21 November, 2024
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Oggi, 19 luglio 2023, ricorre il 31° anniversario della strage di via D’Amelio in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, tra i quali anche la giovane poliziotta sarda Emanuela Loi. Una tragedia che nel 1992 segnò in modo indelebile la storia del nostro Paese, al pari di quanto accadde solo 57 giorni prima, nella strage di Capaci, in cui furono assassinati Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre agenti della scorta.
«Paolo Borsellino, insieme a Giovanni Falcone e a tutti coloro che hanno combattuto la mafia, è stato una figura encomiabile di cultura della legalità, tensione morale, senso dello Stato e delle istituzioni, rispetto delle leggi. Insegnamenti di cui tutti noi, a partire, soprattutto, dalle giovani generazioni, dovremmo fare tesoro. In questa ricorrenza ricordiamo con stima, affetto e gratitudine Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli», ha detto il sindaco Pietro Morittu.
Al fine di ricordare la figura di Paolo Borsellino e ricordare il 31° anniversario della Strage di via d’Amelio, stasera, alle ore 19.00, con il patrocinio del comune di Carbonia, l’associazione “Senso Comune” deporrà una corona d’alloro presso la scalinata dedicata alle vittime di via d’Amelio sita nella piazza Giovanni Paolo II (lato via Lombardia). 

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La circuitazione della rappresentazione teatrale “Io, Emanuela, agente della scorta di Paolo Borsellino” è realizzata sulla base del Progetto, elaborato dal Circolo Culturale Sardo di Brescia e dalla F.A.S.I. (Federazione Associazioni Sarde in Italia), di ricordare, in Sardegna e nelle città “continentali” dove operano i circoli sardi, la vita e l’impegno di Emanuela attraverso la trasposizione teatrale del libro di Annalisa Strada operata da Sara Poli e Laura Mantovi dell’associazione “Progetti e Regie” di Brescia.

Il progetto è stato approvato dal Servizio Coesione Sociale – Settore Emigrazione dell’assessorato del Lavoro della Regione Autonoma della Sardegna che lo ha incluso tra i Progetti regionali da sostenere nel quadro del programma 2016 a favore dell’emigrazione sarda, con iniziative da sviluppare nel corso del 2017.

Il progetto, che comprende anche 5 eventi in Sardegna, prevede sempre due rappresentazioni nella stessa giornata: la mattina per le scuole di primo e secondo grado della città e la sera per le associazioni e i semplici cittadini. L’ingresso è gratuito.

Nella giornata del 4 ottobre, a Dorgali, presso il Centro Culturale di Via Veneto, nel corso delle due rappresentazioni, i numerosissimi studenti e cittadini hanno seguito in silenzio e con evidente commozione le vicende della giovane poliziotta sarda (nata il 9 ottobre 1967 a Sestu, vicino a Cagliari), morta a Palermo, il 19 luglio 1992 – con i colleghi Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina – nella strage di via D’Amelio voluta da “Cosa Nostra” per assassinare il giudice Paolo Borsellino.

Queste le successive tappe del tour nell’Isola di questa emozionante rappresentazione che ha lo scopo di educare alla legalità mediante l’espressività del linguaggio teatrale.

7 ottobre, a SANT’ANTIOCO, ore 10,30 e ore 19:00; Sala Consiliare – Piazzetta Diana, 1

9 ottobre, a SESTU, ore 10,00 e ore 20:00; Sala Consiliare – Via Scipione, 1

11 ottobre, a CAGLIARI, ore 9,30 e ore 21:00; Teatro Massimo, Sala M2 – Via De Magistris, 12

13 ottobre, a MOGORO, ore 10,45 e ore 19,00; Teatro della Fiera – Piazza Martiri della Libertà.

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Mercoledì 19 luglio ricorre il 25° anniversario della starge di via D’Amelio, nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Riceviamo e pubblichiamo un ricordo del giudice Paolo Borsellino, della prof.ssa Elisabetta Barbuto, componente del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani.

Caro Dott. Borsellino,

un altro anno è passato. Un’altra pagina del grande libro della vita e della storia è stata girata. Venticinque anni fa. Un quarto di secolo ci separa dall’orrore del 19 luglio 1992 quando il fragore della morte si sparse in tutta Italia.

L’Italia delle persone semplici e oneste, dei lavoratori, della gente comune, della gente che ogni giorno si alza e si avvia incontro alla propria giornata di lavoro con spirito di sacrificio, di abnegazione, di servizio. E il dolore fece ammutolire gli italiani…il silenzio attonito di chi vede vacillare la speranza in un futuro migliore e si chiede se vale la pena di continuare a fare il proprio dovere, a combattere quotidianamente, incessantemente il malaffare con lo scopo di consegnare ai propri figli un futuro migliore…il silenzio carico di panico di chi vede spegnersi una luce in fondo al tunnel e pensa atterrita al buio che l’attende…il silenzio sgomento di chi pensa al dolore e allo strazio di una famiglia che perde un marito, un padre, un fratello, un Uomo…fu il silenzio…

Ed il fragore della morte arrivò anche alle orecchie di chi quell’attentato aveva curato e preparato nei minimi particolari; quella gente, però, non ammutolì, festeggiò, probabilmente, l’esito della sua missione di morte; festeggiò pensando all’eclatante messaggio di potenza che aveva dato nuovamente, dopo appena due mesi dalla morte di Giovanni Falcone; festeggiò pensando che il terrore seminato li avrebbe resi più forti, invincibili, padroni del mondo, di uomini e cose…

Subito dopo fu l’apoteosi dei ricordi, dei proclami, delle grandi manifestazioni d’intenti…Tutti, ma proprio tutti, si affrettarono ad assicurarsi un posto in prima fila per ricordare, compiangere, promettere una lotta senza quartiere alla mafia, completamente dimentichi della Sua solitudine in  quei mesi che scivolavano verso il 19 luglio…quella solitudine che i Giusti sono spesso costretti a subire prima dell’atto finale e che il suo sguardo triste e perso a Capaci, la sera dell’attentato al Dott. Falcone, testimonia con una incredibile forza arrivando dritto al cuore e alle coscienze.

“Le loro idee camminano sulle nostre gambe”. Questo fu lo slogan di molte manifestazioni. Questo fu il motto didascalico sotto le foto che La ritraggono insieme al Dott. Falcone, sorridenti e malinconici, consapevoli dei rischi della dura lotta che avevate ingaggiato contro il mostro dalle mille teste, dalle mille maschere, subdolo, violento e crudele che ha potuto crescere pascendosi della ignoranza che generava e genera sudditanza, clientelismo e complicità e che le sole manifestazioni contro tutte le mafie, sia pure organizzate ed animate dai migliori intenti, non sono sufficienti a contrastare.

E’ nella vita di ogni giorno che la lotta alle mafie si concretizza. E’ nella vita di ogni giorno che occorre fare il proprio dovere affinché la lotta non sia affrontata solo da pochi eroici paladini della Legalità, ma patrimonio comune di tutti gli uomini e le donne.

Il ruolo della scuola e degli educatori si ripropone allora con grande forza affinché, nelle coscienze dei più giovani, le regole vengano percepite non come qualcosa di astruso e lontano dalla propria realtà, ma come fondamento di una società civile e pacifica in cui ognuno, svolgendo il proprio compito con onestà e serietà, contribuisca alla creazione di un futuro migliore per tutti.

Fin dalla più tenera età, infatti, è importante che i ragazzi percepiscano l’importanza del rispetto per quelle regole, oggi troppo calpestate, che conduce alla vera libertà.    

Regole condivise. Regole accettate e non imposte. Regole che generano diritti e doveri. Regole che accolgono e tutelano i più deboli. Regole, norme che consentono una pacifica e libera convivenza impedendo i soprusi, le prevaricazioni di pochi a danno della collettività.

Non è un caso se un valoroso Magistrato, come il Dottor Nicola Gratteri, non perda occasione per sottolineare l’importanza di questa opera di diffusione capillare della cultura della legalità. Non è un caso se un altrettanto valoroso Magistrato, come il Dottor Gherardo Colombo, abbia deciso di dedicare la sua vita alla formazione delle giovani generazioni.

Tutti gli insegnanti sono chiamati a dare il loro contributo, ma è fuor di dubbio che gli insegnanti di discipline giuridiche, possano costituire un valore aggiunto in ogni scuola anche nelle scuole di primo grado. E’ un compito delicato, una missione che Noi insegnati di diritto dobbiamo e vogliamo portare avanti e alla quale vogliamo dedicarci con amore per contribuire alla formazione di cittadini consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri affinché nessuno possa più ritenersi “beneficiato” dal “potente” di turno nella soddisfazione di una legittima pretesa. Solo così si potrà interrompere la spirale viziosa in cui ancora oggi le mafie prosperano e trovano consenso.

Caro Dott. Borsellino… è utopia?

No. Io voglio credere e voglio sperare che tutto ciò che ho auspicato diventi realtà.

Voglio immaginare il Suo sorriso, dietro il fumo dell’ennesima sigaretta, nel vedere tanti giovani, finalmente liberi di decidere del proprio futuro; voglio immaginare una terra libera dalle mafie e dal malaffare; voglio immaginare, e sono sicura, che il 19 luglio sarà allora un giorno di speranza, sia pure nella malinconica struggente assenza di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per la Giustizia; voglio immaginare che quel giorno Lei troverà veramente la pace e una stella brillerà di più in cielo per guidarci nella nostra quotidiana opera. Senza paura.

Grazie, Dottor Borsellino.

Prof.ssa Elisabetta Barbuto

Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani