[bing_translator]
La commissione Sanità, presieduta dall’on. Raimondo Perra (Psi) ha iniziato un ciclo di audizioni sulla proposta di legge n. 164 (Rosella Pinna e più) che prevede “Interventi per la promozione e la valorizzazione dell’amministratore di sostegno a tutela dei soggetti deboli”, ascoltando l’Anci e le associazioni di settore.
A nome dell’Anci il presidente Piersandro Scano, prima di affrontare il tema oggetto della riunione, ha invitato la commissione ad un approfondimento sul problema della peste suina, ricordando che il sindaco di Desulo Gigi Littarru è stato rinviato a giudizio (udienza il 6 dicembre prossimo) a seguito di una denuncia del responsabile dell’Unità di missione della Regione. «Noi sosteniamo la posizione del sindaco Littarru – ha detto Scano – ma soprattutto riteniamo che il principio della cooperazione istituzionale debba sempre prevalere nei rapporti fra Regione e Comuni, che costituiscono le articolazioni decentrate dello Stato».
Entrando poi nel merito della legge, Scano ne ha sottolineato l’impatto positivo sul sistema delle Autonomie, aggiungendo che «troppo spesso i Comuni devono fare fronte, in una materia delicatissima che tocca da vicino la condizione di vita dei soggetti più deboli, ad un pesante carico di responsabilità rispetto al quale non sono preparati». Dopo aver auspicato lo snellimento di alcuni passaggi procedurali, il presidente dell’Anci ha suggerito di inserire il provvedimento nel più ampio contesto della riforma degli Enti locali e dei nuovi organismi di governo del territorio.
Daniela Sitzia, vice presidente dell’Anci, ha messo l’accento sulla necessità di inserire la norma «in un nuovo sistema pubblico in grado di assicurare più efficacia alle politiche sociali e maggior coordinamento con gli Enti locali e le altre istituzioni interessate». Soprattutto nel settore delle malattie malati mentali, ha precisato, «occorre ridurre al minimo le situazioni di incertezza in cui si sovrappongono problematiche riguardanti assistenza, salute, diritti della persona e progetti di vita; perciò è necessario anche potenziare la formazione degli operatori per evitare possibili conflitti con i servizi sociali dei Comuni ed altri soggetti pubblici, in particolare dei settori sanitario e giudiziario, che hanno competenze in materia».
Anche dal mondo dell’associazionismo è arrivata la sollecitazione a considerare la figura dell’amministratore di sostegno come parte di un sistema che, finora, ha avuto difficoltà ad agire in maniera unitaria.
Per l’Amso il presidente regionale Mario Cuccu ha espresso una valutazione positiva sulla legge, «che può rivelarsi uno strumento utile per accompagnare, nel versante pubblico, la gestione di problematiche complesse». Istituti come lo sportello di consulenza previsto dalla legge, ha spiegato, «vanno incontro sia alle esigenze delle famiglie che a quelle dei Comuni e, in prospettiva, possono consentire un intervento molto più efficace se ben coordinato con i programmi Plus e con l’attività dei Distretti socio sanitari».
Alessio Allena, sempre in rappresentanza dell’Amso, ha suggerito l’introduzione di alcune misure di tutela del lavoro degli amministratori di sostegno, come la copertura assicurativa dei rischi professionali legati soprattutto alle malattie psichiatriche ed amministrativi, riguardanti l’accesso e la gestione di leggi di settore, rapporti con le banche.
«Sarebbe opportuna a questo scopo – ha concluso – l’istituzione di un fondo regionale apposito.»
Luisanna Loddo dell’associazione Abc ha invece portato all’attenzione della commissione l’esperienza delle famiglie. Come genitori, ha affermato, «abbiamo una sorta di paura degli interventi esterni che comunque svolgono una funzione diversa da quella di un congiunto o di una persona vicina alla famiglia del malato». Ci sentiamo a disagio, ha raccontato, «anche di fronte alla situazione estrema che porta alla dichiarazione di incapacità di intendere e di volere perché le persone, sia pure con problemi che impediscono una normale vita di relazione, possono comunicare a fare scelte autonome».
Le nostre esperienze, ha dichiarato Rita Polo (anch’essa dell’Abc), «fanno emergere in modo costante prospettive di vita possibili, per questo manifestiamo dubbi sulla presenza di figure esterne; auspichiamo comunque che non ci sia una concentrazione di casi da seguire in capo alla stessa persona perché le situazioni sono sempre diverse anche in ambito familiare, penso ad esempio ai coniugi separati o con problematiche di coppia».
Il punto centrale, ha sostenuto Elisabetta Mossa dell’Anfass, «sta nella sua capacità di prevenire la misura dell’interdizione, favorendo la collaborazione con la magistratura, migliorando un lavoro che già svolgiamo come associazioni, ferma restando la centralità del ruolo delle famiglie; le figure esterne hanno certamente bisogno di acquisire una professionalità particolare, che richiede la disponibilità ad un grande ascolto attivo della persona, per questo è molto importante sia la formazione che l’individuazione di requisiti culturali e personali molto precisi».