20 November, 2024
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«Vi ricordate le parole di Salvini e del suo “prescelto” Solinas in campagna elettorale? Noi si! Prima i sardi era lo slogan scelto per accentrare il consenso su di loro. E i sardi ci hanno creduto. Ma si sa, i fatti dicono più delle parole. I fatti oggi ci dicono che la Regione Sardegna è il fanalino di coda per numero di domande di Cassa Integrazione presentate sul numero totale pervenuto. I dati di ieri 30 aprile parlano di 570 domande presentate dalla Regione all’INPS su un totale di circa 29mila. Questo vuol dire che tantissime persone, in forte crisi a causa del Covid, non vedranno quanto dovuto prima di luglio, se non più tardi.»

E’ dura la critica della segreterie regionale di Articolo 1 alla Giunta regionale guidata da Christian Solinas.

«Prima i Sardi??? ci credete ancora??? Noi non ci credevamo allora e oggi abbiamo le prove che facciamo bene a non crederci – aggiunge la segreteria regionale di Articolo 1 -. Più passa il tempo più si sta palesando la sottomissione del Governo regionale alle direttive che arrivano dal nord, che sono finalizzate alla mera propaganda senza nessun interesse per la vita degli abitanti della Sardegna. In un giorno come oggi, 1 Maggio, oltre a stringerci intorno a tutte le lavoratrici e i lavoratori in difficoltà, ci sentiamo obbligati a richiamare la Regione ai suoi veri compiti. Pensi ai sardi, ma ci pensi davvero. La campagna elettorale è finita, la crisi purtroppo non solo non è finita ma è più forte di prima conclude la segreteria regionale di Articolo 1 -. Usate gli strumenti che vi son stati offerti. Non giocate sulla vita dei lavoratori e delle lavoratrici.»

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«Tanti proclami ma pochi fatti. La Regione cavalca l’onda della glorificazione degli infermieri, e di tutti gli operatori sanitari impegnati in prima linea nella battaglia al Covid-19, ma non si adopera realmente per individuare le strutture alberghiere, nelle città di Sassari, Nuoro e Cagliari dove sono operativi i Covid Hospital, per far trascorrere il periodo di isolamento a positivi asintomatici, e a chi deve rispettare la quarantena ma non può rientrare nel proprio domicilio per il pericolo di entrare in contatto con i familiari: ovvero infermieri e medici.»
A denunciare la situazione che si protrae ormai da 50 giorni è Christian Cugusi, dirigente sindacale NurSind dell’AOU di Cagliari.

Il pericolo dell’isolamento domiciliare. «Le statistiche parlano chiaro – ha proseguito Christian Cugusi l’isolamento nel proprio domicilio non funziona, anzi espone i congiunti a un grave rischio di contagio, e presuppone l’utilizzo di un bagno riservato, nonché la sanificazione continua degli ambienti comuni, di biancheria, stoviglie e indumenti, e tutto viene ulteriormente complicato dalla presenza di bambini che spesso sfuggono al controllo dei genitori. Negli ultimi giorni si sono moltiplicate – da parte degli infermieri – le richieste di aiuto in tal senso, senza ottenere risposta da parte delle Amministrazioni delle Aziende sanitarie.»

Nessun alloggio per il personale sanitario. «Dopo tutte le promesse fatte dal presidente della Regione Christian Solinas e dall’assessore della Sanità Mario Nieddu, ancora oggi – prosegue il dirigente sindacale – alla richiesta di alloggio da parte del personale sanitario, l’amministrazione dell’AOU di Cagliari, risponde di non avere a disposizione nessun locale idoneo a tal fine, asserendo di aver richiesto alla presidenza della regione Sardegna la disponibilità di almeno 30 alloggi senza aver ricevuto alcuna risposta. Ancora, sono stati vani i tentativi di ottenere rassicurazione da parte della protezione civile, che si è limitata ad acquisire i nominativi e i recapiti telefonici dei richiedenti, senza poi contattarli. Ancora una volta, gli stessi infermieri che venivano osannati quali eroi e salvatori della patria, oggi sono stati dimenticati ed abbandonati dalla politica, regionale e nazionale che ci ha riservato la misera elemosina di 100 euro a dipendente, quale gratificazione per il servizio svolto nel mese di marzo, e neppure mai intascati dagli operatori.»

Il caso del policlinico di Monserrato. «Emblematico l’episodio verificatosi il 28 aprile nel Policlinico di Monserrato, quando una paziente è stata confermata positiva all’interno del reparto di chirurgia del blocco G. Il personale sanitario che è entrato a contatto con la paziente – racconta Christian Cugusi – è stato prontamente messo in isolamento domiciliare fiduciario, e questo fino all’esecuzione del tampone, che non potrà avvenire prima del quarto giorno dal contatto, per una maggiore attendibilità dell’esame. Si capisce allora che potrebbero essere ben più gravi le conseguenze – per infermieri ed operatori sanitari sottoposti a isolamento preventivo per quattro giorni – qualora venissero confermati positivi al Covid-19: per loro scatterebbe inevitabilmente la quarantena obbligatoria per almeno 14 giorni in alloggi di fortuna, per preservare la salute e l’incolumità dei propri familiari. Chiediamo per questo un tempestivo intervento della Regione, perché non si può attendere oltre.»

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Piattaforma digitale ‘Go-to meeting’, 30 aprile 2020. Date certe per riaprire porti ed aeroporti, protocolli chiari e applicabili per aerei, navi, hotel e ristoranti, il tutto in una normativa regionale con procedura d’urgenza, dotata di fondi adeguati, per mettere in sicurezza turisti, operatori, cittadini e lavoratori e realizzare la stagione 2020.

I Comuni turistici della Sardegna sono la rete più capillare che c’è per applicare ogni misura di protezione e di rilancio e per questo si rivolgeranno al presidente della Regione, Christian Solinas e all’assessore del Turismo, Gianni Chessa attraverso una lettera condivisa. Sono diventati 50 gli Enti locali isolani che hanno risposto alla seconda Conferenza online degli assessori del Turismo dei Comuni della Sardegna realizzata questa mattina sulla piattaforma online “go-to meeting”. Dalla Conferenza anche la richiesta di un incontro urgente alla Regione per tracciare la strada della ripresa e condividere un nuovo modello di sviluppo economico, sociale e culturale della Sardegna.

I COMUNI. Il secondo appuntamento ha visto crescere considerevolmente il numero dei Comuni aderenti all’iniziativa lanciata nelle scorse settimane dell’assessore del Turismo di Santa Teresa Gallura, Stefania Taras. I Comuni sardi che hanno aderito alle Conferenze, rappresentanti di tutta la Sardegna, dal Nord al Sud, passando per le coste occidentali e orientali della regione fino alle zone interne, hanno lanciato anche la richiesta che le istituzioni regionali diano «risposte rapide alle richieste di intervento contenute nella lettera» e che «garantiscano al più presto le risorse necessarie per attuare i protocolli di sicurezza”, ma anche che assicurino una «data certa per far partire la stagione turistica» e «trasporti accessibili in piena sicurezza». Dagli interventi degli esponenti degli Enti locali isolani è arrivato forte il messaggio sulla necessità di essere considerati dalla Regione e dal Consiglio regionale come l’unico soggetto che può assicurare capillarità di intervento sui territori verso turisti, cittadini, operatori e lavoratori. Dalla Conferenza, inoltre, l’appello a che la ‘Consulta permanente degli assessori del Turismo’ sia riconosciuta come interlocutore istituzionale essenziale e per questa ragione la necessità di dare ai Comuni turistici le risorse finanziarie necessarie.

LA LETTERA. La richiesta della definizione urgente della normativa regionale parte dalla necessità di attivare i protocolli per un’accoglienza sicura. In particolare per la fruizione ottimale delle spiagge, siti naturalistici e luoghi pubblici, per la gestione dei siti di interesse culturale, l’organizzazione dei mezzi di trasporto pubblico locale. Ma dalla normativa deve arrivare una risposta ai nuovi costi per i servizi che porterebbero i Comuni a fronteggiare gravi difficoltà di bilancio anche a causa delle future minori entrate su servizi legati al turismo, con riflessi immediati di tipo economico, sociale e occupazionale. Inoltre è partita la richiesta di vedere garantita l’operatività, in piena sicurezza sanitaria, dei vettori nei trasporti interni ed esterni. Non ultima la forte necessità di tutti gli Enti locali sardi di veder superato il “digital divide” che non permette ai Comuni di colmare il gap nei confronti del resto d’Italia e d’Europa, con gravi riflessi sull’efficacia dei servizi offerti a cittadini e turisti.

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Quaranta milioni di euro per dare impulso alla ripresa delle opere edili nei Comuni della Sardegna. La Giunta regionale ha approvato la rimodulazione delle risorse del Piano regionale delle Infrastrutture, che consentirà una robusta immissione di liquidità alle imprese. 40 milioni per il completamento di opere incompiute, per quelle in corso di realizzazione che hanno rivelato un maggior fabbisogno finanziario, per le opere cantierabili a breve dotate di progettazione definitiva o esecutiva e, infine, per le opere emergenziali la cui realizzazione riveste carattere di urgenza.

«Ripartire dal mondo dell’edilizia e delle costruzioni significa rimettere in moto un comparto fondamentale per la tenuta economica e sociale della nostra regione, con ricadute positive per l’occupazione e per tutti gli altri settori ad esse legati. Questa iniezione di risorse assume un significato ancora più importante in occasione della festa dei lavoratori perché ci consente di impiantare un ulteriore tassello per la ripresa economica della Sardegna nel post Covid», ha detto il presidente della Regione Christian Solinas.

«Si tratta di una misura attesa perché punta a garantire i livelli occupazionali e rimettere in moto l’economia suddividendo le risorse anche per importi minori con l’obiettivo di dare una boccata d’ossigeno a tanti Comuni della Sardegna che in condizioni diverse non sarebbero riusciti a frenare l’impatto della crisi in corso nei bilanci comunali – spiega l’assessore dei Lavori pubblici, Roberto Frongia -. La rimodulazione delle risorse del Piano regionale delle Infrastrutture grazie a cui si sbloccano immediatamente 40 milioni di euro si aggiunge alle altre già messe in campo dalla Regione e che punta da un lato a dare sollievo immediato all’economia della Sardegna e dall’altro a colmare parte di quel gap infrastrutturale e di sviluppo che ci distingue dalle altre regioni e che oggi non è più tollerabile.»

Nell’elenco degli interventi finanziati figurano grandi opere e lavori di rigenerazione urbana volti a risanare la viabilità e le infrastrutture esistenti. Tra le opere incompiute (valore degli interventi 12.100.000), oltre a interventi non più procastinabili in favore di alcuni Comuni, sono compresi il completamento della Tangenziale Ovest e Nord-Ovest di Orosei; il completamento della Circonvallazione Cuglieri in variante SS 292 e il completamento della SP 138 Berchidda-Calangianus.

Tra le opere in corso di realizzazione ma che necessitano di un fabbisogno maggiore rispetto alle previsioni iniziali (valore degli interventi 12.374.00) figurano una serie di interventi volti alla mitigazione del rischio idrogeologico e alla difesa del suolo in zone ad alta pericolosità tra i quali il consolidamento del ponte sul Flumendosa e una serie di interventi di messa in sicurezza nei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera. Ingenti le risorse previste anche per opere cantierabili a breve già dotate di progettazione definitiva o esecutiva: le risorse ammontano a 12.474.000, tutte destinate ai Comuni della Sardegna. Programmati anche i fondi destinati alle opere individuate come “emergenziali”, per un importo complessivo di 3.461.000, indirizzati ai Comuni per la messa in sicurezza di edifici comunali e di edilizia scolastica, del comparto idrico (condotte e depuratori) e della viabilità urbana.

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«Serve un urgente tavolo con la Regione, le aziende e le organizzazioni sindacali per preparare il sistema dei trasporti sardi alla Fase 2 dell’emergenza Covid 19». E’ la richiesta del segretario generale della Uiltrasporti Sardegna William Zonca al presidente della Regione Christian Solinas.

«Apprezziamo il fatto che la Regione abbia accolto il nostro suggerimento sulla riapertura degli scali sardi condizionata a rigorosi controlli sanitari di tutti i passeggeri in entrataafferma William Zonca -, ma riteniamo che l’organizzazione della ripartenza non possa prescindere dalla convocazione dei rappresentanti dei lavoratori. Per questo siamo sconcertati dal fatto che la Regione, attraverso l’assessore dei Trasporti Giorgio Todde, non ci abbia ancora convocati. Un comportamento incomprensibile ed in contrasto con l’atteggiamento di confronto costante che anche il Governo centrale ha instaurato con le parti sociali.»

Secondo la Uiltrasporti, la riapertura del sistema Sardegna, oltre ad avere come punto fondamentale la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori, dovrà essere accompagnata anche da un sostegno economico pubblico che prevenga eventuali stati di sofferenza delle aziende. A partire dal sostegno per le perdite subite da chi in questo periodo di emergenza ha continuato ad operare offrendo all’isola intera la mobilità essenziale. Con particolare attenzione al trasporto pubblico marittimo per il collegamento con le isole minori, al trasporto pubblico locale e ovviamente all’aeroporto di Cagliari.

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Un appello di 11 Regioni e 2 Province Autonome al presidente del Consiglio Conte: alcune Regioni, tra cui la Sardegna, possono riavviare le attività produttive e allentare i vincoli dell’isolamento sociale in totale sicurezza.
«Abbiamo scritto al presidente del Consiglio comunica il presidente Christian Solinas -, come Governatori della maggioranza delle Regioni italiane e delle Province autonome e alla luce dell’incontro odierno col Governo per chiarire, con spirito di collaborazione, la nostra posizione sulla fase 2. Nelle richieste avanzate, è possibile ritrovare i punti fondamentali per la ripartenza già illustrati nei giorni scorsi, che hanno trovato ampia condivisione tra tutti i colleghi, nel segno del rispetto delle Autonomie e delle peculiarità territoriali, e dell’esigenza di diversificare le misure in atto.»
«Anche in Sardegnaribadisce il presidente Christian Solinas -, alla luce dei dati è possibile avviare finalmente una ripresa ordinata, prudente ma più rapida, del nostro sistema economico e produttivo, e consentire un graduale ritorno a quella nuova normalità della vita sociale tanto attesa da tutti.»

Il testo integrale della lettera-appello.

Al presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte

Al ministro degli Affari regionali Francesco Boccia

e p.c. Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati

Al presidente della Camera dei deputati Roberto Fico

Proposte al Governo per la Fase 2: più competenze alle Regioni

La Fase 1 dell’emergenza Covid-19 ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di compatibilità con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia con riferimento al rispetto delle competenze regionali. Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma il protrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale. Ad ogni modo adesso inizia la Fase 2. È una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. Per questo motivo, è essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione. È necessario giungere progressivamente ad una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione. E che porti, da un lato, a svolgere quanto prima le elezioni nelle Regioni a fine consiliatura e, dall’altro, a riconsegnare alle Regioni le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale. Ogni territorio, infatti, ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico. Essendoci, dunque, situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza. Diversamente, trattando in modo uniforme situazioni diverse, si giungerebbe al paradosso di aumentare le disuguaglianze, con una lesione della logica dei livelli essenziali da garantire su tutto il territorio (art. 117, c. 2, lett. m, Cost.), del principio di valorizzazione delle autonomie (art. 5 Cost.) e, soprattutto, del principio di uguaglianza sostanziale tra i cittadini italiani (art. 3, c. 2, Cost.). Come ha recentemente detto il presidente della Corte costituzionale non si può affermare che esista un diritto speciale per i tempi eccezionali, quali quelli che stiamo vivendo. È dunque necessario mettere a punto un sistema di collaborazione tra governo centrale e governi regionali maggiormente in linea con le prerogative costituzionali. Un ordinato sistema di regolazione dell’emergenza Covid-19 dovrebbe portare il livello di governo centrale ad adottare la cornice di riferimento, prevalentemente con atti normativi primari, sottoposti al controllo parlamentare. Tali atti potranno essere integrati da atti amministrativi (Dpcm) nello stretto limite di quanto previsto dalle competenze statali, o richiesto dal principio di sussidiarietà. Le prescrizioni concrete poste dal Governo centrale dovranno comunque lasciare uno spazio di regolazione alle Regioni, per adattare le previsioni alle specifiche condizioni dei territori. In entrambi i casi, lo spazio per la regolazione regionale dovrà essere sottoposto ad un rigoroso controllo da parte del Governo centrale, utilizzando parametri scientifici oggettivi riferiti ad ogni sistema sanitario regionale, come ad esempio la saturazione dei posti letto [in terapia intensiva / semi-intensiva] o l’indice R0, con scansioni temporali settimanali. Ciò premesso in generale, con riferimento in particolare al mondo produttivo (ma senza, per questo, ridimensionare in alcun modo gli enormi problemi presenti in altri settori quali, ad esempio, la scuola dell’infanzia e dell’istruzione) si osserva che con il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario, come il commercio, il turismo, i servizi, i trasporti e le professioni, e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi nel tempo, il quadro economico è destinato a peggiorare drasticamente e i consumi rischiano un crollo generalizzato. Pertanto, ci attendiamo che il Governo recepisca da subito le istanze delle diverse categorie produttive, in quanto prolungare il lockdown significa continuare a non produrre, perdere clienti e relazioni internazionali e non fatturare, con l’effetto che molte imprese finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese. A questo punto è fondamentale realizzare un percorso rapido e chiaro, con decisioni condivise basate su una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione, associazioni di categoria e sindacati che indichi le tappe per arrivare alla piena operatività. È chiaro che la salute è il primo e imprescindibile obiettivo, ma non può essere l’unico. Del resto il bene della vita ‘salute’ è caratterizzato da una molteplicità di profili: innanzitutto, fisico e psicologico ed è evidente che quest’ultimo è gravemente compromesso dalla perdita del lavoro e dai debiti Le Regioni condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici, sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate. Per fare ciò pare assolutamente necessario che l’attuale struttura del DPCM 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva. Si ritiene che un tanto sia conseguibile col riconoscimento alle singole Regioni della facoltà di calibrare le aperture delle varie attività produttive. È fondamentale, per quanto riguarda le attività produttive, industriali e commerciali, mutare radicalmente la prospettiva, superando la logica della disciplina in base all’enumerazione delle attività consentite in base, ad esempio, ai codici ATECO, per giungere alla possibilità di definire le aperture in base alla capacità effettiva di rispettare e far rispettare le misure di sanità pubblica atte a evitare il diffondersi del virus, da definire in modo chiaro sulla base dell’interlocuzione tra Pubblica Amministrazione, associazioni di categoria e sindacati e comunque non meno restrittive di quelle contenute nel DPCM 26 aprile 2020. In estrema sintesi, dunque, le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del Governo, di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal DPCM del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali.

Con spirito di collaborazione, Regione Abruzzo – Presidente Marco Marsilio Regione Basilicata – Presidente Vito Bardi Regione Calabria – Presidente Jole Santelli Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Presidente Massimiliano Fedriga Regione Liguria – Presidente Giovanni Toti Regione Lombardia – Presidente Attilio Fontana Regione Molise – Presidente Donato Toma Regione Piemonte – Presidente Alberto Cirio Regione Autonoma della Sardegna – Presidente Christian Solinas Regione Siciliana – Presidente Nello Musumeci Regione Umbria – Presidente Donatella Tesei Regione Veneto – Presidente Luca Zaia Provincia Autonoma di Trento – Presidente Maurizio Fugatti

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«Gli incentivi per la realizzazione di nuove opere infrastrutturali che consentono di accrescere la capacità produttiva e la competitività rappresentano un forte segnale nei confronti di aziende e imprese della Sardegna. La Regione è impegnata, ora come mai, a contrastare lo svantaggio territoriale nelle aree più colpite dalla crisi e a creare le condizioni per favorire nuovi processi per sviluppo economico e occupazione.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, commentando l’approvazione della delibera, approvata dalla Giunta su proposta dell’assessore regionale dell’Industria, Anita Pili, che prevede un finanziamento di 24 milioni di euro da destinare alla realizzazione di infrastrutture nelle aree industriali e artigianali dell’Isola. La dotazione finanziaria si somma agli oltre 7 milioni di euro già destinati alle aree industriali di crisi di Nuoro, Sassari ed Ogliastra.

«La misura permette di rafforzare il nostro sistema economico adeguando il nostro territorio – con una rete di solide infrastrutture – alle più moderne esigenze di lavoro per le nostre imprese che ancora oggi si trovano ad operare in condizioni non competitive rispetto al resto d’Italia», ha sottolineato l’assessore Anita Pili.

L’intervento si inserisce nel quadro complessivo di miglioramento della qualità e della competitività del sistema delle imprese operanti all’interno degli agglomerati industriali.

«È necessario prevedere un rafforzamento delle potenzialità delle aziende attraverso la riqualificazione delle aree industriali e produttiveha aggiunto l’assessore regionale dell’Industriacon la realizzazione di nuove infrastrutture e servizi e privilegiando quelle iniziative che si sviluppano armonicamente con l’uso sostenibile ed efficiente delle risorse ambientali, anche nella prospettiva di attivare un sistema di economia circolare.»

Beneficiari delle risorse sono i Comuni della Sardegna e i Consorzi Industriali provinciali e saranno ammessi alle sovvenzioni regionali gli interventi di manutenzione straordinaria, messa a norma e/o in sicurezza di opere pubbliche e infrastrutture già esistenti, completamento di opere pubbliche e infrastrutture già esistenti. Inoltre, sarà consentita la bonifica ed il recupero di insediamenti produttivi abbandonati o dismessi e la realizzazione (ex novo) di opere pubbliche e infrastrutture di interesse comunale e/o sovracomunale.

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Alla luce del fenomeno pandemico legato al Covid-19, che ha prodotto una condizione di forte sofferenza nel tessuto socio-economico esponendo tutte le nostre realtà  commerciali, artigianali ed imprenditoriali ad un’inaspettata condizione di crisi mai verificatasi in passato, l’assessorato dei Trasporti del comune di Carloforte ha inviato lo scorso 20 aprile una nota al presidente della Regione, Christian Solinas e all’assessore dei Trasporti, Giorgio Todde, per chiedere aiuto in merito alla nota problematica del costo sul biglietto traghetti relativamente alla categoria dei “non residenti”.

«La responsabilità di amministratori ci impone l’obbligo di lavorare incessantemente per programmare il domani, al fine di consentire la ripartenza ed il rilancio dello sviluppo turistico, naturalmente  garantendo nel contempo ai nostri visitatori, tutte le misure di sicurezza necessarie e le opportune condizioni di accessibilità e fruibilità di tutti i servizi presenti affinché Carloforte non sia tagliata fuori dai flussi regionali che, come sembrano indicare gli esperti, potrebbero costituire la fetta preponderante dell’economia turistica del 2020scrivono il sindaco Salvatore Puggioni ed il delegato dei Trasporti Gianluigi Mario Penco -. Al fine di incentivare e agevolare i flussi di transito verso le Isole minori per la categoria dei  “non residenti” con specifico riguardo verso i “residenti in Sardegna” abbiamo chiesto la possibilità di rendere fruibili in tempi rapidi, i fondi messi a disposizione annualmente dalla Regione Sardegna ed aumentare sostanzialmente la capacità finanziaria prevista per l’anno in corso  prevista  corrispondente a € 250.000.»

«Permane l’annosa questione ripetutamente sollevata dalla nostra Amministrazione comunale, riguardante l’illogica e odiosa condizione che non consente al popolo sardo di muoversi liberamente verso le isole minori, in quanto assoggettato allo status di non residente, il che comporta un notevole esborso finanziario per chiunque – ad eccezione dei residenti – desideri o debba recarsi a Carloforte o a La Maddalena, e pertanto, risulta assolutamente indifferibile la necessità di battersi anche  in sede Europea per porre fine a questa palese discriminazione intraregionaleconcludono Salvatore Puggioni e Gianluigi Mario Penco -. E’ stato inoltre chiesto il ripristino in tempi stretti delle corse che sono state interessate dalla riduzione imposta nell’ambito del trasporto pubblico locale regionale,  con particolare attenzione verso il collegamento notturno a seguito di alcune difficoltà createsi in ordine alle emergenze sanitarie relative agli eventi notturni.»

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Dopo la lettera inviata nei giorni scorsi dal gruppo della Lega al presidente della Regione, Christian Solinas, oggi è stata depositata presso il Consiglio regionale una mozione, primo firmatario l’on. Andrea Piras, con la quale si chiede che venga autorizzata la pesca sportiva.
Questa richiesta nasce da una duplice esigenza: quella economica per dare nuova linfa a centinaia di esercizi commerciali disseminati nel territorio regionale e, non meno importante, quella sociale che consentirebbe, nel pieno rispetto delle regole imposte cioè distanziamento sociale e uso dei dispositivi di protezione, un notevole beneficio psicofisico di chi ama e pratica la pesca sportiva.
Visto e considerato che con la “Fase 2” sarà consentito allontanarsi dalla propria residenza per svolgere attività motoria e fare una passeggiata in solitaria, potrebbe essere allo stesso modo consentita l’attività della pesca sportiva.

 

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«Anche le colf e le badanti, tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che prestano il proprio servizio a domicilio purtroppo stanno subendo le drammatiche conseguenze della crisi economica legata all’epidemia da Coronavirus. Molte famiglie hanno preferito rinunciare al prezioso contributo di questi lavoratori per preservare la propria salute e quella del collaboratore stesso, limitando al minimo i contatti sociali anche all’interno delle proprie abitazioni. Non solo: molti tra loro sono rimasti senza occupazione anche perché gli stessi datori di lavoro stanno facendo i conti con l’incertezza economica, presente e futura. Per questo all’interno dell’Accordo Quadro per l’erogazione della cassa integrazione in deroga in Sardegna il 26 marzo scorso era stata prevista l’istituzione di un contributo regionale una tantum di 600 euro in favore delle lavoratrici e dei lavoratori domestici rimasti senza lavoro a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Purtroppo, ad oggi quanto previsto dall’Accordo Quadro per colf e badanti non ha ancora avuto attuazione e questi lavoratori, rimasti inaspettatamente a casa, non hanno potuto beneficiare di alcun tipo di sussidio. La Regione Sardegna quindi deve attivarsi con urgenza per dare un sostegno economico a queste persone dando immediata attuazione a quanto previsto dall’Accordo Quadro siglato dalla Giunta regionale e dalle organizzazioni sindacali.»

Questa la richiesta contenuta nella mozione presentata dalla capogruppo del M5S Desirè Manca (e sottoscritta dai consiglieri del M5S Michele Ciusa, Roberto Li Gioi, Alessandro Solinas) che impegna il presidente Christian Solinas e la Giunta a porre in essere tutte le azioni necessarie per dare immediata attuazione a quanto previsto dal Titolo III dell’Accordo Quadro per l’erogazione della cassa integrazione in deroga in Sardegna ai sensi dell’art. 22 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020.

«Non dimentichiamoconclude Desirè Mancache i lavoratori domestici e le badanti, la maggior parte delle quali oltretutto operano nelle case degli anziani, quindi a contatto con le persone più esposte al Covid-19, rappresentano un pezzo importante del welfare del nostro Paese e un supporto indispensabile per le nostre famiglie. Non possiamo attendere oltre. Non possiamo tollerare che la Regione accumuli ancora ritardi inaccettabili: il contributo deve arrivare a questi lavoratori al più presto possibile.»