L’assessore regionale dei Trasporti Massimo Deiana ha annunciato che la Motorizzazione di Nuoro è salva.
«Siamo soddisfatti per gli impegni presi dal Direttore generale della Motorizzazione Vitelli per quanto riguarda gli Uffici di Nuoro. Il fatto che il presidio resti è merito di un corale impegno, di un pressing condiviso, compresa la mediazione dell’assessore regionale dei Trasporti Deiana. Le ampie rassicurazioni forniteci nell’incontro odierno, chiudono definitivamente il problema della chiusura della motorizzazione nuorese e restituiscono finalmente un minimo di serenità agli addetti dell’ufficio, nonché a tutti gli operatori del comparto, dalle autoscuole, alle agenzie e agli stessi utenti.»
Lo dicono i consiglieri regionali Efisio Arbau (La Base-Sardegna Vera), Annamaria Busia (Centro Democratico Sardegna), Luigi Crisponi (Riformatori sardi), Daniela Forma (Pd), sulla questione della Motorizzazione di Nuoro.
Ma Arbau, Busia, Crisponi e Forma invitano tutti a non abbassare la guardia. «La oramai sistematica azione di smantellamento dei presidi dello Stato in provincia di Nuoro – proseguono – non ultima quella preannunciata della probabile imminente chiusura o accorpamento della Camera di Commercio, sta letteralmente demolendo uffici di specifico interesse per le popolazioni nuoresi ed ogliastrine, con un conseguente ulteriore isolamento del territorio.»
Il Consiglio regionale ha concluso la discussione generale sull’ordine del giorno su agricoltura e sviluppo rurale “Norme in materia di agricoltura e sviluppo rurale: agro biodiversità, marchio collettivo, distretti”.
In apertura di seduta, il presidente Gianfranco Ganau ha dato la parola al consigliere Efisio Arbau, capogruppo di “Sardegna vera”. Arbau ha definito il testo molto importante, «una pietra angolare su cui è possibile costruire l’edificio dell’agricoltura sarda, soprattutto per il nuovo approccio alle risorse comunitarie». «Il provvedimento – ha aggiunto – codifica aspetti rilevanti e indica soluzioni di grande interesse, va a fondo sulle varie questioni anche se forse occorrerebbe un passaggio più approfondito sulle associazioni interprofessionali». La biodiversità come fattore di sviluppo rurale, secondo Arbau, «dà senso ad una agricoltura storica come la nostra dove c’è molto saper fare, rappresenta una identità forte nell’era della globalizzazione, riordina il ruolo dei comitati, afferma che la tutela non è una questione da amatori, ma serve perché la qualità può trovare spazio anche nelle grandi catene industriali con buone operazioni di marketing». Per quanto riguarda il marchio, il capogruppo di “Sardegna vera” ha dichiarato che «nella precedente legislatura è stato predisposto un marchio di qualità ed è un lavoro che va utilizzato e sviluppato; il nodo, piuttosto, è capire quali prodotti vi possono essere ricompresi, solo quelli confezionati con materie prime presenti in Sardegna o anche altri?». A giudizio di Arbau la strada giusta è quella del pragmatismo: «Non possiamo permetterci di fare i puristi, il mercato non ce lo consentirebbe, in questa fase è necessario individuare una via di mezzo, riconoscendo il marchio a tutti e lavorando su una migliore selezione delle materie prime». Soffermandosi sulla nuova figura dei distretti, che il consigliere Arbau li ha definiti «le macchine del nuovo sistema agricolo, che nascono dal basso, favoriscono l’associazionismo di produttori, sono soggetti nuovi che possono snellire il meccanismo dei Gal, migliorare e qualificare la spesa». Dopo la pausa estiva, esponente di Sardegna vera ha auspicato un impegno delle istituzioni regionali per avviare, un minuto dopo l’approvazione della legge, «una forte attività di animazione sul territorio, verso produttori ed associazioni del mondo agricolo; la politica ha detto che agricoltura era il centro della ripartenza ed è arrivato il momento di dimostrarlo».
Il consigliere Daniela Forma (Pd) ha sottolineato «il grande lavoro di approfondimento e sintesi fatto della quinta commissione, così come è condivisibile l’idea del testo unico in un settore che si presta ad essere riempito di contenuti, e particolarmente significativa l’attenzione alla biodiversità, buon passo avanti per la difesa del nostro patrimonio zootecnico con azioni utili e indispensabili». La legge, però, presenta secondo il consigliere Forma «un punto di debolezza sull’individuazione delle razze di interesse agrario e forestale cui assegnare un contrassegno facoltativo limitato a alla figura degli agricoltori custodi ed alle aziende agricole di produzione primaria». «Ritengo invece che questa azione vada estesa a tutta la filiera – ha precisato Daniela Forma – perché è giusto valorizzare patrimonio zootecnico intendendo la tutela come strumento di sviluppo per l’intera filiera; ragioniamo insieme e vediamo fin dove ci possiamo spingere, eliminando le restrizioni». Su marchio collettivo l’ex assessore dell’Agricoltura Cherchi ha ben lavorato, ha riconosciuto l’esponente del Pd, «la strada giusta è infatti quella del marchio regionale di riconoscimento di qualità per il processo produttivo e le trasformazioni, senza dimenticare la necessità di creare le migliori condizioni di sistema con una più ampia disponibilità di materie prime e l’impegno di risorse nella promozione dei prodotti tutelati dal marchio, senza disperdere i fondi in tanti rivoli». In materia di sanzioni, ha poi osservato il consigliere, «la legge le ha previste forse troppe elevate in relazione al momento che stiamo attraversando e mi pare che occorra una riflessione sul punto». I distretti, infine, rappresentano per Forma «uno strumento di sviluppo positivo, anche se sarebbe più utile garantire la maggioranza ai soggetti principali di ciascun distretto; in definitiva la mancanza di risorse è un limite, ma la legge può comunque rimettere in moto il settore».
Il consigliere Oscar Cherchi, di Forza Italia, si è detto dell’avviso che «siamo davvero davanti ad un testo di grande importanza per questa terra perché il rilancio del sistema economico della Sardegna non potrà che passare dall’agricoltura». E’una buona legge, ha continuato Cherchi, «che può dare nuove opportunità, preservare il valore del nostro patrimonio naturale, promuovere la crescita del nostro tessuto economico, ha in altre parole il grande pregio di fare una efficace sintesi su alcuni grandi temi». In Sardegna, ha ricordato il consigliere di Forza Italia, «la ricerca di volumi elevati di produzione ha portato ad una agricoltura e ad una zootecnia di tipo intensivo che ha livellato verso il basso i caratteri genetici, provocando un arretramento anche sul piano culturale con la scomparsa prodotti tipici; ora occorre invertire la tendenza per recuperare la grande tradizione sarda». «Bisognerà anche favorire informazione e l’allargamento delle conoscenze – ha detto ancora Cherchi – sulle risorse genetiche a rischio: mangia sardo e compra sardo era l’obiettivo che come Sardi dovevamo raggiungere, per esprimere attraverso il marchio collettivo questa idea progettuale che nasce da lontano con tante iniziative alcune delle quali sono ormai consolidate, come la tracciabilità». «La chiave di volta del nostro settore agroalimentare – ha affermato il consigliere di Forza Italia – passa attraverso la valorizzazione dei prodotti di qualità, esaltando le differenze con produzioni concorrenti». Ben vengano, dunque, «la certificazione regionale e l’individuazione degli operatori che hanno concorso al processo produttivo». Cherchi ha espresso qualche critica solo sui nuovi distretti rurali forse «non del tutto aderenti alla realtà delle nostre campagne, diciamo che possono essere una importante scommessa in un momento particolarmente difficile e forse sarà necessaria, su questo punto, qualche modifica al testo del provvedimento».
Il consigliere Lorenzo Cozzolino (Pd) ha parlato della legge come una grande «opportunità di crescita e sviluppo per la Sardegna, restituendo dignità ed attualità ad una lunghissima storia nella quale si sono riconosciute molte generazioni di sardi ed ancora oggi l’agricoltura è un settore strategico con grandi possibilità di successo, è stato così anche dall’alba dell’autonomia regionale, le cui fasi più significative furono scandite dalla prima grande riforma agraria». «Oggi – ha osservato Cozzolino – lo scenario è profondamente cambiato, caratterizzato da spinte radicali verso una modernizzazione che rende necessari interventi correttivi; proprio da qui nasce il provvedimento all’attenzione dell’Aula, dove c’è molta competenza e molto lavoro, molta innovazione, un provvedimento che certamente darà i suoi frutti anche perchè si inquadra bene nel panorama migliore nazionale ed europeo, con un ancoraggio forte all’identità sarda». La nostra filiera agricola, ha proseguito Cozzolino, «ha ora uno strumento in più per cambiare, spezzando logica globalizzazione e della desertificazione, sviluppando la capacità di difendersi da qualsiasi tentativo di corruzione e rafforzando il valore assoluto della biodiversità, con l’introduzione di nuove norme e nuove figure, con la riorganizzazione». In altre parole, ha dichiarato il consigliere del PD «stiamo ritornando al famoso su connottu della migliore storia sarda, ferma restando la consapevolezza che si può migliorare». Fra i possibili miglioramenti, Cozzolino ha inserito l’allargamento del raggio degli apporti esterni al settore agricolo, magari all’artigianato «che da sempre ha legami forti con l’agricoltura»
Il consigliere del Psd’Az, Angelo Carta ha espresso apprezzamento per l’unificazione nella Quinta commissione delle 6 proposte di legge in materia di agricoltura, biodiversità e marchi di produzione. «L’agricoltura – ha affermato Carta – è un tema di grande attualità, centrale per l’economia sarda». L’esponente della minoranza ha ricordato inoltre che la discussione della legge si svolge in un momento in cui si discute della nuova Pac.»
Angelo Carta ha definito “fondamentale” l’introduzione di norme per la tutela per l’agrobiodiversità sarda, previste nel testo unificato n.3. In merito all’introduzione del marchio Sardegna per la valorizzazione delle produzioni isolane, il consigliere sardista, non ha mancato di evidenziare alcune perplessità emerse nel corso del confronto e nelle audizioni nella Commissione presieduta dall’onorevole Luigi Lotto. Carta ha però rimarcato che i consumatori, tra i prodotti locali e i prodotti standardizzati, mostrano un sempre maggiore gradimento per i primi. Carta ha quindi elencato i diversi marchi già esistenti in Sardegna, dai prodotti Dop al marchio Igp per gli agnelli, ed ha ricordato che sono 178 i prodotti agroalimentari tradizionali. «Un’elencazione – ha dichiarato il consigliere dei Quattro Mori – che si traduce in lavoro, sviluppo ed anche in un freno per lo spopolamento dei campi e delle aree interne». Carta ha però auspicato che il marchio collettivo, così come disciplinato dagli articoli 16 e seguenti della legge in discussione, non si traduca in un appesantimento degli obblighi in capo alle piccole aziende e ai piccoli produttori. L’intervento è proseguito con un quadro di insieme “dell’esistente” in relazione all’introduzione dei “distretti”. Carta ha ricordato ruolo e funzioni dei programmi Leader, dei Gal, delle agenzie agricole (ad incominciare da Laore), delle 12 organizzazioni di produttori (Op) nel comparto ortofrutta, delle 20 Op che interessano in prevalenza il settore lattiero caseario e delle reti di impresa. Una realtà che il consigliere Psd’Az ha definito “frammentata” ed ha auspicato che l’introduzione dei distretti possa tradursi in una maggiore aggregazione. Carta ha concluso il suo intervento a quanto affermato dal consigliere Modesto Fenu nella parte finale della relazione di minoranza per invitare i colleghi a compiere ogni sforzo per migliorare in Aula una legge fondamentale per il settore primario dell’Agricoltura.
Il consigliere del Pd, Piero Comandini, ha ringraziato il presidente Lotto e l’intera commissione Agricoltura per il lavoro svolto ed ha sottolineato, in termini positivi, che il testo unificato n. 3 rappresenta la prima legge organica dopo cinque mesi di legislatura. L’esponente della maggioranza ha inoltre rimarcato che la legge in discussione «non è una legge di spesa, come tante ne sono state approvate nel passato in materia di Agricoltura, ma una legge di opportunità per il rilancio delle produzioni e dell’intero comparto». «L’agricoltura in Sardegna – ha dichiarato Comandini – ha enormi potenzialità inespresse». L’esponente del Pd ha infatti ricordato che il comparto produce solo il 4% del Pil sardo e nell’Isola l’80% degli alimenti sono di importazione. «Se escludiamo vini e formaggi – ha spiegato – negli altri settori serve cambiare metodi e strategia, e serve considerare che nel corso degli ultimi anni si sono ridotte le aziende e le superfici agricole».
Piero Comandini, non soltanto ha definito l’agricoltura come “momento fondamentale” per lo sviluppo della Sardegna ma ne ha sottolineato il rinnovato ruolo strategico, in considerazione del fatto che il comparto industriale sardo sta abbandonando l’Isola. «L’agricoltura – ha affermato Comandini – è la risorsa rinnovabile della Sardegna: crea lavoro e identità, fa filiera con il turismo e rappresenta un freno per lo spopolamento delle zone interne». Piero Comandini ha quindi ricordato i titoli principali del testo di legge unificato ed ha espresso soddisfazione per l’introduzione di norme regionali per la salvaguardia dell’agrobiodiversità («siamo tra le prime Regioni a dotarci di una legge in materia») e per la creazione di un marchio collettivo («deve costituire una garanzia per i consumatori e quella che dovranno assicurare i prodotti sardi deve essere una “garanzia etica”»). Il consigliere del Pd ha inoltre auspicato più efficaci politiche di marketing che valorizzino quelle produzioni sarde (la maggior parte) che rispettano i rigidi protocolli europei in materia di “benessere animale”.
Il presidente ha dato la parola al consigliere di Forza Italia, Giuseppe Fasolino, il quale ha affermato che agricoltura e turismo devono essere il futuro della Sardegna e la Regione ha il dovere di sostenere al meglio questi settori. La legge in esame, secondo Fasolino, rappresenta l’opportunità di intervenire in un settore, che ancora non decolla, e contiene dei punti sicuramente importanti. Per l’esponente dell’opposizione però è fondamentale realizzare un marchio collettivo di qualità, ma supportato da una incisiva campagna di comunicazione e marketing territoriale attraverso iniziative promozionali. Fasolino ha anche rilevato che ci sono anche delle criticità nelle legge rappresentate dal fatto che esistano altri provvedimenti come, per esempio, altri marchi realizzati dalla Regione e dai Gal che non hanno prodotto un rientro per i produttori. «In questa legge c’è un’idea di scopo – ha affermato – ma manca la strategia. Senza l’apertura di canali commerciali non si riuscirà a coinvolgere il sistema produttivo».
Giudizio positivo sulla legge è stato dato dal consigliere di Sel, Luca Pizzuto, il quale ha elogiato il lavoro svolto dalla Commissione Attività produttive. Nel testo è evidente, secondo l’esponente di maggioranza, «che la Sardegna vuole incentivare e difendere la agrobiodiversità sarda». Si tratta di «un atto forte e importante», che con l’istituzione del marchio collettivo di qualità «cerca di tutelare i nostri produttori», esortandoli ad aggregarsi e a caratterizzarsi. «Questa legge dice che possiamo andare avanti ripartendo dalle nostre specificità: è un atto di sovranità e autodeterminazione che ci deve rendere orgogliosi». «Si tratta – ha concluso Pizzuto – di un modello di sviluppo che tiene conto di tutto il percorso che parte dal seme e arriva al consumatore». Il consigliere di Sel ha garantito pieno sostegno e una partecipazione attiva a sostegno di tutto il comparto.
Il vicepresidente della Quinta Commissione Luigi Crisponi, in apertura del suo intervento, ha rivendicato il buon lavoro svolto dall’organismo consiliare. «Biodiversità e territorialità delle produzioni – ha detto Criponi – sono, al pari del turismo, una delle vene aurifere dell’economia ancora da scavare per portare fuori le gemme più preziose. In alcuni casi, come nella raccolta del latte, il settore agricolo utilizza metodi arcaici. E’ vero che le nostre produzioni beneficiano della qualità ambientale, del sole, dell’area pulita ma, allo stesso tempo, scontano forti ritardi. La legge tenta di colmare queste lacune facendo proprie proposte che partono dal basso. Il Testo unificato, infatti, accoglie alcuni suggerimenti contenuti in una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nella scorsa legislatura».
Per Crisponi occorre però fare attenzione a ciò che si voterà: «Servono ulteriori riflessioni – ha affermato il consigliere dei Riformatori – uno degli elementi da approfondire è quello dei marchi di qualità. Si tratta di un aspetto delicato: ci sono problematiche di carattere giuridico che potrebbero intervenire a gamba tesa. E’ un problema europeo, non possiamo escludere, in una filiera organizzata, ciò che arriva dagli altri stati comunitari. Io sono per la protezione dei prodotti sardi, ma non si possono dimenticare aziende che danno lavoro e aiutano l’economia sarda». Crisponi ha quindi invocato una normativa che metta ordine nel settore: «Il marchio deve essere di garanzia per far capire che si utilizzano realmente prodotti sardi. Dobbiamo innanzitutto proteggere la salubrità e la qualità dei nostri prodotti ma, allo stesso tempo, occorre favorire il mercato. La biodiversità è un nuovo comparto in via di sviluppo, bisogna però fare attenzione che dietro questa attività di protezione ci sia un po’ di economia. A fine mese infatti è necessario garantire imprese e lavoratori».
Luigi Crisponi ha quindi affrontato il tema delle sanzioni, previste nel Testo unificato come deterrente: «Abbiamo elevato le sanzioni per impedire irregolarità e speculazioni. Nel commercio i gruppi più forti hanno spesso preferito violare la legge e pagare le multe, come nel caso delle chiusure domenicali delle Città Mercato. Non va escluso che ci si possa trovare di fronte a un soggetto potente anche nel settore agricolo che possa infischiarsene delle prescrizioni. La legge – ha concluso Crisponi – è un buon punto di partenza per un comparto essenziale, il tentativo di restituire vivacità all’economia regionale».
Giudizio condiviso da Pier Mario Manca (Partito dei Sardi). «Per la prima volta – ha detto – non si discute di indennizzi ma si cerca di creare le condizioni per un agricoltura competitiva». Manca ha quindi affrontato il primo dei tre pilastri della legge in discussione. «La tutela dell’agrobiodiversità ha una ragione chiara – ha sottolineato il consigliere del PdS – in passato abbiamo migliorato le produzioni ma, allo stesso tempo, abbiamo creato enormi danni all’ambiente con fertilizzanti e pesticidi. E’ necessario recuperare le piante che si erano adattate al nostro clima e al nostro territorio. Grazie alle biotecnologie riusciremo a salvare queste diversità e a garantire uno standard di qualità delle produzioni senza l’uso dei pesticidi».
«Secondo pilastro della legge – ha aggiunto Manca – è quello del marchio collettivo. Uno strumento che consentirà di salvaguardare le produzioni delle nostre aziende a contemporaneamente tutelare il consumatore che deve saper che cosa mangia. Per l’esponente dei sovranisti, con il marchio collettivo si cerca di superare un gap di 20 anni. Fino ad ora tutti sono venuti a produrre in Sardegna proponendo l’immagine di un ambiente incontaminato, per la prima volta sarà garantito un bollino di qualità a chi produce secondo disciplinari codificati. Questa è una buona soluzione per ripartire e tutelare produzioni e consumatori».
Nell’ultima parte del suon intervento, Manca ha affrontato il tema dei distretti. «Anche qui si vuole iniziare una battaglia – ha detto – ciò che interessa è avviare un discorso nuovo per tutelare le produzioni dei territori e portarle sui mercati internazionali. In Sardegna esistono zone di eccellenza per il vino, l’olio, il formaggio. Il nuovo Psr deve andare in quella direzione. Ben venga questa legge».
Il consigliere del gruppo “Sardegna”, Paolo Truzzu, ha condiviso apprezzamenti e ringraziamenti per l’operato della Quinta commissione ed ha auspicato un “cambio culturale” per l’agricoltura sarda. «E’ una necessità – ha dichiarato Truzzu – perché è finito il tempo dell’industria in Sardegna e oggi tanti giovani vedono nel ritorno alla terra l’opportunità di lavoro». L’esponente della minoranza ha però ricordato la bassa incidenza del comparto agricolo nel Pil complessivo della Sardegna ed ha affermato che «la legge in discussione stabilisce un primo punto di partenza per preservare e valorizzare il patrimonio dell’Isola e le sue produzioni». Truzzu ha inoltre fatto riferimento ai tanti interessi in campo, soprattutto per quanto riguarda “la battaglia” tra le multinazionali e i piccoli produttori locali. A giudizio del consigliere di Fratelli d’Italia, serve far arrivare i prodotti sardi non solo in nuovi mercati ma anche direttamente sulle tavole dei consumatori italiani. «Dobbiamo inoltre sostenere azioni adeguate – ha aggiunto Truzzu – per portare i nostri prodotti in tutte le strutture delle media e grande distribuzione». Il consigliere dell’opposizione ha quindi evidenziato come, la parte del testo di legge che introduce la figura dell’agricoltore\custode, debba intendersi come riferita anche al pastore\custode.
In conclusione del suo intervento, Paolo Truzzu, ha però espresso preoccupazione sui possibili effetti negativi che alcune norme contenute in legge potrebbero avere per i produttori locali. «Invito tutti alla riflessione – ha concluso Truzzu – perché si valutino attentamente le norme in esame, per evitare che chi oggi vogliamo tutelare, alla fine risulti penalizzato».
Il consigliere Modesto Fenu (Sardegna-Zona Franca) ha voluto sgombrare il campo dagli equivoci, ribadendo quanto affermato in sede di relazione: «Occorre migliorare la proposta di legge – ha sostenuto – che fa un consistente passo avanti rispetto al quadro precedente ma serve anche armonizzarla concretamente con la normativa comunitaria con cui fatalmente dovrà fare i conti». I margini di miglioramento ci sono, ha continuato Fenu, soffermandosi sui punti qualificanti della legge. Per migliorare la parte relativa alla biodiversità, a suo giudizio, «serve un coinvolgimento del volontariato, dei tanti comitati che si sono impegnati a fondo nel settore mentre, per i distretti che non sono disciplinati a livello comunitario, è necessaria maggiore attenzione». Per il consigliere uno dei punti più critici della legge riguarda il marchio; «se incrociamo il testo della legge regionale con la normativa internazionale – ha spiegato – ci accorgiamo che forse rischiamo di produrre danni anziché benefici o forse la voglia di dare risposte rapide ci ha portato fuori strada». «Per esempio – ha spiegato Fenu – siccome il codice doganale prevede che nell’etichetta sia citato il luogo dove è avvenuta l’ultima fase di trasformazione cosa accadrebbe del nostro pane carasau, potrebbe diventare un prodotto sardo anche se confezionato con grano proveniente da tutto il mondo, che vantaggi ne avremmo?» «L’ultimo regolamento comunitario, il n° 1169 – ha concluso il consigliere Fenu – prevede l’etichetta etica, obbliga ad rapporto leale con consumatore, obbliga inoltre a riportare nell’etichetta non solo il paese di origine ma anche il luogo del prodotto e dell’ingrediente primario, questo ha molto significato per le produzioni sarde». Sul marchio bisogna però lavorarci ancora, ha avvertito il consigliere, «perché non basta dire prodotto in Sardegna; è una definizione molto inflazionata, registrata almeno mille volte da imprenditori privati e potrebbe creare pericolose confusioni».
Nel dibattito generale sul testo unico è poi intervenuto l’on. Gianluigi Rubiu (Udc) che ha auspicato l’invio del testo nuovamente in commissione per definire meglio alcuni aspetti ancora poco chiari. In caso contrario l’esponente dell’Udc ha annunciato la presentazione di numerosi emendamenti. «Questo Testo – ha detto Rubiu – deve rappresentare un’ opportunità per la Sardegna e per le imprese sarde. Per questo sarebbe opportuno valutare meglio tutti gli aspetti della legge. In commissione i lavori sono stati troppo celeri – ha affermato – e siamo stati chiamati ad esprimere un voto troppo affrettato». Gianluigi Rubiu ha espresso perplessità soprattutto sulle disposizioni che riguardano le sanzioni (quelle amministrative non sono di competenza regionale), sul marchio collettivo (che come delineato dal Testo unico rischia di non creare benefici) sul secondo comma dell’articolo 16 e sugli articoli 17 e 22. «Siamo consapevoli – ha concluso Rubiu – della forte necessità di sostenere le aziende sarde di qualità creando quegli strumenti idonei a “esportare il territorio”». Per Rubiu è urgente anche, in contemporanea, riformare gli enti strumentali agricoli.
Il presidente ha dato la parola alla Giunta per esprime il parere sul testo di legge. Elisabetta Falchi, assessore regionale dell’Agricoltura, ha ringraziato il presidente della Commissione, Luigi Lotto, e tutti i componenti per il lavoro svolto, per la complessità dell’argomento e per avere lavorato con celerità, riunendo in un unico testo le diverse proposte di legge. Un modo di procedere in linea con quello che sta facendo la Giunta, ha affermato, nell’ottica di realizzare un progetto organico e complessivo per il rilancio del comparto. «Quello che è mancato finora – ha sottolineato – è la strategia». L’esponente dell’esecutivo ha ricordato all’Aula che è stato presentato in Commissione il Piano di Sviluppo Rurale che è stato già inviato all’Unione europea. «Dall’analisi del contesto si evince come la Sardegna abbia come punto di forza la qualità – ha affermato Falchi – non possiamo competere con la quantitàۛ».
«Quindi qualità come punto di forza, intesa come qualità del nostro ambiente che si riflette sui nostri prodotti. E questa legge sulla tutela dell’agrobiodiversità ci aiuta molto». Elisabetta Falchi ha anche sottolineato la qualità dei prodotti sardi, in particolare del formaggio, «grazie alle nostre essenze pascolative che non esistono in altre parti del mondo. Dobbiamo intervenire nella protezione delle essenze pascolative e delle nostre razze – ha detto – lavorando per la loro valorizzazione anche ai fini della ricerca».
L’assessore ha poi ricordato quanto accaduto con la multinazionale olandese due mesi fa, che voleva raccogliere alcune semenze per utilizzarle in processi di ricerca. «Abbiamo avuto difficoltà a rispondere – ha affermato l’assessore – perché mancava un quadro normativo, quindi avere una norma sulla biordiversità era importante». Fondamentale anche il marchio di qualità e i distretti. «La legge sui distretti consentirà di organizzare meglio il nostro comparto produttivo, troppo debole, che ha bisogno di strategia e indirizzo». L’assessore ha fatto poi un appello all’Aula auspicando che la legge, pur con alcuni correttivi che si potranno inserire attraverso gli emendamenti, venga esitata nel minor tempo possibile.
Il presidente Ganau ha chiuso la discussione generale e messo in votazione il passaggio agli articoli, che ha avuto l’approvazione dell’Aula all’unanimità (44 favorevoli e 1 astenuto). Il presidente ha chiuso la seduta, i lavori riprenderanno alle 16.00. Alle 15.00 si riunirà la commissione Attività produttive per l’esame degli emendamenti.
Il consigliere regionale del Partito Democratico Daniela Forma, prima firmataria di un’interpellanza depositata a maggio scorso e indirizzata all’assessore regionale dei Lavori pubblici, ritiene che vi sia tutta l’urgenza per predisporre un Piano Straordinario di interventi di manutenzione delle strade provinciali del Nuorese.
L’interpellanza, sottoscritta dai consiglieri regionali Arbau, Usula, Cocco, Carta, Crisponi e Pittalis, richiede la convocazione di un Tavolo Istituzionale tra Regione, #Provincia di Nuoro e rappresentanti delle #Unioni dei Comuni e delle Comunità Montane, che ricadono nel territorio del #Nuorese, al fine di individuare le maggiori criticità della rete viaria provinciale e, conseguentemente, predisporre un Piano Straordinario di interventi di manutenzione.
Oltre 80 persone hanno partecipato questa mattina a Nuoro, presso l’Euro Hotel, all’assemblea pubblica promossa da Confartigianato Nuoro e dalle autoscuole del territorio contro la ventilata chiusura della Motorizzazione.
Artigiani, cittadini, associazioni, Istituzioni locali, provinciali e regionali, e politici, hanno animato la discussione che ha voluto puntare il dito contro una prospettiva che metterebbe ancora di più in ginocchio un intero territorio.
Per Confartigianato erano presenti la presidente provinciale, Maria Carmela Folchetti, il segretario provinciale, Pietro Contena, e il vicepresidente nazionale di Confartigianato Trasporti, Giovanni Antonio Mellino.
Tra gli intervenuti i consiglieri regionali Efisio Arbau (La Base), Luigi Crisponi (Riformatori) e Daniela Forma (Partito Democratico), il deputato Roberto Capelli (Centro Democratico), il sindaco di Nuoro, Alessandro Bianchi; l’ex presidente della Regione, Angelo Rojch; i sindaci di Tertenia, Luciano Loddo; Barisardo, Paolo Fanni; Fonni, Stefano Coinu; Macomer, Antonio Succu; Lanusei, Davide Ferreli; Tortolì, Massimo Cannas; e, infine, il presidente di Confindustria Nuoro, Roberto Bornioli.
Una comunicazione di pieno sostegno è arrivata dal senatore del Partito Democratico, Giuseppe Luigi Cucca, impegnato a Palazzo Madama.
Assente l’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana.
«Si continua con lo smantellamento sistematico del territorio – ha detto la Presidente di Confartigianato Nuoro, Maria Carmela Folchetti, nella sua relazione – e noi contro questa azione dobbiamo battagliare ed essere uniti.»
«Questo non è un problema delle sole province di Nuoro e Ogliastra – ha continuato la presidente – ma di tutta la Sardegna che sta facendo scivolare l’intero territorio in un piano sempre più secondario se non in ultima posizione. Con una lettera e attraverso incontri ad hoc, interesseremo sia la Regione ma soprattutto Roma, partendo dal ministro dei Trasporti in giù.»
L’Assemblea ha poi puntato il dito contro la Politica romana colpevole di accorgersi del nuorese solamente quando si parla dei carcerati di massima sicurezza e del “41 bis”.
«Abbiamo bisogno di maggiore presenza di uno Stato che sta lentamente andando via – è stato rimarcato – adesso il problema è la Motorizzazione ma presto arriverà il turno della Questura che potrebbe essere trasformata in una struttura secondaria.»
I consiglieri regionali hanno annunciato come la problematica sarà presentata in una mozione già giovedì 24 nell’Aula di via Roma a Cagliari.
Il segretario Contena ha sottolineato come «ora sarà importante la sinergia tra imprese a Amministrazioni per far pressione sulla politica, per salvare due province, gli abitanti e un sistema socio-produttivo in progressivo disfacimento». Contena ha ricordato come siano quasi 10.000 le operazioni che la Motorizzazione di Nuoro effettua ogni anno: più di 3.000 le revisioni di camion, mezzi speciali e autobus, ben 6.212 le prove d’esame per il conseguimento delle patenti e un numero non quantificabile di altre operazioni, come il duplicato delle patenti o la reimmatricolazione, che non sono sottoposte a statistiche.
Il presidente di Confartigianato Trasporti Sardegna, nonché vicepresidente Nazionale, Giovanni Antonio Mellino, ha informato i presenti come mercoledì sarà a Roma per presentare, attraverso un dettagliato documento, la questione al Direttore Generale della Motorizzazione e al Direttore Compartimentale, affinché il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi possa interessarsi direttamente.
«Bisogna agire velocemente e adesso – ha aggiunto Mellino – non è possibile rimandare ancora. E’ necessaria una soluzione, anche tampone, ma che possa far continuare l’attività delle aziende e dei privati senza creare ulteriori disagi.»
Giovanni Antonio Mellino, infine, ha comunicato come la struttura nazionale di Confartigianato Trasporti interverrà contro la chiusura della Motorizzazione.
Stamane il consigliere regionale del Partito Democratico Daniela Forma ha espresso forte preoccupazione per la situazione venutasi a creare nell’#Ufficio Motorizzazione Civile di Nuoro. La riduzione dell’organico e la sospensione di tutte le sedute degli esami di guida richieste, unitamente all’annullamento delle sedute di guida già programmate per le patenti di categoria AM, A1, A2, A, B1, B e B96, alimentano il timore che sia in corso un’operazione di smantellamento del suddetto Ufficio.
Daniela Forma ha manifestato questo timore all’assessore regionale dei Trasporti, Massimo Deiana, sottolineando le difficoltà oggettive e i disagi per gli utenti di un territorio già provato duramente dall’arretramento dello Stato.
«Da parte dell’assessore regionale dei Trasporti – ha detto Daniela Forma – ho riscontrato la massima sensibilità e, pur specificando che attualmente la competenza è ripartita tra Stato e Province, ha manifestato la disponibilità ad impegnarsi su questo profilo nel momento in cui si andrà a ridefinire le attribuzioni tra Stato e Regioni, in vista del riassetto istituzionale in corso. E tutto questo a beneficio di un servizio che deve essere garantito anche sul territorio nuorese.»
E’ slittato a oggi il parere vincolante della #Sesta Commissione del Consiglio regionale sul progetto per l’ospedale #San Raffaele di Olbia. Maggioranza ed opposizione hanno trovato un sostanziale accordo per il via libera all’investimento della #Qatar Foundation ma prima sarà necessario definire meglio alcuni aspetti sulle deroghe governative per superare i limiti dei posti letto e dei tetti di spesa imposti dalla spending review e sull’interpretazione della norma regionale (legge n. 12 del 2011) che affida alla Giunta la possibilità di accreditare una nuova struttura ospedaliera in assenza del Piano Sanitario. Aspetti che saranno chiariti entro domani mattina dai funzionari della Regione e sottoposti a una nuova valutazione della Commissione convocata per le ore 12.00.
A questa conclusione si è arrivati dopo un dibattito andati avanti per quasi quattro ore. Il parlamentino, presieduto da Raimondo Perra, aperto oggi alla partecipazione di tutti i capigruppo di maggioranza ed opposizione, ha sentito in audizione il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore alla Sanità Luigi Arru e il direttore generale dell’assessorato Giuseppe Maria Sechi.
Il presidente Pigliaru ha illustrato nel dettaglio la delibera n.24 adottata dalla Giunta il 26 giugno scorso per l’attivazione dell’ospedale e del polo di ricerca nell’area territoriale della Gallura. Pigliaru, in apertura del suo intervento, ha ricordato i vari passaggi della vicenda cominciata con la firma, nel dicembre del 2013, del Memorandum tra gli investitori della Qatar Foundation e la Giunta Cappellacci.
«Si tratta di un investimento di grosse dimensioni – ha detto Pigliaru – per il quale occorre dare risposte credibili e in tempi rapidi.»
«La Giunta – ha proseguito il presidente – ha immediatamente avviato un’interlocuzione con il Governo per chiedere le deroghe necessarie alle normative nazionali che impongono vincoli rigidi sul numero dei posti letto e della spesa ammissibile per le convenzioni con i privati. Il progetto San Raffaele – ha ricordato Pigliaru – prevede 178 posti letto nella fase di avvio (108 per acuti e 70 post acuti), per arrivare poi a 242 a regime (142 acuti e 100 post acuti). Dal Governo è arrivato l’impegno formale a sostenere il progetto con una lettera di intenti firmata dal Ministro della Salute Lorenzin e dal sottosegretario Del Rio. Si tratta adesso di formalizzare il via libera con una deroga ufficiale”. L’obiettivo dell’intervento è duplice – ha sottolineato Pigliaru – integrare il sistema sanitario regionale e creare un polo di eccellenza nella ricerca. La struttura, oltre a fornire una risposta a un territorio finora penalizzato, avrà un grosso impatto per abbattere i costi dei viaggi della speranza (circa 60 milioni all’anno) effettuati dai sardi per curare alcune patologie e, allo stesso tempo, farà da attrattore per i pazienti che vorranno venirsi a curare in Sardegna. Alcuni lo faranno con le coperture finanziarie garantite dai loro sistemi sanitari, altri pagheranno di tasca propria il costo delle cure (per questi utenti il progetto prevede appositamente 50 posti letto in solvenza erogati senza oneri a carico del servizio sanitario regionale).»
«Una parte importante – ha precisato il capo dell’esecutivo regionale – sarà poi dedicata alla ricerca: l’ospedale punterà ad ottenere in 5 anni le certificazioni IRCCS con le quali potrà accedere ad importanti finanziamenti nazionali. La Qatar Foundation ha inoltre assicurato una dotazione di 10 milioni di euro all’anno, a disposizione delle università sarde e di altri soggetti come il Crs4 o il Cnr, per le attività di ricerca. L’investimento iniziale sarà di circa 163 milioni di euro per gli interventi strutturali, l’ammodernamento e l’acquisto di attrezzature, i costi di gestione annuali ammonteranno invece a circa 70 milioni di euro. Il costo a carico della Regione per la convenzione si aggira sui 55 milioni di euro.
L’assessore alla Sanità Luigi Arru è entrato invece nel dettaglio del progetto spiegando ai componenti della Sesta Commissione che l’obiettivo della Giunta sarà quello di coprire le specialità assenti nel sistema della sanità gallurese e dell’intera Isola: «Si punterà su settori come la pediatria, la riabilitazione intensiva in campo sportivo, la chirurgia vascolare e oncologica, la cardiologia e la neurologia. Per andare avanti – ha confermato Arru – sarà però necessario ottenere dal Governo le deroghe necessarie. L’ambizione dell’ospedale – ha proseguito Arru – dovrà essere quella di diventare un centro di riferimento a livello internazionale».
Nel dibattito sono intervenuti diversi commissari. Daniela Forma (Pd) ha rivolto un plauso all’approccio della Giunta Pigliaru: «Pro e contro sono stati valutati attentamente – ha detto Forma – il progetto San Raffaele darà risposte a chi ha necessità di curarsi, integrerà il sistema sardo e darà spazio alla ricerca».
Pietro Pittalis (capogruppo di Forza Italia) ha posto alcune questioni pregiudiziali: «Siamo d’accordo con questo progetto – ha esordito – ma c’è la necessità di chiarire meglio tutti gli aspetti giuridici per evitare che la delibera della Giunta si areni nelle secche di qualche tribunale amministrativo». Secondo Pittalis, che ha parlato a nome di tutta l’opposizione, «prima di arrivare al parere vincolante della Commissione occorre precisare meglio le procedure di accreditamento delle nuove strutture sanitarie e le vicende legate alla curatela fallimentare dell’ospedale». Per Pittalis, inoltre, «la lettera di intenti firmata dal Ministro della Salute non è sufficiente. Serve una intervento ad hoc per superare i limiti imposti dalla spending review nazionale e dalla legge regionale n.21 del 2012 sui posti letto e sui tetti di spesa».
L’ex assessore della Sanità Giorgio Oppi (Udc) ha ricordato che «del progetto San Raffaele si parla ormai da oltre 20 anni. Il progetto presentato nel 1991 da Don Verzè non decollò perché mancavano le coperture finanziarie. Anche oggi – ha proseguito Oppi – uno dei partner del progetto, il Bambin Gesù, “non naviga nell’oro”. Da più parti arrivano forti critiche sui progetti avviati in altri parti d’Italia, soprattutto nel Sud. Per questo occorre vigilare sull’affidabilità di tutti i soggetti coinvolti”. Oppi ha poi concluso il suo intervento suggerendo alla Giunta di puntare su specialità effettivamente utili ad un’integrazione del sistema sanitario regionale come l’urologia pediatrica».
Per il capogruppo del Psd’Az Christian Solinas nella delibera «non si individuano con precisione i soggetti che manderanno avanti il progetto di cui farà parte la Qatar Foundation né c’è un’attenta valutazione e quantificazione dell’investimento». Solinas ha poi ricordato che il costo della struttura, certificato dal concordato preventivo, è di circa 11 milioni di euro. Mancano però le valutazioni sull’adeguamento dell’ospedale e di quanto si spenderà a fronte di un finanziamento regionale di circa 55 milioni di euro. «Questa operazione – ha detto Solinas – potrebbe farsi senza rischio di impresa. Di solito, prima si fanno gli investimenti e poi si chiede l’accreditamento». L’esponente sardista, infine, ha chiarito che non c’è nessuna ostilità al progetto ma, al contrario, una forte volontà di andare avanti evitando all’iter amministrativo un percorso accidentato.
Attilio Dedoni (capogruppo dei Riformatori) ha espresso parere favorevole all’investimento ma – ha detto – «senza creare traumi che rischino di vanificare l’operazione». E’ necessario – secondo Dedoni – un passaggio in Consiglio per sanare eventuali profili di illegittimità della delibera».
Su questo ed altri punti posti dalla minoranza è intervenuto il direttore generale dell’assessorato della Sanità, Giuseppe Maria Sech, che ha difeso la scelta di ricorrere alla previsione dell’art 24, comma 6, della legge regionale 12 del 2011 che consente alla Giunta, in assenza del Piano sanitario regionale, di disporre, sentita la commissione competente, l’accreditamento per una sola volta di una struttura ospedaliera. «Si tratta però di un percorso amministrativo puro – ha detto Sechi – la delibera della Giunta non accredita nessun ospedale. La norma è l’unico appiglio in mancanza del Psr. In ogni caso occorrerà ottenere le necessarie deroghe dal Governo e successivamente procedere ad ulteriori atti di programmazione».
Gigi Ruggeri(Pd) ha chiesto espressamente di inserire nel parere della commissione alcuni punti: «Questo progetto – ha detto – dovrà fungere da traino e gratificare l’intero sistema regionale. Nostro dovere sarà vincolare la presenza degli investitori del Qatar nei termini previsti dal progetto, creare una struttura di riferimento per la ricerca e una garanzia perché l’occupazione nella struttura, nell’indotto, nelle forniture e nei piccoli appalti premino i lavoratori sardi». Da Ruggeri, infine, la richiesta che la società di cui faranno parte la #Qatar Foundation e i suoi partner abbia sede in Sardegna e paghi le tasse nell’Isola.
Luca Pizzuto(Sel) ha annunciato il parere favorevole del suo gruppo alla proposta della Giunta. «Questo progetto – ha detto Pizzuto – è la garanzia che la sanità pubblica non sarà smantellata, non saranno ridimensionati i presidi periferici, né ci saranno conseguenze per il personale. Tutto questo, insieme al richiamo ad un’integrazione armonica del sistema sanitario e l’importanza data alla ricerca ci convincono della bontà dell’iniziativa».
Marcello Orrù (Psd’Az) ha invece chiesto espressamente che il progetto non penalizzi altre eccellenze presenti in Sardegna, in particolare a Sassari dove i centri per la sclerosi multipla, la cardiochirurgia e la neurochirurgia rappresentano dei veri fiori all’occhiello. «L’apertura del San Raffaele – ha detto ancora Orrù – non deve causare tagli ai danni delle altre strutture».
Su questi ultimi punti, l’assessore Arru ha dato ampie garanzie, assicurando anche grandi opportunità formative per gli studenti e i medici sardi.
Al termine degli interventi, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, a nome di tutta la minoranza, ha avanzato la proposta di sospendere i lavori per arrivare a un accordo unanime. Proposta accolta dalla maggioranza e dalla Giunta. La commissione si riunirà domani, alle 12.00, per la votazione finale del documento che accoglierà alcuni suggerimenti scaturiti dalla discussione.
Il consigliere regionale del #Partito Democratico Daniela Forma ha espresso soddisfazione per l’operato dell’assessore regionale dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, che ha restituito la speranza alle tantissime aziende agricole sarde danneggiate dagli eventi alluvionali del 18 novembre 2013.
In seguito agli eventi alluvionali è stata assegnata una dotazione finanziaria di 30 milioni di euro sulla misura 126 del PSR 2007/2013 “Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali”. A valere sul relativo bando, purtroppo, sono pervenute ad Argea Sardegna domande per un importo complessivo dell’aiuto pari a circa 70 milioni di euro. A fronte quindi delle 1.248 richieste ritenute ammissibili, solo le prime 317 avrebbero avuto garanzia di finanziamento.
Si sono levate pertanto numerose lamentele da parte degli operatori agricoli e dei sindaci dei comuni della Sardegna i cui territori sono stati interessati dall’alluvione del 18 novembre 2013.
Il consigliere regionale Daniela Forma si è fatta interprete e portavoce dell’esigenza di aumentare la disponibilità finanziaria per la misura 126 del PSR, di modo che si riuscisse a dare risposta a tutte le 1.248 aziende agricole che avevano subito danni e la cui richiesta era risultata ammissibile. Con una interpellanza ha posto il problema all’attenzione dell’assessore regionale dell’Agricoltura che si è dimostrata, da subito, disponibile a fare il possibile per venire incontro alle esigenze di tante aziende agricole così fortemente provate dagli eventi alluvionali.
In questi giorni è arrivata la puntuale risposta che da piena soddisfazione per la positiva risoluzione della questione.
Con decreto del 17 giugno 2014, l’assessore regionale dell’Agricoltura ha sottolineato «che è di primaria importanza assicurare la completa attuazione della misura 126» e, poiché con propria nota aveva già richiesto ad Argea di procedere all’istruttoria di tutte le domande di aiuto risultate ammissibili, ha autorizzato #Argea a richiedere a tutte le aziende agricole la progettazione esecutiva degli interventi richiesti.
«Ora – ha dichiarato Daniela Forma – dovrà avere inizio un fortissimo gioco di squadra tra gli operatori agricoli e Argea: gli operatori agricoli dovranno presentare tempestivamente (30 giorni) la progettazione richiesta mentre Argea dovrà istruire tutte le domande risultate ammissibili e dovrà assumere tutti gli impegni relativi alle domande istruite di modo che la dotazione finanziaria della misura 126 venga esaurita (in altre parole dovranno essere spesi entro il 2014 tutti i 30 milioni di euro previsti dal bando)». Dopodiché, la liquidazione delle domande eccedenti la dotazione finanziaria sarà garantita attraverso le risorse stanziate sulla misura 126 del PSR della Programmazione 2014/2020.
«Grazie all’interessamento dell’assessore regionale dell’Agricoltura – ha concluso Daniela Forma – più di mille aziende agricole messe in ginocchio dagli eventi alluvionali del novembre 2013 avranno ora la possibilità di risollevarsi e ripristinare il proprio potenziale produttivo agricolo. Una grande opportunità che il nostro comparto produttivo attendeva con trepidazione e che ha trovato oggi pronta risposta alle proprie aspettative.»
Puntare sul turismo per sviluppare nuove professionalità e offrire opportunità di lavoro ai giovani sardi. E’ l’obiettivo della proposta di legge, presentata dal consigliere regionale del Pd Daniela Forma, che modifica la legge regionale n. 20/2006 sul “Riordino delle #professioni turistiche di accompagnamento e dei servizi”.
La modifica è finalizzata a riconoscere e tutelare l’attività professionale di “accompagnatore turistico” in aggiunta a quelle di guida turistica, guida ambientale-escursionistica e guida turistica sportiva già regolamentate dalla legge regionale n. 20/2006.
Nello specifico, l’accompagnatore turistico è colui che «per professione accompagna persone singole o gruppi di persone nei viaggi sul territorio nazionale o all’estero, cura l’attuazione del programma turistico predisposto dagli organizzatori, dà completa assistenza ai singoli o ai gruppi accompagnati, fornisce elementi significativi o notizie di interesse turistico sulle zone di transito al di fuori dell’ambito di competenze delle guide turistiche».
Si differenzia pertanto dalla figura professionale della guida turistica che opera in specifici luoghi all’interno del contesto regionale.
«In questo modo – dichiara Daniela Forma – si intende riqualificare l’offerta professionale turistica, allargando la gamma delle opportunità di offerta di un servizio turistico di qualità e garantendo una nuova occasione occupazionale a tanti giovani, diplomati e laureati. Fino a questo momento, infatti, i giovani sardi che desideravano qualificarsi come “accompagnatori turistici” e spendere questa professionalità anche al di fuori del territorio regionale, erano costretti a recarsi in altre Regioni Italiane, affrontare l’esame e farsi iscrivere nei relativi Registri o Elenchi. Ora, potranno farlo anche in Sardegna.»
La condizione di insicurezza e di inadeguatezza della rete viaria della #provincia di Nuoro non è più sostenibile. Per questa ragione i consiglieri regionali della provincia di Nuoro Daniela Forma, Angelo Carta, Luigi Crisponi, Pietro Pittalis, Efisio Arbau ed Emilio Usula, hanno presentato una interpellanza rivolta al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, e all’assessore regionale dei Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, per sapere se intendano convocare tempestivamente un Tavolo Istituzionale tra Regione, Provincia di Nuoro e rappresentanti delle Unioni dei Comuni ricadenti nel territorio del Nuorese al fine di individuare le maggiori criticità della rete viaria della Provincia di Nuoro e se intendano predisporre un Piano Straordinario di interventi di manutenzione di cui necessitano le strade del Nuorese.
Negli ultimi anni, infatti, il finanziamento periodico che la RAS assicurava alla provincia di Nuoro per le manutenzioni ordinarie e straordinarie della rete viaria è andato via via riducendosi, determinando un pericoloso deterioramento di tutta la rete viaria provinciale e, particolarmente, di alcuni tratti interessati da buche sempre più numerose, smottamenti e frane tra i quali, per esempio, la SP 7 Fonni-Desulo, la SP 8 Gadoni-Seulo e la SP 33 Borore-Ottana.
Il consigliere regionale Daniela Forma sostiene che «la condizione di degrado delle strade del Nuorese vada ad amplificare la generale criticità della dotazione infrastrutturale del territorio e, pertanto, si rende necessario riequilibrare lo svantaggio infrastrutturale della Provincia di Nuoro rispetto al contesto regionale».
«Tale richiesta – conclude Daniela Forma – viene suffragata in ossequio al criterio delle “Pari Opportunità”, indicato quale priorità dell’azione dell’attuale Governo regionale e inteso nel senso di paritarie occasioni di sviluppo per l’intero territorio regionale.»