5 November, 2024
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Imane Khelif, pugile algerina, ha vinto la medaglia d’oro, nella categoria pesi Welter, alle Olimpiadi di Parigi/2024. Il suo torneo pugilistico venne turbato dal ritiro intempestivo della rivale italiana Angela Carini dopo un primo potente pugno al volto. Nei media italiani si creò subito uno schieramento:
– quelli pro-Carini che accusavano Imane Khelif d’essere impropriamente sul ring femminile nonostante avesse caratteristiche fisiche di tipo maschile;
– quelli pro-Khelif che sostenevano la legittimità di quell’incontro in quanto non vi erano dubbi sulla sua femminilità.
E’ riemerso il problema dell’”identità di genere”.
Per capire in quale assurdo ginepraio ci siamo addentrati, convinti di dire cose semplici sul chi sia maschio e chi sia femmina, è necessario rivedere su quali basi storiche, giuridiche e biologiche si identificano il sesso maschile e femminile.
Il problema dell’identità di genere nell’essere umano viene discusso approfonditamente da oltre 2.500 anni, ad iniziare dalla mitologia greca, dai filosofi, dai biologi, dai religiosi, dagli psicologi, dai sociologi dai giuristi, e oggi dai social.
L’”identità” in generale, da quella razziale, a quella culturale, a quella religiosa, etc., è una questione difficilissima. Se ne accorse tristemente Carlo Linneo, il naturalista che per primo tentò di definire il genere “HOMO” nel lontano 1758. Egli ebbe molte difficoltà: venne avversato dagli opinionisti del tempo, quando pubblicò la sua prima classificazione dei resti ossei fossili che “identificò” come appartenenti al genere “HOMO” All’inizio classificò come “Homo” tutti gli scheletri fossili associabili ad attività intelligenti come la fabbricazione di utensili. Con sua sorpresa, nella società civile, in quella scientifica e nella religiosa emersero vivaci contestazioni quando si vide che aveva incluso fra gli “Homo” anche i resti fossili delle grandi scimmie antropomorfe che precedevano l’“Homo sapiens”. A causa di problemi di identità ideologica egli allestì subito una seconda classificazione in cui separò accuratamente l’“Homo sapiens”, dall’”Homo Abilis”, dallo Australopitecus” e dall’Homo Heidebergensis. Così distinse quelli con cranio più piccolo (Ominini) da quelli con cranio più grande.
Fra quest’ultimi incluse l’Uomo di Neanderthal (estinto 25.000 anni fa), e l’Uomo di Flores (estinto 12.000 anni fa).
Già questo fatto dimostra quanto sia difficile definire chi sia “Homo” e chi non lo sia. E’ sicuro che l’”Homo sapiens” deriva per evoluzione dalla scimmia, ed è sicuro che durante l’evoluzione del DNA siano comparsi un numero enorme di aspetti somatici e forme diverse sia di “ominini” che di uomini. E il percorso dell’evoluzione non è finito. Continua ancora oggi come in passato.
Proprio a causa della continua e ininterrotta evoluzione di A-G-T-C (che sono i mattoni del DNA, e di A-G-T-U (i mattoni di RNA), la nostra specie è riuscita a sopravvivere nel pianeta Terra. Tale differenziazione e mutazione continua dei caratteri genetici, inarrestabile nel tempo, venne capita e descritta da Charles Darwin nel suo libro “L’Origine delle specie” del 1859. Egli capì che il cambiamento continuo del cammino della differenziazione genetica attraverso le mutazioni, era necessario per avere sempre a disposizione il tipo di “umano” più adatto a sopravvivere nelle varie condizioni avverse che si sarebbero incontrate.
Watson e Crik nell’anno 1953 si scoprì la “doppia elica del DNA” e aprì la strada “progetto Genoma”.
Nel 1983 il Governo Americano affidò la direzione del centro di ricerche genetiche a Francis Collins affinché sequenziasse completamente il DNA umano. Nell’anno 2000 Bill Clinton e Tony Blair presentarono al mondo la prima bozza dell’intero DNA umano allestita da Craig Venter e Francis Collins. Nel discorso di presentazione Bill Clinton previde la possibilità di analizzare e separare in laboratorio i vari geni contenuti nel DNA (quelli che definiscono il colore dei capelli, degli occhi, della corporatura, della differenziazione sessuale, dell’intelligenza, dei tumori e delle malattie genetiche, etc.). Si prospettò già allora la possibilità di eseguire procedure di ingegneria genetica allo scopo di migliorare il genoma.
Questa nuova possibilità di interferire sull’opera dei Madre Natura ha creato una rivoluzione: prima del 2000 le mutazioni nell’evoluzione genetica erano opera esclusiva di Madre Natura; dal 2000 l’Uomo può interferire sull’ordine naturale dell’Evoluzione. La possibilità di indurre, in laboratorio, mutazioni pilotate del DNA, genererà una nuova definizione della “identità umana”. Necessariamente verranno distinti gli Uomini “mutati in laboratorio” da quelli “non mutati” e potrà derivarne un problema sociale.

Verranno discriminati i “migliorati geneticamente” e quelli “non migliorati” dotati del solo DNA naturale. Ne potrà derivare un problema sociale e politico già sperimentato in epoche recenti: “l’eugenetica” o selezione della “razza migliore”. Potrà imporsi uno nuovo strato sociale di super-umani dominanti e uno strato sociale di umani, inferiori geneticamente, assoggettati ai primi.

Il problema di “identità di genere”, appena sfiorato, e impropriamente gestito, col caso Khelif-Carini, sarà nulla in confronto a ciò che potrà avvenire in futuro.
Oggi, 11 agosto 2024, chiuse le Olimpiadi rimane in piedi un clima di “scontro identitario di genere”.
Uno scontro di cui esistono documenti storici da almeno 2.500 anni a questa parte.
Gli antichi Greci si limitavano a prendere semplicemente atto di ciò che vuole la Natura. Già Platone fece descrivere ad Aristofane lo spettro delle diverse manifestazioni di genere sessuale connaturate all’Umanità. Essi ritenevano che la perfezione stesse nella somma delle qualità di genere e fra le divinità vennero inclusi gli “ermafroditi”. Soggetti dotati di qualità maschili e femminili. Il tema sulla esistenza in Natura degli “intersessi”, secoli prima di Platone, era stato già affrontato dalla filosofia trascendentale iraniana che aveva dato luogo allo sviluppo di una corrente culturale molto influente: quella degli gnostici.
Questi ritenevano che il Demiurgo avesse creato un’umanità imperfetta e che questa avrebbe potuto avvicinarsi al Dio perfetto attraverso la “conoscenza”. Secondo la loro visione tutto era imperfetto; assolutamente tutto e tutti gli esseri viventi avrebbero potuto migliorarsi solo con la “conoscenza”.
Questo concetto di imperfezione connaturata all’uomo entrò in tutte le religioni successive e ne nacque la distinzione tra un “mondo del Bene” e un “mondo del Male”. Ne derivarono correnti intellettuali che estremizzarono il significato di “male”, insito nel sesso e nella capacità riproduttiva degli esseri umani, tanto che giunsero ad imporre ai seguaci imposizione di astinenza assoluta dal sesso e il divieto di procreazione. Fu la corrente dei Catari. Nel 1200 i Catari vennero dichiarati eretici dai Cristiani e la loro corrente fu soffocata nel sangue.
Fu una strage basata sulla lotta culturale scatenata dal diverso modo di concepire l’idea di “identità” sia dell’essere umano, sia della distinzione maschio/femmina.
In quel caso la diversa idea di “identità” venne risolta con una strage. Sappiamo che in seguito, con la retorica della “identità”, anche nella storia recente avvennero altre assurde stragi.
La scienza del 1900 ha dimostrato che l’“identità sessuale” è un concetto che necessita di una classificazione riconosciuta da protocolli allestiti dalla Comunità scientifica internazionale.
In base a quei protocolli la “identità sessuale “ può essere determinata da:
1° Gli ormoni: la prevalenza di testosterone indirizza verso la mascolinità. La prevalenza di Estrogeni indirizza verso la femminilità.
2° La psiche: determina il convinto orientamento personale di genere verso una personalità maschile o femminile.
3° Il DNA: I cromosomi sono in numero di 46 n distinti in 23 coppie; la 23ª coppia è XX nelle femmine, XY nel maschio.
Gli scienziati indicano 4 modelli diversi utilizzabili nell’identità sessuale:
a) Sesso somatico o fenotipo: è dato dai caratteri sessuali primari che sono i testicoli e il pene nel maschio; la vagina, l’utero e le ovaie nelle femmine.
b) Sesso ormonale: prevalenza di gonadotropine e ormoni sessuali (più testosterone nei maschi, più estrogeni nelle femmine).
c) Sesso psichico: orientamento della personalità prevalentemente maschile o femminile (indipendentemente dal sesso genetico, somatico, ormonale).
d) Sesso genetico: XY per i maschi; XX per le femmine.
All’interno di queste 4 classi esiste un’infinita variabilità sui vari gradi di differenziazione sessuale esistenti tra il modello maschile e quello femminile. La variabilità può comportare anche cambiamenti temporanei dell’orientamento sessuale: è la “fluidità di genere”.
Gli studiosi di Biologia molecolare (specialisti in genetica medica) e di ormoni (endocrinologi) dimostrano continuamente l’esistenza di modelli diversi di sessualità.

Nella pratica Urologico-Ginecologico-Andrologica si incontrano due sindromi che possono essere esempi utili per chiarire questi concetti:
Primo esempio: la Sindrome di Morris. E’ una sindrome dovuta alla assenza di recettori per il testosterone. Si tratta di neonati geneticamente maschi (XY) che non sviluppano i caratteri sessuali maschili perché il testosterone non riesce ad attivare i recettori delle cellule somatiche. Questi soggetti sono tuttavia sensibili agli estrogeni. Il risultato finale sarà lo sviluppo di un feto che alla nascita si presenterà con caratteri sessuali femminili. Anche lo sviluppo successivo (adolescenza-maturità) sarà caratterizzato da aspetto generale femminile sia nei caratteri sessuali primari (genitali esterni) che in quelli secondari (ghiandole mammarie, pannicolo adiposo, cute, peli). Questi soggetti presenteranno un’altezza superiore alla media femminile.
L’ostetrica che accoglierà questi bambini alla nascita noterà la presenza della vulva, della vagina e l’assenza dei testicoli. Nel momento della compilazione del certificato di nascita che verrà consegnato all’Anagrafe l’ostetrica certificherà la nascita di una bambina. Con quell’atto si certifica l’“assegnazione di genere”.
Con quell’atto, riconosciuto dalle leggi di tutto il mondo il neonato è per lo Stato una “femmina”.
Esistono anche forme di “insensibilità incompleta al testosterone “ che daranno luogo ad altre varianti con fenotipi ancora differenti.
Secondo esempio: la Sindrome di Klinefelter. In questo caso la 23ª coppia avrà un cromosoma sessuale in più: XXY.
I bambini con sindrome di Klinefelter nascono con aspetto dei genitali esterni di tipo maschile.
Successivamente i caratteri genitali primari saranno ipotrofici mentre i caratteri sessuali secondari svilupperanno in senso femminile (ginecomastia, cute senza peli scarsa muscolatura). Questi individui, come quelli con sindrome di Morris, non saranno fertili.
Esistono poi casi di varianti femminili con un eccesso di cromosomi sessuali: la 23ª coppia sarà rappresentata da tre X, ovvero XXX. La tripla X darà luogo alle “superfemmine” con caratteri femminili molto pronunciati (formosità).
Esistono casi con tripla Y, ovvero YYY. Si tratta dei “supermaschi”. Avranno possente muscolatura, sviluppo scheletrico aumentato, saranno eccellenti nello sport e saranno aggressivi.
Esistono casi da difetto di cromosomi nelle 23ª coppia. E’ il tipico caso della Sindrome di Turner (la 23ª coppia è sostituita da una sola X). Si tratta di neonate bambine che avranno uno scarso sviluppo dell’apparato genitale, dei caratteri secondari e dello sviluppo scheletrico.
Tutte queste varianti avranno grandi difficoltà a riprodursi.
Dopo queste premessa si comprende che l’”identità di genere” può essere molto difficile da definire.
Per evitare di entrare nella trappola dell’“identità” il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) ha convenuto che il sesso ufficiale dell’atleta è il “sesso assegnato” alla nascita dal pubblico ufficiale a ciò deputato: l’ostetrica.
Durante les “Jeux Olympiques Paris 2024″ il CIO ha scelto il parametro della certezza legale basato su una convenzione internazionale.
Se fossero stati ignorati i parametri di “identità di genere” riconosciuto dai Parlamenti si sarebbe corso il rischio di discriminare un numero enorme di persone legittimate ad esistere godendo dei diritti costituzionali.
Nel mondo della Sessuologia esiste, con un certa frequenza, la richiesta di “riassegnazione di genere”.
Sono i casi in cui viene contestato il “sesso assegnato alla nascita”.
In questo caso la Legge affida agli scienziati esperti la decisione sul come indirizzare la riassegnazione.
Prendiamo il caso di un individuo che alla nascita sia stato assegnato al genere maschile, che però abbia manifestato in seguito un orientamento in senso femminile, e che chieda una “riassegnazione” al genere a cui sente di appartenere. In tal caso la Commissione di esperti, riunita dal Giudice, dovrà definire:
– a – quale sia il sesso somatico (l’aspetto fisico),
– b – quale sia il sesso genetico nel DNA (XX oppure XY),
– c – quale sia il sesso ormonale,
– d – quale sia il sesso psichico.
L’aspetto sessuale più difficilmente modificabile è il sesso psichico . Si tratta di soggetti che potrebbero entrare in uno stato di profonda sofferenza, fino all’autolesionismo nel caso non venissero soddisfatti nella loro identificazione psichica. Per questo motivo il “sesso psichico” sarà il parametro guida.

Il giudice, una volta ottenuti i pareri certificati dagli specialisti potrà autorizzare la messa in atto delle procedure per la “riassegnazione di genere”. Il chirurgo urologo e quello plastico ridefiniranno l’anatomia dei caratteri sessuali primari in senso femminile (raramente si fa in senso maschile).
L’Endocrinologo riequilibrerà l’assetto ormonale in senso femminile. Il sociologo e lo psicologo sosterranno l’inserimento sociale. Le spese potranno essere a carico dello Stato.
In questo caso il problema da risolvere ha un iter ben definito.
Il problema più grande, per il quale non esiste ancora un iter definitivo, si trova nei soggetti che non sono chiaramente orientati. Sono i Gender-fluid.

L’identificazione di genere è un tema studiatissimo da almeno 25 secoli e, nonostante l’impegno di eccellenti studiosi, il tema è aperto. Per questo, nonostante la sommarietà di quanto riferito, è difficile pensare che le scarne e deficienti informazioni diffuse con linguaggio così elementare dai social, possano essere utili a produrre un’opinione pubblica corretta. Il tema dell’”identità” è un tema sensibile e, se mal gestito, è pericoloso: può indurre dinamiche di esclusione, di discriminazione, fino al razzismo e alla violenza.

Mario Marroccu

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Ormai è chiaro il fallimento del piano di protezione della salute pubblica dal Coronavirus. Le istanze provenienti dai Sindaci cadono nel vuoto, proprio adesso che ci servono dei leaders locali che coordinino un gabinetto di crisi. Mentre oggi a Vuhan la gente va a fare shopping senza mascherina e tutte le attività civili hanno ripreso in pieno, noi stiamo sprofondando nel nuovo lockdown. In Cina, recentemente, per un focolaio di 9 casi di Covid hanno fatto un tracciamento con 9 milioni di tamponi. I sospetti sono stati isolati dal resto della popolazione e tutto è rientrato nella norma. Noi invece siamo entrati in una fase talmente grave che oggi, fare il tracciamento e i tamponi a tappeto, non è più possibile. Ci dobbiamo limitare a fare il tampone ai casi sintomatici. Il motivo? «Pochissimo personale addetto al tracciamento e all’esecuzione dei tamponi». Il fallimento è evidente, soprattutto, negli ambiti familiari.

Questi sono i dati sulla distribuzione dei focolai:

  • In famiglia: 82,6% dei focolai;
  • In ambito lavorativo: il 3,2%;
  • In attività ricreative: il 2,6%;

I ragazzi trovati positivi a scuola avevano contratto il virus in ambito familiare.

Dei restanti focolai non si è capita l’origine.

Visto che abbiamo dimenticato la lezione impartitaci dalla prima ondata e, vista la crisi in cui sta entrando il Sistema Sanitario pubblico, non ci resta che prepararci ad una difesa individuale, studiando di nuovo il virus per scoprire i suoi punti deboli.

Questo Virus è difficile. Ha un unico scopo: riprodursi. Il luogo ideale che ha trovato per farlo, siamo noi esseri umani. I Virus sono antichissimi. Esistevano già 3 miliardi di anni prima degli ominidi, quando iniziò la vita sulla Terra. Essi sono strutture semplici di Acido Ribonucleico (RNA) o di acido Desossiribonucleico (DNA) che, probabilmente, associandosi ed assommandosi in masserelle più grandi, hanno dato luogo ai Batteri. Batteri e Virus, sommandosi, hanno dato luogo ai Protozoi. Questi, mettendo insieme il DNA virale, batterico e protozoario, hanno dato luogo ai metazoi, e così via fino agli animali di grandi dimensioni. Il problema sta qui: i Virus ci conoscono da sempre e, nella loro infinita semplicità, ci dominano perché sono il nostro antecedente biologico nella scala dei viventi.

L’Uomo moderno iniziò a percepire l’esistenza dei virus circa 1 secolo fa quando scoprì, in una malattia chiamata “mosaico del tabacco” che esistevano esseri infinitamente più piccoli dei microbi. Nel 1910, venne scoperto il Virus polio (quello della Poliomielite). Successivamente, in tutto il 1900, si scoprirono tutti gli altri virus che oggi conosciamo; tuttavia, il numero reale delle loro varietà è enorme e sconosciuto.

Per ora non abbiamo farmaci disponibili, tranne gli Anticorpi Monoclonali (impiegati per curare Donald Trump), e il Remdesevir. I primi sono irraggiungibili: una cura costa centinaia di migliaia di dollari. Il secondo viene prodotto in scarsa quantità ed è efficace in meno della metà dei casi. Di fatto non abbiamo difese.

Stando così le cose ci chiediamo: «Che differenza c’è tra noi Uomini del 21° secolo e gli Uomini del Medio Evo? Risposta: «Non c’ è differenza sostanziale».

Dobbiamo evitare la presunzione e prendere coscienza che siamo tutt’oggi ridotti alla stregua di Uomini medioevali e dobbiamo usare gli stessi metodi che usavano i nostri antenati per difendersi, e cioè.

  • Distanziamento,
  • Isolamento,
  • Barriere fisiche.

All’inizio dell’Epidemia si pensava che il contagio avvenisse da malato a sano attraverso le “droplets”, cioè le goccioline di secrezioni delle vie aeree che vengono emesse con la tosse e gli starnuti. Poi si è scoperto che il Virus si diffonde benissimo anche in assenza di tosse e starnuti. Lui usa l’aerosol dell’alito che emettiamo quando parliamo. L’Uomo è l’animale più garrulo che esista, anche più degli uccelli. Ed è l’unico animale che trasmette infezioni dall’uno all’altro attraverso la parola.

I suoni vengono emessi dalla bocca dopo essere stati modulati dalle corde vocali, dalla lingua e dalle labbra. Inoltre la potenza della voce viene regolata dalla forza con cui si contrae il diaframma e la cassa toracica per espirare  l’aria dai polmoni.

E’ evidente che un individuo infetto irrora l’ambiente circostante con l’aerosol, emesso dal suo apparato vocale, proveniente dai polmoni, dai bronchi, dalla trachea, dalla glottide, dalla bocca e dal naso. E l’aerosol emesso contiene miliardi di Virus. Il numero dei Virus e la distanza a cui vengono proiettati è direttamente proporzionale alla forza di emissione del fiato e al tono della voce.

Pochi giorni fa ho ricevuto da un collega un articolo della rivista “Science” che contiene i risultati delle ultime ricerche sulla diffusione della Pandemia. Questa rivista viene pubblicata a Washington D.C. dall’American Association for the Advancemente of Science “ fin dal 1880. E’ la più prestigiosa al mondo assieme alla rivista inglese “Nature” del 1869 ed ha il merito di aver posto molte basi alla scienza medica moderna. I loro articoli sono particolarmente attendibili.

Ambedue le riviste nacquero dopo le pubblicazioni di Darwin sulla evoluzione delle specie, di Pasteur sulla teoria dei microbi, e di Mendelejeev sulla tavola periodica degli Elementi chimici. Quelle pubblicazioni, apparse nel trentennio fra il 1850 e il 1880, posero le basi dello sviluppo scientifico del 1900 e 2000.

Nella seconda metà del 1800 si misero a punto le tecniche della disinfezione e sterilizzazione. Ciò dette grande impulso alla Chirurgia. La Medicina Interna ebbe, nella prima metà del 1900, un grande impulso con l’applicazione delle scoperte della Genetica, della l’Immunologia, dei vaccini, dei sulfamidici e degli antibiotici. La Medicina fece un balzo in avanti nel 1953 quando James Watson e Francis Crick, genetisti, dimostrarono la struttura del DNA e dello RNA. Quando la loro scoperta venne capita nella sua grandezza si affermò che era stato scoperto il linguaggio con cui Dio aveva creato la Natura Vivente. Dopo la scoperta del fuoco, della ruota e della macchina a vapore quella di Watson e Crick fu la quarta scoperta più importante della Storia dell’Uomo.

Negli anni ’90 la Genetica esplose, soprattutto, tra gli scienziato americani ed il 26 giugno 2.000 Francis Collins e Craig Venter, presentati al mondo intero da Bill Clinton, dichiararono d’aver decodificato l’intera sequenza del DNA umano. Quegli apparecchi che misero a punto per decodificare il DNA erano i progenitori degli apparecchi che oggi si usano per decodificare l’RNA dei tamponi eseguiti per cercare il Coronavirus.

Craig Venter scoprì che il corredo genetico dell’Uomo è compreso in una piccolissima parte del DNA totale che si trova nelle cellule: il 5%. Il restante 95% di DNA umano non si sa a cosa serva e vien chiamato “DNA spazzatura”. Cos’è?

La teoria più accreditata è che si tratti di DNA e RNA virale che si è accumulato nei millenni dentro le cellule umane.

Se questo è vero si comprende anche quanto i Virus hanno abitato, e continuano ad abitare, dentro di noi, e quanto il materiale virale contenuto nelle nostre cellule sia abbondantemente preponderante rispetto al DNA umano. E’ difficile distinguere se siamo noi ad ospitare agenti estranei, oppure se siamo noi stessi ospiti di altri progenitori genetici. In futuro la Scienza chiarirà.

Alla luce delle attuali conoscenze possiamo capire quanto sia insidioso l’attacco di questo Coronavirus, che sta cercando domicilio nel nostro serbatoio genetico e che lo sta usando per riprodursi.

Oggi, data l’evidente inferiorità dell’Uomo rispetto all’attacco virale ed il fallimento nel controllo dell’Epidemia, dobbiamo ripartire da “zero”, e ridare importanza alle regole basilari per la difesa individuale. E cioè:

Primo: «Mantenere le distanze».

Secondo: «Interporre barriere tra noi e i possibili contagiati” (esempio: le mascherine).

Terzo: «Lavarsi le mani frequentemente” per impedire che esse ci portino alla bocca i Virus che abbiamo captato toccando gli oggetti dell’ambiente.

Quarto: «Evitare gli ambienti a rischio».

Quinto: «Evitare i comportamenti a rischio».

Questi due ultimi punti sono accomunati dall’intento di prevenire il meccanismo di contagio che è rappresentato da: «L’espulsione forzata di Virus dalle nostre bocche verso il prossimo».

L’articolo su “Science” che ho prima citato riporta i risultati di svariati milioni di tamponi eseguiti in tutto il mondo. Questi hanno dimostrato un fatto interessantissimo, e cioè: «Presi 100 soggetti portatori del Virus, l’80% non contagerà nessuno, mentre il 20%  diffonderà il contagio”.

Per spiegare questo  fenomeno si è pensato alla genetica degli individui, ai gruppi sanguigni, e anche all’immunologia. Si è visto che la verità è più semplice. Oggi tutti gli studi, eseguiti soprattutto in Corea del Sud, in Giappone, in India, e negli Stati Uniti, hanno dimostrato che in realtà il contagio è legato alle due circostanze elencate prima (ambienti e comportamenti).

Secondo lo studio Indiano, eseguito su 500mila portatori di Coronavirus, si scopre che il 60% delle persone contagiate è riconducibile all’8% degli infetti. Sorge la  domanda: «Perché il restante 92% degli infetti indiani non è contagioso?”.

Un altro studio concluso a Hong Kong dimostra che il 10-20% delle persone positive è responsabile di almeno l’80% dei contagi. Qui ci si deve porre la stessa domanda che ci si pone per gli Indiani.

La risposta data fino ad oggi era che “esistono i superdiffusori”. Questo termine è stato coniato dopo la pubblicazione di uno studio della Corea del Sud intorno al tracciamento di un “cluster” di 5.000 persone contagiate da 50 fedeli di una chiesa, contagiati a loro volta da una donna che cantava nel coro.

Un Cluster molto noto e studiato è quello avvenuto alla Casa Bianca il 26 settembre scorso quando Donald Trump, e altri si infettarono nel corso della cerimonia per la nomina di Amy Coney Barrett a Giudice della Corte Suprema. I presenti che indossavano la mascherina e rispettavano le distanze non si infettarono.

Cosa accomuna questi Cluster?

Sono tutti accomunati da circostanze simili, e cioè:

  • Assembramenti in luoghi affollati, chiusi e poco ventilati.
  • Componenti che cantavano o parlavano a voce alta per farsi sentire dagli altri.

Con questo abbiamo definito le caratteristiche del “luogo a rischio” e del “comportamento a rischio”.

Il luogo a rischio” con “comportamenti a rischio” è lo “spazio chiuso, affollato, con scarsa ventilazione”, in cui i presenti:

  • Non indossano la mascherina per poter bere e mangiare o per loro scelta;
  • Parlano a voce alta per farsi capire in quanto l’ambiente ha un rumore di fondo elevato.
  • Cantano in coro,
  • Fanno attività fisica.

Dai nuovi studi si è capito che la Biologia conta poco. Non esistono soggetti “superuntori”. Piuttosto esistono “ omportamenti  super-untori  in ambienti a rischio”.

La maggior parte dei contagi avvenuti nel mondo  si è verificata su mezzi di trasporto affollati, in bar e ristoranti dove si parla e si discute animatamente, si racconta eccitando gli astanti, si ride, si conversa a voce alta. Inoltre avviene in palestre dove si compiono sforzi estremi e si inspira ed espira con forza l’aria dai polmoni. Avviene nelle riunioni di lavoro dove si discute animatamente. Avviene ancora nei luoghi di culto dove si prega e si canta a voce alta. Avviene nel Cal Center, dove gli operatori, per farsi sentire in un contesto rumoroso, devono alzare la voce. Nei matrimoni, dove si canta, si ride, si urla per farsi sentire da ospiti distanti e per inneggiare agli sposi. Nei funerali durante i canti corali e i riti di condoglianza. Nelle feste private dove, tra musiche e canti il rumore di fondo è alto e si deve comunicare alzando la voce.

Da  questi studi emerge che le scuole sono molto meno a rischio. In effetti a scuola si parla uno per volta, con sobrietà  e nel rispetto dei ruoli.

E’ difficile diffondere i Virus se si parla con tono di voce normale o basso, e le distanze sono  rispettate.

Il Coronavirus si diffonde in modo stocastico, cioè casuale, e non dipende dal numero di contagiati ma dal numero  di persone che hanno un comportamento a rischio in un ambiente a rischio. Queste persone, la cui presenza e comportamento sono imprevedibili, rappresentano il 10-20% della popolazione degli infetti.

Esiste un interessante studio coreano che invece riesce a distinguere con precisione i “diffusori” dai “non diffusori”. E’ stato condotto su una palestra in cui si esercitavano di mattina i sollevatori di peso e i body builder, mentre la sera si esercitavano gli allievi di una scuola di Yoga. Quelli della mattina si sono contagiati. Quelli dello Yoga, no. La differenza sta nei diversi comportamenti.

In attesa del Vaccino, degli Anticorpi Monoclonali e dei farmaci antivirali dobbiamo trarre una lezione da questi studi, e cioè:

  • Mascherina,
  • Distanziamento,
  • Evitare luoghi chiusi ed affollati,
  • Stare lontani da gente che parla e canta a voce alta, o sbuffa in palestra o allo stadio,
  • Applicare le buone regole nell’ambito familiare, massimamente se c’è un sospetto,
  • Preferire la frequentazione di persone che bisbigliano e non alzano il tono della voce,
  • Stare lontani dagli entusiasti simpaticoni e grandi parlatori.

Ne può andare di mezzo la vita. Meglio applicarsi ad un lockdown di silenzio.

Mario Marroccu