22 November, 2024
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E’ stato il presidente della Corsica, Gilles Simeoni, ad inviare lo scorso venerdì alle massime cariche europee la lettera sull’insularità firmata insieme a Francesco Pigliaru e alla presidente delle Baleari Francina Armengol, lettera presentata al Comitato delle Regioni di Bruxelles lo scorso 5 febbraio. Il documento comune, già consegnato in quell’occasione alla Commissaria europea per le politiche regionali, Corinna Cretu, e contestualmente inviato da ognuno dei Presidenti regionali al proprio governo nazionale, è stato ora indirizzato ai presidenti della Commissione europea Jean-Claude Juncker, del Parlamento UE Antonio Tajani, del Consiglio europeo Donald Tusk. Al centro, la richiesta di attenzione sul fronte dell’insularità, perché le isole d’Europa non comprese in quelle ultraperiferiche vedano riconosciuta la loro situazione di svantaggio strutturale con l’applicazione dell’art. 174 del TFUE (Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea).

«Come presidenti delle Regioni Corsica, Sardegna e Isole Baleari – scrivono Simeoni, Pigliaru e Armengol nel testo che accompagna il documento condiviso -, abbiamo inviato ai primi ministri dei nostri rispettivi Stati di appartenenza una lettera per segnalare l’esigenza di adottare, nella produzione legislativa europea da cui deriva gran parte della normazione interna, dispositivi normativi specifici, calibrati sulle sfide dei territori insulari. In considerazione della necessità di un’effettiva integrazione delle regioni insulari periferiche con lo spazio e il mercato europei, auspichiamo il sostegno da parte della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea perché ne agevolino l’adozione, nell’ottica della maggiore partecipazione ai vantaggi concorrenziali del mercato interno e ai processi di convergenza economica dell’Unione Europea.»

I tre presidenti sottolineano come l’Unione Europea si trovi in una fase di passaggio delicato: “Gli scenari programmatici e normativi futuri sono in fase di definizione – scrivono -, e ciò avviene in un momento storico in cui in tutta Europa il clima culturale e politico è attraversato da correnti di scetticismo, quando non di disaffezione, rispetto alla causa europea. Questo sentimento è alimentato dalle crescenti diseguaglianze sociali e disparità nei livelli di sviluppo tra i territori, così come dalle differenze di accesso ai vantaggi del mercato interno per imprese e cittadini”.

I rappresentanti di Sardegna, Corsica e Baleari evidenziano come in questo contesto diventi ancora più urgente «la necessità di rinnovare il patto sociale tra cittadini e istituzioni, in primis quelle dell’Unione europea. La risposta a questi sintomi di malessere deve essere più Europa, non meno Europa, capace di promuovere un modello di sviluppo inclusivo e partecipativo in cui tutte le componenti del tessuto sociale possano sentirsi beneficiarie e protagoniste». Seppur riconoscendo come molta altra strada resti da fare, Pigliaru, Simeoni e Armengol ricordano che «il processo di integrazione europea rappresenta una conquista che non può essere messa in discussione. È fondamentale che le disposizioni dei Trattati non rimangano delle mere dichiarazioni di principio ma, al contrario, trovino attuazione concreta nelle condizioni di vita dei cittadini europei. In particolare, l’art. 174 del TFUE rappresenta la summa dello spirito solidaristico e delle aspirazioni alla costruzione di una Europa unita che sono alla base e la ragion d’essere dell’Unione. La sua piena applicazione è tuttavia, per noi presidenti di regioni insulari, una questione tuttora aperta».

«Le regioni insulari soffrono di svantaggi strutturali, naturali e permanenti che si traducono in fallimenti di mercato e diseconomie di scala che configurano un vero e proprio “costo di cittadinanza” – prosegue la lettera -. L’insularità è resa ancora più critica dalla condizione di perifericità, definita in termini di isolamento dalla piattaforma continentale e maggiore distanza dai centri economici e amministrativi. La stessa Commissione europea ha fotografato questa condizione di svantaggio competitivo attraverso l’Indice di Competitività Regionale pubblicato nel 2017. I tentativi di superare gli svantaggi strutturali e permanenti insiti nell’insularità periferica producono un continuo contenzioso con la Commissione europea, in materia di aiuti di Stato, come dimostra l’annosa questione della continuità territoriale.»

«Lo scenario normativo e programmatico post-2020 non deve lasciare indietro i territori insulari – concludono Francesco Pigliaru, Francina Armengol e Gilles Simeoni -. Percorsi di convergenza che riducano i divari di sviluppo tra le regioni, a beneficio dei cittadini e delle imprese che vivono nelle aree meno sviluppate d’Europa, non sono più differibili.»

 

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«Un documento comune, un testo condiviso al quale Sardegna, Corsica e Baleari stanno lavorando insieme e che invieranno ognuno al proprio Governo. Al centro, la richiesta di affiancare le tre regioni insulari, insieme, nel confronto con l’Europa, perché l’articolo 174 del Trattato di funzionamento europeo che norma l’insularità non resti sulla carta ma venga finalmente attivato.»

Lo hanno detto a tre voci, questa mattina, i presidenti della Sardegna Francesco Pigliaru, della Corsica Gilles Simeoni, e la vicepresidente delle Baleari Isabel Busquests i Hidalgo. L’occasione è stata l’iniziativa che la Regione Sardegna ha organizzato insieme al Comitato europeo delle Regioni questa mattina nella sala del THotel a Cagliari ed alla quale hanno preso parte numerosi rappresentanti delle Istituzioni europee, tra cui il vicepresidente dell’Intergruppo isole del Parlamento europeo Tonino Picula e Jan Mikolaj Dzięciolowski, responsabile del tema per il gabinetto della Commissaria europea per gli affari regionali, Corinna Cretu. Nella sessione di lavoro che ha impegnato i tre massimi esponenti politici si è inoltre aggiunto in video il presidente di Creta Stavros Arnaoutakis.

Negli interventi è emerso ancora una volta come le regioni insulari non comprese in quelle ultraperiferiche condividano una situazione di svantaggio strutturale sinora non riconosciuta, ma che invece deve trovare spazio nella programmazione della politica di coesione post 2020, così come nella normativa europea. «Si tratta della rivendicazione di un diritto di cittadinanza – ha detto il presidente Francesco Pigliaru, citando le difficoltà incontrate dalla Sardegna su molti fronti, a partire dal bando per la mobilità – difficoltà e necessità di soluzioni, di certezze che sono ovvie per chi vive e lavora su un’isola, di chi tutti i giorni si trova a dover affrontare la discontinuità territoriale causata dalla condizione insulare, ma che l’Europa fatica a capire. Non è una richiesta di risorse – ha sottolineato -, è una richiesta di giustizia: vogliamo poter usare i nostri soldi per dare risposte specifiche a problemi specifici senza incertezze, senza il timore di incorrere in richiami comunitari dettati da regole sulla concorrenza che non tengono conto della nostra particolarità. Il lavoro che ormai da tempo portiamo avanti con Corsica e Baleari, con cui la Sardegna ha stretto per la prima volta un’alleanza politica e operativa che si fa sempre più forte e che certamente apriremo ad altre realtà insulari, come dimostra il già avviato rapporto con Creta, è essenziale per arriva e a risultati concreti. Da parte nostra abbiamo messo in gioco non solo l’unità di intenti politici ma anche e soprattutto la determinazione, la misurazione oggettiva, concreta degli svantaggi strutturali determinati dall’insularità, ognuno con i suoi tecnici, i suoi esperti, e poi insieme. Un lavoro così non era stato mai fatto, ma ora è tempo di raccoglierne i frutti. Ma poiché l’Europa dialoga obbligatoriamente con gli Stati e non con le regioni – ha concluso il presidente Francesco Pigliaru – oggi siamo a questa svolta, puntando ad un risultato che insieme ai nostri tre governi nazionali possiamo finalmente ottenere».

Concetti questi ripresi e rimarcati dal presidente Simeoni, che ha sottolineato come l’appuntamento con la definizione della politica di coesione post 2020 sia un’occasione «che le isole non possono perdere. Parlare con una voce comune è più che mai essenziale sia alla Commissione che ognuno al proprio governo, perché tengano conto della questione isole, compresa la definizione di un indice di insularità dato dalla distanza, e traducano le difficoltà in opportunità mettendo in pratica azioni concrete». Concretezza ribadita dalla vicepresidente delle Baleari Busquets i Hidalgo, che ha ricordato come al lavoro della politica, «con i frequenti incontri anche pubblici di questi anni, sia stato affiancato un imponente lavoro dietro le quinte, portato avanti dagli uffici delle tre regioni insulari. È un elemento da non trascurare – ha aggiunto -, perché nel momento del confronto con gli uffici europei le nostre argomentazioni traggono da lì molta forza.»

I lavori del convegno sono andati avanti per tutta la mattina con tavole rotonde di approfondimento dei vari aspetti tematici, moderate da Giuseppe Sciacca, segretario esecutivo della CRPM, la Conferenza delle Regioni Periferiche d’Europa. Per la Regione Sardegna è stato l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ad intervenire sui temi della promozione e sviluppo e la creazione di imprese nelle Isole europee, insieme a Tereza Krausova (Programme manager politiche UE Italia e Malta, Direzione generale per la Politica regionale della Commissione europea), e Monika Mrozec-Comparetto (Capo della Divisione Strumenti finanziari e attuazione della Banca europea di Investimenti). «Il nostro obiettivo è incrementare il Pil e l’occupazione, e su questo abbiamo concentrato le nostre azioni di governo in questi anni, individuando i fattori materiali e immateriali dello sviluppo per rafforzare ciascuno di essi. A partire dal capitale infrastrutturale che da sempre per un’isola periferica come la Sardegna ha segnato un enorme e storico gap – ha detto Raffaele Paci -. Abbiamo investito molto sul capitale umano, finanziando scuola e università. Abbiamo puntato sull’innovazione tecnologica e sul digitale, con bandi per le imprese, aerospazio e progetti scientifici internazionali. Siamo una delle regioni col maggior numero di Start up e abbiamo un solido capitale sociale. Quello su cui dobbiamo lavorare molto è invece il capitale istituzionale, il vero fattore di sviluppo: serve maggiore consapevolezza dei nostri diritti e assumersi la responsabilità di esercitarli bene. Serve una grande battaglia politica e di identità se vogliamo superare i nostri ritardi storici», ha concluso Raffaele Paci. L’ultima parte dei lavori è stata dedicata alle opportunità occupazionali per i cittadini delle isole, con gli interventi tra glia altri di Henri Malosse (30° presidente del CESE, Comitato economico e sociale europeo) e l’economista Philip Von Brockdorff (Comitato direzione del sindacato Voce dei lavoratori e membro del CESE).

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Si è conclusa oggi la missione del presidente della Regione Francesco Pigliaru a Bruxelles. Dopo aver incontrato il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Povilas Andriukaitis sul tema della Peste suina africana, Francesco Pigliaru ha preso parte alla seduta Plenaria del Comitato delle Regioni. Argomento centrale, sia nel dibattito in Aula che nelle riunioni dei gruppi nazionali e politici, è stata la politica di coesione post 2020, che disegnerà il futuro dell’Europa. Si tratta di un tema molto sentito dalle amministrazioni regionali e locali, perché costituirà la principale leva di investimento dell’Unione a favore dei territori.
«L’idea di Europa rischia di essere messa in crisi dal crescente consenso ottenuto da forze populiste che tendono a erigere muri e a cercare soluzioni agendo separatamente – ha detto il presidente Francesco Pigliaru -. Ciò che alimenta quel consenso è la grande, insostenibile disuguaglianza tra persone e tra territori. In questo quadro, la politica di coesione è più importante di prima. Bisogna lavorare, certo, perché sia più efficace, ma è anche essenziale che non venga assolutamente ridimensionata in termini di risorse. Questo vale per tutti i territori, naturalmente, ma a maggior ragione per quelli svantaggiati geograficamente come le isole.»

Francesco Pigliaru ha poi portato all’attenzione la posizione della Sardegna, esposta lo scorso 24 aprile a Bruxelles nel lavoro preliminare portato avanti dall’Intergruppo Isole del Parlamento europeo insieme alla commissione Isole del CPRM. «In quell’occasione, insieme a Corsica e Baleari, abbiamo illustrato alla Commissaria europea Corinna Cretu il nostro patto tra isole, che rappresenta non solo una buona pratica di lavoro condiviso su tematiche comuni – ha spiegato il presidente della Regione –, ma anche un caso concreto di collaborazione e dialogo tra territori d’Europa, un esempio virtuoso che di questi tempi è particolarmente importante. Questa esperienza e la centralità dei nostri territori in uno scenario mediterraneo sempre più complesso, rendono evidente come la politica di coesione post-2020 non solo non debba lasciare indietro le isole ma, al contrario, sostenerne lo sviluppo. E ciò deve avvenire – ha concluso Francesco Pigliaru – anche e, soprattutto, attraverso l’attivazione di dispositivi normativi mirati a superare gli svantaggi dell’insularità tenendo conto delle specificità, a partire dalla distanza dal continente.»