20 November, 2024
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«Il presidente Christian Solinas e l’assessore Mario Nieddu riferiscano all’aula se sia stata verificata la possibilità annunciata dal presidente della commissione Sanità, Domenico Gallus, agli specializzandi biologi durante la loro audizione, di utilizzare i fondi POR Sardegna FSE 2014/2020 per finanziare le borse di studio per la frequenza delle scuole di specializzazione in discipline non mediche di area sanitaria, delle Università degli studi di Cagliari e Sassari, in riferimento a tutti gli anni accademici per ciascun indirizzo di corso.»

Lo chiede con un’interrogazione la segretaria del Consiglio regionale Carla Cuccu (M5S), in merito alla discriminazione degli specializzandi non medici di area sanitaria dall’assegnazione di una borsa di studio, che meritano la stessa attenzione e diritti normativi degli specializzandi delle Scuole di medicina.

Con L.R. del 6 marzo 2020, n. 6, è stata autorizzata per l’anno 2020 la spesa di euro 5.000.000 al fine di garantire ai professionisti sanitari di area medica l’accesso ad adeguati percorsi di formazione.

«Si sottolinea a tal proposito osserva Carla Cuccu che è risaputo l’impegno dell’attività delle Scuole di specializzazione e che il contratto di formazione specialistica per tale motivo è obbligatorio per legge, nonostante gli specializzandi medici non siano considerati normativamente “lavoratori dipendenti”, bensì specializzandi in formazione.»

«I sacrifici ed impegno prestati dagli specializzandi di area sanitaria non sono certamente meno importanti di quelli dei medici specializzandi e, non essendo anch’essi considerati né precari, né lavoratori, non hanno ricevuto nemmeno alcun sostegno economico rientrante nelle misure regionali previste per le difficoltà economiche causate dal Covid-19conclude Carla Cuccu -. Eppure i biologi, ad esempio, hanno svolto un ruolo essenziale nella lotta a questa pandemia, considerata la loro preziosa attività nei laboratori di analisi e diagnostica e gli onori ricevuti per essere stati protagonisti del primo isolamento del Coronavirus in Italia.»

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«La Regione si avvale da oggi, e per la prima volta, di un importante strumento tecnico che nel breve periodo permette di definire con RFI il miglior utilizzo della capacità attuale della rete ferroviaria sarda e nel contempo disegna il modello dei servizi futuri consentendo di programmare nel medio e lungo periodo gli interventi di sviluppo e potenziamento delle infrastrutture ferroviarie nell’Isola.»

Lo afferma il presidente della Regione Christian Solinas a margine della firma dell’Accordo Quadro tra Regione Sardegna e Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane).

Nel documento vengono individuati differenti scenari dei servizi che sono in relazione agli investimenti già in corso sulla rete regionale, nonché ad ulteriori nuovi interventi da realizzare con l’obiettivo di garantire “l’impegno di capacità” oggetto dell’accordo.

L’impegno sottoscritto riveste una particolare rilevanza anche perché consente a RFI di individuare i fabbisogni da destinare, nell’ambito della sottoscrizione dei Contratti di Programma col ministero dei Trasporti, delle risorse specifiche che interessano la realizzazione delle infrastrutture e dei servizi per la Sardegna.

«Stiamo realizzando gli impegni di dotare la Sardegna di una rete efficiente e moderna di trasporto su rotaia, nonché di potenziare i servizi per rendere competitivo il nostro sistema di trasporti», sottolinea l’assessore dei Trasporti Giorgio Todde.

In particolare, nello “scenario di regime”, è prevista una sostanziale rivisitazione del modello di esercizio attuale che consente di garantire la velocizzazione dei servizi lungo la dorsale Cagliari-Olbia/Sassari, con tempo di percorrenza obiettivo a regime tra Oristano e Chilivani pari a 57 minuti, l’incremento della frequenza dei servizi da/per l’Iglesiente, con obiettivo di cadenzamento a 30 minuti lungo il tragitto Cagliari-Iglesias/Carbonia, il miglioramento delle condizioni di accessibilità nelle stazioni. Inoltre, viene previsto l’incremento dei livelli di integrazione sia con la rete regionale esistente nonché con altre modalità di trasporto.

A tal fine, tra i nuovi investimenti da avviare, in relazione ai servizi da sviluppare a regime, sono previsti, tra gli altri, il raddoppio della linea Villamassargia-Decimomannu, il potenziamento delle infrastrutture tra San Gavino Monreale e Ozieri/Chilivani, l’upgrading di tutta la rete ai più recenti e innovativi sistemi tecnologici, la realizzazione del collegamento tra Aeroporto di Olbia ed Olbia città e la nuova fermata di interscambio/scambio tra la linea regionale Sassari-Alghero e la linea Chilivani-Sassari-Porto Torres. L’Accordo Quadro, avrà una durata di cinque anni, prevedendo un incremento del volume dei servizi fino al 15 per cento nello scenario di regime a cui è riferito.

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«Gli accordi di partenariato che saranno formulati nell’ambito della politica di coesione 2021-2027 devono prevedere risposte proporzionate con le quali compensare gli svantaggi connessi alla condizione di insularità. Per questo obiettivo, Sardegna, Corsica, Baleari e Gozo avanzano da oggi richieste unitarie che tengono conto delle reali necessità dei territori insulari.»

Lo afferma il presidente della Regione Christian Solinas, che ha sottoscritto un documento insieme ai rappresentanti delle altre isole, proseguendo in questo modo un percorso unitario già avviato lo scorso anno: una piattaforma di cooperazione per strutturare iniziative comuni incentrate su problematiche, interessi e sfide comuni di vitale importanza per i territori insulari.

«Le Isoleprecisa il presidente della Regione chiedono all’UE di integrare la dimensione insulare nelle politiche comunitarie, conformemente agli artt. 174 e 175 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, dove è indicato che l’Unione mira a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni con un’attenzione particolare rivolta alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali quali le regioni insulari.»

Nel documento sottoscritto, le quattro Isole Mediterranee si presentano alla Commissione europea con un’unica voce, chiedendo un trattamento specifico per i territori insulari nella politica di coesione europea.

«È necessariosostiene Christian Solinasadottare una prospettiva di programmazione su misura che includa realmente priorità specifiche proprie delle realtà insulari. Sono necessarie ulteriori misure politiche rivolte alle isole per affrontare le sfide territoriali, tra cui un regime di aiuti di Stato più flessibile per far fronte alle sfide più urgenti come trasporti, connettività digitale, reti energetiche, gestione delle risorse naturali.»

Altro capitolo decisivo è quello delle misure compensative legate alla discontinuità territoriale, in particolare su trasporti, infrastrutture materiali ed immateriali, regimi fiscali derogatori.

«È sempre più evidenteconclude il presidente Christian Solinas la necessità di proporre e sviluppare nuovi approcci politici che aiutino l’Unione europea a gestire l’insularità in modo più efficiente ed efficace rispetto al passato, e questo ci attendiamo si realizzi anche con l’introduzione di una clausola di insularità nella politica di coesione 2021-2027 attraverso adeguate misure compensative.»

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Il DPCM del 26 aprile 2020 ha permesso a molte attività di riprendere il lavoro e la produzione. Il presidente della Regione Christian Solinas ha aggiunto, inoltre, ulteriori possibilità di riapertura. Tra i commercianti, in particolare tra i settori produttivi che, secondo la nuova ordinanza, hanno potuto riprendere a lavorare, c’è ancora molta incertezza per quanto riguarda il prossimo futuro, con gli aiuti e le agevolazioni dello Stato che stentano ad arrivare.
I due mesi di lockdown sono stati deleteri, per settori che già prima della chiusura erano in sofferenza, ma anche per quelli che, al contrario, riportavano dei buoni riscontri di mercato. Come ci racconta Bruno Pintus, ambulante del settore caseario di Carbonia, che da anni gestisce il proprio banco nei mercati ambulanti di diversi paesi e da sempre partecipa a fiere ed eventi gastronomici: «Proviamo a ripartire. È stata una perdita incredibile. Abbiamo perso tutte le sagre, compresa Sant’Efisio. Nel mio mestiere non è possibile poi recuperare». Le spese di produzione non si sono fermate, così come i pagamenti, che continuano ad arrivare. «Io compro il latte e mi faccio fare il formaggioprosegue Bruno Pintus -. Ho delle consegne che non ho potuto ancora ritirare». Nel frattempo sono arrivate le bollette e i contributi da pagare. «È come se stessi ricominciando tutto daccapo.»
Un leggero ottimismo si legge nelle parole di Maria Giovanna Locci, produttrice agricola di Tratalias, che, tra le altre, gestisce da anni, assieme alla madre, un banco di vendita al mercatino settimanale di Sant’Antioco, così come in altri paesi del Sulcis: «E’ un periodaccio. Noi produttori non sapevamo più come fare con la merce che continuava ad accumularsi. Ci siamo arrangiati con le consegne a domicilio tra i nostri concittadini, riuscendo ad utilizzare anche i canali social. Ma nonostante questo la merce era sempre in eccesso. Ogni grossista ha i suoi fornitori e non sempre accettano nuovi produttori». Con un occhio alle spese, per la produzione e il mantenimento delle colture, che non sono mai diminuite. «Questo di Sant’Antioco è il nostro primo mercatino, dopo la riapertura dovuta al lockdown continua Maria Giovanna Locci -. Gli altri Comuni non hanno ancora sbloccato.» Ma importante è anche un altro fattore, forse non secondario e che in questi due mesi di isolamento è venuto fortemente a mancare. Maria Giovanna ci tiene a sottolinearlo: «Mancava il rapporto coi clienti e anche svegliarci presto la mattina».
Un altro settore in forte sofferenza è quello florovivaistico. Nella serra di Marcello Canè e Sabrina Martis, di Sant’Antioco, ci accolgono i colori delle piante in fiore. Anche loro riaprono dopo due mesi di chiusura forzata. Tuttavia, il loro settore merceologico resta ancora escluso dalla vendita ambulante. «Da anni ho uno spazio assegnato al mercatino settimanaleracconta Marcelloma ancora non mi è permesso esporre.» Nel paese lagunare il cimitero ha riaperto i cancelli in anticipo, rispetto ai Comuni limitrofi, e alcuni ambulanti, titolari di un box, hanno potuto riaprire la loro attività di vendita. Per Marcello Canè questo non è stato possibile, come spiega lui stesso: «Avendo lo stallo al mercatino non posso averlo in cimitero e, viceversa, chi lo ha in cimitero non può vendere al mercatino». Insomma, questa riapertura arriva sì, ma solo in parte. Per Marcello e Sabrina è il momento di riaccendere la speranza e guardare di nuovo al futuro: «Non abbiamo più avuto introiti negli ultimi due mesi e non è che le cose  in precedenza andassero megliospiega Sabrina Martis -. La vendita di fiori nei supermercati aveva già drasticamente ridotto le nostre entrate. Quindi questa chiusura forzata ci ha ulteriormente danneggiati». Tuttavia, Marcello e Sabrina affrontano il nuovo momento con fiducia e coraggio, servendosi anche dell’aiuto dei social: «Riapriamo e ci siamo organizzati sia per la vendita direttamente in serra che per la consegna a domicilio».
Diverso è il discorso dei bar. Sono pochi quelli che tentano la riapertura. Ci sono da valutare i costi ed i consumi. «Siamo aperti in pochi – spiega Veronica Costeri, milanese d’origine ma da anni residente in Sardegna, titolare, insieme alla sua famiglia, di un bar nella strada principale di Sant’Antioco -. Questi mesi sono stati lunghi. Noi abbiamo deciso di riaprire perché le spese per il mantenimento delle macchine ci sono comunque. I frigoriferi sono sempre funzionanti e anche la macchina per il caffè è nuova e deve restare accesa lo stesso. Insomma, aperti o chiusi le spese sono uguali. Quindi, alla fine, abbiamo scelto di aprire e almeno far entrare qualche introito.» Tuttavia, il nuovo decreto vieta la fruizione al banco o all’interno del locale. L’accesso è consentito ad un solo avventore per volta. Il consumatore ordina ed esce con l’ordinazione in mano. La consumazione non è permessa nei pressi del locale. Spiega ancora Veronica Costeri: «L’asporto per noi non è una novità, l’abbiamo sempre fatto. Riusciamo a lavorare principalmente con la caffetteria: caffè, cappuccino e cornetto. Però, se qualcuno desidera qualche altro tipo di ordinazione, cerchiamo comunque di soddisfarlo». Per il momento non è ancora possibile riprendere a lavorare i dipendenti. «Avevamo diversi ragazzi che lavoravano con noi. Con la situazione attuale non è possibile riprenderli. Purtroppo, è un problema di cassa integrazione che non arriva.» «Prima della chiusura forzata racconta ancora Veronicasi lavorava molto bene.» Adesso si aspetta una nuova normalizzazione delle cose. «Però meglio che ci abbiano fatto riaprire a maggio che non dover aspettare ancora a giugno.»
Intanto, durante il mercatino settimanale di Sant’Antioco e, nonostante fossero presenti solo gli ambulanti di alimentari, l’affluenza di cittadini è stata notevole. Cospicua e costante è stata anche la presenza degli organi di controllo: Polizia Municipale, Protezione Civile, Barracelli e Associazione Nazionale Carabinieri, che hanno vigilato affinché le norme di sicurezza e il divieto di assembramento venissero rispettati.
Tanti i cittadini entusiasti di questa nuova apertura. Dalla settimana prossima si prevede un ulteriore ampliamento, con la concessione degli spazi anche agli ambulanti del settore abbigliamento.

Federica Selis

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Al via la realizzazione delle opere incompiute nel Sulcis Iglesiente. Si tratta di infrastrutture bloccate, opere che sarebbero già dovute essere al servizio dei cittadini ma slittate nel tempo fino a risultare negli elenchi delle incomplete, e che ora i Comuni potranno realizzare in chiave di ammodernamento dei territori. Agli interventi sui porti e all’intensa attività sulle due arterie principali (manutenzioni delle Strade Statali 130 e 126) si aggiungono ora una serie di interventi finanziati nei territori comunali per infrastrutture di diretto godimento dei cittadini come parcheggi, palestre, aree di snodo. 

«Lo sviluppo e la rinascita in chiave moderna del Sulcis non possono prescindere da un sistema infrastrutturale efficiente spiega il presidente Christian Solinas -. Oggi interveniamo in un’area dalle potenzialità enormi dando una riposta concreta alle Amministrazioni locali che chiedono sostegno e attenzione, con l’obiettivo di incidere sul tessuto produttivo, accompagnare la ripresa del post-Covid e arginare fenomeni quali spopolamento e denatalità.»

Ammontano a 1.805.000 le risorse stanziate in favore delle Amministrazioni attraverso la rimodulazione dei fondi del Piano regionale delle Infrastrutture di recente approvazione da parte della Giunta regionale, che vanno ad aggiungersi ai fondi già messi a disposizione dei territori a settembre (2.325.000). L’importo complessivo delle opere finanziate nel Sulcis attraverso i fondi derivanti dal Mutuo regionale (prima e seconda rimodulazione), che grazie all’impulso della Regione verranno portare a completa realizzazione, è quindi complessivamente pari a oltre 4 milioni di euro.

«Abbiamo scelto di essere vicini ai territori. Siamo impegnati in una intensa attività di rilancio del sistema economico delle diverse aree della Sardegna con finanziamenti anche di piccola entità che però rappresentano una boccata d’ossigeno per i Sindacispiega l’assessore dei Lavori pubblici, Roberto Frongia -. Il Sulcis, a cui anche con le recenti misure stiamo dando particolare attenzione, ha urgente necessità di un sistema di infrastrutture che renda possibile lo sviluppo e la crescita economica. È solo partendo da questo presupposto che può cominciare la fase 2 dell’Iglesiente. E sempre nell’ottica della realizzazione delle opere incompiute, in questo caso di carattere portualeconclude Roderto Frongia – sono stati destinati a Sant’Antioco, Calasetta e Carloforte 22 milioni per interventi di riqualificazione delle infrastrutture, somma già stanziata in passato che però necessitava di una riprogrammazione”.

Tra gli interventi freschi di approvazione figura la realizzazione della palestra comunale polivalente di Narcao (1.200.000); la realizzazione a Piscinas di un parcheggio in prossimità della via Regina Margherita (350.000); la realizzazione di una rotatoria a Carbonia all’intersezione di via Costituente e via Balilla (350.000 euro); il completamento e potenziamento della dotazione di servizi del centro storico di Iglesias con la realizzazione del parcheggio via Trexenta, le cui risorse (446.000 euro) vanno ad aggiungersi ai fondi già stanziati qualche mese fa per il completamento del parcheggio “Sant’Antonio” (1.575.000).

Accelerazione delle opere anche nei comuni di San Giovanni Suergiu, già interessato a settembre da un finanziamento di 250.000 euro per il completamento parcheggio area ex Serafini, e di Portoscuso a cui erano già stati destinati 500.000 euro per il completamento e la messa in sicurezza dell’intera area dell’ex sede dell’Istituto Tecnico Industriale “Giorgio Asproni”.

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I tirocini non si configurano come rapporti di lavoro e le Regioni sono intervenute per sospenderli nel rispetto dei vari D.P.C.M.

«È necessario mobilitarsi subito per tutelare i tirocinanti, categoria fondamentale per la nostra collettività e importante risorsa per il futuro della nostra economia e della nostra regionedichiara Maria Laura Orrù -. Non dimentichiamo che i tirocinanti rappresentano una larga fetta di popolazione e sono molto importanti per il funzionamento delle aziende pubbliche e private.»

«Siamo convinti che nessuno debba restare indietro e che le categorie più fragili e meno tutelate meritino la massima attenzione da parte delle istituzioni», aggiunge Laura Caddeo.

I Progressisti hanno presentato una mozione nella quale chiedono al presidente della Regione, Christian Solinas, e all’assessore del Lavoro Alessandra Zedda, di investire risorse economiche per dare un supporto concreto ai tirocinanti.

«Chiediamo al presidente Christian Solinas quando intenda riprendere i tirocini sospesi, nel rispetto delle misure organizzative di prevenzione e di protezione individuale. È importantissimo sostenere i tirocinanti in questo momento di grande difficoltà, non possiamo permetterci di abbandonare la forza lavoro del futuro», conclude Maria Laura Orrù.

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Il presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ha diffuso stamane un comunicato stampa contenente alcune osservazioni dell’ordinanza approvata nella tarda serata di ieri dal presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Christian Solinas, sull’avvio della “Fase 2”. Di seguito il testo integrale.

«Anci Sardegna ringrazia il presidente della Regione Solinas per la fiducia – nonostante il mancato confronto preliminare sul testo e consideriamo la questione un grave sgrammaticatura istituzionale poiché si di agisce su competenze dirette dei comuni – che ripone nei sindaci sardi: la vera infrastruttura democratica di questa Regione.

Noi tutti, a partire dall’11 maggio, siamo pronti a far ripartire, in sicurezza, parrucchieri, barbieri, tatuatori ed estetisti e certamente (se consultati) avremmo proposto anche un piano sostenibile, nei modi e nei tempi, per la riapertura dei bar, dei ristoranti o delle attività del settore turistico con codici di comportamento e di sicurezza davvero innovativi.

Tuttavia da un’attenta lettura delle norme il potere ordinatorio sull’epidemia da Covid-19 non è in capo ai sindaci almeno secondo quanto prevista dall’articolo 3 comma 2 del decreto legge 19 del 25 marzo 2020 che qui riportiamo: “I Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza in contrasto con le misure statali, ne’ eccedendo i limiti di oggetto
cui al comma 1”.

Tale previsione normativa rischia di scontrarsi, tuttavia, con l’articolo 5 comma 2 dello stesso DL 19 che escluderebbe le Regioni a Statuto Speciale dall’applicazione di parte del decreto legge.

Anci Sardegna chiede se il potere di ordinanza limitato dalla norma si applichi anche ai comuni sardi, secondo l’orientamento interpretativo prevalente, in quanto di diretta derivazione dal D.lgs 267/2000 ex art. 50.

Si chiede pertanto un chiarimento netto sul punto da parte della Regione Sardegna e del ministero degli Interni per il tramite dei Prefetti.

Da qui all’11 maggio c’è ancora tempo e la Regione Sardegna deve sciogliere, in maniera incontrovertibile, il nodo interpretativo.

Anci Sardegna è sempre disponibile alla leale collaborazione, ma anche rispettosamente ossequiosa delle norme e pertanto chiede al presidente Solinas di sciogliere il nodo interpretativo fra la coesistenza fra l’articolo 3 comma 2 e l’articolo 5 comma 2 del decreto legge 19/2020 ovvero di valutare la modifica degli articoli 13 e 22 dell’Ordinanza n. 20 del 2 maggio 2020 assumendo su di sé l’onere della riapertura delle attività economiche anche per non generare decisioni a macchia di leopardo che ingegnerebbero problematiche non facilmente gestibili fa comune e comune.

Si specifica, a favore dei cittadini e degli operatori economici coinvolti, che i comuni sardi vogliono una rapida definizione della procedura che li vedrebbe ritornare al lavoro in sicurezza per produrre reddito e dare il giusto sostentamento alle loro famiglie e non hanno timore, rispettando le leggi, di assumersi le proprie responsabilità così come chiedono agli altri attori istituzionali di fare altrettanto.

Purtroppo, e non per responsabilità dei sindaci sardi, siamo costretti a fare le nostre annotazioni a posteriori non essendo stati consultati preliminarmente all’adozione dell’ordinanza da parte della Regione.

Altre considerazioni più compiute saranno svolte già domani dopo un’ulteriore, attenta e meditata valutazione del testo.»

Emiliano Deiana

Presidente di Anci Sardegna

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In merito alle dichiarazioni del presidente della Regione Autonoma della Sardegna, on. Christian Solinas, il presidente della Conferenza Episcopale Sarda, mons. Antonello Mura, afferma quanto segue: «I Vescovi sardi pur apprezzando l’attenzione che il Presidente Solinas ha rimarcato nella conferenza stampa di oggi verso l’apertura delle chiese alle ‘celebrazioni eucaristiche’ si riservano di leggere e valutare il testo dell’ordinanza regionale che verrà firmata, tenendo conto che non sono stati consultati precedentemente e che decisioni di questo tipo – precisa mons. Antonello Mura – competono unicamente all’Autorità ecclesiastica». 

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«I settori coinvolti dalla crisi economica derivati dalla situazione emergenziale che stiamo vivendo sono molteplici, ogni singola richiesta deve essere pertanto portata avanti con coscienza e la ferrea volontà di dar loro risposte certe.»
Lo afferma Dario Giagoni, capogruppo Lega in Consiglio regionale.
«Il settore turistico è sicuramente uno dei più martoriati da questo protrarsi del lockdown e lo sarà certamente anche nella, ancora non totalmente definita, fase 2 insieme a tutto il suo indottoaggiunge Dario Giagoni -. Pertanto, è necessario ricomprendere negli interventi mirati alla salvaguardia delle aziende anche il comparto degli armatori di trasporto passeggeri, il quale conta in Sardegna circa 60 motonavi abilitate al traffico locale turistico e circa 400 lavoratori tra marittimi ed impiegati nelle biglietterie. Questo settore pur non rientrante nel blocco delle attività imposto dal governo ha registrato delle ovvie pesantissime perdite per totale assenza di domanda e rischia di veder vanificato il lavoro svolto nelle precedenti annualità, volto anche ad allungare la stagione lavorativa. Chiediamo, pertanto, che il presidente Christian Solinas si faccia portatore delle istanze del comparto con il governo centrale al fine di estendere ad essi i provvedimenti già messi in atto nel confronti delle attività aventi codice ATECO rientranti nella filiera turistica quali: cassa integrazione ordinaria o in deroga per i lavoratori, indennità per i lavoratori stagionali come previsto da DL  18/2020.»
«Oltre abbiamo anche proposto interventi ed un impegno ad opera della Regione Sardegnaconclude Dario Giagoni al fine di adottare specifici provvedimenti in grado di andare incontro alle esigenze di questo settore, colpevole solo di non essere riconosciuto a livello nazione come facente parte della filiera prettamente turistica.»

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«Il virus è ancora presente, e non bisogna abbassare la guardia. Ma – ha detto stasera durante il punto stampa il presidente della Regione Christian Solinas -, c’è l’esigenza di restituire al popolo Sardo la graduale ripresa delle proprie attività personali ed economiche. La serrata, necessariamente prolungata fino ad oggi per proteggere la salute pubblica, ha generato problemi non solo nel tessuto sociale ed economico, ma anche turbato profondamente lo stile di vita e le abitudini cittadini. Occorre, dunque, ripartire, con estrema prudenza e con l’osservanza di norme che assicurino ancora il necessario distanziamento.»
E la Sardegna, dunque, riparte, con la ripresa di molte attività interrotte a causa della pandemia.
Lo prevede la nuova Ordinanza emessa dal presidente della Regione, frutto del costante dialogo con gli scienziati del Comitato tecnico scientifico. Un’ordinanza che – ha detto il presidente Christian Solinas -, rappresenta un atto di fiducia nei confronti del Popolo Sardo, che ha dimostrato grande senso di responsabilità nell’osservanza delle precedenti misure restrittive. Una responsabilità che ha consentito di contenere in modo significativo la diffusione del virus; da alcuni giorni – ha sottolineato il Presidente -, i dati sui contagi e la curva dei positivi in costante discesa rappresentano un motivo di speranza.»
Sono, dunque, consentite molte attività, illustrate nel dettaglio del testo. Riprende l’edilizia pubblica e privata, la cantieristica nautica; riapertura di parchi, ville e giardini, possibile l’attività motoria all’aperto senza il limite dei 200 metri, le attività nei centri sportivi e l’addestramento di cavalli e cani. Riprende la pesca sportiva, ed è possibile tornare nelle seconde case insieme al proprio nucleo familiare purché convivente così come curare le barche, gli orti, i frutteti, i giardini.
Riprende la vendita di cibi d’asporto, l’attività delle agenzie immobiliari e finanziarie, la raccolta di legna, funghi, foraggio, la tosatura delle pecore.
Riaprono molte tipologie di negozi.
Tutte queste attività dovranno ovviamente svolgersi nell’osservanza di regole di distanziamento e di igienizzazione, illustrate nell’ordinanza.
Restano proibite le cerimonie religiose aperte al pubblico, ma, vera novità in campo nazionale e internazionale, l’ordinanza prevede la ripresa delle funzioni religiose, quindi la celebrazione delle Messe, con un protocollo di regole che i vescovi stabiliranno nelle loro diocesi.
Permangono le regole sugli arrivi in porti ed aeroporti.

Il testo dell’ordinanza.

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