20 November, 2024
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I presidenti della Giunta e del Consiglio regionale, Christian Solinas e Michele Pais, hanno rivolto gli auguri ai 13mila studenti sardi, che da oggi sono impegnati nell’esame di maturità.

«Per tutti dice il presidente della Giuntaquesto è uno dei momenti indimenticabili della vita, sempre ricordato ed evocato come una grande sfida. Per voi che sostenete l’esame in condizioni del tutto eccezionali e, speriamo, irripetibili, lo sarà forse ancora di più. Sarà il ricordo di una tappa fondamentale della vita accompagnata da una difficile esperienza. Ma voi, cari ragazzi avete già vinto la vostra sfida, insieme alle vostre famiglie, ai vostri amici, ai vostri cari. Siete il simbolo della Sardegna che riprende a vivere, a lavorare, a sperare. Questo esame di maturità accende una luce di speranza conclude il presidente Christian Solinas – . E a ciascuno di voi, insieme ai miei auguri affettuosi, rivolgo questo invito di Seneca: anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza.»

«Anche gli studenti sardi oggi affrontano un esame di maturità particolare, caratterizzato dalle rigidissime regole  imposte dall’emergenza sanitaria ha detto il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais -. Sono sicuro che i nostri ragazzi affronteranno la prova con sicurezza e competenza e concluderanno il ciclo di studi nelle scuole superiori con la consapevolezza che la vita futura che dovranno affrontare, nonostante le difficoltà, sarà impegnativa ma ricca di soddisfazioni.»

«La Sardegna per ripartire ha bisogno anche dell’entusiasmo e delle competenze dei giovaniha concluso Michele Pais -. Tutti insieme possiamo superare ogni difficoltà.»

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Le Segreterie di FILCTEM CGIL, FLAEI CISL, UILTEC UIL hanno deciso le prime azioni di mobilitazione contro la Regione che «dopo oltre 6 mesi non si preoccupa di una sua Azienda partecipata», la Sotacarbo.
«Sono passati più di 6 mesiaffermano Emanuele Madeddu, Mario Marras e Pierluigi Loi, rispettivamente Segretari della FILCTEM CGIL Sulcis, FLAEI CISL Sardegna e UILTEC UIL Sardegnada quando avevamo richiesto all’assessore al Bilancio Giuseppe Fasolino un incontro per affrontare la complessa situazione finanziaria e operativa di Sotacarbo. Nonostante i solleciti e contatti informali, nulla è stato fatto dalla Regione, che non si può certo nascondere dietro l’emergenza Covid-19 per giustificare la propria totale assenza.»
«Le preoccupazioni di lavoratrici e lavoratori oggi sono confermate dalla stessa Azienda, che evidenzia un bilancio in rosso e gravi problemi a ricevere le risorse necessarie a portare avanti i progetti di ricerca; quel tracollo che si paventava a inizio anno si sta pericolosamente avvicinando aggiungono i tre segretari sindacali -. Il tempo è scaduto e non vogliamo permettere che ulteriori attese provochino danni irreparabili a impresa e lavoratori. Per questo non lasceremo nulla di intentato per richiamare tutti alle proprie responsabilità, a partire dalla Regione Sardegna che come proprietaria di Sotacarbo deve immediatamente intervenire e chiarire le proprie determinazioni.»
«È arrivato il momento della mobilitazione che FILCTEM, FLAEI e UILTEC hanno dichiarato, dopo una partecipata assemblea dei dipendenticoncludono Emanuele Madeddu, Mario Marras e Pierluigi Loi -, inizieremo con un presidio davanti all’assessorato del Bilancio della RAS a Cagliari il prossimo 24 giugno, e se sarà necessario proseguiremo con altre e più forti iniziative: qualcuno nei palazzi regionali si dovrà svegliare, ascoltare questo grido d’allarme e trovare soluzioni immediate.»

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«Il disegno di legge approvato stasera in Consiglio regionale sulla rinegoziazione dei mutui e sulla possibilità che gli enti locali della Sardegna possano disporre delle economie dei programmi finanziati con risorse nazionali e comunitarie, costituisce un’ulteriore intervento complementare e sinergico a quelli già adottati per affrontare la crisi economica determinata dalla pandemia.»

Lo ha detto il presidente della Giunta regionale Christian Solinas a margine dell’approvazione della legge che autorizza la rinegoziazione dei mutui contratti dalla Regione e le misure straordinarie in materia di programmazione unitaria.

«L’occasione offerta dalla rinegoziazione dei mutui contratti con Cassa depositi e prestiti ci é apparsa da subito un grande opportunità che consentirà di risparmiare solo nel 2020 circa 26 milioni di euro che saliranno a 43 nel prossimo triennio. Il poter disporre di queste risorse in questo delicato momento permette di dedicare, nell’immediato, importanti somme per accompagnare la ripresa economica, ma anche di programmare quelle azioni necessarie alla Sardegna per i prossimi anni in considerazione del riverbero che l’emergenza Covid-19 produrrà nel nostro sistema economico e socialeha precisato l’assessore regionale della Programmazione, Giuseppe Fasolino -. Con questo provvedimento abbiamo voluto fornire un contributo ulteriore agli enti locali ampliando la norma del 2019 e e permettendo ai sindaci di utilizzare le economie sia della programmazione 2000-2006 sia di quella 2007-2013 sebbene il programma comunitario non sia ancora formalmente concluso.»


 

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I tre portavoce del Comitato Porto Solky, Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau, hanno inviato ieri pomeriggio una richiesta di convocazione degli Enti interessati al Piano Sulcis per la presentazione delle proposte di rimodulazione dei finanziamenti derivanti dalla bocciatura del progetto per la realizzazione del Nuovo Ponte di Sant’Antioco, riguardanti la viabilità del Sulcis e la pianificazione per il porto di Sant’Antioco.

«Il Comitato Porto Solky ha inviato le schede tecniche del CIREM per le proposte di rimodulazione dei 57,5 milioni di euro che saranno disponibili dalla mancata realizzazione del Nuovo Ponte. Si punta sugli investimenti nel Porto di Sant’Antioco, sulla viabilità di tutto il Sulcis: circonvallazione per Calasetta e riqualificazione di SS 126, SP 75 e SS 293 – si legge in una nota -. Martedì 9 giugno il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha inviato l’ennesima comunicazione che conferma l’irremovibile rigetto in merito alla realizzazione del Nuovo Ponte di Sant’Antioco e invita gli Enti a presentare nuovi progetti per la viabilità strategica del territorio. Tale informativa ribadisce per l’ennesima volta, a chi non si è ancora rassegnato all’evidenza, la sonora bocciatura del mega viadotto di 2 km dal costo di 57,5 milioni di euro.»

«Ricordiamo che questa vittoria che resterà alla storia è potuta avvenire grazie alla presa di posizione unanime dei Sindaci del Sulcis che, accettando l’invito del Comitato Porto Solky, recentemente avevano costituito il granitico fronte del NO, condividendo le Osservazioni Tecniche del Comitato che hanno dimostrato l’assoluta inutilità del progetto Anas in quanto privo di valenza strategica la ripresa socioeconomica del Sulcis Iglesiente aggiunge la nota del Comitato Porto Solky -. In assenza del fronte unico si sarebbe rischiato di sperperare 57,5 milioni di euro del Piano Sulcis in quanto l’Anas aveva chiesto l’applicazione degli articoli di legge per la quale, a fronte di un progetto strategico, l’opposizione del solo Comune di Sant’Antioco sarebbe stata inutile.»

«I Sindaci del Piano Sulcis, legittimati ad indirizzare i finanziamenti, hanno già deciso: si deve perseguire lo sviluppo della Nautica nel territorio e la riqualificazione della viabilità di tutto il Sulcis – concludono Rolando Marroccu, Alfonso Curridori e Daniele Garau -. D’altronde quei finanziamenti sono il frutto delle battaglie del 2012 che rivendicavano una nuova opportunità di ripresa socioeconomica della provincia più povera d’Italia.»

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C’è preoccupazione per la sorte del servizio di Diabetologia dell’ospedale Nostra Signora di Bonaria di San Gavino Monreale.
A lanciare l’allarme è il presidente della Fand del Medio Campidano Onlus, Mattia Orrù. Al centro del contendere è il presunto trasferimento del servizio al poliambulatorio di Sanluri.
Orrù sottolinea come, su questa vicenda, «l’Associazione abbia tentato più volte, invano, di avere un colloquio con i dirigenti Ats per comprendere meglio le scelte illogiche».
Lo scorso 5 febbraio è stata inviata una lettera, «senza avere mai risposta» rimarca Mattia Orrù, al presidente della Regione, Christian Solinas. «Noisi legge nella missivanon possiamo vivere con la paura di ammalarci o che i nostri cari si ammalino perché non ci si può curare, perché andare a chilometri di distanza non tutti lo possono fare. In questo triste periodo di crisi a livello lavorativo, ci sta mancando anche la salute purtroppo e non tutti possono permettersi di curarsi in altri ospedali o Asl lontani chilometri da casa e dall’ospedale in cui sono seguiti o ricoverati. Caro Presidente, io come portavoce di tutti gli altri pazienti e cittadini Campidanesi e non solo, le chiedo di portarsi una mano alla coscienza e darci una mano per trovare una soluzione interna alla struttura ospedaliera».
Una settimana più tardi viene anche chiesto un incontro sia al governatore che all’assessore della Sanità, Mario Nieddu. Richiesta ribadita anche il 18 maggio. «Oltre a queste richieste scritte – ha aggiunto Mattia Orrù – si è proceduto a richiedere telefonicamente un appuntamento anche telefonico con il dirigente della Asl Sanluri senza ricevere mai risposta. Poco dopo vengo contattato dalla segreteria del direttore della Assl di Sanluri con la promessa che in tempi brevi sarei stato ricevuto, ma ancora a oggi 12 giugno 2020 non sono stato ricontattato».
La richiesta è quella che il servizio resti a San Gavino Monreale. A questo proposito è nato anche, nei social, un comitato spontaneo di cittadini che hanno voluto esprimere il loro dissenso al trasferimento della diabetologia.
Una contrarietà che l’Associazione ribadì anche il 3 giugno nel corso in una riunione che si è tenuta a Lunamatrona alla quale hanno partecipato anche alcuni sindaci del territorio e i sindacati di appartenenza dei dipendenti dell’Ospedale.
«A fine riunione ha proseguito Mattia Orrùsi è presentato Gianni Lampis, assessore regionale dell’Ambiente, che ha assicurato che il servizio di Diabetologia sarebbe rimasto a San Gavino Monreale. Con questa rassicurazione sembrava tutto risolto, ma dopo alcuni giorni la notizia che il giorno 12 giugno 2020 sarebbe iniziato il trasferimento delle attrezzature dall’ospedale a Sanluri».
«Lo spostamento del servizio a Sanluriha concluso – non garantirebbe più nessuna di queste prestazioni che verrebbe persa, perdendo, dunque,  una qualità in termini di servizio generale offerto nei reparti (in particolar modo le mamme del servizio di ginecologia che eseguono la curva glicemica o i ricoverati in medicina).»
Un no al trasferimento che verrà ribadito nel corso di una manifestazione in programma lunedì 15 giugno, dalle 10.00, presso parcheggio dell’ospedale nelle aree adibite al mercatino rionale.

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Il consigliere regionale Roberto Li Gioi (M5S), vice presidente della commissione Trasporti, questa mattina ha preso parte all’assemblea dei lavoratori riuniti nel piazzale dell’aeroporto Costa Smeralda di Olbia.

«Finalmente si apre uno spiraglio per gli ex lavoratori di Air Italy: la ministra ai Trasporti Paola De Micheli ha ufficializzato la volontà del Governo di riformare il trasporto aereo ricomprendendo tutti i lavoratori del settore – dice Roberto Li Gioi -. Una notizia che, letta alla luce del Decreto Rilancio, rappresenta sicuramente un primo passo importante verso una possibile ricollocazione lavorativa dei dipendenti della compagnia in liquidazione all’interno della newco Alitalia in via di costituzione. Una segnale fondamentale emerso nel corso dell’incontro al MIT tra la ministra Paola De Micheli, la sottosegretaria allo Sviluppo economico Alessandra Todde, il ministero del Lavoro, la Regione Sardegna, la Regione Lombardia, i sindacati del trasporto aereo e i liquidatori di Air Italy.»

«In questa delicatissima fase in cui il ruolo delle Regioni Sardegna e Lombardia è determinante, ribadisco che il presidente Christian Solinas deve prendersi le sue responsabilità e garantire tutto il supporto necessario alla risoluzione di questa vertenza che coinvolge centinaia di famiglie sarde, di suoi concittadini Presidente, anche se residenti nel Nord Sardegna – aggiunge Roberto Li Gioi – . Lei oggi, durante l’incontro con la Ministra, ha esordito ribadendo quanto già affermato in Consiglio regionale martedì scorso, e ciò affermando che la questione Air Italy è di livello nazionale e non può essere messa in capo alla Regione. Siamo d’accordo sul fatto che il caso Air Italy sia di livello nazionale, ma la Regione Sardegna deve fare la sua parte e lei, Governatore, non può lavarsene le mani adducendo motivazioni pretestuose.»

«Soltanto al termine dell’incontro, infatti, sollecitato a dimostrare un impegno fattivo, oggi Christian Solinas ha dichiarato di essere disponibile a visionare il progetto complessivo. Questo, Presidente, è il minimo sindacale. Ed è paradossale che in questo momento in cui il Governo ha preso a cuore la vertenza Air Italy, proprio lei continui a manifestare un atteggiamento distaccato nei confronti di oltre 600 famiglie sarde. La ministra Paola De Micheli inoltre – conclude Roberto Li Gioi – ha assicurato la volontà del Governo affinché gli ammortizzatori sociali abbiano durata di dieci mesi. Per quanto riguarda i dettagli, invece, saranno oggetto di un tavolo tecnico convocato per la prossima settimana.»

 

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Nel corso della riunione ordinaria della Conferenza Episcopale Sarda tenutasi martedì 9 giugno a Donigala Fenughedu, il presidente monsignor Antonello Mura ha introdotto i lavori soffermandosi sull’evento del 2 giugno, che ha visto tutti i vescovi della Sardegna radunati per una solenne concelebrazione nella Basilica di Bonaria a Cagliari. Ai piedi della Patrona Massima della Sardegna i presuli hanno voluto raccogliersi in preghiera in questo passaggio tra la fase più acuta dell’emergenza da Covid-19 e la lenta e graduale ripresa delle attività produttive, sociali e liturgico-pastorali della Chiesa.

Alla presenza del presidente della Regione Christian Solinas, del presidente del Consiglio regionale Michele Pais, del prefetto e del sindaco di Cagliari i vescovi hanno lanciato un messaggio di speranza e di incoraggiamento a tutto il popolo sardo, ponendosi al fianco di tutte le Istituzioni pubbliche e dell’intero corpo sociale nell’individuare e promuovere tutti i percorsi necessari ad un rapido superamento della grave emergenza economica e produttiva provocata da quella sanitaria. Nel loro messaggio i vescovi hanno affermato: «Mentre ci difendiamo giustamente dal “virus” che lavora per la morte, siamo però chiamati a sviluppare idee e progetti per un altro “virus”, quello per la vita. Appare necessario che la politica, l’economia, la sanità, la giustizia e la cultura si mettano in gioco, preparando una terapia adatta, che consenta al nostro popolo un respiro ampio e rigenerante». «L’evento di Bonariaha detto fra l’altro monsignor Antonello Muraha avuto ampio risalto e una positiva valutazione sul piano regionale. Ha raggiunto lo scopo di suscitare riflessione e, nello stesso tempo, offrire incoraggiamento alla nostra gente, con particolare apprezzamento per l’accenno alle scuole paritarie, all’ambito del turismo e a quello non meno importante della dimensione educativa del mondo dei ragazzi.»

Nella riunione dei Vescovi ampio spazio è stato dato a due temi. Quello del seminario regionale, anche in seguito alla visita nel marzo scorso del Visitatore Apostolico programmata dalla Congregazione per il Clero ogni cinque anni. La riflessione ha affrontato in particolare la costituzione dell’équipe educativa a partire dal 2021, vista la scadenza di quella attuale alla fine del prossimo anno seminaristico, insieme alla necessaria predisposizione di idonei percorsi di preparazione dei suoi componenti. I Vescovi non hanno mancato di sottolineare il proprio apprezzamento per il lodevole servizio sempre svolto dal Rettore e dai suoi collaboratori.

L’altro tema ha riguardato alcune considerazioni su una prima bozza della preannunciata Nota pastorale regionale sull’Esortazione di Papa Francesco “Amoris laetitia”, nata in seguito al confronto con la Commissione presbiterale regionale e con i Consigli presbiterali diocesani, nell’ambito del sostegno alla pastorale alla famiglia e alle coppie di sposi, con particolare attenzione a quelle che vivono situazioni di fragilità. Nei prossimi mesi la riflessione proseguirà, prevedendo di pubblicarla il prossimo anno, in occasione del 5° anniversario dell’Esortazione Apostolica.

Nel corso della riunione, l’attuale segretario della CES, mons. Sebastiano Sanguinetti ha confermato la sua volontà di rimettere il mandato dopo 8 anni di servizio. La Conferenza, nel prenderne atto, ha espresso per mons. Sebastiano Sanguinetti parole di apprezzamento e di gratitudine per il lavoro svolto con dedizione e accuratezza e ha quindi provveduto ad eleggere, a norma di regolamento, il nuovo segretario. È risultato eletto monsignor Corrado Melis, vescovo di Ozieri.

Da ultimo, la Conferenza ha redatto il calendario delle proprie attività per il prossimo anno pastorale. Questi gli appuntamenti:

2-4 settembre 2020: “Tre giorni” di fraternità episcopale in Ogliastra;

5 ottobre 2020: inaugurazione anno accademico della Facoltà Teologica della Sardegna a Cagliari;

6 ottobre 2020: riunione ordinaria della CES a Cagliari;

16-19 novembre 2020: Assemblea generale della CEI a Roma;

1-2 dicembre 2020: riunione ordinaria della CES a Donigala Fenughedu;

22-25 febbraio 2021: Esercizi spirituali della CES;

26 febbraio 2021: riunione ordinaria della CES;

12-13 aprile 2021: riunione ordinaria della CES;

22 giugno 2021: incontro straordinario con gli incaricati regionali dei vari ambiti pastorali.

Al termine della riunione la Conferenza ha incontrato Padre Giovanni Petrelli, direttore del Centro “Il Gabbiano” di Oristano, al quale, dopo averne ascoltato una breve relazione sulle attività del centro diurno per persone diversamente abili, ha consegnato la somma di € 30.000,00, quale gesto di solidarietà delle 10 diocesi sarde, come preannunciato durante la celebrazione del 2 giugno a Bonaria: servirà per predisporre la riapertura del Centro, chiuso nei mesi dell’emergenza da Coronavirus, e dotarlo di tutti i presidi e dispositivi sanitari imposti dalle attuali norme anti-Covid-19.

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Si riaccende la protesta dei dipendenti della Casa Famiglia “Perd’e Fogu” di Fluminimaggiore, dopo il prolungamento dei ritardi nell’apertura del centro, che accoglie pazienti sofferenti di disagio psichico. La struttura, fortemente voluta dagli abitanti della cittadina dell’Iglesiente, rimane ancora chiusa, lasciando a casa 13 persone, tra educatori, operatori socio sanitari e volontari. I pazienti, provenienti dal bacino del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano, sono stati distribuiti in istituti privati o affidati alle cure dei familiari. Ma la situazione, che nonostante le tante promesse, ancora non si è sbloccata, sta diventando sempre più insostenibile, soprattutto per i dipendenti, che provengono non solo da Fluminimaggiore ma anche da Carbonia e Iglesias.
«Noi chiediamo di riavere il nostro posto di lavoro esordisce Maria Giuseppina Lampis, educatrice professionaleperché abbiamo lavorato qua per 12 anni e vantiamo quindi un’esperienza importante. Non vogliamo essere pagati per stare a casa.»
Ombretta Casula, anche lei dipendente della casa famiglia, pone invece l’accento sulle promesse non mantenute. «Inizialmente, le garanzie le avevamo, perché c’era stato promesso che, al termine dei restauri, avremmo ripreso il nostro posto di lavoro. Si parlava di un mese e mezzo, massimo due mesi. È passato un anno e mezzo e noi siamo ancora a casa. E la Naspi, la nostra cassa integrazione, sta terminando.»
Aldo Tupante ci regala un breve cenno storico sulle origini dell’istituto: «La struttura è stata aperta nel 2002 come centro diurno. Nel territorio non ci sono altri centri residenziali simili. Sono stati chiusi, quindi i pazienti psichiatrici sono abbandonati a se stessi, alle famiglie o rinchiusi in altri tipi di strutture».
Vittime di questa situazione non sono solo dipendenti e pazienti ma anche gli stessi familiari di questi ultimi, sui quali ricadono costi e cure dei degenti. Giuseppe Todde fa parte dell’associazione di volontariato “Muntangia”, che rappresenta i parenti dei disabili mentali ospitati all’interno della casa famiglia.
«La nostra associazione nasce per offrire un sostegno ai sofferenti psichici e alle loro famiglie. In tanti abbiamo creduto a questo progetto. La struttura c’è. Non può esistere che i pazienti di Flumini vengano mandati a Nuxis, con costi esorbitanti. Ciò crea un disagio anche per i parenti che devono andare a trovarli. Viviamo in una zona svantaggiata.»
I sindacati sostengono la causa della riapertura. Roberto Fallo, della CISL: «Noi siamo qua perché su questa vertenza ci siamo spesi in prima persona. Abbiamo accettato la chiusura momentanea, e ribadisco momentanea, perché l’edificio necessitava di urgenti lavori di messa in sicurezza. Con l’impegno di riaprirlo immediatamente, una volta terminata la ristrutturazione. Abbiamo avuto la sfortuna che i lavori siano finiti a cavallo tra un’amministrazione regionale e l’altra. Dopodiché ci siamo trovati di fronte al deserto. Tante promesse ma a tutt’oggi la struttura rimane chiusa. Noi siamo disposti anche a mobilitarci e a mettere le tende sotto la regione, se questo dovesse essere necessario».
Giovanni Zedde, della Funzione pubblica CGIL, focalizza l’attenzione sui danni arrecati alle persone. «Il territorio rimane isolato e i pazienti si trovano nella situazione di non ricevere la giusta assistenza. Noi avevamo fatto un accordo, che prevedeva una sospensione del servizio e una riapertura immediata. I dipendenti sarebbero stati riassunti dalla cooperativa. I vecchi amministratori hanno fatto in tempo ad andare via senza fare assolutamente niente. Questi nuovi amministratori sfuggono. Non è possibile che se un’amministrazione cambia gli impegni presi non vengano più rispettati. Non siamo più disposti ad accettare che dei pazienti vengano trasferiti in strutture private quando abbiamo una struttura pubblica di eccellenza che deve funzionare.»
Anche il sindaco, Marco Corrias, si schiera dalla parte di pazienti e lavoratori e chiede che venga rispettata la parola data. «Questa struttura funzionava perfettamente. Accoglieva oltre 8 ospiti con patologie psichiche, che in questo paese si trovavano benissimo. Improvvisamente si sono ritrovati ad essere deportati, letteralmente. Tutto questo accadeva nel dicembre del 2018. Abbiamo protestato, ci siamo opposti con tutte le nostre forze e finalmente, a Cagliari, hanno firmato una lettera in cui ci garantivano che, nel giro di pochi mesi, terminati i lavori di ristrutturazione, avrebbero riaperto. Hanno mancato alla parola data e gli amministratori che sono arrivati dopo continuano a farlo. Questa struttura è costata allo stato 50mila euro ed oltre. Hanno fatto le ristrutturazioni e l’hanno lasciata abbandonata, mandando a casa 13 operatori, a cui sta per scadere la cassa integrazione. Noi chiediamo all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, al presidente Christian Solinas, ma soprattutto al commissario dell’ATS Giorgio Steri, che intervengano e facciano riaprire il centro. Non molleremo fino a quando la parola data non verrà confermata con i fatti.»
Federica Selis

 

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Oltre 3,2 milioni di mascherine monouso sono state distribuite dalla Regione ai 377 Comuni sardi: due per ogni abitante, complessivamente ‪3.255.200 dispostivi. La distribuzione è stata coordinata dal Centro logistico della Protezione civile allestito nell’area fieristica di Cagliari, in collaborazione con le associazioni di volontariato e l’agenzia regionale Forestas.

«Un impegno straordinario dell’intera macchina regionale ha sottolineato il presidente Christian Solinascon il prezioso supporto delle associazioni di volontariato, al quale va il ringraziamento mio e della Giunta.»

Alle parole di apprezzamento del Presidente, si sono aggiunte quelle dell’assessore della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, che ha la delega alla Protezione civile, «per l’operato svolto in questo periodo emergenziale nell’interesse primario di tutela della salute pubblica – ha scritto in una lettera inviata ai Sindaci -. Il Dpcm del 26 aprile ha disposto l’obbligo di indossare le mascherine negli spazi chiusi o in quelli all’aperto in cui non è possibile mantenere il distanziamento fisico e le mascherine ‘monouso’, consegnate dalla Protezione civile nazionale, rappresentano una misura preventiva per ridurre la diffusione del virus e mettere in sicurezza gli altri e se stessi».

«Abbiamo ritenuto di metterle a disposizione di ciascun Comune, affinché siano distribuite ai cittadini e ai servizi essenziali pubblici e privati, al fine di favorirne l’utilizzo da parte degli operatori e dei fruitori dei servizi», ha concluso l’assessore Lampis.

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Un protocollo per la gestione dei casi sospetti di Coronavirus nelle strutture ricettive della Sardegna. A chiederlo è la consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle, Desirè Manca, che insieme ai colleghi Roberto Li Gioi, Michele Ciusa, Alessandro Solinas ha presentato una mozione al presidente della Regione, Christian Solinas, e all’assessore della Sanità, Mario Nieddu.

«Anziché ottenere rassicurazioni da parte della Regione, gli albergatori continuano ad essere estremamente preoccupati per la mancanza di protocolli regionali specifici che consentano loro di gestire eventuali casi sospetti di Coronavirus e di proseguire nel contempo l’attività in totale sicurezza. Per questo ha dichiarato la capogruppo pentastellataè urgente che le indicazioni fornite dall’OMS in ambito internazionale e da Confindustria Alberghi, Federalberghi ed AssoHotel su quello nazionale, vengano recepite e adattate al contesto regionale e alle peculiari caratteristiche del comparto turistico- alberghiero sardo, già gravemente danneggiato dai limiti di circolazione imposti dall’emergenza Covid e dalle misure organizzative a cui è subordinata la ripartenza.»

A suo modo di vedere «è fondamentale che gli albergatori conoscano le procedure da seguire per segnalare al servizio sanitario regionale la presenza di una persona con sintomi da Covid all’interno dell’hotel, come comportarsi in attesa dell’intervento del servizio sanitario, quali protocolli seguire per sanificare ed igienizzare i locali e soprattutto quali misure adottare nei confronti delle persone che sono venute a contatto con la persona eventualmente affetta dal virus».

«Le conseguenze di una falla nelle procedure di sicurezza potrebbe – conclude Desirè Manca compromettere ulteriormente e definitivamente la ripartenza delle strutture ricettive della Sardegna. Auspico che il presidente Christian Solinas si attivi con urgenza affinché d’intesa con i rappresentanti del settore si possa redigere un documento valido che tuteli gli imprenditori del settore e tutti i turisti che sceglieranno la Sardegna come meta sicura. Non c’è tempo da perdere, la Regione si attivi per evitare il verificarsi di situazioni ad alto rischio.»

Antonio Caria