22 November, 2024
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Timori sull’effettivo rispetto della norma che richiede per i vertici amministrativi della struttura regionale il possesso della qualifica dirigenziale, acquisita secondo le modalità di legge e svolta per almeno cinque anni in strutture – pubbliche o private – di livello adeguato. Perplessità sulla scelta della Giunta di limitare a sei mesi la durata degli incarichi dei nuovi direttori generali, con scadenza al 31 dicembre 2019 (ad eccezione di un caso).

La segretaria generale dello SDIRS, Cristina Malavasi, ha scritto al presidente della Regione, Christian Solinas, e all’assessore del personale, Valeria Satta, per ricordare la necessità di trasparenza e di controlli rigorosi in particolare sulle nomine di soggetti esterni: «La legge riconosce alla Direzione politica la facoltà di scegliere i propri vertici amministrativi sulla base di un rapporto fiduciario, ma, a garanzia dell’interesse pubblico generale, limita questa scelta tra coloro che sono in possesso dei requisiti minimi per dirigere una struttura pubblica», scrive il sindacato dei dirigenti e direttivi della Regione Sardegna.

Perplessità anche sulla scelta di approvare le delibere di nomina dei 22 direttori generali (più il direttore del Centro Regionale di Programmazione) e di “congelarle” in attesa della verifica sui requisiti, affidata all’assessorato del personale: «Un’inversione logica e procedurale rispetto alle precedenti esperienze», scrive lo SDIRS. Il sindacato comunque ha preannunciato che «a tutela dei propri iscritti che hanno risposto agli avvisi per la copertura delle diverse Direzioni generali, a conclusione delle procedure in corso avvierà la richiesta di accesso agli atti».

Quanto poi alle nomine valide per soli sei mesi, «è difficile comprendere, data anche l’assenza di qualsivoglia motivazione, la logica che giustifica detta scelta – aggiunge lo SDIRS –. Qualunque valutazione della performance viene incentrata sul raggiungimento degli obiettivi assegnati in un arco temporale adeguato e, considerato che siamo già nel periodo estivo feriale, il semestre assegnato appare ancor più illogico e non funzionale rispetto alle esigenze operative delle strutture tecnico amministrative».

Nel documento datato 10 luglio 2019 c’è anche un richiamo alla «paradossale situazione che vede numerosi dirigenti privi di incarichi organizzativi, in taluni casi da oltre tre mesi, a fronte di una conclamata carenza di figure dirigenziali che si continua a tamponare, con innegabili disagi funzionali, con attribuzioni di servizi ad interim».

 

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IL TAR Sardegna ha accolto due ricorsi presentati con il sostegno legale di SDIRS, CGIL-FP, UIL-FPL e SADiRS ed ha sospeso due bandi (con una serie di documenti collegati): uno pubblicato dall’ASPAL il 4 dicembre 2018 per l’assunzione di un dirigente e l’altro della Regione per l’assunzione a tempo indeterminato di 20 dirigenti tramite corso-concorso.

Ne dà notizia, con un comunicato la segreteria SDIRS.

I giudici amministrativi hanno riconosciuto «la probabilità di esito favorevole del ricorso con riferimento alla censura di violazione degli artt. 21 e 32 della L.R. 31/98, che impongono l’espletamento di concorsi unificati per l’accesso alla dirigenza del sistema Regione».

L’udienza pubblica per la trattazione dei ricorsi nel merito è stata fissata per il 23 ottobre 2019.

«Lo SDIRS insiste da sempre sull’espletamento di concorsi unificati per l’accesso alla dirigenza nell’intero Sistema Regione -ha commentato la segretaria generale dello SDIRS, Cristina Malavasi -. Ci conforta quindi che nelle ordinanze pubblicate oggi il TAR abbia fatto propri i nostri rilievi. Purtroppo dobbiamo constatare che le scelte diverse operate dall’Amministrazione peseranno su una situazione organizzativa già fortemente sotto pressione.»

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Palazzo della Regione 2 copia

La Giunta nella seduta di oggi ha nominato i commissari ad acta per l’adozione della delibera che conferma, o meno, il permanere degli equilibri di bilancio per il 2016 nei comuni di Oristano e Monastir e delle Unioni di Comuni Metalla e il Mare, Alta Marmilla e Guilcier, che non hanno garantito la salvaguardia degli equilibri entro il 31 luglio scorso, secondo quanto previsto dal Testo Unico degli Enti locali.
Sentito il parere dell’assessore Cristiano Erriu, l’Esecutivo ha nominato commissari ad acta Antonella Giglio (Oristano), Cristina Malavasi (Monastir), Anna Nieddu (Metalla e il Mare), Marco Pisanu (Alta Marmilla) e Leonardo Meloni (Guilcier). Dopo la diffida inviata dall’assessore Erriu a 7 Comuni e 5 Unioni, alcuni di essi hanno ottemperato entro la scadenza. Per gli altri, tuttavia, ieri notte sono scaduti i termini improrogabili fissati all’atto della diffida.
«I commissari ad acta nominati oggi – spiega l’assessore Erriu – dovranno verificare se nei comuni di Oristano e Monastir permangono gli equilibri di bilancio e, quindi, dovranno darne atto con delibera. Oppure, se l’ente non si trova in una situazione di equilibrio di bilancio, come espressamente stabilito dalla norma (art. 193 TUEL, comma 4), il commissario dovrà adottare i provvedimenti di riequilibrio.»
«In base a una approfondita istruttoria fatta dagli uffici regionali – sottolinea Erriu – non ultimo l’autorevole parere del Ministero dell’Interno, lo scioglimento del Consiglio è previsto unicamente nel caso in cui, in presenza di rilevanti squilibri finanziari, l’ente non abbia adottato le necessarie misure di ripristino. Tengo a precisare che il nostro Assessorato, prima di prendere decisioni così rilevanti per le comunità locali, quale lo scioglimento di un Consiglio comunale – conclude l’assessore degli Enti locali -, verifica sempre con grande attenzione e imparzialità la situazione nel pieno rispetto della norma.»

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Palazzo della Regione 3 copia

Le notizie e i commenti apparsi sulla stampa locale negli ultimi giorni hanno reso indispensabile un ennesimo intervento dello SDIRS sulla retribuzione di risultato e sul sistema di valutazione dei dirigenti della Regione Sardegna. Di seguito una dichiarazione di Cristina Malavasi, segretario generale del Sindacato Dirigenti e Direttivi Regione Sardegna, che riprende una nota inviata al presidente Francesco Pigliaru, all’assessore Gianmario Demuro e alle altre organizzazioni sindacali.

Da cittadina posso essere d’accordo: sembra incredibile che quasi tutti i direttori generali della Regione Sardegna abbiano meritato per il 2015 il massimo dei voti per la retribuzione di risultato. Ma da dirigente chiedo: è colpa nostra se il sistema di valutazione ideato dal legislatore funziona male? Ed è colpa dei dirigenti se l’organo politico stenta ad individuare strategie e a fornire obiettivi misurabili?

Purtroppo ogni anno siamo costretti a tornare sulla questione, per rispondere a chi ne tratta in termini demagogici e strumentali. Voglio ricordare che lo SDIRS era stato il primo a chiedere che nel processo di valutazione fosse introdotto un organismo indipendente, garante dell’obiettività e della correttezza del processo stesso. Nel corso degli anni, questa nostra richiesta è stata più e più volte riaffermata. Siamo stati e siamo oggi a favore di valutazioni serie e differenziate secondo equità.

Più di ogni altro soggetto, i nostri iscritti considerano fondamentale che la valutazione dell’operato dei dirigenti regionali sia basata su criteri oggettivi e trasparenti e corrisponda alla qualità della nostra performance e del nostro comportamento organizzativo.

L’approvazione da parte del Consiglio Regionale della legge istitutiva dell’Organo Indipendente di Valutazione e la conseguente nomina  da parte della Giunta Regionale dei suoi componenti erano, pertanto, atti attesi da tempo da questo sindacato.

Sindacato che, ricordiamo, in uno spirito di collaborazione con l’organo legittimato a rappresentare l’Amministrazione Regionale nella contrattazione collettiva, accettò anni fa di trasferire una parte consistente della retribuzione fissa all’interno della cosiddetta retribuzione di risultato, riducendo la parte retributiva fissa ad importi assai inferiori a quelli corrisposti ai dirigenti degli enti locali.

Ma vi sono dati incontrovertibili che spazzano via ogni demagogia: sommando la parte fissa della retribuzione e l’indennità di risultato dei dirigenti della Regione Sardegna, si ottiene un importo complessivo che posiziona detta retribuzione nella media dei dirigenti italiani, escludendo perciò qualsiasi posizione di privilegio.

Stupisce, poi, che l’ammontare della retribuzione di risultato dei Direttori generali venga criticato da sigle sindacali come CISL e UIL che hanno firmato il contratto: sigle che dimenticano quanto da loro condiviso in quella sede, e oggi lo rinnegano, nel vano tentativo di captare un fatuo consenso. Qualche dirigente sindacale evidentemente preferisce spostare l’attenzione su quanto corrisposto ai dirigenti piuttosto che sottolineare che l’intero personale regionale – dirigenti e dipendenti – percepisce oggi retribuzioni inferiori a quelle dei corrispondenti colleghi degli Enti locali.

Va inoltre ricordato che, per l’anno 2015, l’ammontare massimo della retribuzione di risultato dei Direttori generali e, a cascata di tutta la dirigenza, è stato diminuito con una delibera di Giunta che ha ridotto di circa il 20% l’importo corrisposto nei precedenti 5 anni: un taglio significativo, in termini assoluti e ancora di più in termini relativi rispetto alle altre categorie di lavoratori, che è stato volutamente ignorato o, peggio, omesso.

Condividiamo con l’opinione pubblica la necessità di correttivi nel processo di valutazione dell’operato dei dirigenti, ma condividiamo altresì, con chi studia e si occupa dell’argomento da anni, che la materia non può essere trattata in termini semplicistici e demagogici. Crediamo che le difficoltà nella definizione di un metodo di valutazione equo ed obiettivo non possano ricadere su chi deve essere valutato. Spetta all’organo politico definire il sistema di valutazione, che dovrà delineare un metodo efficiente e capace di innescare processi virtuosi nella Pubblica Amministrazione.

Cristina Malavasi

Segretario generale SDIRS Sindacato Dirigenti e Direttivi Regione Sardegna

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«Arriva con oltre due mesi di ritardo, ma la decisione di annullare il bando per la scelta del nuovo direttore generale di Agris Sardegna, adottata poco prima di Natale, è comunque un passo positivo.»

Lo scrive in una nota Cristina Malavasi, segretario generale dello SDIRS, Sindacato dei dirigenti e direttivi della Regione Sardegna.

«L’assessore regionale dell’Agricoltura avrebbe potuto ripensarci già ad ottobre, quando lo SDIRS aveva segnalato la dubbia legittimità della procedura di selezione appena avviata, e non attendere il nostro sollecito di dicembre. Ora possiamo solo sperare che “il rispetto delle procedure e della conformità alla legge” di cui parla l’assessore Falchi in una nota stampa non sia un pretesto per coprire ulteriori ritardi e incertezze.»

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Il sindacato SDIRS critica la Giunta regionale per i ritardi nella nomina del direttore generale di Agris. “Disinteresse e disimpegno” da parte della Giunta regionale: solo queste motivazioni possono spiegare i silenzi e i ritardi nella nomina del nuovo direttore generale dell’Agenzia Agris. Lo scrive lo SDIRS in una nota inviata al presidente Francesco Pigliaru e agli assessori Elisabetta Falchi e Gianmario Demuro.

Due mesi fa, il 16 ottobre, il sindacato dei dirigenti e direttivi della Regione aveva segnalato alcune anomalie nella procedura di selezione dei candidati alla carica di DG per Agris, chiedendo che la procedura fosse annullata “in termini di autotutela”. Dopo 60 giorni tutto tace: nessuna risposta dall’Assessorato dell’agricoltura, nessuna nomina e neppure una notizia sulla commissione incaricata di esaminare l’idoneità dei candidati.

«Rimarchiamo con preoccupazione come tale situazione faccia pensare a un disinteresse e un disimpegno della Giunta regionale nei confronti di un’agenzia che dovrebbe essere trainante per i processi di innovazione non rimandabili» per lo sviluppo del sistema agricolo regionale, si legge nel documento firmato dal segretario generale del sindacato, Cristina Malavasi.

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Lo SDIRS – il Sindacato Dirigenti e Direttivi della Regione Sardegna – solleva dubbi di legittimità su alcuni punti della procedura appena avviata per l’individuazione del nuovo direttore generale di Agris Sardegna, e chiede che la stessa sia riconsiderata, “in termini di autotutela”.

In una nota inviata alla Direzione generale dell’assessorato dell’Agricoltura (e per conoscenza agli assessori Elisabetta Falchi e Gianmario Demuro) lo SDIRS fa notare che l’avviso pubblico approvato con la determinazione n. 16498-962 del 7 ottobre 2015 è stato modificato rispetto a quello che – nel 2014 – aveva permesso di assegnare l’incarico di direttore generale, per un anno, senza contestazioni. «Il buon senso porta a chiedersi perché ora si voglia abbandonare una strada già percorsa e conosciuta per intraprenderne una sconosciuta e di dubbia percorribilità», si chiede il sindacato.

Oggetto delle critiche è in particolare il punto d) dell’art. 2 dell’avviso pubblico, che in sostanza mette alla pari come requisiti l’avere ricoperto per almeno cinque anni incarichi di responsabilità amministrativa, tecnica e gestionale in strutture pubbliche o private e – in alternativa – «avere ricoperto incarichi di coordinamento di progetti di ricerca e/o Innovazione Tecnologica nazionali e/o internazionali che abbiano comportato responsabilità verso i committenti relativamente alla stesura del progetto, la allocazione delle risorse, la gestione del progetto, il monitoraggio della spesa e la verifica dei risultati. Tale requisito sarà considerato sussistente per un massimo di un anno per i progetti di durata inferiore ai tre anni e per un massimo di due anni per i progetti di durata superiore. In ogni caso tale requisito sarà considerato sussistente per un massimo complessivo di due anni».

«A parte la farraginosità del concetto espresso – osserva la nota firmata dal segretario generale del sindacato, Cristina Malavasi – sembra di essere davanti al tentativo, neanche tanto nascosto, di collocare il coordinamento di progetti di ricerca sullo stesso piano degli incarichi dirigenziali. Varrebbe quindi il principio – valido solo per Agris ed in barba al “sistema Regione” – che un soggetto privo della qualifica di dirigente possa assumere addirittura la direzione generale di un Ente.»

Palazzo della Regione 1

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Lo SDIRS (Sindacato dirigenti e direttivi della Regione Sardegna) solleva dubbi sulla legge di riforma di Sardegna Ricerche.

La legge che trasforma il consorzio Sardegna Ricerche in un’agenzia regionale – secondo lo SDIRS – ha un vistoso punto debole: nel prevedere il trasferimento automatico del personale nel “Sistema Regione”, entra in conflitto da un lato con il principio costituzionale di accesso al pubblico impiego mediante concorso e, dall’altro, con l’istituto della mobilità, la cui disciplina è riservata alla competenza esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile. Lo SDIRS ha segnalato la possibile illegittimità della norma in un documento trasmesso al Dipartimento per gli Affari regionali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il Sindacato dirigenti e direttivi della Regione Sardegna non discute «la necessità di riordinare la missione prioritaria dell’ente e del sistema delle collegate strutture di ricerca, razionalizzando nel contempo la composizione degli organi di gestione, coerentemente con gli indirizzi della Giunta regionale, finalizzati a contenere i costi di gestione». Ma fa notare che l’ambiguità originaria di Sardegna Ricerche – che figurava sia tra gli enti sottoposti ai poteri di indirizzo, vigilanza e controllo esercitati dagli organi di governo regionali sia tra le società a partecipazione non azionarie – «ha consentito nel corso degli anni assunzioni di personale presso lo stesso ente, la cui natura pubblica era appunto dubbia, anche in assenza di procedure selettive conformi alla regola/principio del pubblico concorso».

Anche nella relazione finale del 2014 sulla gestione dell’ente – ricorda lo SDIRS nella nota firmata dal segretario generale Cristina Malavasi – la Corte dei conti aveva sollecitato un chiarimento definitivo sulla natura giuridica di Sardegna Ricerche, con le necessarie modifiche alla legge istitutiva e allo statuto, nell’ambito dell’attività di riordino del settore degli enti strumentali regionali.

Purtroppo, rileva il sindacato, la legge regionale 5 agosto 2015, n. 20 (pubblicata il 10 agosto sul BURAS n. 36) esprime diversi «profili di illegittimità costituzionale, riconducibili ormai a gran parte delle riforme organizzative operate dalla Regione Sardegna riguardo alle società o aziende a totale o parziale proprietà regionale, caratterizzate, sostanzialmente, da scelte forzate di mantenimento del posto di lavoro dei dipendenti se non anche di particolari privilegi del personale, a scapito appunto dei principi costituzionali, di cui particolarmente quello del concorso pubblico quale forma di reclutamento nel pubblico impiego assume particolare rilevanza».

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Lo Sdirs, Sindacato Dirigenti e Direttivi della Regione Sardegna, chiede all’Amministrazione regionale maggiore trasparenza ed efficienza nel processo di riorganizzazione avviato in base alla legge 24/2014. In una nota indirizzata all’assessore degli affari generali, personale e riforma della Regione, Gianmario Demuro, al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, alle altre organizzazioni sindacali e ai mezzi di informazione, il Sindacato dei dirigenti e dei direttivi muove una serie di osservazioni sull’attribuzione degli incarichi e l’utilizzo delle risorse pubbliche.

«Ad oggi non sono disponibili informazioni adeguate sull’esito della procedura per la copertura delle posizioni dirigenziali, a seguito della riorganizzazione delle Direzioni generali del Sistema Regione – spiega lo SDIRS nella nota firmata dal segretario generale Cristina Malavasi -. Il 20 luglio, sul sito intranet dell’Amministrazione regionale è stata pubblicata la situazione organizzativa delle Direzioni generali, con l’elenco delle posizioni dirigenziali vacanti e ad interim alla stessa data. Non risulta che siano state pubblicate le medesime informazioni per gli Enti ed Agenzie del Sistema Regione.»

«In assenza di informazioni complete – che dovrebbero dare indicazioni anche sul grado di scopertura delle strutture del Sistema Regione – permangono quindi tutte le criticità già evidenziate nella nostra nota del 3 luglio scorso. In più segnaliamo che – in presenza di dirigenti ancora senza incarico – in diverse Direzioni Generali sono stati attribuiti incarichi di direttore di servizio ad interim – aggiunge Cristina Malavasi -. Tale condotta, reiterata da diverse Giunte regionali e più volte stigmatizzata da questo sindacato, è indice sia di una cattiva utilizzazione delle risorse umane dirigenziali, sia di spreco di risorse pubbliche. Una condotta che appare tanto più grave in questa fase di ampia riorganizzazione delle strutture dirigenziali, con l’attivazione di una specifica procedura di manifestazione di interesse da parte di tutti i dirigenti del Sistema Regione.»

«Sia sotto il profilo logico che sotto il profilo giuridico, la condotta criticata appare in contrasto con le motivazioni che dovrebbero sottendere l’attribuzione di incarichi ad interim, come varie pronunce giurisprudenziali hanno più volte ribadito. Sollecitiamo, pertanto, insieme con una gestione trasparente delle informazioni, anche una più attenta definizione della procedura – conclude Cristina Malavasi -, secondo i principi di gestione organizzativa e amministrativa che si addicono ad una Amministrazione moderna ed efficiente.»

Palazzo della Regione 2 copia

Francesco Agus

Audizione dei sindacati, in commissione “Autonomia”, questa mattina, sulla proposta di riforma della macchina amministrativa regionale presentata dalla Giunta. Per oltre due ore, i rappresentanti dei dipendenti regionali hanno presentato osservazioni e proposte di modifica al DL n.72 della Giunta “Disposizioni urgenti in materia di organizzazione della Regione”. 

Diverse le valutazioni: positive, con qualche richiesta di integrazione e approfondimento, quelle di Cgil, Cisl e Uil; caute, quelle di Sdirs; critiche quelle di Sadirs, Saf, Fendres e Fedro.

Per Antonio Cois (Cgil), «la riforma inizia a porre dei paletti per arrivare ad un quadro d’insieme del sistema regione». Giudizio positivo anche sull’affidamento di maggiori responsabilità alla dirigenza: «In questo modo – ha detto Cois – si spera di smuovere finalmente la grande macchina regionale che finora non ha funzionato a pieni giri». 

Davide Paderi (Cisl) ha rimarcato l’importanza del provvedimento che, finalmente, si pone l’obiettivo del superamento della legge 31/98, norma ormai vecchia e inadeguata. «E un pezzettino di riforma – ha sottolineato Paderi – ma va nella direzione giusta». Per il rappresentante della Cisl, occorre però prevedere un ruolo più partecipativo dei sindacati nella riorganizzazione dei servizi degli assessorati. Paderi ha inoltre auspicato la riduzione del numero delle direzioni generali e la costituzione di un fondo per la razionalizzazione, l’innovazione  l’efficientamento della macchina amministrativa.

Giampaolo Spanu (Uil), dopo aver lamentato il mancato coinvolgimento dei sindacati da parte della Giunta, ha espresso apprezzamento per i contenuti del Dl 72: «C’è finalmente la volontà di intervenire toccando interessi chi finora non sono mai stati messi in discussione. Sono adesso necessari alcuni correttivi per razionalizzare il sistema. L’obiettivo deve essere quello di una Regione efficiente, per questo occorre eliminare sovrapposizioni e doppioni». Dalla Uil, infine, è arrivata la proposta di modifica dell’art. 2 che affida ai direttori generali la decisione di istituire, modificare o sopprimere i servizi degli assessorati. «Questa competenza – ha detto Spanu – deve essere lasciata in capo alla politica».  

Scelta invece condivisa da Cristina Malavasi (Sdirs): «Bene l’affidamento delle decisioni organizzative ai dirigenti – ha detto – bisogna adesso valorizzare il personale interno che dovrà sostituire i dirigenti». Positivo anche il giudizio sul rafforzamento della mobilità interna ma, secondo lo Sdirs, «c’è bisogno di un riordino complessivo degli assessorati e delle loro competenze per evitare anche casi come quello di “Sardegna Promozione”. Solo così può essere garantita maggiore efficienza dei servizi e, allo stesso tempo minori costi per le casse pubbliche. Urgente da questo punto di vista una modifica della legge n. 1 del 1977».

Fortemente critica la posizione di Luciano Melis (Sadirs): «Quello varato dalla Giunta è provvedimento tampone, carente in molti punti – ha detto Melis – non ci sono grandi novità, serve un testo più incisivo».

Marcello Cucca (Saf) ha lamentato l’assenza di riferimenti nel disegno di legge alla situazione del Corpo Forestale. «Manca una proposta di riorganizzazione – ha detto Cucca – eppure il Corpo Forestale necessità di un intervento urgente. L’età media è troppo alta (il 70% dei rangers ha oltre 54 anni), servono forze fresche per garantire servizi più efficienti nei territori». Dal Saf, infine, la richiesta alla Regione di una legge che chiarisca, una volta per tutte, il confine delle competenze tra Corpo Forestale dello Stato e Corpo Forestale della Regione.

Giudizio negativo anche da parte di Ignazio Masala (Fendres): «Eravamo fiduciosi, la proposta di modifica della legge 31 è invece poco incisiva, la Regione rimane sostanzialmente invariata».

Antonello Troffa (Fedro) ha infine lamentato la mancanza di concertazione: «La Giunta non ci ha coinvolto, il Dl è nato male, manca un progetto complessivo per uniformare il sistema regionale. In questi anni abbiamo assistito alla proliferazione di enti e agenzie. Emblematico il caso di Sardegna Promozione». 

Al termine dell’audizione, è intervenuto il consigliere del Pd Roberto Deriu, che ha rivolto alcune domande ai sindacati sulla necessità di garantire i servizi degli uffici periferici e sulla necessità di iniziare un percorso per rendere più omogeneo il sistema. «Impensabile proporre oggi, viste le poche risorse a disposizione, un contratto unico per tutti i dipendenti pubblici: sarebbe finanziariamente insostenibile. Utile, invece, cominciare a pensare per il futuro alla figura del Funzionario pubblico sardo da utilizzare in tutte le articolazioni della macchina amministrativa regionale».

Il presidente della Commissione, Francesco Agus, dopo aver ringraziato i sindacati, ha annunciato che il disegno di legge sarà esaminato dalla Commissione tra la fine di agosto ed i primi giorni di settembre. «Il testo ha necessità di modifiche – ha detto Agus – a partire dalla norma per la copertura finanziaria. Ciò che emerge è la necessità di intervenire su una macchina ormai fuori controllo. Rigidità e inefficienze hanno fornito un alibi per la crescita incontrollata della stessa. Il male sta alla radice,  in passato – ha aggiunto il presidente facendo riferimento al caso Sardegna Promozione – sono state create scatole e scatolette che non hanno risolto i problemi e hanno invece dato vita a gestioni “quantomeno discutibili”. Con questa legge, alla quale saranno apportate le necessarie integrazioni, si comincia ad intervenire per rendere meno rigido l’apparato regionale e – ha concluso Agus – renderlo più efficiente e vicino ai cittadini».