23 November, 2024
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Martedì 5 dicembre, nella sala stampa del Consiglio regionale, a Cagliari, si terrà la conferenza stampa di presentazione del Cineporto di Carbonia, un’iniziativa che sarà in grado di potenziare le attività della Fabbrica del Cinema attraverso la promozione, in particolare, della cultura audiovisiva come alternativa di sviluppo per il territorio.

All’incontro con i giornalisti, in programma alle ore 9,30, parteciperanno il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore regionale dei Beni Culturali Giuseppe Dessena, il direttore del Centro servizi culturali di Carbonia della Società Umanitaria – Fabbrica del Cinema Paolo Serra, e Nevina Satta, direttrice della Fondazione Sardegna Film Commission. Saranno presenti i consiglieri regionali Luca Pizzuto, Pietro Cocco, Francesco Sabatini, Paolo Zedda, Daniele Cocco e Eugenio Lai.

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Il Consiglio regionale ha approvato con 30 voti favorevoli e 14 contrari, la terza variazione al bilancio 2017-2019.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con la discussione del disegno di legge n. 461/A -“Disposizioni finanziarie e terza variazione al bilancio 2017-2019”.

Il relatore di maggioranza Franco Sabatini, presidente della commissione Bilancio, si è rimesso al contenuto della relazione. Assente il relatore di minoranza Christian Solinas (Psd’Az) il presidente ha avviato la discussione generale.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha affermato che, «a fronte di una variazione di pochi milioni di euro rimodulati per esigenze ed istanze di natura straordinaria, è per noi censurabile il modo di procedere che presenta evidenti lacune nel momento in cui si stanno per affrontare finanziaria e bilancio, e rivela difetti nella politica finanziaria». Sarebbe stato invece auspicabile, ha proseguito, «il recepimento di quanto sta emergendo nel dibattito della società sarda in materia di politiche del lavoro per le quali non c’è alcuna misura utile come non c’è niente per il sostegno ad importanti settori produttivi che chiedono di competere meglio nel sistema economico e creare posti di lavoro». Rivolto alla maggioranza, Pietro Pittalis la ha accusata di auto-incensarsi «per pochi deboli segnali di ripresa statistica mentre però la situazione generale parla di una estrema sofferenza del tessuto produttivo regionale, perché la Sardegna non è uscita dalla crisi e la disoccupazione è ancora a due cifre soprattutto per i giovani a differenza di altre aree del Paese». Tutto questo, ha protestato Pietro Pittalis, «non può essere liquidato perché il presidente non si candida più; forse ha fatto un grande favore al Pd ma non ha reso un buon servizio alla Sardegna, anzi è la confessione di un fallimento della sua esperienza di governo perché sarebbe stato più giusto presentarsi davanti ai sardi per sottoporsi al loro giudizio anziché scappare». Nel merito, ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia, «noi confermiamo la nostra opposizione, contro l’immobilismo della Giunta ma soprattutto di quelle forze politiche che dicono una cosa alla stampa e fanno il contrario in Aula, ed annunciamo che nelle finanziaria vi incalzeremo su una proposta forte per il lavoro, sulla scia di quanto proposto dal segretario della Cgil, dal quale siamo politicamente distanti anni luce ritenendo comunque che la sua proposta non possa essere lasciata cadere nel vuoto». Le risorse le trovate quanto vi pare e se volete, ha concluso Pietro Pittalis, «adesso dovete trovarle per le politiche sul lavoro e su quanto non faremo sconti, dai dipendenti pubblici che aspettano risposta come quelli di Forestas e non basta un parziale adeguamento contrattuale eludendo il problema dell’equiparazione con gli altri dipendenti pubblici». Questa legislatura, ha detto infine, « non deve finire in maniera così ingloriosa rispetto alle incessanti denunce provenienti dal corpo sociale e dalle categorie produttive della Sardegna».

Sempre per Forza Italia il consigliere Edoardo Tocco ha lamentato gravi ritardi in tutti i passaggi amministrativi di contenuto finanziario, «atti sempre più distanti dai tempi incalzanti che ci impone la società sarda, serve piuttosto una azione strutturale perché, al di là del problema della provincia di Nuoro, il sistema degli enti intermedi ha oltre 1.100 dipendenti ed una situazione di enorme difficoltà nell’assicurare i servizi essenziali a cominciare dalle strade, mentre lo Stato continua la sua opera rapace e spietata di taglio delle risorse». In definitiva, ha concluso, «serve un intervento forte per dare ai sardi il messaggio che questo Consiglio fa ogni sforzo per risolvere i loro problemi».

Il vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda, nel condividere gli interventi dei colleghi, ha detto di provare «sdegno a nome del Consiglio, messo da parte con una arroganza mai vista attraverso ben 25 emendamenti che nascondono provvedimenti minuti ben lontani dall’interesse generale, che comunque non possono passare senza discuterli violando elementari regole di bilancio». Questo, ha lamentato, «è un assestamento e non una variazione  di cui non c’è alcuna urgenza». Ora basta, ha proseguito, «cercate di recuperare un minimo di dignità per la funzione legislativa, evitando il trucco di nascondere dietro 4 milioni altri 40, perché non potrete sfuggire al giudizio della gente stando chiusi nel palazzo, non mi presto a discutere argomenti del genere senza cognizione di causa, penso che il legislatore abbia diritto di conoscere quello che è chiamato a votare».

Per il gruppo “Sardegna” il consigliere Paolo Truzzu ha manifestato «l’impressione che la Giunta stia scambiando la cortesia dell’opposizione in vista di interessi comune con un po’ di idiozia ma non  è così; abbiamo licenziato un provvedimento come puramente tecnico ed anche in finanziaria presenteremo solo emendamenti di sostanza, ma poi vediamo 25 emendamenti, di cui 23 della Giunta, senza che ne sapessimo nulla». Non si può procedere in questo modo senza alcun rispetto per l’Aula, ha lamentato, «con una procedura del genere, allora presenteremo 2000 emendamenti alla finanziaria per contrastare la vostra arroganza».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha dichiarato che «è evidente che la tecnica normativa utilizzata è viziata dalla solite furberie della Giunta che, dopo l’assenso comune dei capigruppo per definire alcune situazioni problematiche, ha escogitato un trabocchetto, mettendo in piedi un marchettificio in tutti i sensi in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, facendo strame delle risorse regionali con percorsi barbari, proponendo uno spicchio di finanziaria non per risolvere i problemi dei sardi ma soltanto per fini elettorali, buttando i soldi alla rinfusa per manifestazioni di basso profilo o contentini ad associazioni politicamente vicine». Il Consiglio, ha sostenuto, «deve legiferare in modo dignitoso, vicino ad un popolo che continua ad avere problemi gravissimi: disoccupazione, economia, sistema locale bloccato».

Il consigliere di Campo progressista Francesco Agus ha ricordato che «l’assestamento nasce per venire incontro all’esigenza di tappare i buchi di un sistema provinciale regionale ormai alla canna del gas». Dopo il referendum, ha affermato, «serve un profondo ripensamento per metterli in condizione di sopravvivere e svolgere funzioni fondamentali nell’interesse dei cittadini (strade, scuole, ambiente); oggi aumentiamo gli stanziamenti destinati alla provincia di Nuoro per 2.5 milioni, ma resta sullo sfondo una situazione disastrosa di pesantissimi tagli dello Stato, che ha riconosciuto appena 30 milioni alla Sardegna sul prelievo forzoso per le polizze assicurative che in Sardegna sono le più alte d’Italia, a fronte di riorse nazionali per tutto il sistema provinciale pari a 1.4 miliardi di cui alla nostra Regione spetterebbe almeno un trentesimo pari a 46 milioni (l’importo del fondo unico) ed un arretrati per circa 70». Cerchiamo di non farci fregare, ha concluso Francesco Agus, «perché fra 3 mesi sindaci e consiglieri gestiranno le nostre Province, evitiamo una bomba ad orologeria che sarebbe devastate per la Sardegna con servizi di molto inferiori al resto d’Italia, per cui subito la ricognizione attenta dei soldi che ci spettano prima di voto della Camera sulla finanziaria».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sostenuto che «la campagna elettorale è iniziata ma anche in campagna elettorale bisogna stare sulla realtà delle cose; questa è una variazione di bilancio passata in commissione con un accordo unanime per mettere in sicurezza la Provincia di Nuoro, che contiene anche 20 milioni per la sanità e 5 milioni per contratto dell’Agenzia Forestas». Il quadro devastante raccontato dal centro destra, secondo Cocco, «non corrisponde alla verità e dimentica i numeri di allora ed inoltre, quanto alle politiche del lavoro, ne parleremo in finanziaria per intervenire in un settore i cui numeri che certamente non ci soddisfano ma segnalano una crescita superiore a quella del Mezzogiorno, così come conosciamo problemi della società sarda e dei giovani disoccupati, interverremo anche su questo rafforzando anche le azioni di sostegno al mondo pastorale cui abbiamo destinato 47 milioni, più altri 20 per il settore agricolo». Oggi però, ha ribadito Cocco, «parliamo di altro anche con emendamenti di merito, per quanto ci riguarda ci sottoporremo al giudizio dei sardi come tutti, a partire da una finanziaria che approveremo entro l’anno meglio affermando una buona prassi ed attivando processi di spesa più rapidi». Magari non raccontiamo molto bene quello che facciamo, ha concluso, «ma molte cose le abbiamo fatte mentre altri hanno solo parlato; le riforme portano critiche ma sono necessarie e chi si oppone vuole lasciare le cose come stanno».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni, replicando al capogruppo del Pd, ha precisato che «in commissione ci siamo resi disponibili per alcune variazioni su spese necessarie ma, fino ad oggi, nessuno conosceva gli emendamenti sostanziosi della maggioranza alterando in modo grave i presupposti del provvedimenti ma, fatto ancor più grave, fare passare come uso comune un sistema pasticciato che non può essere raffrontato con quello precedente, perché prima c’era il bilancio di competenza mentre ora è di cassa». E’chiaro, ha continuato, «che di fronte alla nostra disponibilità e sensibilità istituzionale la maggioranza ne ha approfittato; allora che si approvi tutto con i suoi voti ma senza accampare ragioni di urgenza». Sul piano politico, ha concluso Attilio Dedoni, «avete fatto tutto ciò che non c’era da fare in questa legislatura, state mettendo le istituzioni alla berlina, state alimentando l’antipolitica dei 5 stelle, ma gli elettori sardi sapranno valutare se si è fatto qualcosa di concreto per la loro terra, dopo tante battaglie perse ed alcune nemmeno combattute».

Il capogruppo del Psd’Az, Angelo Carta, ha richiamato l’attenzione del Consiglio sulla questione delle Province sarde alle quali lo Stato ha sottratto ben 358 milioni dal 2012 al 2016, ed alla provincia di Nuoro (Ogliastra compresa) ben 41 milioni complessivi. Si tratta di dati già noti dall’anno scorso, ha ricordato Carta, «che avevo inserito in una mozione dell’anno scorso, una cifra enorme ed assurda che avrebbe dovuto sollevare dalla sedia tutta la Giunta, una ingiustizia contro la quale bisognava combattere ma non certo ritirando i ricorsi contro lo Stato». Carta si è poi soffermato sull’attuazione dell’art.8 dello Statuto «che consente alla Regione di agire sulla leva fiscale, opportunità che la Regione ha totalmente ignorato e fra poco arriverà la finanziaria che non contiene strumenti concreti di intervento ma al massimo qualche, bonus che non inciderà sul problema del lavoro». Altra opportunità perduta, ha detto ancora Angelo Carta, «quella della zona franca istituita con legge dello Stato sui territori colpiti da alluvione, sollecitata da una risoluzione che chiedeva la perimetrazione in attesa di un decreto del ministero dell’Economia». Allora, ha concluso il capogruppo sardista, «non si capisce come si vuole creare lavoro».

Dopo l’on. Carta ha preso la parola l’assessore Raffaele Paci, che ha detto: “Non va bene essere accusati di malafede quando la lealtà del comportamento è sempre stata la mia guida continua. Ho preso impegni in quest’Aula di fare l’ultima variazione di bilancio perché c’era il tema delle province: Nuoro e da ultimo Sassari. Avevo detto in conferenza di capigruppo che il disegno di legge sarebbe stato molto semplice e che poi avremmo fatto la pulizia del bilancio, con riguardo alle somme non impegnate che rischieremmo di vedere perse. Il nucleo di questo provvedimento sono i due milioni e mezzo per la provincia di Nuoro e i seicentomila per la provincia di Sassari, il rinnovo contrattuale di Forestas che vale circa 7 milioni. E poi stiamo prevedendo 20 milioni per colmare il disavanzo della Sanità e saranno disponibili dalla prossima settimana, se la legge sarà approvata, sotto forma di anticipo per il 2018”.

Per dichiarazione di voto, l’on. Stefano Tunis (Forza Italia) ha detto: “Do atto al capogruppo del Pd che sta tentando di trasformare il piombo in oro. Ma il governo della Sardegna è altamente inefficiente: è impossibile presentarlo come qualcosa di buono per i sardi. L’opposizione vi sta spiegando che trovare 40 milioni di euro non è un fatto di abilità, per il quale vi dovete fare i complimenti, ma un segno di cattiva programmazione”.

Sempre per Forza Italia l’on. Alessandra Zedda ha attaccato l’assessore al Bilancio: “Questo provvedimento non è un atto di trasparenza, mi spiace che ne parli in questi termini l’assessore Raffaele

Paci. Nessuno può impedirci di denunciare il vostro atteggiamento: a questa maggioranza va bene tutto, basta che sia seduta lì e che nessuno la disturbi.  La verità è che la giunta Pigliaru ha del tutto sbagliato la programmazione: ci sono state partite finanziarie che gridano vendetta, perché siete in campagna elettorale a differenza nostra”.

L’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha annunciato il suo voto di astensione in occasione del voto del passaggio agli articoli. Ed ha aggiunto: “In capigruppo abbiamo parlato di questo provvedimento, non di 27 emendamenti”.   

Sul proposta del presidente Gianfranco Ganau l’Aula ha approvato il passaggio agli articoli.

La Giunta e la Commissione Bilancio hanno dato il loro parere favorevole ai 27 emendamenti all’articolo 1.

Sul tema dell’Ati Ifras, l’on. Alessandra Zedda (FI) ha detto che “ci si doveva fermare alle cose urgenti, se la vostra programmazione fosse stata fatta bene”.

L’Aula ha approvato il testo dell’articolo. Sull’emendamento aggiuntivo 1 relativo alla chiusura della miniera di Olmedo a firma Luigi Lotto (Pd), l’on. Marco Tedde (FI) ha detto: “La crisi industriale di Olmedo è stata affrontata dalla Giunta in modo burocratico, nonostante non fosse una delle vertenze più difficili. I lavoratori andarono in Grecia a incontrare i nuovi concessionari e furono lasciati soli: nessuno dalla Regione li accompagnò da Emin. Oggi cercate di mettere un pannicello caldo per consentire a Igea di tenere in forza alcuni lavoratori ma non tutti gli ex lavoratori della miniera di Olmedo. Penso invece che si debba dare garanzie a tutti gli ex”.

Per l’on. Luigi Lotto (Pd) “la commissione V ha già esaminato il problema con l’assessore all’Industria e questo provvedimento consentire di praticare la messa in sicurezza della miniera. Faremo un ulteriore tentativo di rimettere in produzione la miniera ma non dipende dalla Giunta né dal Consiglio regionale”.

Anche l’on. Salvatore Demontis (Pd) ha preso la parola: “Il problema di Olmedo è più ampio, perché quella coltivazione sta perdendo di interesse rispetto al mercato. Quindi è giusto mettere in sicurezza la miniera e procedere a questo punto a un’indagine di mercato per capire che destinazione può avere, visto che le due procedure di evidenza pubblica sono state infruttuose”.

Per il Partito dei Sardi ha preso la parola con l’on. Roberto Desini, che ha condiviso l’emendamento a nome del gruppo: “Speriamo si creino le condizioni per risolvere questa vertenza, che si aggiunge alle note difficoltà del Nord ovest della Sardegna”.

L’emendamento 1 è stato approvato.

Sull’emendamento 2 (a firma Franco Sabatini) ha preso la la parola l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: “Non si doveva arrivare alla fine dell’anno per risolvere il problema dei lavoratori precari pubblici che sono attendati sotto le nostre istituzioni. Noi abbiamo sempre dato la nostra disponibilità sulle questioni che riguardano la vita delle persone”.

L’on. Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia, è intervenuto e ha detto: “Ho aggiunto la mia firma a questo emendamento perché si dà una certezza a padri e madri di famiglia. Voteremo a favore”.

Anche l’on. Gianfranco Congiu (PDS) ha annunciato il voto a favore dell’emendamento: “Il tema fu già affrontato in passato e se non è stato risolto è solo perché ad altri livelli sono intervenute poi altre norme e combinati disposti che hanno vanificato i nostri precedenti sforzi”.

Il presentatore, on. Sabatini, ha detto: “Questo emendamento è un atto di giustizia per i disinfestori della provincia di Nuoro. E i 400 mila euro annui sono già contenuti nel trasferimento fatto alle province per la gestione del sistema antinsetti ex Crai”. Anche l’emendamento 2 è stato approvato.

Sull’emendamento 3 della Giunta, destinato a pagare i costi della certificazione dei bilanci Asl, l’on. Alessandra Zedda (FI) ha detto: “Nelle aziende sanitarie sono stati eliminati i collegi sindacali ma ci chiediamo come possano cinque persone controllare quello che prima facevano 18 persone”. Approvati gli emendamenti 3 e 4.

Sull’emendamento 5 (100 mila euro per manutenzione del cimitero di Asiago) l’on. Alessandra Zedda (FI) ha detto: “State mischiando tutto, ho diritto di dubitare sulle vostre capacità”.

L’assessore Paci ha replicato: “E’ responsabilità mia se ho portato gli emendamento all’ultimo ma stiamo dando centomila euro al comune di Armungia perché provveda ai lavori al cimitero della Brigata Sassari di Asiago. E’ la Regione Veneto che ci ha chiesto di intervenire nell’ultima commemorazione”.

L’on. Paolo Truzzu (Fdi) ha detto con riferimento all’emendamento 5: “Un intervento condivisibile, che ho sempre sollecitato. Bisognerebbe occuparsi per tempo delle cose e non all’ultimo”.

Secondo l’on. Pietro Pittalis (FI) “è nota a tutti la storia della Brigata Sassari e il cimitero di guerra sito a Casara Zebio. Avevamo già previsto un contributo e si tratta di proseguire in quella attività, perché su quelle montagne è stato davvero il nostro popolo come testimoniano i racconti di Emilio Lussu. Tornerò invece sulla finanziarie per parlare di risorse tolte alle Pro loco e date ad associazioni private”. Approvato l’emendamento 5 e 6 (borse di studio per le discipline non mediche).

Sull’emendamento 7 (25 mila euro per la pubblicazione dell’opera “Giovanni Spano e suoi corrispondenti), l’on. Zedda ha chiesto: “Perché proprio quest’opera e non altre? Che bisogno c’è e che urgenza c’è, proprio in questa seduta?”. Della stessa opinione l’on. Tedde (FI): “Ma di cosa stiamo parlando? Chi sono questi corrispondenti? Quarantamila euro per quest’opera: non si può continuare con le marchette, del tutto inutili e che non porteranno nessun risultato utile”.

Anche il Pds con l’on. Roberto Desini si è detto perplesso e ha annunciato il voto contrario e così per Forza Italia, Edoardo Tocco e Pietro Pittalis. Per l’assessore Raffaele Paci “il contributo serve per terminare le pubblicazioni che sono già state avviate con i primi tre volumi. Sono i costi delle spese vive di stampa”. Voto contrario anche dall’on. Piermario Manca (Pds). L’emendamento 7 è stato respinto con 28 contrari e 17 favorevoli. 

Aperta la discussione sull’emendamento n. 8 (Giunta regionale) è intervenuta la consigliera di Fi, Alessandra Zedda, che si è detta favorevole allo stanziamento di 250.000 euro per l’abbattimento dei costi del “fitto casa” ed ha proposto di destinare a tale finalità anche i 25.000 euro che erano destinati all’Ilisso con l’emendamento n. 7, bocciato in Aula.

La proposta di modifica non è stata accolta per l’opposizione del presidente della commissione Bilancio, Franco Sabatini, e posto in votazione nella sua versione originaria l’emendamento n. 8 è stato approvato all’unanimità (48 favorevoli su 48 votanti).

Sull’emendamento n. 9 la consigliera Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto a favore della proposta di stanziamento di 200.000 euro a favore del comparto cinematografico ma ha chiesto spiegazioni sui 145.000 euro a favore dei centri servizi culturali. L’assessore dello Spettacolo, Giuseppe Dessena, ha precisato che l’emendamento è un “semplice cambio di titolo che trasforma da spesa corrente a conto capitale” somme già stanziate dalla di stabilità 2017. 

Posto in votazione l’emendamento n. 9 (Giunta regionale) è stato approvato con 33 favorevoli e 11 contrari.

Sull’emendamento n. 10 (Giunta regionale) che autorizza una spesa di 53.000 euro sempre per iniziative del comparto cinematografico, è intervenuto il consigliere Marco Tedde (Fi) che ha dichiarato voto contrario («sono favorevole a sostenere il cinema ma questi sono soltanto pannicelli caldi»). Posto in votazione l’emendamento è stato approvato con 28 a favore e 15 contrari.

Il consigliere del Pd, Roberto Deriu, è intervenuto a favore dell’emendamento n. 11 (Giunta regionale) che in pratica proroga fino al 2020 l’utilizzo delle risorse impegnate a favore dell’Anci. Posto in votazione l’emendamento è stato approvato per alzata di mano.

Sull’emendamento n. 12 (Giunta regionale) che incrementa di 69.685 euro le risorse destinate all’organizzazione di manifestazioni e eventi sportivi (articolo 26, comma 4 della legge n. 17 del 17 maggio 1999),  i consiglieri di Fi, Alessandra Zedda e Edoardo Tocco hanno chiesto spiegazioni all’assessore dello Sport, Giuseppe Dessena, mentre il consigliere del Pds, Roberto Desini, ha dichiarato voto favorevole anche a nome del gruppo che rappresenta. Posto in votazione l’emendamento 12 è stato approvato così come l’emendamento n. 13 (Giunta regionale) che destina 637.966 a favore della Provincia di Sassari “al fine di garantire gli equilibri di bilancio e assicurare le funzioni fondamentali”.

Sull’emendamento n. 14 (Giunta regionale) che prevede misure urgenti a favore dell’agenzia Forestas con lo stanziamento di oltre 7 milioni e mezzo di euro per l’adeguamento contrattuale. Il capogruppo Fi, Pietro Pittalis, ha insistito sulla necessità di inquadrare i lavoratori di Forestas nel comparto pubblico regionale ed ha invitato il presidente della commissione Personale a portare in Aula il provvedimento “così che ciascuno si assuma le sue responsabilità”.

Il presidente della Prima commissione, Francesco Agus, ha dichiarato piena disponibilità ad affrontare il tema del contratto dei forestali già in occasione della riunione del parlamentino del personale in programma per giovedì prossimo alle 10.30. Il consigliere di Fi, Marco Tedde, ha ricordato l’impegno “non mantenuto dai capigruppo della maggioranza” con i sindacati di Forestas in occasione dell’incontro dello scorso 8 settembre per un nuovo inquadramento contrattuale.

Il consigliere del Pd, Antonio Solinas, ha dichiarato voto favorevole ed ha detto di apprezzare “una prima risposta ai dipendenti di Forestas”. Il capogruppo di Art. 1 – Sdp, Daniele Cocco, ha dichiarato voto favorevole ed ha sottolineato che l’emendamento in votazione affronta un tema distinto rispetto all’inquadramento contrattuale dei dipendenti ed ha auspicato che tale questione sia affrontata in commissione prima delle proposta di modifica della legge elettorale regionale.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha dichiarato voto favorevole ma ha evidenziato l’urgenza della “stabilizzazione dei dipendenti e della modifica del contratto di lavoro per farli diventare dipendenti regionali”. Salvatore Demontis (Pd) ha annunciato voto a favore e ha parlato di “emendamento importante per adeguamento contrattuale atteso da anni da non confondere con la questione della modifica del contratto”.  Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, si è detto favorevole all’emendamento ma “è tempo di risolvere la questione dell’inquadramento dei dipendenti di Forestas”

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha chiesto la votazione per parti, escludendo il comma 2 ter dell’emendamento perché – a suo giudizio – mette sotto tutela della giunta il risultato della contrattazione tra le parti sociali. L’assessore del Personale, Filippo Spanu, ha escluso intenti diversi da parte della Giunta se non quello di garantire il controllo al collegio dei revisori di Forestas e prevedere un controllo di compatibilità finanziaria della Giunta.

Posti in votazione i comma 2-bis e 2-quater sono stati approvati e successivamente l’Aula ha dato il via libera anche al comma 2-ter.

Sull’emendamento n. 15 (Giunta regionale) che stanzia 300.000 euro per potenziare il programma di rilancio del comparto ippico, il consigliere, Gaetano Ledda (Psd’Az-La Base) ha chiesto spiegazioni più approfondite all’assessore dell’Agricoltura che ha ricordato lo stanziamento totale di un milione e trecentomila euro per il rilancio del comparto ippico, al fine di realizzare programmi per lo sviluppo del comparto incentrati sulla riproduzione e l’allevamento dei cavalli.

Il capogruppo di Art.1-Sdp, Daniele Cocco, ha ricordato la chiusura della scuola interforze di foresta Burgos ed ha auspicato un utilizzo efficace di tale imponente strutture per rilanciare la filiera dell’ippica. Il capogruppo del Partito dei Sardi, Gianfranco Congiu, ha aggiunto: «Vincoliamo i 300 milioni dell’emendamento per il rilancio delle strutture di foresta Burgos».

Luigi Crisponi (Riformatori) ha ricordato le proposte di legge che sul tema sono in discussione nella Quinta commissione e il presidente della commissione, Luigi Lotto, ha evidenziato che per l’ippica serve “un provvedimento organico che ne assicuri il rilancio”.

Posto in votazione l’emendamento 15 è stato approvato e con distinte e successive votazioni sono stati approvati altri 7 emendamenti della Giunta: l’emendamento n. 16 (100.000 euro per i cavallini della Giara); emendamento n. 17 (581.014 euro per la diversificazione produttiva nel settore cerealicolo); l’emendamento n. 19 (confermati i contributi in capo ai comuni per la valorizzazione del patrimonio boschivo); emendamento n. 20 (150.000 euro a favore dell’Isr di Tempio); l’emendamento n. 26 (spesa di euro 1.566.000 per il 2017 e 919.000 per gli anni successivi per l’erogazione di una sovvenzione del FITQ); l’emendamento n. 27 sulla quota libera del risultato di amministrazione e l’emendamento n. 28, in materia di professioni turistiche (accolto  un emendamento orale del consigliere Comandini), sul quale il consigliere Paolo Truzzu (FdI-Sardegna) ha dichiarato voto contrario.

Via libera all’articolo 2 (Norma finanziaria) e all’articolo 3 (Entrata in vigore). Approvato l’allegato n. 1 (Variazione delle spese per missioni, programmi e titoli) con gli emendamenti n. 21; 22; 23; 24; 25 inerenti variazioni tecniche all’allegato. Approvato di seguito l’allegato n. 2 (Prospetto verifica rispetto vincoli finanza pubblica) e l’allegato n. 3 (Allegato di variazione riportante i dati d’interesse del tesoriere).

In sede di dichiarazione di voto sul testo di legge i consiglieri di Fi, Alessandra Zedda e Marco Tedde, hanno dichiarato voto contrario ma la variazione di bilancio è stata approvata con 30 favorevoli e 14 contrari.

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi annunciato l’immediata convocazione della conferenza dei capigruppo e del Consiglio alle ore 16.00.

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Il Consiglio regionale ha approvato la modifica alla legge statutaria elettorale che introduce la doppia preferenza di genere con 54 voti favorevoli e 2 conrrari. 

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con il Testo unificato n. 259 sulla doppia preferenza di genere.

Prendendo la parola sull’ordine dei lavori il capogruppo di “Sardegna” Marcello Orrù ha chiesto il voto segreto sul passaggio agli articoli della legge.

A scrutinio segreto il Consiglio ha approvato il passaggio agli articoli con 34 voti favorevoli e 17 contrari.

Successivamente l’Assemblea ha cominciato la discussione sull’art. 1 e sugli emendamenti.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha annunciato il voto contrario all’emendamento soppressivo presentato e si è espresso a favore «di un dibattito palese ed alla luce del sole perché, su una materia come questa, il confronto deve essere franco nel rispetto delle ragioni di ciascuno, anche di quanti sono contrari alla doppia preferenza di genere». E’ vero, ha proseguito, «che la Sardegna sotto questo profilo è il fanalino di coda in Italia, ma è anche vero che tale principio deve essere valorizzato dalla parità di genere al momento della presentazione delle liste perché solo così si assicura il rispetto della parità a 360 gradi, non per creare riserve indiane ma per consentire la maggior partecipazione delle donne alla politica come esercizio pieno di democrazia».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, riservandosi la presentazione di un successivo emendamento orale, si è soffermato sul caso relativo ad un unico collegio con due sole candidature dove, a suo giudizio, «qualunque sia l’esito del dibattito in corso sulla doppia preferenza, si potrebbero annidare sperequazioni e disarmonie del sistema perché, se non si disciplinasse questa situazione, un genere potrebbe prevalere sull’altro e sarebbe il contrario con quanto stiamo affermando con la doppia preferenza di genere; il tema quindi va affrontato nella sua complessità».

Sempre per il Pds il consigliere Piermario Manca ha condiviso le osservazioni del presidente del suo gruppo precisando che «non è in discussione il principio di partecipazione della donne alla vita politica, noi però proponiamo una semplificazione con tutte le liste composte da candidati pari e dove sono dispari si arrotonda all’unità superiore, proprio per rappresentare i generi in modo paritario».

Il capogruppo di Art.1-Mdp Daniele Cocco in paertura ha lamentato il ritardo di 4 con cui si è arrivati alla discussione della legge, «un grande passo avanti, una legge giusta per la Sardegna, un qualcosa di importante dovuto non solo alle donne ma a tutta la comunità regionale come abbiamo detto in campagna elettorale; la storia siamo noi e nessuno si deve sentire escluso, sono orgoglioso, fiero e contento di contribuire all’approvazione di questa legge».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi si è detto meravigliato per alcuni interventi, perché in realtà sono sul tappeto due elementi territoriali rispetto al vincolo dei 59 consiglieri assegnati alla Sardegna: il Medio Campidano ed Ogliastra (che già esisteva prima) «dove con la presenza di un uomo ed una donna sarebbe stato eletto il più anziano, per cui se l’orientamento generale è quello dell’equilibrio nessuno può permettersi di fare il primo della classe».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha sottolineato positivamente che «il Consiglio ha superato la prova dello scrutinio segreto con il contributo della maggioranza e della minoranza ed ha auspicato una composizione paritaria delle liste al 50% fra uomini e donne».

Il Consiglio ha quindi respinto con 52 voti contrari un emendamento soppressivo.

Sull’emendamento all’emendamento n. 8 il consigliere del Pd Franco Sabatini ha ribadito la sua posizione favorevole alla doppia preferenza di genere sulla quale ha rivendicato anche la presentazione di una specifica proposta di legge. Sul collegio dell’Ogliastra, Franco Sabatini ha sostenuto che «raddoppiando i candidati non si distorcono né il risultato elettorale né la ripartizione dei resti, come dimostrano tutte le proiezioni e tuttavia la legge nasce con un difetto ed è esposta ad azioni impugnative».

Replicando a Franco Sabatini il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha messo in evidenza che «il principio introdotto dalla legge indica la sola facoltà del voto, con una lista formata da un uomo ed una donna offrendo al cittadino una possibilità, per cui non ci sono rischi di impugnazione ed il sistema può essere salvaguardato».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 50 voti favorevoli.

All’emendamento sostituivo totale n. 7 il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto un emendamento orale con lo scopo di precisare le ragioni dell’alternanza uomo-donna nel caso di una lista circoscrizionale con due candidati, con riferimento al collegio dell’Ogliastra che rappresenta un unicum.

Il consigliere Giorgio Oppi ha espresso parere contrario, ritenendo il problema già risolto.

Il capogruppo di Forza Italia Pittalis ha chiesto una breve sospensione per verificare se il principio sia stato già recepito o se occorra una precisazione.

Il presidente Gianfranco Ganau ha precisato che il punto può essere considerato recepito se l’emendamento viene approvato ed ha accordato la sospensione, senza far uscire il pubblico.

Alla ripresa dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ribadito le sue precedenti convinzioni e tuttavia, «se serve a chiarire meglio si può recepire l’emendamento orale del collega Gianfranco Congiu».

Il presidente Gianfranco Ganau ha formalizzato l’accoglimento dell’emendamento orale.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto la votazione dell’emendamento n. 7 per parti. Il Consiglio lo ha approvato a larghissima maggioranza con scrutini separati.

Subito dopo è cominciata la discussione sull’art. 2.

La consigliera Annamaria Busia ha parlato di una «norma che racchiude il cuore della legge; essendo la prima firmataria di una proposta fin dal 2015 ovviamente sono a favore ma sono contraria a tutti gli emendamenti e lo faccio per evitare il voto segreto». Ritengo infatti, ha precisato, «che una dichiarazione di voto sull’articolo di una legge impedisca la richiesta di scrutinio segreto; è bene che davanti a questa legge ci sia una espressione di voto palese ed un voto importante che cambia una impostazione sbagliata della normativa elettorale».

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, una dichiarazione di voto non vieta la richiesta di voto segreto.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha tenuto a tranquillizzare la collega Annamaria Busia ricordando che «l’Aula ha già votato la doppia preferenza di genere ed il risultato è già assicurato, ora definiamo aspetti di dettaglio certamente importanti ma non determinanti e, da questo punto di vista, la richiesta di voto segreto significa persistere in una sfida senza significato; da parte mia sono fiducioso».

Il consigliere del Pds Roberto Desini, dopo aver ricordato la sua adesione ad una proposta di legge specifica fin dal 2015, ha lamentato che «il dibattito di questi giorni è apparso appiattito esageratamente sulle questioni del voto segreto; la maggioranza si è espressa ed ognuno risponderà alla propria coscienza assumendosi le sue responsabilità ed abbiamo dimostrato, nel precedente scrutinio, che il problema di voto segreto è stato ampiamente superato perché Consiglio ed opinione pubblica condividono questa legge e la politica non deve continuare a farsi del male».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu, dichiarandosi d’accordo con tutti gli interventi precedenti, ha invitato il Consiglio a «pensare alle prospettive della legge elettorale che non si esauriscono con questo provvedimento e dovremo tornarci, per cui auspico eventualmente un ordine del giorno di tutti i gruppi per fissare un calendario di lavori in commissione Autonomia per modificare quelle parti della legge elettorale che incidono su rappresentanza di minoranze e prospettive di governabilità; sono problemi di dubbia costituzionalità che vanno affrontati, dopo aver acquisito il principio di democrazia paritaria in attuazione dell’art. 51 della Costituzione».

Il presidente del gruppo Sardegna Marcello Orrù ha detto che l’argomento del dibattito sinceramente non lo appassiona perché «la presenza femminile è senza dubbio un fatto positivo ma, nello stesso tempo, si sta evitando di discutere l’impianto della legge elettorale che per molti aspetti ha spinto il Consiglio a rasentare il ridicolo». State facendo passare la parità di genere come argomento prioritario ma non è così, ha protestato Orrù, «perché non dobbiamo dimenticare che abbiamo problemi enormi che vengono messi da parte, problemi che riguardano disoccupati, giovani, perone e famiglie che soffrono, e la stessa legge elettorale con tantissime proposte tenute nei cassetti per dare corsia preferenziale alla doppia preferenza di genere».

A nome della Giunta il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha ribadito che la Giunta ispira la sua azione di governo «al principio della società aperta in cui ognuno deve essere in grado di dare il suo contributo per migliorarla e le buone istituzioni sono la chiave fondamentale per il progresso della società». E’vero che ci sono tanti problemi, ha aggiunto, «ma i problemi si risolvono non tenendo le porte chiuse ma aprendole come hanno fatto molte altre Regioni in materia di pari opportunità, e tanti Paesi avanzati (Francia, Germania e Norvegia) che non solo prevedono quote di genere nella legge elettorale ma quote nei consigli di amministrazione privati e nei vertici di imprese quotate in borsa». E’arrivato il momento, ha concluso Pigliaru, «di andare nella direzione giusta e di fare una scelta giusta».

Il capogruppo dei Riformatori sardi Attilio Dedoni ha sostenuto che «il voto iniziale del Consiglio ha fatto giustizia delle interpretazioni più pessimistiche e quindi non accetto di passare come uno di quei “cagnolini” che segnano il territorio; non è corretto rincorrere il monopolio delle tematiche di genere, perché il problema non è solo di orma ma culturale e va superato innanzitutto all’interno dei partiti che devono tornare nella società in modo aperto e paritario». Va bene il riferimento del presidente Francesco Pigliaru ai Paesi più avanzati d’Europa, ha concluso Attilio Dedoni, «ma dobbiamo anche affrontare i problemi concreti della Regione come i Sardi si aspettano».

Dopo l’on. Attilio Dedoni ha preso la parola l’on. Marcello Orrù (Psd’Az) che ha chiesto il voto segreto sull’emendamento soppressivo totale 2.

L’on. Pietro Pittalis (FI) ha annunciato il voto di astensione del gruppo di Forza Italia: «Lo facciamo perché vogliamo ribadire la nostra correttezza e il fatto che non ci prestiamo a tranelli e giochetti. Caro presidente Francesco Pigliaru, bisogna essere consequenziali e mi risulta che in tutte le vostre nomine non siamo proprio tante le donne indicate dalla sua giunta. Ecco, la Giunta deve essere coerente oltre a pratica affermazioni di principio».

L’emendamento è stato respinto con 5 favorevoli e 37 contrari.

Sull’emendamento soppressivo parziale 4 è intervenuto l’on. Paolo Truzzu (gruppo Sardegna) che ha citato l’on. Roberto Deriu (Pd) dicendo: «Questa legge elettorale è scritta con i piedi e noi non la stiamo affrontando, nonostante il Consiglio di Stato ce l’abbia censurata. Ci sono partiti che hanno preso più voti e hanno un consigliere in meno degli altri: non c’è solo la battaglia per il voto di genere ma ci sono anche altri temi sulla legge elettorale in genere». Per l’oratore “con questa legge elettorale sarà sempre peggio e per le donne, nonostante la riforma, che comunque premierà i partiti più grossi, sarà difficilissimo accedere”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista) “da domani si può riprendere l’esame delle proposte di modifica della legge elettorale, all’interno di un testo costituzionalmente accettabile: se non introduciamo la doppia preferenza di genere siamo contro la Costituzione. Da domani, ripeto, la commissione che presiedo potrà istruire tutte le modifiche”.

Ha preso la parola l’on. Gianluigi Rubiu (Udc), secondo cui “non è in discussione la doppia preferenza di genere. Ma la presenza di tante donne anche in aula oggi dimostra che questa maggioranza va avanti senza un progetto e sotto la spinta dei cittadini. E’ del tutto evidente che si rischia, nonostante stiamo facendo un passo avanti, che il voto delle donne sia controllato e in accoppiata agli uomini carichi di preferenze. L’Udc Sardegna voterà comunque a favore”.

L’emendamento soppressivo 4 è stato respinto con 48 contrari e 2 favorevoli. Anche l’emendamento soppressivo 5 è stato bocciato con 48 contrari e 2 favorevoli e così anche l’emendamento 6.

L’on. Marcello Orrù (gruppo Sardegna) ha chiesto il voto segreto sul testo dell’articolo 2 ma l’Aula l’ha approvato con 40 voti.

Anche l’articolo 3 è stato approvato e poi il testo della legge, così come approvata e modificata.

Per dichiarazione di voto l’on. Luca izzuto (Mdp) ha detto: «Più che alle donne mi rivolgo alle bambine del domani, alle quali dico che noi apriamo oggi una strada ma domani toccherà a voi percorrerla. Vi faranno credere che dovrete assomigliare alle modelle ma lo diranno soltanto perché avranno paura di voi e della vostra intelligenza e creatività. Bambine del domani: mettetevi in ascolto con le grandi donne della nostra terra, non con le veline. Abbiate coraggio di prendervi il futuro».

Il capogruppo di Forza Italia, on. Pietro Pittalis, ha chiesto: «Vorrei che si desse chiaramente il segnale che questa legge entra immediatamente in vigore dopo la sua pubblicazione. Non vedo nulla di tutto ciò nel testo».

Il presidente Ganau ha spiegato che questo avviene per effetto della disciplina prevista dall’articolo 15 dello Statuto.

Per l’on. Alessandra Zedda (FI) “questo strumento di democrazia era necessario e dobbiamo ringraziare le colleghe donne che si sono battute ma anche i colleghi uomini. Oggi viene riequilibrata una parità che mancava e dobbiamo ringraziare anche chi ci ha fatto capire che sono maturi i tempi per ridurre le differenze. Il prossimo Consiglio regionale avrà di certo una maggiore rappresentanza femminile”.

L’on. Francesco Agus (CP) ha ringraziato “i colleghi di maggioranza e minoranza che hanno collaborato in commissione Autonomia e in Aula per arrivare a questo. E’ un voto di grande portata e in un momento come questo, in cui la politica è sotto attacco, il risultato è davvero importante. Ora torniamo in commissione per il resto della legge elettorale”.

Ancora per Forza Italia è intervenuto l’on. Stefano Tunis, che ha detto: «Non è una vittoria che qualcuno si può intestare ed è bene che tutti restiamo sobri. Immaginare che oggi si sia ridotta tutta la sperequazione tra uomo e donna non solo è retorico ma è falso: bisogna prima che l’accesso alle istituzioni e al lavoro sia libero per le donne e non attraverso la graziosa benevolenza degli uomini. Ma per questo non servono leggi ma cultura e conquiste sociali nel tempo. Quel giorno ci sarà davvero una grande vittoria: oggi non ci è consentita la retorica».

Per l’on. Rossella Pinna (Pd) “questo non è un momento storico ma è comunque un traguardo significativo: stiamo recuperando un pezzo della società e lo dobbiamo a quelle donne che si sono battute con un movimento trasversale fuori da questo palazzo”.

Parole di soddisfazione sono arrivate anche dall’on. Emilio Usula (Rossomori): «In questo lungo iter ho intravisto ostilità e pregiudizi sulla forma e sul contenuto di questa riforma. Ma ora serve una nuova legge elettorale, perché in quest’Aula manca il voto di oltre centomila sardi. Una legge che contenga  correttivi sostanziali ma intanto oggi questo stralcio di riforma è rispettoso delle donne, anche al fine della tenuta stessa della nostra democrazia».

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az) “le donne sono capaci anche più degli uomini di amministrare la cosa pubblica e spesso, come nel caso della collega Alessandra Zedda, sono anche più votate degli uomini. Ma non accetto l’ipocrisia di questi mesi: tutti erano contrari a che questa legge passasse e oggi la legge sta invece passando”.

«Anche io in maniera sobria dichiaro di essere orgogliosa di far parte di questa legislatura», ha detto l’on. Daniela Forma (Pd), «Oggi facciamo un passo avanti e ringrazio il presidente Francesco Pigliaru ed il presidente Gianfranco Ganau, che hanno guidato la maggioranza a pochi giorni dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne».

L’on. Paolo Zedda (Art.1-Sdp) è intervenuto in sardo e ha detto: «Ringrazio l’associazione Feminas che più di tutte si è battuta per la rappresentanza delle donne in Consiglio regionale. Noi abbiamo una bassissima rappresentanza di donne nelle istituzioni mentre non è così in Europa. Con un rappresentante femminile ogni 15 come si può pensare di rappresentare una società che invece conta più donne che uomini?».

I Riformatori hanno preso la parola con l’on. Crisponi, che ha detto: «Voto favorevole ma sia chiaro che tutte le donne che hanno collaborato, dentro e fuori da qui, vanno ringraziate per quello che hanno fatto».

L’on. Desini (PDS) ha detto: «Come spesso accade in Italia le cose normali le facciamo diventare straordinarie. Ma il vero problema adesso è rimettere ordine a quella cosa brutta che è la legge elettorale. Ma alle donne dico: iniziate a votarvi tra di voi, smettetela di farvi la guerra tra di voi».

Per il Pd ha preso la parola l’on. Luigi Lotto: «E’ davvero il caso di dire: finalmente. Perché oggi stiamo facendo una buona cosa eliminando il difetto principale della legge elettorale. Ora siamo in linea con i tempi e con tutti i Comuni d’Italia: non sarà perfetta ma è una legge molto più giusta della precedente».

L’on. Christian Solinas (Psd’Az) ha parlato a nome del partito e ha annunciato il voto favorevole: «La nostra storia è nel segno della parità di genere e consentitemi di ricordare Maria Teresa Sechi, eletta a Oristano primo presidente donna di una provincia italiana. E consentitemi di ricordare la militante sardista e antifascista Marianna Bussalai, che ha cucito la prima bandiera del Psd’Az. Su questi temi la nostra storia insegna che non diciamo parole ma abbiamo fatto».

Per l’on. Salvatore Demontis (Pd) “sarebbe stato meglio un sistema elettorale di collegi uninominali con candidature uomo donna alternate. Non credo che la doppia preferenza di genere sia il metodo più utile o più efficace ma mi adeguo alla volontà della maggioranza”.

L’on. Marco Tedde ha esordito dicendo: «Questa è un’eterogenesi dei fini e noi la stiamo consumando. Il fine è nobile ma gli strumenti sono sbagliati e infatti condivido le parole di chi mi ha preceduto, nonostante militiamo in partiti diversi. Abbiamo sviluppato un percorso normativo non a tesi ma ad applausi. E mi spiace che il presidente Pigliaru sia intervenuto soltanto quando si è capito che il voto sarebbe stato favorevole. Io voglio ringraziare la collega Zedda che ci ha convinti ed i colleghi che hanno votato contro, nonostante gli sberleffi».

Per l’on. Alessandro Collu (Pd) “è arrivato il momento di  cambiare, perché le donne servono nelle istituzioni. Ma la riforma non è tutta qui”.

Contrario l’on. Paolo Truzzu (Sardegna), che ha detto: «Ringrazio chi si è battuto per raggiungere questo risultato ma oggi è la giornata dell’ipocrisia perché sappiamo bene che non tutti voteranno secondo coscienza».

Il presidente Francesco Pigliaru ha parlato di “giornata davvero importante e c’è poco da aggiungere rispetto a quanto detto dalle colleghe consigliere. Oggi è stato fatto un passo avanti che colma una lacuna e ci affianca alle Regioni che stanno facendo le cose giuste.   Negli incarichi della Regione Sardegna le donne sono di più rispetto alle altre regioni e questo per noi è un motivo di orgoglio”.

Per l’on. Cossa (Riformatori) “oggi è un momento importante e avevamo dubbi sull’esito e sulle capacità di questo Consiglio di interpretare quanto si muove nella nostra società. Siamo in ritardo e lo sappiamo, soprattutto noi che siamo l’unico partito che non ha votato la precedente legge elettorale proprio perché allora non fu introdotta la doppia preferenza di genere”.

Anche l‘Udc ha preso la parola con l’on. Rubiu: «Votando favorevolmente questa legge ci stiamo allineando con quanto già fatto nei Comuni e in altre regioni. Non è altro che un atto di civiltà e giustizia: non è un risultato di destra né di sinistra. E’ un risultato della politica, di quelle donne e di quelle consigliere che ci hanno sostenuti nella battaglia».

Per l’on. Pierfranco Zanchetta (Upc) “questa è una buona pagina del Consiglio regionale e lo dico senza retorica. Quando la politica vende le donne in prima linea, è una politica di inclusione. Di rispetto e di pace. Lo diceva Gabriella, nome di battaglia di Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica italiana. A lei mi ispiro in questo momento perché è stata protagonista di grandi e coraggiose battaglie per le donne e firmò la legge 194 per l’interruzione di gravidanza, nonostante non fosse d’accordo”.

L’on. Annamaria Busia (Campo progressista) ha detto: «Non era scontato l‘esito di questa legge ma è stata una bella prova di democrazia, non scontata. Non è una legge risolutiva, non basterà da sola a risolvere tutti i problemi della parità di genere. Ma questo ci spettava fare e questa legge cambierà sul serio le proporzioni in questo parlamento: lo dicono gli esiti delle elezioni nei Comuni e nelle regioni dove è stata introdotta. Ora però ringrazio il presidente della Regione, che ha assunto il suo ruolo e ha detto che la doppia preferenza era ed è un punto programmatico. Ma ringrazio le colleghe per l’impegno e i colleghi per il dibattito, in piena democrazia».

Per il Partito dei Sardi l’on. Gianfranco Congiu ha parlato di “partita su due tempi in più anni. E’ stato un lavoro reso possibile grazie al presidente della commissione Autonomia e sono felice di aver preso le difese di tutti i territori sardi, per un fatto di giustizia sociale”.

L’on. Walter Piscedda (Pd) ha detto: «Non vorrei che qualcuno possa pensare che chi non interviene non è favorevole e per questo intervengo. E’ una cosa talmente ovvia che non meritava in certi momenti tanto scalpore ma questo piccolo passo spianerà la strada a una maggiore rappresentatività delle donne: non è un favore al gentil sesso perché la storia ci insegna che tutto può cambiare».

Per Mpd è intervenuto l’on. Daniele Cocco, secondo cui “qualche mese fa era impensabile tutto questo e lo dobbiamo innanzitutto alle nostre consigliere, al presidente Francesco Pigliaru e al presidente Gianfranco Ganau. Abbiamo fatto una cosa importante ma non sufficiente: non ci sono primogeniture perché abbiamo fatto il nostro dovere con un voto di civiltà”.

Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha ribadito la volontà del centrosinistra per caratterizzare la legislatura nel segno delle riforme ed ha evidenziato “la compattezza della maggioranza che ha retto anche alla richiesta del voto segreto arrivata dai banchi del centrodestra”. «Questo è un provvedimento dell’intero Consiglio – ha concluso il capogruppo Pd – ed è un voto che dà dignità a quest’Aula e alla politica sarda».

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha dichiarato il voto a favore del gruppo ed ha affermato: «Siamo arrivati preparati all’appuntamento con questa legge ed abbiamo saputo allontanare alcuni sospetti che qualcuno in maniera meschina aveva adombrato». Pietro Pittalis ha quindi rivelato: «Su questo provvedimento ho posto un problema di fiducia all’interno del gruppo e lo stesso avrebbe dovuto fare il presidente Francesco Pigliaru per metterci la faccia con la sua maggioranza».

Il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, ha quindi posto in votazione il testo finale della legge che è stato approvato con 50 voti favorevoli e 2 contrari.

Proclamato l’esito della votazione, il presidente ha, dunque, comunicato la convocazione del Consiglio per martedì 28 novembre alle 10.00.

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Grazia Maria De Matteis è il nuovo garante regionale dell’adolescenza e dell’infanzia. E’ stata eletta questa mattina con 35 voti. 12 le preferenze attribuite all’ex presidente della Giunta regionale ed ex senatore Federico Palomba, 3 a Maria Grazia Olla.

L’assemblea regionale ha poi iniziato la discussione sul testo unificato n. 2-5-9 che, con la modifica alla legge statutaria n.1\2013, introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale.

Il relatore della maggioranza, Francesco Agus (ex Sel-Misto) ha ripercorso per sommi capi l’iter del testo unificato ed ha affermato che “l’introduzione della doppia preferenza di genere è un elemento comune a tutte le proposte di modifica della legge elettorale, presentate nel corso della legislatura”. «Una modifica – ha spiegato il consigliere del centrosinistra – ampiamente condivisa nel segno dell’equità e dell’equilibrio». Il presidente della Prima commissione ha inoltre insistito sulle positive esperienze della Regione Campania e sull’efficacia della legge nazionale n. 20/2016 che ha introdotto, nelle Regioni a statuto ordinario, la doppia preferenza di genere. «Il Consiglio regionale della Sardegna – ha affermato Francesco Agus – non può staccarsi da questo processo virtuoso sia sul piano legislativo che sul piano costituzionale». «Il Rosatellum – ha proseguito Francesco Agus – introduce sistemi ancor più incisivi per garantire la rappresentanza di genere e i risultati delle ultime amministrative nell’Isola, dicono che con le condizioni di parità di accesso alla carica, le elette hanno superato il 40% del totale dei consiglieri».

Francesco Agus ha quindi affermato che l’attuale sistema elettorale è esposto a rischi di incostituzionalità («soprattutto in tempi in cui l’autonomia sembra sotto attacco») ed ha dichiarato che «l’unico modo possibile per procedere con le modifiche dell’attuale sistema elettorale regionale è quello che prevede modifiche per parti della vigente legge statutaria».

Il presidente del parlamentino delle Riforme ha quindi elencato una serie di “storture” del vigente sistema elettorale (principalmente sbarramenti e ripartizione dei seggi tra le otto circoscrizioni provinciali) per ribadire che «non vi è alcuna intenzione di congelate il dibattito su tutto il resto» ma che, anzi «serve discutere di tutto senza ambiguità e in trasparenza». Agus ha ipotizzato a questo proposito l’impegno di una sottocommissione ad hoc per approntare le ulteriori modifiche al sistema elettorale.

«Lavoriamo – ha concluso il consigliere del Misto – per approvare una legge elettorale giusta, equa e all’avanguardia perché vogliamo che il nostro statuto di Autonomia rappresenti un motore di innovazione e non uno strumento per evitare modifiche normative che sono in linea con quanto accade nel resto del Paese ed in Europa».

Il relatore della minoranza, Gennaro Fuoco (gruppo Psd’Az) ha manifestato una netta contrarietà rispetto al provvedimento in discussione ed ha ribattuto a quanto affermato dal consigliere Francesco Agus. Fuoco ha dichiarato di “essere d’accordo sulla necessità di procedere con la modifica dell’attuale sistema elettorale” ma ha precisato che “nel testo unificato che introduce la doppia preferenza di genere sono presenti aspetti che meritano di essere rivisti e rivalutati”. «Con la proposta in discussione – ha spiegato Fuoco – introduciamo un unico elemento di modifica che toglie equilibrio al già precario equilibrio della legge vigente». «Il problema principale – ha spiegato l’eletto nelle liste Uds – risiede nella doppia preferenza che va soppesata in maniera molto più approfondita in ordine alle implicazioni che ne derivano per l’identificazione del voto e del voto delle clientele».

L’esponente della minoranza ha poi rimarcato i problemi che, a suo giudizio, riguardano i collegi con due, tre o cinque candidati, per denunciare le evidenti anomalie che si creerebbero con l’introduzione del doppio voto («con due candidati uomini su tre, la candidata avrebbe un lettorato potenziale del 100%»). «Il testo in discussione – ha incalzato Gennaro Fuoco – è un obbrobrio giuridico ed è una soluzione obbrobriosa dal punto di vista etico». «Se approviamo questa norma – ha concluso il consigliere del centrodestra – non garantiamo una libera scelta dell’elettore, né favoriamo la partecipazione delle donne alla politica ma introduciamo un abbinamento utile di due candidati di diverso genere, con il rischio di eleggere un buon numero di affidabili gregari al traino di chi conta un buon consenso tra gli elettori».

La consigliera del Pd, Rossella Pinna, ha invece dichiarato il convinto sostegno alla norma che introduce la doppia preferenza di genere per l’elezione del Consiglio regionale ed ha ricordato la crescita della rappresentanza femminile nei consigli comunali dove si è votato con le novità introdotte dalle norme nazionali. L’esponente della maggioranza ha quindi ricordato in tono critico le modalità di votazione e la bocciatura della doppia preferenza nella passata legislatura ed ha ringraziato associazioni, movimenti, forze politiche, enti locali e istituzioni per la battaglia in favore della parità di genere nella rappresentanza politica.

La consigliera Rossella Pinna ha quindi citato come esempio virtuoso l’esperienza dei paesi scandinavi ed ha sottolineato che in Italia, invece, “solo due presidenti di Regione sono donne e la maggior parte delle assessore hanno deleghe che attengono affari sociali, cultura e lavoro”. «La Sardegna – ha proseguito l’esponente Pd – è quart’ultima in Italia per numero di elette (4 su 60)  ed è anche per la gravità di questi numeri che oggi parliamo di emergenza e di questione da affrontare con urgenza e immediatezza».

Dopo l’on. Rossella Pinna ha preso la parola l’on. Daniela Forma (Pd), che ha detto: «Zero è il numero delle donne elette in Basilicata alle ultime regionali. E Calabria, Abruzzo e Sardegna non sono messe molto meglio. Ma anche altrove, nelle regioni virtuose sotto il profilo della rappresentanza di genere, la loro presenza non supera mai il 25 per cento. Dove invece si è introdotta la doppia preferenza di genere, come in Campania, ci sono 11 donne su 55 consiglieri regionali e in Emilia oggi le donne si attestano al 31 per cento degli eletti. Ho portato all’attenzione dell’Aula questi numeri perché la doppia preferenza non concede nessun vantaggio a nessun genere in particolare. Questo deve essere chiaro: è un contributo ma non risolve il problema, che è prima di tutto culturale e di organizzazione della vita stessa della donna. Ben venga una rappresentanza più ampia della donna nel Consiglio regionale della Sardegna, già nei Comuni sardi siamo al 38 per cento della presenza femminile. I tempi sono maturi per questo salto di qualità».

Per l’on. Emilio Usula (Rossomori) «la composizione variabile e variata del Consiglio regionale, dovuta a questa legge elettorale, che ne ha fatto un luogo politico con una porta girevole, non è decisamente più proponibile anche sotto il profilo della rappresentanza delle donne. Oltre centomila elettori sardi sono stati esclusi dalla rappresentanza nel parlamento sardo e in uno scenario così è stato reso vano lo sforzo di quei centomila sardi. Quest’Aula è la risultante di questa esclusione e della non partecipazione al voto: c’è poco da sorprendersi se l’astensionismo raggiunge sempre nuovi record. Non sarà dunque questa riforma di oggi, giusta per consentire alle donne di concorrere, a risolvere ogni problema di partecipazione al voto e di rappresentanza di genere. Auspichiamo una nuova legge elettorale capace di rispettare l’elettorato sardo».

Ha preso la parola l’on. Annamaria Busia (Campo progressista) che ha ringraziato «il presidente Francesco Agus e le colleghe che hanno lavorato su questo testo per il risultato, senza contare l’appartenenza al partito. Ringrazio anche i capigruppo che hanno accelerato la presentazione di questa norma in Aula e le associazioni di donne e non solo di donne che si sono mobilitate per questo risultato. Non è solo un fatto di tecnica legislativa ma di cultura: è evidente che queste norme che ci stiamo dando produrranno come risultato una maggiore presenza femminile dentro quest’Aula. Stiamo rispettando la nostra Costituzione se rimuoviamo gli ostacoli che in questo Paese hanno impedito alle donne di avere la giusta rappresentanza nelle istituzioni. Lo ha detto la Corte Costituzionale e noi pensiamo che sia corretto. L’elettore resta libero di usare o no le due preferenze: potrà liberamente votare anche solo un uomo o una donna».

Per il Pd è intervenuto il vicecapogruppo, on. Roberto Deriu, ha che detto:  «Dall’estrema destra abbiamo sentito oggi un’interpretazione che è già stata resa dall’on. Fuoco in commissione ma è chiaro che abbiamo, ne merito, idee diverse. In questo momento dobbiamo fare un passo avanti verso la democrazia paritaria senza illuderci che questo sia un provvedimento concluso: non abbiamo soltanto il problema di garantire a un certo numero di donne un’elezione. Dobbiamo in realtà scardinare la mentalità degli uomini perché la società è costruita a misura di uomo, non di donna. Oggi saliamo un gradino ma saranno i partiti a dover garantire la partecipazione effettiva delle donne».

L’esponente del Pd ha aggiunto: «Non ritengo però che questa sia l’ultima volta in cui dobbiamo parlare di legge elettorale durante questa legislatura. Abbiamo presentato proposte e la Prima commissione non ha ancora avuto la possibilità di esaminarle: spero ci si dia un appuntamento ravvicinato  per una modifica integrale della legge elettorale. Non sto sminuendo la giornata odierna: stiamo facendo un passo importante ma i nostri doveri non finiscono qui».

Ha preso la parola l’on. Stefano Tunis (Forza Italia): «Oggi non stiamo vivendo un momento storico ma sanando una situazione che abbiamo plasticamente davanti, con appena quattro donne in quest’Aula. Già da tempo questo adeguamento della norma si sarebbe dovuto adottare: non c’è proprio da discutere, perché non è equa la distribuzione delle responsabilità. E’ anche chiaro che questa correzione alla legge elettorale ci consentirebbe di andare al voto e il presidente Pigliaru potrebbe dunque già da oggi dimettersi e liberarci dalla sua ingombrante presenza». 

L’on. Alessandra Zedda (Forza Italia) ha ricordato la battaglia fatta con le altre colleghe nel Consiglio regionale della Sardegna lo zero delle donne nel Consiglio regionale della Basilicata: «Siamo insignificanti come presenza e questo Consiglio ne è una prova. Non sarà storia ma quella di oggi è dunque una giornata importante perché la presenza femminile aumenterà e dopo ci sarà tanto da fare per colmare il gap tra i generi. Le donne possiedono un senso pratico che nella vita politica è molto utile e la complementarietà farà bene a tutti i livelli in tutte le istituzioni: è talmente palese che questo deve diventare un assioma. Mi auguro che non ci siano giochetti sulla strada per affermare i diritti delle donne, come anche il Parlamento ci ha insegnato di recentissimo con le norme sulla rappresentanza femminile contenute nel Rosatellum». 

Per FLI ha preso la parola l’on. Paolo Truzzu, che ha detto: «Da sempre sono contrario alla preferenza di genere e non perché non consideri utile l’aumento della rappresentanza di genere delle istituzioni. E lo dico da rappresentante dell’unico partito che ha una donna alla sua guida. Una donna che ho votato perché è la più brava e non perché è donna.  Non mi interessa il sesso di chi si candida ma l’onestà e la capacità. Dovremmo riflettere sul perché le donne non emergono nelle istituzioni: siamo sicuri che non sia un problema di partecipazione alla vita politica? Dobbiamo eliminare gli ostacoli che impediscono alle donne la partecipazione e io vedo che sono poche le donne che si impegnano in politica e noi sappiamo quanto sia difficile convincere le donne a partecipare alla formazione delle liste. Ecco perché sono convinto che questa legge non renderà giustizia alle donne».

L’on. Michele Cossa (Riformatori) ha ricordato i limiti delle attuale legge elettorale, «che non vengono affrontati da questa riforma. Però il Consiglio regionale ha fatto bene a praticare questo stralcio per la doppia preferenza di genere, perché era impossibile andare avanti così, correndo il rischio di andare a votare tra un anno con questa legge elettorale. Dunque, questa riforma è un fatto di giustizia che rispetta la Costituzione e apre maggiormente la politica sarda alle donne. Le donne e la loro sensibilità sono essenziali per avere una visione completa di tutti  i problemi: ci sono problemi di cui gli uomini non si rendono nemmeno conto. E spesso per le donne è proprio impossibile candidarsi perché i tempi della politica e delle istituzioni sono a misura d’uomo. Non di donna né di famiglia. Non arriviamo per caso a questo punto ma perché c’è stata una spinta forte delle associazioni femminili. E questo va riconosciuto: stiamo concretizzando oggi il lavoro intelligente di anni, con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali».

“Un atto di giustizia”: così ha definito la legge in esame l’on. Gigi Ruggeri (Pd). «Bisognava riparare questa ingiustizia, nel migliore dei modi possibili. Devo però dire che ci vorrebbe più entusiasmo per questa riforma e non un clima poco felice. Ma forse non è questo il sistema migliore: il sistema delle preferenze è quanto di più lontano sia rispetto al rinnovamento della politica e a volte perfino corruttivo, sino al punto di consentire in alcuni casi il controllo del voto. Non vorrei che si confondessero il fine con lo strumento: si poteva scegliere l’alternanza di genere nella compilazione delle liste o si poteva bloccare, riservando delle quote al genere femminile».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha ricordato che «sono passati 53 mesi dall’approvazione della legge elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale, una legge sulla quale votai contro perché non garantiva minoranze, territori e genere». Oggi, ha aggiunto, «rispetto a queste lacune ci stiamo mettendo una toppa ed è solo l’inizio di un cammino ancora da completare perché risolvere la questione del genere da sola non può bastare, quindi va chiarito che a nostro giudizio oggi non è una data storica ma un giorno importante perché si riconosce un giusto diritto». Piuttosto, ha ammonito Daniele Cocco, «auspico che a nessuno venga in mente di chiedere il voto segreto perché sarebbe insopportabile e farebbe fare una pessima figura a tutto il Consiglio regionale ed alla nostra stessa maggioranza che aveva messo questo punto al centro del suo programma elettorale, fermo restando che, a parte questo provvedimento, dovremo comunque tornare a parlare di legge elettorale perché c’è bisogno di molti correttivi».

Il capogruppo di Cps Pierfranco Zanchetta, dopo aver sottolineato positivamente la presenza in Aula di una donna in rappresentanza della Giunta, ha riconosciuto che «forse è ancora troppo presto per superare del tutto il pregiudizio sul genere ma comunque siamo sulla strada giusta e ci stiamo arrivando, lungo un percorso riformista che dovrà riguardare anche la legge statutaria deve essere sottoposta ad un profondo processo di manutenzione». E vero, infatti, ha proseguito, «che la riforma non è completa in quanto alla rappresentanza di genere va aggiunta quella dei territori». Quanto alla presenza femminile nella società sarda, secondo Zanchetta, «ha da sempre qualificato la nostra storia autonomistica mostrandosi capace di enormi sacrifici ed allo stesso tempo di grandi risposte».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu, a favore, ha parlato di una buona legge che tuttavia, ha messo in luce, «contiene dubbi e perplessità soprattutto perché si è arrivati a discuterla con molto ritardo che sarebbe stato evitabile se si fosse ben considerato il processo complessivo di maturazione della società sarda». Nel merito, ad avviso di Rubiu, «la legge dimentica che maggiore presenza delle donne nelle liste e certezza di elezione cose che devono andare di pari passo, altrimenti tutto si potrebbe ridurre all’aumento della competizione fra colleghi ed all’introduzione di meccanismi pericolosi di controllo del voto». Anche la storia recente della Sardegna ha concluso, «dove la presenza della donna è cresciuta molto in tutti i territori e nel Sulcis in particolare, ci parla di percorsi compiuti solo grazie al merito ed è questa la strada maestra da seguire».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ripreso il tema, citato da molti interventi, della volontà comune del Consiglio regionale di legiferare sulla materia elettorale di genere. E bisogna riconoscere, ha osservato che «la commissione ha fatto un ampio approfondimento politico ragionando sullo lo schema di alternanza uomo donna al momento del voto; questo è un primo passaggio condivisibile al quale però è stato necessario aggiungere una riflessione sui cosiddetti micro collegi con un numero massimo di due candidati, dove si annida la disparità di trattamento che in teoria portava alla designazione di due uomini o due donne». Approvando questa legge, ha concluso, «abbiamo introdotto la doppia preferenza in tutti i collegi e questo da una parte era un altro passaggio ineludibile, dall’altra per certi aspetti  il minimo sindacale, perché la realtà dei Comuni sardi ci racconta di una presenza femminile sempre più diffusa che qualifica la pubblica amministrazione e la Sardegna ha molto bisogno di questa qualità».

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Il Movimento dei pastori sardi non ritira la richiesta di dimissioni dell’assessore all’agricoltura Pierluigi Caria e rivendica procedure rapide per l’erogazione dei 45 milioni di euro stanziati a settembre dal Consiglio regionale per far fronte alle difficoltà del settore ovicaprino. La linea del Movimento è stata illustrata in tarda mattinata da una nutrita delegazione dei pastori ricevuta dai capigruppo del Consiglio regionale. «Abbiamo deciso di sospendere la protesta di oggi dopo l’incontro con il prefetto – ha detto il leader di Mps Felice Floris – il nostro giudizio sull’operato dell’assessore e della struttura burocratica dell’assessorato all’Agricoltura non cambia. Chiediamo al Consiglio di agire con forza perché faccia rispettare le leggi che vota. E’ assurdo che una norma approvata in tempi rapidissimi dall’Assemblea rischi di non trovare applicazione».

I pastori, dunque, confermano la tregua firmata sabato scorso davanti al prefetto di Cagliari Giovanna Costantino: «Aspetteremo fino al 10 novembre – ha detto Felice Floris – l’assessore Caria ha garantito l’erogazione delle risorse entro cinque giorni a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della dichiarazione ministeriale dello stato di calamità naturale per la Sardegna. In assenza di risposte concrete siamo pronti a tornare in piazza con nuove e clamorose azioni di protesta». Mps contesta la procedura che impone ai beneficiari di stornare dai contributi per la siccità i debiti nei confronti dell’Inps. «Sono soldi del bilancio regionale – hanno detto in coro i rappresentanti del Movimento – servono a sfamare il bestiame e non entrano nelle tasche dei pastori. E’ assurdo che una Regione da anni in conflitto con lo Stato per il mancato trasferimento delle compartecipazioni erariali trasferisca i suoi soldi nelle casse romane».

A difesa dell’assessore, i rappresentanti della maggioranza: «Tutta la Regione (Consiglio, assessore e struttura burocratica) è consapevole della difficoltà della situazione – ha detto il presidente della commissione Attività produttive Luigi Lotto – si è fatto tutto in tempi rapidissimi, ora si tratta di superare gli ultimi ostacoli. A oggi l’assessorato ha ricevuto 1907 richieste di contributo, la media è di 400 al giorno. Credo che entro novembre tutte le 12mila aziende sarde riusciranno a presentare una richiesta alla Regione. La speranza è che i 45 milioni stanziati dal Consiglio vengano spesi entro l’anno».

Di diverso avviso il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis: «Non chiediamo le dimissioni di Caria ma le responsabilità dell’assessorato sono sotto gli occhi di tutti – ha affermato Pittalis – la situazione delle campagne è gravissima. Noi chiediamo che sia la presidenza della Giunta a prendere in mano la situazione».

A difesa dell’operato dell’assessore si è schierato anche il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Chiedere le sue dimissioni non ha senso – ha detto Cocco – l’assessore ha lavorato con serietà per far arrivare rapidamente i soldi ai pastori. Adesso occorre portare a casa il risultato per cui si è lavorato in questi mesi. Tutti i pastori devono fare domanda all’assessorato. L’obiettivo è superare insieme le difficoltà burocratiche».

D’accordo sulla necessità di arrivare presto a una soluzione anche gli altri capigruppo. Una strategia complessiva per il comparto ovicaprino ha invocato il numero uno del Pds Gianfranco Congiu per il quale la scelta di puntare su contributi a pioggia è stata sbagliata, mentre per Antonio Gaia (Cristiano Popolari Socialisti) l’unica soluzione per permettere ai pastori di incassare i premi è quella di una sospensione ministeriale dei pagamenti Inps.

Proposta condivisa anche da dai capigruppo di Art1-Mpd, Daniele Cocco, e dell’Udc, Gianluigi Rubiu, che hanno suggerito di lavorare per ottenere la deroga da parte del Governo e allo stesso tempo rimuovere tutti gli ostacoli burocratici (trasmissione domande via Pec e documentazione Inps) attraverso il ricorso all’autocertificazione. Secondo Fabrizio Anedda (Misto) un’altra via per sbloccare la situazione di stallo potrebbe essere quella della rateizzazione dei debiti Inps, soluzione che consentirebbe ai pastori di incassare da subito i contributi.

Angelo Carta (Psd’Az) e Attilio Dedoni (Riformatori), infine, hanno offerto la loro disponibilità a un fronte comune per affrontare la drammatica crisi del comparto. Per il primo «il ruolo di Mps è importantissimo. La speranza è che si possano gettare le basi per individuare una strategia complessiva ed efficace da mettere al servizio del mondo delle campagne», mentre Dedoni ha insistito sulla necessità «di scardinare un sistema burocratico sardo che troppe volte limita le aspettative dei cittadini. Sarebbe utile capire quando costano le agenzie agricole e quali benefici portino al comparto».

«E’ stato un incontro molto proficuo – ha detto il presidente del Consiglio Gianfranco Ganau al termine della riunione – è servito a chiarire le posizioni e a individuare un obiettivo comune. C’è stato un difetto di comunicazione, probabilmente legato alla rapidità con la quale sono state messe in campo le procedure per l’erogazione dei contributi. Credo che non ci saranno difficoltà ad accogliere le richieste dei pastori per uno snellimento delle pratiche con l’autocertificazione. Sul fonte dei contributi Inps, aspettiamo di capire quale sarà la risposta del Ministero, in ogni caso il problema potrebbe essere risolto con una richiesta di rateizzazione del debito. Auspico che entro il 10 novembre sia tutto risolto e che ci si possa ritrovare per festeggiare il risultato per cui si è lavorato duramente in questi mesi».

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Si è tenuta ieri a Ghilarza un’assemblea di Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista Sardegna, alla quale hanno partecipato tutti i delegati regionali ed il quadro dirigente.

L’evento è stato introdotto dal consigliere regionale di Articolo Uno – MDP Sardegna Daniele Cocco mentre ha portato i saluti del comune di Ghilarza Filomena Deriu che, nel suo intervento, oltre ad aver ricordato i natali di Antonio Gramsci, ha approfondito i problemi del territorio: l’annosa questione dell’ospedale, la dispersione scolastica e la disoccupazione.

E’ inoltre intervenuto Giuseppe Marco Dessena, assessore regionale alla cultura, che ha riassunto l’operato degli ultimi mesi di mandato. L’assessore Giuseppe Marco Dessena ha illustrato il progetto contro la dispersione scolastica, il bando sui siti archeologica per cui sono stati stanziati 16 milioni di euro previsti per le cooperative culturali che svolgono un servizio guida nei musei e nei siti archeologici. A seguire l’assessore ha illustrato i finanziamenti previsti per le associazioni che organizzano spettacoli dal vivo.

L’intervento si è concluso con una dettagliata analisi delle leggi sulla pubblica istruzione, delle autonomie scolastiche e della non omogenità dell’Isola. 

In Sardegna saranno previsti 8 milioni per 72 mezzi che porteranno gli alunni alle scuole, non solo, sempre in merito all’istruzione sono stati stanziate cifre importanti per le scuole paritarie che oggi occupano 2 mila dipendenti. Le scuole paritarie sono servizi fondamentali dove non è presente la scuola pubblica.

All’assemblea è intervenuto Raffaele Manca che ha posto l’accento sulla necessità di affrontare i problemi con risposte precise per i territori, Manca ha anche analizzato la riforma degli enti locali, riforma che potrebbe andare a discapito delle zone interne. 

Sono poi intervenuti Giovanni Antonio Orunesu che ha analizzato alcune problematiche di Olbia tra cui quelle legate alle scuole e agli impianti sportivi, focalizzando poi l’intervento sul Mater Olbia per il quale servono risposte concrete. 

Il vicesindaco di Arbus, Michele Schirru, ha rivendicato il ruolo delle province, l’esigenza della democrazia per l’elezione dei Consigli provinciali e l’importanza prioritaria di una legge urbanistica. 

Sempre sulla necessità di una legge urbanistica è intervenuto Eugenio Lai, consigliere regionale di Articolo 1 – SDP.

Presente all’iniziativa il deputato Michele Schirru che ha sottolineato come sia necessario ricostruire la visione di futuro e di speranza per i sardi.

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«Una manovra insoddisfacente e le politiche del lavoro, senza un cambio di strategia che superi l’impostazione della flexicurity, continueranno ad essere fallimentari». Sono le parole con le quali il segretario regionale della Cgil, Michele Carrus, ha “bollato” la Manovra 2018 e che rappresentano, nella sostanza, il giudizio formulato anche dal segretario della Cisl, Francesco Piras, da quello della Ugl, Sandro Pilleri e dal componente la segreteria Uil, Andrea Lai, sulla legge di Stabilità, illustrata questa mattina in commissione Bilancio dall’assessore, Raffaele Paci.

I quattro rappresentanti delle organizzazioni sindacali, nei loro rispettivi interventi e seppur con differenti argomentazioni, hanno infatti concordato sulla sostanziale insoddisfazione per le misure e gli stanziamenti destinati alle politiche per il lavoro. «Gli indicatori statistici – ha spiegato Michele Carrus – quand’anche certificano un leggero aumento dell’occupazione ci dicono anche che tali incrementi sono del tutto slegati dalle politiche del lavoro messe in campo dalla Regione in questi ultimi tre anni». La priorità, a giudizio di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, resta quella di realizzare un piano di lavoro con risorse adeguate ad affrontare quella che resta un’emergenza per la Sardegna.

Le sigle sindacali hanno salutato invece con favore i tempi con quali si procede nella discussione della Manovra che, per la prima volta da quando è incominciata la Legislatura, dovrebbe essere approvata prima della fine dell’anno.

Cisl, Uil e Ugl hanno dichiarato contrarietà alla proposta della Cgil per un innalzamento delle aliquote Irap e Irpef (nella legge di Stabilità approvata in Giunta restano invariate rispetto allo scorso anno) mentre hanno concordato sulla necessità di misure utili per accelerare la spesa, nonché sull’utilizzo dei fondi Ue in funzione aggiuntiva non sostitutiva rispetto agli stanziamenti regionali e statali.

Il segretario della Cgil ha inoltre svolto un approfondimento su una serie di aspetti legati al diritto allo studio ed ha auspicato il rifinanziamento delle borse di studio, del contributo per gli alloggi ed anche delle agevolazioni per gli studenti fuori sede che utilizzano i trasporti pubblici.

Nel corso dell’audizione che ha aperto in Consiglio la sessione di Bilancio, l’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha, al contrario, evidenziato una serie di indicatori positivi ad incominciare da un leggero incremento del Pil sardo («il prodotto interno lordo ha un segno più dopo sette anni in diminuzione e vogliamo sostenere e accompagnare questa prima ripresa in atto») ed anche delle entrate da tributi propri e compartecipati, pari a 6 miliardi e 276 milioni di euro (nel 2017 erano 6.150.000.000). Per ciò che attiene la generale situazione del bilancio regionale, l’assessore ha sottolineato il perdurare del “peso” della sanità ma ha affermato che «con l’approvazione della nuova rete ospedaliera e la riduzione dei costi dell’inefficienza, nel 2019 la sanità sarda sarà riportata ad un livello di spesa accettabile che ricomprenderà tutti i livelli essenziali di assistenza ed i costi prodotti dalle scelte strategiche (extra Lea) del Consiglio regionale».

Resta centrale il tema degli accantonamenti, la cui vertenza in atto con lo Stato centrale dovrà concludersi prima della discussione in Aula della Manovra da 9 miliardi e 235 milioni di euro. A questo proposito l’assessore, anche in risposta ad alcune sollecitazioni dei consiglieri Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) e Gianfranco Congiu (PdS), ha confermato la richiesta per una riduzione degli accantonamenti (684 milioni di euro) e la contrarietà alla sigla dell’“intesa con lo Stato” che porterebbe ulteriori 165 milioni di accantonamenti per il 2018, così come a suo tempo stabilito nella legge finanziaria nazionale del 2015.

Raffaele Paci ha inoltre confermato i livelli minimi delle aliquote di Irap (2.93) ed Irpef (1.23) («un innalzamento ai livelli delle altre Regioni produrrebbe un incremento nelle entrate di circa 230 milioni ma preferiamo lasciare tali risorse nelle disponibilità di imprese e cittadini») ed ha approfondito i capitoli riguardanti gli interventi per le imprese e quelli riferiti alle programmazione territoriale. «Gli interventi a sostegno del sistema delle imprese – ha spiegato l’assessore – sono pari a 255 milioni di euro, mentre i bandi già esitati ammontano a 142 milioni e contano circa 1.800 domande per un totale di investimenti che supera il mezzo miliardo di euro». 

Sono invece 300 i milioni di euro destinati alla programmazione territoriale, i cui progetti interessano oltre il 90% dei Comuni dell’Isola, mentre per ciò che attiene il fondo unico per gli Enti Locali (circa 600 milioni di stanziamento) l’assessore ha auspicato una revisione dei criteri di ripartizione delle risorse («il 40% è ripartito in misura uguale per i 377 Comuni dell’Isola»).

In bilancio, ma senza una specifica destinazione ed all’interno del Fnol, ci sono inoltre 40 milioni di euro: è questa la posta “libera” la cui destinazione è proposta in completa autonomia alla commissione ed al Consiglio. Paci ha inoltre invitato i commissari del parlamentino presieduto da Franco Sabatini (Pd) a considerare la Manovra «come un documento dinamico, così come dimostrano le tre variazioni di bilancio approvate nell’anno in corso».

In conclusione del suo intervento l’assessore ha quindi informato i consiglieri della nuova variazione di bilancio che sarà approvata in Giunta nella seduta di domani e che riguarda le province.

Il presidente della commissione Franco Sabatini (Pd), nel suo intervento conclusivo ha sottolineato il generale miglioramento delle condizioni finanziarie della Regione ed ha espresso un giudizio positivo sugli effetti del cosiddetto bilancio armonizzato («è più veritiero e ci aiuta a ridurre i residui passivi e a migliorare la spesa»). L’esponente della maggioranza ha quindi rimarcato il mantenimento dei livelli minimi delle aliquote di Irap e Irpef e l’assenza del ticket in sanità: «È una manovra equilibrata ma resta prioritario affrontare il fenomeno delle povertà ed è per questo non abbasseremo la guardia sul fronte delle politiche sociali».  

Le audizioni della commissione proseguono martedì 7 novembre a partire dalle 10 con Confindustria, Confapi, Confartigianato e Cna. Alle 12.00: Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Oilos, Lega coop, Confcoop, Unicoop, Agci e Unci. Alle 16.00: Confesercenti e Confcommercio. Alle 17.30: Anci e Asel.

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Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (30 sì, 20 no) il progetto di riordino della rete ospedaliera.

La seduta è stata aperta dal presidente Gianfranco Ganau. Dopo le formalità di rito il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno con alcuni ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finali sul Documento n.6/XV/A – Proposta di riforma della rete ospedaliera della Regione autonoma della Sardegna.

Sull’ordine del giorno n. 1 (Pittalis e più) riguardante la complessa vicenda che vede contrapposti il governo centrale spagnolo e quello regionale della Catalogna il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha proposto una integrazione con cui, nell’ambito del passaggio relativo all’inasprimento dei rapporti politici fra governo di Madrid e Generalitat catalana, a seguito degli arresti di parlamentari ed esponenti di associazioni culturali, chiede «la scarcerazione dei detenuti per fatti connessi a referendum».

Il Consiglio ha accolto la proposta.

Subito dopo il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha chiesto una breve sospensione della seduta che il presidente ha accordato.

Alla ripresa dei lavori, il presidente della Regione Francesco Pigliaru ha proposto una ulteriore integrazione inserendo nel testo l’auspicio riguardante l’avvio di un percorso pacifico nel quale sia garantito alle comunità il diritto ad esprimersi su qualunque riforma inclusa quella dell’autodeterminazione.

Il Consiglio ha accolto anche quest’ultima proposta.

Sull’ordine dei lavori, il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha ricordato la richiesta formulata da otto consiglieri della commissione Sanità riguardante l’incontro con l’assessore Luigi Arru per fare il punto sulla vertenza Aias. Completata la riforma, ha affermato, «l’incontro si deve fare quanto prima, a norma di regolamento».

Riprendendo la discussione sull’ordine del giorno relativi alla crisi catalana, il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta si è detto d’accordo con le proposte di modifica del documento, aggiungendo che «il governo spagnolo ha sbagliato nell’uso della forza dando ancora più ragioni alla Catalogna; bastava dichiarare illegale il referendum senza mandare l’esercito, con un atteggiamento repressivo che ha rafforzato la battaglia identitaria del popolo catalano».

Il consigliere del Misto Fabrizio Anedda ha lamentato lo sconfinamento del dibattito sulla riforma della rete ospedaliera, «all’interno della quale non ci siamo fatti mancare niente compresi gli ordini del giorno, che mischiano argomenti diversi, annuncio quindi la mia astensione».

Il consigliere Antonio Gaia (Cps) ha annunciato che non parteciperà al voto perchè, ha chiarito, «pur condannando ogni forma di violenza, va ricordato che il rispetto della costituzione vale per tutti senza eccezioni ed una parte del popolo catalano non le ha rispettate; del resto, sono gli stessi principi contenuti nella nostra stessa Costituzione all’articolo 5».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde, primo firmatario del documento, ha ribadito che l’ordine del giorno «non sostiene la tesi della violazione della legge ma si limita a condannare le violenze consumate dal governo nei confronti di manifestati pacifici che non hanno opposto nemmeno resistenza passiva, per esprimere la loro volontà di autodeterminazione della loro autonomia, in forme democratiche e libere».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha condiviso l’impostazione del collega Marco Tedde che ha recepito le integrazioni riguardanti il riconoscimento dell’autodeterminazione come diritto umano fondamentale dalle più importanti istituzioni della comunità internazionale, una strada seguita anche dalla Sardegna in questa legislatura nelle relazioni con le Baleari e la Corsica».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha dichiarato che l’ordine del giorno sulla crisi catalana offre al Consiglio «un grande spunto per una riflessione ampia su come anche la Sardegna vive e pratica la propria autonomia». Pittalis ha poi invitato, presidente della Regioni ed assessori a dare l’esempio, «facendosi portatori dei valori identitari della nostra specialità, nel momento in cui altre Regioni come Veneto e Lombardia si sono espresse nella stessa direzione». Anche per la Sardegna, ha sostenuto, «è venuto il momento di uscire dal silenzio e per questo invito il capogruppo del PSd’Az a farsi promotore del dibattito sulla mozione relativa all’indipendenza presentata nel 2014, perché indipendenza è una parola che non deve far paura ma rappresentare la base per una serena discussione; su questi temi stanno intervenendo presso il Governo i presidenti di tutte le Regioni tranne la Sardegna che si perde in chiacchiere e fumo, occorre perciò che il Consiglio dia al presidente un mandato forte per non cancellare storia autonomistica e che il presidente Gianfranco Ganau convochi al più presto una sessione ad hoc dell’Assemblea».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha annunciato il voto favorevole su un documento che «esprime solidarietà ad un popolo che difende propria storia, il proprio futuro e la propria identità in modo libero e pacifico».

Il consigliere Paolo Zedda (Art.1-Mdp), favorevole, ha preso spunto dalla sua esperienza a Barcellona per definire «inaccettabile la reazione dello stato spagnolo nei confronti del popolo catalano che si è comportato in modo assolutamente pacifico». Resta però, ha sottolineato, «il problema di consentire ai popoli d’Europa la possibilità di decidere sul proprio futuro, problema molto complesso perché in effetti il diritto internazionale traccia principi universali che non si trasformano in diritto positivo ed in realtà trovano applicazione solo dopo una concessione degli Stati come è accaduto in Inghilterra con la Scozia o nel Montenegro con la repubblica serba».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista) non parteciperà al voto perché, a suo giudizio, «il Consiglio ha espresso un parere troppo simile alle chiacchiere da bar, mentre si tratta di un tema da trattare con la dovuta serietà». Il documento, ha aggiunto, «è tuttavia importante per rilanciare un ragionamento a tutto tondo sulla nostra autonomia; siamo in mezzo a grandi processi di cambiamento da cui non possiamo stare assenti, anche nella sanità dove ci troviamo in una situazione di autonomia limitata ed operiamo con parametri fermi a 10 anni fa, rischiando che in futuro i sardi abbiano di meno e non di più».

Il consigliere dei Riformatori Michela Cossa, favorevole, ha avvertito che il documento va approvato «senza sovraccaricarlo di significati che non ha, non si schiera per una parte ma condanna gli episodi violenza della polizia spagnola;  rispettiamo gli indipendentisti ma non ci crediamo, noi siamo per l’Italia e per l’Europa in un percorso di ricostruzione che anzi va rafforzato».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco, favorevole, ha detto che «non si possono dimenticare le immagini insopportabili di violenza gratuita a Barcellona, fatti dai quali prendiamo fermamente le distanze». Al più presto, ha auspicato, «dobbiamo occuparci della mozione del collega Paolo Zedda sull’autonomia sarda per riaffermare le tante prerogative della Regione che finora non vengono riconosciute».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha invitato il Consiglio «a non attribuire all’ordine del giorno significati che non ha, al di là della solidarietà al popolo catalano contro ogni forma di violenza». Cocco ha poi raccolto l’invito ad una discussione sulla  specialità e sull’autonomia della Sardegna.

Il consigliere del Pd Alessandro Collu, dopo aver premesso che nessuno è contrario alla condanna della violenza, ha detto di non voler votare un passaggio relativo all’autodeterminazione.

Messo ai voti, l’ordine del giorno è stato approvato con 40 voti favorevoli.

Successivamente il Consiglio ha iniziato la discussione di un ordine del giorno (prima firmataria Daniela Forma del Pd) che assegna un ruolo di primo piano all’ospedale Zonchello di Nuoro, come riferimento regionale della rete di riabilitazione.

Il consigliere del Misto Rossomori Emilio Usula ha annunciato che non parteciperà al voto. Siamo di fronte, ha dichiarato, «ad un atto di ipocrisia politica, perché ancora non abbiamo approvato la riforma e stiamo già proponendo una struttura complessa messa già in pericolo dall’atto aziendale, in pratica stiamo correggendo un provvedimento che non c’è».

La consigliera Daniela Forma ha espresso dispiacere per le parole di Emilio Usula «nei confronti di un ordine del giorno che non viene calato dall’alto a scatola chiusa ma è stato lungamente discusso dalla commissione e dall’Aula oltre che con l’assessore, per il riconoscimento di un ruolo che non toglie niente a nessuno, senza alcuna ipocrisia».

La vice capogruppo di Forza Italia Alessandra Zedda ha affermato che «nelle parole di Usula c’è molta verità, noi voteremo per senso di responsabilità ma si sta facendo il processo alle intenzioni riconoscendo che a Nuoro non è stato concesso nulla e, al di là degli ordini del giorno, con gli atti aziendali si è andati ben oltre».

Il consigliere Francesco Agus (Misto-Campo progressista), a favore, ha però preso le distanze da una riforma infarcita di emendamenti molti dei quali hanno creato non poco imbarazzo. Il Consiglio, ha sostenuto, «ha svolto un ruolo non suo con modifiche settoriali, parziali, territoriali, addirittura reparto per reparto, col risultato che in alcuni casi si è migliorato ma senza un disegno complessivo».

La consigliera Annamaria Busia (misto-Cd), favorevole, ha parlato però di una riforma che «con gli emendamenti è stata indebolita e peggiorata, senza una coerenza interna; abbiamo assistito a legittime attività del Consiglio davanti ad una situazione grave con territori molto sguarniti, si sono fatti molti rattoppi e gli argomenti degli ordini del giorno torneranno comunque alla nostra attenzione perché bisognerà tamponare i danni».

Il capogruppo del Psd’Az Angelo Carta ha messo in evidenza che «i due ordini del giorno sullo Zonchello e Santa Maria bambina sono contraddittori, mi sembra un derby fra Nuoro e Oristano e siamo al ridicolo, a questo punto la cosa migliore è ritirare entrambi e cercare un testo condiviso sui centri di riabilitazione in Sardegna».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha manifestato grande imbarazzo «perché i due ordini del giorno sono molto diversi e quello su Nuoro, in particolare, nasce (come l’assessore sa bene) perché atto aziendale sopprimeva le strutture complesse di Nuoro nel settore della riabilitazione e non si poteva intervenire in sede di riforma». Nuoro ed Oristano, a suo avviso, non sono comunque in contrapposizione, per cui sarebbe giusto approvare i due documenti.

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha lamentato che «di fatto stiamo riaprendo il discorso della rete che avremmo dovuto fare prima, è necessario uno specifico approfondimento per arrivare ad un ordine del giorno unitario».

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni si è detto «contrario ad animare guerre fra poveri ma il problema nasce dal fatto che quando fu ridimensionato il Santa Maria Bambina si prese l’impegno davanti ai consiglieri regionali oristanesi, all’Arcivescovo ed al Cda della struttura di potenziare l’ospedale come centro regionale del risveglio e della cura riabilitativa». Meglio ritirare entrambi i documenti, ha proposto, «per un discussione serena finalizzata ad organizzazione seria di questo settore della sanità sarda».

La consigliera Annamaria Busia ha annunciato il ritiro del suo ordine del giorno sull’arresto di alcuni giornalisti turchi.

Il consigliere del Pd Luigi Ruggeri ha manifestato preoccupazione per i livelli attuali della qualità della riabilitazione. Il modello, ha spiegato, «deve essere quello di una rete multipolare senza auto proclamazioni non solo Oristano e Nuoro; apprezzo perciò le questioni sollevate sui diversi presidi, che vanno tutelati ma in un disegno complessivo».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha affermato che «siamo tutti portatori di una verità ed entrambi i documenti hanno elementi di interesse ma sono sbagliate le dispute territoriali per cui è meglio uscire dall’impasse, è auspicabile perciò un impegno dell’assessore per attivare un tavolo tecnico per riflessione su rete regionale».

A nome della Giunta l’assessore della Sanità Luigi Arru ha invitato il Consiglio a ritirare gli ordini del giorno, assicurando l’attivazione di un tavolo tecnico per la riabilitazione, che potrà contare fra l’altro sul risultato straordinario ottenuto dalla Sardegna con la scuola di specializzazione in fisiatria, nell’ottica di una governance in rete capace di valorizzare storie ed esperienze di qualità.

I due primi firmatari degli ordini del giorno Attilio Dedoni e Daniela Forma ne hanno annunciato il ritiro.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato annunciando di voler andare al voto sui documenti. Anzi, ha detto, «denuncio che il centro sinistra, a rete ospedaliera conclusa sta tornando indietro per tappare i buchi, segno evidente che la riforma non sta in piedi e non si può fare con parole che volano senza fatti concreti che non si vedono».

Il capogruppo del Pd Pietro Pietro Cocco ha ricordato che sugli ordini del giorno c’era un accordo fra maggioranza e minoranza per il ritiro dei documenti ed è quindi sbagliato interpretare i fatti strumentalmente per finalità politiche come ha fatto Pittalis.

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco si è detto d’accordo con il collega Pietro Cocco, ribadendo la diversità dei due documenti.

Il presidente ha chiesto al Consiglio di pronunciarsi sulla proposta di rinvio dei due ordini del giorno.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha protestato vivamente perché, a suo giudizio, «si trova sempre una scappatoia per coprire le vergogne con interpretazioni occasionali del regolamento; l’opposizione alla riforma l’abbiamo fatta noi, mentre voi vi siete occupati di altre cose particolari e avete votato tutto, avete suonato, cantato e ballato, ed ora volete mettete la sordina alle vostre inefficienze, gli ordini del giorno sono collegati alla forma e c’è un problema regolamentare insuperabile».

Il presidente ha assicurato che gli ordini del giorno saranno votati alla fine.

Il capogruppo dei Riformatori Attilio Dedoni ha ribadito la sua disponibilità al ritiro del documento, aggiungendo che «si è capito che la riforma non ancora nata è già debolissima, il ritiro bilaterale era per approfondire l’argomento dopo dichiarazioni dell’assessore che peraltro aveva già fatto».

Messi ai voti, i due ordini del giorno sono stati approvati. Il n. 2 (Forma) con 35 voti favorevoli e 3 contrari, ed il n. 3 (Dedoni) con 40 voti favorevoli.

Il presidente Gianfranco Ganau ha messo in discussione l’ordine del giorno 4 (Comandini e più)

Il primo firmatario, on. Piero Comandini (Pd), ha illustrato l’ordine del giorno 4 che punta alla stabilizzazione dei lavoratori precari della Sanità. L’on. Piero Comandini ha annunciato “il ritiro auspicando una mozione dell’Aula che applichi in Sardegna i principi della legge Madia e le sue garanzie per favorire la stabilizzazione”.

Ritirato dall’on. Michele Cossa (Riformatori sardi) l’ordine del giorno 5 (integrazione tra gli ospedali del Sulcis Iglesiente) e l’ordine del giorno 6 a firma dell’on. Daniela Forma (Pd) sul reparto di Dermatologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro.

Prima del voto finale sul Doc 16 di riforma della rete ospedaliera, il presidente del Consiglio ha consentito all’Aula le dichiarazioni. Il primo a parlare è stato l’on. Edoardo Tocco (FI), che ha detto: “I problemi restano, nonostante questo provvedimento, perché l’Areus è al palo e l’Ats ancora non funziona bene. Tutto questo accade a discapito dei pazienti e i territori della Sardegna non potranno che subire un danno da tutto ciò. Siamo alla sconfitta dei sardi, che si erano illusi sino all’ultimo che qualcosa potesse cambiare in meglio almeno sulla Sanità. Valuterò anche se lasciare la vicepresidenza della commissione Sanità”.

L’on. Daniela Forma (Pd) ha detto: “Sono tra i pochi che ha lavorato perché Nuoro fosse Dea di secondo livello e alla fine ho dovuto desistere in cambio di un presidio di primo livello con servizi di secondo livello. Rigetto le pesantissime accuse di smantellamento della Sanità nuorese che sono state lanciate sulla stampa in questi giorni  e voterò a favore perché la soluzione di compromesso raggiunta si affianca a una soluzione di principio: il riutilizzo delle risorse recuperate dall’annullamento del project financing. Avrei preferito che in questa battaglia il territorio di Nuoro avesse contato su un consigliere in più”.

Invece, l’on. Angelo Carta (Psd’Az) ha esordito ricordando i lavori della commissione di inchiesta sulla Sanità, “che è un settore fuori controllo nella spesa pubblica. Ci sono costi di milioni di euro che lievitano ogni anno e non vengono mai giustificati: sui presìdi, sul personale, sulle commissioni di invalidità. Contro la commissione c’è stato un vero e proprio sabotaggio ma non accettiamo che questa storia senza pudore, durata anni, possa finire così. Non è questa riforma quella che migliorerà la sanità sarda e per questo esprimo il mio voto contrario”.

Per l’on. Giovanni Satta (Psd’Az-La Base) “la riforma doveva comunque essere fatta e per questo diedi credito alla maggioranza. Ma oggi questo credito lo avete esaurito e io voterò contro una riforma che produce gravi danni per la sanità gallurese, che esce a pezzi perché non si valutano i numeri reali della popolazione. Al di là della vittoria del collega Pierfranco Zanchetta per salvare il punto nascite di La Maddalena”.

Campo progressista Sardegna ha preso la parola con l’on. Annamaria Busia, che ha esordito così: “Il senso di appartenenza a una maggioranza e l’atto di fiducia che si deve avere registrano dall’altra parte  la lesione  dei principi minimi di civiltà. Che spesso è venuta a mancare. Ecco perché il mio voto non può che essere contrario perché è un voto politico, non personale”.

Anche l’on. Emilio Usula (Rossomori) ha annunciato il voto contrario e ha raffrontato “la nostra regione con la Puglia, che ha saputo come altre scrivere una legge adeguata alle domande di sanità dei propri cittadini. Ci sono Regioni che hanno saputo superare il Dm 70, non guardarlo come un totem. E intanto l‘eliambulanza in Sardegna esiste solo nella brochure e per la sanità nuorese non ci sono novità positive. Per questo i Rossomori votano contro”.

Voto favorevole per l’on. Rossella Pinna (Pd), che ha detto: “Abbiamo migliorato e riscritto il testo della giunta, abbiamo ascoltato i sardi con la volontà di tutelare il loro diritto alla salute nella costruzione della nuova rete ospedaliera, per non lasciare indietro nessuno. Il Medio campidano avrà dignità, grazie a questo provvedimento, con un nuovo ospedale e uno stabilimento di riabilitazione a Guspini”.

Per l’on. Fabrizio Anedda (Misto), che ha segnalato alcuni aspetti della riforma, “non basta un manager, bisogna sistemare la questione dei volontari perché il servizio è retto da volontari non retribuiti ma al di là delle mie considerazioni il mio voto è favorevole alla proposta di legge”.

Ha preso la parola l’on. Salvatore Demontis (Pd) ”il voto è favorevole perché aumenterà con questa riforma il livello di sicurezza per i nostri cittadini nei nostri ospedali.  E non è vero che era necessario attivare prima la rete territoriale e solo dopo quella ospedaliera: la Giunta ha già approvato gli indirizzi sulla rete territoriale e le due reti, che sono complementari, saranno attivate insieme”.

Per l’on. Roberto Desini (PDS) “migliorie sostanziali alla riforma sono arrivate grazie all’approccio e all’apporto del mio gruppo e in particolare del mio collega Augusto Cherchi. Apprezzo lo sforzo di tutta la maggioranza: i toni sono saliti ma siamo poi stati capaci di fare sintesi. Per questo il mio voto è sì”.

Anche l’on. Antonio Gaia (Upc) ha annunciato il voto favorevole “a una riforma che produrrà sicuramente effetti. Se ce ne sarà bisogno di farlo, rimetteremo mano alle norme strada facendo. Ma c’è stato un grande lavoro di sintesi da parte dell’intero Consiglio, che ha dato un importante contributo”.

Per l’on. Francesco Agus (Campo progressista Sardegna) “le modifiche al testo hanno evitato disastri agli ospedali della città metropolitana ed è vero che ci sono stati importanti passi in avanti ma il giudizio non può cambiare perché non è questa la riforma attesa e per questo  annuncio la mia astensione. L’Areus è al palo, l’elisoccorso non si vede, molte scelte sono basate su assiomi non dimostrabili: sarà vero che il potenziamento degli ospedali oltre la città metropolitana decongestionerà quelli della città metropolitana? Avrei voluto dare un voto più consapevole. La Sanità, anche dal punto di vista del bilancio, è e sarà sempre più il vero banco di prova della nostra economia”.

Per l’on. Alfonso Marras (Udc) “le nostre proposte rigettate non possono che farci mantenere il giudizio negativo su questo piano. Alcuni sardi saranno avvantaggiati, altri no: quelli che abitano nei distretti periferici. Avete potenziato invece le eccellenze e diminuito i posti letto, addirittura”.

Per i Riformatori sardi, l’on. Michele Cossa ha detto: “Abbiamo ribadito più volte che la riforma della rete ospedaliera era ineluttabile. Ma non aver curato il rapporto con il governo e con gli amministratori locali portano molta preoccupazione e c’è il rischio, come sottolineato dall’on. Gaia, di un’impugnativa del governo nazionale a causa delle deroghe che avete adottato. Dando l’impressione che le vostre deleghe sia state orientate da un atteggiamento clientelare”. L’oratore ha definito “ambiguo il testo sul punto nascite di La Maddalena contenuto nell’emendamento approvato”.

Per FdI l’on. Paolo Truzzu ha detto che “è entrato in Aula un cavallo ed è uscito un asino. Non sono convinto che la qualità dell’offerta di salute sia migliorata e se facessimo un test della verità ognuno di voi direbbe che non è così, al di là dei colori. Per questo, per quello che vivremo nei prossimi mesi, io voto contro”.

L’Udc è intervenuto con l’on. Gianluigi Rubiu: “Siamo alla commedia e con grandi attori, capaci di grande recitazione. Questa è un riforma di campanile e di primariati da inventare in modo disorganico, in perfetto contrasto con l’atto aziendale approvato dal vostro supereroe Fulvio Moirano. La più spudorata spartizione vi ha caratterizzato in questa riforma, nonostante tutti i moralismi che mostrate nelle piazze. Questa riforma è invece il disastro della Sanità sarda e dovremmo ringraziarvi perché state producendo un danno incalcolabile: altro che mettere il paziente al primo posto”.

Eugenio Lai (Art. 1 – Mdp), favorevole («una riforma tra le più dibattute della storia dell’autonomia che pone nelle stesse condizioni tutti i territori e tutti i presidi ospedalieri»). «La riforma – ha affermato il consigliere del centrosinistra – favorisce condivisione e collaborazione tra i presidi e consente a tutti i sardi di potersi curare».

Giorgio Oppi (Udc) ha dichiarato voto contrario («censuro i ritardi frutto della guerra tra bande interna alla maggioranza per la difesa dei rispettivi territori di appartenenza»). Il consigliere della minoranza ha parlato di rivendicazioni localistiche («così non si riorganizza la sanità né si riduce la spesa») ed ha definito le modifiche introdotte per La Maddalena, Lanusei e Nuoro “un bluff da pokeristi” («giocate con la salute sardi e scontentate tutti: medici, territori e operatori della salnità»).

Luigi Crisponi (Riformatori) ha dichiarato voto contrario («la riforma è un vero mostro sanitario che crea disequilibri e penalizza Nuoro e il centro Sardegna»). L’esponente della minoranza ha concluso con l’invito alla Giunta affinché riconosca una onorificenza a chi, in questi ultimi diciassette anni, ha svolto eroicamente il servizio di elisoccorso: i Vigili del Fuoco.

Franco Sabatini (Pd), ha dichiarato voto favorevole e ha lamentato che “in troppi parlano senza neppure conoscere la proposta di riordino della rete ospedaliera” «Le definizioni contenute nel documento – ha affermato il presidente della Terza commissione – sono sostanza e garantiscono i servizi nei diversi presidi ospedalieri ma ora serve dare gambe alla riforma ponendo il malato al centro della nostra missione».

Attilio Dedoni (Riformatori) ha dichiarato voto contrario: «Avete fatto le clientele più barbare e salvaguardato interessi localistici, strapazzando il DM 70». L’esponente della minoranza ha criticato esecutivo e maggioranza ed ha concluso definendo “insipiente” il governo sardo nella guida della sanità, come della scuola o dei trasporti.

Augusto Cherchi (Pds) ha dichiarato voto favorevole ed ha invitato esecutivo e Consiglio ad impegnarsi nelle azioni conseguenti all’approvazione della ridefinizione della rete ospedaliera. «Focalizziamo la nostra attenzione – ha dichiarato l’esponente della maggioranza – sui servizi e la loro efficacia, ricordando che oggi l’efficienza è scarsa ed è assodato che si tagliano le sedute operatorie perché mancano gli anestesisti».

Paolo Zedda (Art.1-Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una legge di cui avevamo urgente bisogno». «La sanità – ha concluso l’esponente della maggioranza – è uno spazio di sovranità importante: se spendiamo bene avremo una sanità migliore».

Alessandra Zedda (Fi) ha dichiarato voto contrario: «È una riforma che non rispetta l’autonomia e applica il DM 70 ad uso e consumo dgli amici». «Non si intravede – ha concluso la consigliera della minoranza – alcuna capacità di incidere e nessuna riduzione dei costi. Ribadisco il favore per il Mater Olbia senza che la struttura gallurese sia autorizzata  a discapito della salute pubblica e privata».

Daniele Cocco (Art. 1 – Mdp) ha dichiarato voto favorevole: «È una riforma irrinunciabile che è partita da principi antichi come quello della perequazione tra i territori». «La sanità in Sardegna – ha concluso il capogruppo della maggioranza – non è all’altezza dei troppi bisogni dei sardi e serve intervenire immediatamente sulle lungaggini nelle liste d’attesa».

Piero Comandini (Pd) ha annunciato voto a favore: «Noi portiamo facciamo le riforme e accettiamo la sfida del cambiamento anche se l’opposizione ci ha invitati a restare in un porto sicuro dove però l’acqua è più torbida». «La prima proposta di ridefinizione della rete ospedaliera – ha concluso l’esponente della maggioranza – ha spaventato molti ma poi la riforma è stata migliorata quando l’assessore Arru ha forse tolto il camice da medico e indossato la tuta della politica».

Domenico Gallus (Psd’Az-La Base) ha dichiarato voto di astensione, sottolineando però i miglioramenti apportati per la sanità oristanese. «Il San Martino esce rinforzato, l’ospedale di Bosa ha mantenuto il grado di ospedale e il presidio Delogu di Ghilarza è migliorato».

Voto contrario ha dichiarato Antonello Peru (Fi): «La riforma non è ottima ma non tutto è da buttare alle ortiche». «È chiaro – ha concluso il consigliere della minoranza – che l’organizzazione è sbilanciata in due poli e nella riforma della rete ospedaliera è assente la medicina territoriale e il collegamento sinergico con i presidi ospedalieri».

Marco Tedde (Fi) ha annunciato voto contrario («ma anche alcuni consiglieri di maggioranza annunciano voto contrario e così dimostrano sofferenze delle quali la giunta dovrà tener conto»).  «Il documento è levantino – ha concluso il consigliere della minoranza – ed è naufragato il rigore tecnico e metodologico dell’assessore».

Gianmario Tendas (Pd) ha dichiarato voto a favore: «La rete è un tassello importante della riforma sanitaria e mette a sistema questa organizzazione un con progetto organico e strutturato». «Ci sarà molto da fare – ha concluso il consigliere della maggioranza – e ora serve la rete territoriale e la rete dell’emergenza-urgenza».

Antonio Solinas (Pd) ha annunciato voto favorevole: «Per fare le riforme è importante il e nella passata legislatura non c’è stata alcuna riforma perché non si sono voluti toccare alcuni interessi». «Vogliamo fornire servizi di qualità – ha concluso il consigliere della maggioranza – e dimostriamo di non chiudere gli ospedali».

Luigi Ruggeri (Pd) ha dichiarato voto a favore: «Un grande traguardo che produce un cambiamento reale». «Non abbiamo ceduto ai localismi – ha spiegato il consigliere della maggioranza – e abbiamo fatto i riformisti. Abbiamo tolto autoreferenzialità ai territori e ai professionisti e la riforma produce equità».

Giuseppe Fasolino (Fi) ha annunciato il voto contrario: «Dell’originaria proposta di riforma non è rimasto niente e il DM 70 è stato stravolto». «Voto contro – ha affermato il consigliere della minoranza perché con questa riforma ha vinto chi tirava più forte la giacchetta e per il trattamento riservato alla Gallura che considerate la Cenerentola della sanità sarda».

Pierfranco Zanchetta (Upc) ha annunciato voto favorevole («la riforma mette a nudo le criticità del sistema e bisogna intervenire per superarle»). «Conquistiamo servizi che non avevamo e che ci erano stati sottratti – ha concluso il capogruppo di maggioranza – e sul punto nascita della Maddalena abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alla proposta iniziale».

Alessandro Collu (Pd) ha dichiarato voto favorevole: «Dopo 38 riunioni di commissione e il lavoro in Aula approviamo una legge che non sarà perfetta ma tutti sanno che le leggi perfette sono quelle che restano chiuse nei cassetti». «È il Medio Campidano la Cenerentola della sanità sarda – ha concluso il consigliere della maggioranza – e per meritiamo un riequilibrio, così come ci è riconosciuto nel piano di riordino della rete ospedaliera». 

Il consigliere Giuseppe Meloni (Pd), annunciando il suo voto a favore, ha parlato di «grande lavoro svolto da Giunta e Commissione sanità» e di perfetta «sintesi delle varie istanze provenienti dalla Sardegna».

Meloni ha poi espresso soddisfazione per il risultato ottenuto dalla Gallura: «Le situazioni deficitarie non dipendono dal riordino. Il riordino della rete ospedaliera è un grande passo avanti per superare il deficit. Grazie alla riforma i presidi galluresi cresceranno». Infine una difesa del Mater Olbia: «Non è un imbroglio – ha concluso il consigliere del Pd – saprà coniugarsi con il sistema pubblico evitando ai cittadini sardi i viaggi della speranza. L’imbroglio si è fatto prima non rispettando, in alcune zone della Sardegna, i parametri abitanti-posti letto. In futuro occorrerà concentrarsi per migliorare i servizi, soprattutto nelle periferie».

Giudizio positivo anche da parte di Roberto Deriu (Pd): «Pannella diceva che il centrosinistra era quello dei buoni a nulla mentre il centrodestra quello delle persone capaci. Con questa riforma qualcosa di buono lo abbiamo concluso anche noi – ha detto Roberto Deriu – siamo davanti ad una modifica della costituzione materiale della Sardegna con la riorganizzazione del sistema sanitario. Le critiche che mirano a delegittimare l’operazione vogliono sottacere il riconoscimento della realtà sarda che ha dato equilibrio ai numeri e alle aspirazioni del sistema sanitario. La Sardegna è nella media nazionale sia per quanto riguarda il primo che il secondo livello. La salute, invece, è negli atti di governo, dentro la cornice della riforma, un lavoro da proseguire nella programmazione pluriennale. Occorre adesso superare gli ostacoli, il primo è la nomina del direttore generale dell’Areus che attendiamo nelle prossime ore».

Anche Luigi Lotto (Pd) ha annunciato il suo voto a favore. «E’ stato fatto un buon lavoro in un contesto difficile – ha esordito Lotto – si è affrontato con saggezza un tema molto complicato. Si poteva fare meglio? La domanda è un’altra: cosa è il meglio? La discussione sarebbe troppo lunga». Il dibattito sulla riforma, secondo il consigliere del Pd, poteva essere condotto in modo diverso: «In alcuni casi è stato falsato dai localismi. Il risultato raggiunto è buono. L’intervento sulla sanità dovrà adesso proseguire con il riordino della rete territoriale e dell’emergenza-urgenza».

Di riforma storica ha parlato invece il presidente della Commissione Sanità Raimondo Perra : «E’ una riforma socialista perché mette al centro gli interessi dei sardi che fino ad oggi non hanno avuto risposte adeguate ai bisogni di cura – ha sottolineato Raimondo Perra – si è tenuto conto delle richieste dei territori, della densità  abitativa e della viabilità precaria della Sardegna. La riforma ha inoltre derogato al D.M. 70, è una decisione tutta nostra, il rischio è che la potessero fare altri. Finora siamo ultimi in Italia per l’uso inappropriato dell’ospedali e per le lunghe liste d’attesa. Sono sicuro che ci sarà un miglioramento del sistema».

Per il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, l’Aula si è finalmente riappropriata di una sua competenza. «Qualche mese fa facemmo una scommessa: portare in aula l’atto più importante di programmazione sanitaria – ha ricordato Gianfranco Congiu – credo che il risultato sia stato raggiunto. La riforma sarà utile quanto più sarà accompagnata dagli altri due atti fondamentale: il riordino della rete territoriale e quello del sistema di emergenza urgenza». Soddisfazione da parte del capogruppo del Partito dei Sardi anche per un altro aspetto della riforma: «Non ci interessa mettere bandierine – ha concluso Gianfranco Congiu – ma per una forza come la nostra aver prestato attenzione ai presidi di zona disagiata è motivo di grande orgoglio, un premio per l’impegno profuso». 

Giudizio condiviso dal capogruppo del Pd Pietro Cocco: « E’ una giornata importante per la quale abbiamo lavorato a lungo, un risultato che arriva in una data simbolo – ha sottolineato Cocco – oggi si celebrano i cento anni della rivoluzione d’ottobre. E’ dunque una giornata rivoluzionaria, diverso sarebbe stato approvarla ieri nel giorno della disfatta di Caporetto». Secondo Pietro Cocco «il riordino della rete ospedaliera andava fatto. Ci vuole coraggio nel fare le riforme, ci sono state lunghe discussioni all’interno della coalizione e nei territori, il risultato è che non si chiude un ospedale, i posti letto sono gli stessi, rimangono i servizi. C’è stata grande forza di volontà da parti di tutti».

Di parere opposto il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis che ha annunciato il voto contrario del suo partito: «Continuate a chiamarla riforma, ma una riforma è tale quando migliora le condizione di vita dei cittadini – ha detto Pietro Pittalis – è invece un pasticcio che aggrava le condizioni di una sanità che non funziona. In questi 4 anni di governo avete mandato la spesa sanitaria fuori controllo senza riuscire a razionalizzarla. Siamo davanti a  un’operazione al ribasso imposta al territorio contro la volontà dei cittadini con una visione dirigista e centralista». Preoccupazioni infine sulla qualità dei servizi nelle periferie: «Assumetevi tutta la responsabilità degli effetti pregiudizievoli che la riforma produrrà su tutto il sistema – ha concluso Pietro Pittalis – non tutti avranno il diritto alla salute garantito, soprattutto, chi vive nelle zone più disagiate. E’ un’operazione vergognosa alla quale noi ci opponiamo».

Terminati gli interventi dei consiglieri, ha preso la parola l’assessore alla Sanità Luigi Arru che ha voluto ringraziare tutti, opposizione compresa, per il risultato raggiunto: «Completiamo un viaggio iniziato nel 2012. Ci siamo riusciti come sardi, ora abbiamo uno strumento su cui confrontarci». L’assessore ha poi rivolto un ringraziamento particolare al presidente Francesco Pigliaru «per la sua serietà e sobrietà – ha detto – a lui dico grazie per essere rimasto fermo anche nei momenti più difficili». Secondo Luigi Arru la riforma segna il cambiamento radicale di un modello organizzativo. «Parliamo di ospedali per intensità di cura in cui si mette al centro il cittadino e i professionisti danno il meglio di loro stessi – ha concluso Luigi Arru citando un caso di buona sanità al Brotzu – per questo dico grazie ai medici ed agli infermieri che in un momento di difficoltà hanno lavorato seriamente. Andiamo avanti per migliorare, è un successo del Parlamento sardo».

Il presidente Ganau ha quindi messo in votazione il testo finale della riforma che ha ottenuto il via libera con 30 voti a favore e 20 contrari.

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Il Consiglio regionale ha approvato i capitoli 10 “Ospedali privati”, 11 “Le strutture complesse per disciplina”e 12 “Le principali reti per una risposta efficace al bisogno” della proposta di legge di riforma della rete ospedaliera. Martedì prossimo è previsto il voto finale.

In apertura di lavori, il relatore della minoranza, Edoardo Tocco (Fi) introducendo i temi della sanità privata ha ricordato l’importanza del capitolo 10 ed ha denunciato il “drammatico momento della sanità privata nell’Isola” a seguito della riduzione dei budget nonostante le ricadute occupazionali («la sanità privata sarda occupa 1.500 dipendenti con un indotto non inferiore ai 4.000 addetti»). Edoardo Tocco ha invitato la Giunta a ripristinare le adeguate quote di budget per le strutture private ed ha lamentato che, nonostante gli impegni a suo tempo assunti dall’assessore Luigi Arru, gli operatori delle cliniche Sant’Anna e Villa Elena di Cagliari che avevano perso il lavoro, “continuano a non averlo”.

Nel merito del Mater Olbia, l’esponente forzista ha dichiarato: «Non abbiamo nulla in contrario per il Mater che per noi deve mantenere quella mission specialistica per il quale è nato, in una visione sinergica con le altre strutture pubbliche e private gia operanti in Sardegna».

Stefano Tunis (Fi) ha insistito sul concetto di sanità privata: «la sanità privata è, in sintesi, una sanità pubblica erogata da soggetti privati, perché finanziata dalla Regione con risorse pubbliche». «Questa precisazione – ha spiegato il consigliere  della minoranza – serve anche ad affermare che, a proposito del Mater, deve essere calibrata quale quota di sanità privata finanziata dal pubblico erogherà e quanto sarà quella erogata e finanziata dal privato». In conclusione del suo intervento Tunis ha ricordato che per il Mater Olbia non c’è ancora l’accreditamento ed ha auspicato sul tema un dibattito “senza pregiudizi ideologici”.

Giorgio Oppi (Udc) ha svolto una serie di precisazioni e puntualizzazioni sulla sanità privata nell’Isola e nel ripercorrere la questione del budget ha anche affermato che molte case di cura private non raggiungono però neppure i budget di cui sono destinatari, mentre altre, particolarmente efficienti addirittura li superano. L’esponente della minoranza si è poi soffermato su alcune strutture private come Kinetika e San Salvatore di Cagliari («un imbroglio destinare risorse finanziarie perché erano strutture chiuse, non operanti») ed ha denunciato il rischio posti letto per il Policlinico di Sassari («potrebbe perdere 50 posti su un totale di 130»). Sul ruolo dei privati nel sistema della sanità sarda, Oppi ha riconosciuto un ruolo sostitutivo rispetto al pubblico come nel caso dell’Aias ma ha rivolto critiche al Mater Olbia. «Il Mater Olbia – ha proseguito il leader centrista – non ha fatto niente, non hanno attrezzature,  hanno cambiato strutture e patologie rispetto al progetto originario, hanno detto no ai posti letto in oculistica, no ai 22 posti di pediatria, no a chirurgia, no urologia, no cardiologia mentre potenziano ginecologia e oncologia ai danni di Sassari, Olbia e del Businco di Cagliari». «Il Mater – ha concluso Giorgio Oppi – deve invece operare dove è carente il pubblico».  

Giuseppe Fasolino (Fi) ha aperto il suo intervento ricordando l’intervento dell’assessore Arru a proposito dei privati («il privato può aiutare il pubblico per erogare servizi di qualità insieme a quelli che il pubblico non riesce ad offrire») ed ha definito il progetto del Mater Olbia “un progetto lungimirante che deve essere considerato un investimento e non un costo”. L’esponente della minoranza ha quindi ricordato che “il Mater è un progetto positivo per l’intera sardegna” ed ha polemicamente affermato che “forse gli investitori privati hanno sbagliato il territorio dove insediare la struttura”. Fasolino ha concluso dichiarando contrarietà all’ipotesi di rinviare le decisioni che riguardano il Mater Olbia: «Non serve procrastinare le decisioni, serve ricordare a molti che siamo consiglieri della Sardegna e non del collegio di elezione».

Alessandra Zedda (Fi) ha chiesto approfondimenti sul capitolo 10 e ha denunciato “un atteggiamento ostruzionistico verso le strutture della sanità privata («troppi aggravi di procedure e  penalizzazioni nelle fasi di accreditamento e autorizzazione»). «Sono per il Mater Olbia – ha affermato l’esponente della minoranza – perché a suo tempo è stato pensato per garantire al Nord Sardegna e all’intera Isola una sanità di eccellenza ma ad oggi non c’è accreditamento né autorizzazione e per questo serve accelerare le procedure e non posporre le valutazioni». La consigliera ha quindi concluso evidenziando una serie di difficoltà nelle strutture del cagliaritano ed ha dichiarato: «Avere una sanità di eccellenza come quella che dovrebbe offrire il Mater Olbia non può andare contro il resto delle strutture private e della sanità pubblica».

Il consigliere, Luca Pizzuto (Art. 1 – Sdp), ha mostrato una certa diffidenza sull’operato dei privati in sanità («ogni volta che apriamo al privato per le carenze del pubblico poi non riusciamo a governarlo, come accade nella vertenza Aias dove i lavoratori non riescono a prendere gli stipendi»). L’esponente della maggioranza ha quindi insistito sul caso Mater Olbia ed ha affermato: «Ho votato tre anni fa il progetto del mater che però si è rivelato un mezzo imbroglio». Pizzuto ha lamentato la modifica di quel progetto e la variazione dei partner scientifici , nonché una carenza di informazioni sul nuovo progetto tali da impedirne la votazione in Aula. «È inaccettabile – ha proseguito l’esponente Sdp – che si possa votare un qualcosa che non consociamo e per questo chiediamo un supplemento di istruttoria, precisando che si vuole procedere con delle forzature significa modificare il nostro rapporto di fiducia con l’assessore».

Emilio Usula (Rossomori) ha ricordato la riunione del 2014 tra i capigruppo e il presidente della Giunta con l’assessore Arru per dare il via libera al progetto del Mater Olbia: «In quell’occasione dissi che quel progetto non poteva indebolire il resto dell’offerta della sanità privata in Sardegna e ci furono offerte una serie di garanzie in tal senso». «Non sono ideologicamente contro l’iniziativa privata – ha proseguito Usula – ma politicamente sono per la tutela del servizio pubblico  e a distanza di tre anni e mezzo dal via libera dal progetto non sappiamo ancora cosa sarà il Mater Olbia». «Ragioniamoci ancora – ha concluso Usula – perché ci sono troppo poche informazioni per poter decidere».

Il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni,  ha ricordato le perplessità espresse, già ai tempi della Giunta Soru, sul progetto del Mater Olbia ed ha evidenziato che “dopo tre legislature la struttura non è operativa nonostante i ripetuti annunci inaugurali”. «Da anni si annuncia l’apertura del Mater – ha affermato l’esponente della minoranza – e l’ultimo appuntamento è fissato per il prossimo novembre ma niente è pronto nell’ospedale gallurese».

Il capogruppo del Pds, Gianfranco Congiu, ha ribadito le richieste politiche del partito dei sardi “per un sistema sanitario equo ed efficiente, ben distribuita nei territori in un’ottica di perfetta fusione tra privato e pubblico ma con la governante in mano al pubblico”.  Il consigliere della maggioranza ha dichiarato di attendere una proposta emendativa al capitolo 10 e ha ribadito l’esigenza che “gli standard di sicurezza imposti al pubblico siano estesi ai privati e che nella cessione dei posti letto anche il privato sia chiamato a rispondere sulla efficienza”.

Il consigliere Gigi Ruggeri (Pd) ha auspicato moderazione nei giudizi ed ha rielencato una serie di interventi  promossi all’interno del documento anche a proposito del Mater («abbiamo inserito un limite temporale perché le proposte del Mater assumano connotazione fattuale e abbiamo previsto la ridistribuzione dei posti letto accreditati».

Gigi Ruggeri ha inoltre ricordato l’inserimento, per la prima volta, delle strutture private nel sistema anche delle acuzie ed ha invocato “elasticità” senza che il tutto possa essere interpretato come “un aprire le porte indiscriminatamente al privato”. «L’ospedale della Gallura – ha concluso l’esponente della maggioranza – compensa una carenza storica del un territorio che ha una media inferiore alla media regionale, l’ultima è quella del Medio Campidano.

Il capogruppo di Fi, Pietro Pittalis, ha replicato anche aspramente al consigliere Pizzutto («forse pensa alla sanità cubana quando parla di mezzo imbroglio riferendosi al Mater Olbia») ed ha rimarcato la riduzione dei budget deliberato dalla Giunta regionale: «Sono stati ridotti del 30% i tetti di spesa». Pietro Pittalis ha evidenziato come sulla delibera si attenda il pronunciamento del Tar ed ha insistito sulle ripercussioni che tale decisioni avrà nei servizi offerti ai pazienti. Il capogruppo della minoranza ha quindi sottolineato la scarsa incidenza del costo della sanità privata (15% del budget della Sanità) ed ha affermato che “se funzionasse la sanità pubblica non ci sarebbe la sanità privata”. Sul caso del Mater, l’esponente Fi ha così concluso: «Rinviare o ritardare le decisioni come propone la Giunta è una danno, non per la Gallura, ma per l’intera Sardegna». 

Intervenendo a nome della Giunta l’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha dichiarato di sentirsi al centro di un destino curioso, «perché da un lato mi si accusa di distruggere la sanità privata e dall’altro di favorirla, noi invece vogliamo consentire ai sardi di scegliere con il massimo garanzie e nello stesso Dm 70 sono molto chiari i chiari i  rapporti che possono intercorrere fra aziende sanitarie pubbliche ed operatori privati». Ribadisco quanto detto in commissione, ha aggiunto, «per sgombrare il campo da una certa dietrologia che sembrava finalizzato ad accelerare il Mater Olbia: la Giunta ha fatto un passaggio chiarissimo, indipendentemente dal nome, perché ne va della credibilità del sistema Sardegna di attrarre investitori stranieri, abbiamo dimostrato di essere credibili partendo dal Piano sanitario del 2008 dal San Raffaele in poi, concentrando la nostra attenzione su bisogni epidemiologici della Sardegna che determinano grandi flussi di mobilità passiva per patologie a bassa diffusione». L’emendamento, ha poi chiarito Luigi Arru, «ha esclusivamente contenuti tecnici e asettici e prevede comunque un passaggio in commissione, non c’è niente di discrezionale ma una continuità con gli obiettivi di integrazione del sistema pubblico che abbiamo perseguito fin dal 2014, anche sulla base di modelli sviluppati in altre Regioni, e non c’è nessuna volontà di depotenziare, anzi tutti gli atti della Giunta vanno nella direzione di una governance più efficiente e chiara nel cui ambito, peraltro, i criteri del piano nazionale esiti valgono anche per privati». Nessun trasferimento di soldi, ha proseguito Luigi Arru, «sulla sanità privata che nei fatti insiste in prevalenza sul Sud Sardegna, ma l’obiettivo di dare vita ad un centro di ricerca di eccellenza». Quanto ai ritardi, ha concluso l’assessore della Sanità, «non ascrivibili alla Giunta ed all’assessorato e, se gli investitori hanno operato cambiamenti non c’è dubbio sul fatto che il Gemelli sia un nuovo partner sia credibile e forte, per cui non dobbiamo aver paura, ma mostrare la capacità di rispettare le condizioni del 2014 che sono ancora valide; nessuno vuole tranelli o ha intenzione di distruggere la sanità pubblica, al contrario stiamo lavorando per far andare a cento all’ora tutte le strutture pubbliche».

Successivamente il Consiglio ha respinto un gruppo di emendamenti proposti dall’opposizione.

Sugli emendamenti sostitutivi totali n. 895 (Cherchi Augusto e più) e 896 (Fasolino), di contenuto identico si è sviluppato un articolato dibattito.

Il consigliere Emilio Usula (Misto-Rossomori) ha annunciato il voto contrario perché a suo avviso significa modificare il numero dei posti letto a favore del privato e a scapito del sistema pubblico.

Voto contrario anche da parte del consigliere Di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto che ha ricordato il voto favorevole espresso in precedenza dal suo gruppo, precisando però che ora il progetto è profondamente cambiato. Si tratta di una forzatura, ha dichiarato, «che registriamo con amarezza anche perchè intacca la fiducia che avevamo riposto sull’assessore, non ci resta che confidare nel presidente, posto che stiamo votando su un progetto che non conosciamo». Dopo tre anni e mezzo e dopo questa riforma, ha poi annunciato, «chiederemo una verifica a tutto campo perché a nostro giudizio ci sono responsabilità da verificare».

Il consigliere di Forza Italia Stefano Tunis ha registrato un «forte pregiudizio in molti colleghi, l’emendamento sembrerebbe pro-privati ma il testo non dice affatto questo; propongo un emendamento orale con piccole precisazioni e, magari, possiamo fermarci qualche istante per ragionare».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha chiesto una breve sospensione dei lavori che il presidente ha accordato.

Ripresa la seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha chiesto di poter aggiungere la firma di tutti i componenti del gruppo di Forza Italia all’emendamento n. 896 del collega Giuseppe Fasolino. Le due proposte consentono alla Giunta, sentita la commissione, di modificare il rapporto dei posti letto fra sanità pubblica e privata accreditata nella misura del 6%, con un corrispondente intervento di recupero proveniente dalle altre strutture (sia pubbliche che private) e dalla cosiddetta “mobilità passiva”.

Per dichiarazione di voto il consigliere del Pds Augusto Cherchi ha tenuto a precisare che nella proposta in esame «non si parla solo di sanità privata ma di pubblico-privato accreditato, non entro poi nel merito di proposte specifiche di privati ed osservo che si tratta di dettare alcune norme che nel testo originario non c’erano; nel merito sono convinto che i posti letto vadano ricercati anche nella sanità privata se ci sono, ma non negli ospedali territoriali o nelle Rsa perché siamo carenti, piuttosto ritengo necessario concentrarsi nel recupero della mobilità passiva».

Sulla proposta hanno inoltre annunciato il voto favorevole i consiglieri Raimondo Perra (Psi), Stefano Tunis (Forza Italia) e Giuseppe Meloni (Pd).

Il consigliere del Pd Lorenzo Cozzolino ha proposto un emendamento orale che prevede il passaggio obbligatorio in commissione delle proposte di riequilibrio dei posti letto.

Il presidente Gianfranco Ganau ha chiarito che, a termini di regolamento, il termine “sentita la commissione” equivale alla previsione di un passaggio obbligatorio cui è collegata l’espressione di un parere.

Il consigliere del Pd Cesare Moriconi ha proposto di inserire la definizione “previo parere”.

Il presidente Gianfranco Ganau ha riconfermato l’interpretazione fornita in precedenza.

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sostenuto la correttezza dell’interpretazione del presidente, osservando che «casomai ci sono perplessità di ordine politico all’interno della maggioranza».

Il relatore Luigi Ruggeri (Pd) ha ribattuto che «la vera preoccupazione emergerà quando non ci sarà questa Giunta». Nel merito, ha precisato che «la proposta comporta una variazione rispetto a quanto proposto nel 2015 dal Consiglio, ma in termini estremamente limitati; la percentuale è di appena il 6% ed è riferita alle specialità e non alle aree omogenee, mentre il recupero dei posti avverrà attingendo da mobilità passiva e inefficienze, per cui non si tratta assolutamente di un cavallo di Troia». Concluse le dichiarazioni di voto, il presidente ha messo in votazione l’emendamento che il Consiglio ha approvato con 49 voti favorevoli e 5 contrari.

Dopo quest’ultimo scrutinio, il Consiglio ha approvato anche il testo del decimo capitolo con  28 voti favorevoli e 20 contrari. 

Il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione sul capitolo 11, con i pareri della Giunta e della Commissione.

Respinto l’emendamento 14 e poi respinti 814, 24.

Approvato il testo del capitolo 11.

Sull’emendamento 727 l’on. Annamaria Busia (Cps) non ha aderito all’invito al ritiro. Il testo dell’emendamento prevede che “non potranno essere contemplate duplicazione di strutture nella stessa azienda o nei presidi di appartenenza dell’Ats”. L’Aula ha respinto l’emendamento.

Sul capitolo 12 “Le principali reti per una risposta efficace al bisogno” il presidente Gianfranco Ganau ha aperto la discussione, anche  con i relativi emendamenti.

L’on. Pietro Pittalis ha detto a nome di Forza Italia: “Non alziamo bandiera bianca ma ritiriamo gli emendamenti a una legge che sarà la vostra sconfitta”. Le stesse motivazioni da parte dell’Udc e di Fdi hanno portato al ritiro degli emendamenti soppressivi.

Sull’emendamento 293 l’on. Marco Tedde (FI) ha detto rivolto alla Giunta e alla maggioranza: “L’ospedale di Ozieri merita importanti riconoscimenti, nonostante l’abbiate tanto bistrattato”. Favorevole l’on. Emilio Usula (Misto), contrario l’on. Augusto Cherchi (PDS). L’emendamento 293 è stato respinto.

Sull’emendamento 884 l’on. Franco Sabatini ha suggerito un ulteriore emendamento orale di sostegno al punto nascita dell’ospedale di La Maddalena. Favorevoli anche i Riformatori Sardi, secondo cui “non basta perché l’ospedale versa in una situazione di disagio”.  Favorevole anche l’on. Annamaria Busia (Cps), secondo cui “occorre garantire ovunque e non solo a La Maddalena il servizio di emergenza e urgenza ostetrica”. L’on. Gigi Ruggeri ha chiarito la portata dell’emendamento, che è stato poi approvato all’unanimità.

Respinto l’emendamento 857 a firma Paolo Truzzu, che emendava l’832 (anche questo respinto).

Approvati gli emendamenti 864 (Cherchi), 726 (Cherchi) su pronto soccorso e chirurgia, 873 (Cherchi) sulla struttura di livello Hub, 890 (Cossa) sulle esenzioni per i pazienti con malattie rare.

Approvato il testo del capitolo 12, l’on. Emilio Usula ha chiesto all’Aula il sostegno all’emendamento 658 sulle reti integrate ma l’assessore Luigi Arru ha replicato dicendo che “una commissione tecnica sta lavorando ma ancora in questo momento non è ancora possibile procedere con la rete gastroenterologia”. L’emendamento è stato respinto mentre è stato approvato l’emendamento 833 che aggiunge Carbonia a Oristano nel disposto del paragrafo 1 del capitolo 12.

Respinti 728, 729, 836 e 731. Il presidente Gianfranco Ganau ha disposto una breve pausa.

L’Aula ha affrontato alla ripresa l’emendamento 894 (parere favorevole di Giunta e Commissione), che emenda l’emendamento 730 a firma Busia sui tumori al seno. La prima firmataria del 730 ha ricordato che “si tratta della prima causa di morte dai 35 ai 55 anni per le donne” e che “le possibilità di guarigione aumentano del 18 per cento se il tumore al seno viene curato in un centro specializzato. E’ impensabile che un dipartimento di chirurgia generale  si occupi di chirurgia alla mammella, è necessario scrivere che esiste un dipartimento specialistico per questo”.

Secondo l’on. Gigi Ruggeri (Pd) “l’emendamento 894 prevede le Brest unit di Cagliari, Sassari e Nuoro e dovranno seguire le linee di indirizzo della rete dei centri di senologia”. Sulla stessa posizione  anche l’on. Rossella Pinna (Pd) mentre gli on. Satta (Psdaz) Pizzuto (Articolo 1) hanno annunciato il voto favorevole all’emendamento Busia. Anche l’on. Francesco Agus (Cps) ha invitato la maggioranza a una riflessione sull’emendamento 894 e altrettanto ha fatto l’on. Alessandra Zedda (FI), che ha detto: “Non basta la ricostruzione della mammella per dire che abbiamo una chirurgia specializzata contro i tumori al seno, che non sono localizzati ma originano spesso la morte”.

L’on. Roberto Deriu (Pd) ha detto: “Non capisco come mai il tema non sia emerso con tanta forza anche in commissione. Non vorrei che questo voto fosse inteso come un voto a favore o contro le donne”.

L’assessore Luigi Arru ha preso la parola  per dire che “nelle Brest unit ci sarà personale dedicato e professionale”.

L’emendamento 894, con parere favorevole di Commissione e Giunta, è stato approvato e ha provocato la decadenza dell’emendamento Busia 730.

L’Aula ha quindi approvato l’emendamento 879 (Ruggeri)  che integra il 366 (Pizzuto e più) con il quale si stabilisce che “all’interno delle Brest Unit pubbliche, la Rete promuova l’istituzione di un dipartimento funzionale Tumori femminili basato su un approccio oncologico specifico per il genere femminile e relativo ai tumori della sfera ginecologica e senologica”.

Via libera anche all’emendamento 887 (Lai – Pizzuto) che riconosce la specificità della Radiologia pediatrica all’interno dell’hub pediatrica presso il Microcitemico di Cagliari.

Dopo aver bocciato l’emendamento 835 (Truzzu), il Consiglio ha approvato l’emendamento di sintesi 900 che riunisce il 671 e l’838. La proposta correttiva (Rubiu e più) prevede che la Rete regionale Donazione e trapianti venga costituita da tutti i componenti che partecipano al processo della donazione, del prelievo e del trapianto degli organi e dei tessuti coadiuvata dal Comitato consultivo misto (composto in maggioranza da rappresentanze di cittadini e associazioni di volontariato e in minoranza da rappresentanti dell’Azienda sanitaria, da medici  e dagli enti locali). Il Comitato avrà compiti di supporto all’Azienda Sanitaria, di proposta sui servizi e di verifica sul miglioramento degli stessi.

L’Aula ha inoltre espresso voto favorevole sull’emendamento 883 (Gallus e più) che individua un Centro di emergenza territoriale presso il presidio sanitario di Ghilarza. «Ringrazio Giunta e colleghi per aver accolto la mia proposta. Questa decisione consente di mantenere una assistenza sanitaria di livello nel territorio».

Bocciati invece gli emendamenti 837 e 733. Stessa sorte per l’emendamento n. 734 (Busia- Agus) con il quale si chiedeva si posticipare gli effetti del riordino della rete  ospedaliera all’attivazione dell’Areus. «Non si può approvare una riforma senza aver prima riorganizzato la rete territoriale e quella dell’emergenza urgenza – ha detto Annamaria Busia – in questo modo le aree periferiche saranno ancora più isolate. Non è pensabile eliminare i Pronto Soccorso in certe zone dell’isola, è l’unico punto dove le persone disagiate possono ricevere cure.  Pensare di riorganizzare il sistema senza che si possa garantire assistenza nelle zone periferiche senza le Case della salute e gli Ospedali di comunità avrà conseguenze gravissime».

Si è poi passati all’esame dell’emendamento 888 (Forma) sostitutivo totale dell’emendamento 364 presentato dal consigliere Giovanni Satta (Uds).  

«Il mio emendamento vuole porre rimedio a una grave situazione determinatasi dopo il crollo del Project financing di Nuoro – ha detto Satta – attualmente ci sono decine di persone senza lavoro. Chiedo che venga trovata una soluzione come si è fatto per l’Ipab di Ploaghe. Occorre garantire al personale che lavorava con contratto a tempo indeterminato al Cup amministrativo e ai servizi di ausiliariato l’assunzione diretta alla Asl. Gli addetti al portinariato e ai servizi di vigilanza potrebbero essere invece assorbiti dalla società che ha vinto l’appalto della Regione. Se non si vuole fare questo la Giunta dica quale è il suo progetto».

Il capogruppo di Art1-Mdp Daniele Cocco ha condiviso le preoccupazioni del collega Satta: «Il problema è molto serio – ha detto Cocco – ci  sono persone che lavorano da dieci anni e improvvisamente vedono interrompersi la loro prospettiva di vita. Non possiamo permettere che vivano nell’incertezza. Occorre fare di tutto per garantire loro un futuro. Chiedo che subito dopo l’approvazione della riforma si attivino misure idonee a risolvere il problema».

Annamaria Busia (Campo Progressista) ha attaccato la gestione del Project Financing di Nuoro. «Tutto parte da quel contratto truffaldino – ha detto Annamaria Busia – noi lo avevamo denunciato da tempo. Ora c’è una situazione difficile. Bene ha fatto Satta a fare questa provocazione. Si scopre che a Sassari ci sono vincitori di concorso che protestano perché al loro posto lavorano quelli che, con un gioco di prestigio, il Consiglio regionale ha trasformato in dipendenti di un’azienda pubblica. Se questo si è fatto per l’Ipab San Giovanni di Ploaghe lo si faccia anche a Nuoro».

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha chiesto di aggiungere la sua firma all’emendamento 888. «Sull’emendamento Satta – ha detto Congiu – chiedo invece l’impegno dell’assessore per un piano di gestione del personale».

Più attenzione alla situazione dei lavoratori di Nuoro ha invocato Luigi Crisponi (Riformatori): «Siamo al paradosso – ha sottolineato l’esponente della minoranza – su questa riforma della rete ospedaliera abbiamo visto battaglie a difesa di primari e potentati. Poca attenzione invece per la situazione del personale che svolge i lavori più umili. Sono considerati lavoratori di serie B. Io penso invece che svolgano lavori umili ma irrinunciabili perché si occupano di servizi essenziali. Che tipo di riflessione vuole aprire la Giunta?».

L’assessore Luigi Arru ha garantito l’impegno dell’esecutivo: «Il direttore generale ha avviato un percorso per trovare una soluzione che non è facile. Non è vero che facciamo figli e figliastri. Garantisco il mio impegno come assessore e come cittadino di Nuoro». L’Aula ha quindi votato l’emendamento 888 che ha provocato la decadenza del 364. La proposta emendativa della consigliera Daniela Forma stabilisce che gli interventi previsti dal Project financing vengano comunque realizzati a prescindere dalle controversie legali e che le risorse risparmiate a seguito dell’annullamento del contratto vengano utilizzate per il potenziamento dell’offerta sanitaria della ASSL di Nuoro.

Il presidente Gianfranco Ganau ha quindi annunciato la votazione degli emendamenti sull’assegnazione dei livelli agli ospedali di Nuoro e Lanusei che erano stati congelati durante il dibattito sul capitolo sesto.   

Il consigliere dei Rossomori Emilio Usula ha chiesto di rinviare la discussione a martedì prossimo: «Mi sembra poco credibile discuterli adesso – ha detto Emilio Usula – arriviamo alla fine di una lunga giornata, si tratta di argomenti che non possono essere liquidati in poche battute». Richiesta appoggiata dal capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu. Di parere diverso il capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Gli accordi prevedono di terminare oggi l’esame dei capitoli e degli emendamenti lasciando a martedì prossimo le dichiarazioni finali sulla legge».

Il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis, pur condividendo la posizione di Cocco, ha invitato la maggioranza a riflettere sull’opportunità di un immediato rinvio della discussione a martedì prossimo: «E’vero quello che dice Cocco però stiamo parlando di due punti delicati. Abbiamo a disposizione tutto il pomeriggio di martedì, se si vuole continuare si continui. Ma per una questione di buon senso preferirei rimandare». Il presidente Ganau ha quindi messo ai voti la proposta di rinvio che è stata respinta dall’Aula.

Il Consiglio ha poi approvato due emendamenti, col parere favorevole della commissione e della Giunta: il n. 898 (Ruggeri-Perra) che introduce nuovi servizi nella struttura di Lanusei ed il n. 899 sostitutivo totale di sintesi (Ruggeri-Perra), che riscrive il dettaglio della nuova rete ospedaliera attribuendo le funzioni ai due hub principali di Cagliari e Sassari e ad ogni singola struttura.

Sull’emendamento n. 899 si sono espressi numerosi consiglieri regionali con dichiarazioni di voto.

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha sostenuto che, a differenza di quanto previsto dall’emendamento, «il riconoscimento del secondo livello a Nuoro è supportato da buone ragioni e, peraltro, non è stato mai contrastato né dalla commissione né dall’assessore, ad eccezione di un parere legale che però non ho mai visto». C’erano gli spazi per una deroga, ha proseguito, «come è stato fatto in altre Regioni come l’Emilia-Romagna divisa in 3 aree vaste corrispondenti all’area nuorese, con ben 13 Dea di secondo livello con distanza massima di 43 km fra l’uno e l’altro mentre in Sardegna la distanza è di circa 200 chilometri».

Il consigliere del Pd Franco Sabatini si è dichiarato «non pienamente soddisfatto rispetto alla sua richiesta di Dea di primo livello per Lanusei; c’è stata una mediazione ma non poteva esserci riconoscimento senza servizi, per cui questo emendamento dà la sicurezza di servizi di livello adeguato anche per l’emergenza urgenza».

Per i Riformatori sardi, il consigliere Luigi Crisponi ha lamentato che «troppe volte si sono affrontati temi con evidenti demarcazioni fra nord e sud della Sardegna dimenticandosi dell’area più sofferente, l’area della Sardegna centrale; nell’emendamento c’è cerchiobottismo e resta il fatto che il mancato riconoscimento del secondo livello a Nuoro è una scelta grave per le popolazioni, gli operatori sanitari e soprattutto i malati, ancora una volta abbiamo assistito a cittadini, professionisti e malati di serie A e serie B».

Il vice capogruppo del Pd Roberto Deriu ha affermato che con l’emendamento «si fa una operazione di verità che riconosce la particolare attrezzatura sanitaria del Nuorese non solo con classificazioni e parametri astratti ma attraverso la ricognizione attenta dei servizi sulla base delle esperienze». Queste strutture, ha continuato, «sono ora dentro una crisi ed il riconoscimento le aiuterà a superarla, in definitiva una misura intelligente che completa l’azione riformatrice della Regione e dà speranza per il futuro».

Secondo il capogruppo del Pasd’Az Angelo Carta «il collega Usula ha ragione a cercare di affermare un diritto dell’ospedale di Nuoro e non si capiscono le difficoltà per il riconoscimento di Dea secondo livello, che avrebbe aiutato il buon andamento della riforma dando risposte alle popolazioni e delineando, anche per la Sardegna, quella ripartizione in tre aree vaste che appare la soluzione migliore». Il problema della scarsità popolazione, ha detto ancora, «non regge perché in Italia si è adottata la stessa misura con una densità di abitanti corrispondente, quindi la richiesta per Nuoro è perfettamente sostenibile».

Il consigliere del Misto Giovanni Satta ha espresso molte perplessità sulla scelta adottata per Nuoro, che «come ha confermato il collega Usula citando numeri inoppugnabili trova fondamento nella realtà». Ancora più preoccupante, ha aggiunto, «la scelta di Olbia come presidio di primo livello, sia pure in attesa dell’entrata in funzione del Mater: secondo me meritava il secondo livello proprio in previsione della prossima apertura del Mater, per cui chiedo questa correzione con un emendamento orale».

Messa ai voti dal presidente Gianfranco Ganau, la proposta è stata respinta.

Il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu ha ricordato che il suo gruppo «in molte occasioni, provocatoriamente, aveva chiesto l’abrogazione acronimi per concentrarsi invece sulla realtà dei servizi territoriali evitando di dividersi sui nomi, dimenticando che in realtà Nuoro e Lanusei sono effettivamente potenziati: misurare sui servizi e più complicato ma sicuramente più giusto e rispondente ai bisogni delle comunità».

Il consigliere di Art. 1 – Mdp Luca Pizzuto ha definito il dibattito «imbarazzante al punto da rendere determinante ogni voto, per noi sarebbe interesse confermare il principio applicato sul Mater secondo il quale gli accordi non valgono;  ne terremo conto ma in questo caso rispetteremo gli accordi».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha parlato di un dibattito in cui «si è assistito a strani comportamenti, sicuramente non ci si è mossi in modo uniforme affrontando le problematiche delle diverse aree della Sardegna, ma resta il fatto che Nuoro è il terzo polo della Regione ed è inutile giocare con le parole».

Messo ai voti l’emendamento è stato approvato con 38 voti favorevoli ed uno contrario.

Subito dopo il presidente ha tolto la seduta. I lavori del Consiglio riprenderanno  martedì prossimo 24 ottobre, alle ore 16.00.

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Il Consiglio regionale ha approvato oggi i capitoli 8 e 9 della proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha iniziato la discussione del capitolo 10 sugli “ospedali privati”.

In apertura di seduta, il capogruppo di Forza Italia Pietro Pittalis ha sollecitato una riunione della conferenza dei capigruppo a fine seduta con la partecipazione sia del presidente della Regione che dell’assessore dell’Agricoltura perché, ha spiegato, «la recente legge del Consiglio regionale a favore dei pastori sta creando molti problemi alla categoria, provocando un nuovo profondo stato di malessere nelle campagne sarde».

Il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha ricordato che «il Consiglio ha approvato una legge importantissima per il comparto agricolo sardo per la quale sembra ora che ci siano problemi di applicazione». Proprio stamattina, ha aggiunto, «c’è stato un incontro con l’assessore dell’Agricoltura che ha preso impegno di fare una verifica formale sulle procedure, per cui non è necessaria una conferenza dei capigruppo; il centro destra sta cavalcando malessere mentre noi vogliamo che i pastori ricevano quanto previsto dalle legge regionale senza speculazioni strumentali, magari possiamo sentire l’assessore in conferenza».

Il capogruppo dell’Udc Gianluigi Rubiu ha affermato che «abbiamo tutti a cuore il problema dei pastori e ci preoccupiamo delle difficoltà di attuazione di una legge che prevede uno stanziamento di 45 milioni, una legge che conteneva alcuni rischi che noi avevamo evidenziato in sede di discussione». Chiedere oggi all’assessore di spiegare i problemi, ha sostenuto, «significa che non si è compreso il meccanismo e che chi non è in regola con Inps non potrà ricevere nulla; evidentemente si sono fatte promesse impossibili da mantenere ed ora la legge va corretta, su questo devono lavorare i capigruppo, magari insieme alla commissione, per trovare una soluzione che interessa tutti».

Il consigliere Paolo Truzzu (Misto-Fdi) ha detto che «la crisi torna, purtroppo, nelle campagne sarde e gli agricoltori sono allo stremo e Consiglio e politica regionale non possono essere complici di una situazione che sa tanto di accanimento burocratico». Chiedere la regolarità della situazione Inps, ha continuato, «è assurdo perché già oggi di fronte alle calamità naturali le verifiche sulla regolarità contributive sono sospese: è su questo che bisogna intervenire con una moratoria immediata».

Per i Riformatori sardi, Luigi Crisponi ha ricordato che «la madre di tutti i problemi come al solito è la burocrazia che frena e rallenta le leggi, se poi ci si mette la cattiva politica che vuole impedire discussione su una questione serissima siamo alla beffa più assoluta; Pittalis ha fatto una richiesta legittima condivisa dai territori da affrontare con la massima urgenza e la posizione della maggioranza è inspiegabile». Oltre che la conferenza, ha concluso, «serve anche una verifica in commissione per ascoltare l’assessore dell’Agricoltura al più presto».

Il presidente della commissione Agricoltura Luigi Lotto (Pd) si è detto convinto «che su questo tema si debba evitare, come Consiglio regionale, di ritornare sulla legge ad appena un mese di distanza sulla base di una richiesta che lascia perplessi a cui peraltro l’assessore sta dando risposta». L’applicazione delle norme non può essere discussa, ha osservato, «per cui rivolgo a tutti un appello alla serenità su un problema delicato; la commissione è convocata per la prossima settimana e in quella occasione l’assessore riferirà, credo comunque che da subito l’assessorato abbia ha fatto miracoli mettendosi in condizioni di far partire le erogazioni fin dalle prossime settimane».

Il presidente Ganau ha confermato che la conferenza dei capigruppo si riunirà alla fine della mattinata, definendo la richiesta proveniente dal Consiglio «legittima, su un tema su cui nessuno si vuole sottrarre».

Il consigliere del gruppo Misto Giovanni Satta si è detto preoccupato «per la forma mentis di alcuni consiglieri regionali; il collega Pietro Cocco ha detto cose fuori luogo perché Pietro Pittalis e tutti noi ascoltiamo le richieste che vengono dai territori, rivolgo quindi a tutti un appello alla calma ed apprezzo il lavoro fin qui fatto dall’assessore ma la riunione si deve fare».

Il capogruppo di Art. 1 – Mdp Daniele Cocco ha dichiarato che «non c’è l’intenzione di negare il confronto con assessore in un incontro da fare subito, ma non dimentichiamo che noi tutti, con assessore, abbiamo fatto un lavoro incredibile e forse tutto sta avvenendo per un difetto di comunicazione, la riunione a fine seduta si deve fare».

Il presidente Ganau ha confermato la riunione dei capigruppo a fine seduta.

Successivamente il Consiglio ha iniziato l’esame dell’ordine del giorno, respingendo una serie di emendamenti presentati dall’opposizione, mentre altri sono stati ritirati dai proponenti. Dopo l’approvazione del testo dell’ottavo capitolo (27 favorevoli, 21 contrari) hanno ottenuto il via libera dell’Aula soltanto gli emendamenti n. 892 (Agus-Ruggeri) che prevedono la trasmissione alla commissione Sanità dei report sugli scostamenti sugli standard attesi della riforma, e n. 893 (Agus-Ruggeri) che stende il monitoraggio alle liste d’attesa ed alla mobilità passiva per le patologie trattabili in Sardegna.

Subito dopo è iniziata la discussione generale sul nono capitolo (Principali criticità e fasi del percorso di riorganizzazione della rete).

Il vice presidente della commissione Sanità Edoardo Tocco ha ribadito la posizione del suo gruppo per la soppressione «di un paragrafo che ammette le criticità della riforma, tanto è vero che l’elisoccorso ancora non c’è e il direttore dell’Areus non è stato nominato: sono parti della riforma che si dovrebbero rinviare alla fine della legge, perché al momento non abbiamo eli-superfici né idea di sistema». Se per esempio dovesse verificarsi una urgenza ad Isili o Muravera, ha concluso, «è chiaro che senza interventi immediati un paziente non arriverà mai in tempo a Cagliari e lo stesso discorso si può estendere a La Maddalena o Carloforte».

Il consigliere del Misto-Rossomori Emilio Usula ha affermato che «non si può non pensare a sistema di emergenza urgenza che deve rappresentare il cardine del nuovo sistema sanitario, anzi doveva essere messo a punto prima della rete ospedaliera o almeno contemporaneamente alla rete delle cure territoriali». Questa è la grande incongruenza di fondo, ha lamentato, «ora il servizio di emergenza urgenza è coperto quasi totalmente da risorse pubbliche per cui deve essere valutato con la massima attenzione, e dubito che ci sia un piano dove si dice chi deve fare cosa: servono piuttosto risposte e conferme su sede già individuata a Nuoro, in definitiva ritengo utile un approfondimento in commissione e dico no ad un acritico via libera altrimenti stiamo rinunciando al nostro ruolo di legislatori».

Il consigliere dei Riformatori sardi Michele Cossa ha osservato che il paragrafo «avrebbe dovuto essere elemento di raccordo fra le diverse componenti riforma ma mancano le componenti da raccordare a cominciare dall’ emergenza urgenza». Le nostre proposte, ha spiegato, «riguardano La Maddalena non solo per il punto nascita ma per l’ospedale che ha problemi perfino per il funzionamento di una auto clave, così come le isole minori che hanno bisogno di attenzione particolare anche in prospettiva del turismo sanitario: altre cose inoltre, come gli ospedali di comunità, sono tutte da costruire e la loro assenza rischia di intaccare l’efficacia dell’intera riforma».

Il consigliere dell’Udc Giorgio Oppi ha fatto alcune puntuali osservazioni sull’elisoccorso «per il quale i dati forniti non sono sufficienti sia per la localizzazione in aeroporti civili (non opportuna perché intasano il traffico), che per i tempi di percorrenza perché 130 Lm/h di media non possono essere mantenuti in ogni condizione meteo». Oppi ha poi messo l’accento sulla sanità nelle isole minori, ricordando che «Carloforte non ha ospedale ma una casa della salute e deve essere considerata zona disagiata pur avendo meno abitanti della La Maddalena; serve anche un servizio nefropatici, un protocollo per i trasporti secondari, un ambulatorio pediatrico ed una emoteca».

Il vice capogruppo di Forza Italia Marco Tedde ha rilevato che «l’emergenza urgenza doveva essere una delle gambe più forti della riforma ma è stata la più trascurata, nonostante l’annuncio, peraltro tardivo, della nomina del nuovo direttore generale». In generale, ha concluso, «la riforma contraddice in ogni parte il programma del centro sinistra in materia di sanità, perché non riduce i costi ad aumenta la dipendenza del settore dalla politica, mentre la Giunta avrebbe dovuto preparare un piano industriale indicando i costi a regime e tracciando gli obiettivi finali».

Alessandra Zedda, anch’essa vice capogruppo di FI, ha affermato che «a tratti i contenuti evidenziano buone intenzioni però vanificate da una impostazione completamente sbagliata; nella riforma avviata nel 2014 da un lato si è iniziato a parlare di sistema territoriale ma poi si è proceduto con provvedimenti mirati alla salvaguardia degli amici degli amici, e quanto al sistema di emergenza urgenza non si è capito che l’elisoccorso era il servizio più importante, carico di procedure complesse e di criticità come ore notturne». Altre parti della legge come ospedali di comunità, l’ospedale aperto cittadino e l’appropriatezza dei ricoveri sono le solite buone intenzioni ma non si capisce chi fornirà l’assistenza all’interno di queste strutture».

La consigliera del Pd Daniela Forma ha sollevato il problema del codice rosa, «l’accesso al pronto soccorso delle vittime della violenza di genere, che dal 2014 veniva garantiva la presa in carico delle pazienti attraverso un protocollo sostenuto da una sorta di semi volontariato». Nello specifico, ha aggiunto, «questo servizio a Nuoro ha avuto una vita molto travagliata perché non gli è stata concessa una deroga per attività in regime di convenzione e, dopo una nuova richiesta ancora senza risposta, di fatto da giugno 2016 il servizio di supporto psicologico per le donne a Nuoro è sospeso, una grave macchia per la città e tutta la Sardegna centrale, perché i codici rosa sono parte integrante di tutte le strutture di emergenza urgenza».

Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, ha insistito sulle polemiche inerenti il bando dell’elisoccorso ed ha parlato di “bande del Pd in lotta tra loro” riferendosi alla disputa per la nomina tra Piero Delogu e Giorgio Lenzotti. «Sono stati presentati – ha affermato il consigliere della minoranza – curriculum migliori ma che sono certo non saranno presi in considerazione». A giudizio del consigliere Attilio Dedoni l’assessore Arru “ha fallito perché presenta un piano di riordino della rete ospedaliera sena senso e senza prospettiva”.

Il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu, ha rielencato i paragrafi ricompresi nel capitolo 9 del documento per evidenziarne l’importanza “così da poter meglio sottolineare le criticità del piano di riordino della rete ospedaliera”. L’esponete della minoranza ha accusato l’esecutivo regionale di aver praticato “negli ultimi quattro anni” una indiscriminata politica di tagli al personale e di perseguire nell’indebolimento delle strutture esistenti nei diversi territori della Sardegna: «Per il centronistra razionalizzare significa solo tagliare personale e servizi».

Il capogruppo di UPC-Socialisti, Pierfranco Zanchetta, si è concentrato sul paragrafo del capitolo 9 che si riferisce alle isole minori («trovo elementi di prospettiva ma anche io guardo con preoccupazione alla situazione di Carloforte») ed ha affermato che anche alla Maddalena, dove pure è presente un ospedale, “non vi sono condizioni di garanzia nelle cure”. Il consigliere della maggioranza ha quindi insistito sull’urgenza di risposte tempestive ai bisogni dei cittadini e sulla necessità che nelle due isole minori della Sardegna operino sempre professionalità adeguate: «A Carloforte come alla Maddalena chiedono interventi in sicurezza, adeguati a salvare le vite umane».

La capogruppo del Misto, Annamaria Busia, ha rimarcato il “costante e progressivo incremento negli accessi al pronto soccorso da cui discende un affollamento delle aree intraospedaliere” ed ha evidenziato come tali accessi registrino “patologie cliniche di media e bassa intensità”. A giudizio dell’esponente del “Campo progressista” serve realizzare “una rete di assistenza primaria e percorsi organizzativi integrati per evitare accessi impropri al sistema sanitario”. La consigliera ha quindi rivolto un appello perché possa essere migliorata la proposta di riordino della rete ospedaliera ed ha invitato i consiglieri a far cessare la “battaglia navale in atto” per ricercare vantaggi in favore dei territori di riferimento in danno di altre aree dell’Isola.

Il consigliere del Pds, Augusto Cherchi,  ha reclamato l’avvio urgente della cosiddetta “emergenza-urgenza” con la piena operatività dei servizi Areus, nonché l’attivazione della rete territoriale: «Senza queste condizioni il riordino della rete ospedaliera non potrà produrre gli effetti attesi».

L’assessore della Sanità, Luigi Arru, ha replicato alle critiche ed ha ricordato i diversi passaggi che hanno portato all’istituzione dell’Areus («una nuova azienda che ingloba le due centrali del 118»).Luigi Arru ha quindi comunicato di aver invitato i vertizi dell’Ats a produrre un esposto in Procura sulle eventuali interferenze nell’appalto per i servizi dell’elisoccorso. L’assessore ha difeso le scelte fatte in ordine all’individuazione delle basi adatte ad ospitare gli elicotteri («nel pieno rispetto delle direttive Enac») ed ha parlato anche di nuove specialità mediche come ad esempio “il medico rurale”. «C’è una visione del territorio – ha spiegato Luigi Arru – e il problema è creare un modello diverso di presa in carico di una popolazione anziana con patologie cronica». L’esponente dell’esecutivo ha rassicurato sulla situazione nelle isole minori :«A Carloforte è stata avviata una casa per la salute e alla Maddalena restano dialisi e camera iperbarica».

Il presidente del consiglio ha messo in votazione gli emendamenti 12=550= 744; 16= 551= 797; 552; 553; 554; 555; 556, con parere contrario di relatore e giunta, che sono stati tutti respinti.

Aperta la discussione sugli emendamenti 17=557=798, il relatore della minoranza Edoardo Tocco (Fi) ha ribadito la lamentazione su ritardi nella rete territoriale dell’emergenza-urgenza ed ha rimarcato l’assenza di un’elisuperficie a Carloforte mentre ha auspicato la presenza di un elicottero alla Maddalena. 

Il consigliere dei Riformatori, Luigi Crisponi, ha fornito alcuni dati significativi sull’elisoccorso («l’assessore nicchia in proposito») denunciando come soltanto il 30% dei circa 300 interventi annui operati dall’elicottero dei Vigili del fuoco risulti nell’area di Cagliari («è evidente che la maggior parte dei voli si operino nelle aree critiche del nuorese e in quelle congestionate del nord dell’Isola nel periodo turistico»). Il consigliere della minoranza ha quindi concluso evidenziato gli alti costi che si registreranno per le chiamate improprie.

Il consigliere Giuseppino Pinna (Udc) ha lamentato l’indebolimento di una serie di strutture ospedaliere nei territori periferici ed in particolare dell’ospedale Marino di Alghero («nel corso degli anni sono stati ridotti pesantemente personale e servizi»). L’esponente della minoranza si è detto contrario al trasferimento del reparto di ortopedia dall’ospedale Marino all’ospedale Civile di Alghero.

Posti in votazione, con distinte e successive votazioni, il Consiglio non ha approvato gli emendamenti 17= 557= 798; 558; 18=560=799; 20=562=801; 805; 21= 553= 802; 22= 564= 803; 565.

L’Aula ha poi respinto gli emendamenti n.566, 567, 568, 569, 808, 806.

Approvato l’emendamento 870 (sostitutivo totale dell’emendamento 720), con parere favorevole della commissione e della Giunta.

Respinto l’emendamento 807 e anche il 657 (uguale a 810).

Approvato il testo del capitolo 9, respinto l’emendamento 654.

Approvato, invece, l’emendamento  811 a firma del presidente della commissione Sanità sull’ospedale di comunità, “aggiuntivo e complementare rispetto all’offerta dello stabilimento ospedaliero”.

Su richiesta del capogruppo del Pd Pietro Cocco, il presidente Ganau ha convocato la Conferenza dei capigruppo per decidere sulla prosecuzione dei lavori.
Al termine della Conferenza il presidente ha dichiarato chiusa la seduta e convocato il Consiglio per domani mattina, alle 10.00.