20 July, 2024
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«Luogo privilegiato di promozione umana dei nostri ragazzi, spazio di accompagnamento per la crescita sociale e spirituale delle giovani generazioni.»

Con queste parole il presidente della Regione, Christian Solinas, commenta l’approvazione della delibera con la quale la Giunta favorisce la nascita di nove nuovi oratori, in forma interparrocchiale: 7 milioni 800mila euro alle diocesi della Sardegna che dovranno realizzare le strutture, ciascuna delle quali sarà a disposizione di almeno tre parrocchie.

«Nell’ambito del rapporto di amicizia e collaborazione tra la Regione e la Chiesa sarda, questo provvedimento assume per noi una particolare rilevanza. Si tratta di luoghi di elevata importanza sociale, centri di educazione, presidi per i territori e punti di riferimento per migliaia di ragazzi», ha aggiunto il Presidente.

I contributi (fino al 90% della spesa ammessa) sono stati così ripartiti: diocesi di Lanusei, diocesi di Tempio Ampurias ed arcidiocesi di Cagliari 1.350.000 euro ciascuna; diocesi di Iglesias 900.000; diocesi di Ozieri 792.225; diocesi di Ales Terralba 772.200; arcidiocesi di Sassari 628.650; arcidiocesi di Oristano 459.000; diocesi di Alghero Bosa 198.000. I lavori cominceranno nel 2020 con l’obiettivo di terminare entro il 2021.

«Gli oratori sono storicamente punti di condivisione e di aggregazione importanti per la formazione e l’educazione dei nostri giovani, in alcuni casi sopperiscono addirittura ad alcune carenze delle Istituzioni – sottolinea l’assessore regionale degli Enti locali, Quirico Sanna -. Vanno sostenuti perché sono un vero e proprio investimento nei confronti delle famiglie e delle giovani generazioni. In particolari realtà sociali possono rappresentare anche un argine alle devianze giovanili ed alle situazioni di disagio e di emarginazione. Perciò, abbiamo deciso di incrementare lo stanziamento iniziale (5,4 milioni di euro), aumentandolo fino a 7,8 milioni, riuscendo così a finanziare tutti i progetti presentati.»

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«L’approvazione del disegno di legge che istituisce la task force per smaltire le pratiche arretrate ferme da anni all’Argea, nato su iniziativa della Giunta, è un risultato estremamente positivo per migliaia di aziende sarde, che ora possono guardare con maggiore fiducia al futuro.»

Il presidente della Regione, Christian Solinas, commenta con soddisfazione l’approvazione del testo di legge, avvenuta all’unanimità in Consiglio regionale, che consente finalmente ad Argea di dotarsi di una struttura dedicata allo smaltimento delle pratiche arretrate.

«Un dramma per decine di migliaia di aziende – afferma il presidente Christian Solinas -, una tremenda eredità con la quale ci siamo dovuti misurare appena entrati in carica. Sessantanovemila pratiche arretrate avevano messo in ginocchio agricoltori e pastori che attendevano i pagamenti del Psr in certi casi anche da 8 anni. Ottocentosettanta milioni di euro rimasti fermi nelle casse dell’agenzia invece che essere destinati al mondo agricolo e pastorale della Sardegna, che ha pagato caro questo ritardo.»

«Grazie a questa legge – aggiunge Christian Solinas -, potremo dotare Argea di centinaia di dipendenti regionali che saranno temporaneamente trasferiti dalle altre due agenzie agricole, Laore e Agris, per mettersi immediatamente al lavoro e riuscire nell’impresa di saldare tutti i conti arretrati entro il 2020, scadenza dell’attuale Psr.»

«Con questo strumento legislativo – conclude Christian Solinas -, poniamo rimedio ad anni di ritardi ed inefficienze.»

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«La Sardegna non accoglie rifiuti provenienti da altre regioni italiane.»
Dal presidente della Regione, Christian Solinas, arriva un’inequivocabile chiusura ad ogni ipotesi di coinvolgimento della Sardegna nell’accoglienza e smaltimento di rifiuti urbani, anche in presenza di uno stato di emergenza di altre Regioni.

In Sardegna gli impianti autorizzati per il trattamento dei rifiuti urbani non compostati e non differenziati hanno una potenzialità limitata alle esigenze del bacino territoriale sardo, si legge in una nota della Regione. Non sono disponibili volumetrie eccedenti il fabbisogno isolano e le risultanze dei rapporti sulla gestione dei rifiuti urbani di Ispra e Arpa Sardegna non consentono di dar corso alla richiesta di accordo per alcun tipo di rifiuto.

La posizione della Regione è espressa in una lettera che l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, ha scritto in risposta alla richiesta della Direzione Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio, escludendo nel modo più categorico che i rifiuti romani, come proposto dall’Ama (azienda municipalizzata dei rifiuti della Capitale), possano essere smaltiti nella nostra Isola.

«Il Corpo forestale – conclude il presidente Christian Solinas – è al lavoro incessantemente, in tutte le aree della Sardegna, per vigilare sulla regolarità degli impianti che operano nel settore dei rifiuti, garantendo il livello massimo di sorveglianza a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.»

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«Nuove risorse per allargare la continuità territoriale aerea alle rotte minori e avvicinare ancor di più la Sardegna all’Europa e al resto del mondo, più fondi per le leggi di settore in campo sociale, venendo incontro alle richieste dei Comuni, un incremento di cento milioni di euro per la programmazione territoriale, a conferma degli impegni presi con le nostre comunità, e 40 milioni di euro alle imprese artigiane per favorire la crescita di un settore vitale per la nostra economia.»

Così il presidente della Regione, Christian Solinas, anticipa i contenuti della Finanziaria regionale che, dopo il passaggio tecnico dell’esercizio provvisorio, assumerà una connotazione politica con un maxi-emendamento condiviso con il Consiglio, con le categorie e con i territori.
«Dopo l’accordo con cui abbiamo ottenuto più risorse dallo Stato centrale – sottolinea il presidente Christian Solinas – ora ci dedichiamo all’attuazione di quanto promesso, seguendo una visione strategica che questa Giunta ha ben chiara da subito e facendo scelte coraggiose con la piena consapevolezza che più le decisioni saranno condivise più saranno efficaci nella vita quotidiana di tutti i sardi.»
«Sono i primi punti – evidenzia l’assessore regionale della Programmazione, Giuseppe Fasolino – di un lavoro ‘in progress’. Il metodo è quello indicato nel nostro programma: rivendicazione delle risorse necessarie ad esercitare le nostre funzioni, condivisione con l’Assemblea, con le comunità e il mondo delle imprese e del lavoro, fase decisionale. Confidiamo di arrivare ad una Finanziaria che, grazie al contributo ideale e programmatico di tutti, possa avere da subito – conclude Giuseppe Fasolino – quel respiro di legislatura che consenta di attuare buona parte delle scelte già nel primo scorcio del mandato.»

La Finanziaria regionale contiene:

56 milioni di euro in più nel triennio per la continuità territoriale aerea (34 milioni solo nel 2020) con il potenziamento dei collegamenti con gli scali minori (Ct2)

40 milioni nel 2020 per un programma sperimentale a favore delle imprese artigiane attraverso l’erogazione di contributi conto capitale fino al 40% a fondo perduto (legge 949/51)

100 milioni ulteriori nel triennio destinati alla programmazione territoriale per favorire lo sviluppo locale

87 milioni di euro aggiuntivi destinati al fondo per la non autosufficienza e 30 milioni in più in 3 anni per programmi personalizzati a favore di persone con grave disabilità

36 milioni di euro in più in 3 anni per interventi rivolti a persone affette da particolari patologie (erogazione di contributi a favore di talassemici, linfopatici, emofilici, nefropatici e trapiantati)

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«La formazione professionale sta assumendo sempre più un’importanza strategica nel mondo produttivo, perché viene incontro ai fabbisogni espressi dalle aziende e alle esigenze dei giovani di acquisire competenze. Ed è volontà della Giunta proseguire e rafforzare l’impegno nella direzione della promozione integrale della persona attraverso la formazione ed il lavoro.»

Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Christian Solinas, dopo l’approvazione della delibera, proposta dall’assessore regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, che stanzia quasi tre milioni di euro – a valere sul Por Fse 2014/2020 – a favore dei tirocini extracurriculari, per promuovere l’ingresso o il reingresso nel mercato del lavoro da svolgersi in Sardegna, con particolare attenzione ai settori che offrono maggiori prospettive di crescita (green economy, blue economy, servizi socio-sanitari, valorizzazione del patrimonio culturale) e di cui il 38 % è riservato ad azioni dirette alle donne.

«Le misure di politica attiva – spiega l’assessore Alessandra Zedda – vanno a beneficio di tanti sardi, occupati e disoccupati, giovani e meno giovani, con un particolare occhio di riguardo verso le donne. Per questo abbiamo individuato ulteriori risorse nell’assestamento di bilancio che consentono di offrire maggiori prospettive di occupazione.»

L’attivazione dei tirocini fa parte del programma denominato “TVB Sardegna LavORO” (che unisce gli acronimi Tirocini, Voucher, Bonus agli obiettivi stessi del programma Orientamento, Rafforzamento delle competenze e Occupazione). L’iniziativa prevede l’attivazione di tirocini rivolti a cittadini disoccupati con più di 35 anni, residenti in Sardegna (o extracomunitari regolarmente soggiornanti) che non abbiano già fruito di tirocini cofinanziati da fondi pubblici nel 2017 e 2019. In totale saranno attivabili 800 tirocini.

Ogni tirocinante potrà disporre di una indennità pari a 600 euro lordi al mese per sei mesi, totalmente a carico della Regione e erogata direttamente dall’Aspal il mese successivo. Le domande, a sportello, potranno essere presentate sulla piattaforma telematica messa a disposizione dall’amministrazione regionale (www.sardegnalavoro.it) .

 

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Il presidente della Regione, Christian Solinas, insieme ai suoi colleghi governatori di Abruzzo (Marsilio), Friuli Venezia Giulia (Fedriga), Molise (Toma), Piemonte (Cirio), Sardegna (Solinas), Sicilia (Musumeci), Toscana (Rossi) e Veneto (Zaia), sarà tra i nuovi membri titolari della delegazione italiana al Comitato europeo delle Regioni (CdR). La lista dei componenti è stata stilata dalla Conferenza delle Regioni, che deve ora inviare i nominativi alla rappresentanza italiana presso l’Ue.
Anche i Consigli regionali hanno scelto i loro rappresentanti e la delegazione italiana sarà composta da 24 membri titolari e 24 supplenti. Le nomine dovranno ora essere ufficializzate dal Consiglio Ue che dovrebbe farlo il 20 gennaio 2020. I membri del Comitato Europeo delle Regioni entreranno così in carica il 26 gennaio.

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«Siamo impegnati a costruire in Sardegna una scuola moderna ed efficiente contrastando il fenomeno della dispersione e offrendo un servizio orientato a soddisfare i bisogni formativi e culturali di tutto il territorio regionale. E il progetto Isc@la, che ha già dotato il sistema sardo di strutture più moderne, rientra tra le buone pratiche in ambito di edilizia scolastica.»

Lo ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, commentando la delibera approvata dalla Giunta che va a completare l’iter relativo al contratto di finanziamento stipulato con Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento di interventi di edilizia scolastica.
È proprio alla luce dell’importanza che la scuola riveste nella strategia della Giunta regionale che, nell’ambito del Piano straordinario di edilizia scolastica Iscol@, sono stati approvati gli atti aggiuntivi del contratto stipulato con Cassa Depositi e Prestiti. Si tratta di risorse assegnate dal MIUR che verranno trasferite alla Regione. Due i contratti interessati. Il primo, più importante, riguarda il mutuo per risorse assegnate che ammontano a 53 milioni di euro e che finanziano 73 interventi in altrettante scuole. Il secondo contratto allunga il periodo da ottobre 2019 a novembre 2020, dando la possibilità agli Enti in ritardo di completare gli interventi in corso.

 

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«Abbiamo deciso di impugnare davanti al Tar del Lazio il “Decreto invasi” con cui il Governo adotta i criteri di ripartizione delle risorse destinate al Piano nazionale degli interventi nel settore idrico per gli anni 2020-2028. Criteri approvati in Conferenza Unificata decisamente sfavorevoli per i distretti con il maggior deficit infrastrutturale, quale è la Sardegna.»

Così il presidente della Regione Christian Solinas spiega la decisione di ricorrere al Tribunale Amministrativo competente. «La Conferenza Unificata – spiega Christian Solinas -, non ha tenuto conto delle reali esigenze di approvvigionamento idrico, che nella nostra Isola sono decisamente più difficili da soddisfare rispetto a quanto accade nelle altre regioni d’Italia.»
Le risorse, infatti, sono state ripartite tenendo conto di due fattori: la “domanda di risorsa idrica” e la “domanda di infrastruttura idrica” con un peso rispettivamente del 70% e del 30%. Valori che non tengono conto delle richieste avanzate dalla Regione Sardegna e che riducono la quota di riparto per la Regione Sardegna al valore di 8,68%, con una perdita di 10 milioni circa su 60 milioni l’anno: alla Sardegna spetterebbe almeno il triplo.

«Rappresentiamo, nostro malgrado, un caso unico in Italia ma evidentemente lo Stato, distratto, non si è reso conto di questo – dice l’assessore dei Lavori pubblici, Roberto Frongia -. Dato che le risorse sono state stanziate per la lotta alla siccità, sarebbe stato sicuramente più corretto dare maggior peso al parametro, tra l’altro proposto dalla Regione Sardegna ma accantonato, che rappresenta la percentuale di risorsa prelevata dagli invasi rispetto alla risorsa totale consumata. Tale indicatore (pari a oltre il 70% per la Sardegna) evidenzia in maniera chiara la dipendenza dell’approvvigionamento idrico dagli invasi artificiali e consente di destinare le risorse in maniera più efficace e soprattutto sugli invasi con maggiore strategicità rispetto alla disponibilità della risorsa idrica. Non si può di certo trascurare – aggiunge Roberto Frongia – la criticità associata al problema dell’insularità, che determina l’impossibilità di attingere a risorse idriche provenienti da altre regioni o altri bacini idrografici. Per contro è evidente che le regioni del Nord Italia dipendono solo in minima parte dagli invasi, avendo altre fonti di approvvigionamento (fiumi, risorse dal sottosuolo).»

Mentre il Nord Italia può contare sulla quasi totalità del prelievo da acque di falda (oltre il 90%), per la Regione Sardegna, che rappresenta sicuramente il caso più critico del meridione, la dipendenza dalle acque accumulate dagli invasi è di oltre il 70%. Ciò rende strutturalmente il Nord meno esposto a crisi idriche rispetto alla Sardegna. Eppure, secondo quanto sancito dal decreto invasi, prendendo, ad esempio, come riferimento l’uso potabile, il territorio padano risulta paradossalmente avvantaggiato rispetto ad una regione con minore densità abitativa che per soddisfare l’esigenza primaria del potabile deve attingere principalmente dalle risorse trattenute dalle opere di sbarramento dei corsi d’acqua (invasi artificiali). L’indicatore “domanda risorsa idrica” ha quindi, secondo la Regione Sardegna, un peso troppo rilevante rispetto al secondo indicatore e si ispira a dati troppo generici che non individuano le reali necessità di risorsa idrica, come per esempio il numero di addetti nel settore manifatturiero che non può avere una diretta ripercussione proporzionale all’uso della risorsa idrica. Criticità oggettive che diventano ancora più evidenti e gravi se si considera il secondo indicatore “domanda infrastruttura idrica”. In realtà l’indicatore (fissato dal Governo al 30%) dovrebbe avere il maggior peso in quanto ha l’obiettivo di individuare la reale esigenza infrastrutturale e di conseguenza il maggior fabbisogno finanziario.

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Il Municipio di Teulada.

Sono immediatamente disponibili gli indennizzi economici destinati ai Comuni Sardi gravati da servitù militari. Lo comunica il presidente della Regione Christian Solinas, dopo l’approvazione in Giunta della delibera che ripartisce i fondi per l’annualità 2019 a ristoro delle comunità gravate da vincoli e attività militari.

La Regione, precisa il presidente Christian Solinas, ha ottenuto dal Governo che i fondi per le annualità 2010-2014 non andassero persi ma fossero re-iscritti a bilancio e che fossero confermati i nuovi finanziamenti. Ottenuto questo risultato, possiamo mettere immediatamente a disposizione le risorse finanziarie, che saranno erogate alle 4 macro-aree individuate: La Maddalena, Capo Frasca, Quirra e Capo Teulada. Oltre 1 milione e 250mila euro disponibili per le amministrazioni locali.

«Nei confronti dello Stato – aggiunge il presidente della Regione -, continuiamo la nostra battaglia per riportare nella piena disponibilità dei Sardi molte aree interessate da attività militari. Nei mesi scorsi, sono state totalmente liberate dai vincoli le spiagge di Porto Tramatzu e di S’Enna e S’Arca, destinate per anni a uso esclusivo delle Forze Armate. Le due spiagge – la prima a Capo Teulada, da Porto Teulada a Punta Menga, la seconda a Capo Frasca, da Punta S’Aschivoni allo stagno di Marceddì – sono state così cancellate dalle aree di preminente interesse nazionale e riconsegnate alla Regione al termine di un lungo iter che si è concluso dopo la firma del protocollo d’intesa siglato con il ministero della Difesa.»

«Debbono ora tornare alla Sardegna e ai Sardi – conclude il presidente Christian Solinas -, anche molte altre aree che fanno parte del nostro inestimabile patrimonio ambientale. Si tratta di passaggi fondamentali in vista di nuove importanti intese con il Governo.»

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Il governatore Christian Solinas commenta positivamente l’intesa raggiunta oggi a Roma sul Patto per la salute, nel corso della Conferenza delle Regioni alla quale ha partecipato l’assessore dell’Industria, Anita Pili.

«Per la tutela della salute dei sardi non avremmo mai potuto accettare un Patto al ribasso, che non garantisse adeguati livelli di efficienza dei servizi – ha detto Christian Solinas –. Abbiamo tenuto sempre una posizione chiara, improntata alla massima attenzione verso i malati, e alla fine le nostre richieste più importanti sono state ascoltate e recepite. Si è raggiunto così un accordo che riafferma il ruolo e l’autonomia delle Regioni e, in un quadro nazionale, rappresenta un contributo alla crescita di un sistema sanitario moderno.»

«Le nostre sono proposte di buon senso, che hanno trovato il favore della maggior parte delle Regioni – sottolinea l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu -. Abbiamo mostrato fermezza davanti all’ipotesi di un’intesa che non tenesse conto dei bisogni dei territori e la nuova formulazione del Patto dimostra che non ci sbagliavamo. Per rispondere alla carenza di personale abbiamo chiesto che i medici possano continuare a lavorare sino ai settant’anni d’età, anche dopo aver raggiunto i quarant’anni di contribuzione, e proposto l’impiego degli specializzandi nei reparti ospedalieri a partire dal terzo anno. Abbiamo ottenuto un impegno preciso anche per la revisione del DM 70, che stabilisce standard e criteri troppo rigidi per la sopravvivenza dei servizi sanitari, senza considerare – conclude l’assessore della Sanità – le esigenze e le peculiarità del territorio.»