20 November, 2024
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La seduta solenne del Consiglio in occasione della ricorrenza de “Sa Die de sa Sardigna” è stata aperta dal presidente Michele Pais che ha comunicato l’ordine dei lavori. Dopo lo stesso presidente, hanno preso la parola l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi, ed i capigruppo. Sono seguiti una rappresentazione scenica del Comitato “Sa Die de sa Sardigna” e, in chiusura, l’intervento del presidente della Regione Christian Solinas.
Di seguito il testo integrale del discorso pronunciato dal presidente del Consiglio.

«Oggi celebriamo Sa Die de sa Sardigna, un grande momento di riflessione per noi sardi. Dal 1993, anno della sua istituzione, è questo il giorno in cui il comune sentire del popolo sardo celebra i valori più alti della sua cultura e della sua storia millenaria.
Sa Die de sa Sardigna è nata per essere luogo di incontro e di confronto, di fiducia e di speranza, una giornata in cui la normale dialettica politica, spesso caratterizzata da forti contrapposizioni, lascia spazio al dialogo costruttivo. Così è stato in tutti questi anni e così deve essere oggi.
I tempi difficili che stiamo vivendo richiedono a tutti noi uno sforzo unitario, ispirato alla memoria storica e all’insegnamento dei nostri padri, nella convinzione che solo la conoscenza e la consapevolezza del proprio passato possono essere il fondamento di scelte meditate per il futuro.
In questa giornata solenne celebriamo i Vespri Sardi dell’aprile del 1794 che portarono a maturare un condiviso spirito di ribellione nei confronti, allora, dei dominatori piemontesi.
È la giornata in cui ricordiamo i nostri eroi: Giommaria Angioy, Michele Obino, Francesco Cilloco. Ma è soprattutto la giornata in cui si esalta lo spirito identitario del popolo sardo che in questo evento si rinnova e si rafforza.
È l’occasione per mostrare la determinazione della nostra terra che, pur segnata da sofferenze e secoli di dominazioni, è riuscita a mantenere immutati i suoi caratteri originali con una propria lingua e una cultura di radici antichissime.
Su queste solide basi si fonda il nostro agire quotidiano, questo patrimonio di conoscenze ci dà la forza di affrontare senza paura le difficoltà del presente.
Oggi il nemico è più subdolo, non ha più le uniformi dei soldati sabaudi e le parrucche dei funzionari regi. Oggi il nemico non si vede, colpisce indistintamente uomini e donne, si insinua nei luoghi di cura, di lavoro e di svago. E, per questo, è un avversario ancora più difficile da combattere.
Subiamo in queste settimane una situazione mai vissuta. Uno scenario inimmaginabile fino a pochi mesi fa con centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo, uccisi da una pandemia virale devastante.
Un’emergenza sanitaria a livello globale con conseguenze economiche e sociali pesantissime per tutti, nazioni ricche ed evolute, paesi poveri e sottosviluppati.
La Sardegna, purtroppo, non è stata risparmiata. Anche noi piangiamo i nostri morti e lottiamo quotidianamente per arginare la diffusione dei contagi. Lo facciamo da settimane grazie al sacrificio di tutti: uomini e donne, vecchi e bambini costretti a rivoluzionare il loro modo di vivere, confinati nelle proprie abitazioni dalle rigide e inevitabili misure di distanziamento sociale.
Ma consentitemi, in questa occasione solenne, di rivolgere un ringraziamento particolare a chi, in questi giorni, opera nella prima linea del fronte: medici, infermieri, operatori sanitari e personale che, a vario titolo, garantisce la sicurezza dei nostri ospedali e di tutti i presidi della salute pubblica.
Ogni giorno, senza sosta e con spirito di abnegazione, assicurano cure ed assistenza ai pazienti colpiti dal Covid-19 pagando spesso a caro prezzo la loro esposizione all’aggressione virale.
La Sardegna sta pagando un tributo pesantissimo. Fino ad oggi ben 109 persone sono scomparse a causa del coronavirus. Morti solitarie e nel silenzio. Tra le vittime anche due medici di altissimo valore umano e professionale: Nabeel Khair, medico di base a Tonara e Marco Spissu chirurgo stimatissimo del policlinico sassarese.
Un grazie va anche a tutti i volontari della Protezione civile. Agli uomini e alle donne delle nostre forze dell’ordine, del Corpo Forestale, dei Vigili del fuoco e delle compagnie barracellari impegnati nelle operazioni di controllo del territorio per il rispetto delle misure di contenimento imposte dal Governo nazionale e dalla Giunta regionale. Se la Sardegna è riuscita a limitare la diffusione del virus lo si deve a loro, oltre che al grande senso di responsabilità mostrato dai cittadini sardi.
Un grazie va inoltre a tutti i lavoratori che, nei vari ambiti, assicurano alle famiglie i beni primari.
Ma il mio pensiero va soprattutto alle famiglie colpite nei loro affetti più cari, a coloro che hanno visto morire i loro congiunti: si tratta soprattutto di anziani, dei custodi della nostra memoria, dei depositari dei nostri saperi. Una perdita, per questo, ancora più dura da sopportare.
Questo virus, però, non colpisce solo gli uomini. Rischia di uccidere anche centinaia di attività produttive costrette alla chiusura dalle misure di contenimento adottate a livello nazionale e regionale.
E, insieme alle imprese, rischiano di scomparire centinaia di posti di lavoro nei settori trainanti della nostra economia: turismo, artigianato e commercio. A loro va tutta la nostra attenzione, alle aziende e ai lavoratori deve essere riservato il massimo sostegno da parte delle istituzioni regionali.
In questa direzione vanno le misure adottate dal Consiglio e dalla Presidenza della Regione nelle scorse settimane. A questo proposito voglio rimarcare il grande spirito di collaborazione tra maggioranza e opposizione che ha caratterizzato i lavori dell’Assemblea in questi giorni difficili.
Tutte le forze politiche hanno dismesso le casacche di appartenenza per perseguire il bene comune. Ciò ha consentito di approvare in tempi rapidissimi la manovra finanziaria che ha liberato risorse immediatamente spendibili per contrastare l’emergenza sanitaria, economica e sociale che ha colpito la nostra Isola.
Il Consiglio ha approvato le prime misure straordinarie urgenti a sostegno delle famiglie e dei lavoratori.
Nell’imminente saranno approvate importanti misure a favore delle imprese e dei lavoratori stagionali. È uno sforzo economico senza precedenti che la Regione ha deciso di attuare senza tentennamenti. Il momento impone decisioni rapide e mirate, solo così potremo evitare la catastrofe.
Una battaglia nella quale è coinvolto tutto il sistema degli enti locali. Province e comuni svolgono un ruolo fondamentale per consentire alle misure adottate dal Consiglio e dalla Presidenza della Regione di avere immediata efficacia. I sindaci e tutti gli amministratori locali, grazie alla conoscenza diretta dei luoghi e delle singole situazioni personali e aziendali, hanno un quadro chiaro dei bisogni e delle difficoltà. Il loro contributo e i loro suggerimenti ci consentono di prendere decisioni ponderate e allo stesso tempo rapide.
Tutti gli eventi inaspettati e sconvolgenti, lo dice la storia, portano a inevitabili trasformazioni offrendo opportunità che, se sapute cogliere, ci consentiranno di costruire un futuro migliore. Questo virus, con il suo carico di lutti e di sofferenze, ha risvegliato il nostro spirito comunitario, sopito pulsioni individualistiche e innescato una spontanea catena di solidarietà.
Come nel 1794, la Sardegna fa fronte comune. Il nemico da scacciare sembra oggi più resistente e determinato ma sono sicuro che oggi, come allora, il popolo sardo unito riuscirà a vincere la sua battaglia.»

Successivamente ha preso la parola l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi che in apertura si è soffermato sulla vastità dei cambiamenti che l’epidemia ha imposto alla nostra società. Cambiamenti, ha affermato, che interrogano nel profondo l’uomo con domande sul senso più autentico della sua esistenza e ci consegnano una lezione di convivenza, di consapevolezza del legame fra scelte individuali e bene comune, sulla centralità della cura della vita, della necessità di superare l’indifferenza nei confronti del mondo che ci circonda. «La sofferenza degli ammalati e dei poveri ci ha toccato nell’animoha detto ancora monsignor Giuseppe Baturi -, richiamando alla nostra attenzione i valori della persona e della comunità. Adesso, ha concluso il vescovo di Cagliari, avvertiamo i primi segnali di una crisi economica che rischia di mettere a dura prova la popolazione e la sua parte più debole; per questo servono un nuovo inizio ed una nuova energia spirituale e morale aperta al futuro, che dovrà essere attraversata da un grande amore per la vita, da veri sentimenti di amicizia sociale e di creatività comunitaria. L’augurio quindi, ha detto infine Baturi, è che questa nostra celebrazione a cavallo fra memoria e speranza sia ricordata come l’inizio di nuova epoca di amicizia sociale e solidale del popolo della Sardegna.»
Ha quindi preso la parola Salvatore Cubeddu in rappresentanza del Comitato pro sa Die de sa Sardigna che ha svolto il suo intervento in forma bilingue (sardo-italiano).
«I Sardi celebrano oggi la propria festa e la ripropongono in condizioni del tutto straordinarie, ma lo fanno con convinzione, con impegno e persino con gioia ha esordito Salvatore Cubeddu anche se l’Isola è chiusa da quasi due mesi per la pandemia, anche se da noi i deceduti sono a decine, i malati a centinaia e le restrizioni continuano a permanere anche per il futuro.»
Salvatore Cubeddu si è quindi soffermato sul profondo significato che assume Sa Die de sa Sardigna: «Il 28 aprile del 1974 segna una data fondamentale per l’Isola. Non bastavano più le richieste ai regnanti piemontesi. Come nel resto dell’Europa i sardi rivendicavano libertà, eguaglianza e fraternità. Dopo essersi difesi in armi contro le armate conquistatrici francesi il popolo sardo cacciò i piemontesi dall’Isola. La Sardegna ha avuto i suoi eroi e i suoi martiri che oggi vogliamo ricordare, facendo parte di una Repubblica democratica. Oggi i sardi hanno una loro identità nazionale che postula ulteriori spazi istituzionali, idonei a consentire di rispondere in maniera più rappresentativa, efficace ed adeguata agli attuali problemi epocali»
Salvatore Cubeddu, nell’ultima parte del suo intervento, ha indicato nell’Assemblea Costituente lo strumento più adatto per costruire il riscatto del popolo sardo: «Se ne parla da oltre 20 anni ha ricordato Salvatore Cubeddu -, ci sono atti ufficiali approvati da questo Consiglio, proposte di legge presentate in Parlamento. E’ tempo di riscrivere le regole del nostro vivere comune. I 60 consiglieri regionali possono farlo presentando una proposta di nuovo Statuto da sottoporre a referendum. L’Assemblea Costituente sarebbe utile per rinnovare le nostre istituzioni, ricostruire un’economia secondo le vere risorse della nostra terra, valorizzare quel patrimonio di lingua, economia e cultura che esiste e resiste nonostante tutto e tutti nelle campagne, nei paesi e nelle moderne città».
Al termine dell’intervento del rappresentante del Comitato pro sa Die è andato in scena una drammatizzazione teatrale, tra storia e poesia, dei fatti del 28 aprile del 1794. In scena la poetessa Anna Cristina Serra e gli attori Gisella Vacca, Rita Atzeri, Elio Turno Arthemalle e Franco Siddi accompagnati dai suoni ancestrali del gruppo Cuncordia a Launeddas.
Chiusa la rappresentazione teatrale, il presidente Michele Pais ha dato la parola ai capigruppo.
Il capogruppo di Leu Daniele Cocco ha ricordato che «oggi è la festa del polo sardo anche se c’è poco da festeggiare perché viviamo una situazione drammatica, una giornata che ha suscita in noi tante riflessioni sul nostro futuro e deve spingerci a lavorare per la ripartenza della Sardegna con uno sforzo straordinario, con la forza e l’orgoglio che ci hanno lasciato i nostri padri. L’emergenzaha aggiunto Daniele Cocco non è passata e non sappiamo quando passerà; questo perciò non è il momento della polemiche ma della responsabilità perché siamo poveri e siamo colpiti da ulteriore gravi povertà, abbiamo problemi enormi e dobbiamo essere capaci di rispondere con atti straordinari, proponendo soluzioni e risposte forti e nuove. Dobbiamo essere realisti ma anche ottimisti, ha poi auspicato il capogruppo di Leu, per cui al presidente Christian Solinas dico che dobbiamo fare di più, innanzitutto per mettere in sicurezza operatori del sistema sanitario e di quel mondo formato dalla protezione civile, dai volontari e dalle associazioni, dai Sindaci anche loro impegnati quotidianamente. In particolare per quanto riguarda la prevenzione in campo sanitario occorre che i protocolli stabiliti siano estesi ed attuati in tutta la Regione perché, ad esempio, mi risulta che tamponi e protezioni individuali ci siano dappertutto a differenza di quanto accade ora, quando queste buone pratiche vengono seguite a Cagliari e non come Nuoro, perché in definitiva il nostro compito politico e morale è combattere con ogni mezzo il virus».
Francesco Mura, capogruppo di Fdi, ha auspicato che «la comunità regionale sappia andare oltre eventi storici di 226 anni fa ed impegnarsi a fondo in uno sforzo importante per pensare agli sardi di oggi, con stessa reazione decisa e coraggiosa di allora, per essere all’altezza della grande di questo momento epocale di cambiamento; lo dobbiamo alle vittime alle quali dovrebbe essere dedicata questa giornata. Abbiamo il dovere ha sostenuto Francesco Mura di mettere in campo una reazione adeguata alla crisi e di costruire tutti assieme un percorso di risalita, un percorso politico nuovo con i parlamentari sardi di tutte le forze politiche ed il sistema produttivo, per arrivare ad una Sardegna libera da ogni oppressione. L’ assistenza pubblica oggi è un dovere ma è necessario preparare la ripartenza per lavorare con dignità, per tenere viva la nostra tradizione di grandi lavoratori, per il nostro riscatto. Il vero cambiamento, ha proseguito, sta in questa nostra rivoluzione culturale: ripartire dai nostri valori antichi riprendendo in mano con coraggio il nostro destino, consapevoli del fatto che abbiamo tante emergenze da affrontare e dobbiamo batterci con nostri concittadini per dare prospettiva al nostro popolo e soprattutto ai giovani.»
Per Forza Italia, Angelo Cocciu ha messo l’accento sull’importanza della giornata e per una data storica che quest’anno ricordiamo con tanto dolore in più, anche se in misura minore rispetto ad altre parti d’Italia. Il presidente Solinas finora ha fatto tanto e lo ringraziamo, ha detto ancora Cocciu, esprimendo poi speranza che è anche un po’ il sogno per i sardi, di poter avere un controllo sanitario capillare, per consentire alla nostra Regione di ricominciare davvero a lavorare e ad accogliere quanti vorranno visitare la nostra terra in sicurezza.
Roberto Caredda (Misto) ha ricordato che «i sardi di allora difesero grandi valori come dignità e diritti conquistando la loro autonomia con spontanea rivolta patriottica, elementi che oggi devono essere attualizzati trasformandosi in un sentimento di speranza e di riflessione per i sardi, per tramandare nel modo più nobile le tradizioni e la storia della Sardegna. Una riflessione che – ha continuato Roberto Caredda -, dovrà concretizzarsi in un forte impegno a difendere nostra identità, combattendo oggi una battaglia difficile che sta colpendo tutto il mondo. Ma non siamo soli, ha osservato il consigliere, perché abbiamo vicino tanti eroi, molti con camice e divisa, capaci di tanti esempi che contribuiscono a creare un nuovo senso di comunità di cui far tesoro. Servirà un comportamento responsabile per vincere tante sfide, ha concluso Caredda, chiamando ognuno a fare la sua parte per uscire da questa crisi più forti di prima».
Aldo Salaris (Riformatori sardi) ha parlato di «una festa del popolo sardo in tono minore ma non certo per intensità e passione». «Oggi come allora ha dichiarato il capogruppo di maggioranzasiamo davanti a una rivoluzione e il 28 aprile ci fa sentire un popolo nei valori della lingua, dei costumi e dei riti». Salaris ha insistito sul concetto di sardità e, nel corso del suo intervento, ha rilanciato con forza la battaglia politica per l’inserimento in Costituzione del principio di insularità».
Molto critico, invece, nei confronti dell’operato del presidente della Giunta, l’intervento della capogruppo Cinque Stelle, Desirè Manca, che ha ricordato quelle che, a suo giudizio, sono state le promesse tradite dal governatore nel suo primo anno e mezzo alla guida della Regione. «Ricordoha incalzato l’esponente della minoranzale promesse elettorali e quelle fatte nelle dichiarazioni programmatiche, ricordo i buoni propositi di allora e le parole appassionate sulla identità». La consigliera M5S ha quindi parlato «di fatti che vanno nel senso contrario rispetto alle riforme enunciate” ed ha lamentato il ricorso all’esercizio provvisorio, le leggi impugnate dal Governo centrale e gli “otto mesi impegnati nella nomine” nonché “la presa in giro del latte a un euro fatta ai pastori sardi”.
«Le auguro un’inversione di rotta – ha concluso Desirè Manca – mentre riaffermo con fierezza il mio essere sarda con la promessa di lavorare nell’esclusivo interesse dei sardi e della Sardegna».
Il capogruppo Udc-Cambiamo, Gianfilippo Sechi, ha ripercorso l’iter politico e istituzionale della legge per Sa Die, ricordandone il profondo significato storico e i valori legati alla sardità, all’orgoglio e al coraggio dei popolo sardo. «Il popolo che smarrisce la memoria ha affermato l’esponente della maggioranzaperde l’identità e fare memoria storica significa schiodarsi dalla passività e farsi forza col ricordo di eventi che dimostrino la nostra capacità di autogoverno se non addirittura di indipendenza».
Gianfranco Ganau (capogruppo Pd) ha ricordato in apertura del suo intervento il significato delle celebrazioni della festa del popolo sardo ed ha citato Giovanni Lilliu «La rivolta di una Sardegna asservita al feudalesimo per una Sardegna libera e una nazione protagonista».
A giudizio dell’esponente della minoranza a trent’anni dalla proclamazione della legge istituiva di Sa Die «è necessaria una riflessione sul significato e sui valori più profondi della festa del popolo sardo ma l’obiettivo a cui tendere ha spiegato Gianfranco Ganauè quello di proseguire insieme nel verso dell’esercizio dell’autonomia. Sa Die ci invita a compiere ogni giorno una rivoluzione e la moderna sarda rivoluzione di oggi, dopo i tempi difficili della pandemia – è costruire un’Isola che sia un modello si sviluppo sostenibile e attrattivo».
Il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, ha invece replicato con un certo disappunto alle critiche dei 5 Stelle ed ha parlato di “occasione perduta” riferendosi alla dimostrazione di scarsa unità offerta dal Consiglio regionale «in una giornata così importante per la Sardegna».
L’esponente della maggioranza ha più volte invocato una vera “unità” tra i sardi per superare il difficile momento ed ha chiesto scusa per «l’ennesimo teatrino della politica andato in scena in Aula anche nella giornata celebrativa di Sa Die». «Da questa Aula ha concluso Franco Mula – deve partire un segnale di unità e di speranza e il tutto, in giornate come quella odierna è più importate dell’ego di ciascuno di noi».
Accorato e appassionato l’intervento del capogruppo della Lega, Dario Giagoni, che ha fatto più volte riferimento ai sacrifici dei sardi nei mesi dell’emergenza Covid. «Il virusha dichiarato l’esponente della maggioranzaha posto in evidenza le nostre fragilità e messo alla prova anche gli spiriti più temerari».
«La giornata odierna – ha proseguito Giagoni – deve essere un momento di riflessione per le azioni concrete da condurre con coraggio per il riconoscimento del principio di insularità e per rivendicare maggiore autonomia decisionale.»
Il capogruppo della Lega ha concluso il suo intervento rivolgendo un pensiero «a quei sardi che in questi tempi difficili non hanno potuto neppure dare l’ultimo saluto ai propri cari».
La consigliera dei Progressisti, Maria Laura Orrù, ha ricordato il significato della cacciata dei piemontesi ma ha anche evidenziato come «quel periodo durò troppo poco e quanto i Savoia, una volta ritornati nell’isola la fecero pagare ai sardi». «La resilienza – ha aggiunto l’esponente della minoranzasi rilevò la nostra condanna e la storia ci insegna che oggi dobbiamo ritrovare la forza per rovesciare i tavoli».
Riferendosi all’emergenza Covid, ha aggiunto: «La ripartenza della Sardegna deve essere diversa e avviata in modo giusto, serve ripartire dalla terra e incanalare la speranza per trasformare la crisi in una grande opportunità per la nostra Isola».
Il presidente Pais ha quindi dato la parola al presidente della Regione Christian Solinas che ha svolto l’intero intervento in lingua sarda: «La storia ha riservato alla Sardegna prove difficili – ha detto Christian Solinasdisastri naturali, carestie, invasioni, saccheggi, dominazioni, siccità e malattie. Sofferenze e solitudini profonde che hanno lasciato segni indelebili nelle nostre comunità e nel modo di costruire le nostre relazioni, il nostro linguaggio e le nostre tradizioni. L’identità collettiva è il risultato di una tradizione che si rinnova, nella mentalità e nella comunicazione ma sempre con il passo che arriva da un modo di vivere senza fretta e che rappresenta la lente con la quale guardiamo il mondo e noi stessi».
L’identità, secondo Christian Solinas, è oggi ancora più importante per affrontare le difficoltà del presente: «Ci troviamo a combattere una pandemia che colpisce il nostro vivere quotidiano. L’affrontiamo senza paura, con misure importanti per cercare di contenerla. Da alcune settimane siamo chiamati a duri sacrifici che stanno mettendo i difficoltà le nostre imprese, i lavoratori e tutto il sistema economico e produttivo. Sa Die de sa Sardigna assume quindi una dimensione simbolica che mette alla prova la nostra capacità di reagire e fa leva nella potenza della nostra identità per darci la forza di superare quest’altra tragedia. Noi teniamo duro, tutti insieme ce la faremo».
Christian Solinas ha quindi rivendicato la bontà delle misure adottate dalla Regione per contrastare la pandemia: «Era dalla fine della seconda guerra mondiale che non si conosceva un’emergenza di queste dimensioni ha affermato il presidente della Regione – oggi lottiamo contro un nemico invisibile, un virus che si diffonde seminando lutti e sofferenze. Eppure siamo riusciti a mantenerne il controllo e a limitarne la diffusione. Ora è arrivato il momento di pensare a ripartire e, con le dovute cautele, a ritornare alla normalità. Per questo il 28 aprile assume un significato nuovo: nel 1794 con la cacciata del vicerè e dei funzionari piemontesi si cacciarono i soprusi di un sistema di governo che affogava città e campagne, oggi facciamo appello all’unità del nostro popolo per sconfiggere l’epidemia, per fermare la catena dei contagi e per ricominciare tutti insieme».
Ma non tutti i mali vengono per nuocere: per Christian Solinas, pur nelle difficoltà, questa esperienza servirà a disegnare una nuova identità collettiva, adeguandola alla nuova realtà globale, al continuo confronto tra culture e bisogni messi in luce dallo sviluppo delle nuove tecnologie. La lezione di questo tempo conferma il bisogno di mettere a confronto il grande patrimonio delle diversità, prendendo coscienza della nostra identità. L’omologazione non conviene a nessuno. La convivenza globale, nel rispetto reciproco delle differenti esperienze è invece l’orizzonte migliore al quale i sardi devono guardare. L’identità che nasce dall’autocoscienza è il risultato di un confronto che riconosce le diversità e ne rispetta il valore».
Il presidente della Regione ha quindi elencato i valori su cui fondare il riscatto del popolo sardo: «La sardità è la nostra coscienza collettiva che declina i nostri valori storici, tradizionali, culturali, paesaggistici e linguistici. E’ questo che rende viva e vera la nostra identità. Per questo dobbiamo chiederci cosa vogliamo per noi e per la nostra terra – ha detto Christian Solinas – credo che dobbiamo avere il coraggio e la forza di restare noi stessi salvaguardando il primo elemento della nostra esistenza: la parola. Ciò vuol dire che occorre restituire ai sardi la loro lingua materna. Il nostro modo di comunicare è fatto di silenzi e di espressioni chiare. Ciò non vuol dire non comunicare ma esprimere con poche parole il senso profondo del nostro sentire senza rimangiarsi le cose dette. La lingua sarda ha voce e suono, canta, e il suono ha lo stesso valore del significato della parola. Parlare in sardo significa scegliere un modello alternativo di sviluppo, una crescita a vantaggio di chi vive nella nostra terra. Oggi possiamo parlare in modo diverso rispetto al passato e raccontare un nuovo mondo di libertà. Oggi che stiamo per tornare liberi dopo settimane di quarantena lo dobbiamo fare con fede e speranza. Solo così si potrà ricostruire ciò che è stato distrutto dall’emergenza virus. Dobbiamo indicare una via per la rinascita del popolo sardo. Lo dobbiamo fare ripartendo da qui, da Sa Die de sa Sardigna che ci porta valori comuni di unità e di condivisione».
Christian Solinas ha quindi concluso il suo intervento citando alcuni versi dell’inno sardo di Francesco Ignazio Mannu: Como ch’est su filu ordidu/A bois toccat a tèssere/Mizzi chi poi det essere/Tardu s ‘arrepentimentu/Cando si tenet su bentu/Est prezisu bentulare.
Il presidente del Consiglio Michele Pais ha quindi chiuso la seduta ringraziando gli ospiti e i rappresentanti delle forze politiche: «Quasi tutti hanno compreso il senso di questa giornata in cui si lasciano da parte le normali contrapposizioni politiche in uno spirito di solidarietà e unità che si fonda sui valori della sarda rivoluzione di Giommaria Angioy».

(INTERVENTO INTEGRALE DEL PRESIDENTE SOLINAS IN LINGUA SARDA)
Sennore Presidente, Onorèvoles collegas, Cumponentes de su Comitadu pro Sa Die,
òmines e fèminas de Sardigna.
S’Istòria at parau in antis a sa terra nostra e a su Pòpulu nostru maicantas proas: disacatos naturales, carestias, invasiones, assàchios, dominatziones, sicagna e epidemias. Patimentos e soledades profundas, males pedrales chi ant lassadu su sinnu in sas intrannas de cadaunu de nois, de sas comunidades nostras; sa manera de fraigare sas relatas nostras, su limbàgiu e sas traditziones nostras. Est a nàrrere, s’identidade culletiva nostra a dies de oe est su frutu de una traditzione chi s’annoat, semper bia, die cun die, chi si fràigat faghende, in sos pensos e in sa comunicatzione ma semper cun su passu chi arribat dae unu vìvere bene pasadu, chi rapresentat sa lente cun sa cale, comente sardos, abbaidamus su mundu e nois matessi.
E no est de badas chi professor Lilliu istimadu apat, cun abbistesa, naradu chi “sos sardos pensant in tundu”. Ca, abbaidende bene, sa nostra est una cultura tzirculare, dae semper. No amus sa sìntesi dimensionale chi si bidet in su cùcuru de sas piràmides o de su fronte de sos tèmpios grecos.Tundos sunt sos nuraghes e su chircu distinghet sas planimetrias issoro, che a sos putzos sacros, gasi comente pro sos printzipales trastos de s’artesania artìstica – còrbulas, cannacas – e pro sos cuiles. Tundu est su ballu e in chircu si cantat a tenore. Pro leare detzisiones de importu sa comunidade si sedet in tundu, totu parìviles mancari cun ruolos diferentes.
Custa die dat s’oportunidade de nche barigare s’alabantzia e su ritu, chi sunt importantes, eja, in sas cosas de s’òmine: est sa die de nois sardos, de sa Sardigna! Una data nòdida, gasi comente ant ammentadu in medas, de unu fatu istòricu, de cussèntzia natzionale, de fràigu de unu esperimentu autonomìsticu acumpridu a pustis de sèculos dae s’edade giuigale e in armonia cun sas ideas rivolutzionària e illuminìsticas, resumidas in sos printzìpios universales de sa libertade, de s’uguagliàntzia e de s’ amistade.
Ma s’atualidade de sos valores identitàrios de Sa Die si medit oe cun unu tempus particulare, chi ponet domandas noas e nos presentat trintzeras noas pro gherrare contra a una pandemia traitora e mortale, cun unu virus chi est corfinde a manera ferotze sa bida fitiana nostra, sos antzianos nostros, e non custos ebbia. Una Epidemia chi semus cuntrastende a petorra parada, cun misuras poderosas pro li pònnere làcana chi ant custrintu pro chidas meda totu sos Sardos a sacrfìtzios mannos meda, chi sunt ponende in pelea sas impresas nostras, sos traballadores, su setore econòmicu e produtivu.
In custu tempus, su meledu nostru pro sa Die si prenat de capias noas e leat una dimensione simbòlica chi porrogat sa capatzidade nostra de poderare, de èssere fortes e invocat, in s’identidade de su Pòpulu nostru sa capatzidade de si nche torrare a pesare e torrare a cumentzare, lassendsi a palas cust’atera tragedia de s’Istòria. L’amus iscritu: Sa Sardigna est prus forte. Nois poderamus. Sa fortza nostra, Totu paris pro torrare a cumentzare.
Fiat dae s’ùrtima gherra mondiale de su sèculu passadu chi su mundu non connoschiat una emergèntzia de custa mannària. E custa est comente chi siat, cun piessinnos noos e diferentes, sa de tres gherra mondiale chi s’umanidade totu pìnniga gherrat contra a unu nèmigu invisìbile, de unu virus chi si ispàrghiat e intrat a totue messende vìtimas e lassende in caminu dolore e timòria.
Fiat dae s’ùrtima gherra mondiale de su sèculu passadu chi sa mundu non connoschiat una emergèntzia de custa mannària. E custa est comente chi siat, cun piessinnos noos e diferentes, sa de tres gherra mondiale chi s’umanidade totu pìnniga gherrat contra a unu nèmigu invisìbile, de unu virus chi si ispàrghiat e intrat a totue messende vìtimas e lassende in caminu dolore e timòria.
In s’ìsula nostra amus mantesu suta controllu s’isparghinamentu de sos contàgios, ponende làcana a sos dannos sanitarios. Ma como, comente càpitat a pustis de cada gherra, mancari cun sa prudèntzia netzessària, osservende unu printzìpiu de cautela màssima leende misuras adeguadas de preventzione e amparu, depimus torrare a cumintzare, abèrrere s’àndala a una normalidade noa chi permitat a sos sardos de nche essire a pagu a pagu dae s’isulamentu e torrare a fraigare valore e traballu.
Su 28 de abrile, duncas, leat unu significadu simbòlicu nou: comente in su 1794, boghendenche su Visurè e sos funtzionàrios piemontesos si che catzaiant a manera ideale sos abusos de unu poderiu allupadore chi sas tzidades e sas campagnas, sos istamentos e sa casta noa de sa burghesia cummerciale non podiant prus bajulare, oe faghimus apellu a s’unidade de su Pòpulu nostru pro che bogare s’epidemia, pro firmare sa cadena de sos contagios e pro torrare a cumentzare totu paris.
Custa esperientzia metzana puru at a servire a sestare s’identidade culletiva nostra.
Mescamente in s’urgentzia chi no si podet trantzire de isòrvere su chertu semper prus craru de sa relata cun una dimensione globale de sa realtade, de s’intretzire sighidu de sas culturas e de sos bisòngios chi su progressu e sa lestresa de sos istrumentos modernos at acurtziadu, moende dae sa tecnologia.
Pro comente la bido deo. sa letzione de custu tempus cunfirmat su bisòngiu de afrontare su cunfrontu chin sa richesa manna de sas diversidades, leende una cussèntzia acumprida de s’identidade sarda, chi no est unu ammiru lunàdigu de unu bìvere a tesu, eredidade materiale o immateriale de esperientzias anzenas, ma apartenèntzia resonada a una cultura e a una traditzione chi intrant oe in su fràigu de cada pessamentu e atzione nostros, leendenos a lèghere sas cosas de su mundu chi bivimus cunforma a unu paradigna antropològicu chi orientat sas reatziones cara a istìmulos esternos de su sìngulu e de sa comunidade.
S’omologatzione non cumbenit a nemos, sa summa est pari a nudda. Sa convivèntzia globale, in su rispetu pari-pari, de identidades diferentes rapresentat imbetzes s’orizonte culturale prus ricu e de bonucoro, a su cale sos sardos – e pro mene de prus puru, che sadista – podimus petzi abbaidare cun pressiu mannu.
S’identidade chi naschet dae sa cussèntzia de sesi est su resurtadu de unu cunfrontu chi reconnoschet sas diversidades, cumprendet e rispetat su valore.
Sa sardidade duncas est sa cussèntzia culletiva de su Pòpulu nostru chi declinat in su tempus presente sos valores istòricos, traditzionales, culturales, artìsticos, paesagìsticos e linguìsticos suos. Custu protzessu de atualizatzione fitiana rendet galu oe bia e bera s’identidade nostra, dende unu sensu craru a custa die e a s’alabantzia sua.
Pro cussu chi afirmamus cumbintos sa volontade nostra de non medire comente sardos cun su presente e comente sardos desinnare su benidore nostru, rispondende pro cada faina nostra a sas duas domandas fundamentales chi apo propostu a cumintzare dae sas decrarassiones prorammaticas in printzìpiu de custa legisladura: cale profetu pro s’ìsula nostra? cale profitu pro sos Sardos?.
Si custu est su percursu sestadu, depimus àere su coràgiu e sa fortza de abarrare semper nois fintzas chin s’elementu creatore de s’esistèntzia, sa paràula. Custu cheret nàrrere torrare a sos sardos sa limba issoro, sa limba de sa mama, torrare in fines a a acurtziare a su significadu de cada descritzione, fatuale o emotiva, su signifcante cosa sua.
Est a beru, su limbazu fundamentale de sos sardos est su mudore, fatu a s’ispissu de espressadas firmas. E non cheret nàrrere a non comunicare, o pejus puru a no àere nudda ite nàrrere: nono, sas paràulas sunt pagas, ca sa paràula est unu arriscu in su bìvere istòricu e no est fàtzile, in sa cultura nostra, a torrare a coa cando una cosa est narada.
Pro su restu, s’impreu de sas paràulas est risparmiosu: pagas, ma cada frase est belle una sententzia, mescamente in cussa riserva perenne de valores e traditziones rapresentada dae su mundu agropastorale.
FInas sas mòvidas sunt fraigadas, punnant a non dare a bìdere su sentidu. Mancari, in pagos tratos, arribet a una potentzia espressiva ispantosa, comente cando si ghetat una mirada simpre.
Finas s’avesu est cumpostu, non lassat bìere perunu sentidu. Mancari chi a bias tenet una fortza de espressada ispantosa, comente in una ograda ebbia.
Epuru, s’arrastu prus craru de s’identidade est in sa limba etotu. A faeddare prus limbas est una prenda cunfirmada dae totu sos istùdios. Onni limba retratat su mundu in manera diferente, cae in su sinnu gràficu o fonèticude una allega crobat s’ammentu de una comunidade. A chistionare sa limba nostra nos ponet in su mundu cunforma a s’identidade nostra e nos lassat bìvere esperièntzias a sa sola, pro nde buscare su sentidu de cada meledu.
Sa limba sarda at boghe e sonu, cantat, e su sonu tenet su matessi importu de su significadu de sa paràula. Sa limba faeddat a manera diferente su tempus de oe.
A faeddare in sardu cheret nàrrere a seberare unu modu distintu de isvilupu, una crèschida a torracontu de sa zente de su logu.
Oe podimus nàrrere in limba cosas chi no amus pòdidu nàrrere in tempos colados, e gasi faeddare unu tempus nou de libertade. Una limba sarda aberta a su cambiamentu e a s’arrichimentu. Una manera de faeddare est una manera de fàghere. Sa limba no est petzi unu mèdiu pro comunicare, est finzas una testimonia de sentidos, de afetos e de pensamentos.
Semus acante de liberare sos sardos dae chidas de barantena, cajonada dae s’emergèntzia epidemiològica. Non podimus mantènnere sa limba inserrada in domo, acorrada. Depimus liberare finas a issa, ca si potzat chistionare in sardu in cale si siat logu o faina de sa vida fitiana: in iscola, in ufìtziu, in sas istitutziones o in crèsia.
Oe galu de prus tenimus a in antis su bisòngiu de ammaniare progetos e programmas, cun una fide e una ispera noa, pro torrare a fraigare su chi est derrutu pro s’ùrtima emergèntzia e custu tempus istentosu de crisi. Depimus inditare una caminera pro sa crèschida e s’isvilupu pro totu su Pòpulu Sardu. Lu depimus fàghere como, moende dae inoghe, dae sa Die de sa Sardigna chi nos giughet a valores a cumone de unidade e cumpartzida.
Amus cosas de contare e de produire: b’at meda de nàrrere e meda prus de fàghere.
Bivimus torra su tempus firmadu dae Frantziscu Innàtziu Mannu in sas ùrtimas allegas de su cumponimentu suo chi est como s’Innu ufitziale de sa Sardigna. Nos tocat a totus sa matessi responsabilidade e nos tocat de traballare totus pro nche pesare s’ìsula nostra dae custos tempos malos siat dae su ghetu sotziale chi econòmicu:
Como ch’est su filu ordidu
A bois toccat a tèssere,
Mizzi chi poi det essere
Tardu s ‘arrepentimentu;
Cando si tenet su bentu
Est prezisu bentulare.
Sardos istimados,
Augùrios sìncheros de bona Die de sa Sardigna. Augùrios mannos pro sa Festa de su Populu nostru.

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«Ripartire, tornare alla vita normale con estrema prudenza e con quella maturità e accortezza che i Sardi hanno saputo dimostrare nel periodo più difficile dell’emergenza, consentendo alla nostra Regione di contenere la diffusione del virus entro valori tra i più bassi in Italia, lo 0,07% della popolazione. Questa “Die de sa Sardigna” rappresenta per noi un momento di svolta nella gestione della crisi, il momento in cui devono ripartire i nostri settori produttivi e anche la normale vita dei cittadini.»
Così il presidente della Regione, Christian Solinas, che nel consueto punto stampa ha annunciato, per i prossimi giorni, una nuova ordinanza che consentirà di tornare gradualmente alla normalità in tempi più rapidi rispetto a quelli prospettati dal Governo nazionale.
«La Sardegnaha detto il presidente della Regione -, grazie ai dati confortanti può anticipare gradualmente il ritorno alle relazioni sociali, pur con la massima cautela e protezione, cosi’ come la ripresa delle attività produttive primarie, come l’edilizia, i cantieri pubblici delle grandi opere che da soli occupano 35 mila persone, la cantieristica nautica, l’accesso e manutenzione delle seconde case. Il ritorno non sarà indiscriminato, ma accuratamente protetto anche grazie ai protocolli che individueremo insieme ai rappresentanti degli imprenditori e delle categorie. Esiste, e la vogliamo perseguire, la possibilità di garantire distanziamenti e sicurezza per il contenimento di eventuali nuovi focolai.»
Anticipare, dunque, i tempi tracciati ieri dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte.
«Dal nuovo DPCM – ha detto il presidente Christian Solinasci attendevamo prospettive più ampie per la riapertura di varie attività e settori. In verità il testo, almeno nelle parti che sono state fino ad ora anticipate, mostra efficacia solo in riferimento alle zone del Paese dove esistono grandi attività industriali, quindi il Nord Italia, ma sembra trascurare le esigenze dei settori trainanti del meridione e delle isole, le piccole e piccolissime imprese e il turismo.»
«Occorre quindiha anticipato il presidente della Regione -, una nuova ordinanza che consenta di tornare gradualmente e prudentemente alla normalità. Ci sarà quindi un allentamento delle misure relative a parchi, giardini, aree verdi dove i cittadini potranno tornare a svolgere attività fisica o una semplice passeggiata, potranno riprendere a giocare i bambini, dove i diversamente abili potranno nuovamente trascorrere del tempo all’aria aperta dopo settimane cosi’ stringenti. Tutto ha chiarito il presidente della Regione -, sarà fatto con attenzione e con una costante verifica sull’andamento della curva di contagio. Abbiamo bisogno di rimettere in moto le piccole aziende, di alleviare la sofferenza di commercianti e artigiani, di quelle categorie come parrucchieri e centri estetici che si domandano quale sarà il loro futuro.»
«Una cura particolare sarà dedicata al turismoha detto il presidente Christian Solinas . Purtroppo, nell’immediato, non si può praticare un semplice ritorno al passato cosi’ come lo abbiamo conosciuto. L’uscita dall’emergenza non sarà così rapida, ma scommettiamo sulla nostra capacita’ di risollevarci e di gestire questa nuova situazione con responsabilità adottando misure che consentano di lavorare convivendo con il virus fino ad una soluzione farmacologica o vaccinale.»
Sulla ripresa delle attività del settore turistico, il presidente Christian Solinas ha confermato quanto anticipato nei giorni scorsi: permarrà ancora per qualche settimana il blocco degli arrivi per consentire di realizzare nei posti e aeroporti sardi quelle “porte di accesso” che ci garantiranno un protocollo sicuro.

«Il sistema da noi predisposto – ha chiarito il presidente della Regione –, e che chiederemo al Governo di ratificare, prevede che chi vuole arrivare in Sardegna presenti, insieme ai documenti di identità, un certificato emesso nei 7 giorni precedenti la partenza che attesti l’esito negativo di un tampone molecolare. Una volta sbarcati in Sardegna, i turisti saranno sottoposti ad un nuovo rapido esame e dovranno scaricare l’app che consentirà di tracciare spostamenti e contatti per rendere rapido un eventuale isolamento, evitando di chiudere strutture ricettive.»

«Partiremo con i voli di aviazione generaleha detto il presidente Christian Solinas –, e proseguiremo con questo sistema per tutto il mese di maggio nella prospettiva di allargare ulteriormente le maglie da giugno.»
Ulteriori delucidazioni sono state fornite dal Presidente sul pacchetto di provvedimenti economici per le imprese, che nei prossimi giorni la Giunta porterà all’esame del Consiglio regionale. Domani, ha anticipato, la Giunta approverà l’accordo con la Banca europea degli investimenti grazie al quale potremo restituire liquidità al sistema economico e produttivo, con l’adozione del rapporto pari passu con le banche, che ci consentirà di erogare 200 milioni alle imprese con un preammortamento di 24 mesi e un ammortamento di 15 anni a interessi zero fino 800mila euro, senza valutazione di merito bancario.
«A questo seguirà un nuovo disegno di legge della Giunta, che prevede altri interventi per le imprese, e che presenterò in settimana – ha concluso il presidente Christian Solinas -. Un ulteriore sforzo per consentire alla Sardegna di attuare un piano straordinario di infrastrutture materiali e immateriali per lo sviluppo e l’occupazione.»

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La Garante per l’Infanzia e l’adolescenza Grazia Maria De Matteis ha sollecitato il governo regionale ad adottare misure specifiche a sostegno dei minori che, per diversi motivi, si trovano ancora più esposti agli effetti negativi, diretti ed indiretti, dell’emergenza sanitaria.
In una lettera inviata al Governatore Christian Solinas ed all’assessore della Sanità Mario Nieddu, in particolare, Grazia Maria De Matteis si è soffermata sulla difficile situazione dei minori ospiti e/o in arrivo presso le comunità di accoglienza del territorio regionale. «Si tratta di adolescenti ha ricordato -, che in alcuni casi sono figli di genitori risultati positivi e senza familiari di riferimento per un affido temporaneo. Per questi e per tutti i minori in comunità, vanno attivati percorsi specifici così come si raccomandano sia la distribuzione dei Dpi che la riorganizzazione degli spazi nelle strutture, ove si rendesse necessaria. E’ inoltre importante ha concluso -, che tutti gli interventi siano realizzati in un quadro di coordinamento efficace del sistema pubblico, regionale e non, che deve vedere coinvolti i sanitari di medicina generale, i pediatri di libera scelta ed i servizi sociali comunali.»
Altro argomento sollevato dalla Garante, è quello delle conseguenze profonde che l’epidemia Covid-19 ha avuto ed ha sul diritto allo studio degli adolescenti sardi e sui loro rapporti con il sistema educativo regionale. L’introduzione della “didattica a distanza” ha aperto senz’altro prospettive nuove ed interessanti ma in questa prima fase, secondo Grazia Maria De Matteis, presenta importanti criticità nella sua applicazione concreta su tutto il territorio regionale e “lascia indietro” proprio minori appartenenti a famiglie già socialmente ed economicamente fragili. Per questo la Garante, che ha scritto agli assessori della Pubblica istruzione, degli Affari generali ed all’Anci, auspica un intervento articolato della Regione e dei Comuni (per lo sviluppo delle reti wi-fi). I problemi fin qui emersi (sia dalle rilevazioni dell’Ufficio scolastico regionale che dell’associazione Save the Children) riguardano infatti la disponibilità di Pc e/o Tablet e di connessioni efficienti, la “copertura” di alcune realtà marginali e la difficoltà per molte famiglie ad accompagnare gli alunni nell’utilizzo dei nuovi strumenti.

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«Tutte le imprese edili con contratto nel sistema della PA devono adottare le misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 nei cantieri edili a tutela della salute dei lavoratori, senza costi aggiuntivi. La Regione prepara la fase 2 ribadendo la necessità di aggiornare il Piano Operativo di Sicurezza (POS) e il Piano di sicurezza e coordinamento (PSC) ed individuando la copertura dei maggiori costi da sostenere per specifici DPI e altre attività di contenimento dei rischi nelle somme a disposizione nel quadro economico dell’opera, alleggerendo quindi le aziende del costo. »

Lo comunica il presidente della Regione Christian Solinas. «Ripartiamo in sicurezza, la salute dei cittadini e dei lavoratori è il bene primario», sottolinea il presidente della Regione.

Le misure anti contagio ricordate nella direttiva inviata dall’assessorato dei Lavori pubblici a tutti i Comuni e le Province alla Città metropolitana di Cagliari ed agli Enti appaltanti del sistema Pubblica Amministrazione, dovranno essere adottate sia alla ripresa delle attività nei cantieri oggi sospesi, sia nei cantieri i cui contratti risultano in fase di stipula. Gli Enti attuatori di interventi di competenza regionale saranno quindi tenuti ad adottare tutti i protocolli volti a impedire la diffusione e il contagio da Covid-9 tra i lavoratori, specie per quelle attività che si svolgono al chiuso. Il tutto senza oneri aggiuntivi a carico delle aziende dato che il maggiore costo dovrà essere individuato nel quadro economico dell’opera.

Nello specifico, i coordinatori per l’esecuzione dei lavori dovranno integrare i Piani di sicurezza e coordinamento (Psc) determinando i maggiori oneri per specifici DPI o altre attività di contenimento dei rischi. Le stazioni appaltanti dovranno dal canto loro vigilare affinché le imprese appaltatrici e subappaltatrici redigano i necessari aggiornamenti dei Piani operativi di sicurezza (Pos) per la tutela dei propri lavoratori.

«L’emergenza che stiamo vivendo ha rimesso al centro la sicurezza nei luoghi di lavoro e la tutela della salute dei lavoratorispiega l’assessore dei Lavori pubblici Roberto Frongia -. Insieme ai sindacati ed alle associazioni di categoria abbiamo ragionato sul modo più efficace per far ripartire i cantieri, partendo dal presupposto che oggi abbiamo il dovere di prestare la massima attenzione a tutte quelle attività che espongono i lavoratori a rischi elevati, in primis a quelle che si svolgono nei cantieri edili. È per questo che la direttiva, oltre a indicare la necessità per committenti e stazioni appaltanti di aggiornare i Piani di sicurezza e coordinamento, vuole essere un richiamo alla responsabilità di tutti, imprenditori e lavoratori, sul rispetto delle indicazioni anti contagio favorendone l’applicazione a costo zero per l’azienda.»

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«Oggi, 25 aprile, celebriamo il valore universale della libertà, ricordando chi per questa si è battuto 75 anni fa, sacrificando la propria esistenza fino ad immolare la propria vita. Dobbiamo un ringraziamento particolare e sempre vivo a quella generazione che ha consentito a tutti noi di vivere le libertà e i diritti che conosciamo. Anche su questo fronte, come in tutte le trincee della Storia, possiamo essere orgogliosi e riconoscenti per l’impegno dei tanti sardi che hanno offerto un contributo importante a testimonianza di valori ed ideali indissolubili. La determinazione e il coraggio dimostrati allora devono essere esempio per tutti noi soprattutto in questo momento di grande difficoltà per fronteggiare un’emergenza senza precedenti.»

Lo dice il presidente della Regione Christian Solinas in occasione del settantacinquesimo anniversario della Liberazione.

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«In questo momento di straordinaria emergenza, abbiamo deciso di sostenere in maniera incondizionata i nostri agricoltori garantendo loro la liquidità necessaria e senza alcun costo, perché interessi e commissioni saranno a carico della Regione.»

Lo afferma il presidente della Regione, Christian Solinas, commentando la delibera approvata dalla Giunta, su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, che istituisce un sistema di aiuti per agevolare l’accesso al credito. L’intervento si fonda su un accordo definito con la Commissione regionale Abi Sardegna che consente ai beneficiari dei premi comunitari relativi alle misure a capo e a superficie, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale del periodo di programmazione 2014-2020, di poter richiedere alle banche aderenti l’anticipazione dei premi a loro dovuti.

In particolar modo potranno essere anticipati i contributi relativi a 11.470 domande per gli anni 2016-2017-2018, non ancora erogati da Agea (l’Agenzia nazionale), per un totale di circa 30 milioni di euro, oltre alle 16.658 domande dell’annualità 2019 (con scadenza impegno a maggio 2020) per un totale di circa 68 milioni e 500mila euro.

«Le imprese agricole, che stanno affrontando uno stato di forte difficoltà del comparto agroalimentare come quello della mancanza di liquidità, potranno quindi accedere alle risorse a costo zerosottolinea l’assessore Gabriella Murgia -. Nell’intervento saranno coinvolti i Centri di assistenza agricola che, curando la tenuta dei fascicoli aziendali e assistendo gli agricoltori nella presentazione delle domande, saranno chiamati ad attestare l’avvenuta presentazione delle richieste dei premi e ad assistere gli stessi agricoltori nei rapporti con gli istituti di credito. Si tratta di un altro necessario e importante intervento per snellire, attraverso i Caa, la burocrazia e per consentire agli agricoltori di acquisire dal sistema creditizio liquidità immediata. Questo provvedimentoconclude l’assessore regionale dell’Agricolturaresterà in essere anche per il futuro.»

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«La grave crisi che sta investendo, tra gli altri, anche il mondo dello spettacolo, non ci lascia indifferenti. Adottiamo quindi misure importanti dirette ad ampliare ed accelerare le possibilità di accesso a liquidità straordinarie in favore degli enti produttori di spettacolo nei campi della musica, della danza, del teatro, con un pacchetto di misure di sostegno per un importo di 7 milioni di euro.»

Lo comunica il presidente della Regione Christian Solinas, che annuncia come la Giunta ha impresso un’accelerazione alla spendita delle risorse stanziate nel bilancio 2020 che consentono agli organismi dello spettacolo di ottenere, con rapidità, l’anticipazione 2020, conciliando le previsioni contenute nella Legge di stabilità (proroga di tutte le scadenze al 31.07.2020) con l’esigenza di avere nel più breve tempo possibile la liquidità necessaria.

«Si tratta sottolinea l’assessore della Cultura e Spettacolo, Andrea Biancareddudi un consistente intervento di sostegno che sarà analizzato con i rappresentanti del mondo dello spettacolo, con il quale la Giunta intende aprire al più presto un tavolo di confronto. Una parte dello stanziamento sarà destinata all’elaborazione di un primo programma stralcio. Sulla base di tale indirizzo approvato, gli uffici avvieranno l’istruttoria delle domande pervenute entro il 12 marzo 2020, al fine di poter concedere quanto prima le relative anticipazioni. In una fase successiva al 31 luglio prossimo, verrà adottato un secondo programma relativo sia alle eventuali domande che dovessero pervenire entro il 31 luglio che ai conguagli sulle domande già pervenute.»

Riconoscendo alle attività di spettacolo dal vivo, nelle sue diverse articolazioni di generi e di settori, un ruolo importante nella crescita culturale, nell’integrazione sociale e nello sviluppo economico dell’Isola e nell’intero tessuto socio-economico regionale, l’assessore Andrea Biancareddu ha evidenziato la necessità di garantire, anche per il 2020, la realizzazione delle attività di spettacolo dal vivo, autorizzando la programmazione delle risorse stanziate nel bilancio regionale. Per quegli eventi inseriti nelle domande che rientrano nel primo programma stralcio, che non sono stati realizzati a causa del blocco per l’emergenza Covid, l’esponente della Giunta Solinas ha disposto che si possa derogare ai parametri minimi di accesso necessari per l’ottenimento del contributo e che venga salvata la programmazione 2020, purché tali eventi siano stati inclusi nell’ambito dei piani di attività presentati. Intanto, gli uffici hanno terminato le istruttorie sui rendiconti 2019 e sono in arrivo i relativi pagamenti a saldo.

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I consiglieri del gruppo LeU Sardigna, Eugenio Lai e Daniele Cocco, hanno presentato un’interrogazione con la quale chiedono al presidente della Regione Christian Solinas e all’assessore regionale dell’Agricoltura Gabriella Murgia «quale sia ad oggi lo stato di attuazione dell’organismo pagatore regionale (Argea) e, soprattutto, se il medesimo sia in linea con termini e scadenze previste per garantire la sua piena operatività, relativamente alle funzioni di gestione e controllo delle spese finanziate dai fondi FEAGA e FEASR».

«Siamo fortemente preoccupatiaggiungono i due consiglieri regionali di LeU Sardignasoprattutto in ordine al piano di reclutamento del personale ed all’organizzazione della struttura, che dovranno garantire la massima efficienza della gestione interamente regionalizzata degli aiuti rispetto a quella precedente e semplificare in maniera tangibile il rapporto tra amministrazione pubblica e cittadini.»

«I lavoratori delle campagne non possono continuare a caricarsi sulle spalle le lungaggini della politica e della burocrazia – concludono Eugenio Lai e Daniele Cocco – soprattutto in questo periodo di ristrettezza imposto dai noti problemi dovuti all’emergenza Coronavirus, in cui l’incertezza dei tempi di erogazione degli aiuti incide pesantemente sul bilancio delle famiglie degli agricoltori e degli allevatori sardi.»

«Il sistema dei trasporti sardi deve farsi trovare preparato alla imminente “Fase due” con particolare attenzione alla salute e alla sicurezza dei cittadini ma anche alla sostenibilità economica delle aziende e alla stabilità occupazionale dei lavoratori.»

E’ quanto sostengono il segretario generale della Uiltrasporti Sardegna William Zonca e la segretaria territoriale per il Nord Sardegna Elisabetta Manca. «Riteniamo necessaria la realizzazione di un protocollo che, in conformità con le imminenti decisioni che il Governo Nazionale prenderà in merito alla cosiddetta Fase 2, garantisca la massima tutela dei lavoratori, del popolo sardo e dei viaggiatori che sceglieranno la Sardegna come meta delle loro vacanze», scrivono i rappresentanti della Uiltrasporti.

Per il sindacato, la riapertura del sistema Sardegna, oltre ad avere come punto fondamentale la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori (attraverso un test di controllo negli scali sardi per tutti i passeggeri in arrivo), dovrà essere accompagnata da una sostenibilità economica che prevenga eventuali stati di sofferenza delle aziende.

«Chiediamo alla Regione un intervento immediato per risanare le diseconomicità dell’aeroporto di Cagliari che in questo periodo di emergenza sta continuando ad offrire un importantissimo servizio alla comunità spiegano William Zonca ed Elisabetta Manca -. Nel momento in cui il Governo deciderà di riaprire gli aeroporti nazionali bisognerà pensare ai criteri di sostenibilità economica anche per altri scali di Alghero e Olbia, ma ora è necessario un intervento immediato per Cagliari. Non vorremmo vederci costretti a dover gestire situazioni di riduzione del personale su uno scalo che ha garantito finora i servizi essenziali a tutta l’isola: sarebbe inconcepibile·»

Per questo motivo la Uiltrasporti chiede con urgenza un tavolo di regia permanente con la Regione, le società di gestione degli aeroporti e le organizzazioni sindacali per monitorare e analizzare le ricadute economiche e occupazionali di questa crisi in previsione dei possibili scenari futuri.

La Uiltrasporti Sardegna esprime inoltre preoccupazione per le recenti dichiarazioni del presidente della Regione Christian Solinas in merito all’eventuale apertura traffico areo solo per voli provenienti da Roma Fiumicino e Milano Linate (in cui sarebbero effettuati i controlli sanitari dei passeggieri destinati all’isola).

«Limitare il traffico aereo da e per l’Isola ai soli voli di continuità territoriale rischierebbe di condizionare ulteriormente la stagione turistica già fortemente compromessa – concludono William Zonca ed Elisabetta Manca -. Prorogare la chiusura degli scali di Olbia ed Alghero e lasciare lo scalo di Cagliari aperto solo per pochi voli rischierebbe, inoltre, di aggravare in maniera notevole i costi delle società di gestione e pregiudicare pesantemente i livelli occupazionali dei tre aeroporti. Peraltro la previsione di un cordone sanitario direttamente all’arrivo sugli scali sardi e non alle partenze permetterebbe di avere una pluralità di rotte in piena sicurezza.»

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«Abbiamo sbloccato una situazione che si trascinava da quasi quarant’anni, avviando un percorso finalizzato all’attivazione degli impianti che consentiranno agli agricoltori e agli allevatori di Uta e Villaspeciosa di beneficiare dell’acqua dell’invaso del Cixerri, e rivitalizzando l’economia del territorio.»

Il presidente della Regione, Christian Solinas, ha commentato così la delibera approvata dalla Giunta su proposta dell’assessore dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, che assegna al Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale la gestione delle opere incluse nel distretto irriguo “Uta Nord”, finora in capo all’Enas.

Il comprensorio, che si estende su un’area di 1.727 ettari, era stato realizzato dall’ex Ente autonomo del Flumendosa (ora Enas) e non è mai entrato in funzione. Il Consorzio di bonifica della Sardegna Meridionale ha già ricevuto da parte dell’assessorato dei Lavori pubblici un finanziamento per il ripristino dell’impianto esistente.

«Orasottolinea l’assessore Gabriella Murgiasi potranno portare avanti gli interventi di verifica delle opere esistenti, accelerando al massimo i tempi per arrivare a un pieno funzionamento degli impianti. In un secondo momento bisognerà trovare altre risorse per ampliare l’area del comprensorio, anche fino a 3.700 ettari, venendo incontro alle esigenze di un più ampio bacino di utenza.»