi futuri di Storia della Medicina.

Mario Marroccu

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Mercoledì 16 novembre, Giancarlo Nonnoi – dipartimento Storia, beni culturali e territorio; responsabile scientifico per l’Università di Cagliari, con Gian Luigi Pillola, dell’Anno Lovisatiano – prende parte alla conferenza che si tiene all’Università di San Martin di Buenos Aires. Il convegno ha per titolo “Encrucijdas del saber històrico“.

L’intervento del professor Nonnoi a Buenos Aires, intitolato “L’ultima Tule”,  si inquadra in un ambito specifico e ad ampio respiro al tempo stesso: “Lovisato ritorna in Argentina – L’esplorazione della Patagonia e della Terra del fuoco nell’Ottocento: la missione di Domenico Lovisato”. Il tutto nell’ambito dell’Anno Lovisatiano, proclamato quest’anno dall’Università di Cagliari per il centenario dalla morte dello scienziato di origine istriana ma sardo di adozione. Il calendario delle celebrazioni prevede altri due appuntamenti: martedì 13 dicembre, all’Università di Sassari  e venerdì 16 dicembre, per la manifestazione di chiusura, a Cagliari.

Gli scienziati italiani e l’esplorazione della Patagonia alla fine dell’Ottocento, con in mezzo la Sardegna: è questo il filo conduttore  della conferenza del professor Nonnoi. Il docente di Storia della scienza e delle tecniche all’Università di Cagliari, farà il punto sulle spedizioni scientifiche in Patagonia e Tierra del fuego compiute da un gruppo di scienziati italiani alla fine dell’Ottocento. «Con loro, in qualità di responsabile scientifico, c’era anche lo scienziato della terra Domenico Lovisato, uno dei più illustri professori del nostro ateneo. La partecipazione a questa impresa – spiega Giancarlo Nonnoi – valse a Lovisato notorietà scientifica nazionale e internazionale. Grazie agli studi sulle formazioni dei terreni patagonici e dell’arcipelago fuegino, nel 1883, ottenne la cattedra di professore ordinario all’Università di Cagliari».

Al comando dall’ufficiale della marina militare italiana Giacomo Bove, l’équipe italo-argentina salpò da Buenos Aires il 21 dicembre del 1881 a bordo della corvetta Cabo de Hornos, messa disposizione del governo argentino. Dopo aver perlustrato e studiato la foce del Rio Santa Cruz e la desolata Isla de los Estados, la delegazione di studiosi percorse lo Stretto di Magellano fino a Punta Arenas, per dirigersi poi, destreggiandosi in un dedalo di isole e canali, verso il Beagle Channel, scoperto appena trent’anni prima da Robert Fitzroy e Charles Darwin. Attraverso lo stretto passaggio tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico il gruppo italiano raggiunse l’allora minuscolo insediamento coloniale inglese di Ushuaia. Nonostante un forzato naufragio nei pressi di Bahia Sloggett i nostri scienziati non interruppero comunque la loro attività di ricerca e Lovisato in particolare, nel viaggio da sud a nord in direzione di Buenos Aires, esplorò i territori più settentrionali della Patagonia, come il Chubut, il Golfo Nuevo, la Penìsula Valdès e Puerto Madryn, fino alla sponda sinistra del Rio Negro.