24 November, 2024
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I servizi di emergenza del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia ancora sotto l’attacco della disorganizzazione della ASL Sulcis. La denuncia arriva dalla Rete sarda Difesa Sanità pubblica, rappresentata dalla portavoce regionale Claudia Zuncheddu e dalla portavoce del coordinamento del Sulcis Iglesiente Rita Melis.

«Ancora una volta, con il pretesto “della presenza di soli otto dirigenti medici, di cui due esonerati dai turni notturni, per il Pronto soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia e per il Punto di Primo intervento del CTO di Iglesias, al fine di garantire la funzionalità dell’Emergenza/Urgenza cui è deputato il Sirai, è necessario procedere, in via temporanea, alla chiusura del Punto di Primo intervento del CTO di Iglesias, dalle ore 20.00 del 20 dicembre sino a nuove disposizioni. Pertanto, tutti gli interventi dovranno essere dirottati verso il Pronto soccorso del Sirai di Carbonia – denunciano Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. E’ con questa circolare del 20/12/2022 che la Asl Sulcis comunica l’ennesima chiusura del Punto di Primo intervento dell’ospedale CTO di Iglesias, omettendo la conseguente ed inevitabile implosione del servizio di emergenza/urgenza del Sirai e la pesante casistica per i mancati soccorsi a pazienti acuti.»

«La Rete sarda per la Difesa della Sanità pubblica, denuncia ancora una volta lo stato di emergenza sanitaria nella vasta area geografica del Sulcis Iglesiente e l’inadeguatezza di chi ha il potere decisionale sulle soluzioni possibili del problemaaggiungono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. Ribadiamo che la soluzione della crisi dei pronto soccorso degli ospedali, in tutta la Sardegna, non si risolve con la “deportazione” dei pazienti acuti, da una città all’altra. Le esperienze pregresse dimostrano tristemente, che già nel trasporto da Iglesias a Carbonia e nelle lunghe attese per l’accesso al Pronto soccorso del Sirai di Carbonia, si gioca la salute e spesso la vita dei cittadini.»

«Chiediamo alla Asl-Sulcis e alle massime autorità sanitarie della Sardegna concludono Claudia Zuncheddu e Rita Melis interventi adeguati alle emergenze ed assunzione di responsabilità.»

 

 

La Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica non ha aderito alla manifestazione indetta dai sindacati CGIL, CISL e UIL del 22 ottobre in quanto non condivide le soluzioni proposte per il superamento della crisi della sanità pubblica sarda. Lo ha annunciato la sua portavoce Claudia Zuncheddu.
«La Rete Sarda ribadisce che in Sardegna l’interruzione delle attività di prevenzione e l’inaccessibilità alle cure sia per i malati cronici che per gli acuti, impone un ripristino urgente del sistema sanitario pubblico, dalla Medicina di base agli ospedali pubblici, ai servizi sanitari territoriali. Interventi che non possono prescindere dalla soluzione della grave carenza del personale sanitario ha spiegato Claudia Zuncheddu -. Contrariamente ai sindacati, che sollecitano “la verifica del Piano di edilizia sanitaria e sviluppo delle nuove strutture sul territorio rispetto al piano della Regione con attuazione e utilizzo dei fondi del PNRR e di tutte le risorse disponibili”, la Rete Sarda denuncia la preoccupazione che gli ingenti fondi in arrivo dall’Europa con il Pnrr, se non utilizzati in modo corretto, non solo non risponderanno ai bisogni sanitari dei cittadini, ma determineranno un forte indebitamento per le future generazioni.»
«Dalle politiche sanitarie legate al Pnrr, centrate sulla sanità territoriale, non trapelano novità se non peggiorative ha aggiunto Claudia Zuncheddu -. I capitoli di investimento previsti sono esclusivamente in “infrastrutture e innovazione tecnologica”. Nessun capitolo è previsto per il problema della carenza di personale sanitario, benché prioritario. Medici e sindacati-medici sono sul piede di guerra contro le infrastrutture da destinare a Case di Comunità: “strutture intermedie tra l’assistenza domiciliare e quella ospedaliera”, senza considerare che i medici di medicina generale e i pediatri, già carenti nei territori, non potranno garantire la presenza nelle Case di Comunità. D’altra parte con lo smantellamento in corso degli ospedali pubblici, Case di Comunità e Ospedali di comunità, gestiti da infermieri, operatori socio-sanitari e amministrativi, quindi, “strutture non di cura”, non possono essere considerati strutture intermedie ma potrebbero essere il capolinea del sistema sanitario pubblico.»
«Il PNRR per la Sanità sarda prevede 32,7 milioni di investimento, mentre è di 7,5 milioni il cofinanziamento regionale da investire unicamente in infrastrutture e innovazione tecnologica. Fondi importanti se fossero destinati al personale sanitario e agli ospedali pubblici in fase di smantellamento, ma così non èha concluso Claudia Zuncheddu -. Ad accrescere le preoccupazioni è l’annunciata riduzione degli investimenti in Sanità per i prossimi tre anni.»

Sabato 15 ottobre, alle ore 16.00, presso la Sala Blu del Centro Culturale di Iglesias, si terrà un Convegno dibattito pubblico su “Salute e ambiente nella  transizione ecologica e Smantellamento del sistema sanitario pubblico” nel Sulcis Iglesiente, organizzato dalla Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica e Isde Sardegna-Medici per l’Ambiente.

Isde Sardegna presenterà i dati preoccupanti sulla mortalità e l’incidenza di patologie connesse alle esposizioni ambientali in tutto il SIN (Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche) del Sulcis Iglesiente e Guspinese. I dati sono rilevati dallo studio epidemiologico condotto in tutti i territori sardi dagli specialisti Antonello Russo, Cristina Mangia, Maurizio Portaluri, Emilio Gianicolo con il contributo dei medici di ISDE Sardegna, Domenico Scanu e Claudia Zuncheddu.

«La Rete Sarda interviene sulla crescente carenza dei servizi sanitari pubblici e sull’inaccessibilità non solo ai servizi di Prevenzione, ma anche di Medicina di Emergenza Urgenza, in un vasto territorio laddove l’accesso alla prevenzione e alle cure dovrebbe essere garantito e potenziato. Come in tutti i territori sardi, denuncia lo smantellamento dei servizi sanitari e la grave carenza di medici, infermieri, tecnici di laboratorio, un problema da affrontare e risolvere prioritariamente. L’iniziativa mira a contribuire al superamento della crisi sanitaria ed ambientale nei territori sardi con proposte concrete. Il dibattito è aperto ai cittadini, associazioni, comitati, sindacati e in primis la partecipazione dei sindaci dei 39 comuni del Sulcis Iglesiente e Guspinese è indispensabile.»

Sabato 15 ottobre 2022, alle ore 16.00 presso il Centro Culturale, in via Grazia Deledda, a Iglesias, si terrà il convegno-dibattito su “Salute e Ambiente nella transizione ecologica e lo smantellamento del Sistema sanitario pubblico”, organizzato dal coordinamento  del Sulcis Iglesiente della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica.

I relatori saranno: il dottor Domenico Scanu, presidente Isde Sardegna, e la dottoressa Claudia Zuncheddu, presidente Isde Cagliari e portavoce della Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica.

Il Pronto Soccorso dell’ospedale CTO di Iglesias, dalle ore 20.00, di sabato 25 giugno, ha chiuso i battenti.
Il personale sanitario viene trasferito al Sirai di Carbonia al fine di garantire la funzionalità dell’emergenza-urgenza, servizio a cui è deputato questo presidio ospedaliero. L’assenza di quattro medici, per motivi di salute, paralizza l’assistenza nel vasto territorio del Sulcis Iglesiente.
Non è una novità che tutte le strutture sanitarie della Sardegna operino sottorganico. Con l’alibi della carenza di medici e di infermieri, di fatto a tutt’oggi la politica non affronta concretamente la necessità di assumere personale ospedaliero e di attribuire le titolarità di medicina di base per tutte le sedi carenti.
Gli specialisti in medicina d’emergenza urgenza, figure indispensabili nei Pronto Soccorso, sono sottopagati, non usufruiscono di riposi aggiuntivi per il lavoro usurante e chi può fugge o sceglie altri percorsi specialistici.
E’ grave che la politica cerchi soluzioni con i “medici in affitto”. Medici superpagati, privi di competenze e non assunti con regolare concorso, non possono rimpiazzare gli specialisti in medicina d’emergenza urgenza.
I pazienti che arrivano nei PS necessitano di un’assistenza dedicata, ma il livello di tutela della salute crolla se mancano le competenze mediche e con esso crolla anche la tutela della dignità delle professioni e dei professionisti.
Bisogna investire risorse sul personale. Aumentare le retribuzioni e puntare sulla formazione. La specialità deve essere resa appetibile. Il Pnrr non può essere lo specchietto per le allodole in mano alla politica. Il Pnrr prevede solamente investimenti in infrastrutture: ingannevoli Case della salute e Ospedali di comunità, mentre si smantellano gli ospedali veri.
Se la carenza di medici nei Pronto Soccorso di regioni più avvantaggiate è passata dal 30% al 48% in pochi mesi, in Sardegna siamo alla chiusura. Se nella ricca Lombardia, dove oltre il 40% della Sanità pubblica è stata privatizzata, per la carenza dei medici di base, la politica paradossalmente arriva a proporre gli infermieri come supplenti dei medici di base. E’ la celebrazione del tramonto del Sistema sanitario pubblico. Intanto, in Sardegna, i nostri giovani medici formati, attendono da anni la titolarità e nei territori si muore davvero.
Senza una programmazione adeguata non può esistere tutela della Salute.

Quando in ospedali sardi si tagliano i laboratori di analisi, si chiudono i pronto soccorso e persino gli obitori, si decreta la morte della Sanità pubblica per responsabilità politica trasversale.

Claudia Zuncheddu

Rete Sarda per la Difesa Sanità Pubblica

Sono esplose le polemiche, a Iglesias, dopo quanto è accaduto al termine della presentazione del libro “Disarmare il virus della violenza” di Pasquale Pugliese.

«In occasione della Giornata della Terra 2022, in una sala del Comune di Iglesias, è stato presentato il libro “Disarmare il virus della violenza” di Pasquale Pugliese scrivono in una nota Claudia Zuncheddu, esponente dell’associazione Sardigna Libera, e Rita Melis, rappresentante del Coordinamento del Sulcis Iglesiente della Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica -. Alla fine dell’evento a cui hanno partecipato numerosi cittadini ed esponenti di associazioni e movimenti politici impegnati per il disarmo nel mondo, agenti di polizia all’uscita dal Municipio hanno imposto l’identificazione di tutti i partecipanti. Un’atto di arroganza spropositato ed ingiustificato ancor più per un evento contro la violenza regolarmente autorizzato ed accolto all’interno di sedi istituzionali.»

«Si invitano i parlamentari eletti in Sardegna ad esigere, da parte degli organismi preposti alla tutela dell’Ordine pubblico, le motivazioni di quest’azione repressiva che lede il diritto alla libertà di pensiero e di partecipazione democratica dei cittadini a qualsiasi evento culturale e politicoha rimarcato in un secondo comunicato diffuso stamane Claudia Zuncheddu -. Preoccupa ancor più che i fatti siano avvenuti per un evento contro ogni forma di violenza, contro gli armamenti, contro la produzione e l’esportazione di bombe anche dalla vicina fabbrica RWM di Domusnovas. Auspichiamo che l’atto intimidatorio contro la Libertà sancita in modo inequivocabile dalla stessa Costituzione italiana e garantita da tutte le costituzioni democratiche, non venga sottovalutato.»

 

“Bavaglio” ai medici. Il crollo del sistema sanitario pubblico non deve far rumore. «E’ proibito rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e a chicchessia senza autorizzazione.»
La Asl del Sulcis comunica che per motivi di salute, cinque medici del Pronto Soccorso dell’ospedale Sirai di Carbonia, sono impossibilitati a coprire il servizio dell’emergenza urgenza cui è deputato questo presidio ospedaliero. E’ inconcepibile che la Asl, per evitare la chiusura del Pronto Soccorso del Sirai di Carbonia, condanni alla chiusura il Pronto Soccorso del CTO di Iglesias, già in forte sofferenza. Il trasferimento di tutto il personale sanitario (medici, infermieri e oss) dal Pronto Soccorso del CTO di iglesias a Carbonia, non può essere la soluzione.
Ma a beffa si aggiunge beffa. Con una circolare la Direzione Generale, minaccia tutti i dipendenti della Asl, «rammentando ai Direttori, ai Responsabili in indirizzo e a tutti i dipendenti di questa Asl che, nei rapporti con gli organi di stampa e nella gestione di propri profili social network, è fatto divieto assoluto di divulgare notizie d’ufficio e assumere giudizi o affermazioni lesive dell’onorabilità e della reputazione dei propri superiori gerarchici e dei colleghi in genere… Il mancato rispetto della norma di comportamento darà luogo a provvedimenti disciplinari nelle sedi opportune».
La minaccia «è proibito rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e a chicchessia senza autorizzazione», è la formula repressiva con cui già in precedenza, i vertici della Sanità violano i diritti dei lavoratori alla libertà di opinione, di espressione e d’informazione con conseguente limitazione della vigilanza sulla sicurezza dei malati e sui loro diritti ad essere curati adeguatamente.
La Rete Sarda, denuncia ancora una volta gli effetti devastanti dell’aziendalizzazione del sistema sanitario pubblico e della gestione privatistica che impone la “fedeltà aziendale” al personale sanitario.
Il crollo degli ospedali pubblici e le gravi ricadute sulla salute delle persone, non può avvenire in silenzio, imponendo il “bavaglio” agli operatori sanitari.
L’auspicio è che i vertici della Sanità sarda intervengano con le misure appropriate per il ripristino non solo del Pronto Soccorso del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia, ma di tutto il sistema sanitario pubblico di cui noi sardi non possiamo fare a meno.
Claudia Zuncheddu – Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica

«Anche il Sirai di Carbonia, come il CTO di Iglesias, rischia di perdere il laboratorio di analisi. Il vasto territorio del Sulcis Iglesiente è allo sbando.»

La Rete Sarda in difesa della Sanità Pubblica (Coordinamento Sulcis Iglesiente) denuncia i disservizi che potrebbero crearsi all’ospedale CTO e al SIRAI con la chiusura del laboratorio di analisi agli esterni e le ricadute su tutto il territorio.

«Con l’alibi della carenza di personale, si tagliano i laboratori ospedalieri di analisi indispensabili per tutto il Sulcis Iglesiente sostengono Claudia Zuncheddu, portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica e Rita Melis del Coordinamento del Sulcis Iglesiente -. E’ il preoccupante preludio della chiusura definitiva del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia. Nessun ospedale e nessuna comunità può sopravvivere senza il supporto di un laboratorio di analisi efficiente e aperto anche agli esterni. Contro la chiusura del laboratorio di analisi, già minacciata dalla precedente Giunta regionale, l’attuale maggioranza disattende gli impegni presi. Eppure la soluzione è politica. Ci chiediamo quale sia la logica, se non quella dello smantellamento del sistema sanitario pubblico, alla base di una decisione così penalizzante per questo vasto territorio.»

«Nel Sulcis Iglesiente, intanto, cresce la mortalità e non per Covid, anche tra le fasce di età sempre più basseaggiungono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. Chiediamo all’Azienda ATS-ASSL di garantire l’efficienza dei laboratori di analisi del CTO e del Sirai. Sollecitiamo i capi gruppo di tutte le parti politiche presenti in Consiglio regionale, il Consiglio comunale e il Consiglio dei Sindaci per fermare la mannaia che non da oggi falcidia i servizi sanitari e il diritto dei cittadini ad essere curati.»

«Il ritardo ingiustificato dell’apertura dei locali al CTO di Iglesias, destinati al laboratorio di analisi (dopo un investimento di cinque milioni di Euro), è la chiara volontà, di chi ha il potere decisionale, di sacrificare la salute e la vita di intere comunità, senza possibili alternative concludono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. I laboratori privati-convenzionati, una volta consumato il badget, chiudono le porte agli utenti condannandoli alla rinuncia ai controlli per la prevenzione e ancor più per il monitoraggio delle patologie in corso.»

«Anche il Sirai di Carbonia, come il CTO di Iglesias, rischia di perdere il laboratorio di analisi. Il vasto territorio del Sulcis Iglesiente è allo sbando.»

La Rete Sarda in difesa della Sanità Pubblica (Coordinamento Sulcis Iglesiente) denuncia i disservizi che potrebbero crearsi all’ospedale CTO e al SIRAI con la chiusura del laboratorio di analisi agli esterni e le ricadute su tutto il territorio.

«Con l’alibi della carenza di personale, si tagliano i laboratori ospedalieri di analisi indispensabili per tutto il Sulcis Iglesiente sostengono Claudia Zuncheddu, portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica e Rita Melis del Coordinamento del Sulcis Iglesiente. E’ il preoccupante preludio della chiusura definitiva del CTO di Iglesias e del Sirai di Carbonia. Nessun ospedale e nessuna comunità può sopravvivere senza il supporto di un laboratorio di analisi efficiente e aperto anche agli esterni. Contro la chiusura del laboratorio di analisi, già minacciata dalla precedente Giunta regionale, l’attuale maggioranza disattende gli impegni presi. Eppure la soluzione è politica. Ci chiediamo quale sia la logica, se non quella dello smantellamento del sistema sanitario pubblico, alla base di una decisione così penalizzante per questo vasto territorio.»

«Nel Sulcis Iglesiente, intanto, cresce la mortalità e non per Covid, anche tra le fasce di età sempre più basseaggiungono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. Chiediamo all’Azienda ATS-ASSL di garantire l’efficienza dei laboratori di analisi del CTO e del Sirai. Sollecitiamo i capi gruppo di tutte le parti politiche presenti in Consiglio Regionale, il Consiglio comunale e il Consiglio dei Sindaci per fermare la mannaia che non da oggi falcidia i servizi sanitari e il diritto dei cittadini ad essere curati.»

«Il ritardo ingiustificato dell’apertura dei locali al CTO di Iglesias, destinati al laboratorio di analisi (dopo un investimento di cinque milioni di euro), è la chiara volontà, di chi ha il potere decisionale, di sacrificare la salute e la vita di intere comunità, senza possibili alternative concludono Claudia Zuncheddu e Rita Melis -. I laboratori privati-convenzionati, una volta consumato il badget, chiudono le porte agli utenti condannandoli alla rinuncia ai controlli per la prevenzione e ancor più per il monitoraggio delle patologie in corso.»

 

La Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica manifesta sostegno e solidarietà al medico radiologo Giampiero Sulis, contro il quale l’Ats avrebbe adottato provvedimenti disciplinari «per aver denunciato nei mesi più tragici della pandemia, la mancanza di dispositivi di protezione, di tamponi e di personale». Una carenza grave che nei territori ha esposto numerosi medici al rischio di contagio. In Sardegna sono diversi i medici deceduti per Covid mentre prestavano la propria assistenza privi di dispositivi di protezione. Una situazione denunciata sulla stampa da medici della Rete Sarda e non solo, per cui non è giustificato tanto accanimento dell’Ats contro il dottor Giampiero Sulis.
Con l’aziendalizzazione del sistema sanitario pubblico e la conseguente gestione privatistica, è stata imposta la “fedeltà aziendale” a tutto il personale sanitario. “E’ proibito rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e a chicchessia senza autorizzazione”, è la formula repressiva con cui i vertici della Sanità non solo ledono i diritti dei lavoratori alla libertà di opinione, di espressione e d’informazione, ma limitano la vigilanza sulla sicurezza dei malati e sul loro diritto ad un’assistenza di qualità, oltre che gratuita.
Il “bavaglio” al personale sanitario è ancora più grave di fronte allo smantellamento di tuttoil sistema sanitario pubblico, da tempo in corso in Sardegna.
Ribadendo che la salute è un valore da tutelare e non una merce che deve produrre profitto, chiediamo ai vertici dell’Ats e all’assessorato della Sanità, un impegno per frenare la chiusura degli ospedali sardi, per ripristinare razionalmente i servizi, per assumere personale sanitario e per attribuire le titolarità di medicina di base ovunque carenti.

Claudia Zuncheddu

Portavoce Rete Sarda – Difesa Sanità Pubblica