10 January, 2025
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La Conferenza permanente Regione-Enti locali, presieduta dall’assessore Cristiano Erriu, stamane ha discusso del ricco ordine del giorno imperniato sui provvedimenti correttivi per garantire la sopravvivenza delle Amministrazioni locali in questa fase di transizione, in vista della legge di riordino. In applicazione del D.L. n. 78/2015, che dà precise indicazioni sulla spesa dei fondi relativi al Patto di stabilità, la Conferenza ha stabilito i criteri di riduzione del saldo obiettivo dello stesso Patto tra i Comuni della Sardegna.
Sulle società in house delle Province sarde, l’assessorato regionale degli Enti locali ha effettuato una ricognizione per conoscere il reale fabbisogno delle otto Amministrazioni, non coperto da entrate di bilancio in seguito ai tagli imposti dalle ultime manovre finanziarie dello Stato. Il fabbisogno è stato quantificato in circa 4 milioni di euro, nei quali è compresa la copertura finanziaria dei contratti di lavoro flessibili della Provincia di Cagliari sino al 31 dicembre 2015. La Conferenza permanente ha condiviso la proposta del testo di emendamento che sarà presentato al più presto in Consiglio regionale.
Il tavolo ha discusso anche di alcune modifiche alla legge regionale n. 6/2012, che fissa i criteri di trasferimento delle risorse del Fondo Unico.

«L’obiettivo che si vuole raggiungere – spiega l’assessore Erriu – è quello di dare un po’ di ristoro agli enti locali della Sardegna, sottoposti alle regole del ‘bilancio armonizzato’ come tutte le pubbliche amministrazioni, e svincolare così il pagamento del Fondo Unico dai rigidi criteri stabiliti dalla precedente normativa. Nella proposta di emendamento, il pagamento del Fondo Unico è lasciato all’accordo tra Regione ed Enti locali che dovrà essere raggiunto in sede di Conferenza permanente. In questo modo sarà possibile venire incontro ai Comuni, che spesso hanno oggettive difficoltà di cassa e di spesa causate dalla eccessiva rigidità delle norme sui bilanci.»

Cristiano Erriu

Consiglio regionale 415

La seduta odierna del Consiglio regionale si è aperta sotto la presidenza del vice presidente Eugenio Lai. Dopo le formalità di rito l’Assemblea ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il documento 7 – Giunta regionale – Por/Fse 2014-2020 e istituzione del Comitato di sorveglianza. Il vice presidente ha dato la parola al relatore del provvedimento Franco Sabatini, del Pd.

Franco Sabatini, in apertura, ha ricordato che «il documento è frutto del negoziato con gli uffici della Ue dopo l’esame del Centro regionale di programmazione, della Giunta e dello stesso Consiglio, che ha indicato precise priorità nell’utilizzo dei fondi comunitari». «Oramai – ha osservato – le uniche risorse per la crescita stanno dentro i piani operativi regionali, perché alcune macro-voci assorbono gran parte del bilancio della Regione a cominciare dalla sanità che pesa per oltre il 50% dei fondi disponibili; a questo si aggiungono la riduzione del gettito fiscale e delle compartecipazioni e gli accantonamenti imposti dallo Stato costantemente cresciuti in questi quattro anni». Di qui la necessità, ha sostenuto il presidente della commissione Bilancio, «di riportare al centro la vertenza entrate, un appello che rivolgo anche alle forze del centro sinistra perché o decidiamo una nuova strategia o proseguiamo nell’errore; bisogna invece cominciare a discutere l’accordo stipulato, fare nuovi ragionamenti e guardare avanti, tenendo presente che, nei fatti, quell’accordo non è mai stato pienamente applicato, né da Soru né da Cappellacci né adesso, ed esistente sempre una grande differenza di quasi un miliardo fra quanto viene riconosciuto e quanto viene effettivamente trasferito». «Guardiamo con attenzione – ha poi suggerito Sabatini – a quanto fanno le altre Regioni autonome che ogni anno riscrivono la parte del loro Statuto che riguarda le entrate, mentre noi invece siamo fermi e continuiamo a calcolare le entrate con cifre di otto anni fa mentre è cambiato il mondo». «In particolare – ha affermato ancora l’esponente del Pd – è inaccettabile che il costo della continuità territoriale, cioè il diritto alla mobilità dei sardi, sia a carico del bilancio regionale; dobbiamo liberarci da questa imposizione e tutta la politica deve ragionare in modo unitario perché la vertenza entrate è dei sardi e non ha colore; 300 milioni di residui attivi sono un grande risultato passato forse in secondo piano ma non è sufficiente, per guardare avanti occorre l’equilibrio di bilancio si regga sulla certificazione esatta delle entrate, elemento indispensabile per far corrispondere entrate e spese senza ulteriori accantonamenti in corso d’anno». «Dobbiamo infine riflettere – ha concluso Sabatini – sull’opportunità di utilizzare i 400 milioni solo per l’abbattimento dei residui passivi; questa è la prima prima battaglia da fare perché sommando quelle risorse con i 300 milioni, si liberano complessivamente 700 milioni che possono essere molto importanti, per fare in modo che il bilancio possa tornare ad essere uno strumento che attiva processi reali di crescita per la Sardegna».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha condiviso l’impostazione del problema delle entrate indicata consigliere Sabatini. «Abbiamo sempre dato il nostro sostegno costruttivo –  ha ricordato – e crediamo che da lì si debba ripartire ma non siamo d’accordo su metodo e risultati ottenuti percé, oltre all’accordo che ha modificato l’articolo 8 dello Statuto per il riaccertamento di residui, dovevamo anche avere il respiro necessario per riavviare le trattative per ottenere ciò che ci spetta, senza dimenticate che quei 300 milioni sono soldi dei sardi e non sono un grande risultato né nuova finanza, anzi incideranno negativamente su bilancio 2015 come vedremo ben presto». «Dobbiamo avere ancora tanto dallo Stato – ha lamentato la Zedda – per noi ripartire significa però anche non ritirare i ricorsi, gli stessi che altre Regioni hanno già vinto; non era quindi un nostro puntiglio ma un diritto vero, per impedire che lo Stato dia con la mano sinistra e riprenda con la destra». Ripartire, a giudizio del vice capogruppo di Forza Italia, «significa in concreto rivedere l’accordo stipulato dato che fino ad oggi non sappiamo ancora le entrate certificate; il pareggio di bilancio significa infatti conoscenza esatta di entrate e spese soprattutto quest’anno in cui scontiamo gli effetti negativi della crisi, mentre la stessa armonizzazione del bilancio provocherà altri problemi come dimostreremo cifre alla mano». «In realtà – ha aggiunto ancora la consigliera – spenderemo molto meno rispetto al periodo in cui era in vigore il patto di stabilità; sulla spesa del fondo sociale europeo, peraltro, la Sardegna ha sempre raggiunto ottimi risultati, speriamo che ciò avvenga anche per altri fondi, ma senza un quadro di certezze anche questi processi virtuosi sono a rischio».

Il capogruppo di Sardegna Vera Efisio Arbau, ha affermato che «l’accordo di luglio è un accordo che ha portato conseguenze importanti e deve essere sperimentato per produrre tutti i suoi effetti; dal nostro punto di vista, in particolare, deve essere ampliato inserendo anche gli Enti locali, coinvolgendoli nella finanza regionale e trovando anche un meccanismo per intervenire sugli accantonamenti per cui serve norma di rango costituzionale». «Gli accordi stipulati in tempi diversi da Soru ad oggi – ha continuato Arbau – hanno a monte un problema, quello di costruirci un nostro sistema fiscale federale; è stato fatto un importante passo avanti con l’approvazione del disegno di legge sull’agenzia sarda delle entrate e di questo tema dobbiamo discutere a fondo anche sui dettagli perché questa è la più grande sfida della legislatura».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto fra l’altro che «ci sarebbe molto da dire su un documento molto ampio ed in alcune parti perfino ripetitivo e superfluo, con formulazioni generiche in tema di risposte alla crescita; in qualche passo, piuttosto, si parla di aree svantaggiate sull’asse Cagliari Sassari ed Olbia, escludendo il Nuorese ed Oristano, come se queste ultime fossero aree fortunate o con caratteristiche diverse e, se poi lo fossero, bisognerebbe predisporre comunque misure ed azioni alternative». Emerge in sostanza, ad avviso di Pittalis, «un disegno non coerente che suscita forti perplessità e soprattutto sulle politiche attive del lavoro il documento resta molto sul vago, nascondendo a malapena la realtà dell’insuccesso di uno strumento costosissimo come Garanzia giovani che non crea occupazione stabile e non intacca vaste aree di precariato come quelle dell’Ente foreste e dell’Aras». «Il documento – ha concluso Pittalis – può essere quindi utile per l’analisi e per qualche spunto positivo di riflessione, ma manca di concretezza e non qualifica la maggioranza di governo; c’è molta teoria e molta vetrina ma niente segnali di speranza, per questo non possiamo votarlo».

L’assessore della Programmazione Raffaele Paci, dopo aver ricordato che il documento «è una presa d’atto del programma approvato alcuni mesi fa dalla commissione Ue ma il dibattito avviato dal Consiglio è positivo come occasione di confronto sui grandi temi della Sardegna». «E’ vero che il documento è scritto in bruxellese,  è molto burocratico e in molti passaggi perfino difficile da leggere – ha proseguito l’assessore – ma dentro c’è anche la politica, anche il programma del fondo Fesr è stato approvato ieri ed è un altro programma che può partire dopo che la Giunta lo trasmetterà al Consiglio, mentre a brevissima scadenza sarà trasmesso a Bruxelles anche il programma di sviluppo rurale». «Quanto alle politiche attive sul lavoro – ha detto Paci – per il 2015 sono in gioco 380 milioni di euro in politiche tradizionali ma anche innovative ed infatti l’Istat sta cominciando a darci qualche segnale, mentre per quanto riguarda le misure sulle grandi aree urbane come Cagliari, Sassari ed Olbia, è una scelta frutto del passato che personalmente la condivido ma, essendo consapevoli che Sardegna è più articolata, sono state predisposte misure specifiche per altre zone dell’Isola comprese quelle interne». Soffermandosi poi sulla vertenza entrate, cioè sull’attuazione del nuovo articolo 8 dello Statuto, Paci ha affermato che «la strada maestra è quella delle norme di attuazione che completeremo nelle prossime in due settimane e nello stesso tempo proseguiremo l’iter dell’agenzia sarda delle entrate approvata recentemente e aperta al dibattito pubblico prima del passaggio in Giunta e dell’iter consiliare; in questi due passaggi c’è l’autonomia che serve per dare forza alla vertenza entrate che non abbiamo mai dichiarata chiusa». «Riteniamo – ha detto ancora l’assessore – che i 300 milioni riconosciuti dallo Stato non bastano e magari riusciremo ad avere il 100% di ciò che ci spetta ma bisogna tenere presente che con la crisi fa calare le entrate in un quadro di spese fisse crescenti come sanità e trasporti, una Regione come la Sardegna fra le più colpite dalla crisi che vive di devoluzioni, deve avere un qualcosa in più per la sua specificità, sono temi che dobbiamo affrontare tutti insieme, con risposte coerenti ed all’altezza di questa sfida».

Successivamente, il vice presidente Lai ha comunicato al Consiglio la predisposizione di un ordine del giorno proposto dalla maggioranza.

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco, prendendo la parola sull’ordine dei lavori, ha chiesto una breve sospensione della seduta prima di procedere alla votazione.

Alla ripresa dei lavori il vice presidente Lai ha dato la parola al consigliere Mario Floris (Sardegna) per la dichiarazione di voto. L’ex presidente della Giunta regionale ha ricordato che sono anni che si sta parlando di questo argomento e che «nel nostro Statuto abbiamo il Piano di Rinascita». Floris ha ricordato che dopo il primo e il secondo, la Sardegna sta aspettando il terzo Piano di Rinascita che però finora non è arrivato. Secondo l’esponente della minoranza «non ci può essere autonomia politica senza autonomia finanziaria» e non è giusto che la Sicilia abbia i 10 decimi di tutte le entrate e la Sardegna no. Tra l’altro Floris ha affermato che «siamo l’unica regione al mondo che si è caricata i costi della sanità e dei trasporti» e si detto d’accordo sul fatto che bisogna ripartire dalle Entrate. Ma si è detto contrario a questo ordine del giorno perché troppe volte è stata data la disponibilità ad appoggiare l’azione nei confronti del governo ma non è stata accolta.

Il vice presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno (Cocco Pietro e più) che è stato approvato con 33 voti favorevoli e 19 contrari e che delibera la presa d’atto del documento n. 7/XV/A (Por-Fse 2014-2020 e istituzione del comitato di sorveglianza).

Il presidente ha dato la parola al consigliere Antonio Solinas (Pd)  per l’illustrazione del secondo punto all’ordine del giorno: la risoluzione n. 4 della Quarta commissione consiliare “sui trasporti marittimi da e per la Sardegna gestiti dalla società CIN-Tirrenia s.p.a..”

Il presidente della Quarta Commissione ha affermato di essere perplesso nel discutere una risoluzione approvata un anno fa dalla Commissione. Ormai, ha spiegato, che si tratta di una situazione datata: il punto a) “trasferire la sede legale della CIN-Tirrenia s.p.a. in Sardegna” è stato ottenuto, il punto b, c e d, ossia “assicurare tariffe agevolate per il trasporto merci; assicurare tariffe agevolate per i residenti e per i “nativi” in Sardegna per l’intero anno solare; assicurare tariffe promozionali ai non residenti, finalizzate a incentivare il turismo”, sono stati raggiunti in parte. Solinas ha chiesto all’assessore dei Trasporti di far pervenire alla Commissione lo studio del Crenos pubblicato sulla stampa per poterlo analizzare. I consiglieri dell’opposizione, in particolare Pietro Pittalis (FI), Michele Cossa e Luigi Crisponi (Riformatori sardi) hanno chiesto che venisse ritirata la Risoluzione e che venisse prevista una sessione del Consiglio dedicata al trasporto aereo e marittimo, alla luce degli ultimi avvenimenti, sugli effetti per la Sardegna del monopolio e sull’inchiesta dei giornali locali sulla diversità di prezzi con la continuità aerea della Corsica. Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, si è detto d’accordo.

Il vice presidente Lai, con il parere favorevole dell’Aula, ha dunque sospeso la risoluzione n. 4 e l’ha rinviata alla Quarta commissione.

Il vice presidente ha poi aperto la discussione sul terzo punto all’ordine del giorno: la Risoluzione n. 7 “sulla situazione dei lavoratori addetti al servizio di vigilanza armata, portierato, custodia, manutenzione impianti di sicurezza presso gli immobili della Regione autonoma della Sardegna e lavaggio autoveicoli”, votata all’unanimità dalle Commissioni prima e seconda.

La risoluzione impegna la Giunta regionale:

«a utilizzare gli strumenti e gli spazi di flessibilità previsti dalla normativa vigente in materia di appalti per apportare variazioni al fine adeguare il servizio, ove necessario, alle caratteristiche e alle esigenze dei diversi siti; ad adottare criteri omogenei per l’individuazione dei siti regionali ai quali assegnare la vigilanza armata al fine di conseguire uniformità su tutto il territorio regionale; a porre in essere ogni utile tentativo di aprire un dialogo con l’impresa vincitrice per:
individuare soluzioni, ad esempio la turnazione nel servizio di vigilanza armata, per evitare un’eccessiva penalizzazione a carico di alcuni lavoratori; 

verificare nel CCNL di categoria ogni possibile opportunità di incremento della retribuzione al fine di mantenere e consolidare il livello stipendiale finora raggiunto;  riconsiderare la collocazione dei lavoratori addetti ai servizi fiduciari in altre fasce retributive tenendo conto della pregressa esperienza maturata in mansioni superiori. E infine a  vigilare affinché nelle fasi di predisposizione dei futuri bandi di gara vengano attentamente vagliate le possibili conseguenze e gli impatti sull’occupazione al fine di conseguire non solo la salvaguardia dei livelli occupazionali ma altresì quella dei livelli retributivi».

Piero Comandini (Pd), relatore del testo, ha spiegato che la risoluzione non entra nel merito del bando ma sull’impostazione politica delle gare d’appalto della Regione. La ridefinizione del servizio, con il passaggio dei lavoratori da Guardie Particolari Giurate (GPG), inquadrati nel precedente appalto, a portieri/custodi con una modifica delle mansioni e del trattamento economico (che implica una riduzione di circa il 30 %,) imputabile all’applicazione del meno vantaggioso contratto relativo ai servizi fiduciari invece di quello per i servizi di vigilanza armata.

Per l’esponente della maggioranza la Regione ha il dovere di garantire anche la dignità del lavoratore. Con le gare che puntano soltanto sul massimo ribasso non è garantita, ha affermato, la qualità del servizio, l’efficienza e il lavoratore. Non è giusto che la categoria che lavora per l’ente regione abbia uno stipendio al di sotto della soglia di povertà. La stessa Commissione europea ha approvato, a giugno 2013,  una risoluzione con cui ha messo fine alle gare al massimo ribasso, privilegiando invece gli aspetti sociali, la qualità e l’innovazione.

«Questa pratica, dunque, va rigettata – ha affermato Comandin – bisogna avere rispetto per i lavoratori e non basarsi su un mero conto matematico per le assegnazioni degli appalti.»

Il presidente della Prima commissione, Francesco Agus (Sel), ha ringraziato i colleghi delle commissioni Personale e Lavoro per il lavoro svolto ed ha sottolineato come molti consiglieri neppure immaginavano gli svantaggi causati in danno dei lavoratori derivanti dall’assegnazione dell’appalto per la vigilanza indetto dall’amministrazione regionale. «Il problema non è di natura amministrativa e burocratica – ha insistito il consigliere di Sel – ma è prettamente politico perché è un problema di giustizia sociale». «Il demansionamento di chi svolgeva in precedenza il servizio di vigilanza armata – ha proseguito l’esponente della maggioranza – ha comportato una riduzione del 50 per cento della retribuzione e condizioni contrattuale di svantaggio sono state applicate anche per chi già svolgeva servizi cosiddetti “non armati”». Agus ha quindi ricordato come tali situazioni siano ormai frequenti nel settore delle forniture private ed ha definito “un pericoloso precedente” quello che creatosi con l’assegnazione della gara bandita dalla Giunta. Il consigliere di Sel ha concluso auspicando interventi immediati per sanare la situazione dei lavoratori della vigilanza.

Il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa, ha bollato il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza che si sono aggiudicate il bando regionale come “una degenerazione della spending review” ed ha paragonato in termini negativi l’atteggiamento tenuto nell’occasione dalla Regione con quello che caratterizza il comportamento di molte ditte private in situazione di crisi. «Siamo per il mercato – ha spiegato l’esponente della minoranza – e siamo convinti che la pubblica amministrazione non rappresenti al risposta al dramma della disoccupazione ma siamo ancor più convinti che la Regione non può e non deve speculare sul bisogno, colpendo la dignità delle persone e dei lavoratori».

Michele Cossa ha quindi concluso preannunciando il voto a favore delle risoluzione n. 7.

Il presidente della IV commissione, Antonio Solinas (Pd), pur dichiarando di condividere i contenuti della risoluzione illustrata dal suo collega di gruppo e di partito, Piero Comandini, ha ammesso le difficoltà nel trovare una soluzione ai problemi in essa evidenziati per via dell’avvenuta aggiudicazione del bando regionale. «I criteri e le condizioni di gara – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – non credo potranno essere modificati ma la Regione non può permettersi di creare condizioni che portano gli stipendi dei lavoratori al di sotto della soglia di povertà». Antonio Solinas ha quindi auspicato che l’assessorato competente verifichi in tempi celeri i margini di intervento e soprattutto siano evitati nel futuro situazioni come quelle che danneggiano i lavoratori della vigilanza: «Il risparmio va bene ma non si può fare sulle spalle dei lavoratori dipendenti».

Il capogruppo di Sel, Daniele Cocco, ha evidenziato le conseguenze negative dell’applicazione della spending review («per inseguire un risparmio anche minimo spesso si schiantano i progetti di vita di molti lavoratori e di tante famiglie») ed ha definito “un dovere morale e politico” la ricerca di soluzioni per il caso dei lavoratori delle ditte della vigilanza («sono persone che prima dell’aggiudicazione della gara regionale ricevevano un salario di 1.500 euro e oggi si ritrovano con 600 euro al mese»). Daniele Cocco ha quindi invitato la Giunta ad intervenire per porre rimedio al problema evidenziato nella risoluzione e ad individuare gli strumenti opportuni per scongiurare che la situazione possa ripetersi nel futuro.

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha dichiarato di condividere i contenutid ella risoluzione n. 7 ed ha rivolto critiche al cosiddetto criterio del “massimo ribasso” per l’aggiudicazione delle gare delle pubbliche amministrazioni («non ha dato i risultati attesi e se si risparmia nella fase di assegnazione, poi si perde nella qualità dei servizi e si penalizzano i lavoratori dipendenti»). «Voteremo a favore della risoluzione – ha concluso l’esponente della minoranza – e la raccomandazione vale per la giunta ma anche al legislatore regionali perché siano tutelate le parti più deboli della nostra società».

 Il capogruppo di “Sovranità, democrazia e lavoro”, Roberto Desini, ha rivolto parole di apprezzamento al relatore Comandini e si è detto soddisfatto che il Consiglio “si occupi di un problema reale che interessa da vicino molti lavoratori e tante famiglie”. L’esponente della maggioranza ha definito il caso dei lavoratori della vigilanza “una vera ingiustizia sociale” ma ha mostrato scetticismo sulle soluzioni praticabile per favorirne l’effettiva soluzione. «Mi auguro – ha concluso Desini dichiarando voto a favore della risoluzione – che si possano trovare quelle più adeguate ed efficaci».

L’assessore degli Enti Locali, Cristiano Erriu, ha ricordato i precedenti interventi svolti nelle commissioni Prima e Seconda in sede di audizione ed ha sottolineato il rispetto delle norme stabilite dal decreto 66/2014 che impone alle regioni tagli nei servizi per oltre 600 milioni di euro. Erriu ha dunque ripercorso l’iter della gara da 37milioni 700mila euro, suddivisa in tre lotti, due dei quali assegnati ed uno oggetto di ricorso al Consiglio di Stato. «Sulla base delle norme contenute nel decreto legge n. 66 – ha spiegato l’esponente dell’esecutivo – che impongono la riduzione delle spese intermedie, la Regione ha dovuto scegliere tra una forma di conversione di una parte del personale (vigilanza armata) in attività di portierato, così da assicurare a tutti il mantenimento del posto di lavoro, perché l’alternativa era quella del licenziamento di un c erto numero di addetti». Nel 2008 su questa posizione si era attestata la precedente giunta e per questo motivo è stata fattta la scelta di individuare i luoghi dove convertire la vigilanza armata in attività di poprtieratio e custodia.

L’assessore ha quindi affermato che si è proceduto alla definizione del bando di gara sulla base di indicazioni fatte proprie a sue tempo dalla precedente amministrazione e con la conferma dei requisiti di legge per l’espletamento dei servizi e le garanzie dell’applicazione del contratto nazionale di lavoro per gli addetti. «Il contratto di portierato – ha affermato Erriu – risulta  in modo abnorme al di sotto della soglia minima ed è bene ricordare che  il 90% dell’importo a base d’asta è destinato al pagamento degli stipendi».

L’assessore ha quindi ricordato che erano in servizio 128 guardie armate e 47 addetti ai parcheggi mentre ad oggi le guardie armate sono 108, 20 sono glia addetti ai servizi di portierato o simili, 47 sono impiegati in servizi fiduciari ed in più ci sono 26 nuovi assunti per i servizi di portierato. L’assessore Erriu ha quindi dichiarato che “entro i limiti stabiliti per l’incremento delle risorse” si sta procedendo con l’individuazione di altri siti che prevedano il servizio di vigilanza armata ed ha citato il caso degli uffici della Corte dei Conti, della stessa presidenza della Giunta, dell’assessorato delle Politiche sociali e anche il Centro elaborazione dati della Regione. «Tutto questo – ha precisato Erriu – per mitigare gli effetti negativi per i lavoratori che sono evidenziati nella risoluzione». Il componete l’esecutivo Pigliaru ha quindi ricordato che il risparmio conseguito con la gara per la vigilanza è stato pari a 2 milioni e mezzo di euro, rispetto al precedente contratto ed ha ammesso che al momento alla Regione, per ovviare alle criticità emerse anche in sede di dibattito, non resta che attivare “forme di sollecitazione alla ditta appaltatrice perché elevi il livello contrattuale applicato agli addetti al portierato”. «Ma non possiamo obbligare la ditta vincitrice l’appalto a garantire tali livelli di paghe – ha concluso l’assessore degli Enti locali – e per il futuro affermo che con le norme vigenti il percorso per escludere il ripetersi del caso è molto stretto».

La consigliera di Forza Italia, Alessandra Zedda, intervenendo in sede di dichiarazione di voto ha annunciato il voto contrario “a titolo personale” alla risoluzione n. 7 «perché, pur essendo a favore della tutela dei lavoratori su questa vicenda ci sono percorsi e situazioni a me non chiari». «Non condivido alcune procedure – ha concluso l’esponente della minoranza – e ho dubbi su alcuni aspetti del capitolato».

Il presidente della Seconda commissione, Gavino Manca (Pd), ha espresso critiche sulla formulazione del bando di gara: «Non sta a me giudicarne la legittimità ma chi redige un capitolato dovrebbe tener presente le conseguenze sui lavoratori oltre al conseguimento di eventuali risparmi. Sarebbe stato sufficiente – ha concluso l’esponente della minoranza – utilizzare la dicitura “con la salvaguardia dei livelli contributivi e retributivi” per scongiurare gli svantaggi cui vanno incontro i lavoratori delle ditte della vigilanza».

Il presidente di turno dell’Assemblea, Eugenio Lai, ha quindi posto in votazione con scrutinio elettronico la risoluzione n. 7 che è stata approvata con 46 voti a favore e uno contrario.

Il presidente Lai ha quindi dichiarato conclusi i lavori del Consiglio e nel preannunciarne la convocazione al domicilio, ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Palazzo della Regione 2 copia
La Giunta regionale ha stabilito gli indirizzi applicativi per l’ampliamento delle strutture ricettive, come indicato dalla legge regionale 8 per il riordino dell’edilizia abitativa del 23 aprile 2015. Lo prevede la delibera approvata ieri dalla Giunta su proposta degli assessori del Turismo, Artigianato e Commercio, e degli Enti locali, Francesco Morandi e Cristiano Erriu.«Forniamo indicazioni chiare sulle modalità di intervento sia agli amministratori sia ai titolari delle strutture», ha detto Cristiano Erriu. Francesco Morandi ha aggiunto: «Un segnale importante al comparto turistico, consapevoli che presto si discuteranno i principi della legge urbanistica e si detteranno le norme alle quali attenersi per migliorare la qualità degli alberghi e la capacità dell’offerta».

L’incremento volumetrico formulato nel provvedimento dell’Esecutivo, in deroga agli indici previsti dalle disposizioni comunali e regionali, non potrà superare il 25 per cento della cubatura esistente e dovrà essere realizzato su immobili al di fuori della fascia costiera dei 300 metri. I titolari degli alberghi potranno finalizzare gli interventi edilizi alla riqualificazione e all’accrescimento delle potenzialità delle strutture, quindi agli obiettivi di destagionalizzazione dei flussi turistici e all’attrazione di nuovi segmenti di domanda dal mercato.

Tutte le opere realizzate in virtù degli indirizzi varati dal governo regionale dovranno essere compatibili e parte integrante del complesso al quale fanno riferimento e concorrere a qualificare il carattere dei luoghi attraverso, riporta il testo, «l’uso sapiente del linguaggio architettonico proprio della contemporaneità».

È ammessa la realizzazione, l’ampliamento o l’adeguamento di ristoranti, sale ricevimenti e per la prima colazione, bar e chioschi, aree benessere, spa, beauty farm, impianti ricreativi, palestre, sale relax. E ancora: servizi per attività sportive, piscine coperte, business centre, sale conferenze, biblioteche, reception, spazi per disabili, bambini e animali, cucine e lavanderie.

È inoltre ammesso utilizzare quota parte dell’incremento volumetrico consentito, fino a un massimo del 30 per cento, per adeguare la superficie delle stanze per gli ospiti, di tutte e di parte, a uno standard non inferiore a 19 metri quadri, bagno incluso.

 

La IV commissione (Governo del territorio), presieduta dall’on. Antonio Solinas (Pd), ha deciso di rinviare (probabilmente alla prossima settimana) il voto finale sulla delibera della Giunta riguardante l’individuazione dei “litorali urbani” ai sensi della legge regionale 45/89. Il rinvio si è reso necessario per la richiesta di ulteriori approfondimenti formulata da alcuni commissari, in particolare Roberto Desini di Sdl ed Antonello Peru, di Forza Italia.

L’assessore dell’Urbanistica, Cristiano Erriu, nella sua relazione, ha spiegato i criteri seguiti nella predisposizione della delibera: «Sono state individuate anche attraverso il recupero di cartografie storiche e documentali – ha detto fra l’altro – due tipologie principali, da una parte i Comuni i cui centri abitati si sono storicamente sviluppati a ridosso del mare, dall’altra quelli inseriti o contigui a grandi centri abitati con una popolazione di riferimento superiore a 50.000 abitanti residenti».

I dieci Comuni qualificati come litorali urbani della prima tipologia, in precise porzioni dei rispettivi territori, sono Alghero, Cagliari, Calasetta, Capoterra, Golfo Aranci, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portoscuso e Quartu Sant’Elena.

Nel dibattito hanno preso la parola i consiglieri regionali Roberto Desini (Sdl), Giuseppe Fasolino e Antonello Peru (Forza Italia), Giuseppe Meloni e Salvatore Demontis (Pd).

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Sette comuni sardi che non hanno approvato il Puc nei tempi fissati hanno ricevuto oggi i decreti di diffida firmati dall’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, in attuazione della legge regionale n. 8/2015 (il cosiddetto Piano casa). I comuni destinatari della diffida sono Cuglieri, Gonnesa (il sindaco, Pietro Cocco, è capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale), Loiri Porto San Paolo, Pula, Santa Giusta, San Teodoro e Villaputzu, che non hanno completato l’iter di approvazione del Puc in adeguamento al Piano paesaggistico regionale (PPR). Si tratta di un primo gruppo di Amministrazioni comunali colpite dal provvedimento, ma nelle prossime settimane saranno firmati altri decreti analoghi.
I Comuni interessati sono quelli il cui territorio ricade interamente negli ambiti di paesaggio costieri. L’articolo 20, comma 4 ter della legge regionale n. 45/1989 prevede che «in caso di mancato completamento dell’iter di approvazione del Piano urbanistico comunale adottato in adeguamento al Piano paesaggistico regionale (PPR), l’Assessore regionale competente in materia di governo del territorio assegna al Consiglio comunale un termine di tempo non superiore a 60 giorni per provvedere. Decorso inutilmente tale termine, ove il mancato completamento non sia imputabile a ritardi o inadempimenti di altre Amministrazioni, il Presidente della Regione, previa deliberazione della Giunta regionale adottata su proposta dell’Assessore competente, nomina uno o più commissari che provvedono in via sostitutiva».
I Puc dei sette Comuni citati sono stati trasmessi per lo più non completi degli elaborati richiesti. Ora la Regione chiede di ottemperare alla richiesta di integrazione documentale entro 60 giorni: le verifiche di competenza saranno effettuate dalla Direzione generale della Pianificazione urbanistica, territoriale e della vigilanza edilizia.
«Il decreto di diffida – spiega l’assessore Erriu – non è un provvedimento di ostilità verso le Amministrazioni locali, bensì un richiamo alla necessità di completare percorsi che da troppo tempo non riescono a trovare il punto d’arrivo. Difatti, con l’approvazione della legge regionale n. 8/2015, il Consiglio regionale ha voluto accelerare i procedimenti di adeguamento dei Piani urbanistici comunali al PPR. Rimane salva la possibilità dei sindaci di giustificare gli eventuali ritardi per causa non imputabile alla loro Amministrazione. L’Assessorato resta in ogni caso a disposizione per accompagnare i Comuni nelle fasi di adeguamento dei Puc.»
Cristiano Erriu

Nuove procedure, semplificate, per la regolamentazione delle attività di acquacoltura in mare. Sono previste da una delibera approvata dalla Giunta regionale, su proposta degli assessori degli Enti locali e dell’Agricoltura Cristiano Erriu ed Elisabetta Falchi, che recepisce le esigenze degli operatori del settore e consentirà di abbreviare l’iter per le autorizzazioni attraverso una più stretta collaborazione tra gli uffici dei due Assessorati e in raccordo con le altre Amministrazioni pubbliche competenti, in particolare quelle degli ambiti demaniali.
Fino ad oggi, le competenze generali della Regione in merito alla gestione e coordinamento di Demanio regionale e Demanio marittimo (incluse le competenze gestionali e regolamentari delle aree portuali e dei relativi servizi) hanno fatto capo all’assessorato degli Enti locali, mentre le specifiche competenze per il rilascio alle imprese delle concessioni demaniali per finalità di pesca e acquacoltura erano invece attribuite all’assessorato dell’Agricoltura.
In Sardegna, gli operatori del comparto dell’allevamento in mare di specie ittiche hanno grandi prospettive di sviluppo e uno dei fattori limitanti è costituito dalle difficoltà di accesso ad aree e spazi marittimi e costieri di servizio all’attività di acquacoltura, ma anche quelli in cui esercitare attività connesse.
«In particolare – ha spiegato l’assessore Cristiano Erriu – vi è l’esigenza da parte delle imprese di fruire adeguatamente di aree di ormeggio e punti e aree di attracco per le attività di carico e scarico, specialmente in ambito portuale. Vi è la possibilità di valorizzare anche in chiave turistica le produzioni sarde derivanti dall’acquacoltura, per esempio verificando la disponibilità in corrispondenza dei porti della Sardegna o in ambito demaniale di aree e locali adatti all’insediamento di attività di tipo ittituristico.»
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«Comuni, Unioni dei Comuni e Regione sono i pilastri della riforma dell’ordinamento delle autonomie locali. Un sistema equilibrato e coerente, che integri le diverse comunità locali con un occhio di riguardo per i piccoli Comuni e i territori periferici più deboli e svantaggiati. Il tema delle politiche di area vasta e i relativi enti, oggetto di scontro politico e qualche volta di approcci ideologici di difese corporative, seppure legittime, non deve essere portato avanti da alcuni territori a scapito di altri. Sino a quando i ‘Licurghi’ sardi che siedono nel Parlamento nazionale non modificheranno l’art. 43 dello Statuto sardo, non sarà nella disponibilità dei ‘Soloni’ della Giunta o del Consiglio regionale, al netto di quelle soppresse dal corpo elettorale, modificare il numero delle Province sarde. Con buona pace del parlamentare on.le Gianpiero Scanu e di quanti lamentano difficoltà ma non prospettano soluzioni. La Gallura e l’Ogliastra, del resto, potrebbero associarsi nella Provincia di Nuoro e costruire l’asserita Provincia Tirrenica già a legislazione vigente». Lo ha detto ieri sera, a Ollolai l’assessore regionale degli Enti locali, Cristiano Erriu, intervenendo ad un incontro con i sindaci del Centro Sardegna.

«Perché la Gallura (o provincia Tirrenica) sì, e il Sulcis Iglesiente no? Accolgo con favore la proposta lanciata dal deputato del Partito Democratico Gian Piero Scanu di istituire la provincia Tirrenica, a fronte di una Riforma degli Enti locali che resuscita le quattro province storiche e accantona le restanti di recente istituzione, ma non posso non sottolineare che se esistono ragioni a sostegno dell’idea di Scano, ne esistono almeno altrettante per salvaguardare anche la Provincia di Carbonia Iglesias. Si tratta di due territori di straordinaria importanza, con una storia millenaria, la cui gestione non può essere demandata agli organismi che la riforma aspramente criticata dal Deputato individua e istituisce.» Lo scrive, in una nota, Ignazio Locci, consigliere regionale del gruppo Forza Italia Sardegna.

Presa di posizione del coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa, sullo stato della riforma degli Enti locali in Consiglio regionale.

«La riformina di Cristiano Erriu – ha detto Cossa – si sta rivelando sempre di più una vera e propria legge truffa ai danni dei 525mila sardi che avevano votato per l’abolizione delle Province: con un colpo di mano il centrosinistra le resuscita, cambiandone forse il nome ma sostanzialmente lasciando tutto come era prima.»

«Cercando di mediare con le varie anime dello sgangherato centrosinistra – ha aggiunto Cossa – l’assessore degli Enti locali sta avvallando una legge che non solo non cancella le Province ma addirittura le resuscita. Un insulto per i sardi e per tutto il movimento referendario. A tutto questo noi reagiremo non solo in Consiglio regionale ma anche fuori dal Palazzo con una grande manifestazione. Scenderemo in piazza contro questa vera e propria truffa mascherata da riforma.»

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La Giunta regionale, presieduta da Francesco Pigliaru, nella seduta odierna ha deciso di opporsi al ricorso presentato dal Comune di Cossoine e altri Comuni sardi contro il Piano di dimensionamento scolastico della Regione per l’anno 2015-2016. L’esecutivo ha inoltre nominato i tre revisori dei conti di Enas: si tratta di Enrico Rinaldi, Francesco Ruiu e Elisabetta Lai.
Su proposta dell’assessore Elisabetta Falchi, la Giunta ha deciso di prorogare la gestione commissariale del Consorzio di bonifica del Cixerri e di nominare commissario straordinario Graziella Carta. Il commissario resterà in carica per un periodo non superiore ai 6 mesi con lo specifico mandato di provvedere alla gestione dell’Ente nel rispetto delle direttive e degli indirizzi della Regione e di dare prosecuzione al percorso di accorpamento del Consorzio di Bonifica del Cixerri con quelli del Basso Sulcis e della Sardegna meridionale. Approvata anche una delibera sul Regime di Condizionalità con la quale viene dato il via libera all’elenco dei criteri di gestione obbligatori (CGO) e delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali (BCAA). La delibera, inoltre, dà mandato all’agenzia Laore perché avvii un’intensa attività di informazione e divulgazione sull’applicazione a livello aziendale.
Su proposta dell’assessore Claudia Firino, l’esecutivo ha stanziato 500mila euro come integrazione regionale dei contributi statali erogati agli Enti locali per la tutela delle minoranze linguistiche storiche.
Accogliendo la richiesta dell’assessore Luigi Arru, la Giunta ha dato il via libera al censimento del patrimonio immobiliare dell’Azienda Sanitaria 7 di Carbonia. Il provvedimento, ha spiegato il titolare della Sanità, è determinato dalla necessità di procedere alla corretta classificazione dei beni: l’ultimo censimento, infatti, risale agli anni ’90.
La Giunta, su proposta dell’assessore Raffaele Paci, ha approvato la rimodulazione di un milione e 400 mila euro a favore della Fondazione San Giovanni Battista di Ploaghe per la realizzazione di interventi strutturali e impiantistici necessari per la messa in sicurezza e la piena agibilità dei locali nei quali è svolta l’attività a favore dell’utenza e per eventuali ulteriori adeguamenti strutturali. L’esecuzione dei lavori deve essere affidata entro il 31 dicembre 2015, pena la revoca dei finanziamenti.
L’esecutivo, su proposta dell’assessore Cristiano Erriu, ha approvato la delibera che individua i litorali urbani ai sensi dell’articolo 17 della legge regionale sulle “Norme per la semplificazione e il riordino di disposizioni in materia urbanistica ed edilizia e per il miglioramento del patrimonio edilizio”. Questi i litorali urbani individuati e inseriti nella delibera: Il Lido di Alghero, il Poetto di Cagliari, la Spiaggia delle Saline di Calasetta, la spiaggia La Maddalena di Capoterra, la Prima, la Terza, la Quarta e la Quinta Spiaggia di Golfo Aranci, la spiaggia di Bados e di Pittulongu di Olbia, Torregrande a Oristano, Sant’Isidoro a Porto Torres, la Spiaggia di Portoscuso, il Poetto e la spiaggia di Margine Rosso di Quartu. Sempre su proposta dell’assessore Erriu è stato nominato il commissario straordinario del Comune di Villasalto. Si tratta di Michele Lavra.
Autorizzato dalla Giunta l’utilizzo del personale dell’Ente Foreste della Sardegna fuori dai compendi forestali. In particolare, il personale sarà impegnato nel progetto che prevede il taglio di piante di eucalipto, in condizioni di precarietà statica, nell’area di proprietà regionale di Fordongianus data in concessione alla società Terme di Sardegna.

 

Il disegno di legge regionale sulla semplificazione è ad un passo dalla definitiva approvazione. L’obiettivo della Giunta regionale è fare della Sardegna una regione amica dell’impresa e dei cittadini, insieme a una Regione che sappia comprendere e interpretare le esigenze di tutti. Innanzitutto, la partecipazione: il provvedimento sarà approvato dopo ampia consultazione. Ieri, a Cagliari, è stato fatto un passo decisivo con la riunione del Tavolo del partenariato per la Semplificazione.
«Anche su questo tema, stiamo portando avanti gli impegni assunti in campagna elettorale», ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. «Prima di approvare il disegno di legge, secondo una modalità che stiamo facendo diventare sistema, vogliamo discuterne, confrontarci con le parti interessate, in questo caso il partenariato. I cittadini e gli imprenditori possono farlo anche sul sito sardegnapartecipa.it, il luogo virtuale in cui si possono segnalare le difficoltà burocratiche più frequenti, le pratiche più fastidiose e quelle che creano problemi. Sono convinto che l’intelligenza collettiva porti sempre a buoni risultati. Sapremo prendere spunto dalle segnalazioni per migliorare il disegno di legge. Quanto alle imprese, noi già sappiamo che la semplificazione e la riduzione della pressione fiscale sono i problemi più sentiti. Lavoriamo perché la Sardegna sia un posto ideale dove poter investire e creare sviluppo, e quindi occupazione.»
L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, si è espressa sulla stessa lunghezza d’onda. «L’esecutivo – ha detto – dall’inizio del proprio mandato di governo è impegnato a creare un ambiente normativo che favorisca la competitività del sistema economico e produttivo. Nostro compito è far sì che le imprese possano valorizzare le proprie idee e contribuire alla crescita economica della Sardegna». L’assessore Piras ha definito gli obiettivi immediati e di medio e lungo termine che saranno raggiunti una volta approvato il disegno di legge: riduzione degli oneri e degli adempimenti a carico delle imprese, con la garanzia di avere certezze dei tempi nei procedimenti amministrativi; razionalizzazione delle comunicazioni tra imprese e amministrazione attraverso le potenzialità del digitale; stesura di atti legislativi con testi chiari e comprensibili. «Il disegno di legge sulla Semplificazione va in questa direzione – ha aggiunto l’assessore Piras – e, una volta approvato, sarà anche efficace nella lotta alla corruzione e nella tutela della trasparenza». L’assessore Piras, infine, ha ricordato l’importanza strategica del SUAPE, lo Sportello Unico per le Attività Produttive e l’Edilizia, che mette insieme l’esperienza nel coordinamento SUAP attuata dall’Assessorato dell’Industria in materia di avvio d’attività d’impresa con gli adempimenti di natura edilizia in capo ai cittadini.
«L’intervento sulle leggi e sulle norme è un passo fondamentale – ha detto l’assessore degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione, Gianmario Demuro –. La pubblica amministrazione deve garantire l’interesse pubblico, non costruire “schermi” che ostacolano il rapporto con le imprese e i cittadini. Dobbiamo migliorare la burocrazia, costruirne una nuova e in grado di rispondere alle esigenze di tutti. Occorre semplificare – ha detto ancora l’assessore Demuro – ma anche adeguare gli strumenti ai nuovi servizi digitali. Più la pubblica amministrazione sarà trasparente ed efficiente, più sarà in grado di generare fiducia nei cittadini e negli imprenditori».
L’intervento dell’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu, si è invece concentrato sugli effetti che il provvedimento avrà sul funzionamento degli enti locali. «La pubblica amministrazione è fatta di procedure ma soprattutto di persone, e occorre dunque un adeguamento. Iniziamo con una volontà politica che va nella direzione della semplificazione, la modifica degli impianti normativi, l’eliminazione delle norme inutili, l’applicazione di buone prassi – per esempio il SUAP – anche in altri contesti, è la strada giusta. Serve la determinazione della Regione, ma anche quella degli enti locali e di tutti i soggetti coinvolti nel processo di semplificazione. È una rivoluzione di sistema – ha concluso Erriu – per accelerare i processi di spesa, per ridurre i tempi di risposta della pubblica amministrazione e far fare alla Sardegna un grande passo in avanti».

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