22 December, 2024
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Rettilineo finale all’insegna della musica del diavolo a Nureci per la diciottesima edizione del Festival Dromos Da oggi a lunedì 15 agosto, il suggestivo borgo dell’Alta Marmilla accoglie la tre giorni di Mamma Blues: un appuntamento di rito per Dromos, quasi un festival nel festival che quest’anno spegne nove candeline.

Le tre serate si articolano secondo una formula consolidata: si parte alle 20 alla Corte Saba dove l’artista protagonista della serata incontra il pubblico; alle 22.00 al via la musica nell’Arena Mamma Blues; poi, intorno alla mezzanotte, conclusi i concerti principali, spazio dopofestival nei Giardini del Sottomonte.

Protagonisti della serata odiernasono i Songboy Blues, gruppo africano del Mali (terra di musicisti del calibro di Ali Farka Touré, Salif Keita, Rokia Traoré e band come i Tinariwen) che ha conquistato il pubblico internazionale con la sua miscela di ipnotiche voci del deserto, suoni tradizionali e spavaldo rock-blues. Il quartetto – formato da Aliou Touré (voce principale e chitarra), Oumar Touré (basso e voce), Garba Touré (chitarra e voce) e Nathaniel Dembélé (batteria) – incontra il pubblico alle 20.00, alla Corte Saba e alle 22.00 sale sul palco dell’Arena Mamma Blues. Costretti a fuggire dalle terre native nel nord del Mali nel 2012, dopo quasi due anni di guerra civile e jihad, i giovani musicisti della band si sono rifugiati nella capitale del paese, Bamako, dove hanno incontrato il manager francese Marc-Antoine Moreau che stava cercando talenti per “Africa Express”, il progetto ideato da Damon Albarn. Dall’incontro nacquero un’audizione e la registrazione di un brano, “Soubour”, con Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs, che sarebbe poi entrato a far parte dell’album di Africa Express “Maison des Jeunes”. Nel novembre 2013, i Songhoy Blues approdano a Londra per esibirsi in occasione del lancio del disco, e dopo un grande successo come ospiti d’apertura del concerto di Damon Albarn alla Royal Albert Hall del 15 novembre 2014, l’anno scorso è uscito il loro primo album dal titolo emblematico, “Music In Exile”, prodotto da Nick Zinner e Marc-Antoine Moreau.

Prima dei Songboy Blues, la serata è aperta dalla giovane chitarrista e cantante oristanese Irene Loche: classe 1992, già parte del trio blues Sunsweet Blues Revenge, si presenta al Mamma Blues con il suo progetto solista in cui si incrociano sonorità folk e soul, assieme al basso di Gian Luca Canu.

Il dopo festival ai Giardini del Sottomonte è invece all’insegna del Rock’n’Roll e Rockabilly della band sarda The Wheelers Trio formata da Patrizio Atzori (voce e chitarra), Gianfranco Zucca (basso) e Pietro Staiano (batteria).

Domenica (14 agosto) atterra all’Arena Mamma Blues un pezzo da novanta della musica africana: il cantante ghanese Pat Thomas in concerto con la Kwashibu Area Band, ovvero Ben Abarbanel-Wolff al sax, Philip Sindy alla tromba, Kwame Yeboah alla chitarra e tastiere, Emmanuel Opoku Ware alle tastiere e chitarra, Emmanuel Ofori al basso, Prince Larbi alla batteria ed Eric Owusu alle percussioni. “Golden Voice Of Africa” e “prima rock star” del Ghana, Pat Thomas è una delle figure centrali di quella generazione di musicisti che negli anni Sessanta e Settanta diedero nuova linfa all’highlife, il genere musicale nato agli inizi degli anni Cinquanta, caratterizzato dal connubio tra ritmi tradizionali, influssi caraibici e strumenti occidentali. Fa da apripista alla serata il ventiseienne musicista sardo Moses Concas, vincitore quest’anno di Italia’s Got Talent, con la sua straordinaria combinazione di armonica a bocca e beatbox. Dopofestival nei Giardini del Sottomonte a base di rock e blues con i sardi Rubens Power Trio: Rubens Massidda alla voce e alla chitarra, Mauro Mulas all’organo hammond e Matteo Ledda alla batteria. 

Nella serata di Ferragosto, a suggellare Mamma Blues e l’edizione numero diciotto di Dromos sotto “Il segno di Eva”, è di scena una straordinaria interprete femminile, Sarah Jane Morris, accompagnata da Tony Remy alla chitarra, Alastair Gavin alle tastiere, Henry Thomas al basso e Liam Genockey alla batteria. Classe 1959, la cantante inglese si è affermata nel corso del tempo in generi molto diversi tra loro, dal jazz al pop, dal rock al R&B, con la sua voce sensuale e sofisticata, graffiante e raffinata, dall’ampia estensione e dalla forte carica emotiva, che sa unire intensità e energia soul. Apertura di serata e dopofestival con il blues, le sonorità funk e la black music dei Bad Blues Quartet, formazione cagliaritana che riunisce sotto la sua insegna la cantante Eleonora Usala, Federico Valenti alla chitarra, Simone “Speemo” Arca al basso e Francesco “Frank” Stara alla batteria.

Quest’anno il cartellone di Mamma Blues riserva una novità per chi si trattiene un giorno in più nel centro dell’Alta Marmilla: è un appuntamento extra, in programma martedì 16 agosto (ad ingresso gratuito), con protagonisti la band romana Fleurs du Mal, in concerto alle 19 nella piscina dell’Arena Mamma Blues.

Ulteriori iniziative collaterali coordinate dall’associazione Genadas arricchiscono il menù della tre giorni: gli “Itinerari blues” in mountain bike (il 14 agosto) e nordic walking (con pranzo e biglietto omaggio per la sera; info ai numeri 349 4007548 e 331 3650965) organizzati dall’associazione sportiva Andalas e Breccas; “Piccoli bluesman crescono” (dal 13 al 15 agosto), con i rudimenti del blues impartiti dai maestri della Music Academy di Isili; “Blues Museum”, visite guidate al museo del fossile che ospita una sezione dedicata alla Storia del Mamma Blues e il noleggio di mountain bike per escursioni nell’ambito del progetto di rete ciclabile della Marmilla “Myland” dell’agenzia di sviluppo locale Consorzio Due Giare. Ancora in tema di due ruote, da segnalare “Blues bike”, ovvero il noleggio di bici nei giorni del festival e, a cura dell’Associazione La Volantina, una mostra di biciclette d’epoca.

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Tappa numero sei per il Festival Dromos in pieno svolgimento da lunedì scorso (e sino a Ferragosto) nell’Oristanese. Dopo Cabras, Bauladu, Oristano, San Vero Milis e Villa Verde, il giro di concerti fa scalo domani (sabato 6) a Baratili San Pietro. Ed è uno degli ospiti più attesi di questa edizione numero diciotto del festival il protagonista della serata in programma al Parco Comunale: a partire dalle 21.30 (e con ingresso a 10 euro) riflettori puntati su uno dei padri del genere afrobeat, Tony Allen. Ad accompagnare il batterista nigeriano ci sarà Audrey Gbaguidi, cantante e attrice francese con radici in Togo e Benin, autrice di sonorità che mescolano con raffinatezza hip hop ed elettronica. E poi Yann Jankielewicz al sassofono, Nicolas Giraud alla tromba, Michel Bass al basso, Indy Dibongue alla chitarra, Fixi alle tastiere e Patrick Gorce alle percussioni.

Classe 1940, artista di confine e apripista per la musica africana di nuova generazione, dopo essere stato direttore d’orchestra e batterista del grande Fela Kuti per una quindicina d’anni (fino al 1978) e in oltre cinquanta dischi, Tony Allen è stato poi artefice di una ricerca ininterrotta tra le sonorità dell’afrobeat originale e altri stili che spaziano dal dub allo “space jazz” ma anche al pop internazionale. Numerosi i progetti e le collaborazioni degli ultimi anni, in particolare con il cantante e musicista inglese Damon Albarn, che compare anche in “Film Of Life”, il decimo album di Tony Allen, pubblicato due anni fa: una retrospettiva sulla sua carriera, una “versione in Technicolor” dell’afrobeat che lo ricolloca con freschezza al centro della storia della musica.

Prima del concerto, un altro appuntamento è in programma domani (sabato 6) sempre a Baratili San Pietro: alle 19.30, alla Cantina Madau, si parlerà di “Senzatomica, la campagna promossa dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai per generare consapevolezza sulla minaccia delle armi nucleari. Diretta alle persone comuni perché rifiutino il paradosso della sicurezza fondata sulle armi nucleari e rivendichino il diritto a un mondo libero da armi, mira alla creazione di un movimento di opinione per l’elaborazione e l’adozione di una convenzione internazionale sulle armi nucleari. All’incontro, emblematicamente intitolato “Donne Senzatonica”, seguendo il filo rosso di questa edizione del Festival Dromos sotto Il segno di Eva“, intervengono Nella Frau, Alessandra De Maria, Erika Degortes e la scrittrice e giornalista (nata in Nigeria e cresciuta in Inghilterra) Noo Saro-Wiwa. Si parlerà anche di una mostra promossa dall’Istituto buddista italiano Soka Gakkai, che sarà ospitata dal comune di Oristano dall’8 al 23 ottobre.

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Tony Allen, il padre dell’afrobeat, arriva in Sardegna il 6 agosto per un concerto speciale nella suggestiva cornice del Parco comunale di Baratili San Pietro, ore 21.30, nell’ambito del Dromos Festival.  Ad accompagnare il batterista nigeriano ci sarà Audrey Gbaguidi, cantante e attrice francese, originaria del Togo e del Benin.

Artista di confine e apripista fondamentale per tutta la musica africana di nuova generazione, Tony Allen presenterà il nuovo album “Film of life”, il suo decimo disco solista, una retrospettiva sulla sua carriera, a cui hanno partecipato musicisti del calibro di Damon Albarn e Manu Dibango.

All’inizio del suo percorso artistico è stato il direttore dell’orchestra di Fela Kuti. Insieme hanno creato un ritmo nuovo: l’afrobeat. Proprio il battito dell’afrobeat è quello scandito dalla batteria di Tony Allen, che per 15 anni si affianca a Fela Kuti in una produzione musicale di oltre 50 album. Tony Allen non si stancherà mai di scandirne il tempo, flessibile e preciso. L’afrobeat cresce sotto i colpi della sua batteria fino a diventare uno dei generi  africani più influenti  al mondo.

Tony Allen ricalca i ritmi africani riconsegnandoli al mondo con una nuova potenza, ed è anche grazie al suo potere che la musica africana è riuscita ad  influenzare lo sviluppo delle sonorità pop occidentali. Allen racchiude la vitalità e la forza primordiale di questi ritmi e la voglia di sottometterli a nuove sperimentazioni miscelandoli con suoni moderni.

Dopo l’incontro con Fela Kuti, la sua carriera lo porterà a intraprendere una ricerca ininterrotta tra le sonorità dell’afrobeat originale e a emancipazioni multidirezionali che spaziano dal dub, allo “Space jazz” ma anche al pop internazionale. Numerosissimi i progetti e le collaborazioni, negli ultimi anni la più importante è sicuramente quella con Damon Albarn. Dal 2000 Damon e Tony lavorano fianco a fianco in numerosi progetti, tra i quali The Good The Bad & The Queen e Rocket Juice and The Moon, fino agli ultimi lavori.

Per creare “Fim of life”, l’ultimo capolavoro, Tony non si accontenta di vivere di rendita, rimescola le carte, affida la produzione ad un giovane trio francese, The Jazzbastards e si rimette in gioco. Il risultato lo ricolloca con freschezza  al centro della storia della musica. Damon Albarn è presente, la sua voce aggiunge un tocco soul al singolo Go Back (dedicato ai profughi che arrivano a Lampedusa ) e in Tiger Skip il suono della sua melodica si amalgama perfettamente alla tecnica e al  groove del percussionista. Ospiti nell’album anche Kuku, cantautore di origine nigeriane (“Tonywood”) e “The Lion of Africa” Manu Dibango (“Mojo”).

In “Film of Life” Allen riscrive la sceneggiatura della sua carriera e se non riesce a raccontarla tutta sicuramente ci fa capire quanto sia importante il ruolo di questo stregone yoruba nel panorama musicale mondiale, oggi come ieri.

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Un agosto caldo, caldissimo con i suoni che arrivano dall’Africa, come fossero trasportati dal vento sahariano.5 appuntamenti imperdibili con le stelle internazionali della world music protagoniste dell’estate in Sardegna, un viaggio tra i suoni del mondo di Musicalista, l’agenzia di booking che si occupa della promozione delle culture musicali radicate nella tradizione ma rilette in chiave world.

Si parte il 6 agosto con il padre dell’afrobeat Tony Allen, in concerto al Parco comunale di Baratili San Pietro, ore 21.30, nell’ambito del Dromos Festival. Ad accompagnare il batterista di origini nigeriane ci sarà la bellissima cantante e attrice francese Audrey Gbaguidi, originaria del Togo e del Benin, autrice di sonorità che mescolano con raffinatezza hip hop ed elettronica. Artista di confine e apripista fondamentale per tutta la musica africana di nuova generazione,  a Tony Allen si deve l’influenza della musica africana nello sviluppo delle sonorità occidentali. Per 15 anni direttore d’orchestra e batterista di un gigante come Fela Kuti, “lo stregone di Lagos” presenterà il nuovo album “Film of life”, il suo decimo disco da solista, una retrospettiva sulla sua carriera, a cui hanno partecipato musicisti del calibro di Damon Albarn e Manu Dibango. Per creare “Fim of life”, l’ultimo capolavoro, Tony non si è accontentato di vivere di rendita, ha rimescolato le carte affidandone la produzione ad un giovane trio francese, The Jazzbastards, rimettendosi in gioco. Il risultato lo ricolloca con freschezza  al centro della storia della musica.

Si prosegue, dal 14 al 16 agosto, con i 3 appuntamenti con Bombino al Festival Time in Jazz 2016. Il bluesman tuareg più amato dal pubblico e dalla critica italiana presenterà i brani di “Azel”, il suo terzo album uscito il 1° aprile 2016: il 14 agosto  a Berchidda (SS), Piazza del Popolo, ore 23.00; il 15 agosto, di mattina presso la Chiesa di Santa Caterina, sempre a Berchidda, per un evento speciale in compagnia di Paolo Fresu e Amadou; e il 16 agosto ad Argentiera, Sassari, per Time in Sassari, consueto prolungamento di Time in Jazz in territorio sassarese. 

Sempre nell’ambito del Festival Time in Jazz 2016, il 15 agosto a Berchidda a Piazza del Popolo, alle ore 23.00, si esibiranno Amadou&Mariam, originari del Mali, esponenti dell’african blues e pop star del circuito globale della world music. Si sono conosciuti e innamorati suonando insieme in un istituto per non vedenti a Bamako. Hanno perso la vista perché le condizioni sanitarie del Mali non hanno permesso diagnosi e cure tempestive. Questa coppia da favola della musica africana ha un’energia travolgente e uno stile inconfondibile basato su contaminazioni tra musiche tradizionali maliane e chitarre rock, violini siriani, trombe cubane e altri strumenti tradizionali di Egitto, Colombia, e India.

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